mercoledì 23 febbraio 2011

AVVISO IMPORTANTE

PER MOTIVI IMPROROGABILI, QUESTA PAGINA NON SARA' PIU' AGGIORNATA FINO A LUNEDI' 28 GENNAIO. GLI AGGIORNAMENTI QUOTIDIANI DEI POST RIPRENDERANNO MARTEDI' 1 MARZO 2011

martedì 22 febbraio 2011

SIMENON E IL MAIGRET SPARITO

Il lancio dei Maigret vide l'uscita contemporanea di due titoli M.Gallet décédé e Le Pendue de Saint-Pholien (fine febbraio 1931) cui seguirono a ruota Le charretier de al Providence (marzo 11931) e Pietr-Le-Letton (primi di maggio 1931). Quattro titoli in poco più di due mesi, un ritmo da quindicinale. Poi, in tutto fino al marzo del 1934, un totale 19 titoli praticamente in tre anni. A quel momento Simenon aveva trentuno anni, pubblicava con Fayard ed era ormai entrato nel finale del periodo che lui chiamava letteratura semi-alimentare, la fase preparatoria per passare a quella dei romans durs si era conclusa, tanto che proprio nel '34 la produzione dei Maigret subì un'interruzione. Per poter leggere un'altra inchiesta del commissario i francesi dovettero attendere il 1942, (a parte la raccolta  del 1938/39 nei periodici Police Film e Police Roman).Insomma quasi otto anni di distacco dal  personaggio che lo aveva reso tanto popolare? Perchè?
Intanto Simenon credeva, in realtà, che la sua serie poliziesca fosse terminata lì. Tanto che con Fayard aveva iniziato a pubblicare dei romanzi, Le Relais d'Alsace (1931)  e Le passager du Polarlys (1932). E poi andiamo a vedere quello che successe nella sua vita in quegli anni. Nel 1934 lascia Fayard per la prestigiosa Gallimard, Poi iniziano i viaggi: il tour del Mediterraneo ('34), New York, Panama e Galapagos  e poi Tahiti, Nuova Zelanda, Australia, India e Mar Rosso ('35). Nel '38 entra in contatto con André Gide, diventando un suo protetto e cui dovrà parte della buona critica di cui godranno i suoi romanzi. Nel '39 nasce il suo primogenito Marc . Nel '40 scoppia la seconda guerra mondiale che vede Simenon e famiglia nei paesini della Francia centrale. E nel frattempo ha pubblicato oltre trenta romans durs.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fu la stessa Gallimard a far riprendere a Simenon la serie di Maigret.
Da una parte Simenon, come tanti creatori di personaggi celebri, temeva di rimanere intrapolato letterariamente come papà di Maigret, come era successo tra gli altri a Conan Doyle con Sherlock Holmes, a Rex Stout con Nero Wolfe. La situazione di Simenon però era molto diversa. Da una parte perchè rispetto ad altri gialli seriali, quelli di Simenon sono meno stereotipati, più letterari, proprio perchè sono dei gialli, già all'epoca, atipici, come atipico é il protagonista, che non è l'investigatore-super-eroe, dongiovanni, tutto azione e infallibile, stereotipo che dominava gran parte della letteratura poliziesca dell'epoca. La seconda riguarda il fatto che tra tutti i grandi giallisti, Simenon è l'unico che, oltre ad aver creato un presonaggio poliziesco di letteratura seriale di successo mondiale, ha prodotto anche molti romanzi mainstream, che é considerato da André Gide "il Balzac del '900", candidato più volte al premio Nobel. Poi però, una volta acquisito lo status di romanziere riconsosciuto dalla critica e con un grande successo tra il pubblico, Simenon probabilmente sicuro di non essere esclusivamente legato a Maigret, abbia continuato con maggior tranquillità, fino al 1972, a pubblicarne le inchieste.
Ma tutto questo basta a spiegare quegli otto anni di interruzione?

domenica 20 febbraio 2011

IL SESSO EXTRA-CONIUGALE DEI CONIUGI SIMENON/2

...(continua). Con la Denyse, la seconda moglie, le cose erano completamente diverse. Infatti la lora intesa sessuale era completa e di ciò Simenon le era molto riconoscente. Questo però non significa che avesse smesso di avere relazioni extra-coniugali o di frequentare prostitute. Ma anche qui l'atteggiamento di Denyse era molto diverso da quello di Tigy. Era un po' complice dell'effervescenza sessuale dello scrittore che sembrava non aver mai fine e d'altra parte lo assecondava apertamente e scientemente, sapendo che ostacolandolo avrebbe solo creato un muro tra loro e, prima o poi l'avrebbe perso. D'altronde lei stessa racconta vari espisodi a dimostrazione di questa situazione. Ad esempio, nella crociera che effettuarono verso l'Europa ci racconta che Georges era attratto da una giovane signora, chiamata la baronessina e di come questa una sera si introdusse nella loro cabina, si spogliasse e conivolgesse i Simenon in un mènage a trois. E sembra, sempre secondo Denyse, che non si trattasse della prima esperienza del genere. Una volta a Parigi, in occasione di una festa rievocativa del lancio dei Maigret alla Boule Blanche, Georges viene preso da un vero e proprio raptus e per sua stessa ammissione ha, in un solo giorno, rappporti con tre-quattro donne. Anche in America, ovviamente, le cose non cambiano. Una sera, in una festa data dal suo editore americano Hamish Hamilton, Simenon si lancia in una audace kermesse sessuale con una ragazza piuttosto su di giri, sulle scale della villa. Episodi come questi portebbero essere raccontti a decine, come le sue performance in Costa Azzura nel '56, quando aveva preso a frequentare i locali di strip-tease e ad avere rapporti con le ragazze che si esibivano. E Denyse scandalizzava le benpensanti mogli e donne che frequentava quando raccontava la libertà che concedeva al coniuge e delle loro esperienze in materia di sesso. a se lo poteva permettere. Non a caso Simenon scriveva in Quand j'étais vieux  che Denyse " ... è la sola donna nella quale sesso e amore si siano fusi. Con le altre non mi è mai successo..."

IL SESSO EXTRA-CONIUGALE DEI CONIUGI SIMENON/1

L'esuberanza sessuale di Simenon non è un mistero e le sue famose diecimila donne, quelle con cui lo scrittore aveva confidato di aver avuto rapporti nell'intervista per l'Express fattagli da Federico Fellini, sono ormai diventate un tormentone che scrittori, giornalisti, critici, presentatori radiotelevisivi usano e abusano, spesso per fare una citazione che faccia colpo, ma spesso in mancanza di argomentazioni più approfondite.Ma esploriamo ancora e addentriamoci nel mondo delle abitudini sessuali di Simenon e delle sue mogli.
La prima, Tigy, sappiamo che non assecondava la passione e la frequenza del marito nei loro rapporti sessuali. Ma in qualche modo era suo complice. Anche se ufficialmente non tollerava che il marito avesse continue e regolari scappatelle con altre donne, in realtà sembra facesse solo finta di non sapere. Ad esempio, è possibile che non conoscesse la travolgente storia tra Georges e Josephine Baker? In una Parigi pettegola e ciarliera, come poteva passare inosservato dal gossip modano l'amante di una star famosissima e idolatrata come la Baker? Simenon allora non era certo famoso, ma lei era sulla bocca di tutti. E' assai difficile che questa storia potesse essere così segreta da non essere conosciuta da nessuno. Ma è altrettanto strano anche che non influisse affatto sul comportamento di Georges e che lei, che lo conosceva da sette anni, prima come fidanzata a Liegi, poi come moglie a Parigi, non intuisse nulla. D'altronde anche i rapporti che tra Georges e la Boule, la loro femme de chambre, venivano consumati quotdianamente durante la regolare siesta del dopo-pranzo, andarono avanti per anni. E solo una volta trasferitisi in America, Tigy sembra che li scoprisse, dopo circa un ventina d'anni. Anche questa sembra difficile da credere, anche perché c'é la testimonianza della stessa Boule, secondo la quale Tigy sapeva benissimo tutto, ma faceva solo finta di essere all'oscuro di tutto... (continua).

SIMENON. UN ALTRO ESORDIO Al TERZO POSTO

Poco più di un paio di settimane. Questo il tempo che è stato necessario all'ultimo romanzo di Simenon, La fuga del signor Monde (Adelphi), per conquistare, almeno a quanto riporta la classifica apparsa ieri sul supplemento TuttoLibri de La Stampa. Infatti l'ultima uscita di Simenon la ritroviamo in terza posizione nella sezione narrativa straniera. E' ormai una routine cui siamo abituati e che si ripete puntualmente sia alle uscite dei Maigret che a quelle dei romanzi.

sabato 19 febbraio 2011

PER CHI VOTA SIMENON?

Conservatore o scettico egocentrista? Simenon non amava certo la politica, lo abbiamo già visto. Le sue performace giornalistiche a La Gazette de Liège  (questa sì conservatrice, anzi di destra) erano in linea con il giornale e venivano fuori da quel bouillon de culture, dal sapore conservatore, cattolico, con un pizzico di razzismo, condito con una buona manciata di moralismo e abbondantemente spruzzato di perbenismo.Ma quel Simenon aveva 17/18 anni. Una volta a Parigi, iniziato il suo percorso letterario e maturato dalle eserienze della vita, lo scrittore prende le distanze dalla politica, almeno a parole, e per esempio fà dire al suo Maigret (talvolta suo ...portavoce) "... sono felice di non aver mai dovuto districarmi nella politica...   oppure "io odio la politica" (Quand j'étais vieux 1970).
Anche un semplice atto come l'adesione ad una petizione, lo trovava dubbioso ed esitante. Come quella volta che era tentato di firmare per accordare il diritto di diserzione ai soldati francesi spediti in Algeria. Ma al dunque si tirò indietro, sospettoso e diffidente. "...Beh, prima di tutto non sono un francese - diceva a sé stesso Simenon - e poi provo un disagio davanti a certe strumentalizzazioni anche delle idee più nobili...".  E stigmatizzava "l'uso della politica per affari loschi e le mani sporche che bisognava stringere durante certi cocktail".
Ma la politica finì per interessarsi a lui. E fu quando, nel dopo-guerra, il Fronte di Liberazione Francese aprì un dossier-Simenon per i rapporti (e gli affari, vendita dei diritti per lo sfruttamento dei suoi romanzi per diversi film) che lo scrittore aveva concluso durante la guerra con la casa di produzione cinematografica Continental che, prestanomi francesi a parte, dipendeva addirittura da Joseph Goebbels. L'ombra del collaborazionismo aleggiava sopra di lui anche perché questo rapporto con la Continental, non gli aveva fruttato soltanto denaro, ma anche un lasciapassare in un periodo in cui nella Francia occcupata, anche spostarsi era un problema serio. Insomma la sua scelta professionale era stata in definitiva anche politica e le possibili conseguenze da una parte preoccupavano talmente Simenon che si ammalò gravemente (patologia psicosomatica?) e dall'altra lo spinsero ad iniziare i preparativi per la sua "fuga" dalla Francia, nei lontani Stati Uniti dove avrebbe poturo riprendere una vita nuova e senza più angosce... senza più dover pensare alla politica.
E quando tornò dagli Usa, andò a stabilirsi nel Paese più apolitico che esistesse in Europa: la Svizzera

venerdì 18 febbraio 2011

SIMENON: BELGA O FRANCESE?

Posta in questi termini la questione è chiara. Da un punto di vista della cittadinanza Simenon é nato a Liegi, da genitori belgi e anche dopo diversi anni che era in Francia rifiutò la nazionalità francese. Quando poi nacque Marc, il suo primo figlio, andò a Bruxelles perché la moglie lo partorisse in Belgio. E per altro quando Simenon decise a 19 anni di lasciare Liegi, il suo lavoro da giornalista a La Gazette de Liége, la madre, il fratello e una promessa sposa, non lo fece  perché gli piacesse Parigi, ma perché la città era allora la capitale internazionale della cultura e chiunque, musicista, pittore, poeta, scrittore che fosse ne era attratto inesorabilmente e lì aveva molto più chances di raggiungere i proprio traguardi.Ma, come ci fanno notare diversi studi critici, la società che Simenon ci racconta nei suoi romanzi, come in Maigret, è essenzialmente una società francese, parigina o provinciale ma sempre francese. Anche quando visse dieci anni in America, molti dei suoi romanzi facevano riferimento alla Francia, alla sua cultura, alla sua atmosfera. Insomma come scrittore è senz'altro francese e questo non vale solo per i romanzi, ma anche la sua attività giornalistica che si espresse in parte maggioritaria su quotidiani e periodici frnacesi.
Certo non ruppe mai il suo cordone ombelicale con il Belgio, ma la sua scelta di residenza dopo la Francia, furono gli Stati Uniti e infine, al rientro in Europa, la Svizzera. Certo ci sono romanzi, e anche famosi, ambientati a New York (Trois chambres à Manhattan 1947) o a Tahiti (Touriste de bananes 1937), come pure Maigret che indaga anche lui a New York oppure in Olanda. Ma nel complesso il suo iter formativo letterario si era compiuto in Francia, era cresciuto con editori francesi e, anche se come Simenon stesso diceva nei suoi scritti era alla ricerca dell' homme nu, cioè dell'uomo libero dalle sovrastrutture e dai condizionamenti cuturali, razziali, nazionali, non poteva comunque sottrarsi alla sua formazione prettamente francese. Per esempio anche quando viaggiava si presentava sempre come francese e in Quand j'étais vieux (1970 scriveva "...la Francia, il paese che mi è più vicino" oppure " ...Io non sono francese. Non abito nemmeno in Francia. Quando ne parlo però dico, quasi senza accorgermene, chez nous...

giovedì 17 febbraio 2011

SIMENON. FACILE SCRIVERE?... BASTA UN RITUALE E UN PROCEDURA?

Abitudine. Ripetitivita delle azioni. Oggetti indispensabili per il rituale. Ogni volta che si verificava l'evento. Cadeva in état de romans e poi piano piano scattava il rituale. Così lo descrive Simenon nel suo libro autobiografico Quand j'étais vieux (1970)."Ieri, verso le 15.45 mi sono sistemato in questo stesso studio, il "Do not Disturb" alle due porte, il caffè accanto a me, quattro dozzine di matite nuove accuratamente appuntite, un blocco altrettanto nuovo di carta grigiastra e la busta gialla con i nomi, l'età, gli indirizzi dei miei personaggi - una pila di orari del treno... Tende chiuse, macchina per scrivere e pipe ben pulite... In definitiva, una routine che ha finto per divenire una sorta di superstizione...". Detta così sembra facile, vero?

SIMENON, MATRIMONIO E LA LIBERAZIONE DELLA DONNA

In un'intervista del 1971 al settimale scandalistico Noir e blanc  il quale titola in copertina A bas le mariage, vive la liberté, Simenon si lancia in una serie di affermazioni che riguardano la donna, il matrimonio, la parità uomo-donna e la sua emancipazione. Spira ancora forte il vento del '68 e del femminismo. E lo scrittore, considerato un maschilista, per il suo "disinvolto" rapporto con mogli, amanti, prostitute (di cui per altro aveva un alta considerazione) sembra esserne stato raggiunto. Abbiamo qui voluto sintetizzarne le  frasi più significative e ve le sottoponiamo, ad ennesima dimostrazione di come la personalità, anche dei grandi artisti sia non solo complessa, ma anche mutevole e influenzata dal contesto sociale. Previsioni in qualche modo ottimistiche. Dopo quarant'anni le cose non vanno proprio tutte come allora pensava Simenon."Sì al matrimonio ... ma per non più di tre o sei anni. Il matrimonio, come lo intendiamo noi, diventerà obsoleto entro i prossimi 25 anni le coppie si uniranno per tre, sei o nove anni...
Oggi sono rari sono i giovani che aspettano un sindaco panciuto o un funzionario pubblico che dia loro il permesso ufficiale di dormire insieme. Se vogliono andare a letto o vivere insieme, semplicemente lo fanno. E' un comportamento molto più sano...
La liberazione della donna è un fattore importante, forse il più importante di questa evoluzione. Grazie alla pillola, la donna ha finalmente raggiunto la parità con l'uomo. Nel futuro sarà di sicuro lei la prima a cambiare partner. E la donna sa gestirsi molto bene. E' in grado di guadagnarsi da vivere ed è finanziariamente indipendente, interessata alla propria carriera, sarà lei quella in grado di dettare le proprie condizioni.
 In ogni caso, il milionario cinquanta anni, non abbandonerà più la sua compagna di mezza età per una stellina di 18 anni, perché non saranno solo gli uomini ad essere milionari. Già le star guadagnano quasi quanto un uomo d'affari e non sono più interessate al grigio dei capelli maschili...".

SIMENON. L'UOMO CHE GUARDAVA PASSARE GLI ANNI IN SVIZZERA

La copertina raffigurata, qui a fianco, è solo un gioco, non esiste nessun libro del genere scritto da Simenon e da nessun altro, tantomeno editato da una fantomatica casa editrice Noland.

Nei suoi ultimi trentadue anni Simenon visse in Svizzera. Ci arrivò maturo, a cinquantaquattro anni, al culmine della sua fama e con una produzione letteraria di gran livello. Anche se in crisi, ma ancora sposato con Denyse. Ci arrivò con i suoi tre figli, il quarto Pierre Nicolas arriverà nel 1959. Ma come mai la Svizzera?  Intanto va ricordato che in quegli anni la Svizzera era considerato uno stato ricco, con istituzioni e strutture efficienti. Certo non era un paese per poveri. Ma era anche la nazione dove coesisteva il rispetto delle tradizioni più antiche con l'attività finanziaria di livello mondiale in città come Zurigo. Era il paese dove la fiscalità, pur di attirare capitali, era molto benevola con le rendite finanziarie e le banche assolutamente discrete su depositi, conti correnti e relativi intestatari. Era la nazione dove tradizionalmente sopravvivevano insieme da secoli quattro culture, quattro lingue e quattro anime diverse, ma era anche il Paese che allora diffidava degli immigrati, relegati alle incombenze più umili e che non potevano nemmen sognare gli standard di vita degli svizzeri che li vedevano, in generale di mal'occhio, ma che poi li sfruttavano sul lavoro. Ma quello che affiorava e trapelava negli altri Stati era la nomea di un Paese tranquillo, pacifico (addirittura neutrale), dove un ricco poteva vivere molto bene, senza fastidi e essere ben accolto. Pulizia, ordine, precisione e sicurezza... E nel 1957, di ritorno dagli Usa, per le orecchie di Simenon tutto questo doveva essere una musica ammaliatrice.
C'é chi ci dice che quella fu una scelta  di tipo squisitamente fiscale (a quel tempo Simenon era ormai veramente molto ricco) altri sostengono che, dopo una vita ininterrotta di traslochi e di viaggi, il romanziere avesse bisogno di un porto tranquillo dove buttare le ancore e stabilizzarsi. Probabilmente sono vere tutte e due le introretazioni.
In realtà non si sarebbe sentito a casa sua in Belgio, (nonostante lì avesse ancora la madre) troppo provinciale, non la Francia che forse, dopo dieci anni di Stati Uniti, vedeva un po' calata, soprattutto Parigi che aveva ormai perso il ruolo di polo culturale internazionale che aveva ricoperto nelle prime decine degli anni del '900. Probabilmente Simenon non si sarebbe sentito a suo agio più in nessun posto e l'asettica Svizzera, soprattutto l'appartato canton di Vaud e le sue piccole e quiete cittadine, era l'ideale per un uomo di nessun posto, come ormai si sentiva Simenon.
A questo proposito, sedici anni dopo dichiarava ad un quotidiano di Losanna "Ho scoperto nella Svizzera un paese in cui c'è il rispetto per l'essere umano...Nessuno mi ha mai chiesto quali fossereo le mie idee politiche, religiose o filosofiche. Ho l'impressione di una grande libertà e di una grande discrezione..."
Discrezione, già, quello di cui Simenon aveva bisogno, per sè che invecchiava, per i rapporti familiari che si complicavano, per il suo lavoro che aveva più che mai  bisogno di concentrazione. Quando c'era da stare in prima fila l'aveva sempre fatto, ma adesso non aveva più bisogno di apparire. Questo era il tempo in cui tutti lo cercavano e semmai il suo problema era quello di rimanere tranquillo, in disparte,  "A l'abri de notre arbre", ("Al riparo del nostro albero" , rifugio simbolicamente rappresentato dal gran cedro del Libano che dominava il giardino della sua ultima piccola casa a Losanna), titolo di uno dei Dictée di taglio autobiografico pubblicato nel 1976.