lunedì 7 febbraio 2011

ANNI '30. QUI LONDRA... ECCO SIMENON

L'inizio non fu dei più esaltanti. I lettori, sudditi britannici di sua maestà Giorgio V, quando nei primi anni trenta uscirono le traduzioni inglesi dei Maigret, riservarono loro una tiepida accoglienza. Come d'altronde era successo in Francia, la critica d'oltre Manica giudicò la serie dedicata al commissario di Quai des Orfévers niente più che letteratura poliziesca di discreto livello.Ma quello che viene fatto più risaltare sono i cosiddetti "record", piuttosto che le qualità letterarie. E' la maledizione contro cui deve lottare soprattutto il Simenon della prima ora. L'abbondanza della sua produzione e le velocità di scrittura, spostano l'attenzione dei più su queste performance, che sul contenuto. Non a caso il Sunday Dispatch sottolienea addirittura che "...scrive i suoi romanzi al ritmo di uno ogni undici giorni". Ad esempio l'Evening Chronicle di Manchester critica chi fa paralleli tra Simenon ed Edgard Wallace, scrivendo "che l'unico tratto che i due scrittori hanno in comune è la prolificità". E ancora siamo alla prevalenza della quantità sulla qualità. Migliore invece il giudizio che esprime il prestigioso Times Literary Supplement che fa notare "come le storie siano ingegnosamente costruite e ben raccontate". Anche se successivamente il successo di pubblico farà cambiare un po' la musica dei critici britannici, sostanzialmente negli anni '30 Simenon non riuscirà a scrollarsi di dosso questa nomea del narratore poliziesco e di una sorta di recordman della letteratura soprattutto popolare

domenica 6 febbraio 2011

PERCHE' SIMENON PIACEVA TANTO A ANDRE' GIDE

Dell'ammirazione che André Gide provava per Simenon abbiamo già accennato varie volte in queso blog. Cerchiamo questa volta di andare un po' più a fondo e partiamo dalla prima lettera che Gide scrisse a Simenon, fu una sorta di consacrazione e diceva "...si è creato un disdicevole equivoco su di voi. Siete considerato un autore popolare, mentre non vi rivolgete al grande pubblico, ma in realtà solo ai più raffinati...". E questo è un vero e proprio sdoganamento, perché, nonostante avesse iniziato a scrivere per le prestigiose edizioni Gallimard, Simenon per la critica si portava dietro l'immagine del prolifico autore di romanzi popolari e tutt'al più quella di un bravo narratore di vicende poliziesche. Ma non era quel riconoscimento come romanziere cui Simenon aspirava e per cui si era puntigliosamente preparato. E non a caso nella loro corrispondenza Simenon lo chiamava mon cher maitre. E di contro Gide " ...più mi immergo nel vostro lavoro e più vorrei continuare..".E il Nobel francese aveva un grande interesse per l'opera di quello scrittore così diverso da lui, opera senz'altro meno intellettuale e meno filosofica, ma con un autore capace di grande spontaneità, di andare dritto al cuore delle situazioni, di scrutare nell'animo e nelle passioni più profonde dell'animo umano. Quasi fosse intrigato dal capire come riusciva in quell'impresa. Il loro fu però sempre un rapporto dove l'amicizia si fermava ad un certo punto e in cui Gide comunque rimaneva il maestro. Ed era infatti una delle rarissime persone cui SImenon permetteva di leggere i suoi libri prima di consegnarli all'editore e forse l'unico da cui accettava consigli, suggerimenti e anche critiche. E d'altronde Gide non sembrava andare troppo per il sottile quando dichiarava: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico che la letteratura francese abbia oggi». Per un premio Nobel della Letteratura, che per almeno venticinque-trenta anni era stato considerato un punto di riferimento imprescindibile per il milieu culturale e letterario francese, non era certo poco.
Questo rapporto fece un gran bene alla considerazione di Simenon, non tanto da parte della gente, ma di quel sistema di critici letterari e scrittori che Simenon non amava frequentare. Ma la predilezione e la protezione di Gidecontirbuì non poco a fare pulizia di luoghi comuni, invidie, antipatie.
Ecco una frase per tutte, scritta nel '45 da Gide in merito a La veuve Couderec (1940) : "... c'è una straordinaria anologia con L'étranger di Camus (1942), di cui si è tanto parlato, ma va molto più lontano, pur senza averne l'aria, quasi inavvertitamente, il che, come sappiamo, rappresenta la massima dimostrazione dell'arte".

sabato 5 febbraio 2011

SIMENON NON E' PIU' UN ROMANZIERE?

5 febbraio 1973. Simenon ha settant'anni. Fa una regolare richiesta al consolato belga di Losanna di cambiare la dicitura relativa alla propria professione sul passaporto. Da romanziere a senza professione. Una decisione che non deve essere stata facile e che arriva un anno dopo la cosidetta crisi della pagina bianca che si era verificata per il romanzo che avrebbe dovuto chiamarsi Victor, per il quale non riesce nemmeno a tirar giù una scaletta. Ma non è solo questo. Ormai ha lasciato la faraonica villa di Epalinges e si è trasferito in un condominio, al'ottavo piano in un palazzone a Liegi. Ormai è rimasto solo con Teresa, mogli e figli hanno seguito ognuno il proprio destino. La ricchezza e lo sfarzo che lo hanno accompagnato durante i suoi anni migliori, ora iniziano ad essergli estranei. Non che sia povero, assolutamente! E proprio lui che sente il bisogno di una vita ritirata e modigerata, amorevolmente assistito da Teresa. Una vita fatta delle cose semplici di tutti i giorni. E il 7 febbraio concede un'intervista ad un quotidiano di Losanna, 24 heures, in cui annuncia pubblicamente di rinunciare alla letteratura. Così l'ultimo libro scritto sarebbe Maigret e Monsiuer Charles (1972). Il che non è proprio vero. infatti usciranno ancora altri libri di Simenon, ma saranno i famosi Dictées, cioè pensieri, considerazioni, commenti e ricordi registrati e poi sbobinati da una dattilografa. Saranno ventuno "dettati"  tra il 1974 e il 1980.E poi non si può ignorare l'ultimo grande sforzo. Quello che gli prenderà per la sola stesura quasi un anno, dal febbraio al novembre del 1980. Parliamo di Memoires Intimes (oltre 1000 pagine), uno dei suoi più importanti testi autobiografici, che sarà pubblicato l'anno seguente unitamente al Livre de Marie-Jo, la figlia venticinquenne che viveva a Parigi e che solo tre anni prima si era uccisa.
Insomma un Simenon in declino, un Simenon cui nemmeno più la scrittura, che per lui è stata una esigenza insopprimibile, a volte una terapia, a volte addirittura una salvezza, insomma una ragione di vita, ora non è più...vitale. Non cade più in état de roman, non si mette più nelle pelle degli altri e non cerca più  l'uomo nudo.
"...i romanzieri sono dei mostri che soffrono, si contorcono, si tendono, sudano  ore, giorni, mesi per cadere in trance - scriveva Simenon in "Problèmes du roman" (1943) - si sforzano di creare un mondo, con il rischio di scoppiare..."

venerdì 4 febbraio 2011

JULES MAIGRET: LA FICHE PERSONALE E QUELLA PROFESSIONALE

Facendo incrociare i dati raccolti dai libri di Simenon, da dichiarazioni, articoli e scritti vari, siamo riusciti a ricostruire una parziale scheda biografica (personale e professionale) del più celebre commissario di polizia del mondo letterario.
Profilo personale

Nome:        Jules, Joseph Anthelme
Cognome    Maigret
Nato nel:    1887
Nato a:       Sainte-Fiacre par Matignon (Alliers)
Padre:        Evariste, gestore di un castello con annesso  fondo agricolo
Madre:       Nome sconosciuto, casalinga
Studi:         Liceo e poi l'università, Medicina a Nantes, interrotta
Altezza:     1,80 m.
Peso:         110 kg.
Capelli:     color castano scuro
Stato civile: sposato il 12/1912 con Louise Léonard, alsaziana
Figli:          una figlia morta in tenera età
Domicilio: 132 boulevard Richard Lenoir (IV piano) - Parigi XI
Segni particolari: Fuma la pipa - Non ha la patente di guida - Amante del mangiare


Profilo professionale

1911  Ingresso nella polizia parigina - servizio di ronda in bicicletta
1913  Viene promosso  assistente-commissario dopo la soluzione di un caso
1917  Entra nella Brigata speciale e gli viene affidato un suo ufficio
1921  Dopo dei contrasti con il suo superiore viene trasferito in provincia
1924  Torna a Parigi, a Quai des Orfèvres, come commissario della Brigata Omicidi
1931  Promozione a commissario divisionario. Nuovo ufficio, con vista sulla Senna
1935  Ormi la sua fama lo porta spesso sulle prima pagine dei quotidiani parigini
1937  Inizia a pensare ad andare in pre-pensionamento
1940  Lascia Quai des Orfèvres e va in pensione
1942  Si trasferisce in una casa di campagna a Meung-sur-Loire
1946  Torna a Parigi per togliere dai guai il nipote, anche lui entrato in polizia
1950  Inizia a scrivere  "Le memorie di Maigret"
1951  Da  quest'anno non si hanno più notizie su di lui, né si sa quando è avvenuto il suo decesso

SIMENON E LE SUE DONNE IN DUE LIBRI

Oggi parliamo di Simenon et les femmes, un libro uscito da poco per le edizioni Omnibus - collana Carnet (Paris) a firma di Michel Carly che è andato a scavare in uno dei temi più ghiotti (e più ricchi) dell'universo simenoniano. E donne non vuol dire necessariamente mogli e amanti. Infatti si parla anche della madre con cui ebbe tutta la vita un rapporto conflittuale e che influenzò non poco la relazione Simenon-mondo femminile. Ma troviamo anche letterate come Colette, importante soprattutto per gli inizi della sua attivita di scrittore. Non mancano le prostitute di alta classe, quelle dei piccoli bordelli e quelle incontrare nei suoi viaggi, oppure l'anticonfomista modella parigina Kiki de Montparnasse. La storia con Josephine Baker. Carly ci racconta di questo rapporto con le donne, ce è il frutto di un lavoro minuzioso e decennale, su scritti, interviste, affermazioni, romanzi autobiografici e non, sfatando luoghi comuni, ma soprattutto scoprendo, anche con un ricerca sui romanzi dello scrittore, come le tantissme donne da lui consociute (anche biblicamente) fossero poi trasposte nelle sue storie. Storie che in definitva offrono un panorama dell'universo femminile assai articolato e niente affatto stereotipato.Quasi a far da riscontro a quello che ha scritto Michel Carly, l'Omnibus ha nel suo catologo un poderoso libro (1088 pagine) dal titolo quasi simile  Romans des femmes, che invece è una raccolta di dieci titoli simenoniani dove in ognuno si trova una donna diversa. Insomma un buon complemento da leggere dopo il libro di Carly. Ecco i titoli dei dieci romanzi:
•La Nuit du carrefour (Maigret) - 1931
• La Veuve Couderc - 1940
La Fenêtre des Rouet - 1945
• Le Temps d'Anaïs - 1951
Marie qui louche - 1952
En Cas de malheur - 1955
• Strip-tease - 1957
• La Vieille - 1959
Betty - 1960
La Prison - 1968

martedì 1 febbraio 2011

SIMENON E LE LEGGENDE METROPOLITANE DURE A MORIRE

Sul sito booksblog.it, ieri è stata messa on line una recensione di un libro, meglio una sorta di manuale formato e.book, Vendere il tuo libro con successo, scritto da Stephen Brown. E booksblog.it spiega che la letteratura "...abbonda di esempi di scrittori che si sono rimboccati le maniche per farsi conoscere (e non parliamo di autori sconosciuti, ma di grandi nomi) che spesso (ma non sempre) avevano uno spiccato senso per la vendita e per gli affari e che sapevano reinventarsi per poter essere sempre sulla cresta dell’onda. Un esempio?..."Qual è il primo esempio citato? Georges Simenon. E perché? Beh, crediamo perché, avendo venduto alcune centinaia di milioni di libri in tutto il mondo, non poteva non esser preso in considerazione da mister Brown, che per dimostrarlo scrive: "Georges Simenon, incontenibile autore di racconti polizieschi campioni di incassi, vendette se stesso grazie alla forza della sua prodigiosa produttività (e promiscuità) e a un certo punto si rese disponibile a scrivere una storia di Maigret in una gabbia di vetro, di modo che i lettori curiosi potessero guardarlo mentre creava un altro capolavoro. A ogni modo, dopo aver generato un’enorme risonanza pubblicitaria e non pochi commenti negativi in merito al suo sfacciato comportamento, Simenon cambiò idea sulla propria trovata, attirando in tal modo un interesse ancora maggiore".
Alcune precisazioni.
Intanto nella sua carriera Simenon ha scritto più romanzi che inchieste del commissario Maigret. Che la sua produttività l'abbia aiutato ad imporsi è fuor di dubbio. Ma la promiscuità? Quale? Quella sessuale, quella sociale, quella dei generi da lui frequentati nel periodo dell'apprendistato, prima dei Maigret? Questo non è dato da sapere, almeno dal brano riportato da booksblog.it. La storia della gabbia di vetro è una leggenda metropolitana. L'abbiamo già raccontato e spiegato in un precedente post. C'era un progetto in merito, ma poi non se ne fece più nulla. Ma ancora oggi, a distanza di ottantaquattro anni, dopo smentite sulla stampa, dpo biografie, interviste, dopo le dichiarazioni dell'autore e dell'editore, Eugene Merle, se ne parla ancora. In secondo luogo, dentro quella gabbia Simenon non avrebbe potuto scrivere un romanzo di Maigret. Siamo infatti nel 1927 e Simenon pubblicò la prima inchiesta del commissario solo nel 1931 (scritta con altre tre inchieste nel '30) e non per Merle, bensì per Fayard.
La tesi poi che la storia della gabbia di vetro l'abbia agevolato "attirando un interesse semre maggiore" é del tutto falsa, difatti Simenon fece di tutto per farla dimenticare al più presto, perchè non faceva che danneggiarlo come scrittore... Non ci pare certo un esempio da portare per vendere il proprio libro con successo..