lunedì 30 aprile 2012

SIMENON. IL LUNEDI' DELLE CLASSIFICHE

Eccoci qui pronti come ogni settiana a registrare le variazioni di classifica degli ultimi "simenon" usciti. Iniziamo con le rilevazioni delle Nielsen Bookscan che vede scendere Maigret e l'informatore. Su TuttoLibri de La Stampa di sabato lo colloca al 5° posto nella sezione "Tascabili" e invece su La Lettura del Corriere della Sera di ieri lo dava all'8a posizione (in discesa dalla 4a) nella "Narrativa straniera". Su R2 Cult de La Repubblica, Eurisko lo piazzava invece al 4° posto della categoria "Tascabili".
Sul web sempre la stessa inchiesta di Maigret la ritroviamo nella classifica IBS (libri venduti tramite internet) nella 23esima posizione. Per gli ebook troviamo sempre Maigret ma in posti bassi della classifica. Al 37° posto l'inchiesta di Maigret All'insegna dei Terranova, ancora Maigret al 45° con Il crocevia delle tre vedove, come pure al 50° con La chiusa n.1.

domenica 29 aprile 2012

SIMENON SCRIVE E IL MONDO GIRA INTORNO A LUI

Simenon attraversa il secolo scorso quasi nella sua interezza. Nasce nel 1903 quando inizia, come si suol dire, la moderna era industriale. In quell'anno ad esempio i fratelli Wright per la prima volta riescono a far volare un aeromobile per un'ora e soprattutto a farlo atterrare. Un certo Henry Ford fonda un'industria che produrrà un marchingegno chiamato automobile. E in quegli anni inizia anche la diffusione internazionale di quell'altro apparecchio destinato a cambiare il mondo: il telefono.
Nel 1989, quando lo scrittore si spegne a Losanna, vanno registrati in Europa lo storico "crollo del Muro di Berlino" e in Cina l'altrattanto storica rivolta studendesca di piazza Tieanmen contro il regime comunista. D'altro canto l'uomo era intanto arrivato sulla luna (e ci era tornato più volte), erano nati il computer, internet, la posta elettronica... Insomma uno come Simenon ha dovuto assimilare cambiamenti epocali nel corso della sua vita che hanno rivoluzionato il modo di vivere e di pensare degli uomini.
Sull'onda di questa considerazione, abbiamo voulto ripercorrere le tappe più importanti della vita del romanziere abbinandole a fatti e avventimenti storici culturali e scientifici che hanno scandito il secolo scorso. Una galoppata tra fatti più o meno rilevanti che considerati tutti insieme ci danno un sommario quadro  dell'evoluzione e del percorso storico del '900. Insomma vediamo come il mondo ha girato intorno a Simenon...>>>

sabato 28 aprile 2012

SIMENON. CACCIA ALL'AUTORE DELLE COPERTINE

Oggi l'intervento di un nostro "attaché" al Bureau Simenon Simenon, Giorgio Muvi. Se volete partecipare, editare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com


Roma dal nostro attaché Giorgio Muvi - Mi hanno molto interessato i commenti al post di lunedì scorso, Simenon: Classifiche "saliscendi" come montagne russe,  e in particolare quelli dedicate alle copertine di Dick Bruna che illustrano i Maigret olandesi. Grazie al link indicato, le ho potute vedere sul sito di Murielle Wenger e le ho trovate molto belle, molto essenziali, quasi gemetriche. Ero quindi convinto che Bruna fosse anche l'autore di una serie di copertine di certi Simenon che Fayard, ristampò nel '58 e di cui comprai una copia a Parigi qualche anno fa'. La copertina di questa versione di Le relais d'Alsace raffigura una macchina da scrivere stilizzata (sembrerebbe una mitica Olivetti Lettera 22), una pipa altrettanto essenziale nel tratto e un foglio di carta bianca su cui appare il titolo del libro.
E invece quando ho ripreso in mano il libro, cercando la firma dell'illustratore, ne ho trovate due! La sigla é sulla quarta di copertina e si tratta di Gouju et Amalric, due disegnatori che firmarono diverse copertine per quella serie, ma tutte uguali, tutte con la stessa macchina da scrivere, la stessa pipa e lo stesso foglio, cambiavano solo i colori e, ovviamente, i titoli. Ho fatto una piccola ricerca e ho trovato altre copertine di quella serie (ne vedete alcune sopra e sotto). Ma mi piacerebbe saperne di più di questi Gouju e Alaric... nomi veri o pseudonimi? Non mi stupirei, visto quello che fino a qualche anno prima aveva fatto Simenon con i suoi nom de plume!

venerdì 27 aprile 2012

SIMENON FUNZIONA PER I QUOTIDIANI ANCHE IN ROMANIA

L'abbinamento quotidiano libro (in regalo o a prezzo speciale che sia) è una formula di promozioni che gli editori utilizzano da non poco tempo. E Simenon, ma ancor di più Maigret, è stato utilizzato e riutilizzato più volte in questa veste.
Possiamo citare ad esempio l'operazione del Corriere della Sera che dal giugno 2009 portò in edicola ogni settimana un titolo delle inchieste del commissario per ben 60 settimane.
Quest'anno è stata la volta del Sole 24 Ore, serio quotidiano economico della Confindustria, ma molto attento anche alla cultura. Anche questa volta il commissario Maigret viene presentato n una selelzioni di 40 titoli, abbinati al quotidiano dall'11 gennaio di quest'anno. 
Tutto ciò ha avuto dei precedenti, anche con le videocassette degli storici Maigret della Rai (con L'Unità anni '80) con Gino Cervi, o con la pubblicazione di romanzi a puntate (vedi tra gli altri ne L'Europeo La vedova Couderc '49, oppure su Epoca con l'inedito Il natale di Maigret nel '53, e ancora in Panorama nel '66 con Maigret e l'informatore anch'esso inedito).
Ma anche all'estero ci sono state promozioni di questo tipo. Ricordiamo la più recente in Francia quella messa in cantiere l'anno scorso da Le Monde di cui vi abbiamo parlato (vedi Le Monde de Simenon) con ben sessanta titoli raccolti in venti volumi con romanzi e Maigret.
Stavolta vogliamo segnalarvi un'operazione analoga ma promossa da un quotidiano rumeno. Si tratta del Ziarul de Iasi, del quotidiano di Iasi, capoluogo della Moladavia, seconda città rumena dopo la capitale Bucarest. Il piccolo quotidiano ha da tempo lanciato una promozione abbinando libri al giornale. Non era un'operazione centrata sui Maigret, ma nel tempo i titoli del commissario (evidentemente funzionano di più) hanno preso il sopravvento e costituiscono la spina dorsale dell'iniziativa. A tutt'oggi su trentuno titoli pubblicati ben undici sono inchieste del commissario Maigret. L'utima  Maigret e il fantasma, la prima, manco a dirlo, è stata Pietr il Lettòne.

giovedì 26 aprile 2012

SIMENON. LE FUGHE DI MONSIEUR GEORGES

Quando nel dicembre de '22 il giovanissimo Georges aveva deciso di lasciare la propria città natale, la casa materna, il suo ben avviato lavoro di giornalista a La Gazette de Liège e non ultima la sua fidanzata, nonchè promessa sposa Régine Rénchon, molti si chiesero il motivo di quella improvvisa decisione. Sembrava quasi una fuga. Certo vanno considerate la giovane età, la chimera di una carriera letteraria, l'attrazione per la fascinosa Parigi che in quegli anni attirava intellettuali come il miele le mosche. Insomma c'erano abbastanza motivi per spiegarla.
Altra fuga fu quella del '27 da Parigi. A quell'epoca era l'amante della più famosa, desiderata e trasgressiva vedette della capitale: il ciclone Josephine Baker. E Simenon ne era stato travolto, al punto di trascurare la sua produzione letteraria che allora consisteva in romanzi e racconti popolari e che iniziava ad ingranare. Ma i ritmi di vita che l'entourage della Baker gli imponeva lo condizionavano troppo e per altro si iniziava a parlare di lui come fosse il segretario della star. La loro relazione almeno ufficialmente era segreta, tanto che sembra che nemmeno sua moglie ne fosse al corrente. Ad un certo punto Simenon parve come destarsi da un lungo sonno (o sogno?) e capì che quella vita non era quella che voleva e che la popolarità di Josephine lo avrebbe fatto diventare null'altro che un "monsieur Baker".
Così dalla sera alla mattina, senza avvertire nessuno, lui e sua moglie fuggirono letteralmente, destinazione l'Ile de Aix, vicino a La Rochelle in Vandea, una regione in cui avrebbero poi abitato per una decina d'anni circa.
Quella più plateale e famosa fu la sua fuga dalla Francia alla fine della seconda guerra mondiale. Motivi? Politici. Durante l'occupazione tedesca, aveva fatto affari, vendendole diritti di suoi romanzi,  con la produzione cinematografica Continental che faceva capo nientemeno che ai gerarchi nazisti dell'entourge di Hitler. E in una presunta (non si sa ancora se vera o no) lista del Fronte di Liberazione francese sembra comparisse il nome di Simenon, accanto a quello di altri collaborazionisti. Il solo dubbio di un arresto, un processo e poi chissà cosa, fece fare carte false allo scrittore per riuscire ad imbarcarsi per l'America, passando mesi di attesa a Londra.
In America Simenon trascorse praticamente dieci anni spostandosi dal Canada fino a Cuba, viaggiando da est ad ovest. Poi sembrò trovare pace, nel Conneticut, a Shadow Rock Farm, una bella fattoria vicino Lakeville. Lì rimase stabile per quasi cinque anni. In America aveva continuato a scrivere, era stato ben accolto, aveva trovato, la sua seconda moglie, una canadese che gli aveva dato altri due figli. Insomma tutto faceva presagire che quella fosse una sistemazione definitiva. E invece nel marzo del 1955 lascia alla chetichella anche gli Stati Uniti. Parte come per uno dei diversi viaggi che aveva fatto in quei dieci anni, ma fu invece una traversata di sola andata, il ritorno definitivo nel vecchio continente.
Lo ritroviamo in Svizzera nel 1963, sistemato in una grande villa ad Epalinges, vicino Losanna,  l'unica casa che Simenon si fosse fatto costruire appositamente. Tutto secondo le sue esigenze e quelle della sua famiglia e tutto in grande, un'abitazione per stupire gli ospiti, come disse qualcuno. Una casa che però vede il disfacimento della famiglia. La moglie Denyse che al culmine del suo stato di squilibrio psichico lascia definitivamente Simenon ed Epalinges. I figli che crescono e che uno ad uno crescono e se ne vanno per la loro strada e lui rimane in quella casa lussuosa, piena di quadri di famosi pittori, con un garage con automobili molto costose. Sono ormai solo lui e Teresa Sburelinl, sua femme de chambre da quando Boule se ne era andata. Ad un tratto si sentì estraneo a tutto quello sfarzo che pure lui stesso aveva creato.
Anche qui un'altra fuga. E, a quasi settant'anni, da quella principesca sistemazione si trasferì in un appartamentino in un palazzone di Losanna. Senza portar via nulla. Lui, Teresa che nel frattempo era diventata la sua compagna, e il minimo indispensabile per una vita modesta, senza pretese, quanto più possibile lontana dai fasti e dall'elevato standard che aveva mantenuto per lunghi anni.
L'ultima fuga fu quella del 4 settembre del 1989, quando nella sua ennesima abitazione, un piccola casa antica con un altrettanto piccolo giardino, stringendo la mano di Teresa se ne andò via da questo mondo, probabilmente per raggiungere quello dei suoi romanzi. 

mercoledì 25 aprile 2012

SIMENON: "E BASTA CON QUESTA ATMOSFERA!"

L'atmosfera alla Simenon. Quante volte questa allocuzione è stata usata per spiegare, dare l'idea del tipo di ambiente, di contorno, di mentalità che creano lo sfondo di una vicenda, descritta da uno scrittore. Potremo affermare, senza timore di essere smentiti, che se ne è abusato. E ne è stato fatto un uso eccessivo anche per descrivere una delle qualità di Simenon stesso.
E su questo sono caduti un po' tutti, (anche noi vi abbiamo fatto disinvoltamente ricorso). Sappiamo che al romanziere non piaceva che si parlasse di questo argomento, forse perchè era una discussione che rischiava di offuscare altri elementi della sua scrrittura e della sua letteratura?
Vediamo cosa dice in proposito in un'intervista del 1955 alla radio francese, rispondendo alla domanda di André Perinaud "Sarebbe interessante avere da voi una definizione della cosiddetta 'atmosfera Simenon'...".
"Non sono io, sono gli altri che hanno utilizzato quel termine. Non cè nulla che mi irrita di più della parola 'atmosfera'. Il romanziere d'atmosfera! Ma, Cristo, se non ci fosse atmosfera il romanzo sarebbe un fallimento. E' un po' come se parlandomi di un uomo, mi diceste: 'sapete, respira'. Certo che respira, altrimenti sarebbe morto, no? Un romanzo senza atmosfera è nato morto".
Parinaud  non demorde, rimane sul tema e approfondisce chiedendo lumi sul rapporto tra quest'atmosfera  e l'espressionismo in pittura, anche perchè era proprio Simenon che aveva avuto modo di affermare che quello che gli altri chiamavano atmosfera per lui poteva dirsi più propriamente un "clima poetico", mentre la critica quando parlava di atmosfera aveva appunto in mente qualcosa di molto vicino all'impressionismo nella pittura.
"... nel romanzo classico come nella tragedia cassica, i personaggi si sviluppano in un certo abito intellettuale, senza che si sappia chi sono, da dove vengono, che cosa vogliono, se fà caldo se sono nel sud oppure nel nord, se è estate o inverno. Sono elementi di nessuna importanza perché i personaggi sono un'entità, puri spiriti - e poi Simenon passa a spiegare cosa succedeva nei suoi anni in quello stesso ambito -  Oggi tendiamo a credere che l'uomo reagisca in modo diverso a seconda che abiti nel Gabon, a Parig o a Mudon. L'ho constato di persona. Nell'Ubangui, uno dei luoghi più umidi e torridi del mondo, ho visto alcuni coloniali avere reazioni che non avrebbero mai avuto a Bécon-les-Bruyéres o a Frejus...".
Insomma si tratterebbe anche di contestualizzazione, di influenza delle condizioni esterne, di dislocazione geografica... tutto questo è atmosfera?  Rincarando la sua "critica ai critici": ... mi fanno imbestialire questi critici  con 'l'atmosfera Simenon', ma se non ci fosse l'atmosfera, cosa respireremmo?...", ci scherza anche sopra.
Ma aldilà delle battute Simenon è molto netto: "... l'uomo non è sospeso nello spazio, non è neanche un puro spirito. E' un tutto con un corpo al centro di un universo che cambia colore, peso, odori. L'uomo cambia, le sue reazioni sono diverse a seconda dello stato di questo universo...".
Ipse dixit Simenon.

martedì 24 aprile 2012

SIMENON. I CINQUANTA MODI DI DIRE "MAIGRET"

Versione mongola de Il cane giallo (www.enquetes-de-maigret)   
Come ci ricorda una dei nostri attaché, Murielle Wenger, in un commento al post di ieri, "...Simenon è stato tradotto in più di 50 lingue: soltanto per i Maigret sono state registrate a tutt'oggi traduzioni in 52 lingue diverse..." (vedi a tale proposito nel suo sito www.enquetes-de-maigret ). La domanda sorge spontanea quando si trovano le avventure parigine del commissario in lingue come il coreano, il vietnamita, il thailandese, l'uzbeko, il mongolo: come fanno individui di culture così distanti e totalmente differenti dalla nostra (diciamo europea) a capire e apprezzare? Cosa potranno cogliere soprattutto i lettori di quei paesi (e immaginiamo siano la maggioranza) che non sono mai stati in Francia, a Parigi, ma addirittura quelli che non hanno nemmeno mai visto foto o filmati della capitale francese? Certo oggi la diffusione delle immagini tramite la televisione, i film, le nuove tecnologie è enormemente cresciuta anche negli angoli più dispersi del pianeta. Ma questo non spiega tutto. Già... infatti può funionare anche il fascino dell'esotico. Quanti di noi rimangono incantati da storie, libri e film, che provengono dall'estremo oriente e che in qualche modo ci colpiscono, anche se il nostro grado di comprensione è poi molto basso, perchè non conosciamo la storia, la cultura, la mentalita e il contesto ambientale, ad esempio, della Mongolia.
C'è poi da tener presente un altro aspetto. Come anche nell'occidente, ad esempio negli Stati Uniti, ci sono differenze a volte notevoli tra posti diversi (cosa hanno in comune New York, con il paesino di Rock Spring nello Wyoming, pur essendo entrambe "americane?), così ci saranno differenze tra la capitale mongola Ulam Bator e Tsagaannurm, piccolo e sperduto centro al confine con la Cina settentrionale.
E tutto questo cosa c'entra con la Parigi degli anni '30, quando dalla penna di Simenon nasceva Maigret?
Ce la potremo cavare con l'aspetto universale dell'arte. Se è "arte", è compresa da tutti gli esseri umani di qualsiasi etnia, cultura o dislocazione geografica. Ma, crediamo c'entri anche il livello di  cultura. E questo ovviamente vale anche da noi, paesi occidentali, dove bianchi scolarizzati e inseriti nella società, non sempre hanno una base che gli consenta di apprezzare la buona letteratura, neanche quella d'evasione. Possiamo immaginare che lo stesso succeda anche in Mongolia.
Insomma c'è qualcosa che passa aldilà di tutte le sovrastrutture culturali, razziali, storiche e goegrafica e arriva dritto all'animo di quel mongolo che se ne sta comodamente seduto a bearsi un'inchiesta del commissario Maigret.
D'altronde come dice lo stesso Simenon nella famosa intervista con Médecine et hygiène (1960) "... il vero successo è essere compreso da un uomo che lavora in un kibbuz, quello che mi fa piacere è ciò non ha nulla a che vedere con la tecnica di scrittura. Quello che mi piace è che dei polacchi a Cracovia e a Varsavia si ritrovino talmente nei miei libri, da farne oggetto di una tesi universitaria, anche se qusto paese è al di fuori dell'occidente...".
Beh,... figuriamoci la Mongolia!

lunedì 23 aprile 2012

SIMENON: CLASSIFICHE "SALISCENDI" COME MONTAGNE RUSSE

Copertina olandese di Maigret e l'informatore
Ogni settimana si corre in giù o in su, molto velocemente nelle posizioni e nelle varie sezioni delle classifiche. Osserviamo quelle degli ultimi giorni e vediamo che sabato scorso  la Nielsen Bookscan riportava su TuttoLibri de La Stampa il simenoniano Maigret e l'informatore al primo posto nella classifica dei "Tascabili". Sempre stessa società di rilevazione, ma su diverso inserto, parliamo de La Lettura del Corriere della Sera di ieri, nella "Narrativa Straniera" piazza lo stesso titolo al 4°posto (in salita rispetto al 10° della settimana scorsa). Più che onorevole invece la seconda posizione indicata nella rilevazione di Eurisko per La Repubblica RCult di domenica.
Facciamo ora il salto sul web dove, navigando tra la classifica della IBS Top 100 (aggiornata quotidianamente e riferita agli ultimi quindici giorni), ci imbattiamo in Maigret e l'informatore alla sedicesima posizione. Per gli ebook, settimana magra per Simenon del quale si trova solo Il Crocevia delle tre vedove al 41° posto su IBS.

domenica 22 aprile 2012

SIMENON. "SARKO E "LE PRESIDENT"...

In queste ore, lo saprete sicuramente da giornali-tv-radio-internet, in Francia si va a votare per rinnovare la carica della Pesidenza della Repubblica. Sarkozy è dato perdente, i sondaggi già incoronano Holland, suo avversario socialista, come il vincitore.
E Nicolas Sarkozy che fine farà?
Il cinquasettenne politico di ascendenze ungheresi tornerà a fare l'avvocato o resterà in politica? Certo in Italia a quell'età, in generale, i nostri politici non mollano. Ma in Francia è un'altra storia, e poi c'è un'altro fatto, Sarko, come lo chiamano i francesi è rimasto solo, anche diversi suoi ministri hanno preso il largo, dato il sentore di un sconfitta e probabilmente anche pesante. Come scriveva qualche giorno fa' il Corriere della Sera ".. defezioni di peso. Importanti almeno dal punto di vista simbolico, come quelle di Martin Hirsch e Fadela Amara, due esponenti della famiglia di sinistra che nel gloriosi giorni del 2007 si erano prestati volentieri alla politica dell'ouverture di Nicolas Sarkozy...d".
Insomma il rischio per Sarkozy, che come ministro è al governo dal 1993, è che dopo quasi dieci anni al potere, si ritrovi politicamente solo. Ma qui non ci interessa un'analisi delle elezioni o della politica francese o del futuro di Sarko. Piuttosto ci torna in mente il romanzo di Simenon Le president (1957) scritto in Svizzera, in cui lo scrittore dà prova di conoscere alla perfezione i meccanismi della politica, i suoi giochi nascosti, le informazioni usate come ricatto per acquisire o riconquistare posizioni chiave, i tradimenti perpetrati e subiti, l'eterna ruota che gira e che porta potere, autorevolezza, rispetto e denaro, ma che poi trascina nel fango o nell'oblio.
Certo la vicenda che ci racconta Simenon è molto differente da quella dell'attuale presidente francese. Emile Beaufort era stato presidente del consiglio dei ministri, ma era arrivato solo ad un passo dalla carica di Presidente della Repubblica. Anche lui, come Sarkozy, era stato più volte ministro, ma si era ritirato volontariamente dalla politica e, al momento raccontato dal romanzo, è solo un vecchio sofferente dei postumi di un ictus, ormai fuori dai giochi, ma che con un esplosivo libro di memorie vorrebbe atterrare i suoi avversari e fare una rentrée in grande  stile. Ma, anche se lo conosce benissimo, non ha fatto i conti con uno dei più comuni strumenti della politica, il tradimento.
E' proprio la sua segretaria, che lo ha aiutato nella stesura del libro, a informarne chi di dovere. Passa le pagine scottanti ad un politico (a suo tempo delfino di Beaufort) che ne approfitterà, prendendo il posto da primo ministro che il vecchio Presidente pensava di riavere già in pugno. Le sue accuse gli si ritorcono contro ed è la sua fine.
Ma Sarkozy è ben più giovane di Beaufort, in salute, ha un bellissima moglie, una professione alle spalle, una posizione sociale di tutto rispetto e certo non finirà come il protagonista simenoniano. 
Al cinema Le President ha avuto la faccia del grande Jean Gabin, in un bel film portato sullo schermo dal regista Henri Verneuil nel 1961 e dove Bernard Blier interpretava il suo ex-delfino, quello che poi che diventerà Il Presidente.
Ecco come ce lo raffigura Simenon nell'incipit "Da oltre un'ora sedeva immobile, appoggiato allo schienale pressoché diritto della vecchia poltrona Luigi Filippo, di pelle nera ormai logora, che per quarant'anni lo aveva seguito da un ministero all'altro, tanto da diventare leggendaria.
Quando rimaneva così, con le palpebre chiuse, limitandosi di tanto in tanto a sollevarne una per lasciar filtrare un rapido sguardo, si poteva pensare che dormisse. 
Invece, non solo non dormiva, ma conservava una precisa consapevolezza del suo aspetto esteriore: il busto un po' rigido nella giacca nera troppo ampia, simile a una redingote, il mento sostenuto dall'alto colletto inamidato che appariva in tutte le sue fotografie e che indossava come un'uniforme sin dal mattino...".

sabato 21 aprile 2012

SIMENON... O L'ALTRO SIMENON ?

Simenon & Rai. L'abinamento di queste due parole ne porta immediatamente altre due: commissario Maigret. Giusto, ma non sempre vero.
Infatti troppe volte viene dienticato che la Rai produsse e mandò in onda nel 1979 delle riduzioni televisive di alcuni romanzi di Simenon sotto il titolo L'altro Simenon. Niente Maigret, quindi. La produzione puntò sui cosiddetti romans-durs.
Si trattò di quattro sceneggiati andati in onda tra settembre e ottobre di quell'anno. Il primo è Antoine e Julie, un romanzo scritto alla fine del 1952 a Shadow Rock Farm, l'abitazione di Simenon nel Connecticut (Usa). La riduzione televisiva fu diretta da Mario Landi (lo stesso regista di tutti i Maigret di Cervi) ed ebbe come interpreti Renato De Carmine, Piera Degli Esposti e Ida di Benedetto. Il secondo fu Il grande Bob (Le grand Bob - 1954) sempre da un romanzo del periodo americano che vedeva tra i protagonisti una giovane Marisa Laurito, Virginio Gazzolo e Renzo Rossi. La regia fu affidata a Nanni Fabbri. Ai primi di ottobre andò in onda. Il signor Cardineau (Le fils Cardineau - scritto nel 1941 ma pubblicato da Gallimard nel 1944) interpretato da Teresa Ricci, Gianfranco Barra e Winnie Riva. Regia di Enzo Tarquini. Nell'ultimo episodio ritroviamo qualche nome più conosciuto. Il romanzo da cui è tratto s'intitola Il borgomastro di Furnes, scritto da Simenon nel 1938 e venne portato sul piccolo schermo da José Quaglio, interpretato da Adolfo Celi, Alida Valli e dallo stesso Josè Quaglio.
L'altro Simenon non ebbe la fortuna dei Maigret, ma nemmeno un relativo successo di pubblico.
Poco impegno produttivo da parte della Rai? Come si direbbe oggi, una produzione low-budget? La difficoltà anche per registi come Landi di rendere in una riduzione televisiva dei romanzi soprattutto psicologici e d'ambientazione nei tempi e nella dimensione televisiva.
Difficile fare un'analisi, probabilmente non erano tematiche che interessavano un pubblico vasto che in quegli anni vede nascere e segue con una notevole audience programmi come Domenica in..., 90° minuto, Il Rischiatutto di Mike Bongiorno e Portobello di Enzo Tortora e talk show di Maurizio Costanzo. Insomma si gettavano la base della tv come intrattenimento leggero, alla ricerca del maggior ascolto cui era legata la pubblicità. Non a caso negli anni '70 finiva Carosello e iniziava l'invasione della pubblicità...