venerdì 25 maggio 2012

SIMENON, DONNE, SESSO, LUSSURIA E... COGNIZIONE DI CAUSA

Non tutti sanno che nel 1956 in un programma radiofonico francese venne letto un brano, tratto da uno dei Dictées di Simenon (Quand j'étais vieux - Presses de La Cité 1972), intitolato Elogio della lussuria.
Ovviamente riguardava la sessualità, uno dei temi che, quando si parlava dello scrittore o lo si intervistava, era, per così dire, uno dei più gettonati, perchè sicuramente, come diciamo oggi, faceva più audience che non ragionare sulla sua forma letteraria o sulla linguistica dei suoi romanzi o dei confronti strutturali tra la costruzione dei suoi romanzi e quella delle inchieste del commissario Maigret. Ci diceva un vecchio e incallito editore di settimanali a proposito delle copertine "... una coscia? Tra le 2000 e le 5000 copie in più. Un bel seno? Quasi diecimila in più. Due belle discinte, magari anche famose? Anche 20.000 copie in più...". Ovviamente si riferiva alle donne, o meglio a belle donne, magari anche dive.
Questa era la mentalità allora e avveniva ben più di qualche decennio fa'. Oggi siamo tutti mlto meno sensibili a questi stimoli, conseguenza delle overdosi di immagini, su carta e in video, di donne più o meno nude, più o meno sexy, più o meno conturbanti. Ma poi va considerata anche la liberazione sessuale, le mingonne, il monokini, il nude-look, i calendari erotici, le ballerine seminude alla tv, il gionali, i film erotici (e/o pornagrafici) .... insomma una marea di elementi quasi sempre in mano a maschi-maschilisti e con obbiettivo sempre la "donna oggetto". Tutto ciò ha comunque modificato i comportamenti e le reazioni dei anche dei maschietti più sensibili a certi richiami sessuali. Ma questa è un'altra storia e da trattare in altri contesti e con altro respiro.
Torniamo invece al nostro Simenon, figlio di un'altra epoca, e al suo atteggiamento nei confronti del sesso. Anzi in questo caso della lussuria. Già, di questo infatti trattano quelle pagine del Dictée.
"... io dico che la lussuria, la sessualità pura, è per l'uomo il modo di ritrovarsi nel mondo delle proprie origini... - scriveva Simenon - Nella società complessa come la nostra, dove noi non siamo che delle pedine, è il sollievo di essere nudi di fare certi gesti senza complicazioni, senza spiegazioni, senza sentimentalità...".
E' il consueto concetto della costrizione delle convenzioni sociali, che per il resto Simenon accettava, ma non per quanto riguardava il sesso. Queste, in campo sessuale, erano un peso che non si sentiva di portare e quindi lo rifiutava, dando libero sfogo alle sue pulsioni più istintive (non a caso scrive di un ritorno alle condizioni primordiali).
E inoltre aggiunge: "... ho bisogno, per non sentirmi prigioniero della società, di accarezzare una coscia al volo, di fare l'amore senza bisogno di dichiarazioni, di praticare il sesso, da un momento all'altro, nel mio ufficio come si trattasse della foresta equatoriale o di Tahiti. E parlo con cognizione di causa...".
Già, a quasi settant'anni e con la storia delle diecimila donne con cui avrebbe avuto rapporti che si tirava dietro, non è certo difficile credere a questa "cognizione di causa".

giovedì 24 maggio 2012

SIMENON. RAI 5 E IL MISTERO DEL MAIGRET SPARITO

La Rai annunciò ai primi di marzo, con una certa risonanza, che dal 16 marzo al 23 giugno avrebbe rimesso in onda, sul suo canale Rai 5 sul digitale terrestre (quindi in chiaro) diverse puntate delle famose inchieste del commissario Maigret, il sabato in seconda serata. Una vera pacchia per tutti gli appassionati che aspettarono con ansia quel'appuntamento così particolare. Le repliche iniziarono, finchè sabato 12 maggio quei telespettatori videro apparire sullo schermo non la faccia amata di Gino Cervi, ma quella, meno conosciuta (e sicuramente meno amata) di David Letterman, un personaggio televisivo famosissimo negli States che dall''82 conduce dei talk-show. Nessun comunicato della Rai, nessun avvertimento ai telespettatori e nessun cambiamento sulla pagina del sito web di Rai 5, quella dedicata alle repliche dei Maigret (alla faccia del real-time che dovrebbe regnare sul web...sono passati dodici giorni!). Noi di Simenon-Simenon abbiamo ricevuto, tramite i commenti, con i messaggi e via mail, decine e decine di proteste di telespettatori che ne dicevano di tutti colori. Siccome non si è trattato di un'interruzione di un solo sabato, ma Maigret non è più comparso sugli schermi anche nei sabati successivi, le proteste si sono protratte al punto che abbiamo chiesto chiarimenti. Abbiamo infatti contattato Rai 5, tramite il suo sito (cosa che consigliamo di fare a tutti coloro che hanno qualcosa da dire in proposito scrivendo qui) e abbiamo scritto all'ufficio stampa Rai, per chiedere se qualcuno sapesse perchè le repliche fossero state interrotte e soprattutto perchè non ci fosse stata alcuna comunicazione.
A tutt'oggi l'azienda tace. Possiamo immaginare che se dovessero rispondere, affermerebbero magari che gli ascolti non erano all'altezza delle aspettative, ma non immaginiamo perchè l'azienda di Stato, cui i telespettatori pagano per altro un canone, non si degni nemmeno di avvertire del un cambio di un palinsesto.
Noi abbiamo fatto la nostra parte. Aspettiamo che la Rai, sia pure in ritardo, faccia la sua.

mercoledì 23 maggio 2012

SIMENON, MAIGRET E IL CLOCHARD

Altro titolo nella vecchia edizione Mondadori
Cinquant'anni fa', nel maggio del 1962, Simenon finiva di scrivere l'ennesima inchiesta del suo commissario, Maigret et le clochard, pubblicato poi l'anno successivo da Presses de La Cité. Si tratta di una delle indagini tra le più interessanti innanzitutto perchè il protagonista è un vecchio medico che ormai da oltre vent'anni ha lasciato la professione, la moglie, l'ambiente borghese che frequentava e vive da barbone tra altri barboni. E' un tipologia di personaggio cardine per le opere di Simenon. E' infatti colui che per un motivo qualsiasi ha compiuto il "passaggio della linea", come lo definiva il romanziere. Da una parte all'altra della società. Questo François Keller da rispettabile professionista, inserito in un dignitoso contesto, riconosciuto e accolto dalla sua comunità, diventa un reietto, nullatenente, sprofondato in una vita senza doveri e senza diritti, isolato da tutti, senza futuro e senza motivi per vivere.
In realtà questo dovrebbe essere un personaggio tipico dei romans-durs di Simenon, eppure lo ritroviamo in un Maigret, a dimostrazione che anche nei personaggi e nei temi, soprattutto nella tarda produzione delle inchieste del commissario, le distanze dai romanzi si accorciano sempre di più. E poi il suggestivo mondo dei clochard, in cui avvengono le indagini riflettono il rapporto di attrazione e repulsione del romanziere nei confronti di questi individui.
"... ho sempre avuto una sorta di vertigine nei confronti della categoria dei clochard - spiega Simenon nell'intervista del '68 con Médcine et Hygiène - Non sono stato lontano dal considerare lo stato del clochard come uno stato ideale. E' evidente che un clochard è un uomo più completo di noi..."
Per Simenon non c'era forse molta differenza tra un barbone che aveva perso tutto e non era soggetto alle convenzioni sociali e quell'ideale di "uomo nudo" che diceva di voler scoprire.
E infatti affermava che "...il clochard è l'uomo che vive senza costrizioni e può vivere la sua realtà come lui la desidera. Ho frequentato a lungo i clochard di Parigi e ho anche studiato i loro dossier alla polizia...".
Insomma conosceva bene l'ambito in cui si muoveva l'ex-medico François Keller, ripescato al'inizio dell'indagine più morto che vivo dalla Senna. E ci racconta a meraviglia quel mondo, le sue particolarità, con lo sfondo delle brume del fiume e delle sue banchine, atmosfere parigine ormai impresse nell'immaginario collettivo degli appassionati di Simenon e non solo.

martedì 22 maggio 2012

SIMENON. CLASSIFICHE: L'ULTIMA ZAMPATA DI MAIGRET?

Già, sembra che quello che viene come annuciato come l'ultimo Maigret, quello che chiuderebbe la serie Adelphi, quello che Simenon scrisse come ultimo nel 1992, Maigret e il signor Charles, abbia dato una zampata nelle classifiche come se volesse lasciare un segno. Subito, nelle classifche scaturite dalle indagini di Nielsen Bookscan e apparse sabato su TuttoLibri del quotidiano torinese La Stampa, si assegnava a questo titolo il 9° posto nella "Top Ten" e addirittura il 1° nella sezione dei "Tascabili". Sempre la stessa società, elaborando le graduatorie di vendita per La Lettura del Corriere della Sera, diffuse domenica, segnalava Maigret e il signor Charles all'8° posto della "Top Ten" e al 2° nella sezione di "Narrativa Straniera". Anche l'Eurisko indicava, sempre domenica, sull'R2 Cult de La Repubblica, come new entry, l'inchiesta di Maigret all'8° posto della "Top Ten" e al 1° posto del settore "Tascabili". Peri i libri cartacei venduti su internet l'ultimo Maigret si piazza subito, nella classifica dei 100 più venduti dell'IBS, al 5° posto (al 34° troviamo 'Maigret e l'informatore').
Invece per gli ebook, sempre su IBS, troviamo Il Gatto al 23° posto quindi Luci nella notte al 24° e poi al 37° un'inchiesta del commissario, Il crocevia delle tre vedove, al 39°posto il romanzo La camera azzurra e al 41° L'orologiaio di Everton e al 45° La pazza d'Itteville. Ben sei ebook nei primi cinquanta. Chapeau, monsieur Georges!

lunedì 21 maggio 2012

SIMENON E MAIGRET IN MEZZO ALLA POLEMICA BOLTANSKY-ASSOULINE

Il saggio origine della polemica
Avvertiamo che il post di oggi rischia di non essere gradito a molti. E questo per varie ragioni. Intanto tratta di una polemica, per ora tutta francese, suscitata da alcune tesi espresse nell'ultimo libro di Luc Boltansky, sociologo francese, Énigmes et complots : Une enquête à propos d'enquêtes (Gallimard/NRF Essais - 2012), tesi in cui si occupa anche di Simenon, di Maigret e del vichysmo (cioè la collaborazione al governo di Vichy, l'esecutivo fantoccio francese della II guerra mondiale, dietro al quale agivano i nazisti che allora avevano invaso la Francia). A questa ha replicato Pierre Assouline (e i nostri lettori ormai lo conoscono bene, uno dei massimi esperti di Simenon) che nel suo blog La République des Livres, sul quotidiano parigino Le Monde, risponde a quanto su Simenon e Maigret, sostiene Boltansky, scrivendo un post lunghissimo (oltre sei cartelle).
Ora, per capire davvero qualcosa di questa polemica occorre spiegare chi è Boltansky, che tipo di sociologia rappresenta, che cosa voleva sostenere in generale, e perchè ha chiamato in causa Simenon e Maigret nel suo poderoso e articolato libro (oltre 450 pagine). E in seguito, cosa argomenta di contro Assouline nella sua torrenziale e documentata replica.
Riassumere tutto questo non è facile e non lo si può fare in poco spazio (ecco un'altra ragione che potrebbe rendere poco gradito questo post). Ci ha provato Giovanna Zucconi nella sua rubrica su TuttoLibri de La Stampa di sabato "Che libro fa....in Francia" in appena 2500 battute. Leggetelo. Noi intanto qui, su Simenon-Simenon cercheremo di dare conto (per che abbia voglia di seguirla in modo più approfondito) di questa polemica.

Iniziamo dalla tesi sostenuta da Luc Boltansky, ultrasettantenne sciologo, uno dei rappresentanti della scuola de la sociologie pragmatique e fondatore del GSPM - Gruppo di Sociologia Politica e Morale e a tutt'oggi direttore di ricerca presso l'EHESS - École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi.
Il sociologo francese Luc Boltansky
Il libro consiste in una riflessione sui metodi della sociologia e sul modo in cui essa o si approccia alle indagini attraverso le proprie ricerche nella realtà sociale. E in questo ambito lo studioso fa rientrare anche gli elementi di "enigma", "complotto" e "inchiesta" che si ritrovano nell'ambito della letteratura poliziesca e di spionaggio, notoriamente considerati fino a qualche tempo fa' una forma letteraria minore. Questa analisi (noi per onestà dobbiamo precisare che non abbiamo ancora avuto modo di leggere il tomo di Boltansky) prende infatti in considerazione la letteratura poliziesca e di spionaggio in cui appunto l'enigma, il complotto e l'inchiesta hanno assunto, secondo il sociologo, tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, un'importanza sempre maggiore nel compito di rappresentare la realtà. E' per questo che l'autore può formulare il paradosso di un'indagine sociologica che prende lo spunto da una base documentale composta da opere che si definiscono inequivocabilente di "fiction", cioè di finzione.

L'enigma, il complotto e l'inchiesta, Boltansky ne parla perché a suo avviso sono collegati ad una crisi dello Stato, sempre più grave e che rischia di far perdere leggittimità e ogni potere a questa istituzione. E ciò lo porta a farsi la madre di tutte le domande sullo Stato, sul potere e sui complotti: ma alla fine chi detiene realmente il "vero" potere? I politici, la finanza, i massoni, il Vaticano, il Cremilino...?
E, secondo il sociologo, il romanzo poliziesco, in sinergia con la nozione psichiatrica di "paranoia" e con l'inchiesta sociologica come metodo scientifico, hanno tutte insieme la capacità di mettere in dubbio la realtà sociale dell'evidenza, quella più superficiale, e di far emergere le contraddizioni, svelando una verità più profonda e più nascosta. Ecco quindi l'inchiesta come strumento per scoprire il complotto che si celerebbe dietro allo Stato, che dovrebbe rivelare chi muove i fili di tutto e chi detiene il "vero" potere.
E per dimostrare le possibilità dirompenti e disvelatrici di un'indagine dedica buona parte del libro a scrittori e opere letterarie, a partire da Kafka per arrivare ai protagonisti della letteratura poliziesca e ai loro autori (da Conan Doyle a John Bucan, da John Le Carré a Graham Greene da Simenon ad Eric Ambler).
Ma in questa teoria che ipotizza il potere dissacrante e rivelatorio della letteratura poliziesca (teoria che per altro andrebbe spiegata e motivata con ben altro spazio e approfondimento), in che modo ha suscitato la polemica su Simenon e il suo commissario?

Maigret sarebbe un "vichiste" (ma, evidentemente, anche se non viene affermato espressamente, lo sarebbe per estensione anche Simenon), per Boltansky, costituirebbe infatti la vera incarnazione dell'amministrazione statale, immutabile, poliziotto efficace ma umano o piuttosto efficace perché umano (funzionario modesto, a disagio con i ricchi, "medico delle anime", in grado comprendere, grazie alla sua intuizione alla sua capacità d'empatia, i differenti ambienti e le classi che formano la società francese). Bolansky nell'ambito dei romanzi di Simenon, che a suo avviso non sono affatto "apolitici", anzi venati di un "vichismo" anche se  modesto, cita una delle sue inchieste, Maigret et son mort (1947) in cui c'è un'incursione della polizia in rue des Rosiers. Ed é qui che Boltansky descrive Maigret come "...rappresentante di uno statalismo autoritario...", ma anche come un condensato di "...onnipresenza dell'amministrazione, ideologia patriarcal e, tradizionalismo, celebrazione del buon senso popolare, xenofobia e nazionalismo esacerbato".

A nostro avviso questo ha poco o nulla a che vedere con le storiche accuse di collaborazionismo che furono rivolte a Simenon per i suoi affari, durante l'occupazione, con la casa di produzione cinematografica Continental (quella legata a doppio filo con le altissime gerarchie naziste). Qui sembra esserci qualcosa di più profondo che viene imputato a Simenon e allo spirito delle sue creazioni. Il sociologo sembra tacciare lo scrittore (pur rivolgendosi al personaggio) di essere esponente di una sorta di strisciante concezione vetero-statalista, di essere un conservatore che si nasconde dietro una patina cosmopolita, un cittadino del mondo che invece rimane legato a una visione del realtà arcaica, venata addirittura di diffidenza razziale e impregnata di cultura reazionaria. Insomma sembra che venga fuori l'immagine un collaborazionista che nella "realtà apparente" sembrava tenersi fuori dai giochi, ma che, nella "realtà vera" quando poteva o gli conveniva farlo, dava la sua mano e non solo, al governo d'occupazione. E da qui la definizione del commissario Maigret vichysta, ma modesto, in linea, secondo Boltannsky, con il suo profilo umile e senza ambizioni di uomo comune e bravo borghese, in definitiva funzionale al sistema.

Il famoso simenonologo Pierre Assouline
Ma veniamo alla replica di Assouline di cui ci permettiamo di citare letteralmente un brano pur consistente, (ma contenuto rispetto al suo lungo intervento) per essere più chiari possibile con i nostri lettori:
"... Piccolo borghese apolitico, Maigret è un uomo ordinario che sarebbe rientrato perfettamente in quella che Durkheim (sociologo francese, considerato uno dei padri della moderna sociologia e citato da Boltansky nel suo studio n.d.r.) definiva la sua "teoria dello Stato" identificato in una classe di funzionari 'sui generis' il cui ruolo era quello comporre la"totalità". Insomma l'incarnazione dell'essenza del neutro. Ma Boltansky prende un abbaglio nella sua interpretazione che isola un romanzo da tutti gli altri: 'Maigret et son mort'. Qui si assiste a una retata nel quartiere di Marais, con una serie di arresti di criminali che hanno tutti le mani sporche, l'andazzo di stranieri clandestini, dei cognomi ebrei o di assonanza balcanica.. Il romanzo, essendo stato scritto nel 1947 spinge il sociologo a questa affermazione: 'non può che evocare le retate reali di cui quel quartiere stesso fu testimone'.
Bolansky, che taccia a più riprese il commissario di un 'sadismo discreto e pantofolaio', si lascia andare ad un'antropologia di Maigret e a un analisi del suo 'habitus' citando appena il nome di Simenon, nonostante il capitolo in questione sia di una cinquantina di pagine. Come se l'autore fosse evaporato. Se avesse avuto una qualche confidenza con la sua biografia, si sarebbe accorto che, contrariamente a quello che s'impegna a sostenere in una lunga nota, l'antisemitismo non è un problema per biografi di Simenon, anche se lo è stato per lungo tempo. Non ci sono tabù. Sono tutte cose esplorate da tempo: i suoi articoli giovanili sono stati dissezionati, gli stereotipi ebrei individuati e analizzati. Boltansky si domanda perché analizzando 'Maigret et son mort' io mi sia interessato al suo risentimento nei confronti dei produttori cinematografici, come risuta da queste pagine, ma non al fatto che essi abbiano tutti un congnome di assonanza straniera. Semplicemente perchè in quell'epoca era un fenomeno frequente e che questo risulta anche in altri romanzi di cui ho fatto un elenco dove questo si verifica e in modo ancor più significativo. Simenon lasciava che la realtà penetrasse in lui e dopo anni di decantazione la faceva risorgere di nuovo dalla sua penna. Ha scritto 'Maigret et son mort' a Tucson (Arizona) dopo aver vissuto tutto il periodo dell'occupazione in Vandea, I suoi ricordi e il suo "assimilato" del quartiere Marais risalgono agli anni 1924-1929, quando viveva al 21 di place des Vosges, dove creò Maigret, quartiere allora dei più poveri, dei più diseredati e abitato da molti emigrati dell'Europa dell'Est... Sotto l'Occupazione non esiste nessun documento che attesti che (Simenon) fosse un antisemita e un vichyste, ordinariamente, o anche solo passivamente come suggerisce Boltansky. Bisognerebbe sapere perchè il sociologo ha deciso di isolare proprio quell'inchiesta tra la settantina del commissario Maigret...
Occorre rileggerlo. Ed è quello che ho fatto. Il romanzo si svolge nello stesso anno in cui è scritto (1947) nel quartiere Marais (rue du Roi-de-Sicile) ma anche in quelli di Bercy, di Saint-Antoine e di Passy, facendo i nomi di Bronsky, Poliensky, Madok, Lipschitz, cioè "gli assassini de la Picardie", una banda di Cechi e di Slovacchi esclusivamente identificati come tali, che massacravano a cuor leggero gli abitanti delle fattorie dopo averi derubati. E allora perché 'Maigret et son mort' e non un altra sua inchiesta, se non per dimostrare una tesi prestabilta, e arrivare a questa conclusione: le origini modeste di Maigret sarebbero funzionali a emozionare il lettore con una sensibilità di sinistra (!?), cosa che sarebbe falsa perchè si tratterebbe in effetti della componente anti-liberale della sinistra...".

In definitiva pensiamo che alcune scelte di Boltansky, siano state dettate dalla necessità di essere iscritte nel quadro più generale di una teoria sugli strumenti della ricerca sociologica. Come abbiamo accennato, il libro è lungo e approfondito, mentre la parte che riguarda l'interpretazione e l'analisi del binomio Simenon-Maigret é una relativamente breve sezione del tutto. Forse, in questo ambito, una lacunosa ricerca sul campo (che pure non dovrebbe mai verificarsi per qualsiasi sociologo e in qualsiasi situazione) può aver determinato un'insufficienza dei dati necessari per elaborare la teoria. E, ad esempio come afferma Assouline, un difetto di confidenza con la biografia del romanziere e l'aver circoscritto l'analisi ad un solo titolo del protagonista (di una letteratura, che va ricordato, è di tipo serale, caratteristica che imporrebbe altri tipi di approccio) possono costituire tutti elementi che hanno portato fuoristrada il sociologo. Quello che siamo propensi a credere è che sembra trattarsi più un'intuizione di Boltansky, forse indotta da alcune impressioni tratte da quella specifica inchiesta di Maigret e da una superficiale conoscenza, non tanto della vita di Simenon, ma degli studi e delle analisi biografiche. Queste negli utimi anni si sono concentrate anche su certe accuse: l'antisemitismo giovanile (quello degli articoli de 'La Gazette de Liége'), sulla collaborazione con la Continental, sul salvataggio del fratello filo-nazista e pluriomicida, facendolo arruolare nella legione straniera. La reticenza non ha avuto spazio e anche i lati personali più oscuri dello scrittore sono stati scandagliati senza riguardi particolari dalla più recente critica biografica.
In attesa di altre eventuali puntate di questa polemiche (e che noi si riesca a leggere e digerire il libro di Boltansky) vi rimandiamo alla lettura del materiale che c'è on line e vale a dire alla rubrica di Giovanna Zucconi su TuttoLibri, il post completo di Pierre Assouline su La République des Livres, che trovate entrambe citati e linkati nella rassegna stampa qui, nella colonna di destra, e poi magari date un 'occhiata anche alla pagina di Wikipedia dedicata al sociologo Luc Boltansky. Buona fortuna.

venerdì 18 maggio 2012

SIMENON. L'UOMO CHE GUARDAVA PASSARE IL PARIS EXPRESS

Paris Express. E' il titolo con cui negli Stati Uniti e in Germania uscì nel 1953 The Man Who Watched Trains Go By, film dell'inglese Harold French, tratto dal romanzo di Simenon L'Homme qui regardait passer les trains, scritto alla fine del 1936 e uscito nel 1938 per Gallimard.
Il 1938 è un anno d'oro per il romanziere. Pubblicò ben sette romanzi: Les Rescapés du Télémaque, Monsieur La Souris, Touriste de bananes, La Marie du Port, Le suspect, Les soeurs Lacroix, Le cheval blanc, oltre al già citato L'Homme qui regardait passer les trains. Non uscì nessun volume di Maigret, anche se Simenon pubblicò cinque racconti con il commissario su Police Magazine. Certo non furono scritti tutti in quell'anno, ma pubblicati sì.
Ma torniamo a L'Homme qui regardait passer les trains, uno dei più bei romanzi di Simenon, dove il protagonista compie il più classico dei "passaggi della linea", come diceva lo scrittore, in cui un piccolo uomo si libera di tutti i cliché che lo avevano fino ad allora caretterizzato agli occhi di tutti e lo avevano imprigionato in una parte che non si era scelto. E allora il tragico evento che però lo libera, lo trasporta in mondo che è l'opposto di quello che ha sempre frequentato, accompagnato da un'ondata di libertà che lo sommerge e gli cambia la mentalità, il comportamento, la prospettiva con cui guardava il mondo. La descrizione di questa trasformazione é da parte di Simenon magistrale, ad iniziare dalla tragedia che scatena tutto il cambiamento, l'esigenza di fuggire e la metamorfosi da individuo integrato nella società, ligio a tutte le convenzioni ad un emarginato che si sente libero di comportarsi come i suoi istinti, fino ad allora repressi, gli avevano negato.
Siemenon ci racconta come Kees Popinga, questo impiegato serioso e grigio  passi dalla piccola cittadina olandese di Groninga alla libera e libertina Parigi. Lo fa con un racconto ricco di quegli elementi che spesso ritroviamo nei Maigret, ad punto tale che ci azzardiamo a dire che in questo romanzo è come se lo Simenon avesse scritto un Maigret rovesciando il punto di vista. L'inchiesta vista dalla parte del ricercato, che ne conosce gli sviluppi attraverso i giornali e che cerca giustificazioni ai suoi misfatti, quasi volesse replicare, pro domo sua, il maigrettiano "comprendere e non giudicare". Ma gli eventi precitano e i suoi fallimenti si sovrappongono uno all'altro fino a condurlo alla fine più indecorosa in un'inarrestabile discesa agli inferi.
La degradazione è seguita passo passo come solo Simenon sa fare, costringendoci all'identificazione con questo piccolo uomo che passa dal grigiore di un'esistenza spenta, all'euforica e inebriante sensazione di libertà e di liberazione, sino al declino ineluttabile verso una fine indecorosa, non da "mostro" come la polizia e l'opinione pubblica l'ha soprannominato, ma da piccolo e insignificante uomo, che forse ha commesso crimini più grandi di lui, forse senza nemmeno rendersene conto fino in fondo.  

giovedì 17 maggio 2012

SIMENON A SEATTLE?

Chi l'ha detto che gli Stati Uniti non si occupano di quello che succede in Europa? E non stiamo parlando della crisi economica finanziaria che colpisce e preoccupa tutto il globo terrestre. No. Ci riferiamo ad un evento che per noi europei è molto prestigioso il Festival Internazione del Cinema di Cannes che ieri ha aperto i battenti della sua 65a edizione. Già perchè abbiamo scoperto che negli States, la patria della cinematografia (anche se i fratelli Lumiére erano francesi), la nazione di Hollywood, nutre un certo interesse per l'evento (forse perchè quest'anno in particolare i film in concorso made in Usa non sono pochi?). Navigando tra gli anfratti più remoti del web in cerca di notizie su Simenon che cosa troviamo...?
Bene, il Seattle P.I. quotidiano on-line erede di un omonimo giornale cartaceo (il Seattle Post Intelligencer), insomma una gazzetta della citta e dintorni, dedica in homepage un generoso slide-show, intitolato "Il Film Festival di Cannes attraverso gli anni". E dall'edizione dell'anno scorso, va a ritroso nel tempo con ben 58 fotografie fino a quella del 1956. Ovviamente per il 1960, tra le altre, c'è la foto che vedete in alto, che raffigura Simenon, in quell'edizione presidente della giuria e Federico Fellini, vincitore della Palma d'Oro con La dolce vita. Scusate se ci stupiamo un po'. Perche non stiamo parlando di giornali cosmopoliti e importanti come il New York Times o il Washington Post. Si tratta,lo ripetiamo di un giornale on-line locale di Seattle, la più importante città dello stato di Washington (non c'entra ovviamente nulla con Washington D.C la capitale federale) che si trova sulla costa pacifica. Seattle nell'area urbana oggi non arriverà al milione di persone (nell'ultimo censimento del 2009 superava appena le 600.000 unità) e lo stato intero non contava nel 2010 nemmeno sette milioni di abitanti. Eppure un piccolo giornale-web, di un piccolo stato (nonostante il suo nome, non certo importante), sente il bisogno di dedicare una retrospettiva fotografica (diremmo anche interessante) al prestigioso festival francese. E Simenon non poteva mancare. Godetevelo anche voi lo slide-show del Seattle P.I.

mercoledì 16 maggio 2012

SIMENON. QUANTI ALTRI SIMENON E QUANTI ALTRI MAIGRET?

Chi segue, non solo professionalmente, ma anche per sola passione, le vicende letterarie di casa nostra e non solo vi ci sarà imbattuto diverse volte.
Stiamo parlando di quante volte, per inquadrare uno scrittore (soprattutto se esordiente o poco conosciuto) o il personaggio letterario di un autore, si fà ricorso alle allocuzioni "...il nuovo Simenon", oppure "...è un investigatore alla Maigret...", o anche "...i suoi personaggi fanno pensare a quelli forgiati da Simenon..." o addirittura "...sono atmosfere prettamente simenoniane...".
Spesso, anzi diciamolo chiaramente, quasi sempre sono riferimenti campati in aria, dove alla prova dei fatti (cioè la lettura) quella similitudine o analogia espressa da un critico, da un giornalista specializzato o da chi ha un microfono davanti alla bocca in tv o alla radio, è del tutto inesistente.
Con questo non voglio mettere sotto mira la comunità dei critici letterari, dei giornalisti che si occupano di cultura o dei blogger che parlano di scrittori e romanzi. Assolutamente non tutti, ma alcuni sì. Sembra che certe volte citare Simenon sia un vezzo che qualcuno di questi usa per strizzare l'occhio al proprio lettore (vedi io quanto consosco bene un romanziere come Simenon).
Non che sia un fenomeno che riguardi soltanto Simenon, sia chiaro. Ma a noi, che lo conosciamo molto meglio di tanti altri scrittori, salta subito all'occhio. Non ci azzarderemmo a chiamare in causa Dostoevskij, Garcia Lorca, Seakespeare, Hemingway, o altri che pure abbiamo letto e amato. Ma conoscerli a fondo, decifrare i meccanismi dei loro moduli espressivi, entrare in sintonia con il loro  afflato creativo, conoscere le motivazioni più profonde della loro poetica, come pure le vicende più materiali della vita quotidiana è tutt'altro. E' qualcosa che richiede tempo, un lungo lavoro, capacità di analisi e di empatia.
Certi presentazioni dei romanzi di autori esordienti o tradotti che forse non meriterebbero tanta attenzione ci fanno venire in mente un acronimo coniato da Pierre Assouline un giornalista francese (tra l'altro uno dei massimi esperti di Georges Simenon) che, parlando di certi romanzi, li classifica come O.L.N.I cioè Oggetto Letterario Non Identificato (Objet Littéraire Non Identifié)
Beh, a nostro avviso, si potrebbe utilizzare tale acronimo con una piccola modifica per certa critica e certe presentazioni, O.C.N.I, Oggetto Critico Non Identificato. Quanti OCNI avete letto? Magari segnalateceli

martedì 15 maggio 2012

SIMENON. L'IMPORTANTE E' INIZIARE, NON DA DOVE MA COME

Domenica, nel supplemento La Lettura, abbinato al Corriere della Sera, abbiamo trovato un'intera pagina, sotto la rubrica Caratteri/Itinerario d'autore, dedicata a Maigret (con grande foto di un Simenon quarantenne, farfallino e ovviamente pipa tra i denti). Occhiello: I 5 romanzi memorabili di un protagonista della letteratura. Sommario: Le certezze di un poliziotto: la vita non è mai facile e giudicare impossibile. E poi giù l'articolo di Roberto Iasoni, una trentina di righe d'introduzione e quindi cinque capitoli ognuno dedicato ad un titolo dei cinque Maigret che, come si spiega nell'introduzione non sono i migliori, ma più precisamente quelli da cui si dovrebbe (sempre secondo Iasoni) iniziare per addentrarsi nell'opera omnia dei Maigret. I titoli sono: Pietr-Il-Lettòne, Il cane giallo, Il caso Saint-Fiacre, Maigret a New York e infine Maigret e il barbone.
Non siamo qui a scrivere per contestare le scelte dell'articolista e neppure il metodo. Ognuno sceglie e propone secondo il proprio gusto, le proprie conoscenze, le proprie possibilità, anche se lo fa dalle righe di un importante giornale o dietro lo schermo di una celebre televisione.
Noi sulle inchieste del commissario proposte non abbiamo obiezioni. Ma visto l'intenzione, cioè quella di indicare da dove iniziare a leggere i Maigret (e quindi rivolgendosi a chi non lo conosce ancora), ci saremmo dilungati di più sulla nascita del personaggio, sul perchè Simenon scelse il genere poliziesco ("polar" dicono i francesi), come davvero è nato Maigret e come la racconta Simenon, gli attriti con l'editore Fayard per farlo pubblicare e magari anche un accenno al famoso Bal Anthropométrique che lanciò la serie in un modo, per quei tempi, davvero inusuale.
Di contro ci saremmo contenuti di più sul raccontare le varie vicende (non si raccontano mai le storie dei romanzi!), evitando di citare brani dei testi, troppo brevi per far capire qualcosa a chi non conosce Maigret e magari nemmeno Simenon.
Ma ognuno fà le sue scelte. E ognuno scrive i propri articoli come gli pare.
Chi segue Simenon-Simenon, tutte queste cose le ha già lette e approfondite. Chi ha letto quell'intera pagina dedicata a Maigret sul Corriere della Sera purtroppo non le ha apprese. Speriamo che le sapesse già...

domenica 13 maggio 2012

SIMENON E GLI PSEUDONIMI. OGGI... DIAMO I NUMERI!

Intervento di un assiduo "attaché" al Bureau Simenon Simenon, Andrea Franco. Se volete partecipare, editare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com 
Roma - dal nostro attaché Andrea Franco - Oggi voglio aiutare tutti i simenoniani con la "S" maiuscola a fare un po' di chiarezza sugli pseudonimi utilizzati dallo scrittore, per quali pubblicazioni e quante volte.
Ecco tutti gli pseudonimi utilizzati da Simenon:

1) Georges Sim con le seguenti varianti:
- Georges Simm (unicamente per il romanzo 'Les larmes avant le bonheur'
- G. Sim 
- Geo Sim  
- Sim
Utilizzato 61 volte per romanzi lunghi. Era uno pseudonimo che riservava per romanzi di un certo livello. Sono firmati cosi anche svariati racconti.

2) Christian Brulls. Si trovano anche le varianti 
- C. Brulls 
- Christian Brull's,
Usato 28 volte per romanzi lunghi di un certo livello, specialmente per i romanzi d'avventura. Sono firmati così anche svariati racconti
3) Jean du Perry.
Si trova 41 volte, principalmente per romanzi brevi di carattere sentimentale. Unica eccezione Marye Mystère

4) Jacques Dersonne:
Utilizzato 6 volte per romanzi brevi sentimentali

5) Jean Dorsage. Si trova anche Jean Dossage.
Usato 6 volte per romanzi brevi sentimentali

6) Luc Dorsan. Si trovano anche le versioni:
- Dorsan
- Luc Donan 
- Donan
Compare in 6 romanzi, principalmente per la produzione di carattere leggero ed erotico, ad eccezione del romanzo umoristico-avventuroso Les mannequin du docteur Cup. Sono firmate cosi anche 2 raccolte di racconti e svariati racconti di genere leggero

7) Georges Martin-Georges, utilizzato 15 volte per romanzi per lo piu brevi e di carattere sentimentale

8) Gaston Vialis. Si trovano le varianti 
- Gaston Viallis 
- G. Violis 
- G. Vialio 
Utilizzato 8 volte per romanzi sentimentali

9) Germain d'Antibes. Utilizzato solo per firmare il romanzo Hèlas,je t'aime!

10) Aramis. Compare varie volte in racconti di carattere umoristico e leggero

11) Bobette. Usato per scrivere unicamente Bobette et ses satyres

12) La Deshabilleuse. Appare varie volte per racconti di carattere umoristico e leggero

13) Gemis o Gémis. Utilizzato varie volte per racconti di carattere umoristico e leggero

14) Gom Gut. Con qusto pseudonimo ha pubblicato 13 romanzi e quattro raccolte di racconti di carattere leggero e/o erotico o paraerotico, più svariati racconti dello stesso genere

15) Georges d'Isly. Firma esclusiva, solo per il romanzo breve Etoile de cinema

16) Jean. Usato varie volte per racconti di carattere umoristico e leggero

17) Kim. Utilizzato varie volte per racconti di carattere umoristico e leggero, oltre che per il romanzo breve Un petit poison

18) Miquette. Usato diverse volte per racconti di carattere umoristico e leggero

19) Mitsi. Ha firmato così vari racconti di carattere umoristico e leggero

20) Pan. Utilizzato varie volte per racconti di carattere umoristico e leggero

21) Plick et Plock. Psudonimo che compare qualche volta su alcuni racconti di carattere umoristico e leggero. Lo si trova anche come firma della raccolta di racconti Voluptueuses etreintes

22) Poum et Zette. Usato qualche volta per alcuni racconti di carattere umoristico e leggero, ma anche nel romanzo breve di carattere umoristico/erotico Des gentes qui exagerent

23) Jean Sandor (o Sandor solamente) utilizzato qualche volta per alcuni racconti di carattere umoristico e leggero

24) Le Vieux Suiveur. Si trova qualche volta per alcuni racconti di carattere umoristico e leggero

25) Monsieur Le Coq. E' lo pesudonimo che usava per gli articoli della rubrica quptidiana Hors du poulailler su La Gazette de Liège. L'ha utilizzato per 784 volte

26) J.-K. Charles. Lo si trova una sola volta per un reportage di carattere poliziesco

27) Georges Caraman. E' servito per firmare diversi articoli di giornale, reportages e racconti di viaggio

In passato furono erroneamente attribuiti a Simenon  anche altri pseudonimi come: Trott, Max-André Dazergues, M. Lecoq e Maurice Pertuis, tuttavia si può affermare con certezza che non gli appartengono.

Tirando le somme, il totale degli pseudonimi utilizzati ammonta a ben 27, di cui però "solo" 11 per firmare romanzi



sabato 12 maggio 2012

SIMENON FA' LA GAVETTA

Un giovanissimo Simenon scrive a macchina
"...una mattina comprai in un'edicola tutto ciò che potei trovare quanto a romanzi popolari, romanzi d'appendice a buon mercato. Ne esisteva a quell'epoca una quantità incredibile e di tutti i tipi C'era il romanzo per la sartina e il romanzo per la dattilografa, il dramma spaventoso per le portinaie e le storie all'acqua di rosa per le giovani pallide. C'erano anche i romanzi d'avventura per i ragazzini, le storie di indiani, di pirati.... di banditi senza scrupoli e di ladri gentiluomini... Scoprivo una vera industria, con un numero di prodotti ben determinati, standardizzati,come diremmo oggi, dal piccolo periodico di poche pagine, fino al grosso romanzo popolare, dalle righe fitte, stampato su carta ruvida, da un franco e novantacinque...".
E' Simenon che racconta i propri inizi ne L'age du roman (lungo saggio autobiografico apparso su un numero speciale , 21-24, della rivista "Confluence" - Problèmes du Roman - 1943). Prendeva allora contatto con quella letteratura popolare che in effetti nei primi anni venti in Francia era molto diffusa (vedi il post Scuola di scrittura da Colette ai romanzi popolari) e poteva fornirgli il modo per iniziare e praticare quell'apprendistato che il giovane Simenon si era consapevolmente già programmato come propedeutico per poter approdare alla scrittura vera e propria e poi infine ai romanzi-romanzi. E' con questa letteratura che farà la sua pratica, ma va notato un particolare non privo di signifcato. Firmava tutto, dai racconti ai romanzi, con una ventina di pseudonimi. Il suo nome, mai. Evidentemente, già da allora lo teneva in serbo per quando avrebbe composto opere letterariamente più dignitose. Non che si vergognasse di quel che scriveva, però... "...certamente in quel momento non mi vantavo delle mie opere che firmavo con diversi pseudonimi - spiega Simenon - Avevo bisogno di camminare a testa alta e ripetermi che Balzac e molti altri avevano iniziato allo stesso modo...".
Però nei suoi ricordi quello è un periodo di cui Simenon parla con tenerezza e nostalgia, come d'altronde chiunque ricorda con rimpianto anche i periodi meno felici della propria giovinezza.
L'inizio fu quello più umile e il futuro scrittore cominciò con le storie brevi, quei romanzetti di poche pagine che Simenon scriveva immaginando la sartina che l'avrebbe letto, sospirando e piangendo sulle sventure della povera protagonista di turno. Ma si soffriva anche per i romanzi a puntate sull'ultima pagina dei quotidiani, romanzi che duravano fino a sei mesi.
Questa fase durò circa dieci anni, dall'arrivo di Simenon a Parigi nel '22 al lancio dei Maigret nel '31. Ma ancora nel '43, quando lo scrittore era ormai affermato, ed era entrato nell'elenco degli autori della Gallimard ancora dichiarava "... quell'apprendistato è durato dieci anni e non sono affatto sicuro che a quest'ora sia del tutto concluso... D'altronde la modestia ci viene solo con l'età e probabimente è giusto che sia così".

venerdì 11 maggio 2012

SIMENON. MAIGRET SULLE TRACCE DEI VERI TITOLI


Un bel gioco da veri "simenoniani" ci viene proposto alla nostra "attachée" al Bureau Simenon-Simenon, Murielle Wenger. Se volete farne parte anche voi scrivete a simenon.simenon@temateam.com
Roma - dalla nostra attachée Murielle Wenger - E questa volta il gioco si fa duro. Prima di tutto perchè si tratta davvero di un gioco. E per di più un gioco in francese. Insomma simenoniani di ferro, e francofoni, ecco pane per i vostri denti! Ognuna delle brevi frasi che trovate elencate nel box qui di seguito evocano un romanzo di Maigret, come fossero una sorta di nuovo titolo. Dovete cercare di indovinare ogni volta il vero titolo... ma non sarà poi così difficile, visto che le frasi (ossia le nuove titolazioni) sono ordinate secondo l'ordine cronologico di scrittura dei romanzi stessi.




giovedì 10 maggio 2012

SIMENON. L'ISTINTO PRIMARIO DELLA SCRITTURA E NON SOLO

Tutto quello che ha scritto e ogni dichiarazione che ha rilasciato il tal senso portano univocabilmente alla concusione che l'istinto per Simenon fosse vincente sulla ragione. E lui non si riferiva solo alla propria opera letteraria, ma anche alla propria vita, alle scelte di tutti i giorni.
Questa storia dell'istinto a 360° a volte non convince. Ad esempio nel trattare con gli editori o con le case cinematografiche per la cessione dei diritti, cosa che sapeva fare molto bene, l'istinto può averlo aiutato fino ad un certo punto, ma ci sarà voluta anche una buona dose di ragione e una certa esperienza.
Però anche lui stesso, per esempio in una lettera ad André Gide, si definiva non intelligente e addirittura affermava di diffidare della propria intelligenza perchè preferiva "sentire" piuttosto che "pensare", riconosceva che aveva un'ottima memoria e un buon intuito e che queste erano doti importanti. L'intelligenza poteva subentrare in un secondo momento.
Quando nell'ultima parte della sua vita, tirava le somme della sua intensa e ricca esistenza, non faceva che riconfermare questa tesi.
"...non ho mai obbedito alla ragione. Fin dalla mia infanzia ho sempre seguito l'istinto, cosa che continuo far tutt'ora... - scriveva in uno dei Dictées nel 1979 -  Fino ad oggi comunuque il mio istinto non mi ha mai fatto sbagliare anche se mi ha procurato qualche anno infelice e qualche volta doloroso...".
Tra l'altro questo fatto di non essere intelligente, ma intuitivo o istintivo, Simenon l'ha trasposto sic e simpliciter nel suo commissario Maigret. E lo dice proprio con le stesse parole che utilizza per sé stesso.
Infatti, rispondendo ad un domanda in un'intervista di Roger Stéphane nel 1963, asseriva "... Maigret non è un uomo intelligente. E' un intuitivo...".
Lo affermava come se questo trasfert potesse rendere più convincente la sua opinione. Adesso non vogliamo qui impelagarci nella questione se Maigret sia o no il personaggio della letteratura simenoniana che più somiglia allo scrittore. Ma è un fatto che quanto detto prima e, per esempio, la convinzione che "é meglio comprendere che giudicare", fanno parte della mentalità dello scrittore, ma le ritroviamo come caratteristiche basilari del commissario.
Anche nella famosa intervista televisiva di Bernard Pivot del 1981, si toccò l'argomento e Simenon ebbe così modo di ribadire: "... non ho mai pensato un romanzo, ho sentito un romanzo. Non ho mai pensato un personaggio, ma ho sentito un personaggio. Non ho mai inventato una situazione, la situazione si è concretizzata mentre scrivevo, ma non sapevo affatto dove il mio personaggio mi avrebbe condotto...".
E questo, l'abbiamo gia detto tante volte, spiegherebbe la velocità di scrittura di Simenon. E sappiamo che faceva di tutto per non interrompere la seduta di scrittura. Preparava in anticipo quello che gli sarebbe potuto servire, nel timore che qualsiasi interruzione avrebbe potuto fargli perdere quell'intuizione. E poi se non fosse stato trascinato da questa istintiva ispirazione, quella che lui chiamava état de roman, sarebbe potuto essere così veloce? Evidentemente dubbi, curiosità, ripensamenti, incertezze, che avrebbero rallentato il ritmo, non facevano parte della sua modalità di scrittura. E' vero che durante il suo periodo di scrittura popolare, quella su ordinazione, doveva sbrigarsi e più velocemente scriveva e tanto più guadagnava. Ma dai Maigret in poi tutto questo non era più necessario, non aveva bisogno di essere così veloce. Eppure il ritmo rimase inalterato, anche se dai popolari ai Maigret e quindi ai romanzi le sue costruzioni letterarie andavano facendosi sempre più complesse e approfondite. Eppure lui procedeva sempre come un treno. Ad ogni bivio intuiva perfettamente dove andare senza esitazioni e i risultati alla fine sembrano proprio dare ragione a questo istinto o intuito comunque si voglia chiamarlo.

mercoledì 9 maggio 2012

SIMENON E L'ISOLA DEL TESORO



Vista di Porquerolles anni '30 ripresa da un pallone aerostatico
In quei primi anni '30 Simenon stava vivendo una fase felice della sua vita. E' finito il periodo di apprendistato rappresentato dalla letteratura popolare. Passa infatti a quella che lui stesso chiama la semi-letteratura (o letteratura semi-alimentare) con il lancio del commissario Maigret che segna anche il momento in cui inizia a firmare i propri libri con il proprio nome, abbandonando gli pseudonimi. Ancora non lo sa, ma di lì a qualche anno entrerà nella prestigiosa maison Gallimard e il suo ingresso ufficiale nella letteratura si sarà compiuto.
E' sposato con Tigy, e con loro convive Boule con il ruolo di femme de chambre, ma anche di maitresse per "il padroncino Georges".
Lo scrittore aveva già scoperto l'isola di Porquerolles nella seconda metà degli anni '20, quando, tra i primi guadagni di Georges e la buona vendita di un paio di quadri da parte di Tigy, la coppia mise insieme un gruzzoletto che permise loro di passare alcuni mesi di vacanza nell'isola che allora era un vero paradiso naturale. Poi una lunga pausa e quindi il ritorno nel 1933. E da quell'anno fino al 1940 soggiornarono tutti gli anni diversi i mesi nell'isola qualche volta anche d'inverno in un casa chiamata Le Tamaris sulla strada per Langoustier.
Vediamo quello che Simenon ha scritto in proposito su Mémoires intimes
"... vi ho passato sette anni, svariati mesi all'anno e quache volta anche tutto l'inverno. Avevo una strana piccola casa proprio in riva al mare, alla fine del porto. A fianco delle casa si ergeva una torre quadrata, assai improbabile, sormontata da un minareto ancor più improbabile. Il gardino traboccava di tamaris. Avevo fatto costruire una banchina dove era ormeggiato il mio 'pointu', ossia la mia barca da pesca, oltre ad atre due barchette..."
Quest'isola era per Georges e Tigy un vero tesoro e segnò l'inizio della passione della pesca per lo scrittore. Che ben presto si fece costruire una barca da pesca più grande e iniziò ad avvalersi di quello che nell'isola era ritenuto il miglior pescatore, un certo Tado. Con lui via per mare, sia per le grandi battute di pesca sia per raccogliere lo stretto necessario per una ricca zuppa di pesce. Un'altra delle "impegnative" attività dell'isola erano le partite di pètanque sulla piazza del paese.
"...Eravamo a volte otto contro otto e le partite, sotto il sole cocente del Sud, duravano due ore e mezzo/tre ore - continua a raccontare Simenon in Mémoires intimesE lì si potevano sentire tutti gli accenti, tutte le imprecazioni in francese e in tutti i dialetti italiani della costa. A partita finita, tutti si andava Chez Maurice, all'Arca di Noè, un piccolo albergo con un simpatico bar...".
Però tra pesca, partite di petanque, bagni, grandi mangiate di pesce la produzione letteraria di Simenon non si fermava. Nemmeno d'estate quando nel suo studio, al piano basso della torre, iniziava a scrivere verso le quattro del mattino per sfuggire alla gran calura del giorno. Tra i titoli scritti sull'isola possiamo ricordare Les fiançailles de Monsieur Hire (1933), Maigret (iniziato a Porquerolles nell'estate del '33), L'évadé, Les clients d'Avrenos, Le coup de lune (tutti scritti nella primavera del '34) e Les demoiselles de Concarneau (iniziato anche lui nella primavera dello stesso anno), e poi nel '36 Le blanc à lunettes e Le testament Donadieu. E ancora, nel 1937 finiva la stesura de L'homme qui regardait passait les trains e scriveva Monsieur La Souris, Touriste de bananes e Le cheval blanc (1938).
Tra quelli citati ci sono alcuni tra i più bei romanzi di Simenon, segno che in quegli anni Porquerolles fu davvero l'isola di un tesoro, soprattutto letterario.
 

martedì 8 maggio 2012

SIMENON: I MAIGRET-EBOOK ANCHE SU GOOGLE PLAY

Intervento di una nuova "attachée" al Bureau Simenon Simenon, Cristina De Rossi. Se volete partecipare, editare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com


Roma - dall'attachée Cristina De Rossi - Arrivano anche gli ebook della Rizzoli (Rcs Libri Group) sulla nuova piattaforma che Google ha riservato a quello che chiama "intrattenimento digitale". Il colosso del web oggi lancia Italia Libri sulla sua sezione Google Play. Si parte dall'Italia, ma in poco tempo il servizio sarà fruibile in decine di altri paesi dell'Eurpa continentale. Ovviamente di questa offerta faranno parte anche gli ebook di Maigret che, come Simenon-Simenon ha già scritto, L'Adelphi sta pubblicando in ordine cronologico e che hanno avuto subito un grande successo.

domenica 6 maggio 2012

SIMENON - FLEMING, BOND - MAIGRET, NON C'E' STORIA?

Sul Sole 24 Ore del 4 maggio è uscito un articolo, Doppio anniversario per l'agente 007, un Bond da 11,7 miliardi di dollari, in cui si dà anche la notizia della prossima uscita dei romanzi di Ian Fleming per i tipi dell'Adelphi (vedi Bond in Italia sarà targato Adelphi - post del 4 aprile sul "Dizionario Atipico del Giallo on-line"). Nel corso dell'articolo l'autore, Francesco Prisco, tra l'altro scrive "...la casa editrice milanese specializzata in letteratura di qualità farà uscire un tomo dietro l'altro l'intero corpus di Fleming. Esauritasi infatti la vena aurifera dell'opera omnia di Georges Simenon e del suo inossidabile commissario Maigret, pare che Fleming e Bond siano i «cavalli di razza» sui cui puntare con decisione per ripeterne il successo. Come risponderà il pubblico? Difficile pronosticarlo...".
A parte che, come ci ricordava nel suo post di ieri il nostro attaché del Bureau Simenon-Simenon Andrea Franco, mancherebbero ancora diversi racconti (ma Adephi avrà i diritti anche di quelli?) e poi sul ripetere il successo di Simenon, tra romanzi e Maigret, o anche solo dei Maigret ci pare un'affermazione un po' azzardata. Non vogliamo adesso mettere a confronto il valore letterario di Georges Simenon con quello di Ian Fleming. Ma ad esempio è un fatto che il giallista inglese scrisse il suo primo libro, Casinò Royale, in cui debuttò l'agente segreto 007 James Bond, nel 1953 (pubblicato poi l'anno dopo). Per Fleming arrivò con puntate segunti un successo più che discreto, ma per quello mondiale dovette aspettare fino al 1962 quando la sesta puntata della saga di Bond fu presa come soggetto del film di Terence Young. Uscì Agente infatti 007, Licenza di uccidere con Sean Connery nella parte del protagonista. Successo planetario del film e dell'attore che si tirarono dietro anche i romanzi, i quali vissero una seconda giovinezza, con una vendità e una popolarità stavolta davvero a livello mondiale.
Ma, come abbiamo detto siamo nel '62, due anni dopo Fleming morirà ancora abbastanza giovane (56 anni) per un infarto. Nel complesso quindi la sua opera si compone di dodici romanzi più due raccolte di racconti, scritti complessivamente in tredici anni.
Come può farsi un confronto anche solo con le inchieste del commissario Maigret, che tra romanzi e racconti, sono ben oltre cento, lasciando stare i romans-durs di Simenon autore che può vantare una produzione letteraria lunga cinquant'anni?
Non possiamo credere che all'Adelphi abbiano nemmemo pensato a Fleming come ad un rimpiazzo di Simenon, ma nemmeno dei soli Maigret. E poi sono due scrittori così diversi e, a nostro avviso, con un target di lettori talmente differenti che ogni comparazione sarebbe davvero fuori luogo.
Scommettiamo che "la vena aurifera dell'Adelphi" come la chiama Prisco, continuerà ad essere ancora per diversi anni quella di Simenon?

sabato 5 maggio 2012

SIMENON. SE IO FOSSI STATO MEDICO....

Cinquant'anni fa' Simenon si trovava a Montreux per inaugurare a maggio il IV Congresso della Federazione Internazionale degli scrittori medici.
Il rapporto tra il romanziere e la medicina e i medici è stata una costante della sua vita e un interesse che era ben conosciuto. Non a caso nei suoi romanzi protagonisti o co-protagonisti sono medici e il più caro amico del suo famoso commissario Maigret è proprio un medico, il dottor Pardon.
"Cosa mi sarebbe capitato se la morte di mio padre non mi avesse costretto ad abbandonare gli studi? Avrei scelto la carriera medica? Avrei retto alla prime seduta in sala settoria?.... Allora ero troppo piccolo per pormi queste domande, ma oggi posso dire con la massima sincerità che vi invidio...".
Con queste parole aprì il congresso e confermò, se ce ne fosse stato bisogno, che la professione medica costituiva per lui una grande attrazione. Nel suo discorso si soffermò poi sull'analogia tra gli scrittori e i medici, citando anche il suo amico scrittore Somerset Maugham che affermava "...non cososco migliore scuola per uno scrittore che dedicare alcuni anni della propria vita alla professione medica...". Simenon era infatti convinto che sia i medici che i romanzieri avessero di fronte all'uomo lo stesso atteggiamento che lo osservassero dallo stesso punto di vista, e che sia gli uni che gli altri cercassero in definitiva la stessa cosa. E anche in Mémoires intimes rinnova questa sua fede "... credo davvero nella medicina, nonostante oggi sia di moda pensare il contrario... e credo soprattutto nei medici perché ne ho conosciuto molti. Nei più diversi posti  del mondo in cui ho vissuto, i miei migiori amici sono stati dei medici...".
Questo attaccamento ai medici era quasi un'ossessione e lo confermò, dopo la famosa intervista del '68 a Simenon dei medici di Médicine et Hygiène, uno degli intervistatori, il dottor Pierre Rentchnik, che sottolineò come lo scrittore avesse bisogno di medici intorno a sé, non foss'altro che per traquillizzarsi. Ma questa esigenza era tale che arrivò a definirla un'ossesione compulsiva. Prova ne è che lo scrittore era sempre in contatto con i suoi due medici personali.
Ma non si trattava solo di questo. Anche l'atteggiamento di Simenon nei confronti degli altri aveva a che fare con quello tipico di un medico. Una delle testimonianze in tal senso la fornisce uno psichiatra di sua conoscenza, il dottor Pierre Deniker "... agli occhi del medico e soprattutto dello psicologo, Simenon appare, attraverso la sua opera come un perfetto clinico... senza dubbio, meglio di  tanti altri, ha saputo osservare e far percepire la faccia nascosta delle manifestaioni esteriori, i sintomi negativi, la fragilità nascsta, i punti deboli... Diffidando delle apparenze e dubitando delle sue analisi, osserva, spia, indovina e mette insieme le constatazioni; tiene per sé l'interpretazione e la diagnosi fino alla soluzione...".
Simenon leggeva avidamente libri di medicina, di psicologia e anche di psicoanalisi, come e opere di Carl Gustav Jung che lui ammirava tanto (vedi i nostri post Georges Simenon e Carl Gustav Jung e l'incontro mancato e Simenon. Psicologia, psicanalisi e psichiatria).
Questo non poteva che far piacere al medico... mancato che Simenon si sentiva, tanto più che questo tipo di riconoscimenti non gli veniva solo dall'ambito clinico, ma anche da quello letterario. Non a caso andava molto fiero del giudizio di André Parinaud che ebbe modo di scrivergli "...quello che mi piace nei vostri libri, Simenon, è che i vostri personaggi non solo hanno una vita romanzesca, intellettuale o animalesca, ma un fegato, dei polmoni, un cuore, dei muscoli, dei nervi. Mi sforzo sempre, al primo capitolo, di formulare una diagnosi medica  sui vostri personaggi, curioso di sapere alla fine se mi sono sbagliato o no...". 
Insomma sembra proprio che abbiamo perso un bravo medico, in compenso abbiamo guadagnato uno scrittore con i fiocchi.

SIMENON+MAIGRET+CERVI= 111 ANNI PER L'ATTORE ITALIANO

Omaggio a Gino Cervi. Il 3 maggio ricorreva il 111° anniversario della nascita di Gino Cervi, l'indimenticato interprete italiano degli sceneggiati del commissario Maigret prodotti e messi in onda dalla Radio Televisione Italiana tra il 1964 e il 1972.
Per tanti, tantissimi italiani la faccia di Cervi fu un'icona. Entrò nell'immaginario collettivo dei telespettatori in modo così prepotente che Mondadori, allora editore delle opere di Simenon, pubblicò per molti anni i libri delle sue inchieste con le superbe  illustrazioni di Fèrenc Pinter che raffiguravano le fattezze del commissario con i lineamenti dell'autore. Un fenomeno unicamente italiano (vedi Simenon. Si scrive Maigret, ma in Italia si pronuncia Cervi).
Cervi, nonostante sia stato grande attore di teatro, direttore di compagnie drammatiche, interprete di numerosi film, fu così legato al personaggio creato da Simenon che spesso venne identificato con il commissario di Quai des Orfévres, (oltre che alla sua interpretazione cinematografica con Fernandel nella serie "Don Camillo e l'onorevole Peppone" per altro famossisima anche in Francia, dove Cervi interpretava il sanguigno sindaco comunista nell'Italia degli anni '50).
Ma il rapporto Cervi-Maigret era speciale:" ...nella mia lunga carriera non mi sono mai innamorato di un personaggio come questo - scriveva l'attore al giornalista Angelo Gangarossa - Io a Maigret voglio un bene dell'anima. Mi piace tutto di lui, anche quello che mangia e quello che beve. Forse Maigret è un oriundo emiliano..."
Volessimo raccontare la carriera teatrale, radiofonica, cinematografica e televisiva di Gino Cervi non basterebbe un blog come Simenon-Simenon. Ci vorrebbe un... Cervi-Cervi, anche perchè è stato un forsennato della recitazione almeno quanto Simenon lo è stato per la scrittura. Per dare un'idea diremo che tra il '24 e il '73 ha interpretato a teatro oltre 300 commedie, ha girato 120 film, nell'anno 1927 con la compagnia di Annibale Bertone di cui faceva parte partecipò alla messa in scena 50 rappresentazioni e arrivò a provare quattro o cinque commedie contemporaneamente! Insomma i numeri non gli mancano e vogliamo finire con 18 milioni. Sì, tanti furono gli spettatori che seguirono, nel picco d'ascolto, l'ultima serie televisiva dei Maigret nel '72.
Noi di Simenon-Simenon, vogliamo fargli un omaggio molto personale ricordando che nel 2003, scrivemmo un libro per la ElleU Multimedia, Chez Maigret. E' un pastiche letterario che vede insieme Georges Simenon, Jules Maigret e appunto Gino Cervi. I tre si ritrovano a cena a casa del commissario a gustare le prelibatezze preparate da M.me Maigret e poi, per un imprevisto, passano tutta la notte insieme tra Quai des Orfévres, la Brasserie Dauphine e una Parigi notturna. La cena e la nottata sono un pretesto perchè i tre protagonisti si raccontino vicendevolmente le proprie storie, le esperienze vissute e gli intrecci che la professione e la fantasia hanno creato tra loro.
Il nostro saluto e il nostro affettuoso ricordo ad un attore che difficilmente potremo dimenticare, anche (e forse soprattutto) per il suo bellissimo Maigret.

venerdì 4 maggio 2012

SIMENON. QUELLO CHE NON HO... DEI MAIGRET

In evidenza un bel commento breve di un nostro "attaché" al Bureau Simenon Simenon, Andrea Franco. Se volete editare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com


Roma dall'attaché Andrea Franco - All'Adelphi dovrebbero pubblicare ancora i 28 racconti della serie dei Maigret, tra cui tre inediti in Italia. Si tratta di Menaces de mort ('42?), Ceux du grand café (1938) e L'improbable Monsieur Owen (1938), questi scritti a La Rochelle. A mio avviso, soprattutto il primo, meriterebbe di essere pubblicato per la soddisfazione di tutti i simenoniani d'Italia. (Copertina di "Menace de mort" versione graphic-novel di Loustal)

giovedì 3 maggio 2012

SIMENON... L'ULTIMO MAIGRET ?

E' in uscita prossimamente l'ultima inchiesta del commissario Maigret scritta da Simenon nel 1972, Maigret e il signor Charles. L'editore forse potrebbe pubblicare il volume con tanto di fascetta rossa con su scritto "L'ultimo Maigret". E, se i nostri calcoli non sono sbagliati, dovrebbe essere probabilmente l'ultimo Maigret che resta da pubblicare all'Adelphi.
Su carta, perché la pubblicazione degli ebook è appena iniziata e andrà avanti per un bel po'.
Questa inchiesta ha la sua importanza anche perchè è l'ultimo libro scritto e pubblicato da Simenon. Infatti Maigret et Monsieur Charles fu terminato nel febbraio del '72, mentre la stesura dell'opera precendente, il romanzo Les Innocents, era stata conclusa, sempre ad Epalinges, l'anno prima (ottobre '71) e poi pubblicato a febbraio del 1972, mentre Maigret et Monsieur Charles uscì successivamente, a fine luglio '72.
Il seguente doveva essere un romanzo, intitolato Victor, di cui l'autore non riuscì però a scrivere nemmeno una riga. E non fu una transitoria crisi della pagina bianca, come si dice spesso per gli scrittori. Fu una vera e propria resa alla letteratura (ne abbiamo parlato in Simenon. L'ultimo romanzo fu un Maigret). Era l'11 febbraio '72 quando ad Epalinges il romanziere decise di smettere. Non riusciva più a entrare ed uscire dal famoso état de roman? Ormai a 69 anni si era sentito improvvisamente stanco? E vista la sua produzione, non avrebbe nemmeno avuto torto. Forse fu come se la stanchezza accumalata in cinquant'anni di scrittura forsennata, con oltre 400 titoli all'attivo, fosse piombata tutta insieme sulle spalle del romaziere, schiantandolo fisicamente, psichicamente e anche da un punto di vista creativo. Forse... Fatto sta che Simenon non stette lì a traccheggiare, decise subito che non avrebbe più scritto romanzi. Fece togliere dalla dicitura "professione" della sua carta d'identità la parola "romanziere". Continuarono ad uscire dei suoi libri, ma erano riflessioni, ricordi e considerazioni varie, dettate a registratore e poi trascritte e pubblicate. Ci fu anche l'eccezione dell'imponente Mémoires intimes nel 1981, ma si trattava di autobiografia e non certo di un romanzo.
Ma torniamo all'ultimo protagonista della penna di Simenon: Charles, chi era costui? E' fin troppo ovvio che si tratta del protagonista dell'inchiesta, ma quello che è particolare che non si chiama davvero così. Il suo vero nome è Gérard. Gérard Sabin-Levesque cui il matrimonio non aveva cambiato le sue abitudini di scapolo impenitente e di donnaiolo imperterrito. Diventava il signor Charles quando frequentava locali notturni, cabaret, prostitute o belle donne disponibili con cui ogni tanto spariva per qualche giorno, come raccontava una rassegnata(?) moglie, denunciando la scomparsa del marito al 36 Quai des Orfévres.
Ci viene in mente una coincidenza. Simenon ha iniziato a scrivere nel '22 utilizzando una ventina di pseudonimi e nel '72, dopo mezzo secolo, il suo ultimo libro parla proprio di un uomo che non usava il proprio nome. Questo non significa nulla, anche perchè nel febbraio del '72 Simenon non immaginava certo che stava redigendo il suo ultimo Maigret e che non avrebbe più scritto romanzi.
Ma torniamo al nostro signor Gérard, alias Charles, che si eclissava con l'amante di turno per un po'. Ma, come si dice, un bel giorno sparì non per un po', ma per parecchio, finchè il suo cadavere non fu ripescato bello gonfio, una volta venuto a galla dal fondo della Senna.
Dove porterà il cammino dell'inchiesta che per Maigret inizia proprio dal matrimonio dei coniugi  Sabin-Levesque? E' un percorso psicologico tutto da leggere che come di consueto scandaglia rapporti, tradimenti, vendette che Simenon conosceva bene e descriveva meglio.

mercoledì 2 maggio 2012

SIMENON. TUTTO O QUASI SU MAIGRET, IN ONDA SU ARTE'

L'ormai famoso canale televisivo franco-tedesco di Strasburgo, Arte, che come dice efficacemente iL suo nome si occupa prevalentemente di arte e di cultura più in generale, lunedì scorso ha mandato in onda un documentario di oltre 50 minuti intitolato Tout o presque Maigret. Nel programma si ripercorre la nascita del personaggio e del suo lancio, si scava sulla convinzione di Simenon che dovesse trattarsi di una serie da esaurire in una ventina di inchieste, mentre  invece il commissario lo seguirà per tutta la vita, diventando una sorta di suo alias. E poi il documentario prende in esame i motivi del successo, non solo letterario ma anche cinematografico e poi televisivo del personaggio. Insomma un ritratto interessante e di grande appeal per tutti i ...maigret-dipendenti.
La trasmissione sarà replicata sempre su Arte il prossimo 18 maggio, alle 13.40 circa.  
Oggi ve lo proponiamo grazie all'archivio del I.N.A. (Institut national de l'audiovisuel francese). 
Il documentario è del 2009, realizzato da Alain Ferrari, prodotto da Arte France , Les films du Cabestan , Institut national de l'audiovisuel , Sombrero & Co, produttore esecutivo Valérie Abita. il documentario è commentato in francese da Bernard Pierre Donnadieu e Anne Marie Philipe.

martedì 1 maggio 2012

SIMENON. LIBRERIA RIZZOLI, UNA PAGINA DA NON PERDERE

In una delle nostre scorribande sul web siamo incappati in una pagina della Libreria Rizzoli che è completamente dedicata all'edizione in ebook di tutte le inchieste del commissario Maigret (ne abbiamo già parlato in un post del 22 gennaio Da domani Maigret indaga anche dagli ebook). In questa pagina abbiamo trovato una vera miniera di notizie (!) che a quel momento però non erano ancora disponibli al pubbico. E invece qui abbiamo trovato il calendario delle uscite, i titoli, i prezzi, le promozioni, addirittura fino a fine marzo 2013. E poi pubblicità sull'iniziativa, tutte le indicazioni e i sistemi per acquistarli on-line... insomma una mole di informazioni sulle edizioni e sulle promozioni come nemmeno sul sito dell'Adelphi si possono trovare. La pagina in questione la potete trovare qui.
Forse vi chiederete perchè Rizzoli sì e Adelphi no? Intanto forse non tutti sanno che da oltre sei anni la Rizzoli (o più precisamente la RCS Media Group) possiede quasi il 60% delle azioni dell'Adelphi ed è quindi naturale che prenda iniziative promozionali per una delle sue sigle editoriali e soprattutto per uno dei "must"  della suddetta casa editrice, vale a dire Simenon.
E poi l'Adelphi è stata sempre un mondo a sé stante, un editore che ha sempre fatto scelte elitarie. Non a caso Roberto Calasso (allora non ancora presidente, ma direttore editoriale) nel 1985 riuscì a strappare i diritti di Simenon alla Mondadori, convincendo lo scrittore, magari anche con un'offerta vantaggiosa, ma soprattutto con l'idea che l'Adelphi fosse la punta di diamante dell'editoria italiana, la più sofisticata, la più elitaria e la più esclusiva, mentre Mondadori era ormai diventato un'editore popolare, che pubblicava di tutto e non più adatto ai suoi romanzi.
E così, dicevamo, l'Adelphi aveva sempre l'immagine di una casa editrice che con le altre aveva poco a che fare (e in parte a ragione, visto il livello degli autori che è riuscita a pubblicare), quasi quasi fosse disinterassata all'aspetto commerciale e più concentrata sulla qualità culturale di quello che pubblicava (non sappiamo se questa sia stata la realtà, ma il fatto che alla fine sia stata comprata dalla RCS, nel mondo dell'editoria vuol dire una sola cosa: Adelphi non riusciva a star in piedi da sola, andando avanti con le proprie forze).
Direte voi, e questo cosa c'entra con Simenon?  Beh... ricordiamo che Simenon nel '45 non esitò a lasciare la grande e prestigiosa Gallimard, gotha delle letteratura francese e non solo, per entrare nell'allora piccola e sconosciuta Presses de La Cité (di cui divenne anche azionista). Non deve stupire quindi che per l'Italia il romanziere lasciasse un grande editore internazionale per una piccola e rampante casa editrice.
Insomma Rizzoli inzia a muoversi per promuovere Simenon, chissà che non arrivi a posare l'occhio anche su Simenon-Simenon? (Adelphi, ad esempio, non ci ha mai inviato nemmeno un comunicato stampa...).