venerdì 2 marzo 2012

SIMENON E BERNAD PIVOT, FACCIA A FACCIA. LA CELEBRE INTERVISTA SU "APOSTROPHE"

Il 27 novembre del 1981, per tutti gli appassionati lettori di Simenon fu una data storica. Il giornalista  francese più quotato nel settore letterario, Bernard Pivot, autore e conduttore di un'altrettrettanto celeberrima della trasmissione Apostrophe, dedica una puntata speciale a Simenon che va in onda sul canale Antenne 2. Lo incontra nella sua casa de rue de Figuierés a Losannaper un'intervista che dura un'ora e un quarto in cui si parla tra l'altro di Marie-Jo, la figlia suicida di Simenon, e del suo libro Mémoires intimes.
Simenon-Simenon, grazie all'archivio dell'I.N.A. (Institute National Audiovisuel Francais) vi presenta un assaggio di quasi otto minuti di questa famosa trasmissione. Buona visione.





giovedì 1 marzo 2012

SIMENON. UN URAGANO CHIAMATO JOSEPHINE BAKER

"...un corpo dorato dai seni turgidi come quelli di una polena, che si contorce in preda a spasimi di desiderio... Le lunghe gambe, il sedere che si agita freneticamente, le lunghe dita sottili protese verso il pubblico o che accarezzano il suo stesso corpo o il viso straordinariamente espressivo e mobile... Ella combina in sé quel pizzico di odio, un 'ombra di venedetta e il giustificato orgoglio della pura animalità. E' piena di ironia, di istinto e di furia sensuale..."
Ecco le parole impegate ne 1926 da un cronista per descrivere la diciannovenne Josephine Baker nello spettacolo alle Folies Bergére dove si esibiva con il famosissimo gonnellino di banane.
Ma i giornali parlavano anche della folla osannante che aveva decretato il gran successo di questa mulatta di Saint-Louis che si esibiva in un grande spettacolo con tanto di orchestra che, come lei, arrivava dagli Stati Uniti  (orchestra in cui si esibiva anche un giovane clarinettista di nome Sidney Bechet). Simenon non faceva eccezione. Era anche lui era lì alle Folies Bergér e come tutti i parigini stravedeva per quella star. Che non era solo un corpo, era un sogno esotico, la trasgressione fatta realtà, una ventata di follia che spazzava Parigi. Ma anche una ragazza che aveva un certo fiuto per gli affari. Per esempio di lì a poco ebbe un locale tutto suo a Montmartre.
Simenon si fece avanti, sgomitando tra uomini d'affari, personaggi dello spettacolo, principi e politici che affollavano l'entourage di Josephine. Lui che in quegli anni aveva appena iniziato la sua attività di scrittore su ordinazione di racconti e romanzi brevi popolari ed era quasi uno sconosciuto.
Mai due si somigliavano, molto. Stessa forza di volontà, stessa attrazione per le performance e le sfide, la sfrenata voglia di godere della vita in tutte le sue forme.
Scriveva la Baker nelle sue memorie: "... Sim è un giovane giornalista, molto gentile e adorabile. Per tutt quello che fa per me la gente pensa che sia i mio segretario..."
Ma, ci tiene a precisare Simenon, di non essere mai stato il suo segretario e che i loro rapporti furono molto, ma molto più intimi.
Infatti la loro fu una passione che bruciò in nemmeno due anni. Entrambe amavano fare l'amore in tutte le situazioni, si intendevano alla perfezione, erano due giovani (Simenon aveva ventitre anni) che si affacciavano alla vita, con un successo clamoroso e precoce lei, con un gran futuro lui (anche se a quell'epoca ancora non se ne poteva render conto).
Insomma quella fiammata di sensualità che aveva coivolto Simenon (che era arrivato a concepire anche un magazine tutto dedicato alla sua Josephine), non l'aveva però bruciato. Si accorse infatti che la sua avventura poteva scombinare i suoi piani. La sua voglia di diventare famoso con la letteratura sarebbe naufragato accanto ad una celebrità come allora era la Baker, non solo a Parigi, ma in tutta la Francia. Fu davvero la prospettiva di rimanere per tutti il segretario della star che lo spaventò.
Simenon atterrò dopo quel pericoloso volo e, tornato con le gambe ben piantate a terra, si rese conto che per troncare quella storia ci sarebbe voluta una voglia e una forza di volontà che forse non aveva.
La soluzione fu quella di prendere la moglie una mattina di giugno del 1927 e partire quasi all'improvviso per l'Ile de Aix vicino a La Rochelle. Cinquecento chilometri di mezzo. Ecco la soluzione Simenon.
E la relazione con Josephine passerà alla storia come un'altro pregiato puzzle della speciale vita di Georges Simenon

mercoledì 29 febbraio 2012

SIMENON. RICCO SNOB O "UN COMME LES AUTRES" ?

"...sono stato forse un po' snob, in qualche periodo della mia vita? Mi sono compiaciuto di gettare fumo negli occhi, di assumere certi atteggiamenti, di frequentare certi ambienti? Me la sono posta questa domanda, credo di poter rispondere in tutta sincerità: no..."
E' una frase tratta dalle prime pagine di Mémoires intimes. Già perché, da un certo momento in poi, Simenon visse indiscutibilmente nel lusso e, con lui, quelli che gli erano intorno, mogli, figli, femmes de chambre... Insomma se le frequentazioni erano spesso (ma non sempre) quelle della crema della società, ricchi magnati, artisti famosi, uomini di potere, individui di successo o famosi proprio come lui, resta un mistero del perché nei suoi romanzi trattasse di uomini e donne della condizione sociale più bassa, dei diseredati, di quelli caduti in disgrazia, dei senza speranza.
Questa era una delle domande ricorrenti che gli ponevano nelle innumerevoli interviste che gli furono fatte durante la sua vita
Simenon non aveva difficoltà ad ammettere il suo status e le sue frequentazioni, ma... Ma leggiamo quello che scriveva lui stesso "...Guidavo la mia Chrysler, fatta venire appositamente dagli Stati Uniti, che a quel tempo era oggetto di attenzioni e di stupore, o anche la Delage decappottabile con il suo cofano lungo e aerodinamico. Avevo un tavolo riservato sia da Maxim che da Fouquet e facevo parte di non so quante associazioni di gastronomi.... nonostante questo, senza sapere né perché né per come, riuscivo a scrivere un romanzo dopo l'altro.... ma quando volevo farmi venire idee per un nuovo romanzo, mi facevo un giretto attraversando il ponte lì nei pressi e mi infilavo nelle vie piene di folla e di vita come Puteaux o Billiancourt... andavo a bere al banco, nelle autentiche osterie,  insieme agli operai che lavoravano nelle fabbriche della Renault o in altri stabilimenti e mi trovavo meglio con loro che con i miei amici..." .
Insomma un vero uomo double-face in grado di pranzare con banchieri, grandi editori, produttori cinematografici, ma di giocare a carte e scolarsi una birra con operai e barboni. Tutto vero o solo per sembrare un homme comme les autres? Negli anni del suo decollo della sua carriera di scrittore, decollavano anche le sue finanze e una certa rivalsa rispetto alla vita grama che aveva dovuto fare nei primi anni, sconosciuto e povero, è anche comprensibile. Poi però questo trend di vita continuò anche in America, dove magari diradò le frequentazioni mondane, ma anche abitando in piccole cittadine di provincia, il suo standard di vita rimase alto. E, se possibile, ancora più alto fu quando tornò in Europa, e decise di stabilirsi in Svizzera, paese tranquilo quanto si vuole, con un sistema fiscale e bancario molto congeniale a chi possedeva ingenti patrimoni, ma non si può dire che fosse una della nazioni più economiche d'Europa. Poi come prima residenza scelse una sorta di castello a Echandens, in seguito si fece costruire la famosa villa di Epalinges. Poi il gran rifiuto. Quando si trovò solo, con i figli ognuno per la sua strada, le mogli ormai lontane, solo Teresa a prendersi cura di lui, allora lasciò tutto. La grande villa, i libri, le auto, i quadri, tutti i simboli della ricchezza e della popolarità. Si rinchiuse con poche cose essenziali, prima in un appartamentino all'ottavo piano di un palazzone di Losanna e poi in una casetta ad un piano con un piccolo giardino. Basta viaggi o incontri mondani, ridotti all'osso quelli professionali....allora e solo allora iniziò a vivere una vita come gli altri.
Ma a quel punto aveva settant'anni. Tutta la sua vita era trascorsa in ben altro modo, anche se Simenon aveva più e più volte affermato di sentirsi vicino alla piccola gente, proprio quella da cui proveniva lui, una famiglia anche se non povera, ma certamente molto modesta.
E in un Dictée del '76 rivendica di aver ben presto disprezzato la ricca borghesia .  "... fin dall'adolescenza ho odiato la borghesia che non è altro che la perpetrazione delle abitudini, dei modi di vedere, di pensare di tempi che considero ormai passati...  E' curioso invece che, quando ho avuto dei figli a mia volta, abbia voluto educarli non necessariamente come anti-borghesi, cosa che non mi riguardava, ma come degli uomini, semplicemente indifferenti alle classi sociali. Ora i miei quattro figli, malgrado le brevi rivolte ispirate dalle mode, sono tutti e quattro dei bravi borghesi. Non gliene voglio. Non è colpa loro. La colpa è dovuta al successo inaspettato dei miei primi romanzi che mi hanno, per così dire, obbligato a condurre per un certo numero di anni un tipo di vita che non corrispondeva all'educazione che avrei voluto impartire loro..."

martedì 28 febbraio 2012

SIMENON. BELA TARR, L'UOMO DI...PECS

All'inizio di febbraio, la Film Society del Lincoln Center di New York ha tenuto una retrospettiva del regista Béla Tarr (nato a Pecs, nel sud dell'Ungheria), che si è conclusa con il debutto negli Stati Uniti di The Turin Horse, il film che lo stesso Tarr ha dichiarato che sarà il suo ultimo lavoro cinematografico. 
Parliamo di lui perché il regista portò sullo schermo nel 2007 uno dei primi romans-durs di Simenon L'homme de Londres, l'ultimo pubblicato nel '33 da Fayard, prima di passare nel gotha di Gallimard.
Il romanzo racconta di un omicidio con furto, della caccia di un uomo ad un altro che però gradualmente si trasforma in un sorta di complicità tra i due. Ma gli avvenimenti precipitano e un'altro omicidio porterà ad una tragica conclusione della storia. La vicenda però descrive anche del cambiamento che il denaro può indurre in un individuo abituato a vivere modestamente e che ritrovandosi, per una serie di coincidenze a disporre di una cospicua cifra di denaro, inizia a trasfomarsi, a sentirsi sicuro di sé, in grado di soddisfare i suoi desideri, cosa che gli dà un'ebbrezza sconosciuta.
E' un romanzo di quelli neri dove la trama poliziesca è solo un pretesto per scavare nell'animo degli uomini con i loro chiaroscuri e le loro contraddizioni. E la bravura di Simenon sta nel rendere tutto questo in romanzo tutto sommato breve, con un atmosfera particolare, una vicenda serrata e un finale niente affatto scontato.
Il grande regista ungherese nel 2007 decide di girare un film un po' diverso da quelli che lo avevano reso celebre e lo fà portando sul grande schermo uno dei primi romanzi di Simenon, L'homme de Londres appunto, sempre con il suo inconfodibile stile, contraddistinto da lunghi piani sequenza, dal bianco-nero e da una colonna sonora essenziale. I film, che è a quanto ci risulta l'ultimo tratto dalle opere di Simenon, è alquanto suggestivo e rispecchia le intenzioni di Tarr che dichiarò di non voler realizzare una semplice trasposizione cinematografica del'opera letteraria, ma bensì una "traduzione visiva" di un romanzo che amava molto. La lavorazione del film fu piuttosto lunga, a causa di alcuni problemi di budget, ma alla fine fu presentato nel 2007 al Festival di Cannes, nella sezione Concorso, pur senza ottenere riconoscimenti.
In conclusione vogliamo riportare un commento al film di John, figlio di Georges, che tra l'altro ha dichiarato su questo film:"... le vicende di certi personaggi delle opere di mio padre non sono affatto semplici da rendere al cinema o in televisione. Ed é anche il caso de L'Homme de Londres dove la cinepresa cerca di ricreare quella suspense che ritroviamo nell'animo dei personaggi. Un obiettivo a prima vista molto difficile, ma Béla Tarr con il suo particolarissimo stile è riuscito a emozionarmi profondamente..."

lunedì 27 febbraio 2012

SIMENON. TUTTI I POSTI DEI MALOU

Oggi la tradizionale rassegna delle varie posizioni dei libri di Simenon nell'ambito dei libri più venduti, soprattutto per quello che riguarda l'ultima uscita, Il destino dei Malou.
Stavolta iniziano dagli ebook analizzati da IBS nell'ultima settimana. L'uscita più recente di Simenon occupa la 27a posizione (43a la scorsa settimana). Poi, sempre in formato elettronico, troviamo ancora anche La Pazza d'Itteville al 15° posto (dal 19°), quindi Maigret e la ballerina dei Gai-Moulin al 26° (dal 20°) e L'impiccato di Saint Pholien 41° (dal 47°).
Passiamo ora alle classifiche pubblicate nel weekend dagli inserti dei quotidiani.
Sabato TuttoLibri de La Stampa pubblicava la consueta indagine di Nielsen Bookscan che vede Il destino dei Malou al secondo posto della sezione "Narrativa Straniera". Invece i dati Eurisko pubblicati ieri nella sezione Cult de La Repubblica, lo piazzano, sempre nella "Narrativa Straniera", al 5°posto. E concludiamo con il dorso La Lettura, abbinata la domenica al Corriere della Sera, che riporta sempre dati Nielsen Bookscan secondo i quali Il destino dei Malou è 10° nella "Top Ten"  e occupa il 3° posto nella "Narrative Straniera".

domenica 26 febbraio 2012

SIMENON OGGI SALUTA L'HISTORIAL

Ieri sera l'incontro tenuto da John Simenon, figlio di Georges,  dal titolo Travail, souffrance et libre arbitre dans l'œuvre de Simenon, ha costituito la vigilia della chiusura della mostra Georges Simenon, de la Vendée aux quatre coins du monde", inaugurata il 30 settembre e che ha tenuto banco all'Historial di Les Lucs-sur-Boulogne (a sud di Nantes) per quasi cinque mesi. Oggi la giornata conclusiva con dei concerti di quel jazz che piaceva Simenon, soprattutto al giovane Simenon.
Avevamo presentato a suo tempo (vedi il post del 18 settembre Simenon. Ancora un evento in Vandea) la manifestazione che quest'anno va considerata la più importante dedicata alla scrittore, non solo per la durata, ma anche per i circa duecento tra oggetti, documenti, fotografie, libri (molti provenienti dalla Fondazione Georges Simenon) che hanno fatto di questa esposizione una vera attrazione per gli apassonati lettori del romanziere e non solo.
Certo è ancora presto per tirare le somme, non ci sono ancora i numeri dei visitatori, ma commenti e reazioni all'iniziativa sono stati positivi. La mostra ha preso il titolo dalla permamenza di Simenon in questa regione per oltre cinque anni, durante i quali fece diversi viaggi nelle zone più lontane ed esotiche del mondo, ma dove ebbe anche modo di continuare la sua incessante attività letteraria, partorendo ad esempio il famosissimo Pedigree.