lunedì 18 febbraio 2013

SIMENON. CONCARNEAU AGLI ONORI DELLE CLASSIFICHE

I marinai al porto di Concarneau in una foto del 1930
Oggi vi segnaliamo che su TuttoLibri de La Stampa sabato ha fatto la sua apparizione, nella sezione Narrativa straniera, il romanzo di Simenon Le signore di Concarneau da poco edito da Adelphi, che occupa il settimo posto. "Le signorine..." fu scritto nel '34  (ma poi pubblicato da Gallimard due anni dopo). La vicenda romanzesca é ambientata a Concarneau (dove si svolge anche "Il cane giallo", uno dei primissimi Maigret, scritto nel '31) ed è godibilissima e attuale, sia nei temi che nella scrittura (quante volte l'abbiamo sostenuto!). E la sua presenza tra i più moderni best-sellers in classifica ne è ancora una volta la conferma.
Si tratta uno dei primi romanzi scritti da Simenon per Gallimard, tra il '34 e il 36 furono sei i romanzi che uscirono per la famosa casa parigina (il primo fu "Le Locataire"). Era il periodo in cui lo scrittore aveva abbandonato Maigret,
lasciato l'editore Fayard e seguito per il quotidiano Paris-Soir lo scandaloso affaire Stawisky. Insomma uno snodo, un cambiamento in cui era contemplato anche l'abbandono della serie Maigret. Ma le cose non andarono come si aspettava il romanziere. Con Gallimard, che poteva essere una sistemazione definitiva, ruppe dopo una decina d'anni. La sua reputazione di detective-giornalista subì un duro colpo per la figuraccia che come investigatore fece con lo scandalo Stawisky. E Maigret non si rivelò affatto un capitolo chiuso, ma una time-line che lo accompagnerà per tutta la sua vita di romanziere.

domenica 17 febbraio 2013

SIMENON. MAIGRET E L'ANTIQUARIO/2


Continua la short story che era iniziata ieri. Oggi la seconda e ultima puntata. Passione, soldi, scandali? Anche in questo "divertissement" di Palo Secondini il commissario si trova ad indagara tra le tortuose vie dell'animo umano e l'imperscrutabile  volere del destino, ma attento a... comprendere e a non giudicare






                                                           MAIGRET E L'ANTIQUARIO
                                                                    
                                                                       di Paolo Secondini 


 «Aveva… aveva ordinato un libro particolare,» rispose il signor Laforgue, «da più di un mese… Non sapevo dell’assassinio del marito… Ho telefonato alla signora ieri sera, per informarla che mi ero procurato il libro che voleva e che, pertanto, poteva passare a ritirarlo.»
Maigret restò un momento in silenzio, poi, dopo essersi avvicinato a Lucas:
«Hai visto tu la signora uscire da questo negozio o l’avevi già affidata a Lapointe?»
«Eravamo presenti tutti e due, Lapointe e io, quando la donna è andata via.»
«Hai notato se aveva con sé un libro oppure un pacchetto?»
«Non aveva un bel niente,» rispose con sicurezza l’ispettore, «tranne una borsetta amaranto, troppo piccola per contenere un oggetto di antiquariato.»
«Ho capito!» annuì il commissario.
Con gesti lenti caricò la pipa, l’accese, infine, tirando brevi boccate, fece due passi nel piccolo negozio che, a dire il vero, era pieno di cianfrusaglie, piuttosto che oggetti di valore. Si accostò a una scatola gialla di cartone, poggiata sul piano di un tavolinetto in parte tarlato. Dopo avervi frugato con ambo le mani, ne trasse un libro dalla copertina marrone e piuttosto consunta.
«Toh, e questo?» chiese Maigret voltandosi verso l’antiquario. «È un’edizione della Bibbia del XVII secolo, precisamente, com’è scritto in basso sul frontespizio, del 1658… È forse il libro ordinato dalla signora Bourdieu?»
«No!» si affrettò a rispondere l’uomo, visibilmente nervoso. «Tutto quello che vede nella scatola è roba da macero.»
«Dice davvero?» si stupì il commissario. «Ammetto che non me ne intendo, ma penso che sia un peccato distruggere questi oggetti, specialmente un libro che si direbbe di un certo valore.»
Lo aprì.
Sul volto di Maigret comparve, all’improvviso, un’espressione giuliva. Si volse a guardare Lucas.
«Indovina, vecchio mio, cosa c’è all’interno del libro?... Una specie di nicchia intagliata al centro delle pagine, e dentro la nicchia una piccola pistola. Si direbbe una calibro 22.» Compì pochi passi nella stanza, fin dove si trovava l’ispettore, per mostrargli l’arma in questione. «Credo che l’abbia portata questa mattina la signora Bourdieu... Può darsi che sia la pistola con cui ha ucciso suo marito.»
«Già!» esclamò Lucas. «Penso anch’io che si tratti dell’arma del delitto.»
Maigret si accostò di nuovo all’antiquario, il quale, nel frattempo, era sprofondato in una poltrona di velluto rosso.
«Credo di cominciare a capire ogni cosa,» disse il commissario. «Il signor Laforgue, qui presente, aveva l’incarico di occultare la pistola, far sì, insomma, che non fosse trovata da nessuno, specialmente dalla polizia, ma ancora non aveva avuto l’occasione di sbarazzarsene.» Annuì lentamente, quindi, dopo un sospiro: «È tutto chiaro, fin troppo lampante... I due amanti studiavano da tempo il modo di uccidere Joseph Lorat, marito della signora Bourdieu, per la quale ormai era diventato un peso insopportabile. Era infatti un vecchio paralitico, continuamente bisognoso di cure e di assistenza: un vero ostacolo al desiderio di piaceri e divertimenti della giovane moglie: piaceri e divertimenti che solo le ingenti ricchezze di Lorat e, soprattutto, un altro uomo, giovane come Aristid Laforgue, avrebbero potuto assicurarle.» Rimase in silenzio, battendo con le dita sulla copertina del libro. Riprese: «Per ammazzarlo, bisognava soltanto aspettare il momento opportuno e trovare il coraggio necessario; coraggio che, a quanto pare, non è mancato alla signora Bourdieu quando ha premuto il grilletto della pistola.» Maigret si girò di scatto a osservare l’antiquario che, pallido in viso, aveva ascoltato immobile quelle parole, lo sguardo perduto nel vuoto. «Non è forse andata così, signor Laforgue?»
«No… non…»
«È inutile negare,» disse Maigret. «La perizia balistica confermerà che con quella pistola è stato assassinato Joseph Lorat, funzionario ministeriale in pensione... Quanto alle sue responsabilità nell’omicidio, sono ancora da chiarire, sebbene...» Si interruppe e, rivolto a Lucas: «Conduci questo galantuomo al Quai des Orfèvres, credo che abbia cose importanti da dirci.»
«E la signora Bourdieu?» chiese l’ispettore.
«Mi recherò di persona a casa sua,» rispose Maigret. «Sarà una vero piacere condurla nei nostri uffici… A più tardi, vecchio mio!»

sabato 16 febbraio 2013

SIMENON. MAIGRET E L'ANTIQUARIO/1


Di nuovo weekend, di nuovo una short-story di Paolo Secondini. Stavolta ci terrà compagnia oggi e domani. Una consuetudine che a noi di Simenon-Simenon piacerebbe rinnovare ogni domenica. Per cui se qualcuno fosse interessato a scrivere un "bel" racconto che abbia a che fare con Georges Simenon, il commissario Maigret, o le storie che lo scrittore ci ha raccontato, ce lo scriva. L'indirizzo come al solito è simenon.simenon@temateam.com 






MAIGRET E L’ANTIQUARIO

di Paolo Secondini


«Ci sono novità, vecchio mio?» chiese Maigret al bravo ispettore Lucas, il quale, il viso bagnato di sudore, si era appena seduto dinanzi alla scrivania del commissario.
Era l’inizio di agosto e faceva un caldo tremendo, come a Parigi non si ricordava da un pezzo. Benché la finestra fosse spalancata, l’aria, nell’ufficio, era afosa e irrespirabile.
«Avevate ragione, capo,» disse Lucas asciugandosi il viso con il fazzoletto. «Questa mattina, verso le nove, la signora Madeleine Bourdieu si è recata dall’antiquario.»
«Beh, in fondo non era difficile immaginarlo,» ammise Maigret, «grazie a quanto avevamo scoperto.»
«L’ho pedinata fino a metà di rue Bergerac,» riprese Lucas, «dove mi sono infilato in un piccolo bistrot. Attraverso i vetri della finestra, ho visto la donna che entrava nel negozio di fronte.»
Un’espressione pensierosa comparve sul volto di Maigret. Dopo un momento di silenzio:
«Hai lasciato qualcuno a sorvegliarla prima di tornare al Quai des Orfèvres?»
«Le ho messo alle calcagna Lapointe, cui ho dato disposizione di informarmi di tutti gli spostamenti della donna.»
«Ben fatto!» esclamò il commissario alzandosi dalla scrivania. Si avvicinò all’attaccapanni, presso la porta dell’ufficio, e prese la giacca. La indossò. «Come si chiama questo bistrot nel quale sei entrato?»
«Chez Martin.»
«Vieni con me, vecchio mio. Prima di agire, voglio offrirti un bicchiere di birra. Con questo caldo spero che a Chez Martin la servano fredda.»
«Oh sì, capo. Per essere fredda lo è. Credo che sia la cosa migliore di tutto il locale,» disse Lucas tergendosi ancora il sudore dalla fronte.

* * *

Con in mano un grosso bicchiere di birra, Maigret si accostò all’unica finestra del bistrot, i cui vetri erano sporchi e impolverati. Sicuramente nessuno, da tempo, si dava la briga di pulirli.
A quell’ora il locale era quasi deserto: soltanto due avventori, seduti l’uno di fronte all’altro a un piccolo tavolo. Bevevano vino.
«È da qui che hai visto la signora Bourdieu entrare dall’antiquario?» chiese Maigret al proprio ispettore.
«Precisamente dal punto in cui vi trovate.»
«È entrato qualcun altro nel negozio mentre vi era la donna?»
Lucas fece segno di no con la testa.
Il commissario bevve un ultimo sorso di birra. Poggiò il bicchiere sul piano del bancone e trasse di tasca il portafogli.
«Capo, se permettete…» fece per dire Lucas.
«La prossima volta, vecchio mio,»  rispose in fretta Maigret. «Ora andiamo a fare due chiacchiere con l’antiquario, il signor Aristid Laforgue.»

* * *

«Allora,» domandò il commissario a un uomo grassoccio, giovanile, vestito con eleganza, «per quale motivo la signora Bourdieu è venuta da lei questa mattina?»
«Chi le ha detto che la signora Bourdieu…»
«Non le conviene negare,» lo interruppe con decisione Maigret. «Siamo al corrente di tutto: non soltanto che la donna è stata nel suo negozio, ma anche che è la sua amante da almeno tre anni.»
«Io… io… ecco…» balbettò debolmente l’antiquario. Emise un breve sospiro, poi, crollando le spalle: «E va bene!... È venuta da me per un semplice acquisto… Che c’è di strano in questo? Mi sembra normale…»
«C’è di strano,» lo interruppe di nuovo Maigret, «che le hanno ammazzato il marito tre giorni fa, con un colpo di rivoltella alla nuca, e che la signora Bourdieu, come se nulla fosse accaduto, sia venuta tranquillamente da lei per comprare qualcosa.» Serrò le mascelle e volse lo sguardo intorno con un’espressione accigliata. «Che cosa, con esattezza?».... (segue)

venerdì 15 febbraio 2013

SIMENON. LA LOCANDA DEGLI ANNEGATI, LA VERSIONE DI ANDREA

Rapida e puntuale arriva l'intervento 
di Andrea Franco uno dei nostri più 
assidui e informati attachés. Qui un 
pronostico sui racconti della prossim
raccolta delle inchieste di Maigret.
 
 
 
Roma - dal nostro attaché Andrea Franco - Come ricordato nel post precedente ad inizio aprile Adelphi proporrà il suo secondo volume di racconti di Maigret dopo i 9 che uscirono a ottobre.
Cominciamo col dire che ne mancano in tutto 19 e sono tutti piu lunghi di quelli del libro precedente; io credo che ci sia materiale ancora per 3 libri di certo, ma è probabile che i Maigret Adelphi saranno ancora 4
Mi lancio, come era stato anticipato da Maurizio, nelle mie previsioni sul contenuto del libro in uscita specificando che, non avendo notizie ufficiali, mi baso esclusivamente sulla data di scrittura/pubblicazione dei racconti e sulla loro lunghezza.
Quindi i miei pronostici, essendo tali, sono assolutamente passibili di errore
La raccolta, ci vien dato di sapere, si intitola La locanda degli annegati ("L'auberge aux noyé", pubblicato in precedenza in Italia anche col titolo "L' albergo degli annegati")
gli altri per me potrebbero essere: (specifico i titoli, se diversi dall'originale, delle loro precedenti uscite italiane in modo che chi volesse acquistarli non vada incontro a doppioni, credendo di non avere il racconto,la Mondadori alcune volte cambiava i titoli,specie nelle ristampe):
Mademoiselle Berthe et son amant - (La signora Berthe/ L'amico della signora Berthe)
Tempete sur la Manche - (Tempesta sulla manica)Le notaire de Chateauneuf - (Maigret e gli avori scomparsi/Maigret e le tre figlie del notaio)La vieille dame de Bayeux - (Il caso della vecchia signora)
Al posto di alcuni di questi,dato che credo che la raccolta  conterrà 5 titoli in totale, potrebbero esserci 1 o 2 tra Stan le tueur - L'etoile du Nord (Due giorni perMaigret) e, forse, ma piu difficilmente L'amoreux de Madame Maigret
In ogni caso si tratta di racconti scritti nella seconda metà degli anni '30 sono convinto che per i 3 inediti in italia vale a dire L'improbable monsieur Owen, Ceux du grand Café Menaces de mort bisognerà ancora aspettare...

SIMENON. RACCONTI DI MAIGRET, AD APRILE IL SECONDO APPUNTAMENTO

E' già un mese che sul sito ufficiale di Simenon, gestito da figlio John, è apparsa l'anticipazione della copertina (sarà quella definitiva?) della prossima raccolta Adelphi dei racconti di Maigret che s'intitolerà la Locanda degli annegati. La notizia ci era stata confermata anche in un commento, una decina di giorni fa', del nostro attaché Andrea Franco.
Si tratta dei racconti tratti da Les nouvelles enquêtes de Maigret (come il precedente "Rue Pigalle") scritti a La Rochelle nel '38. Quello che dà il titolo alla raccolta è L'Auberge aux noyés che è poi il nome di una locanda di Nemours. E, guarda caso lì è presente anche Maigret, ma non in missione. Proprio allora un incidente, la misteriosa scomparsa del conducente e una donna sgozzata danno via ad un intrigo da cui il nostro commissario non riuscirà a star lontano.
Gli altri titoli della raccolta ancora non si conoscono, ma possiamo ipotizzare che saranno quelli rimasti fuori da Rue Pigalle e scomettimao che il nostro Andrea Franco non ci metterà molto a fare un previsione di quelle che potrebbero essere pubblicate. Anche se Les nouvelles enquêtes de Maigret comprendevano 20 racconti, in Rue Pigalle ne sono stati raccolti nove, ora potrebbe toccare agli altri undici?

giovedì 14 febbraio 2013

SIMENON: GIUSTIZIALISTA E GARANTISTA, MA CON CHI?

Non poche volte Simenon ha manifestato una certa critica nei confronti della giustizia, o piuttosto su come viene amministrata. Lo ha fatto in certi discorsi, in alcuni articoli, in più di un'intervista, nei suoi romanzi e ovviamente nei suoi Maigret.
I magistrati secondo lui, soprattutto dopo un certo numero di anni, acquisiscono un certo automatismo che danneggia il loro lavoro. E poi la loro retribuzione è talmente bassa che questa carriera  a chi può far gola, si domanda Simenon "... prendiamo dei ragazzi che escono dalla facoltà di Legge. Quali sceglieranno la magistratura?... Chi sceglierà di diventare avvocato e chi magistrato? Sapete quanto guadagna un giudice istruttore a Parigi, al settimo livello? Perchè tutto funziona a livelli.... l'idea che la giustizia è amministrata da dei singori che devono pensare ai livelli,...settimo... ottavo... nono... arrivano a prendere ... 1600 franchi al mese... alla fine sono i meno ambiziosi o i meno capaci... Una volta c'erano dei magistrati di padre in figlio... Era un onore, una tradizione...".
Queste sono parole dette al Roger Stéphan durante una trasmissione televisiva negli anni '60. Suona pesante questa presa di posizione sui magistrati, anche se poi mitiga "...Non voglio dire che oggi non ci siano più grandi giudici, non dico che tutti i giudici sono dei falliti... ma ripeto, chi sceglie di diventare magistrato  nello stato attuale della società?...".
Ma questa presa di posizione  collima perfettamente con chi come Simenon è talmente convinto che è meglio comprendere che giudicare, tanto da farne l'idea guida del suo personaggio più famoso. Il commissario Maigret la pensa, e agisce, proprio come il suo creatore. E non giudica. Figurarsi come lo scrittore poteva considerare chi, pur per professione e per necessità sociale, deve ogni giorno giudicare. Anche perchè secondo Simenon il concetto di criminale, cioè di un individuo responasabile del suo crimine non esiste. Troppi condizionamenti, troo peso del destino, del caso della scoietà. Quella stessa società che una volta giudicato anche i peggiori criminali "...li tratta come non-umani, li mette in stato di contenzione. Li rinchiude in vere gabbie, come delle belve..."-
E' un'altro "sfogo" di Simenon stavolta nell'81 al giornalista francese Paul Giannoli.
E torna il suo pensiero fisso: "... sono i medici e gli psicologici che dovrebbero giudicare gli uomini e non dei magistrati. Oppure, siccome si fanno degli stage per tutte le materie, bisognerebbe che prima di iniziare a giudicare gli altri, i magistrati passassero sei mesi in una prigione, come detenuti...".
No comment.

mercoledì 13 febbraio 2013

SIMENON. OGGI UN COMPLEANNO PER 110 ANNI

Ma in quel 13 febbraio a Liegi al 27 di rue Leopold chi l'avrebbe detto che il pirmogenito di Desiré Simenon e Henriette Brull, chiamato Georges, dopo centodieci anni sarebbe stato non solo ricordato, come si fà con le vecchie glorie, ma sarebbe stato uno scrittore  di riconosciuto valore e di mercato, e che i libri da lui scritti dopo quasi un secolo avrebbero scalato ancora le classifiche dei best-sellers?
In un mondo che più diverso non potrebbe essere da quello dei primi del '900, quello dei giorni nostri, Simenon ha ormai un suo posto ben delineato nel panorama della letteratura mondiale, una posizione che va consolidandosi con il passare del tempo.
Quanti saranno oggi i media che parleranno di questa ricorrenza? Crediamo molti (e ovviamente non solo in Italia) perché Simenon e la sua più famosa creatura, il commissario Maigret, fanno notizia, perchè ovunque si nascondono il suoi ammiratori e perchè, come abbiamo accennato prima, non è ormai solo un classico, ma ancora un fenomeno editoriale che fà vendere i vari editori che nel mondo ne detengono i diritti.
Ne parleranno perchè la vita di Simenon è un romanzo essa stessa, raccontata mirabilmente in Mémoires intimes dallo stesso romanziere, ma anche in Simenon biographie, la bellissima e esauriente biografia che realizzò Pierre Assouline nel 1992.
E noi di Simenon-Simenon cosa possiamo fare per celebrare degnamente questo compleanno-anniversario? Bella domanda. Possiamo rinnovare il nostro impegno a dedicargli questo blog quotidiano, e credeteci, trovare un'idea o del materiale per pubblicare un post ogni giorno su un unico personaggio non è affatto facile. E ormai sono oltre due anni che lo facciamo quotidianamente (avvicinandoci sempre di più a quota novecento post). Qualche volta saremmo potuti essere più esaurienti, qualche volta un po' più profondi... addirittura potremmo aver evitato degi errori. E' vero, ma siamo andati avanti. La passione per questo prolifico e affascinante scrittore ci ha dato la spinta necessaria a continuare. Cerchiamo di far in modo che Simenon-Simenon abbia e conservi la travolgente esuberanza creativa del romanziere sia in qualità che in quantità.
Ed ora lasciamo che i media oggi ci ripresentino, per ricordare Simenon, i soliti numeri, gli oltre quattrocento titoli, il circa mezzo miliardo di copie vendute, le cinquanta lingue in cui è stato tradotto, le sue diecimila donne, le trentatre case, i cinquant'anni di scrittura ininterrotta, le ottanta pagine scritte in un giorno, i romanzi in una settimana...etc....etc...etc...

martedì 12 febbraio 2013

SIMENON DETTA...DETTA... E POI ESCE UN LIBRO...


Uno dei periodi della produzione Simenon è l'ultima, quella cosiddetta dei Dictées (dettati). La cosa fu resa possibile dalla scoperta da parte dello scrittore del registratore o magnetofono, come si diceva allora. Un piccolo "elettrodomestico" che una volta acceso si comportava come la più docile delle segretarie. Ogni parola che veniva pronunciata veniva duplicata precisamente, intonazione ed espressività comprese. Ma con un vantaggio. Se non piaceva quello che si era detto, se si voleva aggiungere o togliere qualcosa, se si sceglieva di inserire un nuovo concetto... beh... si poteva tornare indietro, cancellare tutto e ricominciare daccapo.
La scoperta di questo apparecchio quasi "miracoloso", spinse il "vecchio" ex-romanziere, ormai stanco e certamente non più in forze necessarie per scrivere come aveva fatto fino ad allora, a continuare a raccontare, se non storie, pensieri, riflessioni e notazioni varie... In un'incontro con Francis Lacassin lo scrittore  spiegava:"... Ho rinuniciato a scrivere romanzi all'età di settantadue anni...era troppo faticoso continuare ad entrare nella pelle degli altri... Allora ho deciso di essere me stesso...".
Simenon non scrive più romanzi, ma continua a raccontare storie, questa volta la sua.
"... un giorno mi sono detto, ci sono tante piccole cose che mi piacerebbe raccontare per il mio piacere personale. Qualche volta sulla camminata mattutina, altre su un raggio di sole, o chissacchè sugli uccelli che vengono a mangiare sul davanzale della mia finestra..."
Come si vede, Simenon ha rinunciato ad esplorare gli uomini, il loro animo, a mettersi nella loro pelle, ma ha invece ancora voglia di osservare e raccontare il mondo che lo circonda. E qui arriva il "miracoloso" magnetofono.
"...Ho comprato un registratore e mi sono divertito a dettare al registratore. Pensavo di farlo una volta ogni dieci o venti giorni... e invece è diventata una sorta di vizio. Tanto che ora mi risulta penoso... non solo penoso, ma addirittura sgradevole, passare un giorno senza dettare..."
E qui torna il Simenon di sempre. Quello che, quando parte, non si ferma più.  Questi testi venivano poi spediti in bobine all'editore che provvedeva a farne un libro. E questi dettati diventano nel loro complesso un un corpus importante dell'opera simenoniana, non tanto per il loro valore letterario, ma per quello che ci raccontano del Simenon uomo, scrittore, padre, marito, amante...
Inizia con la stesura del primo nel 1973 con Un homme come un autre e termina con Destinées nel 1979: in sei anni ventuno titoli di Dictées! Niente male per un ultrasettantenne. Ma del tutto normale per uno che si chiamava Georges Simenon.

lunedì 11 febbraio 2013

SIMENON. DIMMI COME SCRIVI E TI DIRO' COME... TI VESTI

Fin da quando aveva iniziato a gadagnare qualche soldo a La Gazette de Liége, Simenon dimostrò, secondo alcuni colleghi, una particolare propensione per spenderne una buona parte in vestiti. Dava un certo peso alla sua immagine, come poi dimostreranno d'altronde le innumerevoli fotografie che lo coglieranno nel corso della sua vita al suo tavolo di scrittura, sulla sua barca, durante i suoi viaggi africani, nelle occasioni mondane... e sempre con l'abito adeguato alla situazione.
Seguiva le mode e a seconda dell'età. A ventiquattro anni si presentava con giacca e gilet a quadri, pantaloni knickernbockers, berretto con visiera. Era giovane, rampante, scriveva fino a ottanta pagine al giorno e voleva fare colpo su tutti, anche con i suoi vestiti.
A ventinove anni, con il successo dei primi Maigret arrivano anche parecchi soldi e lo stile di vita di Simenon cambia. Necessità di dimostrare sì il successo, ma anche il grado di riconoscimento che gli veniva tributato come autore di polizieschi? Certo questo si rifletteva non solo sulla sua automobile (via la vecchia Citroen e al suo posto la fiammante Chrysler Imperial) ma anche i vestiti non erano più acquistati confezionati. Adesso era l'ora del sarto e dei completi tagliati su misura.
E non solo, ma anche una certa attenzione ai dettagli e agli accessori. Le scarpe ad esempio erano un suo pallino. In uno dei suoi Dictées (Tant que je suis vivant - 1976) ricorda come "... andavo dal mio calzolaio per cercare un nuovo paio di scarpe. Certo non era un avvenimento. Non c'era nulla di straordinario. Per me è sempre stato un piacere... Quelle sono di un marrone quasi rosso... Durante la mia infanzia ho sempre portato delle scarpe nere, finché si consumavano tutte le suole e poi si facevano risuolare, in modo che durassero un altro anno. E' questa, probabilmente, l'origine della mia predilezione, se non della mia passione, per le scarpe, soprattutto per quelle dai colori accesi...".
La forma mentis di Simenon lo portò (non subito, ma nell'età matura) ad includere nei rituali della scrittura anche l'abbigliamento. In particolare le camicie. Lo racconta lui stesso durante un'intervista con Bernard Pivot (1981) "... avevo due camicie che avevo comprato al mio arrivo a New York, che erano estremamente comode perché le maniche erano belle larghe. Delle camicie a grandi riquadri, una scozzese rossa e l'altra sempre scozzese ma marrone... Avevano il vantaggio di essere molto morbide e di assicurare adeguatamente la traspirazione. Non sentivo il sudore colare sulla pelle... Alla fine di ogni capitolo mi cambiavo completamente. Erano sempre le stesse camicie, ma venivano lavate ogni giorno...".
Insomma con la disponiblità economica e l'età matura si va consolidando l'immagine di un Simenon ben vestito, alla moda, ma tendente al classico, con un predilezione per i cappelli tipo Borsalino e per il farallino, piuttosto che la cravatta. Ma lo troviamo fotografato anche in jeans e stivaloni, quando negli States si era calato nella parte dell'american farmer, con il cappellone e il camicione a quadri... lo stesso con cui scriveva?

domenica 10 febbraio 2013

SIMENON-SIMENON. MAIGRET E LA CUOCA DEL BEAUMONT

Oggi presentiamo un racconto che ci propone una delle nostre attachèe Giovanna Ferraris. E' ancora una short-story che riguarda il commissario Maigret. Una scena forse un po' insolita per il nostro protagonista, ma Giovanna riesce a renderla interessante, proprio perché mette il commissario alla prova in una situazione per lui poco consueta.








                                               Maigret e la cuoca del Beaumont
                                             di Giovanna Ferraris

 L'ultimo si era alzato dopo aver bevuto un cognac. Aveva augurato buona notte alla cuoca e sbadigliando era salito lentamente su, nella propria camera. Erano quasi le undici e gli avventori, quelli esterni e gli ospiti della pensione, erano andati via tutti.
Maigret stava ancora sulla tavola ormai sparecchiata. La pipa in bocca esalava gli ultimi sbuffi e nel bicchiere era rimasto solo un dito di "calva".
Lo sguardo del commissario andava da una serie di appunti che aveva poggiato sul tavolo alle giravolte che Georgette, la cuoca tuttofare della pensione Beaumont, faceva tra il bancone, il retrobottega e i tavoli. Rassettava, canticchiava e ogni tanto si fermava a guardare l'uomo con la pipa che faceva fatica a concentrarsi su quei fogli.
Un po' l'orario, un po' la noia di quel caso che non gli piaceva per niente e soprattutto quella camierera sulla trentina, rotondetta, con un sorriso malizioso che canticchiava un po' ammiccante, gli rendevano difficile seguire il filo di quei rapporti. Si sarebbe dovuto alzare come gli altri e andare a dormire, invece restava guardare la cuoca che entrava e usciva dalla cucina spostando una tenda pesante. Ogni volta era come se facesse un'entrata su un palcoscenico. Sembrava che non fosse una cuoca... una cameriera tuttofare, dava piuttosto l'impressione di recitare una parte... una recita per un solo spettatore.
- Lei non va a dormire?...
Maigret fu preso alla sprovvista.
- Sì, certo ma prima - rispose cercando di darsi un contegno - devo analizzare certi documenti - indicando gli incartamenti sul tavolo.
- Ah....
I padroni della pensione erano andati a letto da un po' e Georgette come sempre rigovernava la sala, preparandola per la prima colazione dell'indomani.
Maigret non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Quella donna era anche sveglia, gli aveva dato delle indicazioni importanti riguardo agli ospiti della pensione. Anzi forse determinanti per individuare il colpevole... Se poi fosse arrivata la telefonata di Lucas...
Ma la telefonata non arrivava e Georgette canticchiava sussurrando, quando gli passava accanto, o almeno così gli sembrava.
La pipa spenta, il bichiere vuoto, i fogli sparsi. 
I minuti passavano e Maigret era ancora seduto. In realtà ogni volta che Georgette entrava in cucina lui aspettava il suo rientro in sala. Il suo stretto grembiule bianco, le faceva la vita sottile, mettendo in risalto i fianchi, il seno e contrastava con il rosso bordò un po' stinto della tenda. Quando rientrava la sua frangetta era scompigliata come se avesse fatto un salto.
Lei si acorgeva che lui la aspettava e quando tornava un sala gli rivolgeva sempre un risolino.
Maigret non avrebbe saputo dire se rispondeva a quel sorriso. Era come in trance. Georgette aveva iniziato a spegnere le luci e ora si muoveva più lentamente e le sue permanenze nella cucina duravano sempre di più.
L'ultima volta che era rientrata non indossava più il grembiule. Aveva una sorta di sottoveste, lucida, forse di seta, una camicia da notte, con delle spalline e una generosa scollatura.
- Allora andiamo?....
Maigret si alzò di scatto. "Andiamo?"... nel senso di andare a dormire o nel senso di seguirla in cucina o chissà dove? Per un attimo stette fermo, in piedi.
Georgette non canticchiava più, non faceva più giravolte. Anche lei era ferma, lì vicino alla tenda. Era in attesa che il commissario salisse le scale come tutti gli altri o lo stava aspettando?
Maigret non capiva, o capiva e non voleva decidersi. Lo fecero per lui le sue gambe che iniziarono muoversi portandolo verso Georgette. Quando fu arrivato a meno di un metro, si accorse che aveva messo il rossetto e che la frangetta era ben pettinata.
I due si guardarono per qualche istante.
Uno di loro stava per dire o fare qualcosa.
Il trillo della suoneria del telefono perforò il silenzio. 
Georgette fece uno sguardo stupito: il telefono alle undici passate!
Maigret ci mise un po' a realizzare che si trattava del telefono.
- Bisognerà rispondere...? - fece lei con un'aria interrogativa.
- Ehm... sì, certo, certo - fece Maigret la cui mente era corsa a Lucas.
Georgette andò verso la porta, scostò lo sportello della cabina e staccò il ricevitore. Disse un paio di sì e poi rivolta a Maigret:
- Vogliono lei... dice che è un certo Lucas da Parigi, Quai des Orfèvres... è urgente...
- Grazie - fece Maigret precipitandosi. Prese la cornetta.
- Capo, allora è proprio il Dubois che è lì al Beaumont... - Lucas parlava in fretta - Ufficialmente fà il viaggiatore di commercio, ma ho controllato. Durante ogni sua tappa negli ultimi due mesi si è verificata una rapina... Faccia attenzione gira sempre armato... Adesso avverto il commissariato locale e le faccio mandare un paio di agenti...
- Bene Lucas, appena arrivano lo arresto e poi lo porto subito al Quai... 
- Se vuole l'aspettiamo...
- No, andate a letto, appena arrivo lo faccio mettere in guardina... ci pensiamo poi domattina ad interrogarlo...
- Va bene capo, allora a domattina.
Maigret riattacò il ricevitore. Si voltò. La sala ormai era deserta, le luci tutte spente. L'unica lampadina accesa era quella fioca delle scale. Il commissario si sedette sui gradini e accese la pipa aspettando gli agenti.
Intanto Georgette nella sua stanza stava togliendosi il rossetto. Pochi minuti e sarebbe stata sotto le coperte con la faccia affondata sul cuscino.