"... sapete ho letto i vostri racconti, avrei dovuto restituirveli già tre/quattro settimane fa', perché non ci siamo, ci siamo quasi, ma non ancora, voi scrivete troppo letterario. Non c'è bisogno della letteratura, eliminate tutta la letteratura e vederete che funzionerà..."
Queste sono le parole, racconta Simenon in un intervista di Roger Stephane, di come la scrittrice Colette, nella sua veste di responsabile della pagina culturale de Le Matin e della rubrica Mille et un Matins, gli si rivolgesse mentre respingeva i suoi scritti. Lui allora, aspirante scrittore tra i tanti che affollavano l'anticamera della scrittice, racconta "... un volta tornato a casa, mi sono detto: sopprimere la letteratura! Non sapevo di preciso cosa volesse significare. Se facevo letteratura, una volta soppressa la letteratura, cosa sarebbe rimasto? Infine ho cercato di scriverlo nel più semplice dei modi possibili. D'altronde è uno dei consigli che mi è servito di più nella mia vita. Devo dire che a Colette, alla quale devo ancora riconoscenza per quei consigli, portai altri due racconti e lei mi ricevette la settimana successiva:'... ancora troppa letteratura mio piccolo Sim, basta con la letteratura...'. Sono dovuto ritornare a casa e riscrivere di nuovo i due racconti. quella volta furono presi tutti e due e da quel momento ebbi il mio racconto settimanalmente su 'Le Matin' e durò per cinque o sei anni, questo significa aver pubblicato circa quattrocento racconti...".
In quello stesso periodo, il 1923, Simenon iniziò una frenetica attività nell'ambito dei cosiddetti "romanzi popolari". C'erano degli editori specializzati in questa letteratura leggera, d'evasione, rivolta ad un pubblico non granché istruito. Si trattava di volumi molto economici, più lunghi di un racconto, ma più brevi di un romanzo vero e proprio. Insomma abbastanza per coinvolgere il lettore, ma non al punto d'impegnarlo troppo. Opervavano allora un certo numero di queste case editrici a Parigi: Ferenczi, Fayard, Margot, Tallandier, Rouff... andava molto forte ovviamente la narrativa sentimentale (Frenczi arrivava a stamparne quasi 90.000 copie a settimana per ogni titolo), poi quella d'avventura, di viaggi esotici, ma anche i polizieschi.
Questa fu un'altra scuola importante per Simenon, molto diversa da quella di Colette ovviamente, ma complementare. La essenzialità tipica delle opere successive, dai Maigret ai romans-durs, deriva anche dall'allenamento ad usare un linguaggio, comprensibile a tutti, di conseguenza nella capacità di limitare il vocabolario (i famosi duemila termini che Simenon si vantava di utilizzare), ma allo stesso tempo riuscire, con quelle stesse parole, a rendere al meglio sia una vicenda sentimentale che una scena d'azione. Questo significava aver acquisito una notevole versatilità nella scrittura e una padronanza degli strumenti linguistici. L'approfondimento psicologico dei caratteri, la creazione di personaggi, situazioni e atmosfere arriveranno invece dopo, quando la sua scrittura non sarà più "su ordinazione", ma frutto della propria libera intuizione e ispirazione.
il simenon dei romanzi popolari andrebbe riscoperto,soprattutto quello dei romanzi brevi sulle 70 pagine...leggendo quelle opere si intravede quello che sarà poi lo scrittore che si affermerà a livello mondiale.io intanto sto leggendo un romanzo d avventura"le secret des lamas"ambientato prima in india poi in tibet
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