martedì 29 gennaio 2013

SIMENON E CERVI. 1972, L'ANNO DEGLI ADDII


12 febbraio 1972. Simenon scrive quello che ancora non sa essere l'ultimo suo romanzo, Maigret et M.Charles.
17 settembre 1972. Gino Cervi interpreta l'ultima puntata della quarta serie degli sceneggiati Rai di Maigret: Maigret in pensione.
Lo scrittore chiude una serie di oltre cento indagini del commissario.
L'attore veste i panni di Maigret per la sedicesima volta (quattro serie - sedici sceneggiati alcuni in due puntate, a certi in tre e addirittura in quattro puntate).
Insomma un anno non felice per gli appassionati maigrettiani.
Simenon non scriverà più un libro sul commissario e Cervi non lo interpreterà mai più.
Un punto in comune è la prolifica produzione dei due (nati per di più a due anni di distanza uno dall'altro). Di Simenon sappiamo che ha scritto in tutto oltre quattrocento  tra romanzi, racconti, saggi, etc... tradotti in una cinquantina di lingue, vendendo ad oggi una cifra che oscilla intorno a mezzo miliardo di libri in tutto il mondo.
Non si pensi che Gino Cervi sia stato da meno. Nel suo bagaglio dobbiamo considerare 300 commedie, 120 film, oltre a numerosi lavori in radio e in televisione.
Eppure.
Eppure tutti e due sono stati ricordati dal grande pubblico soprattutto per Maigret. Il primo per averlo inventato e scritto. Il secondo, almeno in Italia, per aver interpretato quegli sceneggiati.
Eppure alcuni dei romanzi di Simenon sono dei capolavori e a volte è stato ad un passo anche dall'essere candidato al Nobel per la Letteratura.
Eppure Cervi in fatto di popolarità aveva intepretato per il grande schermo la popolarissima serie (tra l'altro di produzione italo-francese), Don Camillo e l'onorevole Peppone tratta dai romanzi di Giovannino Guareschi.
Eppure... eppure Maigret ha avuto la meglio su tutto. Ancora oggi si acquistano i libri di Maigret, i rari e vecchi Mondadori sulle bancarelle, gli Adelphi in libreria e addirittura in formato ebook su internet.
E ancora oggi vari gruppi editoriali ripropongono in edicola in dvd l'intera serie o parte degli sceneggiati Rai o li utilizzano come promozione di quotidiani o periodici. Insomma quegli sceneggiati di quasi cinquant'anni fa' ancora funzionano anche come traino editoriale.
1972, l'anno degli addii ma non la fine di un personaggio, che è vivo e vegeto e oggi, come abbiamo visto, di proprietà di una società britannica che ne preannuncia un rilancio a livello mondiale.

lunedì 28 gennaio 2013

SIMENON. UNA CONFERMA DELLA VENDITA DEI DIRITTI

City A.M. Questo è il nome di un giornale che si definisce first free daily business newspaper (il primo quotidiano free-press dedicato al mondo finanziario ed edito a Londra) che oggi in uno scarno articolo conferma quanto ieri pubblicato dal The Telegraph, in merito alla vendita alla The Right House di tutti i diritti di Simenon. Per altro non ci è giunta notizia di nessun commento da parte di John il figlio che stava lavorando sinergicamente a due progetti: riunire tutti i "diritti Simenon" in una sola società con sede a Liegi e realizzare un museo permanente dedicato al romanziere anche questo a Liegi. Era il progetto di riunire nella città natale del padre tutto ciò che lo riguardava (e ricordate che presso l'Università di Liegi c'è già da anni una Fondazione a lui dedicata).
Per altro proprio qualche giorno fa', il quotididano belga La Derniére Heure aveva pubblicato la notizia che per una iniziativa della locale associazione dei commercianti, erano state raccolte e consegnate al sindaco di Liegi più di tremila firme di cittadini a favore della realizazione del futuro Musée Simenon da edificarsi sulla place de l'Yser.
Forse il museo si realizzera. Adesso però i diritti sono quasi tutti (il 90%) in mano alla società britannica che avrà forse molte più possibilità di dare maggiore visibilità all'opera simenoniana e a quelle collegate, anche se si perderanno le radici con la città natale di Simenon.
Ma anche Simenon in fondo era un uomo senza radici. In quella città trascorse solo i suoi primi diciotto anni. Per quasi settant'anni visse altrove, pur non volendo mai abbandonare la nazionalità belga.

domenica 27 gennaio 2013

SIMENON, I SUOI DIRITTI ALLA "THE RIGHT HOUSE"?

La notizia è apparsa ieri sul quotidiano britannico The Telegraph. L'agenzia inglese The Rights House, riporta il giornale, ha acquistato dalla Chorion (agenzia ormai dall'anno scorso in amministrazione controllata) il 90% della proprietà di tutti i diritti di Georges Simenon, letterari, cinematografici, televisivi, mandando in fumo le intenzioni del figlio dello scrittore, John, che, come abbiamo già scritto, stava cercando di raggrupparli tutti con una società belga. Alla famiglia Simenon (quindi i figli John e Pierre) rimane così solo il restante 10%.
Alla base di questa operazione ci sarebbe l'intenzione della The Rights House, tramite la sua sezione che si occupa dei diritti letterari, la Peters Fraser Dunlop, di rilanciare il marchio Simenon in tutto il mondo partendo dall'Inghilterra. Infatti mentre  Simenon è uno scrittore di successo in tutta Europa, in Gran Bretagna le vendite dei suoi libri sono trascurabili. A questo proposito si starebbe perfezionando un accordo con la casa editrice internazionale Penguin per ripubblicare tutte le opere di Simenon, addirittura a partire già dal prossimo autunno.
Ma le novità non finirebbero qui. Infatti The Right House avrebbe intenzione anche di rilanciare una nuova serie televisiva (accordi in vista con la BBC... Per replicare quello che è stato realizzato con la serie "Sherlock"?), ma anche audiolibri (in partnership con Amazon), ebook e altre iniziative.
Per ora la fonte è solo il The Telegraph e non siamo riusciti a trovare conferma altrove. Comunque seguiremo l'evolversi della situazione, cercando di appurare l'esattezza di quanto pubblicato oppure eventuali smentite o correzioni.

sabato 26 gennaio 2013

SIMENON. MAIGRET E' PERPLESSO

Questo weekend inauguriamo una nuova rubrica: "... magari come Simenon!". Si tratta di uno spazio riservato a brevi racconti che hanno in qualche modo a che fare con Simenon e Maigret. Questo prino che proproniamo é  un racconto davvero sintetico che però, ci fa entrare in punta di piedi in casa Maigret e ci permette di ascoltare di soppiatto le semplici (ma profonde) chiacchiere tra marito e moglie. Proprio come piaceva fare a Simenon che andava matto per poter rubare i momenti d'intimità in cui le persone sono sè stesse, senza maschere e senza i filtri che la società impone. Speriamo che tra i nostri amici ce ne siano altri che vogliano cimentarsi con questi che abbiamo voluto chiamare E-Short-Stories, brevi storie nate per il formato digitale che magari diventeranno un altro modo per incrementare i rapporti tra Simenon Simenon e i suoi  visitatori.


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MAIGRET È PERPLESSO

di Paolo Secondini

La signora Maigret si affacciò sull’uscio del piccolo salotto, e rimase un istante a osservare suo marito. Quante volte gli aveva notato sul viso la stessa espressione meditabonda, che lo faceva sembrare più vecchio di quanto non fosse.
«Che c’è, Maigret,» chiese sua moglie, «qualcosa ti turba?»

Il commissario si scosse leggermente e si tolse la pipa dalla bocca.

La signora Maigret gli si avvicinò.

«È pronto in tavola. Non vieni a mangiare?» chiese ancora, senza avere aspettato una risposta alla prima domanda.

«Tra un minuto,» rispose il commissario. «Stavo pensando…»

«A cosa?» lo interruppe la moglie sedendogli accanto sul divano.

«A come l’uomo sa essere a volte terribilmente crudele.»

«Ti riferisci all’assassinio di Nanette Bardieu di cui ti sei occupato in questi giorni?»

«Già!»

«Ancora stamane i giornali riportavano il caso con molta dovizia di particolari.»

«Una vecchia discreta e tranquilla,» disse il commissario. «Non ha mai creato problemi né dato fastidio a nessuno. Forse la donna più buona e generosa che sia mai esistita.»

«Uccisa barbaramente dal nipote,» commentò la signora Maigret. «E per cosa? Denaro!... Gliene aveva già dato abbastanza a ogni continua richiesta, attingendo dalla sua misera pensione.»

«È proprio questo che mi lascia perplesso,» esclamò il commissario. «Vedi, signora Maigret, il mio lavoro mi ha fatto conoscere perfettamente – quasi toccare con mano – due aspetti fondamentali dell’uomo: la grande bontà e la bieca cattiveria; due aspetti profondamente contrastanti, di cui uno è negazione dell’altro; ma due aspetti che, il più delle volte, albergano tranquillamente vicini nell’animo. Mi domando come ciò sia possibile.» Scrollò la testa, poi, alzandosi dal divano: «Andiamo a tavola!»

venerdì 25 gennaio 2013

SIMENON. ANCORA SUL BORGOMASTRO

La più recente uscita dei romanzi di Simenon, Il Borgomastro di Furnes, era un'opera che lo scrittore sentiva molto. Già prma della sua uscita per Galimard, confidava al suo maestro André Gide che lo considerava "... il mio capolavoro almeno fino ad oggi...".
E a Roger Stephane Roger spiegava l'attenzione che aveva dedicato al linguaggio, specificando perché  le frasi  del Borgomstro de Furnes, fossero le più lunghe e le più pesanti. "... non potevo scrivere in fiammingo. D'altronde io non conosco il fiammingo... Ma conosco bene la mentalità dei fiamminghi... Io non mi servo mai, come faceva Balzac, dei dialetti, delle parlate locali...Cerco di rendere tutto ciò con la costruzione della frase...".
E poi continua illustrando la tecnica che aveva utilizzato "... ci sono delle persone  che  pensano delle frasi circonvolute, altre che vanno dritte alla parola giusta, e ancora chi cerca due o tre parole prima di arrivare alla quarta che sarà poi quella giusta... Ecco questo é quello che io chiamo stile...".
Simenon spiega poi che quella sua scrittura "pesante" e addirittura il modo di ignorare la sintassi era un apetto che i critici gli rimproveravano, ma si trattava di una scelta voluta per rendere plausibile il modo di parlare di quei personaggi.
Come dicevamo prima, Simenon conosceva molto bene quell'ambiente, anche se nell'introduzione asserisce di non aver mai visto Furnes. La spiegazione é la più semplice e ce la fornisce proprio Simenon diversi anni dopo. Infattti  nel 1974 scriveva in un Dictée. " ... quello che affermavo nell'introduzione era falso. Ma come il borgomastro della città avrei rischiato un porcesso se non più d'uno. Mi è capitato con "Pedigree" con "Colpo di Luna". Conosco molto bene Furnes e l'avevo ben presente quando scrissi quel romanzo...".
 

mercoledì 23 gennaio 2013

SIMENON... E IL BORGOMASTRO VA IN LIBRERIA

Oggi dovrebbe essere arrivato in libreria (magari non proprio in tutte e magari non in tutta Italia...) ma il giorno fissato era oggi.
Il borgomastro di Furnes. Un romanzo del periodo francese (1939), cuvée Galllimard, è un notevole spaccato della provincia belga, Furnes è una cittadina delle Fiandre Occidentale, fiamminga, di quache migliaio di anime e con una mentalità, all'epoca della storia, molto conservatrice, assai perbenista e che teneva molto alla facciata che poi per certi versi ci ricorda quella della madre di Simenon.
E' bene chiarirlo per non ingenerare confusioni, che non si tratta di un prima uscita (che avvenne nel 1994, Adephi aveva pubblicato allora poco più di una decina dei romanzi di Simenon), ma della sua versione in economica (quindi non "Biblioteca Adelphi" ma  "Gli Adelphi"). Per la prima volta uscì in italia per Mondadori, in "I romanzi della provincia straniera" nel '71 (una sorta di "Omnibus" che raccoglieva alcuni romanzi).
Ma veniamo alla storia che lo scrittore ci racconta in un suo periodo di grazia. Ha da qualche anno lasciato Fayard, ha accantonato (per il momento) Maigret e si è dedicato anima e corpo alla sua ragione di vita, scrivere romanzi.
E il Borgomastro di Furnes è un gran romanzo dove la storia della città, la descrizione della società, l'analisi della mentalità dominante, fanno da comprimari alla creazione dei protagonisti, dei personaggi, delle pulsioni e dei sentimenti che ne detrminano i comportamenti.
E' un tipo di mentalità che Simenon conosceva bene, ma è una storia che non si esurisce neigli angusti confini di Furnes, ma assurge a simbolo di tutte le Furnes  del mondo. Come d'altronde il protagonista, Joris Terlinck, che viene dalla povertà e ha scalato tutti i gradini della società economici, sociali, politici ed ora si ritrova proprietario di una fabbrica, la carica di borgomastro della cittadina, é ricco agiato e temuto. Ha un caratteraccio. Dipenderà dalle posizioni che ha raggiunto, o è arrivato in quei posti grazie al suo carattere? Ed é questo carattere che gli fà negare un prestito ad un suo dipendente che ne aveva bisogno per far abortire la propria donna. E' questo il "declic" che scatenerà una serie di eventi concatenati che partono dal suicidio del suo dipendente e che coinvolgeranno lui stesso, il suo avversario politico Léonard Van Hamme, i benpensanti del luogo, l'adorata figlia malata di mente... Simenon ci descrive da par suo l'incrinarsi di quello che quest'uomo ha costruito e il suo legame a doppio filo con la società in cui è inserito. Vorrebbe ad un certo punto andar via, scappare... Ma i soldi e il potere, la sua forza non gli basteranno. Legami più forti di lui lo tengono lì anche quando le situazioni cambiano, anche quando tutto sembra possibile.
Una curiosità, dal romanzo venne tratto un film italiano Il borgomastro di Furnes nel 1979, per la regia di José Quaglio, interpreti Adolfo Celi, Alida Valli e Angela Goodwin. Ma di questo film non abbiamo trovata traccia né nelle filmografie simenoniane più accreditate come nei più popolari dizionari del cinema.

martedì 22 gennaio 2013

SIMENON. MAIGRET E SHERLOCK HOLMES CHI E' PIU' FORTE?

I media francesi, in particolare il quotidiano Le Parisien e France Info, un'emittente all-news 24 ore su 24, si occupano di fare un confronto tra due miti letterari della letteratura gialla. L'inglese Sherlock Holmes e il conterraneo Maigret. Non è una novità. Il confronto tra i due è sempre stato un classico nell'ambito degli apassionati dei due investigatori. 
Maigret-Sherlock Holmes : qui est le plus fort? Così titola il quotidiano in un articolo nel quale nota che la fama di Maigret continua ad alimentare non solo il mercato editoriale tradizionale, ma adesso anche quello digitale visto, che sarà disponibile per l'intera serie in ebook. D'altra parte Sherlock Holmes gode di maggior fuortuna nelle sale cinematografiche (vedi i due film Sherlock Holmes - 2009 e  Sherlock Holmes, Gioco di ombre - 2011 girati da Guy Ritchie, con Robert Downey Jr. nel ruolo dell'investigatore e con Jude Law in quella del dottor Watson) e sulla tv (e quindi nel mercato home-video) grazie alla particolare ma bella serie inglese del 2010 della BBC intitolata semplicemente Sherlock (diretta da Paul McGuigan, dove Benedict Cumberbatch é l'investigatore e Martin Freeman il dottor Watson). Pur essendo ambientato ai tempi nostri la serie, a nostro avviso, rispetta, più di quanto non si direbbe a prima vista, lo spirito dell'originale letterario di Arthur Conan Doyle.
Ma anche in Italia è partita la serie in ebook dei Maigret e anche da noi la serie britannica ha avuto un buon successo (in patria giunta fino al 30% di share), con audience che non hanno niente da invidiare ai mega-serial americani.
France Info invece intervista François Guériff, un esperto di gialli ed editore in Francia della opere di James Ellroy, il quale ipotizza che l'aspetto troppo ordinario e pantofolaio di Maigret ne facciano un personaggio che poco si presta all'adrenalinica atmosfera dei film e delle fiction d'oggi. L'operazione di "movimentare" Sherlock ha funzionato sia al cinema che in tv. Invece, sempre secondo Guériff, Maigret non si saprebbe da che parte prenderlo per farlo diventare più avventuroso e nevrotico come sembra gradire il pubblico di oggi. Ma così si finirebbe per snaturare il personaggio. Sarebbe questo il motivo per cui i produttori, nonostante i successi del passato, non prendono in considerazione una riedizione di Maigret, attualizzata a o meno.
Su questo ci sarebbe molto a discutere. Le parole di Guériff ci fanno pensare a quellche diceva Fayard a Simenon nel '30, quando il romanziere gli aveva proposto il progeto dei Maigret.  Anche allora non coincideva, così diceva il vecchio Arthéme Fayard, con i gusti della gente, abituata a leggere brillanti e avventurose storie di Arsenio Lupin, di Fantomas, dello stesso Sherlock Holmes. E invece la caparbietà e la convinzione di Simeon dimostrò che quel semplice funzionario di polizia avrebbe funzionato.
In proposito dobbiamo ricordare due cose. In Italia ci hanno provato nel 2004 a rifare un Maigret televisivo, ma evidentemente con un budget non adeguato. Era interpretato da Sergio Castellitto che, nonostante la propria bravura e la propria taglia, non riusciva ad entrare nei panni del celebre commissario. Il serial prodotto dalla Mediaset-RTI, Grundy Italia e Alien abbe vita breve: solo due puntate.
Poi va ricordato che proprio Simenon-Simenon aveva avanzato, sia pure con un gioco fotografico, una proposta per un nuovo commissario Maigret cinematografico o televisivo (Ma non sarebbe ora di un nuovo Maigret?).
E inoltre anche il figlio di Simenon, John, ha accennato tempo fa' all'interesse di un produttore statunitense per un Maigret per il cinema, magari in coproduzione con i francesi. 
Vedremo... comunque allo stato attuale, se di match si può parlare, possiamo dare un risultato pari: Sherlock Holmes vince in tv e al cinema Maigret vince nell'editoria sia su cartaceo che in digitale.


lunedì 21 gennaio 2013

SIMENON, QUANDO LEGGO I SUOI ROMANZI...

Ed ecco, dopo il post di ieri, un bellissimo intervento della nostra carissma attachèe Murielle Wenger. Leggete, chi può in francese (chi non lo conosce purtroppo in una nostra traduzione) le sue emozioni quando entra nel mondo di Simenon.



Roma - dalla nostra attachée Murielle Wenger



 "Quand je relis Dumas, c'est pour courir à l'aventure, m'échapper à la fois dans le temps et dans l'espace, juste pour oublier pendant un instant le monde qui nous entoure… Quand je relis Proust, c'est pour le plaisir de savourer la poésie d'une langue… Et pourquoi je reviens à Simenon ? Pourquoi relire encore ces romans, où certes on est plongé dans un monde qui n'est ni très gai, ni très incitant à la bonne humeur… A part quelques-uns (je pense en particulier au très beau Il y a encore des noisetiers, un vrai roman de l'espoir), quand on referme un roman de Simenon, on n'est guère enclin à trouver que la vie est facile à vivre, on en arriverait à se dire: "à quoi bon…?" … Et pourtant…
Pourtant, on en ouvre un nouveau, car on y cherche sans doute à comprendre notre vie d'Homme, à comprendre comment chacun essaie de mener sa barque à travers sa propre histoire. Un roman de Simenon, c'est comme un miroir que l'auteur nous tend, en nous disant: "Dans telle situation, avec tel passé, regarde comment un être humain réagit, comment il a vécu cette situation, comment il l'a surmontée. Et toi, comment t'y prendrais-tu ?" C'est cette réflexion sur nous-mêmes à laquelle Simenon nous incite qui fait la force de son œuvre.
Et cependant, ce que je préfère encore, c'est ouvrir un "Maigret". Pourquoi ? Parce que dans ces romans-là, qui n'ont rien à envier aux romans "durs", ou "gris", comme on voudra, le personnage du commissaire nous fait voir les choses avec une certaine légèreté. Le thème peut en être aussi noir, aussi dramatique que dans un autre roman de Simenon, cependant à travers les yeux de Maigret on se prend à penser que la vie, malgré tout, vaut la peine d'être vécue. Comme le commissaire, qui ne se fait plus d'illusions sur la condition humaine, n'en garde pas moins l'espérance en la vie, de même on en vient à se dire que c'est dans les petits bonheurs quotidiens qu'il faut chercher la force de continuer, le plaisir d'être au monde et d'en savourer les couleurs…



"Quando rileggo Dumas è per tuffarmi nell'avventura, fuggire sia nel tempo che nello spazio, tanto per dimenticare, almeno per un istante, il mondo che mi circonda... Quando rileggo Proust è per il piacere di gustare la poesia di una lingua... Ma perchè rileggo Simenon? Perchè torno sui suoi romanzi dove si è immersi in un mondo che sicuramente non è allegro, né che invita al buon umore... A parte qualcuno (penso in particolare al bellissmo "Il y a encore des noisetiers", un vero romanzo della speranza"), quando si finisce e si chiude un romanzo di Simenon non si è certo portati a credere che la vita sia facile da vivere, ci si arriva a chiedere "ma perchè mai"... E comunque... Comunque se ne apre un'altro perchè, senza dubbio, vi si cerca il senso la nostra vita come Uomini, e si cerca di comprendere come ciascuno cerchi di governare la propria imbarcazione attraverso la propria storia. Un romanzo di Simenon è come uno specchio che l'autore ci porge dicendoci "Con una tale situazione e con un tale passato, osserva come un essere umano reagisce, come ha vissuto questa situazione e come l'ha superata. E tu come ti comporteresti?". E' questa riflessione su noi stessi alla quale Simenon ci invita e che costituisce la forza della sua opera. E, nello stesso tempo, quello che preferisco è iniziare un "Maigret". Perchè? Perchè in questi romanzi, che non hanno niente da invidiare ai "romans-durs" o "gris", come volete, il commissario ci mostra le cose con una certa lievità. Il romanzo può anche essere altrettanto noir e drammatico di altri romanzi di Simenon. Nonostante tutto, attraverso gli occhi di Maigret, si inizia a pensare che la vita valga la pena di essere vissuta. Come il commissario che non si fà più nessuna illusione sulla condizione umana, non conserva nemmeno speranza nella vita, ma ad ogni buon conto ci dice che è nel piacere d'essere al delle piccole felicità quotidiane che occorre cercare la forza di continuare, il piacere di essere al mondo e di gustarne i colori...

domenica 20 gennaio 2013

SIMENON SIMENON, RIFLESSIONI DI UN POMERIGGIO DOMENICALE

Pomeriggio. Una domenica di gennaio. Fuori della finestra piove fitto, a mulinelli. Il ticchettìo della pioggia sul tetto si mischia al crepitìo del fuoco nel camino. Il grigio della luce del giorno che svanisce lì, fuori dei vetri, si fonde con la luce calda dell'abat-jour qui, vicino alla poltrona. L'odore della legna che brucia si mischia con l'aspro aroma del latakia, il tabacco bruciato invece nella pipa dal lungo cannello ricurvo che sto fumando tra un un sorso di rum e l'altro. Gli occhi fissi su pagina 64.
"... Maigret but trois verres d'un vin blanc, qui avait des reflet verdâtres, puis les mains dan le poche de son veston, descendit lentement la rue comme s'il était déjà du quartier. Un petit veillard, devant lui, et le salua ainsi qu'à la campagne on salue le gens qu'on ne connaît pas. Peut-étre parce qu'il avait tellement l'air d'étre chez lui? Il rendit le salut en souiriant et quelques minutes plus tard il évoulait dans l'étroit rue Mouffettard, encombreé des petites charrettes qui répandaient un fort odeur des légumes et des fruits...".
"... Maigret bevve tre bicchieri di un vino bianco, che aveva dei riflessi verdastri poi, con le mani nelle tasche del paltò, discese lentamente la strada come fosse  già uno del quartiere. Un vecchio minuto, davanti a lui, lo salutò come in campagna si salutano le persone che non si conoscono. Forse perché aveva così tanto l'aria di essere nel suo ambiente? Rispose al saluto sorridendo e qualche minuto dopo si trovava nella stretta rue Moffettard, ingombra di piccoli carretti da cui si spandeva un forte odore di legumi e di frutta....".
Sto leggendo Maigret en meublé in un'edizione francese pocket di Presses de La Cité del '73. L'inchiesta era stata scritta da Simenon nel 1951 a Rock Shadow Farm (Connecticut - USA). Perchè Maigret è in affitto? Sua moglie era partita ed era solo a casa. Così aveva lasciato Boulevard Richard Lenoir e si era stabilito in un appartamento ammobilito in rue Lhomond per seguire un caso in cui il suo ispettore Janvier era stato gravemente ferito, a Montparnasse...
Ho alzato gli occhi dal libro. Quella descrizione mi aveva fatto pensare alla centrale via di Parigi... forse negli anni cinquanta.
Chissà mi sono chiesto quanti a quest'ora in Italia, e non solo, se ne stanno con un libro di Simenon in mano, seduti in poltrona, sdraiati a letto o al loro tavolino preferito, immersi nel suo mondo? Chi sorseggiando un te, chi sbocconcellando una fetta di torta, chi fumando... Il clima, ci dicono, non è buono in tutta Europa. Chissà quanti al tepore della loro casa aggiungono il calore che trasmette un libro di Simenon.
Forse è il freddo che mi ha suggerito questa idea. I libri di Simenon trasmettono calore. Certo il nostro è un punto di vista un po' di parte (ma siamo d'altronde convinti che anche altri autori siano in grado di trasmettere questo calore). Ma le pagine di Simenon, almeno a me, fanno l'effetto di entrare in un ambiente confortevole, invitante, avvolgente. E non è solo un fatto di storie o di personaggi, ma è più la scrittura del romanziere che ha il potere di farmi entrare in un ambito accogliente, dal quale non mi vorrei più allontanare. E' come se i rumori della casa, il chiacchiericcio della gente, il gracidare della televisione o della radio sparissero. Io sono di là. Mutuando un'espressione di Simenon, potremmo dire che abbiamo "passato la linea" e mentre gli altri sono rimasti di là nel freddo del mondo della realtà, io sono nel confortevole mondo simenoniano dove mi immedesimo in storie realistiche, a volte drammatiche, in personaggi a volte inguaiati e magari in situazioni niente affatto divertenti. Eppure questo piacere di far parte di quel mondo ci riscalda, come dicevamo prima, forse perché ci fa vivere una seconda vita. E voi? A voi che effetto fà leggere Simenon? Aspetto che mandiate a Simenon Simenon le vostre sensazioni, le vostre emozioni quando siete immersi nella lettura di un suo romanzo.

venerdì 18 gennaio 2013

SIMENON, IN OGNI POSTO... MA MAI TRA GLI SCRITTORI

Foto tatta dall'Illustrè pubblicata da Trussel.com
Chi segue questo blog (e non solo), ormai sa che Simenon non amava la vita del letterato con congresi, cene, associazioni... E in effetti nel corso della sua vita lo troviamo spesso nei posti più disparati, a far di tutto meno che lo scrittore e non certo con gli scrittori. Vediamo un po'
Tra il '28 e il '29 lo troviamo a fare il marinaio, prima sulla piccola Ginette e poi sul più attrezzato Ostrogoth, a scorazzare per dei mesi in lungo e il largo per i canali della Francia e del nord-Europa.
Nel '40 è a La Rochelle che fa il Commissario straordinario per circa diciottomila rifugiati in Vandea, fuoriusciti  dopo l'invasione del Belgio da parte di Hitler.
Due volte lo ritroviamo impegnato in due festival cinematografici. Nel '58 come direttore del Festival del Cinema di Bruxelles e poi, ma questo lo sanno tutti, nel maggio del '60 a Cannes come Presidente della giuria del Festival internazionale del Film. 
Riservato e schivo com'era sarà invece relatore in due congressi. La prima volta si tratta di una conferenza nel novembre del '45 a New York, presso l'Istituto francese, tema Il Romanziere (intervento poi pubblicato l'anno successivo ne "The French Review"). Nel '62 invece è a Montreux, in occasione del Congresso della federazione internazionale di letteratura medica. Titolo del suo intervento: Si jétais médecin. Va aggiunto che nell'ottobre del '60 partecipò a Lione al congresso della Societé  Internationale de Criminologie di cui era membro.
Nell'aprile del '52, dopo sette anni negli Usa, lo vediamo a Parigi festeggiare con dirigenti e poliziotti al Quai des Orfévres la consegna della plaquette da commissario n° 0000 a nome Jules Maigret, nel corso di un ricevimento ufficiale. Fosse stato un premio letterario ne sarebbe stato alla larga.
A fine marzo del 1962 Simenon è a Londra che partecipa addirittura al ballo annuale organizzato dai fabbricanti di pipe!
Non a caso quindi Simenon affermava "...io non sono un uomo di lettere,  ma un romanziere, cosa molto diversa...". E ancora "...Non ho mai partecipato alla vita letteraria. Non faccio parte della Società dei personaggi della letteratura. D'altronde (quella di letterato) è un'etichetta che io ripudio...".