Abbiamo scritto in un precedente post della lettera che Simenon scrisse nel '79 al suo personaggio più famoso, Maigret, apparsa sul giornale L'illustré de Lausanne, in cui si scusava per aver interrotto la serie delle sue inchieste senza nemmeno salutarlo e ringraziarlo. Allora Simenon, a settantasei anni, avverte un sentimento d'affetto nei confronti di un compagno con cui aveva diviso una considerevole parte della sua vita (dal 1931 al 1972). Questa era stata preceduta non proprio da una lettera, ma da uno vero e proprio libro (Les Mémoires de Maigret -1951) in cui è il commissario a parlare del suo autore. Simenon fa il ventriloquo insomma, dà la sua voce a Maigret che è un personaggio che lui ha creato e lo fa parlare di sè come se fosse un terzo che esprimesse un giudizio sullo scrittore. Insomma un specie di gioco che funziona, perchè in quarant'anni d'inchieste Maigret ha preso la consistenza di un personaggio quasi reale, e non solo nell'immaginario collettivo dei lettori, ma forse anche nella mente di Simenon. Il pretesto è l'incontro dei due a 36, Quai des Orfèvres.
Ecco qualche stralcio di questi ricordi raccontati da Maigret.
"... La giornata era così scura che l'abat-jour verde del commissario Xavier Guichard era accesa. Di fianco a lui, su un poltrona, vidi un giovane uomo che si alzò per tendermi la mano, quando fummo presentati l'un l'altro.
- Il commissario Maigret, M. Georges Sim, giornalista...
- No, non giornalista, romanziere - protestò il giovanotto, sorridendo.
Xavier-Guichard sorrise anche lui.....".
L'incontro era avvenuto.
"...Il commissario (Xavier-Guichard) mi parlava mi parlava molto seriamente, come si trattasse di un affare di una certa importanza o di un personaggio di riguardo.
- M. Sim, per i suoi romanzi, ha bisogno di conoscere il funzionamento della Polizia Giudiziaria. Come ha appena finito di dirmi, una buona parte dei drammi umani si svolgono proprio in questa sede. E mi ha spiegato anche che non sono tanto le tecniche della polizia che desidera apprendere, quanto l'ambiente in cui queste operazioni si svolgono..."
Ed ecco l'interesse più per l'atmosfera e l'aria che si respirava a 36 Quai des Orfèvres, che non ai metodi d'indagine usati dai poliziotti.
"...Io (Maigret) davo delle occhiate di sfuggita a quel giovnotto che non doveva avere più di veniquattr'anni, magro, capelli abbastanza lunghi, e il meno che potessi dire di lui era che pareva non avere dubbi su nulla, e ancor meno su sé stesso...."
E Sim così inizia a seguire il commissario nelle sue attivita quotidiane, che così racconta.
"- Se volete, potremmo iniziare dal servizio antropometrico.
- A meno che questo non vi disturbi troppo, preferirei iniziare dall'anticamera.
Fu la prima sorpresa. D'altronde me lo chiedeva gentilmente, e per di più con uno sguardo disarmante, spiegandomi.
- Capitemi, vorrei seguire il percorso che i vostri "ospiti" seguono normalmente...."
La visita dura dei giorni e il commissario e il giornalista... cioè il romanziere, iniziano a scambiarsi anche delle informazioni non professionali, andando più sul personale, come se si fosse instaurata tra i due una certa confidenza.
Insomma un gioco di specchi, in cui però è interessante vedere come Simenon si racconta attraverso il filtro di Maigret e con oltre vent'anni di mezzo.
mercoledì 20 aprile 2011
martedì 19 aprile 2011
SIMENON. PEDIGREE E ANDRE' GIDE
Ci pensava da tempo. Da quando aveva scritto Le Testament Donadieu (1937). Lanciato ormai nella letteratura ed entrato in Gallimard, la casa editrice più raffinata di Francia, anelava ad un'opera che lasciasse il segno, un romans, un journal, delle mémories... Non aveva ancora ben chiaro cosa, anche se pian piano si faceva strada l'idea di una grande opera che fosse un ritorno al mondo della sua infanzia. Siamo nel '40 è scoppiata la guerra e Simenon si è ritirato, nel suo castello a Fontanay-le-Comte, quasi isolato al mondo. E' il periodo in cui dopo che un medico avendogli scoperto una grave anomalia al cuore, gli aveva dato un paio d'anni di vita o poco più (diagnosi rivelatasi poi falsa). Lo spettro della morte (vero o creduto) è un'altro fattore importante di quel periodo. In più c'era la sollecitazione di André Gide a concentrarsi su un opera importante.
Autunno del '40. La coincidenza di questi fattori, fà scattare in Simenon quel famoso declic e si butta a corpo morto su quello che sarà poi Pedigree. Sa da dove partirà, ma non sa quell'impresa dove lo porterà e cosa quell'opera sarà alla fine.
L'intenzione dichiarata all'editore è quella di " ...un canzone di gesta della piccola gente, quelli che fanno quello che gli si dice, senza che sappiano dove andranno a finire e che provano lo stesso ad andare da qualche parte, e che si ostinano, arrampicandosi, e cadendo, aggrappandosi, disperandosi e poi sperando nuovamente... Partirò dal 1903 e arriverò... non si fino a quando... La mia personale esperienza conterà poco, ma tutto sarà tragicamente vero, nomi compresi..."
Una prima stesura ancora non completa viene inviata all'editore senza neanche una rilettura. Forse Simenon è timoroso, ha perso qualcosa dell'entusiasmo iniziale. Ora iniziano ad affiorare i dubbi. Si sente come un debuttante e in qualche senso lo è per il tipo di opera che ha avuto l'ambizione di scrivere. E non è più sicuro di quello che ha creato.
In questi momenti di smarrimento, il non ancora quarantenne scrittore, si rivolge al suo maestro, Gide, che sembra l'unico in grado di capirlo e di dargli sicurezza. In una lettera gli chiede, però, un'analisi spietata:
"...Non è che scrivendo per il mio piacere, per il gusto di liberarmi infine di ogni regola, ma anche dell'affanno di una pubblicazione immediata, sarò arrivato a scrivere solo per me stesso e vicende che hanno sapore e valore soltanto per me?... Forse dovreste riportarmi alla realtà...So che sarete sincero. Ve lo domando. Vi supplico....". Nel frattempo Gallimard ha girato la bozza a Gide.
Tutti sono in attesa delle sue parole.
"Mi è piaciuto il tono. I personaggi si stagliano immediatamente, la voglia di conoscerli maggiormente, di seguirli si rinnova ad ogni pagina - commenta Gide - Attendo con impazienza il seguito".
Ma a lettura finita il suo giudizio sarà impietoso. "E' toccante, ma confuso. Come non mai, è con le migliori intenzioni che si fa della cattiva letteratura". E ancora "...senza sostanza, senza arte... - e rivolgendosi all'editore - si rischia di andare incontro ad una catastrofe."
La posizione di Gide è molto severa, ma la sua stima per Simenon riamane, anche se si chiede "Ora quello che ci si aspetta da Simenon è di capire com'è diventato quello che è oggi; ma forse lui stesso non sarà capace di farlo".
Insomma parere negativo. Ora si tratta di farlo sapere a Simenon, questo è il problema di Gide e di Gallimard. L'editore decide per la via diretta. Gli fa pervenire la relazione integrale di Gide. Per Simenon è un colpo micidiale, ma è un buon incassatore, ribatte che è una prima stesura, materiale ancora grezzo che ha bisogno di essere rielaborato e integrato. Questa vota non scrive in état de romans, pianifica, organizza, non chiude tutto in dieci giorni... la strada e lunga e non si è dato scadenze. E infatti, in un modo assolutamente inconsueto, lavora per un anno intero al libro. Gide ne fà, a più riprese, una puntigliosa revisione. Il libro verrà faticosamente terminato, Simenon ha dato il meglio di sé stesso, di più non avrebbe potuto.
Gide chiuse la questione dichiarando che " Simenon vale più della sua reputazione". Gallimard alla fine pubblicherà il libro a guerra finita, nel '48.
Aldilà della sua riuscita artistica, Pedigree è sicuramente un libro che ha lasciato un segno, ha influenzato Simenon, positivamente, costringendolo a prendere maggior coscienza di sé e liberandosi anche di certi fantasmi che lo perseguitavano.
Autunno del '40. La coincidenza di questi fattori, fà scattare in Simenon quel famoso declic e si butta a corpo morto su quello che sarà poi Pedigree. Sa da dove partirà, ma non sa quell'impresa dove lo porterà e cosa quell'opera sarà alla fine.
L'intenzione dichiarata all'editore è quella di " ...un canzone di gesta della piccola gente, quelli che fanno quello che gli si dice, senza che sappiano dove andranno a finire e che provano lo stesso ad andare da qualche parte, e che si ostinano, arrampicandosi, e cadendo, aggrappandosi, disperandosi e poi sperando nuovamente... Partirò dal 1903 e arriverò... non si fino a quando... La mia personale esperienza conterà poco, ma tutto sarà tragicamente vero, nomi compresi..."
Una prima stesura ancora non completa viene inviata all'editore senza neanche una rilettura. Forse Simenon è timoroso, ha perso qualcosa dell'entusiasmo iniziale. Ora iniziano ad affiorare i dubbi. Si sente come un debuttante e in qualche senso lo è per il tipo di opera che ha avuto l'ambizione di scrivere. E non è più sicuro di quello che ha creato.
In questi momenti di smarrimento, il non ancora quarantenne scrittore, si rivolge al suo maestro, Gide, che sembra l'unico in grado di capirlo e di dargli sicurezza. In una lettera gli chiede, però, un'analisi spietata:
"...Non è che scrivendo per il mio piacere, per il gusto di liberarmi infine di ogni regola, ma anche dell'affanno di una pubblicazione immediata, sarò arrivato a scrivere solo per me stesso e vicende che hanno sapore e valore soltanto per me?... Forse dovreste riportarmi alla realtà...So che sarete sincero. Ve lo domando. Vi supplico....". Nel frattempo Gallimard ha girato la bozza a Gide.
Tutti sono in attesa delle sue parole.
"Mi è piaciuto il tono. I personaggi si stagliano immediatamente, la voglia di conoscerli maggiormente, di seguirli si rinnova ad ogni pagina - commenta Gide - Attendo con impazienza il seguito".
Ma a lettura finita il suo giudizio sarà impietoso. "E' toccante, ma confuso. Come non mai, è con le migliori intenzioni che si fa della cattiva letteratura". E ancora "...senza sostanza, senza arte... - e rivolgendosi all'editore - si rischia di andare incontro ad una catastrofe."
La posizione di Gide è molto severa, ma la sua stima per Simenon riamane, anche se si chiede "Ora quello che ci si aspetta da Simenon è di capire com'è diventato quello che è oggi; ma forse lui stesso non sarà capace di farlo".
Insomma parere negativo. Ora si tratta di farlo sapere a Simenon, questo è il problema di Gide e di Gallimard. L'editore decide per la via diretta. Gli fa pervenire la relazione integrale di Gide. Per Simenon è un colpo micidiale, ma è un buon incassatore, ribatte che è una prima stesura, materiale ancora grezzo che ha bisogno di essere rielaborato e integrato. Questa vota non scrive in état de romans, pianifica, organizza, non chiude tutto in dieci giorni... la strada e lunga e non si è dato scadenze. E infatti, in un modo assolutamente inconsueto, lavora per un anno intero al libro. Gide ne fà, a più riprese, una puntigliosa revisione. Il libro verrà faticosamente terminato, Simenon ha dato il meglio di sé stesso, di più non avrebbe potuto.
Gide chiuse la questione dichiarando che " Simenon vale più della sua reputazione". Gallimard alla fine pubblicherà il libro a guerra finita, nel '48.
Aldilà della sua riuscita artistica, Pedigree è sicuramente un libro che ha lasciato un segno, ha influenzato Simenon, positivamente, costringendolo a prendere maggior coscienza di sé e liberandosi anche di certi fantasmi che lo perseguitavano.
lunedì 18 aprile 2011
SIMENON RACCONTA COME NASCE MAIGRET
Georges Simenon intervistato dalla televisione canadese, nella trasmissione Prèmier Plan, parla di come è nato il personaggio di Maigret, dei suoi contrasti con l'editore Fayard e del lancio della serie delle inchieste del commissario di 36 Quai des Orfèvres.
domenica 17 aprile 2011
SIMENON. MAIGRET SBARCA SULLA TV ITALIANA
Era appena passato Natale. E anche Santo Stefano. Domenica 27 dicembre 1964 gli italiani sintonizzati su Rai Uno alle 21 assistettero alla prima puntata dell'adattamento televisivo delle inchieste del commissario Maigret.
Fu un successo. Circa quindici milioni di telespettatori seguirono "Un'ombra su Maigret" tratto dall'opera di Georges Simenon, Cécile est morte (Gallimard 1942). La trasposizione tv prevedeva una seconda puntata venerdì 1 gennaio 1965 ed una finale la domenica 3. E fu il primo di quattro serie (1964/65 - 1966 - 1968 - 1972), per un totale di sedici sceneggiati e trentacinque puntate.
Insomma una bella produzione Rai che ebbe picchi d'ascolto di 18,5 milioni che contribuì non poco a far conoscere il commissario siemenoniano in Italia, anche se le sue inchieste erano apparse già nel 1932 per il tipi dell'Arnaldo Mondadori Editore (allora a Verona), nella collana I libri neri. Poi c'era stata anche una riduzione televisiva antecedente che non aveva lasciato il segno, quella di Liberty Bar nel 1960, tratta da un lavoro teatrale andato in scena a Roma al Ridotto dell'Eliseo.
Ma torniamo alla serie che diede popolarità al commissario Maigret.
Gli ingredienti c'erano tutti perchè fosse un successo. Maigret era, come dire, un personaggio telegenico (tanto che oltre che in Francia ci furono sceneggiati prodotti anche in Inghilterra, Belgio, Germania e in altri paesi europei fino alla Russia ed extra-europei come il Giappone).
Telegenia a parte, dietro c'era la scrittura e la struttura narrativa di Simenon, sulla quale inseriva, tra gli sceneggiatore, un drammaturgo come Diego Fabbri,
un regista televisivo e cinematografico come Mario Landi, il tutto supervisionato da un tale Andrea Camilleri, allora delegato di produzione della Rai.
E poi c'era il cast che, oltre ad attori fissi nei ruoli come Andreina Pagnani in M.me Maigret, costituito attori di teatro anche di grosso calibro. Ecco qualche nome che dirà qualcosa agli ultracinquantenni, Mario Maranzana (ispettore Lucas), Franco Volpi (il giudice Comelieau), Giusy Raspani Dandolo, Andrea Checchi, Ugo Pagliai, Gian Maria Volontè, Marina Malfatti, Silvano Tranquilli, Ileana Ghione, Arnoldo Foà, Marisa Merlini, Cesco Baseggio, Vittorio Sanipoli, Angela Luce, Guseppe Pambieri, Oreste Lionello, Loretta Goggi.
Fu un fenomeno che coinvolse tutta l'Italia. Non solo ascolti altissimi, ma consguenze anche su altri fronti. Allora i cinema, pur di non perdere gli spettatori, quando era programmato Maigret, disponevano dei televisori in sala e, finita la puntata, tornavano a proiettare film. E la pipa? Bene, uno dei decani dei venditori di pipe a Roma, ricorda come in quel periodo ci fu un incremento di vendite delle pipe per il gran numero di neofiti evidentemente condizonati dalla moda Maigret. Insomma una serie tv che a distanza di 45 anni ancora attrae, visto che, tornata in edicola con una collezione di dvd, è andata esaurita.
Fu un successo. Circa quindici milioni di telespettatori seguirono "Un'ombra su Maigret" tratto dall'opera di Georges Simenon, Cécile est morte (Gallimard 1942). La trasposizione tv prevedeva una seconda puntata venerdì 1 gennaio 1965 ed una finale la domenica 3. E fu il primo di quattro serie (1964/65 - 1966 - 1968 - 1972), per un totale di sedici sceneggiati e trentacinque puntate.
Insomma una bella produzione Rai che ebbe picchi d'ascolto di 18,5 milioni che contribuì non poco a far conoscere il commissario siemenoniano in Italia, anche se le sue inchieste erano apparse già nel 1932 per il tipi dell'Arnaldo Mondadori Editore (allora a Verona), nella collana I libri neri. Poi c'era stata anche una riduzione televisiva antecedente che non aveva lasciato il segno, quella di Liberty Bar nel 1960, tratta da un lavoro teatrale andato in scena a Roma al Ridotto dell'Eliseo.
Ma torniamo alla serie che diede popolarità al commissario Maigret.
Gli ingredienti c'erano tutti perchè fosse un successo. Maigret era, come dire, un personaggio telegenico (tanto che oltre che in Francia ci furono sceneggiati prodotti anche in Inghilterra, Belgio, Germania e in altri paesi europei fino alla Russia ed extra-europei come il Giappone).
Telegenia a parte, dietro c'era la scrittura e la struttura narrativa di Simenon, sulla quale inseriva, tra gli sceneggiatore, un drammaturgo come Diego Fabbri,
un regista televisivo e cinematografico come Mario Landi, il tutto supervisionato da un tale Andrea Camilleri, allora delegato di produzione della Rai.
E poi c'era il cast che, oltre ad attori fissi nei ruoli come Andreina Pagnani in M.me Maigret, costituito attori di teatro anche di grosso calibro. Ecco qualche nome che dirà qualcosa agli ultracinquantenni, Mario Maranzana (ispettore Lucas), Franco Volpi (il giudice Comelieau), Giusy Raspani Dandolo, Andrea Checchi, Ugo Pagliai, Gian Maria Volontè, Marina Malfatti, Silvano Tranquilli, Ileana Ghione, Arnoldo Foà, Marisa Merlini, Cesco Baseggio, Vittorio Sanipoli, Angela Luce, Guseppe Pambieri, Oreste Lionello, Loretta Goggi.
Fu un fenomeno che coinvolse tutta l'Italia. Non solo ascolti altissimi, ma consguenze anche su altri fronti. Allora i cinema, pur di non perdere gli spettatori, quando era programmato Maigret, disponevano dei televisori in sala e, finita la puntata, tornavano a proiettare film. E la pipa? Bene, uno dei decani dei venditori di pipe a Roma, ricorda come in quel periodo ci fu un incremento di vendite delle pipe per il gran numero di neofiti evidentemente condizonati dalla moda Maigret. Insomma una serie tv che a distanza di 45 anni ancora attrae, visto che, tornata in edicola con una collezione di dvd, è andata esaurita.
sabato 16 aprile 2011
SIMENON. MAIGRET NON MOLLA IN CLASSIFICA
Maigret non molla la classifica. Parliamo come al solito di quella riportata da Tuttolibri de La Stampa di oggi. L'amico d'infanzia di Maigret tiene infatti da qualche settimana la classifica tra la terza e la quinta posizione nella sezione della narrativa straniera.
L'inchiesta del commissario fu scritta da Simenon e pubblicata da Presses de la Cité nel 1968 con il titolo originale L'Ami d'enface de Maiget.
L'inchiesta del commissario fu scritta da Simenon e pubblicata da Presses de la Cité nel 1968 con il titolo originale L'Ami d'enface de Maiget.
SIMENON. COMPLMENTI!
Gide, Faulkner, Symons, LeCarré, Camus, Miller, Fellini, Sepulveda |
E di complimenti Simenon ne riceveva, soprattutto da un certo periodo in poi, non pochi.
Abbiamo detto in qualche post precedente che Dashiell Hammett (anche se non in una lettera) gli aveva fatto un gran complimento affermando che Simenon gli ricordava Edgard Allan Poe. André Thérive, critico letterario e giornalista, scrive su Temps:" Credo proprio di aver appena letto un capolavoro allo stato puro (Le locataire - Gallimard 1934)... Io protesterò sempre quando si accuserà Simenon di scrivere male. Scrive bene, cioè giusto, come necessita. Leggete Les Pitard (1935), un libro straordinario, così complesso e così semplice, e dite se la parola perfezione non è la più esatta per definirlo...".
Nel '32 Robert Brasillach, in un articolo, Pro e contro il romanzo poliziesco, loda la capacità di Simenon, anche nei Maigret, di descrivere un canale, di approfondire uno stato psicologico, e di sapere rendere così bene situazioni come la decadenza e l'avvilimento. Marcel Aymé, scrittore e drammaturgo, lo definisce addirittura "un Balzac senza lungaggini".
Le soddisfazioni arrivano anche dall'estero dove l'inglese Julian Symons, esperto critico in letteratura poliziesca, scrive così dell'opera simenoniana: "... E' più facile ammirare che amare i sui libri, romans durs o Maigret che siano. Il loro creatore é, in un certo senso, il più straordinario fenomeno letterario di questo secolo, ma il suo talento é più quello di un chirurgo letterario piuttosto che quello di un grande creatore...". E poi ci sono le frasi dei grandi.
Ad esempio Albert Camus: "Non avrei scritto Lo straniero se non avessi letto la Vedova Couderec". E André Gide, che l'aveva definito il Balzac del '900 affermò: "E' il più grande di tutti... il più vero romanziere che abbiamo in letteratura...". E ancora il suo amico americano Henry Miller: "C'è una tenerezza che non trovo frequentemente tra gli scrittori francesi. Sarà il lato belga?...". Invece William Faulkner affermava "Adoro leggere Simenon. Mi fa pensare a Checov". Il regista Fellini, che era legato alla scrittore da una grande amicizia e anche da un idem sentire, sottolineava: "L'amico più grande che ciascuno vorrebbe avere, un compagno sul lavoro e nella vita, un punto di riferimento che non viene mai meno e che ti dà forza". E anche ai giorni nostri romanzieri come John le Carré spiega che Simenon: "E' uno scrittore a suo agio sia con la realtà che con la fantasia, con la passione e con la ragione. E soprattutto ispira quella particolare confidenza che i lettori riservano ai romanzieri che venerano". Anche Luis Sepulveda ha fatto notare che "Nulla vale un'inverno in compagnia di una buona scorta di cognac e dell'opera completa di Simenon".
SIMENON. TRE EDITORI PER LA VITA
FAYARD |
Il rapporto tra Arthème Fayard, produttore cinematografico di successo, inventore del settimanale Candide era iniziato ai tempi dei romanzi popolari ed era abbastanza amichevole.
"... Arthème era un bell'uomo, tempie brizzolate... un tipo che aveva del fiuto... era un uomo di successo - ricorda Simenon in uno dei suoi Dictées - molto sicuro di sé stesso, che esprimeva giudizi anche 'tranchant' su tutto quello che riguardava il giornalismo o la letteratura..."
GALLIMARD |
"In realtà Gaston Gallimard era un timido, ma io pure ero altrettanto timido, ed é il motivo per cui ho potuto trattare con lui in un modo così autoritario - Simenon racconta come firmò il suo contratto con il patron - Il risultato è che un'ora dopo il nostro accordo era firmato... io non sono più tornato, salvo eccezionalmente, negli uffici di rue Sébastien-Bottin. E' lui che ogni anno, allo scadere del nostro contratto, veniva a trovarmi a Nieul-sur-mer. Una solida amicizia si instaurò poco dopo tra noi. Io d'altronde la condivido ancora oggi con suo figlio Claudio, che allora era un adolescente..."
NIELSEN |
"Io gli ero molto affezionato, allora viaggiavo ancora e quindi spesso io andavo a Parigi e lui veniva a Losanna e avevamo dei lunghi discorsi che ci prendevano molto - Simenon ricorda nei suoi Dicteés - Ci scrivevamo ogni settimana per un lungo periodo, lettere che mi arrivavano regolarmente il sabato o il lunedì..."
giovedì 14 aprile 2011
SIMENON. ANCHE PER LUI ADELPHI CONTA SUGLI SCONTI
In tempi di crisi "sconto" è un termine che risuona frequentemente quasi come il "compra adesso e pagherai dopo". Mentre quest'ultima formula non è utilizzata in editoria, lo sconto sta invece prendendo piede. Certo, sempre limitamente ad alcune collane e per un periodo di tempo ben preciso. Ad esempio l'Adelphi ha deciso di rinunciare ad un 25% dei suoi incassi sui titoli delle collane tascabili, a favore degli eventuali acquirenti, fino al 16 maggio (operazione iniziata la settimana scorsa). Si tratta di un bel lotto di titoli quasi mille (972 per la precisione). Ma la notizia che qui ci interessa e che ben 85 sono romanzi e Maigret di Simenon. Troverete i titoli delle opere simenoniane scontate alla fine del post. Un'occasione per fare incetta soprattutto delle inchieste del commissario che, manco a dirlo, fanno la parte del leone. Ma magari per chi si è addentrato da poco nell'universo simenoniano è un occasione per fare un po' di scorta. In fin dei conti anche quella del libro è un'industria come quella dei saponi, certo compri cinque e paghi quattro suona un po' "detersivo", ma oltre alle tasche, alla fine fa bene alla mente e allo spirito. Ecco i titoli:
- L'amico d'infanzia di Maigret
- Maigret e il produttore di vino
- Maigret a Vichy
- Maigret è prudente
- Maigret e il caso Nahour
- L'orologiaio di Everton
- Maigret e il fantasma
- Il ladro di Maigret
- Maigret si difende
- Memorie intime
- La pazienza di Maigret
- Maigret e il barbone
- Maigret e le persone per bene
- Maigret e i vecchi signori
- Maigret perde le staffe
- Maigret e il cliente de sabato
- Maigret e il ladro indolente
- Maigret si confida
- Maigret si mette in viaggio
- Gli scrupoli di Maigret
- Maigret si diverte
- Maigret in Corte d'Assise
- Maigret e i testimoni recalcitranti
- La casa sul canale
- Maigret e la giovane morta
- Maigret e il ministro
- Maigret prende un granchio
- Maigret e il corpo senza testa
- Maigret si sbaglia
- La neve era sporca
- La trappola di Maigret
- Maigret e l'uomo della panchina
- Maigret ha paura
- Lettera al mio giudice
- Maigret a scuola
- Maigret e la stangona
- La rivoltella di Maigret
- Maigret, Lognon e i gangster
- L'amica della signora Maigret
- Maigret e l'affittacamere
- Pioggia nera
- Le finestre di fronte
- La furia di Maigret
- Le memorie di Maigret
- Maigret al Picratt's
- La prima inchiesta di Maigret
- La verità su Bébé Donge
- Maigret va dal coroner
- Félicie
- Cécile è morta
- Il morto di Maigret
- Maigret a New York
- Maigret e la vecchia signora
- I Pitard
- L'uomo di Londra
- L'ispettore Cadavre
- Il mio amico Maigret
- Le vacanze di Maigret
- Firmato Picpus
- Maigret
- I sotterranei del Majestic
- La chiusa n.1
- La casa del giudice
- Carissimo Simenon • Mon cher Fellini
- Il cavallante della "Providence"
- Liberty Bar
- Pedigree
- L'ombra cinese
- All'insegna di Terranova
- Il crocevia delle tre vedove
- Il caso Saint-Fiacre
- La casa dei fiamminghi
- Un delitto in Olanda
- Il cane giallo
- La balera da due soldi
- Il Pazzo di Beregrac
- Una testa in gioco
- Il porto delle nebbie
- Il defunto signor Gallet
- La ballerina del Gai-Moulin
- Pietr il Lettone
- L'impiccato di Saint-Pholien
- Betty
- L'uomo che passava guardare i treni
- Lettera a mia madre
mercoledì 13 aprile 2011
SIMENON INTERVISTATO DA BERNARD PIVOT
Intervista storica quella di Bernard Pivot, l'autore e conduttore della celeberrima trasmissione televisiva culturale francese Apostrophe, allo scrittore Georges Simenon di cui qui vi proponiamo un estratto, tratto da Youtube.
SIMENON. TITOLI, PUZZLE, FANTASIA...
"Je me souviens... Les inconnus dans la maison, la maison du canal... des traces de pas... et le suspect!".
Oncle Charles s'est enfermé derrière les volets verts de la chambre bleu. Les inconnues de la maison comme l'ombre chinoise ou la tete d'un homme?... Le frères Rico? Les Pitard?... Ou les fantomes du chapelier? Il etait au bout du rouleau, aprés (les) quatres jours du pauvre homme chez les Flamands quand Cécile est morte. Après le rapport du gendarme et la fuite de monsieur Monde, a quoi bon jurer? Quand vient le froid, la neige était sale et, en cas de malheur, le déménagement est le chemin sans issue.
L'homme qui regardait passer les trains est un homme comme un autre, un nouveau dans la ville qui, comme le clients d'Avrenos, ceux de la soif, voit le fond de la bouteille. Il est le prisonnier de la rue, il est le client le plus obstiné du monde du Liberty Bar mais avec un coupe de vague il arrive, après le haut mal, à un vie comme neuve ou il y encore des noisetiers.
E' un gioco, non sappiamo quanto divertente, ma abbiamo voulto tentare. Scrivere un testo a volte un po' surreale, a volte un po' ermetico, con delle licenze poetico-lessicali costruito però con i titoli dei romanzi di Simenon. Per facilitarvi il compito del riconoscimento abbiamo messo in rosso le parole aggiunte che servono a dare un vago senso compiuto al tutto. Qui di seguito potrete leggere la traduzione in italiano. Bilancio. Su 365 parole di testo, 26 le abbiamo aggiunte noi, poco più del 23%, le altre 339 sono proprio quelle dei titoli dei romanzi e dei Maigret di Simenon.
"Io mi ricordo... gli sconosciuti nella casa, la casa del canale... delle tracce di passi ... e il sospetto!". Zio Charles si era rinchiuso dietro le persiane verdi della camera azzurra. Gli sconosciuti nella casa come l'ombra cinese o la testa di un uomo?... I fratelli Ricò? I Pitard?... O i fantasmi del cappellaio? Era allo stremo, dopo (i) quattro giorni del pover'uomo dai Fiamminghi, quando Cecilia è morta. Dopo il rapporto del gendarme e la fuga del signor Monde, a che serviva giurare? Quando viene il feddo, la neve era sporca e, in caso di disgrazia, la fuga é una strada senza uscita.
L'uomo che passava guardare i treni è un uomo come un'altro, uno nuovo nella città che, come i clienti d'Avrenos, quelli della sete, vede il fondo della bottiglia. E' il prigioniero della strada, é il cliente più ostinato al mondo del Liberty Bar, ma con un colpo di vento arriva, dopo il grande male, ad una vita come nuova dove esistono ancora i nocciòli.
Oncle Charles s'est enfermé derrière les volets verts de la chambre bleu. Les inconnues de la maison comme l'ombre chinoise ou la tete d'un homme?... Le frères Rico? Les Pitard?... Ou les fantomes du chapelier? Il etait au bout du rouleau, aprés (les) quatres jours du pauvre homme chez les Flamands quand Cécile est morte. Après le rapport du gendarme et la fuite de monsieur Monde, a quoi bon jurer? Quand vient le froid, la neige était sale et, en cas de malheur, le déménagement est le chemin sans issue.
L'homme qui regardait passer les trains est un homme comme un autre, un nouveau dans la ville qui, comme le clients d'Avrenos, ceux de la soif, voit le fond de la bouteille. Il est le prisonnier de la rue, il est le client le plus obstiné du monde du Liberty Bar mais avec un coupe de vague il arrive, après le haut mal, à un vie comme neuve ou il y encore des noisetiers.
E' un gioco, non sappiamo quanto divertente, ma abbiamo voulto tentare. Scrivere un testo a volte un po' surreale, a volte un po' ermetico, con delle licenze poetico-lessicali costruito però con i titoli dei romanzi di Simenon. Per facilitarvi il compito del riconoscimento abbiamo messo in rosso le parole aggiunte che servono a dare un vago senso compiuto al tutto. Qui di seguito potrete leggere la traduzione in italiano. Bilancio. Su 365 parole di testo, 26 le abbiamo aggiunte noi, poco più del 23%, le altre 339 sono proprio quelle dei titoli dei romanzi e dei Maigret di Simenon.
"Io mi ricordo... gli sconosciuti nella casa, la casa del canale... delle tracce di passi ... e il sospetto!". Zio Charles si era rinchiuso dietro le persiane verdi della camera azzurra. Gli sconosciuti nella casa come l'ombra cinese o la testa di un uomo?... I fratelli Ricò? I Pitard?... O i fantasmi del cappellaio? Era allo stremo, dopo (i) quattro giorni del pover'uomo dai Fiamminghi, quando Cecilia è morta. Dopo il rapporto del gendarme e la fuga del signor Monde, a che serviva giurare? Quando viene il feddo, la neve era sporca e, in caso di disgrazia, la fuga é una strada senza uscita.
L'uomo che passava guardare i treni è un uomo come un'altro, uno nuovo nella città che, come i clienti d'Avrenos, quelli della sete, vede il fondo della bottiglia. E' il prigioniero della strada, é il cliente più ostinato al mondo del Liberty Bar, ma con un colpo di vento arriva, dopo il grande male, ad una vita come nuova dove esistono ancora i nocciòli.
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