lunedì 28 marzo 2011

NASCE MAIGRET. LA VERSIONE DI GEORGES

Gìa, la versione di Georges Simenon, su come è nato il personaggio di Maigret. E' una versione molto affascinante, molto... simenoniana. Ne daremo conto qui di seguito, con la consapevolezza però che poi non si é rivelata quella reale. Ma d'altronde si può fare un torto a chi, come Simenon, da dieci anni si guadagnava da vivere raccontando storie di tutti i tipi, che s'inventava le imprese più assurde (anche se poi rivelatesi false) come quella del romanzo da scrivere in una gabbia di vetro, che aveva fatto un mito della sua velocità nello scrivere romanzi (anche se popolari) ad un ritmo quasi di produzione industriale, valendogli il soprannome di Citroen della letteratura? No, la sua versione di come nacque Maigret direi che andrebbe accettata perchè in fin dei conti fà anch'essa parte del personaggio ed è in qualche modo intreseca ad esso. E poi Simeon possedeva l'insolito istinto di sapere come rivolgersi ad un certo tipo di lettori. Probabilmente era una capacità innata, ma forse si era non poco affinata in quei dieci anni in cui aveva scritto per pubblici diversi, dagli amanti dei romanzi d'avventura alle storie sentimentali, dagli appassionati di intrighi polizieschi agli estimatori di racconti licenziosi. Insomma per ognuno un linguaggio diverso, per ognuno un modo particolare di costruire i personaggi, per ognuno una struttura differente della trama e dei finali.
Tutta questa pratica probabilmente lo indusse a ritenere che una versione "ad hoc" su come era arrivato a creare il personaggio di Maigret, sarebbe stata funzionale al lancio della serie e adeguata al tipo di lettori che si sarebbe dovuto conquistare.
Ma vediamo come ce la racconta Simenon.
Siamo nel settembre del 1929 e lo scrittore si trovava fermo nel porto olandese di Delfzijl, con la moglie Tigy, la femme del chambre Boule e il cane Olaf, perché la sua imbarcazione, l'Ostrogoth, aveva bisogno di diverse riparazioni. Durante  quella sosta aveva cercato di sistemarsi in una vecchia barca mezzo allagata. Qualche cassa di legno per sedersi, per poggiare i piedi, per la macchina per scrivere, per la bottiglia di vino e la pipa... Così sistemato precariamente, cercava l'idea giusta per creare un nuovo personaggio poliziesco.
Ma un po' la scomodità, un po' il rumore dei lavori del porto lo indussero a cercare un luogo più tranquillo. Lo identificò nel Pavillon, un café il cui il proprietario lustrava di continuo i tavoli. Lì, complice qualche bichierino di troppo, il caldo, la penombra del locale e uno stato di dormiveglia, nell'immaginario di Simenon prese forma una sagoma massiccia di un signore che poteva essere un credibile commissario di polizia. Forse era stata l'ombra intravista di qualcuno dentro o fuori il café?
Fu il punto di partenza... poi vennero aggiunti particolari quali una pipa, una bombetta, un pesante cappotto con il collo di velluto... Insomma il commissario prendeva forma, a quanto racconta Simenon. E invece....

SPÉCIAL-MAIGRET. UNA SETTIMANA DEDICATA AL COMMISSARIO

Per tutta questa settimana dedicheremo il post di ogni giorno al personaggio del commissario Maigret che proprio quest'anno festeggia l'ottantesimo anniversario dal suo lancio. Si tratta del personaggio seriale più famoso uscito dalla penna di Simenon ed uno dei protagonisti più popolari in assoluto del mondo della letteratura poliziesca.
Tratteremo del modo in cui è nato, delle sue caratteristche di letteratura seriale, dei personaggi che lo circondano, delle sue abitudini, dei suoi metodi d'inchiesta e di tante altre cose. 
Insomma uno "Spécial-Maigret" che osserverà il famoso commissario da vari punti di vista, anche quelli meno conosciuti, e che racconterà il raporto tra lui e lo scrittore che lo ha creato, Georges Simenon.

domenica 27 marzo 2011

MAIGRET. BUON 80° COMPLEANNO, COMMISSARIO! DURANTE TUTTA LA PROSSIMA SETTIMANA NON PERDETEVI NULLA DELLO "SPÉCIAL-MAIGRET"

2011: ottant'anni di Maigret. E allora noi di Simenon-Simenon, la prossima settimana festeggeremo questa ricorrenza dedicando tutti i post da lunedì 28 marzo a domenica 3 aprile al celeberrimo commissario di 36 Quai des Orfévres.

Non perdete nemmeno un giorno se volete sapere tutto su Jules Maigret, la sua vera nascita, il suo percorso letterario, gli incipit più famosi, i personaggi della serie da M.me Maigret al giudice Comelieu, dai suo fidi ispettori alle locations delle sue inchieste. E poi ancora il rapporto tra creatore e personaggio, come iniziò l'avventura di Maigret e come finì.Insomma una vera indigestione di tutto quello che avreste voluto sapere del nostro caro commissario.

sabato 26 marzo 2011

SIMENON. L'AMICO DI MAIGRET ARRIVA AL VERTICE

Simenon ci ha abituato a questi exploit. Lo ripetiamo per l'ennesima volta con il rischio di essere monotoni. Ma, a qualche settimana dalla sua uscita in libreria, dobbiamo rilevare che, secondo la classica pubblicata oggi dall'inserto TuttoLibri de La Stampa, (rilevazione Nielsen-Booskan su 1100 librerie) l'inchiesta L'amico d'infanzia di Maigret (scritto nel 1968) si piazza al vertice della classifica dei tascabili più venduti.
Ne abbiamo già parlato nella presentazione alla sua uscita. Si tratta di uno dei Maigret dell'ultimo periodo, dove il commissario deve far appello a tutte le sue capacità di analisi psicologica per valutare correttamente questo vecchio compagno di liceo, perso di vista da tanto tempo Ora é un uomo, ma ancora il furbacchione di un tempo, uno po' sbruffone, uno che ha l'aria dell'innocente, quando le prove sembrano tutte contro di lui, che invece pare colpevole, quando gli indizi puntano da un'altra parte. E Maigret dovrà vedere lontano ben aldilà delle apparenze per risolvere il caso

SIMENON. BETTY... ANCORA WHISKY, PER FAVORE


Riceviamo da Paola Cerana, che chi ci segue ha già conosciuto, un suo commento su uno dei romanzi più  famosi di Simenon, Betty (1960). La sua è una visione particolare e coinvolgente che merita di essere letta anche perchè affronta la vicenda di questa donna in un modo davvero originale. "Simenon-Simenon" ha il piacere di condividere con voi questa "chicca".


Elisabeth Etamble, nata a Foyet, 28 anni, professione casalinga, domiciliata a Parigi, in Avenue de Wagram 22 bis … viene raccolta come una bestia malata sul pavimento della Buca, una bettola squallida e fumosa, in una notte di pioggia. Come ci sia finita lì non lo sa. E’ talmente ubriaca da non sapere più nemmeno chi sia l’uomo ambiguo che le sta seduto accanto, che le dice cose senza senso, stringendole minacciosamente la mano mentre le versa da bere.

Betty, così la chiamano, si sente risucchiata in uno stato d’incertezza ideale, non sa niente di niente, né di quella notte, né di quella precedente, e nemmeno immagina i giorni seguenti. Semplicemente se ne infischia. Solo del whisky le importa, l’unica vera via di salvezza per non pensare alle smagliature sui collant, all’odore di uomo che le sta appiccicato sull’abito sgualcito e sulla pelle sporca sotto il trucco sfatto … da quanto non fa un bagno? … ancora whisky per favore!

Deve bere per non pensare agli sguardi degli avventori, avidi, unti e curiosi, che frugano sotto i suoi vestiti e in silenzio la crocefiggono senza offrirle possibilità di fuga. Betty non sa esattamente da quanti giorni vaga in quello stato d’incoscienza, forse tre. La luce e il buio si sono susseguiti e rimescolati senza importanza, fuori e dentro la sua testa.

Da bambina, a volte nel suo letto, faceva lo stesso gioco: si rannicchiava in se stessa, ad occhi chiusi, soprattutto quando aveva la febbre, cercando conforto nel proprio calore, arrotolandosi nel proprio odore, nello scorrere del sangue e nel ritmo del cuore. Così, il tempo non esisteva più. Ma se allora si trattava di un gioco voluttuoso e senza vergogna, ora quel senso di abbandono sembra essere piuttosto l’amara rassegnazione ad un ultimo bisogno, una necessità vitale mendicata appena prima del capolinea. Oltre quel capolinea, solo due cose: il manicomio o l’obitorio.

Betty non ne può più. Con la mano incerta, cerca invano l’ultimo bicchiere semivuoto, che maldestramente cade, frantumandosi sulle mattonelle della Buca. Cosciente che tutti la stanno guardando, tenta di ridere o di singhiozzare, tanto fa lo stesso, cadendo rovinosamente a terra, senza però andare a pezzi come il bicchiere. Un tonfo sordo: odore di scarpe, delle gambe di sedie e di uomini, zaffate di alcol e di pavimento sudicio violentano le sue narici e le impregnano i capelli. Poi, improvvisamente, più nulla. Solo la voce di Mario, il proprietario della bettola, e di quella donna bruna, dall’aria vissuta che l’ha fissata tutto il tempo. “La porto via io … al Carlton, con me. … Date la 53 alla mia amica che non si sente bene.”

La sottoscritta Elisabeth Etamble, nata a Foyet, 28 anni, professione casalinga, domiciliata a Parigi, in Avenue de Wagram 22 bis, dichiara di essere stata sorpresa da suo marito e da sua suocera, vedova Etamble, sotto il tetto coniugale, in avenue se Wagram 22 bis, insieme a …


Laure Lavancher, la donna dai capelli neri e dall’aria vissuta, porta via Betty dalla bettola e si prende cura di lei con materna dedizione, senza un’apparente ragione. Si occupa di quel corpo inerme, minuto e delicato, disteso nel letto della camera d’albergo accanto a quella dove lei abita da anni. Lo ripulisce con rispetto, fin nelle sue pieghe più intime, consapevole di non potere lavare le ferite più profonde che nasconde. Finalmente, forse per la prima volta in vita mia, qualcuno si sta occupando davvero di me … pensa Betty, sentendosi passare la salvietta umida tra le dita dei piedi.

Da quel momento, per alcuni lunghissimi giorni, le loro vite s’intrecciano e le due donne, che il destino ha lasciato sole per ragioni differenti, si scambiano confidenze e ricordi, in un torbido risveglio dei sensi, in cui delusione e nostalgia si mescolano amaramente. A scandire lo scorrere del tempo, nella stanza di boiserie azzurra, solo le visite amorose di Mario a Laure, quelle del dottore a Betty e il tintinnio dei cubetti di ghiaccio sul fondo dei bicchieri puntualmente vuoti, come le bottiglie di whisky accumulate sul comodino.

La croce di Betty è quella d’aver avuto sempre fretta di crescere, sin da bambina. E per lei crescere voleva dire avere quella ferita nel corpo, come aveva visto succedere alla sua cugina più grande, montata come un animale dallo zio, di nascosto da tutti. Lei però aveva visto e da allora aveva imparato che le donne erano fatte per questo, per subire quella lacerazione, come una condanna, una punizione. Aveva fretta di sentire male, Betty, e così, per tutta la vita ha rincorso la sua ferita. Finché un giorno si è imbattuta in Guy, un onesto giovane di buona famiglia, che ha avuto la sventura d’incapricciarsi di lei, senza sapere nulla della sua vita. L’ha voluta come moglie e come madre delle sue figlie, snaturando Betty, costringendola dentro una maschera e rubandole la sua natura goccia dopo goccia, come lenti sorsi di whisky, fino a lasciare solo un misero fondo vuoto.

La sottoscritta Elisabeth Etamble, nata a Foyet, 28 anni, professione casalinga, domiciliata a Parigi, in Avenue de Wagram 22 bis, dichiara di essere stata sorpresa da suo marito e da sua suocera, vedova Etamble, sotto il tetto coniugale, in avenue se Wagram 22 bis … rinuncia ai propri diritti di madre e si impegna a firmare in futuro tutti i documenti che …

Non è perché era stata colta tra le braccia dell’amante nella sua stessa casa, a due passi dalla camera delle figlie, che s’è messa a bere. Non è perché era stata scacciata dal marito e liquidata con un assegno dalla ricca famiglia che è diventata un’ubriacona. E nemmeno perché era stata costretta a firmare una dichiarazione con cui rinunciava a tutto, persino al suo diritto di madre. No! Betty ha semplicemente ripreso possesso della sua autentica natura dopo una catastrofe passionale inevitabilmente scoperta, consapevole di non potere mai essere come gli altri, né come gli altri l’avrebbero voluta. La ferita che l’ossessionava sin da bambina non l’avrebbe mai abbandonata. Lei non sarebbe mai stata pulita. Tanto valeva sporcarsi tutta, fino in fondo, per bene, senza possibilità di tornare indietro, diventando definitivamente una prostituta e un’ubriacona.

L’ultima sera al Carlton, però, Betty non ha intenzione di restare lì come un vegetale, intorpidita dai farmaci, mentre Laure e Mario vanno alla Buca a spassarsela. Distesa nel letto, anch’esso immobile come una bara, sente improvvisamente crescere in sé qualcosa di molto vago eppure prepotente, una possibile via d’uscita, forse, oppure la fine, chissà …

Betty, è uno dei romanzi più femminili e torbidi di Georges Simenon, uno di quelli che mi ha coinvolto e sconvolto fino all’ultima pagina, per lasciarmi alla fine con un brivido di fronte a un epilogo che davvero non mi aspettavo. Così, mentre le immagini della storia si rimescolavano ancora calde nella mia mente, ho chiuso il libro e, con un amaro sorriso, ho cominciato a scrivere queste righe per respirarle a modo mio …

giovedì 24 marzo 2011

SIMENON, E QUANDO NON SI SENTE BENE NELLA SUA PELLE?

Passava questi momenti. Era un certo malessere, talvolta più fisico e qualche volta più psicologico. In quei momenti Simenon andava dal suo medico per parlargli di questi suoi sintomi. E il dottore gli chiedeva: "Quando inizierà a scrivere il suo prossimo romanzo?". Al che Simenon rispondeva: "Tra un po' " oppure "Tra una settimana" o anche "Tra una dozzina di giorni". Il medico se lo guardava e gli rispondeva: "Allora, va tutto bene, non si preoccupi, ma... inizi a scrivere prima possibile".
Lo scrittore definiva questo stato être mal dans sa peau. Era un preavvertimento di un'altro stato d'essere, l'état de roman. Cioé lo stato creativo in cui si sentiva Simenon quando iniziava a scrivere un romanzo e in quel momento non si sentiva più nella sua pelle. Perché? Perché in quella fase stava entrando nella pelle di qualcun altro. Che altri non era che il personaggio del suo nuovo romanzo.
"...Quando entro in état de roman - spiegava Simenon - vivo ventiquattr'ore al giorno con lui, entro nella sua pelle, ragiono con la sua testa e, quando inizio a scrivere, non posso smettere nemmeno un giorno. Non si tratta solo di un rituale, ma di un'esigenza, perché se mi fermo anche solamente un giorno perdo il filo.
Mi è capitato una volta per una malattia. Dopo qualche giorno di pausa ho ripreso a scrivere ma ho cominciato a chiedermi perché ho costruito così questo personaggio? E una tale ambientazione come mi è venuta in mente? E ancora cosa significa questa situazione?... Insomma non era più il mio romanzo e ho dovuto rinunciare a scriverlo..."
E poi Simenon non sapeva mai quanto sarebbe durato questo stato di grazia, sei, sette, dieci giorni. E infatti sottolineava più volte che, una volta fuori dall'état de roman, non sarebbe stato più capace di terminare il romanzo. Quindi doveva sbrigarsi e il suo ritmo forsennato di scrittura era dovuto, soprattutto per i romans durs, proprio a questo timore.

mercoledì 23 marzo 2011

SIMENON. UN GIORNALISTA DI SEDICI ANNI

Dal momento in cui il padre, Desiré, si ammalò e non fu più in grado di lavorare, toccò a Georges rimboccarsi le maniche per portare qualche soldo a casa. Le prime esperienze non furono positive, da lavorante in una pasticceria a commesso in un libreria, ci furono sempre dei problemi. Dove invece filò tutto liscio fu alla Gazzette del Liège. Non si è saputo mai bene se sia arrivato a quel giornale grazie ad una raccomadazione partita da una conoscenza influente (forse un vescovo di Liegi suo parente), oppure se il giovane Simenon si sia proposto senza nessuna presentazione. Sta di fatto che il direttore Joseph Demarteau dovette rimanere ben impressionato da questo ragazzino che non aveva ancora compiuto sedici anni. Era il gennaio 1919, la grande guerra era appena terminata e a Liegi questo quotidiano decisamente conservatore, apertamente cattolico diffuso soprattutto nella Liegi bene tornava ai ritmi d'anteguerra.La redazione fu una utile palestra per il giovanissimo Georges che imparava in fretta i meccanismi del lavoro in un quotidiano, ma altrettanto velocemente faceva progressi nella scrittura. Il ragazzo aveva del talento e Demarteau se n'era accorto e non fece che incanalare questa voglia d'imparare, le sue qualità con la certezza che l'entusiasmo e l'ambizione lo avrebbero portato lontano.
Georges iniziò imparando a scirvere a macchina, poi cominciò a chiamare due volte al giorno i commissariati, a recarsi a fine giornata al Palazzo di Giustizia per farsi amici e raccogliere confidenze. Poi la sera a far baldoria nei cabaret per finire poi con le prostitute. I tratti del futuro Simenon c'erano già tutti: il lavorare in modo forsennato, l'abilità nello scrivere, una buona dose di comunicatività e la precoce esuberanza sessuale. Tutto, all'inizio, per 45 franchi al mese.
Ma la sua intraprendenza e le sue capacità gli permisero di guadagnare sempre più. Dopo un anno il suo stipendio mensile era arrivato a 180 franchi e non si fermò lì. Il suo tavolo era già ingombro di pipe, scriveva di tutto senza alcuna difficoltà e con una velocità già allora notevole. Frequentava le conferenze stampa della polizia, delle associazioni cuturali, dei politici. Il giovane Simenon imparò a conoscere gli ambienti e le persone più diverse e iniziò a sapersi muovere in tutti gli ambiti. Finché, proprio dal direttore venne, dopo nemmeno tre anni, la consacrazione, la titolarietà di una rubrica Hors de poullailler (che poi cambiò titolo in Causons). Questo gli permise di compilare quotidianamente notazioni di costume a volte molto satiriche sulla società di Liegi prima sotto il nome di Monsieur Le Coq e poi come Georges Sim. Quasi ottocento pezzi. Ormai il Simenon giornalista era lanciato...

MAIGRET. BUON 80° COMPLEANNO, COMMISSARIO! DURANTE TUTTA LA PROSSIMA SETTIMANA NON PERDETEVI NULLA DELLO "SPÉCIAL-MAIGRET"

2011: ottant'anni di Maigret. E allora noi di Simenon-Simenon, la prossima settimana festeggeremo questa ricorrenza dedicando tutti i post da lunedì 28 marzo a domenica 3 aprile al celeberrimo commissario di 36 Quai des Orfévres.

Non perdete nemmeno un giorno se volete sapere tutto su Jules Maigret, la sua vera nascita, il suo percorso letterario, gli incipit più famosi, i personaggi della serie da M.me Maigret al giudice Comelieu, dai suo fidi ispettori alle locations delle sue inchieste. E poi ancora il rapporto tra creatore e personaggio, come iniziò l'avventura di Maigret e come finì.Insomma una vera indigestione di tutto quello che avreste voluto sapere del nostro caro commissario.

martedì 22 marzo 2011

SIMENON, LE TENSIONI CON LA MADRE E LA MORTE DEL FRATELLO

Morto il padre, Désiré, quando il giovane Simenon aveva 17 anni, tutta la sua famiglia é la madre Henriette Brulls, allora quarantunenne, e il fratello minore Christian, quattordicenne. La madre tira la carretta e per la verità lo faceva da quando il marito si era ammalato tre anni prima. In casa Simenon si spacca il soldo in quattro e per aiutare il bilancio familiare, vengono presi degli affittuari, spesso giovani russi o polacchi che venivano per studiare all'Università di Liegi. La madre ha un carattere dominante e il padre recessivo e per di più, da quando é malato, viene trattato dalla moglie come un peso, come un fastidio e un'impiccio per gli affittuari sui cui lei conta molto. Questa situazione aveva colpito Georges sin da quando era più piccolo, e lui aveva sempre parteggiato in cuor suo per il padre, pur estraniandosi dalla famiglia, chiudenosi nel mondo dei libri che divorava come nessun suo coetaneo faceva. Quando poi il padre venne a mancare il rapporto con la madre subì un peggioramento. La già chiara predilezione per il fratello minore fu ancor più esplicita e questo andrà avanti per tutta la vita. Anche quando nel '45 la madre chiese a Georges (cui rimproverava tanta ricchezza e tanta popolarità) di salvare Christian. Infatti questi aveva fatto parte delle squadre belga-naziste che avevano sterminato intere famiglie ebree e comuniste. Il Fronte di Librazione Nazionale belga quindi gli dava la caccia per giustiziarlo per crimini di guerra. Georges attraverso le sue conoscenze riuscì a farlo arruolare nella Legione Straniera, salvandogli la vita. Ma nel '47 mentre combatteva nel Tonkino il più giovane dei Simenon muore in uno scontro fuoco. Quando la madre lo seppe incolpò Georges e fece un lapidario commento "Sarebbe stato meglio che fossi morto tu, invece che Christian".
Questo la dice lunga sui rapporti tra Simeon e la madre, rapporti sui quali sicuramente torneremo più approfonditamente.

lunedì 21 marzo 2011

SIMENON. UN DIVORZIO E UN MATRIMONIO IN NEVADA

L'unione tra Simenon e Tigy era sempre stata segnata dalla tensione che l'esuberanza sessuale di lui creava nel loro rapporto. Il sesso, nemmeno quello matrimoniale, non era nelle priorità di Tigy e figurarsi quanto questo potesse procurare problemi a Georges. Era quindi costretto a continue menzogne, per giustificare le sue scappatelle quotidiane e a mille sotterfugi per i suoi rendez-vous sessuali con la Boule, che andavano avanti da anni. Da quando poi erano arrivati in America (la Boule non li aveva potuti seguire per motivi di passaporto e li raggiungerà in seguito) c'era questa nuova segretaria personale di Georges, Denyse Ouimet, che viveva con loro. Tra le due donne non era tutto rose e fiori, anche perchè la "segretaria", era un po' invadente, cercava di occuparsi anche dei diritti dei libri di Georges, delle sue questioni economiche, tendendo ad amministrare gli affari della "fabbrica Simenon".
Denyse e Georges tra il '46-'47 intanto vivono in incognito la fase più passionale del loro rapporto che lentamente dà prima i suoi segnali, poi diventa un realtà evidente di cui Tugy non può che prendere atto. E a poco a poco il ménage à trois diviene una routine quotidiana, sia pur punteggita da qualche screzio, ma con un suo pur instabile equilibrio. L'anno seguente, il 1948, arriva dalla Francia la Boule e con lei tornano le vecchie abitudini con monsieur Georges, quelle del dopo pranzo, quando lui si ritirava per la sua siesta, lei si infilava furtivamente nella camera e i due consumavano un rapido ma non frettoloso rapporto sessuale. Ma questa volta Tigy crede di averla alleata e di aver ancora una carta da giocare nei confronti di Denyse. Non vuole fare con la sua concorrente l'errore che un tempo fece con la Boule stessa: una scenata a Georges perché l'aveva scoperto con la Boule. Lui allora le rivelò candidamente tutta la verità, la natura e la durata di quegli incontri. E così l'unico risultato di Tigy era stato quello di allontanare Georges da lei. Ma il vero problema, cioè Denyse, non emerge in tutta la sua importanza finchè nel '49 non rimane incinta. A quel punto le cose si chiariscono definitivamente e Tigy sa per certo di essere fuori dal gioco. Sta per nascere il secondo figlio di Georges (si tratta di Johnny) e non sarà lei la madre. Il segnale più chiaro non potrebbe essere e nel '50, dopo una non facile trattativa, viene deciso il divorzio.
Lei ottiene la custodia di Marc, la casa di Nieul, la collezione di quadri (composta anche di Utrillo e Vlaminck), azioni, alimenti pari a quelle di un manager americano. Simenon però conquista una fondamentale clausola: Tigy deve accettare di vivere a non più di sei miglia dall'abitazione di Simenon, dovunque questa sia nel mondo, pena la perdita della custodia del figlio.
Il 21 giugno 1950 davanti al giudice, nel palazzo di giustizia di Reno (Nevada), si consuma il divorzio dopo ventisette anni di matrimonio.
Il 22 giugno, stessa città, stesso palazzo di giustiza, si celebra il matrimonio con Denyse che diventa così non solo di fatto, ma ora anche di nome, madame Simenon.