giovedì 7 aprile 2011

SIMENON CI METTE LA FACCIA... IN COPERTINA

Un personaggio tanto famoso e così a lungo come Georges Simenon, è normale che abbia avuto dedicate molte copertine, soprattutto quelle dei settimanali e dei magazine che spesso si interessavano allo scrittore, ma sovente puntavano a soddisfare la curiosità dei lettori in merito alla sua movimentata vita privata, alle sue uscite mondane, ai suoi trionfi e alle sue tragedie. Insomma come ogni personaggio pubblico oneri e onori e paparazzate o servizi concordati facevano parte della sia vita e di quelli che gli vivevano accanto.Qui di seguito riportiamo qualche esempio di prime pagine dedicategli










mercoledì 6 aprile 2011

SIMENON. MAIGRET, MAGRITTE E' O NON E' UNA PIPA?

"Ceci n'est pas une pipe". Chi non conosce questa allocuzione divenuta famosa perchè messa dall'autore come didascalia del famoso dipinto La Trahison des images (1928) di Magritte (belga pure lui)? Maigret-Magritte, una pipa che non è un pipa e un commmissario che la fuma continuamente. La fuma così tanto da essere talmente connaturata al personaggio da permetterle di rappresentare il tutto con una parte. Basta la pipa per pensare a Maigret? E allora nemmno questa é una pipa? E' solo una forma che ci rimanda all'idea del personaggio? E' personaggio lei stessa, quindi. E allora é vero, non è più una pipa.
Non è un gioco di parole, né un circolo artificioso. Ma una riflessione che ci sottopone Alain Bertrand nel suo Georges Simenon (1988) dove afferma "...Boutade? Punto d'incontro, semmai. Perché lo scrittore approfitta del rapporto metonimico stabilito nel corso della serie tra il commissario e questo attributo per appropriarsi per analogia dell'allocuzione di Magritte....". Ma se la pipa è Maigret, la pipa è anche Simenon.
Qualcuno ha fatto caso che, salvo in quelle scattate da bambino, nelle fotografie di Simenon non manca mai una pipa? O è in bocca allo scrittore, oppure in mano, altrimenti é lui a posare davanti ad una parte della sua collezione di pipe o a quelle tutte in fila già pronte e caricate sul suo tavolo di scrittura. Simenon era molto attento alla comunicazione, figuriamoci a quella visiva. Le fotografie dovevano sempre suggerire qualcosa di quel suo istante di vita, del posto in cui si trovava, di chi era vicino a lui in quel momento e, diciamo noi, del suo maniacale rapporto con la pipa.
E' davvero difficile trovare una foto in cui si faccia beccare senza un pipa che almeno gli spunti dal taschino.
Nel '78 in un'intervista, unidici anni prima di morire, confidò "...Ho iniziato a fumarla a tredici anni e non ho più smesso...". Il che significa che a settantacinque anni erano già 63 anni che fumava la pipa. Come poteva allora un personaggio come Maigret nascere senza pipa?

martedì 5 aprile 2011

SIMENON. MA QUANTE PAGINE PER UN ROMANZO?

Oggi non è più un tabù. Forse è il frutto una spinta dell'industria editoriale, più che l'esigenza espressiva degli autori contemporanei? Su questo andrebbe fatta una riflessione più profonda in una sede più idonea di questa. Ci riferiamo alla lunghezza dei romanzi. Ormai 500/600 pagine sono quasi la regola e se non proprio la regola sicuramente una media per i libri che affollano le librerie. Non sono un'eccezione nemmeno le 800/900 pagine. E addirittura il superamento del muro delle 1000 pagine non sono più casi che si contano sulle dita di una mano.
A questa regola però, ai suoi tempi, non scappò neanche uno come Simenon che con Mémoires intimes (più Le livre de Marie Jo) arrivò poco oltre le 1200 pagine. Ma fu davvero un'eccezione. Di solito i suoi romans durs sono tra le 150 e le 200 pagine, con poche punte fino a 250 pagine ed oltre. A parte Mémoires intimes, vanno fuori media Long cours (1935) con 380 pagine e Le testament Donadieu (1936) con oltre 390.
Però come dicevamo sopra, la stragrande produzione simenonia dei romans durs  si attesta tra le 150 e le 200 pagine. E, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di romanzi cui non manca nulla: trama, atmosfera, personaggi, considerazioni, descrizioni, dialoghi... insomma tutto quello che serve, né di più, né di meno, e tutto ad un certo livello, spesso ad alto livello. E sono quelli che gli hanno valso il riconoscimento della critica e la celebrità tra il pubblico e che ancora oggi, ad ogni riedizione, costituiscono dei titoli da classifica, non solo Francia, ma anche da noi, in Italia, e pure in altri paesi.
Però in Simenon c'era talvolta il sogno di scrivere in modo diverso, romanzi differenti, magari anche di maggior respiro, come afferma in una lettera del '62 al suo editore, Sven Nielsen, in cui specifica "...Per esempio sogno da molto tempo di scrivere un romanzo davvero lungo pieno di personaggi che s'incrociano. E' probabile che non lo scriverò mai. E' come credere che io sia stato costruito per correre su una certa lunghezza, per esempio i cento metri, se non addirittura i 60 metri, come per gli junior!..."

SIMENON. QUANDO CREDETTE (O FECE CREDERE) DI ESSERE QUASI MORTO

Lo spettro della morte cambia la prospettiva. Estate 1940. Simenon riceve un colpo violento al petto, dovuto alla percossa di un ramo nella foresta vicino Fontenay dove s'era recato a fare legna. I dolori del giorno dopo, e il dubbio di essersi rotto una costola, lo indussero a farsi una radiografia al petto.
Nessuna costola rotta, ma molte brutte notizie.
Il medico che aveva consultato gli diagnosticò un stato niente affatto tranquillizzante riguardo il suo cuore che riultava affaticato, stressato e logorato come quello di un vecchio. Difficilmente, secondo il medico, avrebbe potuto andar avanti per più di due anni.
La mente di Simenon tornò immediatamente alla sorte del padre Desiré che, proprio a causa del cuore, era morto a 43 anni dopo essersi ammalato tre anni prima. La storia praticamente pareva ripetersi. Georges all'epoca aveva 37 anni con la prospettiva di arrivare sì e no a 40. Una sorta di identificazione con il destino del paterno che gli faceva psicologicamente sentire la propria fine assai vicina.
Ovviamente gli fu vietato l'alcol, dovette smettere di fumare la pipa, sesso nemmeno a parlarne, cibo leggero e razionato. Quanto allo scrivere, visto lo stress che produceva in Simenon, gli fu intimato di sospendere immediatamente l'attività. Tutto questo con lo scopo di allungare un po' la speranza di vita.
Georges era atterrito. A casa la moglie Tigy si irrigidì nella propria tensione, la Boule scoppiò a piangere.
Il commento di Simenon al proposito fu significativo: " Sono stato l'uomo che ha fatto qualsiasi cosa, adesso mi si chiede di essere l'uomo che non farà nulla..."
Inizia a scrivere Pedigree de Marc Simenon (poi intitolato Je me souviens) per lasciare al figlio memoria dei suoi nonni. Ma questa è la versione che dà Francis Lacassine, uno dei suoi biografi, ma ci sono altri studiosi che danno versioni diverse. Per Pierre Assouline, invece Simenon già stava già scrivendo il libro che forse finì per condizionarlo. Simenon credette davvero di dover morire e, scrive Assouline quando riporta la versione di Simenon, che dovette aspettare tre anni, quando consultando il miglior cardiologo di Parigi, ebbe la certezza che il suo cuore era perfettamente sano e che il radiologo di Fontany era perfettamente incompetente. Altro biografo, Stanley G. Eskin, altra versione. Dopo il verdetto di Fontenay, passarono quattro anni e solo per caso, incontrando un medico ad una partita a bridge, gli fu consigliato di farsi visitare da un cardiologo che gli rivelerà il suo ottimo stato di salute. Per Patrick Marnham, invece Je me souviens sarà scritto come reazione alla pessima notizia, che però sarebbe stata subito smentita. Infatti racconta che Tigy, scettica, anche per la buona salute del marito e per il ritmo della sua attività fisica, non credeva ad una situazione così tragica. Tanto che decise di andara a consultare il famigerato radiologo, il quale parlò di un malinteso, affermando che il marito era in realtà in buona salute. Allora? Tutto inventato? E nel caso, perché? Sembra, sempre secondo Marnham, che la famosa visita dal cardiologo parigino non ebbe luogo dopo tre o quattro anni, ma subito, nell'autunno del '40. Questo viene confermato anche da Assouline che, quando ricostruisce la verità con testimonianze di chi gli stette accanto in quegli anni, compresi alcuni medici, accredita la versione per cui quello che fu una preoccupazione di qualche mese, nel racconto di Simenon diventa una sofferenza di anni.
Falso allarme quindi, dove la fantasia dello scrittore, l'influenza della vicenda paterna e forse anche la continua, forse in questo caso inconscia, necessità di essere al centro dell'attenzione concorsero tutti a creare questa immaginaria prossimità alla morte.
Anche perchè in quei famosi anni di angoscia e di inattività, dall'estate del '40 al '43, Simenon scrive tre Maigret e otto romans durs, tra cui Pedigree (gennaio 1943) davvero impegnativo. Inoltre, proprio in quegli anni, il suo stato di salute non gli impedisce di portare a termine fruttuosi trattative ed affari con la società di produzione Continental (quella di proprietà dei nazisti) vendendo vari soggetti per la sceneggiatura di diversi film.
Altro che inattività completa!

lunedì 4 aprile 2011

SIMENON CI RACCONTA SE' STESSO

Se facciamo qualche eccezione, come ad esempio L'Aventure (1937), Je me souviens (1940) o Quand j'étais vieux (1963), gli scritti autobiografici appartengono al Simenon della terza età. Basta pensare ai Mes Dictées tutti quei libri mai scritti, a dettati al registratore come Un homme comme un autre (1973), oppure Lettre à ma mére (1974). Un libro dedicato al rapporto con la propria genitrice, sempre molto difficile, che lo ha condizionato per tutta la vita e che, con ogni probabilità, in buona parte spiega l'atteggiamento di Simenon rispetto alle donne e forse anche al sesso. Altri dettati sono A l'abri de mon arbre (1976), o anche Je suis resté un enfant de choeur (1977) e ancora On di que j'ai soixante-quinze ans (1978) e Destinées (1979). Fa eccezione un caposaldo dell'opera simenoniana scritto invece ancora di suo pugno, é Mémoires intimes (1980). Un libro davvero speciale, le memorie fondamentali della sua vita, l'ultima sua opera, cui è peraltro annesso il Livre de Mari-Jo, quello della sua figlia, morta suicida a venticinque anni. Un fatto davvero molto condizionante degli ultimi dieci anni della sua vita.
Ma sentiamo cosa dice in proposito lo scrittore stesso, durante una conversazione con Francis Lacassin.
"...Ho smesso di scrivere romanzi il giorno in cui ho capito (avevo settant'anni)  che era troppo faticoso mettermi nella pelle degli altri e creare ancora dei personaggi. Allora sono diventato io il mio personaggio. E siccome in tutta la vita non sono riuscito a sapere tutto degli altri, mi sono detto: Ebbene, cercherò di farlo studiando me stesso. Non è che lo abbia deciso... poco a poco è successo, così, da solo...Sono delle piccole storie di ogni giorno che si intrecciano con vicende vecchie di cinquant'anni....Se volete - ma credo di essere un po' pretenzioso - è una sorta di psicanalisi di me stesso...".
Psicoanlisi, ricordi, piccoli piaceri della vecchiaia, tutto si miscela in questi utimi libri di Simenon che ci dicono molto di lui e soprattutto di come lui vedesse la sua vita.

domenica 3 aprile 2011

9/SPÉCIAL-MAIGRET. IL COMMISSARIO CONTRO SANCETTE

Spècial-Maigret. Per tutta questa settimana dedicheremo il post di ogni giorno al personaggio del commissario Maigret che proprio quest'anno festeggia l'ottantesimo anniversario dal suo lancio.


Forse Simenon lo considerava una sorta di "piano-B". In caso di disgrazia...cioè nell'eventualità di un flop editoriale di Maigret, poteva essere l'alternativa... L'outsider era lì pronto. Stiamo parlando di un altro investigatore, tale Sancette, che era ovviamente l'antitesi di Maigret. Giovanile, zazzera rossa, un eroe cui nulla e nessuno poteva resistere. Ma in che senso era pronto? Intanto era già stato abbozzato in qualche romanzo di quelli popolari, e poi era già comparso in oltre una ventina di racconti pubblicati. Tutto sommato era un epigono di quel Rouletabille, che aveva incantato Simenon fin da giovane (creato da Gaston Leroux nel 1907).
Jean Joseph Sancette è giovane, nel pieno delle forze, gran seduttore, capace di innumerevoli camuffamenti, ma la sua fortuna letteraria non volge a suo favore. Nel momento di scegliere tra lui e Maigret per fare il salt dalla letteratura popolare alla semi-letteratura, Simenon sceglie il commissario. Perchè? In realtà fu il pubblico a scegliere, con un gran successo di vendite. Maigret. Sancette, attraverso un'altro suo appellativo andò a finire in un esperimento di Simenon nella collana Photo-texte, una serie di pubblicazioni che avrebbe dovuto collocarsi a metà tra il romanzo e il foto-romanzo, dove la fotografia doveva avere una sua funzione narrativa alternandosi con il testo. Più facile a dirsi che a farsi. Intanto il personaggio non era nient'affatto originale, l'impaginazione non troppo felice penalizzava il testo e mortificava le fotografie (di Germaine Krull), una carta non adatta e una stampa che aveva avuto qualche problema... insomma tutto concorse alla confezione di un prodotto editoriale scadente. E come abbiamo detto il pubblico lo ignorò... forse non lo comprese? Qualcosa di troppo avanti per dei romanzi tutto sommato ancora popolari? Oppure un'idea che non poteva proprio funzionare?. Fatto sta che Fayard fermò la pubblicazione degli altri Photo-texte e riunì i restantii racconti di Sancette-G7 in un solo libro. Che fu per il personaggio una sorta di pietra tombale e la pietra su cui Maigret costruì la sua vittoria.

sabato 2 aprile 2011

8/ SPÉCIAL-MAIGRET. I COMPAGNI DI VIAGGIO DEL COMMISSARIO

Spècial-Maigret. Per tutta questa settimana dedicheremo il post di ogni giorno al personaggio del commissario Maigret che proprio quest'anno festeggia l'ottantesimo anniversario dal suo lancio.




Abbiamo detto della moglie di Maigret, ma in un seriale come quello concepito e realizzato da Simenon, ci sono un certo numero di personaggi (oltre a luoghi e abitudini) che concorrono, in modo spesso non secondario, a creare quell'atmosfera di confidenza tra il lettore e l'ambiente della serie e che costituiscono quel filo diremmo quasi familiare da cui non di rado ne dipende il successo. Inoltre trattandosi di un seriale che si è sviluppato in oltre cento inchieste, nell'arco di quarant'anni, Simenon ha avuto l'opportunità di definire e dare più spessore ai co-protagnisti, almeno quelli più importanti.
Iniziamo da quelli che lavorano gomito a gomito con il capo e costituiscono la sua squadra, come l'ispettore Lucas, che è il più anziano, che fuma la pipa anche lui  e che é destinato un giorno a prendere il posto di Maigret. Tra gli altri ispettori troviamo Torrence, definto da Maigret "un vero segugio", Janvier, che vediamo spesso impegnato con vari travestimenti, quando è sulle tracce di qualche sospetto e deve pedinarlo. Poi c'è Lapointe, è il più giovane degli ispettori con cui il commissario tende ad aver un atteggiamento paterno. C'è un'altro ispettore che incontriamo ogni tanto, ma che non fa parte della sua squadra, è in forza in un commissariato di zona. Si tratta dell'ispettore Lognon, che si lamenta sempre e che è un po' vittima degli sfottò e delle prese in giro della squadra di Maigret.
Poi ci sono i superiori. Anzi il superiore. Il giudice Comelieau, che è a capo della procura e che ha un rapporto burrascoso con il commissario, un po' perchè non ne apprezza il metodo d'indagine e un po' perché Maigret spesso ci mette del suo per farlo andare su tutte le furie. Vorrebbe sempre impiegare squadroni di poliziotti, fare cacce all'uomo in tutta Parigi, quando Maigret vuole invece muoversi in punta di piedi, facendo lavorare il suo cervello e la sua sensibilità. Il giudice però deve arrendersi ai fatti, cioè alle brillanti soluzioni dei vari casi che quel poliziotto, per lui così strano, riesce a riportare. Ancora due importanti personaggi, il medico legale dottor Paul (anatomopatologo realmente esistito e amico di Simenon) e il dottor Moers che riunisce le competenze scientifiche nell'esame dei reperti e una conoscenza formidabie dell'archivio storico e ha il suo laboratorio nel caratteristico sottotetto di 36, Quai des Orfévres. Poi nella vita privata vanno citati i coniugi Pardon. Lui è un medico e lei casalinga, si ritrovano ogni mese in una cena alternativamente a casa dell'una o dell'altra coppia. Con il marito Maigret non disdegna di parlare di argomenti medici (ricordiamo che il giovane Maigret aveva dovuto sospendere gli studi in medicina per la morte del padre).

MAIGRET MENO UNO, MA ARRIVA SIMENON

Nel tenere d'occhio le classifiche che il supplemento settimale de La Stampa, TuttoLibri, pubblica ad ogni numero, anche oggi dobbiamo registrare dei movimenti per quanto riguarda i titoli di Georges Simenon. Infatti nella sezione Tascabili, L'amico d'infanzia di Maigret perde la prima posizione e scivola al secondo posto. Allo stesso tempo c'è da segnalare nella sezione Narrativa Straniera, l'ingresso de La fuga del signor Monde che esordisce all'ottava posizione.

7/SPÉCIAL MAIGRET - M.ME MAIGRET LA MOGLIE CHE SIMENON INVIDIAVA AL COMMISSARIO

Spècial-Maigret. Per tutta questa settimana dedicheremo il post di ogni giorno al personaggio del commissario Maigret che proprio quest'anno festeggia l'ottantesimo anniversario dal suo lancio.


Sì d'accordo, come il marito, anche la moglie è un'invenzione di Simenon e quindi l'ha fatta come voleva lui. D'accordo, la figura che ne esce è perfettamente complementare al commissario, ma... Ma ciò non toglie che le caratteristiche fisiche e comportamentali che contraddistinguono M.me Maigret, sono, almeno in gran parte, quelle che avrebbero corrisposto alla moglie ideale dello scrittore.
Questa è la specie di bonaria invidia che si legge spesso tra le righe  delle inchieste. Certo la si percepisce e la si capisce meglio conoscendo la vita di Simenon e i rapporti con le sue donne più importanti.
In effetti, di primo acchitto, in M.me Simenon ritroviamo quella rotondità fisica che non è ciccia in eccesso, ma una sorta di paffuta silouhette, discreta, dotata lì dove deve esserelo. E' un po' la descrizione fisica che Simenon faceva della Boule, la sua storica femme de chambre. E poi é aggraziata, pronta a farsi in disparte quando il commmissario é d'umor nero, a coccolarlo quando ne ha bisogno, ma soprattutto ad irretirlo e sedurlo con i suoi manicaretti.
Certo manca un tassello importante, anzi fondamentale per l'autore: il sesso. I due nemmeno ne parlano... una coppia assessuata potremmo dire. Però Maigret, pur non vivendo scappatelle extra-coniugali, incontra donne sensuali e fascinose da cui non può non rimanere turbato... sia pure temporaneamente.
Ma torniamo a M.me Maigret che, come si sa, segue di nascosto le imprese del marito sui giornali che spesso parlano delle sue inchieste. Questo infastidisce un po' il commissario che un po' fa finta di non saperlo e un po' si arrabbia quando la moglie, non li nasconde bene e lui ne scova uno in casa.
Ma è anche un donna indipendente. Abituata a periodi di solitudine quando il marito parte o passa qualche notte fuori casa per un caso particolare. Parte non di rado per andare a trovare la sorella in Alsazia. A volte le capita anche di dare una mano a Maigret in alcune delle sue inchieste. E, quando decideranno di acquistare un'automobile, sarà lei a guidarla. Maigret non sa condurre una macchina.
Quindi per tornare al concetto espresso all'inizio, una donna così sarebbe stata il sogno di Simenon che al proposito dice in un''ntervista del '73 di cui racconta nei Dictée (Des traces de pas 1974) "...Nel pomeriggio la radio svizzera è venuta ad intervistarmi per un'ora. Ho accettato così tante volte questo tipo d'interviste! Non era né una gioia, né un onore. Era una specie di dovere....  In questa intervista mi è scappata una frase che non sarà sfuggita a qualcuno. E' stato quando mi hanno domandato se il mio ideale amoroso fosse M.me Maigret, io istintivamente ho risposto di sì".

venerdì 1 aprile 2011

6/SPÉCIAL-MAIGRET. LA PRIMA SERIE E POI TUTTE LE ALTRE

Spècial-Maigret. Per tutta questa settimana dedicheremo il post di ogni giorno al personaggio del commissario Maigret che proprio quest'anno festeggia l'ottantesimo anniversario dal suo lancio.

Abbiamo detto che il contratto con Fayard, prevedeva la fornitura di sei titoli di Maigret, subito, prima di inziare le pubblicazioni. E Simenon non ebbe certo problemi a soddisfare questa richiesta, anche perché da lui stesso era venuta la richiesta di pubblicarne uno al mese. L'accordo generale era per diciannove titoli. Quindi dopo i primi sei scritti tra il 1929 e il 1931 (Pietr-Le-Letton, M.Gallet décédé, Le Pendu de Saint-Pholien, Le charretier de la Providence, La tête d'un homme, Le chien Jaune) e pubblicati tra febbraio e maggio del 1931 (tranne La tête d'un homme uscita a settembre, ma sostituito come pubblicazione da La Nuit du carrefour a giugno 1931), in cinque mesi uscirono sei inchieste del commissario Maigret, abbondantemente oltre il ritmo previsto.
Le altre tredici furono pubblicate tra il luglio 1931 e il marzo del 1934 con ritmo più lento: tre nel '31, sette nel '32, due nel '33 e uno nel '34.
Nel frattempo tra luglio del '31 e la primavera del '34 Simenon scrisse anche 14 romans-durs per Fayard e infine il primo (Les demoiselles de Concarneau) per Gallimard con cui aveva appena concluso un contratto.
Simenon, terminato il rapporto con Fayard e scritti i diciannove titoli, voleva che la sua avventura con Maigret si esaurisse lì.
Infatti si presentò a quell'Arthème Fayard, che tanto aveva ostacolato la sua creatura e che non aveva creduto al suo possibile successo, e dichiarò lapidariamenente:
- E' finita, io smetto...
- Voi siete folle! - rispose alterato Fayard - Vi romperete il naso cercando di scrivere altro che un romanzo poliziesco!
- Finiamola con Maigret. Non ho più bisogno del filo conduttore di un genere. Adesso credo di poter scrivere un vero romanzo...
- Voi siete come Conan Doyle che voleva sempre uccidere Sherlock Holmes per scrivere un vero romanzo! Lo rimpiagerete per tutta la vita! Non è mai successo che un autore di romanzi polizieschi sia riuscito a diventare un vero romanziere. Credetemi è un abbaglio, vi ricrederete! Voi non siete fatto per la letteratura, ma per la letteratura popolare!
Quanta ragione e quanto torto aveva insieme il vecchio Fayard! Da una parte perché dopo cinque anni di "vacatio" Simenon riprenderà a scrivere i Maigret fino al 1972. Ma dall'altra perché Simenon divenne uno scrittore universalmente riconsociuto e per di più l'unico in grado di creare e portare avanti le inchieste di un grande personaggio poliziesco di popolarità mondiale e allo stesso tempo dimostrarsi un letterato affermato, stimato dalla critica e arrivato ad un passo dal premi Nobel.