sabato 31 dicembre 2011

SIMENON E MAIGRET: BUON ANNO

AUGURANDO A TUTTI UN BUON 2012,  "SIMENON SIMENON" DA' APPUNTAMENTO AI  SUOI LETTORI AL PROSSIMO 2 GENNAIO.

SIMENON E L'ACQUARIO

No. Non ci riferiamo a quella particolare stanza d'aspetto del 36, Quai des Orfévres in cui Maigret e i suoi ispettori mettevano i loro sospettati in attesa di interrogarli. La chiamavano l'acquario perchè aveva delle pareti a vetri e quei poveretti, che attendevano della ore prima di essere chiamati, sembravano dei pesci che vagavano su e giù, appunto come in un acquario. E lì stavano delle ore. Era una tecnica per snervarli e fiaccarli prima di sottoporli ad un interrogatorio, di solito presentato come una semplice formalità, ma che poi finiva per essere spesso il drammatico momento della confessione.
Ma torniamo al nostro Acquario. Volevamo parlare oggi, ultimo giorno dell'anno, del segno zodiacale di Georges Simenon che, nato il 13 febbraio, appartiene a questo segno di acqua.
Dobbiamo chiarire che personalmente nutriamo una certo scetticismo nei confronti dell'astrologia, dell'oroscopo e di tutti le teorie annesse e connesse ai segni zodiacali. Sopratutto quando se ne parla alla fine dell'anno. Televisioni, giornali, radio, internet, sono piene di previsioni, rendiconti, consigli e analisi che a nostro avviso sono in fondo un intrattenimento del resto quasi sempre innocuo. Noi, quando ci capita di leggere o sentire qualcosa in merito, lo prendiamo come un gioco e tale vorremmo che fosse considerato questo post. Un gioco di fine anno.
Dunque dicevamo l'uomo dell'Acquario secondo un astrologo che non menzioneremo (anche perche sono in moltissimi a dire le stesse cose) è uno che nella vita raggiungerà molti obiettivi grazie ad una notevole intelligenza, sviluppando idee rivoluzionarie per il bene dell’umanità. Inoltre sarebbe anche molto creativo a livello artistico, altruista e determinato a fare la differenza in ogni situazione.
Quanto questo si attagli al profilo di Simenon lo lasciamo giudicare a voi. Anche perché altri famosissimi artisti come Franz Schubert, Lord Byron, W. Amadeus Mozart, Ugo  Foscolo, Edouard Manet, Charles Dickens, sono tutti dell'Acquario, che, a stare alle tesi astrologiche, dovrebbero avere tutti un filo comune... ma questa è tutta un'altra storia... e non ne abbiamo intenzione di parlare in queste righe. Rimaniano nella dimeniosne ludica e, in proposito, vi segnaliamo un articolo apparso proprio oggi su Wuz - Cultura e Spettacolo, che si lancia in un pericoloso slalom intitolato L'Oroscopo Letterario 2012. A supporto di previsioni e vaticini vari, vi si presentano per l'Acquario frammenti di testo di vari scrittori da Virginia Woolf a Baricco, da James Joyce a Simenon. Il nostro viene coinvolto con due brani tratti da Il figlio (1957) e da Luci nella notte (1953), con una corrispondenza con le caratteristiche di questo segno alquanto imperscrutiabile, o che perlomeno personalmente non siamo arrivati a intuire.
E' vero che oggi siamo abituati a sentire far l'oroscopo di tutto, delle squadre di calcio, dei partiti politici, di specialità culinarie, di cani e gatti, e tutto a partire dal giorno e dall'ora della nascita (già perché non dimenticate l'ascendente... eh!), ma su questo fatto della appartenenza zodiacale Simenon non si è mai espresso, almeno nelle formule che gli erano familiari. Quello che ci raccontano i suoi romanzi è la sua convinzione di un destino che guida gli uomini, toro o vergini che siano, nati alle dodici o a mezzanotte, un destino che porta ognuno al proprio epilogo.

venerdì 30 dicembre 2011

SIMENON. DA RECORDMAN DELLA LETTERATURA A ROMANZIERE

Quanto sarà stato difficile per Simenon cambiare pelle? E nella sua vita dovette farlo più di una volta. La prima per spogliarsi delle sue vesti di reporter provinciale, arrivato nella grande Parigi, per indossare quelli dell'apprendista letterario nel campo della narrativa popolare. Secondo cambiamento di pelle quando volle debuttare nella letteratura poliziesca, con le indagini di quel commissario che per altro andava contro tutte le regole del genere. E lì la prima difficoltà a scollarsi di dosso il suo marchio di autore di romanzetti rosa e d'avventura che si vendevano per nemmeno un franco. Per di più con la fama di esecutore a comando che si era guadagnato, capace di confezionare i prodotti letterari più diversi, secondo le ordinazioni e ad una velocità che non faceva presagire nulla di buono in merito alla qualità. E quella rapidità nello scrivere rimase anche nella fase semi-letteraria dei Maigret e non contribuì a farlo apprezzare, nemmeno dai critici del genere, che sulle prime non vedevano di buon occhio questo commissario di polizia, né giovane, né bello, più propenso a mangiare, a bere e a fumare che all'azione. Grigio funzionario di mezz'età, della classe media, sposato con una donna tutta casa e cucina e che non era in grado nemmeno di guidare un'automobile. Insomma anche per entrare nella letteratura di genere e seriale, aveva scelto la  via più difficile.
Ancora un'altro cambiamento di pelle quando da estensore di indagini poliziesche fece il salto verso la letteratura tout-court con l'aspirazione ad essere un romanziere e solo un romanziere. Basta con i Maigret (così almeno credeva), basta con il lavoro giornalistico (la sua fase sui giornali andava chiusa per sempre... ma anche qui ci furono eccezioni), basta con l'essere considerato un giallista di successo, ma nulla di più.
Insomma per uno che entrava e usciva dalla pelle dei suoi personaggi ad ogni romanzo, si sarebbe portati a pensare che questi cambiamenti per lui fossero più facili. Ma non era così. Quando storie come quella del romanzo nella gabbia di vetro scritto in cinque giorni, anche se falsa, continuava ad essere ricordata ogni volta che si tirava fuori il suo nome. Quando il soprannome di Citroen della letteratura, assegnatogli nel periodo della letteratura popolare per il ritmo industriale con cui scriveva e pubblicava, diventa un ritornello ogni volta che si parlava di lui. Quando, a proposito del nome, con tutti gli pseudonimi che aveva utilizzato agli inizi (più di un ventina) c'era chi non credeva nemmeno che Simenon fosse il suo vero cognome.
E così tutti questi stereotipi lo inseguivano inesorabilmente, quando lui cercò di essere considerato romanziere, scrivendo per altro delle storie tutt'altro che allegre e d'evasione. Anche qui aveva scelto la via più difficile, quella di raccontare le vite della gente semplice, povera, o di quei disgraziati che si arrabbattavano segnati da un destino ineluttabile. Insomma non era certo letteratura d'intrattenimento. Eppure le sue performance di recordman della letteratura, non venivano dimenticate e gli avevano procurato una popolarità notevole, ma non sempre positiva. E quando aveva voluto entrare nella fase della letteraura tout court, il suo passato commerciale e pieno di exploit eccentrici aveva costituito motivo di pregiudizio e di critiche condizionate. Tutto quel passato gli pesò adosso come una cappa, fin quando letterati come Gide, Celine, Mauriac lo sdoganano definitivamente, complice anche il passaggio all'autorevole casa editrice Gallimard.
Nonostante tutto Simenon si tenne sempre alla larga dall'ambiente letterario, dalle combriccole di scrittori, dalla mondanità di quel giro. E alla fine ebbe ragione su tutti. Fu accettato come grande romanziere, giallista decisamente originale, con riconoscimenti da parte della critica e del pubblico,  con i milioni di copie vendute in Francia e all'estero sia dei suoi romanzi che dei suoi Maigret.

giovedì 29 dicembre 2011

SIMENON. TANTI PERSONAGGI UN SOLO PROTAGONISTA

Bernard Buffet -  Homme nu dans chambre -1948
Il Simenon dei romanzi. Lo scrittore che, libero da vincoli di commissione e di generi, scriveva in libertà, in preda ai suoi état de roman. Il romanziere che prefereriva la gente comune come protagonista delle sue storie. Le persone più semplici lo attraevano e assurgevano a personaggi catalizzatori nelle vicende da lui narrate.
Su questo suo tratto distintivo sono stati versati fiumi d'inchiostro e formulate teorie le più diverse.
Quello che nessuno, o quasi, contesta, è la forte influenza che ebbero gli anni dell'adolescenza e prima ancora quella dell'infanzia. Già perchè i Simenon di Liegi, nel '900 erano se non proprio dei poveri, ma comunque una famiglia che sbarcava il lunario, con molte rinunce e parecchie ristrettezze. E mentre questo era una fonte di ineusaribile frustrazione per la madre Henriette, che proveniva dalla buona borghesia, non lo era per il padre. Desiré Simenon, impiegato semplice di una società di assicurazioni, era invece il tipo che si accontentava del proprio stato, non voleva più di quello che possedeva ed era del tutto estraneo all'istinto dell'ambizione.
Simenon era interessato dalla gente che vive assillata dai problemi quotidiani e dalle passioni comuni. Quella, a suo avviso, era le più genuina e spontanea, per quanto sempre influenzata dai condizionamenti culturali e sociali e anche abbastanza lontana da quell'ideale personaggio de "l'uomo nudo" che Simenon ha sempre rincorso nei suoi romanzi e di cui ci occuperemo in seguito.
Ma come li definiva Simenon i suoi personaggi?
"...i miei personaggi sono veri e hanno una loro propria logica nei confronti della quale la mia logica non può nulla..."(Le Romancier - 1945). E questa sarebbe la conseguenza dell'ètat de roman e del "mettersi nella pelle dell'altro", per cui la propria volontà viene annullata e la storia e il destino del personaggio va avanti fino alla conclusione aldilà delle volontà e desideri dell'autore. 
"... i miei personaggi hanno tutti una professione, hanno delle caratteristiche; se ne conosce l'età la situazione familiare e tutto il resto. E io tento di rendere ciascuno di questi personaggi pesante come una statua e fratello di tutti gli uomini della terra..." (intervista a Carver Collins - 1956). Ogni lettore avrebbe dovuto quindi indentificarsi nel protagonista, sia per la sua forza d'attrazione, ma anche per una certa contiguità di problemi, stili di vita, mentalità e destino.
Ma sappiamo che quello che cercava presentarci Simenon nei suoi romanzi era quello che lui stesso aveva definito l'uomo nudo... un'idea. Un uomo spoglio di tutte le sovrastrutture sociali, religiose e di ogni condizionamento ideologico, che rispondesse solo agli stimoli naturali ed esprimesse quindi solo sentimenti e pulsioni umane. E' chiaro che si trattava di una tensione, che un individuo così "asettico" non esisteva e il suo era solo il tentativo di mettere più a nudo possibile l'uomo, inserendolo in situazioni limite rappresentate dal "passaggio della linea" e dal seguire il proprio destino fino alle estreme conseguenze.
"...io mi rapporto all'uomo, all'uomo tutto nudo, all'uomo che é solo faccia a faccia con il suo destino, cosa che considero l'apice del romanzo..."(Le Romancier - 1945).


mercoledì 28 dicembre 2011

SIMENON. FUGA DALLA FRANCIA... VISTA DA GEORGES E VISTA DA TIGY

Mémoires intimes e Souvenir. Due libri di ricordi, di due individui coniugi per oltre venticinque anni. Il primo é dello scrittore e pubblicato nell'81, qualche anno prima di morire. Il secondo della sua prima moglie, Régine Renchon detta Tigy, in un diario rimesso insieme da una nipote di Simenon (Diane figlia di Marc) per Gallimard nel 2004.
Entrambe diari, entrambe rivolti al figlio Marc, come per raccontargli le vicende prima che il tempo le sbiadisse, poi cancellandole. Più momumentale  e ricco di fatti, vicende, ricordi il primo, quasi delle impressioni e riflessioni più personali, ordinate per anno, il secondo, più agile, svelto e asciutto.
Abbiamo voluto cogliere dai due libri un momento fondamentale per la famiglia Simenon (allora, Georges, Tigy e il figlio Marc), cioè la precipitosa partenza dalla Francia nel '45, soprattutto dietro la spinta del dossier che il CNL francese sembrava avesse aperto sullo scrittore, per collaborazione con i tedeschi. A quei tempi non era roba su cui scherzare e, lo scrittore trascinò in fretta e furia moglie e figlio, prima per qualche mese a Londra e poi tutti imbarcati su un cargo che solcando l'Atlantico li portò a New York.
"...Aspettiamo siamo sulla lista. Che lista si tratti non so dirti. Ci raccomandano di non allontanarci dall'albergo: da un momento all'altro può arrivare l'ordine di dirigerci a Southampton, dopo esserci precipitati a prendere i biglietti di una compagnia di navigazione... - scrive Simenon rivolgendosi al figlio Marc - Finalmente arriva la telefonata. Ho avvertito Tigy e sono corso a mettermi in fila davanti ad uno sportello della Cunard Line....Presento invano i miei documenti, quello non mi degna di uno sguardo, beve il te a piccoli sorsi golosi e sgranocchia i biscotti. Passa un'eternità, e io sono sui carboni ardenti, E se perdiamo la nave?...".
"... Noi non ci imbarchiamo solo per l'America, ma per un nuovo periodo della nostra esistenza - è Tigy che appunta nel suo Souvenir, dedicato al figlio Marc descrivendo la situazione tra lei e Georges - Si sarebbe potuto  fare il punto, spiegarci. Spiegare cosa? semplicemente perché ci siamo allontanati pericolosamente uno dall'altro, per un apparente indipendenza e per molte piccole cose. La guerra, elemento destabilizzante, è in parte responsabile di questa mancanza di comprensione?... il battello per Newhaven... ho quasi l'impressione di un esilio, e in tutti i casi la sensazione di abbandonare tutto quello che è stato solido e immutabile..."
Appena arrivati in America Georges incontrerà Denyse, colpo di fulmine per un amante focosa che diverrà prima la sua segreteria particolare e poi la sua seconda moglie. Tigy aveva visto giusto un'altro periodo, un'altra vita per lei per Georges e per Marc.

sabato 24 dicembre 2011

SIMENON SIMENON IN VACANZA

Simenon Simenon in occasione delle feste sospenderà le pubblicazioni nei giorni 25, 26 e 27 dicembre.
Facciamo i nostri migliori auguri a tutti i nostri lettori e diamo loro appuntamento per mercoledì 28 dicembre. Arriverci e buone feste!