sabato 6 ottobre 2012

SIMENON, L'AVVENTURA IN ITALIA

Il primo scritto di Simenon, tradotto e venduto in Italia nel 1929 è il romanzo Nicoletta e Dina (En robe de mariée - Tallandier/Paris - '29) su Il Romanzo Mensile, delle Edizioni del Corriere della Sera. Il romanzo è firmato Georges Sim, lo pseudonimo più usato dallo scrittore, sia per la versione originale che per la traduzione italiana.
Siamo, per dirla alla Simenon, in piena letteratura-alimentare, così come lo scrittore chiamava i romanzi brevi e i racconti che gli venivano commissionati dagli editori di giornali destinati alle fasce più popolari, quelle meno scolarizzate e dove le donne facevano la parte del leone. Il genere rosa, all'epoca era quello che tirava di più. Gli editori ordinavano, Georges scriveva (velocissimo) e consegnava. Più scriveva e più lo pagavano. E così quella letteratura dava da mangiare a lui e alla moglie Tigy che dipingeva, ma non riusciva a sfondare.
Verso la fine degli anni '20 arrivarono anche le prime traduzioni all'estero, come appunto in Italia dove, dopo il primo racconto, Il Romanzo Mensile pubblicò altri tre titoli dell'inarrestabile Georges Sim.
Il vero salto fu invece Maigret. Nel 1932 in Italia un certo Arnoldo Mondadori, un editore con un certo fiuto (e lo dimostrerà ampiamente) acquista i diritti per una dozzina di titoli delle inchieste di questo commissario che è scritto da uno sconosciuto Georges Simenon, nome mai apparso prima su un libro (ma così simile a Georges Sim, da far chiedere a qualcuno perché lo scrittore avesse voluto allungare il proprio congnome...!) I Maigret furono pubblicati nella collana I Libri Neri. Poi nell'anno successivo continuarono ad essere editati nei Gialli Economici Mondadori insieme a romanzi e racconti polizieschi non-Maigret.
Nel '37 ormai il nome di Simenon non vuol dire solo Maigret, ma anche romanzi, romanzi mainstream, cui Mondadori dedicherà una collana specifica Opere di Georges Simenon (I Libri Arancio). A questo punto Simenon può dirsi decollato nel nostro paese tra Maigret, romanzi e racconti.
Le pubblicazioni continuano nel corso degli anni in varie collane. Nella BMM (Bibloteca Moderna Mondadori) nel dopoguerra, ne La Collezione Medusa" (dove i romanzi di Simenon appaiono dal '52), ne I Romanzi della Palma (molto economici e quindi venduti anche in edicola), e ancora la BEM (Biblioteca Economica Mondadori) nel '56 divenuti BEM-Girasole, con la famosa costa telata che poi avrà dal '60 una sottocollana intitolata i Romanzi di Simenon. La storia letteraria di Simenon in Italia continua sempre con Mondadori e nelle collane che si succedono negli anni: dal '64 I libri del Pavone per arrivare, all'anno successivo, quando usciranno gli Oscar Mondadori, grande contenitore che con varie sigle, collane e sottotitoli, ospiterà tutti i Maigret. Tra il '66 e il '71  verrà editata una collana in otto volumi: Tutte le opere di Georges Simenon, in cui ogni volume presenta tra i sei e i dieci romanzi tutti dedicati a Maigret. Poi altri quattro volumi (Romanzi polizieschi e di guerra, Romanzi autobiografici, Romanzi di confessione morale e Romanzi della provincia straniera) dedicati ai romanzi dello scrittore. Questi ultimi sono poco più di una ventina, ben poca cosa rispetto a tutti i titoli fino ad allora pubblicati in Francia (va tenuto presente poi che dal '72 Simenon smetterà di scrivere romanzi e Maigret).
Ne frattempo occorre ricordare che la grande popolarità di Maigret, e di riflesso di Simenon, in Italia fu opera della televisione e dei famosi sceneggiati della Rai, adattati da Diego Fabbri, con la regia di Mario Landi, protagonista Gino Cervi. La sua faccia divenne quella di Maigret, non solo sullo schermo e nell'immaginario collettivo degli italiani, ma anche in tutte le copertine degli Oscar Mondadori, allora disegnate da quel geniale illustratore che fu Ferenc Pinter. I 16 sceneggiati televisivi divisi in quattro cicli iniziarono nel dicembre del '64 e terminarono nel settembre del '72. Grandissimo successo con ascolti medi che arrivarono nell'ultima serie a 18 milioni e mezzo di telespettatori.
Settembre 1932-Giugno 2012: primo e ultimo Maigret  italiani
Nell'85 cambio della guardia. Da Mondadori si passa ad Adelphi.
Morto il suo vecchio amico Arnoldo, i rapporti di Simenon con la Mondadori non erano più gli stessi e poi la casa editrice aveva molto rarefatto le uscite, sul mercato non si trovavano i suoi romanzi, nè i vecchi, né i nuovi. Insomma a parte Maigret, c'era un certo accantonamento delle opere di Simenon.
E così un po' per l'incuria della casa editrice, un po' per le ripetute offerte di Roberto Calasso, allora patron dell'Adelphi (oggi al 100% del gruppo RCS), ma soprattutto per lo zampino che ci mise Federico Fellini, grande amico di Simenon, regista di cui lo scrittore aveva una grandissima stima, lo storico passo fu compiuto.
Prima l'editrice di Calasso iniziò con i romanzi poi pubblicò anche i Maigret.
E siamo ai giorni nostri, anno 2012, quando Adelphi ha ormai pubblicato tutti le inchieste di Maigret e ora dovrà destreggiarsi tra i racconti. Intanto ha editato in ebook i primi titoli delle inchieste del commissario, riscuotendo anche in versione elettronica un notevole successo.
Non si contano poi le iniziative promozionali dei quotidiani che hanno visto, soprattutto nei Maigret, un ottimo gadget promozional-culturale da abbinare alle copie vendute in edicola. E il sistema funzionò anche con gli sceneggiati tv, prima in videocassetta, poi in dvd, venduti o abbinati. E nel corso degli anni il ricorso a Maigret non si è fermato se ancora oggi è in corso l'abbinamento settimanale di quaranta titoli di Maigret al quotidiano economico Il Sole 24 Ore.

venerdì 5 ottobre 2012

SIMENON DICE E SCRIVE DEGLI ALTRI ROMANZIERI

Cosa pensava e diceva Simenon dei grandi letterati suoi contemporanei e non?
Oggi a tale proposito vogliamo proporvi una sintetica rassegna di frasi e parole significative che lo scrittore espresse nei confronti di qualcuno dei suoi colleghi.
Un succinto ABC su Simenon e la letteratura che amava, che vi presentiamo ordinato cronologicamente in base alle sue dichiarazioni.


• Guy de Maupassant
Ho sempre sostenuto che in Francia Maupassant è vittima di un'ingiustizia, perchè è lontano dal posto che dovrebbe occuppare ....In un epoca in cui la letteratura si impregnava di ideologie.... o le discussioni di scuola  passavano in primo piano.... Maupassant mi è sembrato sempre come il più  sincero e il più diretto, come, se posso dire, il più ispirato degli scrittori francesi....(ottobre 1938)

• Franz Kafka
E' solo da poco tempo che si occupa dell' "uomo nudo", cioè quasi al di fuori della vita sociale. Kafka si interessa all'uomo tutto nudo. E questo può succedere in qualsiasi momento e in ogni posto... (novembre 1945)
 
• Tolstoi
Ammiro la maestria della costruzione dei suo grandi romanzi. Ma sono toccato soprattutto da La mort d'Ivan Ilitch e Maitre e serviteur. Si percepisce più l'emozione e meno la tecnica...(1950)

• Anton Checov
Egli coglie l'uomo nel suo contesto, nelle vibrazioni della sua vita. E soprattutto scrive "in minore" in modo apparentemente semplice. (1950)
...uno dei mei dei è stato Checov (1963)

• Fedor Dostoievski
Un concentrato d'umanità. Gli siamo debitori di una nuova interpretazione dell'idea di colpevolezza: un dramma personale, all'interno dell'animo di ciascuno, senza rapporto alcuno con il Codice Penale... (1950)

• Gogol
Attribuisce un accento eroico agli insignificanti destini della povera gente, dei piccoli uomini, unendo il tragico al comico... (1950)

• Joseph Conrad
Ho ritrovato lo stesso entusiasmo (come per Stevenson) per Conrad rammaricandomi che lui invece non facesse certe concessioni per arrivare ad un pubblico più vasto. Credo che ne avrebbe guadagnato a semplificare leggermente il suo stile. Perchè il suo apporto è universale, tutti possono trovare nutrimento in Conrad, ma molti sono un po' respinti da un certa pesantezza della forma o, più precisamente, da un eccesso di rigore... (novembre 1955)
 
• Friedrich Dürrenmatt
Ho letto con piacere il suo libro Le Juge et son burreau.... io di solito non sono un appassionato di romanzi polizieschi basati su intrighi di spionaggio o di finanza internazionale, ma qui il caso del vecchio poliziotto è interessante  e il personaggio è costruito con molto spirito e molto spessore. Non conosco l'età dell'autore. Se è un debuttante, prevedo per lui un avvenire... (marzo 1955)

 • André Gide
Credo che in tutta la sua vita Gide abbia sognato di essere un creatore piuttosto che un moralista o un filosofo. Io ero esattamente il suo opposto e, credo, che era per questo che lo interessavo... (1956)
 

• Rudyard Kipling
...Kipling è la vittima sul piano letterario, dell'evoluzione politica. Gli inglesi sono infastiditi quando si parla di lui. Ricorda loro l'orgoglio dell'epoca vittoriana, un ricordo che conservano con grande nostalgia e, allo stesso tempo, quasi con un senso di colpa... (luglio 1960)

• Robert Brasillach
Avevo per Robert Brasillach una sincera ammirazione e non credo di essere il solo a ritenere che la critica francesa non sarebbe la stessa, se lui fosse ancora tra noi... (novembre 1964)

• Henry Miller
Miller ai miei occhi è un personaggio fuori serie, come ce ne sarebbe bisogno di qualcuno in ogni generazione, per ricordare agli uomini che il conformismo non porta da nessuna parte e che, senza una rivolta contro la morale dominante e acquisita, non ci sarebbe mai stato il progresso. Questo provocherà senza dubbio uno shock, soprattutto se aggiungo che considero Henry Miller una sorta di santo laico... (settembre 1966)

• William Faulkner
Senza dubbio avete letto Faulkner? A mio avviso è quello che ha reso al meglio la vita del sud (Georgia, Caroline, Virginia). E' anche (con Steinbeck) lo scrittore americano che io preferisco. Molto più di Hemingway, che a mio avviso si è troppo "europeizzato"....  è un autore che vorrei essere... che ha rappresentato tutta l'umanità in piccolo angolo degli Stati Uniti del sud. Prima di lui Thomas Mann aveva realizzato lo stesso tour de force con La montagna incantata  (aprile  1967)

• Marcel Proust
...mi fa piacere sapere che Proust dava importanza al suo subconscio, più importanza che alla sua intelligenza.... (1970)

• Raymond Chandler
E' certamente uno dei migliori scrittori polizieschi americani. E' anzi ben più di un romanziere poliziesco. E' un romanziere tout court... (gennaio 1974)

• Robert Louis Stevenson
L'Ile du Tresor, certamente. Ma anche altri meno conosciuti come un caso di spionaggio che si svolge nel retrobottega di un commerciante di sigari, Le Dynemiteur. Un libro straordinario. Questo retrobottega del commerciante di sigari è uno dei miei più vecchi ricordi d'infanzia... (dicembre 1975)

• Louis Ferdinand Céline
Ho avuto difficoltà a leggere Céline, che per altro ammiro immensamente, a causa di un "anti-stile" troppo ricercato. Non è perchè in ogni frase o quasi si usano delle parole come "merde" "con", "futre" , etc... che si è creato uno stile nuovo... (febbraio 1977)

• Jean Giono
Io non sopporto affatto il grande lirismo, quello di Jono ad esempio. Non è nella mia natura. Il buonuomo è comunque molto simpatico... (novembre 1981)

• Dashiell Hammett
...Hammett, l'ho conosciuto bene,... sarete molto stupiti di constatare come in Hammet non c'è sesso, ma colpisce come un un pugno in bocca, come un calcio sulle palle.... (settembre 1982)

Honoré de Balzac
Volete paragonarmi a lui? Vi avviso che non sono d'accordo. I personaggi di Balzac, infatti, come quelli degli autori greci, di Corneille, di Racine, di Hugo, per non parlare di Shakespeare e di Dante sono tutti più grandi che in natura. Al punto che sono diventati in qualche modo dei prototipi ai quali ci si riferisce per descrivere l'individuo.... (agosto 1986)

giovedì 4 ottobre 2012

SIMENON: ROMAN-DUR?... NON DEVO FAR ALTRO CHE SCRIVERE UN MAIGRET!


Scrivere i Maigret come momento di relax tra un roman-dur e l'altro. Questa è la versione che di solito Simenon accreditava presso la critica, la stampa e il suo pubblico. Forse perché la serie del commissario gli aveva dato, per la prima volta come Georges Simenon, un successo considerevole, ma gli aveva cucito addosso l'etichetta di scrittore di polizieschi. Quando prima Fayard e poi Gallimard iniziarono a pubblicare i suoi romans-durs, lo scrittore aveva due esigenze: da una parte differenziare le due produzioni dall'altra essere considerato un romanziere a tutto tondo, e non solo il padre di Maigret.
Questo fu infatti l'ostacolo maggiore che il "romanziere Simenon" trovò sulla sua strada.
Il successo di Maigret fu una soddisfazione per un lato, ma alla lunga rendeva più difficile il terzo e ultimo obiettivo che si era posto: (dopo la letteratura-alimentare e la semi-letteratura) quello di essere ed essere considerato solo un romanziere. Le tentò tutte. Ad esempio quando terminò il contratto con Fayard dei primi diciannove Maigret, Simenon voleva che quella fase dovesse considerarsi conclusa. E in effetti dall'ultimo Maigret di quella serie (Maigret - Fayard - 1934) iniziò un periodo di non-Maigret, che durò fino al '39 quando, su pressione del patron Gaston, uscì una raccolta di racconti per Gallimard.
A quel punto le sue capacità di romanziere erano ormai state riconosciute, anche se l'etichetta di scrittore di polizieschi era ancora lì, ben salda. Solo il fatto che ormai scrivesse per Gallimard e che André Gide lo avesse preso sotto la sua ala protettrice erano riconoscimenti indiscutibili.
E torniamo a quanto abiamo scritto all'inizio del post. A questo punto Simenon poteva prendersi il lusso di farsi considerare anche uno scrittore di polizieschi, ora che la sua fama di romanziere era consolidata e andava crescendo.
Ma arrivati a questo momento va considerato una sorta di paradosso. Pian piano il livello dei Maigret cresce e pur con tutti i limiti e le regole che impone la letteratura seriale, la differenza tra i Maigret e i romans-durs va diminuendo sempre più.
E questo non è un'interpretazione di qualche critico e neppure nostra, ma scaturisce dalle affermazioni e dai testi di Simenon stesso.
Ecco quello che affermava nel '70 in un'intervista a Bernard de Fallois e Gilbert Sigaux sulla genesi di un suo romanzo : "...  avevo un 'idea vaga, cioè una linea melodica e anche un colore. Ma ogni volta che cercavo di approfondire i personaggi.... sparivano. Mi dicevo: non è possibile...perchè non riesco a tenere insieme questa gente e integrarla in una vicenda? Niente da fare. E poi una mattina, tre settimane dopo, alzandomi dal letto, prima di toccare il pavimento con i piedi, mi sono detto: ma è chiaro, non devo far altro che scrivere un Maigret!...".
Simenon inizia con l'idea di scrivere un roman-dur e finisce invece per scrivere un Maigret. Che non è un ripiego, è solo la formula adatta a dare un senso a quella sua ispirazione. E infatti spiega: "... Ed è quello che ho fatto. E' stato un romanzo pensato e in qualche modo preparato, e che è stato sentito non come un Maigret, ma come un altro romanzo e per l'ultima volta nella mia  vita partendo da un roman-dur sono arrivato ad un Maigret...".
E d'altronde in Quand jétais vieux (1961), aveva già chiarito che: "...mi capita nei Maigret di toccare degli argomenti talvolta più seri che in altri miei libri. Ma in un modo più leggero, ma in tutti i casi con l'equilibrio del mio commissario a fare da contrappeso...".
Insomma ancora una volta i "divisori" tra i romans-durs e i Maigret si mostrano non solo molto sottili, ma addirittura permeabili. E dopo tanta fatica per tenere divisi i due filoni, quando Simenon ormai maturo lasciò andare le cose per il loro verso, questi si riavvicinarono moltissimo, in qualche caso si sovrapposero e spesso non si differenziavano granché. 

mercoledì 3 ottobre 2012

SIMENON. IL SEGNO DEI TRE

Ci perdoneranno gli appassionati simenoniani e ancor di più i maigrettiani se per questo post abbiamo attinto il titolo adddirittura da una delle avventure di... Sherlock Holmes (Il segno dei quattro - Conan Doyle - 1890).
Il numero tre in questo caso segna i titoli di tre romanzi diversi, emblematici di tre periodi dello scrittore.
Si tratta di Trois Coeurs dans la tempête, edito da Ferenczy nel 1928, di Les Trois Crimes de mes amis pubblicato nel 1938 da Gallimard e infine Trois chambres à Manhattan per i tipi di Presses de La Citè nel 1946.
A volere far i pignoli, anche nei racconti abbiamo trovato il numero tre in alcuni titoli, anche qui di diverse epoche: Les Trois Rembrandt (nella raccolta "Les treizes Mystères" - Fayard - '32), Le trois bateaux de La Calanche (in "Dossier de l'Agence O" - Gallimard '43) e in La Rue au Trois Poussins (racconto che dà il titolo all'antologia che lo comprende - Presses de La Cité - 1963).
Parliamo però dei romanzi. Quello pubblicato nel '28 da Ferenczi può ancora essere ricondotto sotto l'alveo della letteratura-alimentare. Romanzi commissionati, a trama quasi standardizzata, con personaggi stereotipati (la bella, il buono e il cattivo...) e un happy-end d'obbligo. Non era la letteratura cui Simenon aspirava, ma almeno gli dava da mangiare. Firma: ancora con uno dei tanti pseudonimi, Jean du Perry.
Veniamo invece a Les Trois Crimes de mes amis di dieci anni dopo.
Ed è cambiato tutto.
Simenon ha lanciato Maigret, si è goduto il suo successo, lo ha abbandonato per quattro anni e poi è tornato a quelle inchieste che non avrebbe mai più interrotto, fin quando avrebbe scritto. Era diventato un romanziere... da Ferenczi era passato a Fayard e da questi a Gallimard, il tempio editoriale dell'olimpo degli scrittori francesi. Ma all'epoca della pubblicazione di questo romanzo autobiografico, il '38, l'inafferabile Simenon, era già in contrasto con il patron Gaston Gallimard e vaghegginava di mettersi in società con qualcun'altro (succederà davvero nel '45 con Sven Nielsen di Presses de La Cité). Il romanzo tratta di una serie di vicende che Simenon, quand'era un giovane giornalista, visse collaborando ad un settimanale satirico, scandalistico e licenzioso (per quello che si poteva nell'austero Belgio degli anni '20), i cui proprietari non erano tipi raccomandabili, in bilico tra vita e malavita.
All'epoca del terzo romanzo citato, Trois chambres à Manhattan, Simenon ormai è un famoso romanziere, conosciuto in buona parte del mondo, ha già incontrato quella Denyse che diventerà la sua seconda moglie e madre di tre dei suoi quattro figli.
E, come è noto, anche qui si tratta di un'opera autobiografica, dove viene romanzato proprio  l'incontro tra Georges e questa canadese che lo infiamma prima sessualmente e poi sentimentalmente. Il romanzo scritto negli States, è stato definito un noir di grande raffinatezza. I due protagonisti che si conscono e subito s'intendono. Due esseri sbandati e soli, che attraversano la vita come una notte scura e cupa, fredda e ostile che la coppia riscalda con l'alcol e il sesso, e illumina con i propri sentimenti.
Il romanzo ebbe molto successo, ne fu tratta una versione cinematografica, diretta da Marcel Carné, con Annie Girardot (per il ruolo sembrava fosse stata scelta in un primo tempo Jeanne Moreau), Maurice Ronet e anche il nostro Gabriele Ferzetti.
Insomma tre romanzi-tappa che quasi dall'esordio ci portano se non proprio all'apice, ma molto vicino alle vette più alte in termini di letteratura, ma anche di popolarità del romanziere.

martedì 2 ottobre 2012

SIMENON, APPUNTAMENTO A "GRADO GIALLO"


Ne abbiamo già parlato una paio di settimane fa', ma a pochi giorni dal debutto volevamo fare un recall. Venerdì prossimo, apre i battenti la quinta edizione del Festival Letterario Grado Giallo che è organizzato dal comune di Grado e dal DiSu dell'Università degl Studi di Trieste. Inaugurazione ufficiale nel pomeriggio e poi subito nel tema del giallo con incontri su Giallo e Storia, su Giallo e Cronaca e su Giallo ed Editoria.
Tradizonalmente questa manifestazione ogni anno organizza un tributo a due scrittori. Quest'anno tocca per l'Italia ad Antonio Tabucchi e per l'estero a Georges Simenon.
E infatti la sezione riservata allo scrittore francese si apre con la proiezione del film Maigret a Pigalle (1967), l'unico film per il grande schermo realizzato dagli italiani  con la coppia Landi-Cervi, quella dei famosissimi sceneggiati televisivi anni '60/'70, rispettivamente alla regia e all'interpretazione del commissario Maigret.
Grado Giallo riserva ancora l'attenzione al romanziere anche il sabato quando  la mattinata inizia con Omaggio a Simenon articolato in vari incontri: 
Simenon dal romanzo d'immaginazione al romanzo puro con Graziano Benelli 
Ezio d'Errico: il Simenon d'Italia con Enzo Cremante e Loris Rambelli
Gli italiani e Simenon con Maurizio Testa
La manifestazione prosegue con un omaggio a Tabucchi e nel pomeriggio incontri con vari autori (Avoledo, Carlotto, Costantini...). La domenica, dopo una serie eventi mattutini sul Crimini e Nordest, ancora incontri con altri scrittori e con veri investigatori: RIS, criminologi, medici legali... Nei tre giorni del Festival ci saranno anche molte altre attività, come Cena con Delitto, il Giallo per Bambini, premiazioni dei concorsi letterari Grado Giallo e Premio Tedeschi, performance teatrali con Radiogiallo, solo per citarne alcune.
Per saperne di più visitate l'interessante sito di Grado Giallo 2012

lunedì 1 ottobre 2012

SIMENON IL MONDO FUORI... DALLA FINESTRA

Sappiamo che quell'attitudine ad osservare gli altri, a spiarne i comportamenti, a coglierne anche i più rapidi e apparentemente insignificanti gesti, era un'abitudine connaturata allo scrittore. Che si trovasse in un gala, magari in suo onore, che stesse in qualche sperduto angolo del mondo durante uno dei suoi viaggi, che avesse davanti un contadino o André Gide, Simenon non smetteva mai di osservare, registrare mentalmente e incasellare in quella prodigiosa memoria di cui godeva, per poi ritirare fuori quei ricordi al momento giusto quando scriveva i suoi romanzi o le inchieste del commissario Maigret.
E a questo proposito c'è un oggetto che è un po' l'emblema dell'osservare, dello spiare, del guardare magari senza essere visti che è la finestra. E non solo è spesso un elemento importante, soprattutto nei Maigret, ma è anche un termine che talvolta ritrovamo anche nei titoli.
Potremmo citare La Fenêtre ouverte, uno dei racconti che fa parte della raccolta Les nouvelles énquetes de Maigret (Gallimard - 1944). In un poliziesco una finestra aperta significa l'intrusione di qualcuno oppure la sua fuga. Ma è anche il posto da cui un testimone può aver visto qualcosa d'importante per le indagini. Oppure un passante può aver colto un movimento, una persona dietro una finestra aperta che può indirizzare la polizia in un senso o in un altro.
Ma questo "buco nel muro", che spesso cela colui che guarda, ha anche un significato simbolico. E' il passaggio attraverso cui una vita si allaccia ad un altra e non solo per amore. Qui ad esempio potremmo citare La Fenêtre des Rouet, un romans-dur del '45 (Editions de La Jeaune Parque), che permette ad una zitella isolata e maniacale di entrare in contatto con la vita di una donna, che è totalmente il suo opposto, di essere testimone di un omicidio e di introdursi in un'altra vita. Le volets verts, un'altro romanzo, (Presses de La Cité -1950), qui non è proprio una finestra, ma la caratteristica di una casa, che è il sogno del protagonista, come lo era della sua prima moglie. Una casa con le persiane verdi significherebbe quella sicurezza e quella serenità che invece rimarrà solamente un sogno.
E perché un a casa dalle persiane verdi, invece che dal tetto rosso, o dal cancello blu? Forse perché lepersinae presuppongono delle finestre e le finestre fanno respirare la casa: permettono alla vita di fuori di entrare con i suoi odori, i suoi rumori, la sua vivacità e consentono alla casa di buttar fuori i cattivi umori, l'aria pesante, le atmosfere cupe. Una casa allegra, serena ha tutte le finestre aperte, quando invece sono tutte chiuse, si nasconde qualcosa di tragico e di drammatico.
Ma torniamo alle finestre simenoniane. Anche in tarda età, quando ormai produceva solo Dicteés  troviamo Au delà de ma porte-fenêtre, del 1978, (Presses de La Cité) dove un Simenon ormai settantacinquenne esterna i suoi pensieri e le sue riflessioni su quel mondo che prima lo vedeva protagonista insieme a Jean Gabin, Fellini, Sven Nielsen, Colette, Gide, Queneau, ma che ora rimane lì fuori e da cui è separato appunto da una porta-finestra, simbolo di quella cortina che nella vecchiaia porta spesso all'isolamento.
I vecchi stanno alla finestra e guardano il mondo, mentre il tempo scorre.
In questa nostra succinta rassegna non poteva mancare un romanzo che pur non avendo nel titolo la parola finesta, dà a questo elemento un ruolo importante. Si tratta di Les gens d'en face (Fayard) edito nel 1932, uno dei primi roman-durs di Simenon, dove racconta la storia di un console che va a svolgere il suo ruolo in Russia e lì si ritrova non solo isolato da un ambiente un po' ostile, ma addirittura spiato da una famiglia che abita in una casa di fronte a lui. E dietro le finestre gli occhi di qualcuno che lo spia e che cambierà il suo destino.