giovedì 8 marzo 2012

SIMENON. I GUADAGNI DI UN GIOVANE SCRITTORE

Si dice che Ernest Hemingway all'epoca d'oro venisse pagato dai giornali un dollaro a parola. Realtà o leggenda? Anche questo faceva parte del suo personaggio, considerando che lo scrittore americano era molto attento alla sua immagine pubblica? E Simenon quanto guadganava? Delle sue cifre di romanziere ormai famoso, tradotto in una trentina di lingue, fonte per le scenaggiature di decine di film, ovviamente era calata un'ombra, anche se il suo trend di vita a volte parlava più chiaramente di una dichiarazione dei redditi
Quello che sappiamo invece sono le entrate del giovane Simenon, quello che sfornava racconti e romanzi popolari, quello degli anni '20 capace di scrivere fino ad 80 pagine al giorno o portare a termine cinque o sei racconti di genere, lunghezza e tipo diverso.
E d'altronde la Francia di quegli anni era un mercato ricchissimo per quelle edizioni vendute spesso a cinquanta centesimi, scritte e pubblicate per un pubblico certo non colto, ma che in quel modo veniva iniziato alla lettura e comunque formava una base solida per una industria editoriale in espansione.
Ad esempio, il solo Ferenczi, uno degli editori per cui in quegli anni Simenon lavorò di più, aveva sei collane dai nomi eloquenti: Le Petit Livre, Mon livre favori, Le livre épatant, Le petit Roman, Les Romans d'aventures. Con queste pubblicazione l'editore raggiungeva le 700.000 copie al mese. Copertine ammicanti o seducenti che dovevano parlare ai sensi o alla fantasia del lettore come faceva anche il titolo.
Ma a seconda delle tirature, del pubblico cui si rivolgeva, le lunghezze cambiavano. Ad esempio Le petit Roman arrivava a circa mille righe, Le Livre èpatant ne contava invece cinquemila.
Simenon impara ben presto che i romanzi d'avventura, a parità di tempo dedicato, sono meno convenienti di quelli sentimentali: con uno di questi, lungo circa 2000 righe e che scriveva in una mattinata riusciva a gadagnare 500 franchi. Invece per un romanzo d'avventura, di circa 10.000 righe che gli comportava tre giorni di lavoro, ricavava "solo" 1000 franchi. Beninteso anche questa era una quotazione ottima per quel tipo di mercato e il lavoro di Simenon era pagato davvero bene. Ma, visto il suo successo, Simenon iniziò capire che poteva trattare con gli editori e giocare al rialzo. E infatti iniziò a dettare le proprie condizioni tanto che pian piano riuscì a portare i prezzi ben più su: per un romanzo di 10.000 righe arrivò prima a 2000 franchi per poi attestarsi ad un prezzo medio di 2500.
Simenon stava imparando a scrivere di storie di ogni tipo, genere e lunghezza, ma nel frattempo apprendeva il meccanismo delle trattative con gli editori, cosa che allora si poteva permettere con editori tipo Margot, ma che poi avrebbe messo in pratica anche con mostri sacri come Gaston Gallimard (vedi il post del 20 novembre 2010 Braccio di ferro tra Georges Simenon e Gaston Gallimard).

mercoledì 7 marzo 2012

SIMENON, COSA FACEVA QUANDO NON SCRIVEVA?

Una domanda che forse sarà sorta spontanea a chi conosce meglio lo scrittore. Vista la velocità con cui Simenon scriveva i suoi romanzi, come passava il resto del tempo? Se, come sosteneva, scriveva un capitolo al giorno, anzi nello spazio di una mattina, poi il pomeriggio e la sera cosa faceva? E se per finire un romanzo gli occorrevano tra gli otto e gli undici giorni, per quanti ne scrivesse, come impiegava il tempo che gli restava? La sua media era di cinque/sei l'anno tra Maigret e romanzi, quindi uno ogni due mesi, due mesi e mezzo. Calcolando anche undici giorni per la stesura e tre quattro per la revisione arriviamo ad un paio di settimane, tra un opera e l'altra passavano quindi un mese e mezzo o due. Cosa faceva Simenon quando non scriveva? Beh, verrebbe da rispondere... à chercher la femme... si insomma le donne che, per quanto, diciamo così, essenziali e veloci fossero i suoi incontri, anche qui il numero e la cadenza giornaliera complessivamente occupavano un bel po' di tempo. Poi la famiglia soprattutto quando iniziò ad avere due o tre figli, una moglie e un ex-moglie da gestire. E poi gli affari, i contratti con gli editori, i diritti per le traduzioni all'estero e quelli per i film tratti dai suoi romanzi. Inoltre non dimenichiamo la sua attività  giornalistica, le inchieste e i reportage che i giornali parigini gli chiedevano. E a proposito delle richieste, con la popolarità arrivarono anche le interviste di quotidiani, settimanali, radio e poi anche della televisione.
Vista così la vita di Simenon sembra già diversa, anche fin troppo affollata di impegni. Ma lui come la viveva.
"... la mia vita è suddivisa in periodi di quindici giorni e in ogni periodo finisco completamente un romanzo  - spiega il Simenon dei primi anni, in un'intrevista del giugno del '31, quando siamo già nel dopo lancio dei Maigret - Scrivo un capitolo ogni mattina, non di più. Questo non mi richiede più di un' ora, un'ora e mezza; ma dopo sono svuotato per il resto della giornata...".
Ancora non parla in quel periodo di état de roman. Ha appena lasciato la letteratura su ordinazione, quella popolare per dedicarsi alla sua nuova  creatura letteraria, Maigret.
Simenon dovette rispondere molte volte all'aspetto che incuriosiva di più i giornalisti, il pubblico: così veloce e così bravo? O meglio come credere alla sua bravura se era così rapido nello scrivere?
E lui così rispondeva : "...batto a macchina io stesso, senza passare prima per un manoscritto... pochi ritocchi e modifiche. I miei libri sono scritti di getto. Lascio i miei protagonisti agire e la vicenda evolversi seguendo la logica delle cose...".
Fretta, no. Forse quel processo creativo in trance non è ancora consapevole?
Quasi un ventina d'anni dopo Simenon, in una lettera dall'America, lamenta: "...sapete ben che anche qui come dovunque i giorni non hanno che ventiquattr'ore, e che purtroppo il mio organismo reclama dieci ore di sonno e in più il movimento, quache ora d' attività esclusivamente fisica...  poi i contratti d'edizione in circa una ventina di nazioni.... ed ho una famiglia, soprattutto un figlio.... ricevo ogni settimana manoscritti di giovani autori... le mie frequentazioni sociali, per quanto ormai ridotte mi occupano ancora un po' di tempo... la corrispondenza... E infine di tanto in tanto mi concedo il lusso raro di quache ora di vuoto... di essere perfettamente vuoto e calmo..."

martedì 6 marzo 2012

SIMENON, MA QUANTO E' ANCORA LETTO? CLASSIFICHE

Siamo alla consueta rassegna delle classifiche di vendite dei libri di cui, dopo ogni weekend, facciamo il punto. Anche questa volta iniziamo da quella degli ebook che viene elaborata da I.B.S. Qui abbiamo una numerosa presenza degli "e-Maigret" (permetteteci in neologismo) che man mano Adelphi sta mettendo sul mercato.
Dobbiamo registrare ben cinque debutti, cioè titoli che nella settimana scorsanon erano in questa Top 50. Si tratta de Il cane giallo al 10° posto, Una testa in gioco al 13°, La balera da due soldi al 14°, Un delitto in Olanda al 15° e Il pazzo di Bergerac al 22° posto. Invece già in classifica erano il Simenon La pazza di Itteville 28° (dal 15°) e il Maigret La Ballerina del Gai Moulin 42° (dal 26°).
Permetteteci una notazione. Sette titoli di Simenon in versione ebook tra i primi 50. E si tratta di titoli che dal 1932 ad oggi sono stati editati e rieditati più volte in tutte le edizioni da più editori, a tutti i prezzi. Titoli di uno scrittore scomparso da ventitre anni e che ha scritto l'ultima di quelle inchieste nel 1972, quarant'anni fa'. Quale autore può vantare altrettanto?
Per quanto riguarda i libri (quelli cartacei) nella classifica di TuttoLibri de La Stampa troviamo  Il destino dei Malou al 6° posto nella sezione "Narrativa Straniera". Mentre invece lo stesso titolo nella medesima sezione della classifica di La Repubblica Cult occupa l'8a posizione. E ancora, per i titoli non italiani, La Lettura del Corriere della Sera pone Il destino dei Malou al 7° posto. Questo inserto ogni settimana presenta una rubrica, Il podio del critico in cui un critico famoso indica i tre libri che preferisce. Questa settimana Roberto Cotroneo ha indicato come primo appunto Il Destino dei Malou.

domenica 4 marzo 2012

SIMENON. PRESENTARE, RACCONTARE, SPIEGARE FINO A....

Mezza pagina. Questo lo spazio dedicato da TuttoLibri de La Stampa  di ieri alla presentazione-critica dell'ultimo romanzo di Simenon, Il destino dei Malou. L'articolo ci dà lo spunto per fare una riflessione su come, di solito, viene presentato un romanzo dalle pagine dei quotidiani. Ovviamente di solito si tratta di un romanzo appena uscito o uscito da poco (non è questo il caso, perchè il libro é uscito da circa un mese) e quindi la maggioranza dei lettori non l'ha ancora letto. Di solito questa presentazione oscilla tra la descrizione della trama e il giudizio sul romanzo. Quando va bene poi c'è anche un inquadramento della figura dello scrittore. Ma, fateci caso, spesso (non sempre, ma spesso) la parte del leone la fà il riassunto della trama (in questo caso 68 righe su un pezzo da 116) che a nostro giudizio scopre troppo il libro, i suoi personaggi, i meccanismi narrativi e talvolta addirittura qualche particolare non secondario.
Lo ammettimo, noi siamo tra quelli che difendono strenuamente il diritto del lettore a scoprire finanche il nome e il cognome del protagonista, e non solo quello che combina nella sua storia, nelle sue relazioni.... tutto quello che gli succede! E infatti siamo nemici giurati dei risvolti o delle quarte di copertina che, per attirare acquirenti (?), spiattellano spesso il cuore del romanzo, togliendo al lettore il gusto di scoprirselo da solo.
Direte voi, se per uno scrittore come Simenon si può comprare il libro ad occhi chiusi, come si fà a comprare il romanzo di un autore poco o affatto noto senza sapere di cosa tratta? Già, e qui è il difficile.
Parlando o scrivendo, l'arte di presentare un libro, riuscendo solo a sfiorare l'argomento, essendo capaci soltanto di accennare allo spirito che lo anima, facendo solo intravedere che tipo di romanzo sia... non è cosa facile. Ad esempio, quando capita a noi di doverlo fare, cerchiamo di rimanere nel vago, di esaurire il tutto in poche righe, di dire e non dire... magari rischiando di peccare in senso opposto.
Ma la nostra convinzione è salda. Molto meglio la reticenza che una puntigliosa descrizione.
Ad esempio in un pezzo di circa 3000 battute, come quello che abbiamo citato (in gergo giornalistico: meno di due cartelle), per un quotidiano non è breve. C'é di che scrivere e l'articolista cerca spesso di dare più informazioni possibili, mentre invece sarebbe, al limite, meglio scrivere meno, dando magari spazio ad un brano del libro (ma non all'incipit che è il primo impatto del lettore con il libro, né mai, per carità, al finale!). Insomma su questo siamo abbastanza convinti, poi ci possono (ed è bene che ci siano) divergenze di opinioni. Ad esempio all'inizio dell'articolo "Nel destino dei Malou si nasconde il giovane Simenon", si scrive "...il rapporto (di Simenon) complesso con la figura paterna...". Certo le relazioni tra padre e figlio non sono mai esenti da screzi, incomprensioni generazionali, visioni diverse della vita... ma il vero rapporto complesso e problematico il giovane Georges lo aveva con la madre Henriette (e lo ebbe per tutta la vita... basta leggersi "Lettera a mia madre").
Alla conclusione dell'articolo troviamo "...Scritto da Simenon nel '47 durante l'esilio americano...". Beh, ci sembra esagerato definire "esilio" un soggiorno di dieci anni negli Stati Uniti, dove Simenon divorziò, trovò la seconda moglie, ebbe due dei suoi quattro figli, girò in lungo e in largo (per altro facendo in quei dieci anni anche diversi viaggi in Europa). L'idea di esilio non si addice proprio al suo soggiorno in America che ammirava per molti versi e primo tra tutti per quello letterario (sosteneva infatti che i romanzieri americani di allora erano i veri interpreti della narrativa moderna). Tanto più che in Francia e in Europa c'era chi avrebbe fatto carte false perché Simenon rientrasse nel vecchio continente.

*Nella rassegna stampa che trovate nella colonna di destra questo articolo è citato, ma come avrete visto, é scritto in grigio perché non ancora pubblicato sul web e quindi non è ancora disponibile il relativo link.

venerdì 2 marzo 2012

SIMENON E BERNAD PIVOT, FACCIA A FACCIA. LA CELEBRE INTERVISTA SU "APOSTROPHE"

Il 27 novembre del 1981, per tutti gli appassionati lettori di Simenon fu una data storica. Il giornalista  francese più quotato nel settore letterario, Bernard Pivot, autore e conduttore di un'altrettrettanto celeberrima della trasmissione Apostrophe, dedica una puntata speciale a Simenon che va in onda sul canale Antenne 2. Lo incontra nella sua casa de rue de Figuierés a Losannaper un'intervista che dura un'ora e un quarto in cui si parla tra l'altro di Marie-Jo, la figlia suicida di Simenon, e del suo libro Mémoires intimes.
Simenon-Simenon, grazie all'archivio dell'I.N.A. (Institute National Audiovisuel Francais) vi presenta un assaggio di quasi otto minuti di questa famosa trasmissione. Buona visione.





giovedì 1 marzo 2012

SIMENON. UN URAGANO CHIAMATO JOSEPHINE BAKER

"...un corpo dorato dai seni turgidi come quelli di una polena, che si contorce in preda a spasimi di desiderio... Le lunghe gambe, il sedere che si agita freneticamente, le lunghe dita sottili protese verso il pubblico o che accarezzano il suo stesso corpo o il viso straordinariamente espressivo e mobile... Ella combina in sé quel pizzico di odio, un 'ombra di venedetta e il giustificato orgoglio della pura animalità. E' piena di ironia, di istinto e di furia sensuale..."
Ecco le parole impegate ne 1926 da un cronista per descrivere la diciannovenne Josephine Baker nello spettacolo alle Folies Bergére dove si esibiva con il famosissimo gonnellino di banane.
Ma i giornali parlavano anche della folla osannante che aveva decretato il gran successo di questa mulatta di Saint-Louis che si esibiva in un grande spettacolo con tanto di orchestra che, come lei, arrivava dagli Stati Uniti  (orchestra in cui si esibiva anche un giovane clarinettista di nome Sidney Bechet). Simenon non faceva eccezione. Era anche lui era lì alle Folies Bergér e come tutti i parigini stravedeva per quella star. Che non era solo un corpo, era un sogno esotico, la trasgressione fatta realtà, una ventata di follia che spazzava Parigi. Ma anche una ragazza che aveva un certo fiuto per gli affari. Per esempio di lì a poco ebbe un locale tutto suo a Montmartre.
Simenon si fece avanti, sgomitando tra uomini d'affari, personaggi dello spettacolo, principi e politici che affollavano l'entourage di Josephine. Lui che in quegli anni aveva appena iniziato la sua attività di scrittore su ordinazione di racconti e romanzi brevi popolari ed era quasi uno sconosciuto.
Mai due si somigliavano, molto. Stessa forza di volontà, stessa attrazione per le performance e le sfide, la sfrenata voglia di godere della vita in tutte le sue forme.
Scriveva la Baker nelle sue memorie: "... Sim è un giovane giornalista, molto gentile e adorabile. Per tutt quello che fa per me la gente pensa che sia i mio segretario..."
Ma, ci tiene a precisare Simenon, di non essere mai stato il suo segretario e che i loro rapporti furono molto, ma molto più intimi.
Infatti la loro fu una passione che bruciò in nemmeno due anni. Entrambe amavano fare l'amore in tutte le situazioni, si intendevano alla perfezione, erano due giovani (Simenon aveva ventitre anni) che si affacciavano alla vita, con un successo clamoroso e precoce lei, con un gran futuro lui (anche se a quell'epoca ancora non se ne poteva render conto).
Insomma quella fiammata di sensualità che aveva coivolto Simenon (che era arrivato a concepire anche un magazine tutto dedicato alla sua Josephine), non l'aveva però bruciato. Si accorse infatti che la sua avventura poteva scombinare i suoi piani. La sua voglia di diventare famoso con la letteratura sarebbe naufragato accanto ad una celebrità come allora era la Baker, non solo a Parigi, ma in tutta la Francia. Fu davvero la prospettiva di rimanere per tutti il segretario della star che lo spaventò.
Simenon atterrò dopo quel pericoloso volo e, tornato con le gambe ben piantate a terra, si rese conto che per troncare quella storia ci sarebbe voluta una voglia e una forza di volontà che forse non aveva.
La soluzione fu quella di prendere la moglie una mattina di giugno del 1927 e partire quasi all'improvviso per l'Ile de Aix vicino a La Rochelle. Cinquecento chilometri di mezzo. Ecco la soluzione Simenon.
E la relazione con Josephine passerà alla storia come un'altro pregiato puzzle della speciale vita di Georges Simenon