venerdì 20 dicembre 2019

SIMENON SIMENON. ADELPHI E GEORGES SIMENON

Da ottobre non escono nuovi titoli, nessuna iniziativa per ricordare o il romanziere o il suo commissario... cosa succede?

SIMENON SIMENON. ADELPHI ET GEORGES SIMENON
Depuis octobre, aucun nouveau titre n'a paru, aucune initiative pour rappeler le souvenir du romancier ou de son commissaire… que se passe-t-il ?
SIMENON SIMENON. ADELPHI AND GEORGES SIMENON
Since October no new titles have been published, no initiative to remind the novelist or his Chief Inspector… what is going on?




Si dice che Simenon, e sembra sia confermato, in Italia goda una fama e riscuota un affetto e un'ammirazione ad un livello più alto di altri paesi europei. Anche la sua storia editoriale lo dimostrerebbe. Già dai primi anni '30 le traduzioni italiane furono tra le prime e realizzate da una casa editrice importante, la Mondadori, il cui fondatore Arnoldo, diventò poi buon amico di Simenon. La collaborazione andò avanti circa cinquant'anni, quando  con il passaggio del timone aziendale prima al figlio Giorgio, poi al cognato Formenton e poi, dopo la disputa De Benedetti-Berlusconi, alla Fininvest le cose cambiarono.
In quegli anni l'attenzione della Mondadori per l'opera simenoniana andò un po' scemando, sospendendo la pubblicazione dei romans durs e centellinando i Maigret. E' lo stesso autore, a quel punto, che sente giunto il momento di cercare nuove collocazioni editoriali in Italia. Aspirava ad una casa editrice di un certo livello, ma che non fosse troppo piccola. Simenon aveva già sentito parlare di Adelphi come un editore giovane e sofisticato, anche perché gli si era già proposto. Ma qualcosa non lo aveva convinto. Decisivo fu l'intervento del suo grande amico Federico Fellini che, sollecitato, parlò bene al romanziere di quell'editore e così fece pendere il piatto della bilancia verso l'Adelphi.  Il fatto é confermato anche dalle parole del patron dell'editrice, Calasso, che dichiarò nel 2016 "...e fu molto importante l'intervento di Federico Fellini, amico fraterno dello scrittore, che, senza dirmi nulla, perorò la nostra causa». 
Così l'Adelphi, era il 1985, editò il primo titolo simenoniano, che però non fu un romanzo, ma uno scritto autobiografico cui l'autore teneva molto... "Lettera a mia madre". Per il primo Maigret bisognerà aspettare il 1993. 
E qui iniziò la storia simenoniana nell'Adelphi che, oggi 2019, per il côtè  maigrettiano, è gia terminata da un bel po' (esaurita la pubblicazione di romanzi e racconti), mentre per i romans durs la pubblicazione si è decisamente diradata, forse nella convinzione che un "fenomeno" come Simenon difficilmente potrà ricapitare, e quindi quello che c'è da pubblicare si cerca probabilmente di farlo durare più possibile.
E così ad esempio non c'è un nuovo titolo per le prossime festività (almeno ad oggi). In questi frangenti la casa editrice se la cava con la ristampa di un titolo già uscito (in questo caso "La cattiva stella" - ottobre 2019). 
Quello che ci lascia perplessi è la poca sensibilità a ricorrenze o anniversari. Nessuno si sogna di interferire con la politica editoriale dell'Adelphi, ma di criticarla sì. 
Questo 2019 è stato un anno simenoniano per eccellenza grazie a due anniversari: il 30° anno dalla morte dello scrittore e il 90°anno dalla nascita letteraria di Maigret.
Come farsi scappare una coincidenza del genere per festeggiare un proprio autore di punta? 
Basta non far nulla. 
E a quello che ci risulta, è quello che é successo a partire del "Salone del Libro" di Torino, a maggio, ai festival più specializzati come il "NoirFest", fino all'appuntamento romano di dicembre "Più libri Più Liberi": nulla di nulla.
Non un evento, non una manifestazione, non un appuntamento culturale di un certo rilievo, per festeggiare come avrebbe meritato il doppio anniversario di quest'anno. 
Understatement è stata evidentemente la parola d'ordine.
Ma questo è il "basso profilo", come se gli eventi e le manifestazioni letterarie andassero evitate per un che di chiassoso e pacchiano, che evidentemente per l'Adelphi si addice a Simenon. Ma, per quanto la nostra postazione d'ascolto privilegiata ci consente di captare, non fa contenti moltissimi lettori di Simenon.
Qualcuno dirà: il compito dell'editore, acquisiti i diritti, è stampare i libri e venderli. Punto.  Feste e baldorie non gli competono.
Già il fatto è che oggi, sull'orlo del 2020, il ruolo dell'editore non dovrebbe essere solo quello di stampare e vender libri, ma, almeno a nostro avviso, quello di operatore culturale con più facce. La sua attività e la sua presenza dovrebbe concretarsi in varie direzioni, nell'interazione con i propri lettori, offrendo loro occasioni di incontro, di approfondimento, a volte addirittura di scoperta. L'editore dovrebbe sporcarsi le mani, oltre che con l'inchiostro, stringendo le mani ai propri lettori (che sono poi quelli che comprano i suoi libri e gli procurano gli incassi), costruendo ponti tra chi fa i libri e chi li consuma. E la multimedialità della comunicazione di oggi e le occasioni di manifestazioni letterarie,  offrono una miriade di opportunità che costituiscono il mare in cui un editore dovrebbe nuotare felice.
E invece no. Calasso per Simenon ha scelto diversamente. Forse anche grazie alla grande forza attrattiva dello scrittore che vende anche le ristampe, vende i romans  durs, vende benissimo i Maigret, ma anche i racconti, gli scritti autobiografici, i diari di viaggio.... e, come se non bastasse, scala anche le attuali classifiche di vendita, a volte con opere scritte quasi cent'anni fa'... 
Ma questo succede grazie a Simenon, e non certo grazie allo sforzo promozionale della casa editrice. 
Simenon ne sarebbe contento?
E intanto, come si dice a Roma, Simenon si continua a vendere come il pane. (m.t.)

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