venerdì 10 gennaio 2020

SIMENON SIMENON. "L'ÉTAT DE ROMAN" O "SECOND LIFE"?

La famosa trance creativa del romanziere spiegata con una spericolata teoria.

SIMENON SIMENON. "L'ETAT DE ROMAN" OU "SECOND LIFE" ?
La fameuse transe créatrice du romancier expliquée par une théorie téméraire
SIMENON SIMENON."ETAT DE ROMAN" OR "SECOND LIFE"?
The novelist's famous creative trance explained by a reckless theory




Abbiamo parlato più volte del metodo con cui Simenon ha sempre affermato di creare le sue opere, quell' "état de roman" che, riassunto in poche parole, era una sorta di trance creativa che lo risucchiava nella vicenda da raccontare, senza nemmeno dargli l'opportunità di sapere dove questa lo avrebbe condotto. Unico ancoraggio alla realtà, l'altrettanto famosa busta gialla in cui scriveva alcune coordinate della storia (ma non sempre poi rispettate) e i famigerati elenchi del telefono per trarne i nomi.
Non abbiamo motivi o prove per non credere a questa versione della composizione dei suoi romanzi. Ma una così particolare forma di creatività ha sempre attratto la nostra curiosità e il nostro interesse a comprenderla.
Qui, oggi, vogliamo cercare di fornire un'interpretazione, una sorta di teoria per analizzare un po' più a fondo l'état de roman e cercare di capirne di più. E' probabilmente una spiegazione un po' spericolata che però da qualche tempo ci ronza in testa insistentemente e che vorremmo qui esporre. 
Iniziamo da "Second Life"... Chi la ricorda? Fu un gioco, o meglio ben più di un semplice gioco, diciamo un mondo virtuale che nel 2003 il fisico americano Philip Rosedale lanciò con la sua società Linden Lab e che consisteva in una piattaforma la quale rappresentava una società virtuale costruita ad immagine e somiglianza di quella reale, dove i partecipanti potevano crearsi un avatar (una sorta di alter-ego) e vivere in quest'altra dimensione, assumendo l'identità che preferivano, interagendo con altri avatar, intraprendendo un lavoro diverso da quello reale, socializzando, partecipando ad attività di gruppo o singole, addirittura ascoltando musica o facendo acquisti spendendo soldi....
Insomma una seconda vita completa, che si affrontava giorno per giorno.
Questo concetto, a nostro avviso, si attaglia abbastanza bene al processo creativo con cui Simenon generava i suoi romanzi. 
Innanzi tutto creava il suo "avatar". Ed era il momento in cui lo scrittore entrava nella pelle di un personaggio che gli era presentato nella mente. Forse in questa operazione apportava qualche aggiustamento alle caratteristiche del personaggio. Oppure questi nasceva nella mente di Simenon già condizionato da certe preferenze o propensioni personali. Ma si trattava di storie realistiche, di personaggi verosimili e di protagonisti psicologicamente complessi. 
Creato il personaggio ed immedesimatosi in tutte le sue caratteristiche, Il romanziere scopriva( man mano la fa scoprire anche al lettore) l'ambito in cui la vicenda si sarebbe svolta ed iniziava a vivere questa seconda vita interagendo con gli altri personaggi della storia. E, come nella vita reale, il destino risulta una miscela di scelte personali, di vicende in cui ci si trova implicati, degli altri che si incontrano... in definitiva non prevedibile o programmabile.
Così le storie che Simenon viveva, dentro la pelle del suo personaggio, non sapeva come sarebbero finite, il destino ignoto (oltre che cinico e baro) trascinava l'esistenza del protagonista, ma anche degli altri personaggi, in un fiume in piena di cui non conosceva il precorso e lo sbocco.
Insomma il tema è quello di vivere una seconda vita. Della possibilità di fare esperienze che la nostra vita reale non ci consente. Di provare strade e comportamenti estranei a quelli reali, ma magari nascosti nelle pieghe del nostro inconscio. Infine la possibilità di sperimentare la vita degli altri, le loro possibilità e le loro scelte. 
E Simenon faceva questo, ogni volta che entrava nella pelle di un nuovo personaggio, e scriveva una nuova storia in état de roman. Viveva un'altra vita.
E' quello che in fondo hanno fatto, soprattutto nei primi anni 2000, oltre un paio di milioni di  partecipanti a Second Life, ha vissuto vite che nella realtà non erano possibili.
E forse questa voglia di vivere altre vite, altre esperienze la molla della creatività di Simenon? Per uno curioso come lui e assetato di nuove esperienze, quale migliore possibilità di entrare nella pelle di un individuo virtuale e vivere la sua vita? (m.t.)

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