mercoledì 31 ottobre 2012

SIMENON, QUANDO SCESE DAL TRENO E QUANDO DALLA NAVE

Viaggi ne ha fatti tanti. E altrettanti sono gli arrivi che si potrebbero raccontare nella vita di Simenon. Qui però vogliamo mettere a confronto due arrivi particolari che ebbero un certo significato sia per la sua vita che per la sua letteratura.
Il primo arrivo che vi proponiamo è quello avvenuto nel dicembre del '22 alla Gare du Nord di Parigi, sceso dal treno che arrivava da Liegi.
Il secondo avviene 23 anni dopo e si tratta dello sbarco al porto di New York, da un cargo svedese della Cunard Lines, in arrivo da Londra.
Quando scese dal treno a 19 anni, Simenon era solo, senza un soldo, in una città sconosciuta e con un futuro che si presentava da una parte come il coronamento di un suo sogno, dall'altra come una montagna da scalare con grandi difficoltà e nessuna certezza di arrivare in vetta.
Sulla banchina del porto newyorkese troviamo invece un Simenon ultraquarantenne, ricco, con una moglie, Tigy, e un figlio di sei anni, Marc, in una città che già aveva già avuto modo di conoscere. E' ormai un autore affermato e tradotto nel mondo sia come creatore del commissario Maigret, che come romanziere. E' scappato dalla Francia per sfuggire all'accusa di collaborazionismo, ma ha scelto di rifugiarsi negli States anche perchè é convinto che siano proprio gli americani i migliori e più moderni romanzieri di quel secolo e misurarsi sul loro campo lo stimola particolarmente.
Quando ci arrivò, Parigi era allora l'indiscussa capitale mondiale dell'arte e della cultura, che attirava da tutto il mondo aspiranti intellettuali di ogni tipo, come mosche. Se pensavi di aver qualche talento e avevi l'ambizione di arrivare ad un certo traguardo, quello era il posto giusto per provarci.
Quando sbarcò in America invece era da poco terminata la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti erano i vincitori e ormai incontestabilmente la maggiore potenza mondiale e non solo da un punto di vista militare. L'America è all'epoca un simbolo di libertà, dove si coltiva ancora il sogno del self-made man, ma un paese che si appresta a diventare presto un fermento di nuove forme di espressioni, anche sperimentali, nell'arte e nella cultura.
Lo stato d'animo entusiasta del poco più che adolescente Simenon viene spento dall'accoglienza fredda e inospitale della Gare du Nord. Quella città a lungo sognata rivela il suo volto più insensibile e indifferente, che fà subito intuire al giovanissimo Georges che la strada sarà difficile e niente affatto breve. Ma la sua caparbietà e la sua determinazione gli permettono di non spaventarsi e di tirar fuori la grinta e la forza che gli serviranno per superare i primi difficili momenti.
Arrivato a New York, Simenon si sente finalmente liberato da quell'incubo che lo ha perseguitato nell'ultimo anno e si trasferisce subito nel Canada francese, il Québec, per via della lingua. Qui termina il suo primo romanzo in terra americana Trois chambres à Manhattan (la storia romanzata del suo incontro a New York con Denyse Ouimet, che diverrà la sua seconda moglie) dopo appena tre mesi dall'arrivo, e il suo primo Maigret made in Usa, Maigret à New York, dopo solo cinque mesi. Questo bel ritmo di scrittura è davvero un buon segno del suo stato d'animo, ormai tranquillo e felice per il suo nuovo amore.
 

martedì 30 ottobre 2012

SIMENON. MA QUESTO DETECTIVE NON SOMIGLIA A MAIGRET?

Abbiamo già parlato delle apparizioni in alcune storie di Simenon di un personaggio chiamato Maigret, ancora un prototipo del personaggio che assumerà, nel tempo e in diverse inchieste, alcune delle caratteristiche di quello definitivo, ovviamente ben prima che la serie ufficiale del commissario di Quai des Orfévres iniziasse. E lo abbiamo ricordato nel post del 07/09/2011 (Maigret prima di Maigret, dove troverete anche i rimandi ad altri due post essenziali: quello del 28/03/2011 "Nasce Maigret. La versione di Georges", e quello del 29/03/2011 "Nasce Maigret. Come é andata davvero").
Oggi invece ci occuperemo di un'altro aspetto. Cioè della creazione da parte di Simenon di alcuni personaggi, per lo più polizieschi, che ebbero una vita più o meno lunga (a volte durarono lo spazio di un romanzo breve), spesso molto diversi da Maigret, ma che presentavano anche una sola caratteristica che poi servirà a Simenon per costruire il carattere, la fisionomia, le inclinazioni e le idiosincrasie del commissario più famoso del mondo.
Tutto inizia da Yves Jarry, il tentativo di Simenon di creare un personaggio che fosse la versione poliziesca dell'allora famosissimo Arséne Lupin, il ladro gentiluomo che spopolava tra le lettrici, ma anche tra i lettori. La particolarità di Jarry, giovane, elegante, seduttore, cittadino del mondo, era quella di vivere diverse vite contemporaneamente. Ecco come lo descrive Simenon: "... parigino raffinato a Parigi, pescatore con gli zoccoli in Bretagna, contadino qui e piccolo-borghese lì..." E in che modo c'entra Maigret? "...e poi è arrivato Maigret che l'ha sostituito, e mi sono accorto che Maigret è una sorta di trasposizione di Jarry; anche lui vive un gran numero di vite. Ma è la vita degli altri ai quali, per un po', si sostituisce...".
E' così che nasce una delle caratteristiche salienti del commissario, quella di entrare nella pelle degli altri, per pensare come loro, per capirne la mentalità, per realizzare una sorta di indentificazione psicologica che lo porti a comprendere il meccanismo del delitto.
Sempre in un'avventura di Jarrry, L'amant sans nom (come Christian Brulls - Fayard - 1928) c'è un certo "ispettore n°49" che sembra proprio l'anteprima di Maigret.
"... era grosso e vigoroso, ma il suo volto non somigliava affatto all'idea che uno si fa di un detective. Non aveva nulla dell'eroe del romanzo poliziesco. La faccia era rotonda, un po' rossa, un viso da buon campagnolo. E i suoi occhi erano abbastanza ingenui...Camminando dondolava la testa come se parlasse continuamente con sé stesso... - é la descrizione di Simenon di questo  ispettore n°49 - ... un'aria spaesata, ma anche testarda e ostinata... " ...riempiva la sua pipa con la cura e la calma che metteva in tutte le sue cose, l'accendeva e si metteva a fumare, affumicando tutta la stanza...".
Altro poliziotto altro tratto. Qui si tratta dell'ispettore Jean Tavernier, fisicamente davvero differente dal commissario, ma usa quegli stessi metodi che sarebbero stati propri di Maigret. "...di solito qundo arrivava sul luogo del delitto, invece di impegnarsi nell'osservazione materiale, "aspirava" l'ambiente, come diceva lui stesso. I suoi colleghi lo prendevano in giro. Quando lo vedevano che andava e veniva dentro una casa con il naso per aria, dicevano: Eccolo che aspira!...".
E poi c'é Jackie  il poliziotto de Bandits de Chicago che aveva l'abitudine di ricostruire i pensieri dei criminali, pensando con il loro cervello.
Ma anche in Katia acrobate (Fayard 1931), dove per la prima volta appare un protagonista di un poliziesco con una moglie che per di più lo aiuta in una fase difficile dell'indagine.
Un'elaborazione complessa, insomma, forse a volte programmata per capire come funzionassero certi profili, ma magari a volte invece spontanea, imprevista, ma che costituiva poi sempre oggetto di riflessione. Così, uno strato alla volta, con un passo avanti e uno indietro, l'idea di un certo poliziotto, si faceva sempre più largo tra la schiera di protagonisti polizieschi che, quasi quotidianamente, Simenon metteva in scena.   

lunedì 29 ottobre 2012

SIMENON A GIDE: E' COSI' CHE SCRIVO...

E' soprattutto nella corrispondenza con Andrè Gide che Simenon, cerca di spiegare meglio e più a fondo la sua tecnica di scrittura e il meccanismo della creazione. Ma perchè proprio a Gide? Intanto perché questi lo aveva preso sotto la sua protezione, convinto com'era che Simenon avesse un talento naturale e notevole, mentre molti ancora lo etichettavano come un bravo mestierante e portato per la narrativa popolare e poliziesca. Poi Gide non era stato estraneo all'ingresso del romanziere in casa Gallimard. Di tutto questo Simenon non poteva non essergli riconoscente, soprattutto perchè si sentiva in debito verso Gide. Infatti mentre questi leggeva avidamente i romanzi di Simenon, non di rado prima che fossere stampati, l'inventore di Maigret, non riusciva a leggere le opere di Gide che trovava troppo lontane dalla sua concezione di letteratura.
"... non posso che trovare la concentrazione per una storia drammatica e soprattuto non arrivo a creare un personaggio alla volta...".
Questo per  ribadire che Simenon era portato a scrivere delle vicende di un uomo, della sua psicologia, del modo in cui si relaziona con gli altri, dei suoi rapporti sociali, della sua psicologia, di come reagisce nelle situazioni estreme.
"... prima di scrivere i grandi romanzi che mi prefiggo di scrivere - e non era solo Gide a chiedersi quando Simenon si sarebbe deciso a scrivere un grande romanzo corale, storico, sociale... il grande romanzo di Simenon...  - voglio essere in pieno possesso del mio mestiere e non riesco a immaginare Sabstian Bach che debba perdere tempo con delle questioni tecniche...".
Ma l'apprendistato che aveva fatto prima con la letteratura popolare e poi con i Maigret l'aveva spinto in un modo o in un altro non tanto ad osservare la vita degli altri, ma a cercare di fare esperienze e di mettersi nella pelle degli altri.
"...il romanzo inizia, io sono il mio personaggio. Lavoro due ore al giorno. Vomito come agli inizi, quando scrivevo 'M. Gustave'. Sono abbrutito e svuotato. Mangio. Dormo. Aspetto il momento di rituffarmi nella storia. E' tutto. Dopo mi è impossibile cambiare una pagina. Me l'hanno spesso rimproverato e io stesso a volte avrei vouto essere capace di rimaneggiarlo. Ma non so come sia, ma io non saprei come modificarlo. O è riuscito o è sballato. Ma è così e io non posso farci niente... Forse un giorno?... La prova è che, a romanzo finito, dimentico persino i nomi dei personaggi, e non riconosco delle fisionomie, come d'altronde capita ai lettori..."

domenica 28 ottobre 2012

SIMENON. COME CAMBIA LA PROSPETTIVA

Cinquant'anni fa' di questi giorni Simenon terminava la stesura di uno dei suoi romanzi più fortunati Les Anneaux de Bicêtre. In quella fine ottobre del '62 lo scrittore, che abitava ancora nel castello d'Enchandens, e si preparava a trasferirsi nella grande villa che stava facendo costruire a sette chilometri da Losanna, ad Epalinges.
L'importanza di questo romanzo è l'aver portato il concetto di passaggio della linea alle estreme conseguenze. Il grande magnate della stampa parigina che frequenta il bel mondo, che ha una brillante reputazione, un posto importante nella società, si ritrova d'un tratto cambiato. E questa volta la causa é una paralisi che lo fà diventare, come dice Simenon, "quasi un mummia". L'unica cosa che continua a funzionare è il suo cervello. Buttato in quella corsia dell'ospedale-ospizio di Bicêtre, ha tutto il tempo di ripensare alla propria vita, a chi gli era vicino, alle proprie scelte, ai suoi ideali, o alla loro mancanza... Diciamo che questa è la parte più scontata. Quasi tutti di quelli che si ritrovano improvvisamente menomati, in parte o in toto, dopo un choc iniziale, devono forzatamete ripensare alla loro vita e trovare un modo del tutto diverso di concepire la propra esistenza. Ma questo diremmo è quasi banale.
Quello che non lo rende banale è come la descrizione di questo cambio di prospettiva nel vedere la vita, venga reso dalla scrittura di Simenon, che riesce a farci entrare nei meandri della mente di un tale traumatizzato.
Il mondo esterno non esiste più, solo le mura dell'ospedale.
Gli altri non sono più i brillanti e altolocati personaggi della Parigi-bene, ma altri malati, a volte più vecchi e più malati di lui.
Il tempo è segnato da rumori interni e da quelli più deboli che filtrano dall'esterno.
Ecco quello che dice Simenon di questo romanzo: "... volevo vedere come un uomo del genere avrebbe considerato gli altri, come quest'uomo, ridotto quasi allo stato di mummia a causa del suo colpo, avrebbe considerato quello che succedeva intorno a lui... Quello che ha fatto scattare il romanzo è un'osservazione fatta sulla strada....Si vede talvolta un uomo o una donna di una certa età. Per il suo procedere, per il suo sguardo, per il mondo di tenere le mani, io mi dico che quella persona è condannata e che si aspetta una crisi da un momento all'altro. Ogni volta che incontro queste persone, mi domando cosa pensino di me, della mia figura che incrociano così sulla strada. Trovo questo molto patetico. Ecco l'origine de "Les Anneaux de Bicêtre"...".
Il nostro malato ha passato la linea e ora è un'altro uomo che, anche con la moglie, ormai una figura estranea accanto a lui, riesce a riallacciare una relazione più vera.

sabato 27 ottobre 2012

SIMENON: IO CERCAVO QUALCOSA...

Littérature popoulaire. Littérature-alimentaire. Période d'apprentissage. Simenon l'ha chiamato in diversi modi. Erano gli inizi. Gli editori avevano cominciato a dargli fiducia e lui produceva racconti, romanzi brevi, tutto quello che gli chiedevano e del genere che andava per la maggiore: il rosa, l'avventura, il poliziesco, l'esotico, il malizioso... Sulla sua capacità di scrivere fino ad ottanta pagine al giorno si è ormai detto quasi tutto. Quello che è meno noto è come a distanza di quasi quarant'anni Simenon giudica il cambiamento di questo tipo di letteratura.
Nel 1963 (non immaginava nemmeno che dopo nove anni avrebbe troncato con la scrittura) illustrava a Roger Stéphane, a proposito del Roman d'une dactylo scritto in una mattinata sulla terazza di un café, "... credo avesse circa due o tremila righe. Esistono ancora, anche se i romanzi popolari non si vendono più come prima. E' la letteratura, la Letteratura con la L maiuscola che è scesa verso il romanzo popolare, mentre il romanzo popolare é salito verso la letteratura. In questo modo adesso esiste quello che io chiamo la semi-fabbricazione che arriva fino a degli Accademici; un lavoro onesto che cinquant'anni fa' avrebbe prodotto dei romans-feuillettons...".
Insomma una sorta di livellamento della qualità, in una media tra l'alto e il basso che in altre dichiarazioni Simenon attribuiva anche al fatto che i romanzieri di professione, quelli cioè che non facevano altro dalla mattina alla sera e che vivevano scrivendo romanzi, erano sempre meno. E sempre più c'erano intellettuali, giornalisti, psicologi, professori che, pur mantenendo il proprio lavoro, si dedicavano "anche" a scrivere romanzi.
Ma tornando ai romanzi popolari lo scrittore ammette che già lì c'era qualche scintilla di quella letteratura che avrebbe prodotto in seguito "... lo sapevo bene che in molti di quei romanzi - li ho ancora tutti qui - c'è ad un tratto un passaggio di una pagina o di mezza pagina, che non ha nulla a che vedere con il resto del libro e dove io cercavo qualcosa: l'inizio di un dialogo... una descrizione in massimo tre frasi...".

venerdì 26 ottobre 2012

SIMENON. QUALCHE INDICAZIONE PER BIBLIOFILI

Un'altro contributo del nostro assiduo Andrea Franco che ci ricorda questa volta alcune edizioni particolari di scritti di Simenon non sempre conosciute. Qualche chicca per appassionati e curiosi.  


Roma - dal nostro attachè Andrea Franco - Nella sua lunga vita italiana l'opera di Simenon è stata editata non solo da Mondadori e Adelphi, ma con qualche cessione temporanea dei diritti e qualche accordo specifico abbiamo avuto la possibilità di leggere i romanzi o i Maigret anche con altre sigle editoriali. Elencarle tutte non è facile, ogni tanto ci si accorge che sbuca un Simenon da cataloghi in cui non ci saremmo mai aspettati di trovarlo (in abbinamento ai settimanali mondadoriani come Grazia, Panorama, Epoca, Sorrisi Canzoni e Tv, ma nel corso degli anni anche ad altri come L'Europeo, Amica, Il Corriere della Sera, Il Tirreno, La Repubblica,  etc...) ma titoli classici anche per editori come Sansoni, SugarCo, Vallecchi, Lucarini, Reverdito...
Oltre a quelle citate dall'elenco di Simenon in Italia (Biggio e Derchi - Edizioni Cinque Terre - 1998) ve ne proponiamo altre per ordine cronolologico:
1951 - Il Dramma n° 142 - La neve era sporca
1969 - Selezione del Libro - La trappola di Maigret
1990 - Mondadori/De Agostini -
I Maestri del Giallo - Maigret e il caso Saint-Fiacre
1990 - Tascabili Bompiani n° 491 - Le finestre di fronte
1993 - I tascabili Ripostes n° 17 r
istampa da Il Dramma (600 copie) - La neve era sporca
1998 - Nuages,
illustrato da Loustal - (2000 copie) - Turista da banane
2000 - Stampa Alternativa - Margini n° 19 -
I nuovi misteri di Parigi - Pronto intervento
2002 - Sonzogno - in  Suspense (a cura di J.Deaver) - La piccola casa a Croix-Rouss (Le pavillon de la Croix-Rousse), un'inchiesta di Joseph Leborgne, che fà parte della raccolta de Les 13 mysteres 

2004 - Oedipus - Intervista a Trockij (concessione Adelphi)

giovedì 25 ottobre 2012

SIMENON. MAIGRET E... QUINDICI ANNI DI RACCONTI

Ancora sulla novità arrivata in questi giorni in libreria. Rue Pigalle e altri racconti. Facevano parte, come abbiamo già ricordato, di quelli che vengono intitolati Les Nouvelles Enquete de Maigret. Sono diciannove e Simenon li scrisse tutti a La Rochelle nel giugno del 1938. Di questi poi una decina furono pubblicati tra il '38 e il ' 39 come allegati da collezionare di Police-Film e Police-Roman (Societé Parisienne d'Editions), altri raccolti in un volume di Gallimard e un paio su un'altra raccolta Signé Picpus.
In quel periodo Simenon viveva in Vandea, era ormai nella scuderia degli scrittori Gallimard, aveva iniziato con i suoi romans-durs, e pubblicato romanzi che poi nel tempo sarebbero stati sempre più quotati come Les Pitards (1935), Les fiançailles de M.Hire (1933), L'Homme de Londre (1933), Faubourg (1934), Le testament Donadieu (1937), L'Homme qui regardait passer les trains (1938), Monsieur La Souris (1938), tanto per citare alcuni titoli dei 28 romanzi pubblicati tra il 1931 e il 1939.
Per quanto riguarda i Maigret, negli anni successivi Simenon scriverà altri racconti che saranno raccolti di volta in volta nel già citato Signé Picpus, in Les petits cochons sans queque (prima sul settimanale Sept-Jours - 1940 e poi nell'omonimo volume del 1950 - Presses de La Cité), in Maigret revient (Gallimard 1942), in Maigret et l'inspecteur malchanceux (1947 - Presses de La Cité).
Se non andiamo errati, per tornare a leggere un vero e proprio romanzo di Maigret occorre attendere il 1948 quando esce Les vacances de Maigret. Era dal 1933 con Maigret, l'utimo della prima serie edita da Fayard, che non veniva pubblicato un volume esclusivamente dedicato ad un romanzo del commissario. Quasi quindici anni, un periodo molto lungo soprattutto se rapportato al ritmo della produzione simenoniana.

mercoledì 24 ottobre 2012

SIMENON DA OGGI VI RACCONTA "RUE PIGALLE" E ALTRE STORIE

Segnatevela. La data di oggi, almeno per gli appassionati più giovani e per la casa editrice Adelphi è il primo giorno in cui entrano in circolazione i racconti di Maigret (non sono inediti, Mondadori li aveva già pubblicati ad esempio nell'1981 in "Maigret Indaga" - supplemento al "Giallo Mondadori" n° 1704).
Non più romanzi quindi, ma volumi formati da raccolte di racconti più o meno brevi di cui già vi avevamo anticipato. (vedi Simenon. E' finito Maigret? I suoi romanzi sì, ma i racconti no  del 17 giugno e Simenon. Ancora sul nuovo Maigret "Rue Pigalle" del 5 settembre). Il comunicato stampa sul nuovo volume, che dovrebbe essere oggi in tutte (?) le librerie e che è stato integralmente pubblicato da molti siti, non indica nulla di più di sette dei nove titoli inseriti (La Chiatta dei due impiccati - Il Caso di boulevard Beaumarchais - Jeumont, 51 minuti di sosta! - Pena di morte - Le lacrime di cera - Rue Pigalle - Un errore di Maigret...). Anche il sito ufficiale di Simenon (quello gestito dal figlio John - www. simenon.co -) aveva mancato la data di uscita, se pur di poco, indicandola nel 9 ottobre.
Se ne volete sapere di più quindi o andate in libreria o andatevi a leggere i post del nostro informatissimo Andrea Franco, del 23 agosto e del 5 settembre...
Buona lettura.

SIMENON. TRA I FUMI DELLE SUE PIPE E DI QUELLE DEL COMMISSARIO MAIGRET

LES PIPES DE MAIGRET
"... Impossibile immaginare Georges Simenon (e il commissario Maigret) senza una pipa in bocca...". Con questa frase viene introdotta l'intervista della giornalista Yette Bovon per Madame Tv (di RTS - la Radio Televisione Svizzera), che è visibile sul sito dell'emittente (cliccate sulla foto o su LE PIPES DE MAIGRET). Il romanziere ammette di fumare senza sosta. D'altronde la pipa non è "la medicina dello scrittore"? E poi va nei dettagli spiegando che ne fuma sei o sette per ogni capitolo che scrive. Durante l'intervista ovviamente Simenon fuma e non c'è di meglio per illustare tutto il cerimonale che si svolge intorno a quest'arte. Già perchè fumare la pipa è un arte, per chi non lo sapesse. E con Simenon si capisce fino in fondo.
Il filmato che vi proponiamo oggi è di oltre 26 minuti, è in lingua francese e presenta un Simenon brillante, rilassato e sorridente.

martedì 23 ottobre 2012

SIMENON, 80 ANNI IN ITALIA, DA ARNOLDO MONDADORI A ROBERTO CALASSO


















Abbiamo già parlato del rapporto particolare che legava Simenon ad Arnoldo Mondadori, il suo editore italiano dal primo Maigret in poi fino al 1984. La loro conoscenza risaliva addirittura al 1924, almeno come lo stesso romanziere  scriveva in una lettera a Federico Fellini.
"....Ho conosciuto il vecchio Arnoldo Mondadori (in realtà di pochi anni più grande di Simenon, l'editore era nato nel 1889). Ho conosciuto sua moglie e tutti i suoi figli. Abbiamo giocato a bocce nella sua villa sul Lago Maggiore. E' venuto a trovarmi in Svizzera, in Olanda, in America. Ero molto affezionato a lui e alla sua famiglia, specialmente ad Alberto, per il quale la letteratura contava ancora..."
La loro fu una relazione duratura, anche perché Arnoldo è stato il suo editore straniero più a lungo degli altri, più di mezzo secolo. Ma quando il timone della casa editrice passò di mano e le cose cambiarono. Tanto che Simenon nel 1984 commenta:"...ho visto la casa editrice passare di figlio in figlio e quindi ai generi. L'ho vista specializzarsi nella stampa dei rotocalchi. Oggi è proprietaria di tre o quattro reti televisive in Italia (in quell'anno la tv mondadoriana "Retequattro" viene ceduta infatti a Berlusconi che già possiede la propria "Canale 5" e, dall'82, anche "Italia 1" comprata dall'editore Rusconi) e ,a Verona, di una delle più grandi tipografie del mondo, oltre che delle migliori...".
E' chiaro che Simenon non vede di buon occhio lo spostamente del baricentro del core-business della casa editrice dalla letteratura a nuovi mezzi di comunicazione: "... per la letteratura non c'è quasi più interesse e sono anni ormai che ho voglia di cambiare editore... - e specifica meglio - Per citare il caso di "Mémoires intimes" , opera alla quale annetto una certa importanza e che è stata tradotta in quasi tutti i paesi del mondo, compresi gli Stati Uniti e il Brasile, l'Olanda e la Germania e persino l'URSS; in Italia niente e questo mi fà decidere a sciogliere il rapporto con Formenton, che è venuto varie volte a trovarmi a Losanna ma senza che poi ne derivasse granché..." .
C'è gia stato qualche contatto con Roberto Calasso, più giovane di lui di quarant'anni, che era riuscito ad incontrarlo grazie alle amicizie comuni con l'editore tedesco Diogenes e quello svizzero Vladimir Dimitrijevic. Incontro cordiale, champagne, un Simenon brillante, ma risultati nessuno, Qualcuno dice per le clausole dei preceenti contratti, altri parlano di una naturale diffidenza del romanziere a scegliere nuovi editori, soprattutto dopo cinquant'anni di Mondadori. Ma Simenon nonostante l'età è ancora scrupoloso:"... ho fatto controllare il dossier Mondadori. Mi risulta di aver recuperato i diritti di più di quarantanove romanzi non-Maigret, pubblicati molto tempo fa' da Mondadori, e inoltre che una quarantina tra romanzi e raccolte di racconti, anch'essi non-Maigret, non sono mai stati pubblicati in Italia. Anche i "Mémoires intimes" sono completamente liberi di questo paese...se Adelphi lo desidera, Joice Aitken ( che allora gestiva il "Secretariat Simenon") potrà fornire tutte le informazioni necessarie...".
Ci volle una buona parola da parte di Fellini (mediata dal comune amico Daniel Keel) per far conquistare all'Adelphi i diritti dei romanzi e di tutti i Maigret.
Poi, per la cronaca, il cerchio si chiude. Infatti ora la casa editrice di Calssso è controllata da RCS - Rizzoli-Corriere della Sera Media Group proprio quell'editrice Corriere della Sera che nel suo Mensile Illustrato nel 1929 aveva pubblicato in Italia il primo romanzo di Simenon, Nicoletta e Dina, firmato Georges Sim.