domenica 4 dicembre 2011

SIMENON SIMENON RINGRAZIA TUTTOLIBRI

Nell'inserto TuttoLibri del quotidiano La Stampa di ieri, a pagina
VIII, è stata pubblicata la notizia del primo compleanno di
Simenon Simenon. Vogliamo ringraziare il responsabile e la
redazione dell'autorevole inserto culturale per l'interesse con cui
hanno valutato questo primo anniversario e per la conseguente decisione di darne notizia. E' ovviamente una soddisfazione per chi cura questo sito-blog e che vuole girare questa informazione a tutti gli appassionati lettori. Se Simenon Simenon è approdato sulle pagine della stampa quotidiana nazionale è anche merito di tutti quelli che lo seguono con interesse e assiduità. Grazie.

SIMENON. MAIGRET INCONTRA UNA PAZZA?

Dopo poco l'uscita in libreria, La pazza di Maigret (Adelphi)... oplà!...si piazza al secondo posto della sezione Tascabili della classifica di Bookscan pubblicata ieri dall'inserto TuttoLibri de La Stampa e al nono di quella de La Lettura de Il Corriere della Sera di oggi, nella sezione Narrativa Straniera.
Si tratta di una delle ultime inchieste del commissario, scritta da Simenon nel maggio del 1970 e pubblicata sei mesi dopo da Presses de La Cité. Ormai lo scrittore vive ancora nella sua grande villa a Epalinges. Ma sono gli ultimi anni, comincia a non sentirsi più a suo agio nella sontuosa residenza costruita appositamente per una grande famiglia. Una famiglia che però non c'è più. Via la seconda moglie Denyse, via la Boule sua femme de chambre per una vita, via i figli Marc (a Parigi per lavoro) e Johnny (in America a studiare giurisprudenza).
Quell'anno la macchina da scrivere di Simenon rallenta il ritmo. Nel '70 infatti viene pubblicata una sola inchiesta del commissario (Maigret et le Marchand de vin, scritto però l'anno prima) e termina la stesura dei romanzi Le riche homme e La Disparition di Odile.
La pazza del titolo è una ultra-ottantenne la quale va al Quais des Orfèvres per denunciare che qualcuno è entrato nella sua casa, ha frugato ovunque e mettendo tutto in disordine. La deposizione viene raccolta dall'ispettore Lapointe con un certo scetticismo, ma la vecchietta, insistente, vuole parlare con personalmente Maigret. La sua caprbietà la premia e non solo riesce a parlare con il commissario, ma gli strappa anche la promessa di andare lui personalmente a controllare la casa. Tutti la prendono un po' sottogamba credendola un po' pazza. Maigret stesso, mantiene la promessa, ma solo dopo aver assolto una serie d'impegni che ritiene più importanti di quelle che  giudica  farneticazioni di una vecchia signora che non ci sta più con la testa. Ma quando arriva nel suo appartamento trova la povera anziana morta assassinata. Inizia allora un'indagine che porterà il commissario a scoprire la facciata e la realtà di un milieu costituito dalla nipote, dal suo uomo, un piccolo delinquente, e una serie di situazioni che alla fine faranno prendere delledecisoni che giustificano il soprannome di "accomodatore di destini" che Maigret spesso si merita.

sabato 3 dicembre 2011

SIMENON NONNO. NON SE NE PARLA MAI

Simenon marito e padre, giornalista adolescente, grande viaggiatore, papà di Maigret. Simenon dongiovavanni, romanziere d'atmosfere, gran fumatore di pipa, recordman della letteratura. Però non viene mai citato come "nonno Georges".
Eppure il suo primogenito Marc, figlio di Tigy, nel marzo del '62 lo fa diventare nonno. Nasce infatti Serge Simenon, primo nipote dello scrittore che in quel periodo abitava ad Echandens, in Svizzera, ma già stava preparando la sua gran villa di Epalinges, sempre nei pressi di Losanna, dove sarebbe andato ad abitare di lì a qualche mese.
Marc, che invece viveva a Parigi per poter esercitare la professione di regista, si era sposato giovane nel 1960, a ventun'anni con tale Francette. Era stato il suo primo grande amore e lui aveva voluto aspettatare la maggiore età per non dover chiedere al padre una sorta di approvazione.
Queste informazioni le fornisce Tigy nel suo libro-diario Souvenirs (Gallimard - 2004), in cui racconta in merito: "...  Georges, per quanto sembrasse rispettoso della sua libertà individuale, non aveva l'aria di prendere posizione né in un senso né nell'altro. In tutti i casi, non fu un matrimonio in famiglia. Fu celebrato e festeggiato con i suoi amici e compagni....".
Dicevamo che nel '62 Simenon diventa nonno. Ma lui ne parla? Ne troviamo una sintetica traccia in Mémoires intimes. Da qualche giorno, ricorda, é a Londra, per dei festeggiamenti insieme a Rupert Davies, l'attore inglese che nel '60 aveva portato sul piccolo schermo britannico il personaggio del commissario Maigret. Simenon riceve un telegramma che lo informa della nascita e lui si preoccupa di informare i figli. A questo proposito va sottolineato che il quarto, Nicolas, non ha ancora tre anni... e a quell'età diventa già zio.
Simenon manda telegrammi, fiori, auguri, ma non va a trovare il nipote. A cosa è dovuto un tale atteggiamento? Lui e Tigy sono separati da una dozzina d'anni, ma sono in buoni rapporti. E' vero che Marc è cresciuto più vicino alla madre che al padre, ma si tratta comunque del suo primogenito. Insomma sembra che la dimensione di nonno non fosse molto ben accetta da Simenon. Forse alla soglia della sessantina, si sentiva ancora troppo giovane per avere già un nipote? Era distratto dai problemi dovuti all'instabilità psicologica e all'alcolismo della moglie che di lì a due anni avrebbe lasciato la loro casa per un lungo peregrinare tra case di cura e cliniche, ma comunque per uscire definitivamente dalla sua vita?  O forse era un problema d'immagine? Sappiamo che Simenon era sempre molto attento, e bravo, nel gestire la sua figura di personaggio e che tante cose che sembravano uscire per caso, erano ponderate e volute. Ma chissà perchè questa condizione naturale di nonno sembra non essergli congeniale? Ormai era uno scrittore talmente affermato che non sarebbe  certo stato un nipote a cambiare le cose. Eppure...
Per altro alla nascita della secondogenita di Marc, Diane nel 1964, fa riscontro il rientro di Boule nella famiglia Simenon. Va infatti a stare a casa di Marc e Francette dove si prende cura dei bambini.
Boule è stata una delle donne importanti nella vita di Simenon, ma l'ingresso nella vita dello scrittore di Teresa creò un conflitto tale tra le due, che spinse la sua femme de chambre e maitresse per quasi trent'anni ad andarsene. Insomma forse si erano formate due famiglie Simenon? Una con Tigy, il primogenito Marc con moglie e due figli più la Boule. L'altra con Georges, Denyse (per il poco che rimase), Teresa (che diverrà la sua nuova compagna) e gli altri tre figli Johnny, Marie-Jo e Pierre-Nicolas. La prima era il passato, una vita lontana, la seconda rappresentava il presente, l'oggi di Simenon. Ma forse anche questa è un'altra teoria che spiega solo un aspetto del problema.  Il titolo di questo post avrebbe potuto essere: Simenon. L'uomo che non voleva essere nonno. Ma forse sarebbe stata una forzatura su una situazione che in realtà non è stata mai chiarita.

venerdì 2 dicembre 2011

SIMENON, DESTINO, LEGGE E GIUSTIZIA

"...Credo che non esistano dei colpevoli. L'uomo è un essere talamente poco attrezzato per affrontare la vita che parlare di una sua colpa è quasi farne un superuomo. Come può essere colpevole? Io ce l'ho molto di più con con capo di stato che sacrifica tutto per la sua piccola gloria, più di quanto non ce l'abbia con un clochard sotto un ponte che, alla prima occasione, ruba un portafoglio...  mio Dio, è assolutamente naturale... come non ce l'ho con un malvivente di Marsiglia... o con i còrsi arrivati a Parigi.  Tutta questa gente non può scegliere, conduce la vita che inevitabilmente la Società ha imposto loro fin dalla nascita..."
Chi parla è Simenon. Chi stuzzica questo suo nervo scoperto è Francis Lacassin in una delle sue numerose interviste allo scrittore.
Come abbiamo avuto occasione di ripetere più volte, Simenon non si faceva scappare occasione per ribadire la sua convinzione che la vita di certi uomini fosse quasi predestinata. E qui si parla di clochard, diseredati, dei rietti della società. Ma questa sua convinzione tocca anche individui più fortunati e ben più su nella scala sociale. Ad esempio parlando dei Maigret e più in generale della macchina della giustizia, lo scrittore ricorda ".... i suoi (di Maigret) scontri con certi giudici istruttori, mondani e venerabili che a quel tempo erano reclutati nella classe borghese, e che iniziavano il loro lavoro senza conoscere nulla degli uomini, facendo leva unicamente sui precetti borghesi che erano stati loro inculcati. E allora, che tipo di giustizia volete che tutto questo produca?...".
E qui Simenon, oltre a ribadire che anche personaggi come i giudici procedono su dei binari predeterminati, introduce un'altro concetto: si può esercitare la giustizia senza conoscere a fondo gli uomini, il loro retroterra, le motivazioni dei loro comportamenti e, come conseguenza di quanto detto prima, a quel punto è giustizia incolpare e condannare un uomo che non aveva, secondo lo scrittore, altra scelta?
Ma qui entriamo in una problematica su cui la filosofia, la sociologia, la psicologia e la letteratura si interrogano da secoli: l'uomo è un essere predestinato o ha il potere sovvertire i condizionamenti cui, da quando, nasce viene sottoposto? Sull'argomento sono stati scritti un numero sterminato di libri, sono state formulate talmente tante teorie da nomi di tale livello, che non saremo certo noi, in queste poche righe ad aggiungere nemmeno qualche parola in merito.
Approfondiamo invece quello che Simenon pensava in proposito, che poi è racchiuso, se vogliamo banalizzare, in quel soprannome affibbiato al commissario Maigret, "l'accomodatore di destini".
E in merito ai cosiddetti delinquenti sottolinea "... per loro la delinquenza è assolutamente naturale,  vi sono nati e cresciuti....  quando all'età di nove o unidici anni, sulla strada, già ricevono delle coltellate, cosa pretendete che diventino? La delinquenza è del tutto naurale...".
Ma la critica di Simenon, dopo aver colpito i giudici, si estende dalla responsabilità del criminale alla punizione che poi la società organizza per quesi individui. E si scaglia contro metodi che ritiene ripugnanti. "...Oggi si fanno delle campagne contro gli animali in gabbia. E gli uomini in gabbia, allora?  Perchè noi, ancora oggi, mettiano degli uomini in stanze non più grandi di una gabbia di un leone, a volte anche più piccola, e anche quella con delle sbarre. L'idea che si possa riservare un tale trattamento ad un essere umano mi rivolta, mi fa ribollire il sangue...".
Così Simenon alla fine degli anni sessanta.

SIMENON SIMENON SOUVENIR

Avrete notato che nella colonna di destra di Simenon Simenon da un paio di giorni, appare un box appunto chiamato Simenon Simenon Souvenir. Come saprete, a fine novembre abbiamo compiuto un anno e ad oggi sono stati pubblicati quasi 450 post. Abbiamo buoni motivi di ritenere che non tutti li abbiano letti tutti, o, come capita a noi, più di qualcuno sia stato dimenticato. Con questa iniziativa intendiamo ripescare i post più interessanti, pubblicati mesi e mesi fa', e dar loro una nuova visibilità e l'opportunità, a chi non li abbia letti, di poterlo fare. Basta cliccare sul titolo o sul testo per essere rinviati alla pagina del post e leggerlo per intero.

giovedì 1 dicembre 2011

SIMENON, IL RITORNO DORATO

Già l'aveva toccato con mano durante qualche precedente viaggio. Simenon, da dieci anni americano, mentre non aveva sfondato come avrebbe voluto negli States, vedeva la sua popolarità e le sue quotazioni letterarie nel vecchio continente crescere moltissimo. E forse anche la sua assenza in quel decennio aveva contribuito a far lievitare l'immagine del suo personaggio e a rendere ancor più seducenti tutti i luoghi comuni su di lui, (l'état de roman, il rituale prima di iniziare un romanzo, la velocità di scrittura, le sue atmosfere, etc...). Fatto sta che dal 1955, al ritorno in Europa, per il successivo decennio Simenon si trovò al centro di un'attenzione, come non era successo in America, sia dell'ambiente letterario, che del mondo dei media e del suo pubblico, che nel frattempo era cresciuto. Insomma a poco più di cinquant'anni il romanziere viveva una fase di maturità e autorevolezza che possamo definire il tetto che uno scrittore possa raggiungere. Da un lato i Maigret gli davano grandi soddisfazioni sia nelle vendite che nelle traduzioni, dall'altro versante i romans-durs lo mettevano ormai al livello dei maggiori romanzieri del tempo. L'unico vero cruccio era forse il Nobel che per un paio di volte sembrava essere a portata di mano, ma anche quest a delusione ormai era passata.
Simenon inizia a concedersi a richieste che arrivano da più parti. Nel '58 presiede il Festival del cinema di Bruxelles e due anni dopo sarà il presidente della giuria del Festival Cinematografico di Cannes. Le interviste si alternano sulle testate, e non solo francesi, da quella famosa di Carver Collins nel '56 a quella sull'Express del febbraio '58, a quelle concesse a France Culture, alla radio svizzera ad altre apparse addirittura su La Presse de Tunisie (1963).
E poi la scelta di stabilirsi in Svizzera, anzi nel Canton de Vaud, meglio nei pressi di Losanna. Questa fu una decisione, forse anche perchè coincise con la fase della piena maturità e della vecchiaia poi, che fece di questo giramondo, un uomo più sedentario, tanto che lì rimase fino alla sua morte per ben trentadue anni.
Ma sul fronte personale la sua vita non procedeva bene. Il rapporto con la seconda moglie Denyse aveva preso una brutta piega, anche se nel '59 la coppia aveva avuto il quarto figlio, Nicolas. L'equilibrio instabile di Denyse però non migliorava, anzi. L'alcolismo, già affacciatosi negli anni americani, si presentava di nuovo. Denyse si sentiva troppo relegata ai ruoli di madre e di consorte, visto che in quegli anni Simenon aveva ripreso in mano personalmente (con l'assistenza di M.me Joyce Aitken) le trattative dei contratti, dei diritti delle sue opere che negli Stati Uniti aveva lasciato, con risultati non molto brillanti, alla moglie. I rapporti della coppia andavano incrinandosi e lei si ripiegava sempre più su sé stessa, iniziando a cadere preda di manie, di nevrosi e l'abuso di alcol certo non migliorava la situazione. Cercava di non mollare la supervisione del lavoro del marito, ma esagerava, sembrava ormai incapace di cogliere l'essenza di problemi nonostante nel '56 avesse ben sei impiegati a sua disposizione, che arrivarono addirittura a nove nel '62. Era il bisogno di rassicurare sè stessa. Ma ormai il marito era consapevole della situazione (che aveva sempre sperato di poter recuperare) e come abbiamo detto, proprio per questo riprense nelle proprie mani tutti i suoi affari.
Ma tutto ciò non sembra influire sulla sua produzione letteraria che nel decennio 1955-1965 vede il romanziere pubblicare ben diciotto Maigret e ventidue romanzi tra cui alcuni di notevole caratura come En cas del malheur (1955),  Le President (1957), Betty (1960), Les Anneaux de Bicetre (1963),  Le petit saint (1964). Insomma un rientro alla grande nella sua vecchia Europa.