lunedì 14 gennaio 2013

SIMENON. MAIGRET... MA IL CALDO NON FA' PER LUI?

Oggi l'intervento del nostro attaché Giorgio Muvi è dedicato ad una delle inchieste di Maigret che si svolgono al sud. Nel sud della Francia e su un'isola... caldo, sole mare... che ci pone una domanda: il commissario è uomo di terra e del nord? Non va d'accordo con solleone e l'aria di mare?



Roma - dal nostro attaché Giorgio Muvi - Questa volta niente bancarelle e niente colpi di fortuna. E' stato un regalo di Natale di una cara amica che conosce la mia passione per Maigret... e anche i "buchi" della mia collezione. La fortuna l'ha avuta lei che ha trovato Il mio amico Maigret (Mon ami Maigret - 1949 - Presses de La Cité) nell'edizione di un vecchio Oscar Mondadori del 1978, con una tipica copertina di Ferenc Pinter. Il disegno raffigura una persiana mezza aperta da cui si intravede la figura del commissario su una spiaggia deserta, più avanti un tipico gozzo da pesacatori, poi il mare di un celeste trasparente ed un cielo azzurro e terso.
Già dalla copertina mi è sorta una domanda. Ma come, la storia si svolge nella bella stagione a Porquerolles, un'isola quasi davanti alla costa Azzurra, e il nostro Maigret è abbigliato di tutto punto? Vestito beige, scarpe nere e cappello bianco. Tutto fa pensare che abbia anche la cravatta ben annodata. Non ho citato la pipa in bocca, ma era sottinteso.
Leggendo poi il romanzo ho avuto conferma di tutto. Nella storia Maigret è accompagnato da un ispettore inglese di Scotland Yard, in missione per imparare i metodi del famoso commissario parigino. Bene, in tutto il suo aplomb, Mr. Pyke, come lo chiama Maigret, lo vediamo in camicia, con il collo sbottonato... addirittura in costume da bagno per tuffarsi nelle onde. Maigret no. Al massimo un paio di volte a colzione la mattina lo si vede con la camicia da notte sotto la giacca, ma è un'usanza del luogo, soprattuto nei giorni di festa. Ma altrimenti è sempre in "giacca e cravatta" come si dice. E' un po' come se il caldo e il mare non lo facessero sentire a suo agio. E infatti se penso a Maigret, lo vedo a Parigi con la pioggerellina, un vento teso e il cielo plumbeo. In ufficio traffica con la stufa e quando entra in bistrot o un café è per l'immancabile calvados o un cognac per scaldarsi. D'estate certo preferisce la birra fresca, ma Maigret, se non sbaglio, lo vediamo più d'inverno. Il cappotto pesante con il collo di velluto e talvolta alle prese con raffreddori e influenze. Insomma Jules Maigret è nato a Sant-Fiacre, nell'Allier, un dipartimento dell'Auvergne, una regione continentale della Francia, non certo dal clima mediterraneo. E poi passa a Parigi, dove fà i suoi inizi come agente ciclista di ronda a tutte le ore, anche notturne e con qualsiasi tempo: pioggia o gelo. Insomma si può dire che tutta la sua vità l'abbia preparato a sopportare il freddo. Il caldo ha su di lui un effetto soporifero. Anche in altri romanzi ambientati nel sud della Francia, lo vediamo come impigrito, un po' rallentato, soprattutto nei famosi dopo-pranzo. Però è sempre vesito a puntino senza concedere nulla al caldo. Mai visto in maglietta, o con una camicia con le maniche corte.
Ma in fondo mi piace così, con quella specie di fornello portatile sempre acceso che è la sua pipa, ben infagottato, quando esce la mattina, come gli raccomanda sempre madame Maigret.
Il romanzo che mi ha dato questo spunto è delizioso (il mio è però un giudizio di parte), con un Maigret che cerca di immedesimarsi nella vita e nella mentalità della gente che vive nell'isola di Porquerolles e che ci è arrivata per le ragioni più disparate. Una fauna di personaggi, particolari, molto diversi tra loro, francesi e stranieri, tra cui il commissario deve trovare il reponsabile dell'omicidio di Marcellino, un povero marinaio che una sera, all'osteria dell'isola, si proclamava essere amico del famoso commissario Maigret e la mattina dopo veniva trovato cadavere, in un capanna di pescatori, con il cranio crivellato di pallottole...

domenica 13 gennaio 2013

SIMENON. NUOVE USCITE, MA COSA C'E' ALL'ORIZZONTE?

Abbiamo già accennato alla pubblicazione del prossimo Simenon. Abbiamo detto che sarà un romanzo Il borgomastro di Furnes (Le Bourgmastre de Furnes - 1939 - Gallimard). Ma in giro ci sono voci e previsioni sulle altre uscite simenoniane da parte di Adelphi. Come ci ricordavano nei commenti di ieri i nostri più attivi attachés al Bureau Simenon, Murielle Wenger e Andrea Franco, sul sito ufficiale di Simenon, quello tenuto dal figlio John, c'è titolo, nome e copertina (che vi presentiamo qui in anteprima) del prossimo volume di racconti di Maigret: La Locanda degli annegati, che prende il titolo di una novella scritta a La Rochelle (L'Auberge aux noyés) nel luglio del 1938, apparsa subito su Police-Film e poi con altri racconti in un antologia di Gallimard del 1944. L'appuntamento per gli appassionati italiani dovrebbe essere quasi sicuramente per il prossimo aprile.
Ma i ruomors non finiscono qui. Infatti si fà addirittura il titolo del prossimo romanzo di Simenon. Dovrebbe essere Le signorine di Concarneau (Les Demoiselles de Concarneau - 1936 - Gallimard). Uscita? Forse a fine giugno, primi di luglio, secondo la tradizionale cadenza delle uscite dei Simenon di Adelphi.

sabato 12 gennaio 2013

SIMENON, PROLIFICO ROMANZIERE... MA SE IL ROMANZO LO GENERA UN ALGORITMO, QUANTI NE USCIRANNO?

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La velocità e il ritmo con cui Simenon scriveva i romanzi e i racconti sono ormai proverbiali e anzi rischiano di diventare un luogo comune e c'è il pericolo di stereotipare l'immagine dello scrittore che invece può vantare ben altri meriti oltre a quelli di aver creato un tale numero di storie che tra scrittori affermati e conosciuti non è certo usuale. Come d'altra parte rischia di diventare stucchevole il dilemma: qualità o quantità? Anche qui Simenon non ha più nulla da dimostrare, i suoi libri sono stati tradotti in una cinquantina di lingue, viene pubblicato ancora oggi in paesi come il nostro (ma non è l'unico) e ad ogni uscita i suoi titoli, romanzi o Maigret, finiscono nella classifica dei più venduti, ancora oggi, a cinquanta, sessanta e adirittura settanta anni da quando furono scritti.
Ma queste cose ormai sono dominio comune e le abbiamo citate solo per introdurre il tema di oggi che ha a che vedere con la prolificità della produzione romanzesca. E non ci riferiamo a quegli scrittori che regolarmente, prima di Natale o prima delle vacanze estive, escono ogni anno con un nuovo romanzo, con la precisione che può scaturire solo dalle richieste del business editoriale.
No. Stavolta ci riferiamo a qualcosa che un po' ci spaventa. E si tratta di libri che nascono non dalla mente di uno scrittore, ma da un algoritmo gestito da una serie di computer.
E se pensate che questo sia qualcosa che si stia sperimentando per il futuro vi sbagliate non poco. Siete già nel futuro. Merito (ma sarà vero merito?) di Philip M. Parker, professore di marketing presso l'INSEAD (l'Istituto europeo di Business Administration). Questo signore che ha evidentemente grandissima confidenza con la matematica e l'informatica ha tirato giù un programmino che gli consente, a suo dire, in 13 minuti (avete letto bene: tredici) di tirar fuori un libro. Ma la notizia non è questa. L'attività di Parker è iniziata non da poco. Chi vuole saperne di più può leggersi un istruttivo articolo del New York Times di cinque anni fa'. Già perchè questa storia va avanti da un bel po' di tempo. I titoli del professor Parker, si tratta di duecentomila titoli (!), li trovate già da un po' in vendita su Amazon (occupano un centinaio di pagine). Questo non è il luogo e Simenon-Simenon non é il soggetto più adatto a spiegare i meccanismi con cui da un algoritmo si arriva ad un libro. Quello che per ora ci consola è che innanzitutto non li possiamo definire libri del signor Parker, ma libri generati dal suo sistema. E soprattutto si tratta di titoli specialistici, spesso professionali, che come ammette il professore sono così specializzati che a volte vengono realizzati in copia unica (con il sistema on-demand, stampa digitale e vendita on-line) e comunque la tiratura per titolo è mediamente bassa se tutti i titoli hanno realizzato "solo" una vendita complessiva di 900.000 copie circa.
Quello che invece ci ha messo un po' in allarme lo abbiamo appreso da un articolo apparso a fine 2012 su GizMag, un magazine on-line americano che si occupa di scienza, innovazione e tecnologie. Infatti si apprende che il sistema di algoritmi si sta evolvendo e Philip M. Parker non è lontano da poter generare romanzi e addirittura poesie.
Ci sarà qualcuno di voi che sarà caduto dalla sedia... Ma come... abbiamo appena digerito gli ebook!... E adesso dobbiamo già (pre)occuparci dei libri che si fanno da soli, generati da un programma e da un computer?
Certo anche noi non abbiamo affatto le idee chiare in proposito... aspettiamo al varco questi primi romanzi... (ma li potremo chiamare ancora così?) e nel frattempo ci godiamo quelli "vecchi" di Simenon... Ma sì...anche in ebook!

venerdì 11 gennaio 2013

SIMENON: DUE CASI DEL 2012

Se dovessimo passando in rassegna il 2012, e chiederci quale fatto per il mondo simenoniano, abbia contraddistinto l'anno scorso, ci viene da pensare subito a due avventimenti. Il primo riguarda da vicino noi italiani. E' la pubblicazione dell'ultimo romanzo di Maigret da parte di Adelphi. L'editore ha continuato con dei Maigret, per ora uno (Rue Pigalle), che saranno costitutiti dalla raccolta di racconti scritti in vari periodi. Quanto andrà avanti ancora? Tre, quattro volumi... E poi? Ripenderà a pubblicare i romanzi a partire da Pietr-le-Letton? Oppure andrà avanti con ristampe delle edizioni di titoli più venduti? Oppure per Adelphi il ciclo Maigret si concluderà?  Queste sono le domande che ci poniamo noi tutti appassionati di Maigret.
Ma se guardiamo un po' oltre i nostri confini, dobbiamo registrare un rinnovato interesse degli editori di lingua spagnola soprattutto in Spagna e in Messico che negli ultimi mesi del 2012 hanno iniziato a pubblicare l'opera completa del romanziere. Questo è un fatto molto importante in quanto lo spagnolo è una delle lingue più parlate al mondo e un mercato editoriale molto vasto e interessante. Il 2013 ci dirà come il pubblico più "caliente" risponderà alle opere di uno scrittore che noi tutto sommato consideriamo nordico, anche se poi ha ambientato spesso le sue storie in paesi tropicali, isole e in climi torridi. E inoltre non va scordato che traduzioni ed edizioni in spagnolo sono succedute dai primi anni '30 fino praticamente ai giorni nostri.  

mercoledì 9 gennaio 2013

SIMENON. CHEZ KRULL, L'INTOLLERANZA VIENE DA LONTANO


Questa volta il nostro attachè Andrea Franco interviene con un post, già pubblicato tra i commenti, ma forse sfuggito ai più. Oggi lo riproponiamo nella sede e nel modo più adeguato.



Roma - dal nostro attaché Andrea Franco - Scritto nel '39, Chez Krull (1938 Gallimard - pubblicato in Italia nel '65 dalla Mondadori con l'appropriato e letterale titolo di "Casa Krull") è, a mio modo di vedere, uno dei migliori romanzi di Simenon in assoluto
L'azione si svolge in una città non precisata del nord della Francia, attorno ad un canale, con le chiatte e le chiuse...
Molti riferimenti però ci fanno pensare che, senza volerla nominare, Simenon si sia ispirato alla sua Liegi
Per altro in questo romanzo troviamo molte analogie con quello che considero  il Maigret migliore di sempre Chez les Flamands (1932 - Fayard).
In Chez Krull, una tranquilla famiglia di origine tedesca dirige una drogheria-bistrot quando arriva dalla Germania il cugino Hans, che avrà un modo di fare così sfrontato che causerà non pochi problemi ai Krull. Quando nel canale davanti a casa Krull viene trovato il corpo senza vita di una giovane ragazza violentata, i sospetti inevitabilmente cadono sugli stranieri.
In una crescente tensione, Simenon ci accompagna in un viaggio alla scoperta di una disgregazione di quella che sembrava una famiglia perfetta e nell'ostilità della gente del luogo verso gli stranieri che ricorda quella di un romanzo del periodo ("L'assassin", ambientazione simile, sempre nordica). Tutto ciò si riallaccia al post del 24 novembre sulla xenofobia denunciata piu volte da Simenon, come nel reportage Cargaison Humaines in cui si parla della povera gente armena e turca che viaggiava sui battelli in quarta classe ammucchiata.
Tornando a Chez Krull non posso far altro che consigliarvene la lettura. Non rimarrete delusi, le atmosfere sono quelle  classiche simenoniane e si può leggere qualche pagina in più rispetto alla lunghezza canonica dei romanzi del maestro belga.

martedì 8 gennaio 2013

SIMENON. RENDEZ-VOUS CON IL BORGOMASTRO IL 23

Tra meno di 20 giorni dovrebbe essere in libreria uno dei migliori romanzi dello scrittore. Uscirà infatti il Borgomastro di Furnes (Le Bourgmestre de Furnes - 1939 - Gallimard) che Adelphi comunica essere disponibile dal 23 di questo mese.
Si tratta di una storia che Simenon scrisse in Vandea a Nieul-sur-Mer e che racconta le vicende di Joris Terlinck il borgomastro del titolo, un tipo duro e intransigente, dalle origini umili che si è dunque fatto da sé, indurito dalle lotte  che nella vita ha dovuto molto spesso ingaggiare per giungere al posto che occupa. Il suo carattere brusco e burbero verso i familiari e sul lavoro ha una sola eccezione per la figlia malata di mente, che infatti circonda di premure e di affetto. Il romanzo continua narrando le lotte di Terlinck contro l'etablishment cattolico di Furnes e contro Léonard Van Hamme che ne è il rappresentante, e delle conseguenze nefaste che questa guerra porterà nelle vite di tutti.
La vicenda si svolge nella piccola cittadina di Furnes nelle Fiandre del Belgio, una comunità chiusa con le sue dinamiche quasi da villaggio, che dà la possibilità a Simenon di scavare tra le le tradizioni, gli odi, gli amori, le tradizioni cristalizzate dei personaggi e della comunità.
Un romanzo drammatico del periodo Gallimard e un Simenon d'annata che non va assolutamente perso.

SIMENON, DA BOLOGNA CON I... "SUOI" FILM

Tra la ricca produzione cinematografica tratta dai romanzi di Georges Simenon, la Cineteca di Bologna ha iniziato a pubblicare (e a proiettare) dei dvd di alcuni tra i titoli più interessanti. Citiamo un stralcio del comunicato stampa che illustra come la:
"...nuova collana, dedicata proprio al cinema da Georges Simenon, inizia con un Jean Gabin d’annata, ma non nei panni del commissario Maigret con: La verità su Bébé Donge, diretto nel 1952 da Henri Decoin, al quale questa nuova edizione restituisce otto minuti tagliati all’epoca in Italia, per ragioni di distribuzione...
-->
Il Dvd è accompagnato da un booklet con saggi di critici e studiosi simenoniani sul romanzo d'origine, sulla ‘vita cinematografica’ di Simenon e sul film presentato. Tra i prossimi titoli della serie: La notte dell’incrocio (1932) di Jean Renoir, Panico (1946) di Julien Duvivier , La ragazza del peccato (1958) di Claude Autant-Lara, Maigret e l’affare Saint-Fiacre (1959) di Jean Delannoy, L’orologiaio di Saint-Paul (1974) di Bertrand Tavernier”.

SIMENON SIMENON. UNA PAUSA PIU' LUNGA DEL PREVISTO, MA...

E' finita. Altro che due settimane! La pausa è durata ben di più, effettivamente. Ma adesso è finita. Simenon-Simenon torna da oggi con i suoi post quotidiani, le sue news, i suoi interventi, quelli degli attachés del suo Bureau. Insomma si riparte, con qualche piccola modifica, con una rinnovata voglia di intrattenere un legame con voi appassionati simenoniani e, ovviamente di conoscere sempre meglio il nostro amato Simenon.
Ringraziamo tutti queli che ci hanno comunque seguito in questo periodo (sono stati comunque sempre alcune migliaia) e speriamo che il nostro cerchio simenoniano si allarghi sempre più.

domenica 25 novembre 2012

SIMENON SOSPENDE PER UN PAIO DI SETTIMANE

Per una serie di motivi personali e tecnici Simenon Simenon da lunedì 26 per una quindicina di giorni sospederà la pubblicazione dei suoi post quotidiani.
Invitiamo tutti gli appassionati per approfittare di questa pausa per andare a leggersi uno degli 830 post che abiamo fin'ora pubblicato, o per spulciare tra la rassegna stampa internazionale, anche dei mesi scorsi. Può essere l'occasione per recuperare qualcosa che può essere sfuggito.
Torneremo quindi tra un paio di settimane con delle novità e che, speriamo, renderanno il sito più interessante e più completo. Rigraziamo tutti coloro che ci seguono assiduamente e che ormai costituiscono una piccola community simenoniana e ci auguriamo che in questo perodo continueranno a seguirci e a sostenerci. Quindici giorni passano presto e un arrivederci dopo questa breve pausa.

sabato 24 novembre 2012

SIMENON, GIA' NEL 1933 CONTRO LA XENOFOBIA

Recenti fatti di cronaca hanno fatto emergere una serpeggiante xenofobia che nella società a volte si fà più manifesta, alza la testa, si fà vedere e sentire, altre volte striscia nell'ombra e colpisce vigliaccamente facendo le sue vittime.
Simenon su questo punto aveva le idee chiare. Infatti già nel 1933 in "Cargaisons humaines, scriveva ad esempio: "...sono ormai lontani tempi in cui i paesi avevano bisogno di mano d'opera e accoglievano gli stranieri. Oggi per entrare  da qualche parte occorre provare di avere denaro e promettere che non si farà assumere. Chi si preoccupa per coloro che non parlano che l'armeno o il turco?...".
Quando Simenon nei suoi romanzi va in cerca del cosiddetto "uomo nudo" pensa probabilmente anche a questi derelitti in cerca di salvezza, di sopravvivenza che esprimono i bisogni primari dell'essere umano. Un lavoro, una casa, del cibo, potremmo dire in fondo di una dignità cui tutti gli "uomini nudi" del mondo avrebbero diritto.
Sitratta della sensazione di essere sgradito, isolato, a volte addirittura additato senz'altro motivo che la xenofobia, a volte intrecciata con l'omofobia e /o con il razzismo vero e proprio. E a questo proposito Simenon scrisse delle bellissime pagine ne Le Petit Homme d'Arkhanglelsk (1958). La storia di Jonas, un piccolo commerciante originario della Russia del Nord e di sua moglie che ad un certo punto lo abbandona. E lui per non rivelare la verità mente: afferma che è  partita. Ma questa menzogna ne porta altre e poi altre ancora. La gente non gli crede più, anzi sospetta che sia lui ad aver ucciso e fatto sparire la moglie. Ma quello che qui ci interessa è la consapevolezza di Jonas di essere diverso dagli altri che lo percepiscono come un corpo estraneo.
"... adesso tutto il Vieux Marché faceva blocco contro di lui, compresi forse quelli che non sapevano nulla della faccenda. Non lo meritava e non solo perché era innocente rispetto a qualsiasi cosa di cui lo potessero accusare, ma anche perchè si era sempre impegnato, discretamente, senza clamori, di vivere come loro, con loro, e di somigliare a loro. Credeva, fino a qualche giorno prima, di esserci riuscito a forza di pazienza e di umiltà. Perchè si era mostrato anche umile. Non si scordava nemmeno per un attimo di essere uno straniero, un ragazzo di un'altra razza nato nella lontana Arkhangelsk, che i casi della guerra e delle rivoluzioni avevano trapiantato nella piccola città del Berry...".
Jonas è il simbolo di ogni emarginazione e ghettizzazione del diverso e anche in questo caso Simenon ha saputo entrare nella pelle di chi sente solo contro tutti, solo per una questione di ...pelle.

venerdì 23 novembre 2012

SIMENON, UNO SCRITTORE COME UN ALTRO?


Il romanziere del '900. Certo questa definizione è corretta nei riguardi di Simenon che, come uomo, ha attraversato tutto il secolo scorso. Ma come
scrittore possiamo dire che la definizione sia altrettanto adeguata? Dipende dall'accezzione che le attribuiamo. Possiamo dire che Michelangelo Merisi da Caravaggio è un pittore del XVI secolo? Certo, se ci riferiamo agli anni che ha passato su questa terra e al luogo in cui è nato. Ma se analizziamo lui come artista e le sue opere, allora dobbiamo affermare che la sua pittura è universale e un'arte senza tempo, immortale. Ci sarà mai qualcuno nel futuro più lontano che potrà affermare che quei quadri non sono delle opere d'arte? Per quanto i gusti, i metri di valutazione, i contesti culturali, possano cambiare, non riusciamo nemmeno ad immaginare che possa venire non essere più considerato un geniale artista, ma un bravo tecnico nel mischiare colori...
Simenon scrittore, romanziere è sbarcato nel 2000 con cento anni sulle spalle, con 60 film tratti dai suoi romanzi (anzi l'ultimo è del 2008), in Italia quando escono i suoi titoli scalano le classifiche, ora anche in Spagna, grazie all'editore Acantilado riusciranno i Maigret in modo sistematico e il figlio di Georges, John, sta facendo un lavoro di promozione dell'opera simenoniana in Usa.
Questo è un segno. Sono passati una dozzina di anni dalla fatidica data del 2000 Simenon non è solo un autore ancora letto ma è vivo, è ancora un affare editoriale. I suoi libri si vendono sempre, nuove edizioni si sommano a quelle che sono già un oggetto di caccia da parte dei bibiofili.
Insomma é uno scrittore che ci spiazza che ci porta a conoscere l'uomo nei suoi romanzi, che ci diverte e ci appassiona con il suo commissario Maigret, non scordiamolo, ha intrattenuto con circa duecento tra romanzi e racconti a milioni di lettori di romanzi popolari.
No, decisamente Simenon non è uno scrittore come un altro. 

giovedì 22 novembre 2012

SIMENON. SI PARLA ANCORA DI UN FILM-MAIGRET MADE IN USA


Le Nouvel Observateur riporta oggi la notizia che John Simenon, figlio di Georges, è negli Usa per conto della Commission du Film d'Ile-de-France per promuovere una probabile produzione di un film su Maigret che potrebbe vedere, perchè no(?) dietro la macchina da presa William Friedkin, regista che ama moltissimo il romanziere. La trasferta a Los Angeles di John, che ricordiamo è nato in America nel '49 (primo figlio avuto da Denyse, un anno prima di divorziare da Tigy e di sposarla) e vi ha vissuto i primi sei anni della sua vita, serve anche a rinfrescare la memoria dei romanzi del padre.
Negli anni americani tra l'altro fuorono adattati un paio di romanzi di Simenon: L'homme de la tour Eiffel girato da Burgess Meredith nel '49 e Le Fond de la Bouteille (1956) per la regia di Henry Hataway.
Insomma qualcosa si sta muovendo e in poche settimana si torna a parlare di questa probabilità ed è già un segno. A John Simenon poi va riconosciuto che in questo periodo è attivissimo nel rivitalizzare il corpus delle opere simenoniane.
E' impegnato su più fronti: costituire una società che raccolga in un unica società (con sede a Liegi) tutti diritti del padre, realizzare un museo permanente su Georges Simenon, sempre a Liegi, e operando anche sul web con l'apertura del sito ufficiale di Georges Simenon.  Niente di strano quindi che si dia da fare per una produzione di un altro film (per ora sono una sessantina) trattto da un romanzo del padre, soprattutto per il suo background specifico in altre produzioni cinematografiche (Star Wars, Alien...).

martedì 20 novembre 2012

SIMENON, PINTER... L'ESSENZIALITA' PASSA PER MAIGRET

L'intervento di oggi è proposto da una delle nostra attachées, Giovanna Ferraris. Si tratta di un breve ma interessante post su un elemento che lega la scrittura del romanziere e lo stile delle famose copertine mondadoriane del grande Pinter.


Roma - dalla nostra attachée Giovanna Ferraris - Mi è capitato tra le mani, un vecchio Maigret, edito da Mondadori nel 1975 che avevo già letto tempo fa' nell'edizione di Adelphi Maigret e l'affittacamere. Ero in una bancarella di libri malridotti e mischiati alla rinfusa... tre pezzi un euro. So benissimo che è molto difficile trovare dei Simenon usati in queste bancarelle di libri vecchi. Allora lesta, lesta, l'ho infilato tra un manuale di cucina dei Fratelli Mellita e un libro della Signora in Giallo, ho pagato e sono andata via di corsa. Mi sono disfatta dei due volumi superflui e appena comoda a casa, mi sono gustata, prima della rilettura, questa bellissima copertina di Ferènc Pinter. Oltre che un'appassionata del commissario, sono anche un'ammiratrice di Pinter, del suo modo di fissare gli attimi, della sua abilità nel portare l'attenzione su particolari a prima vista banali, ma in effetti molto significativi. Devo dire che amo di più le copertina del secondo periodo, quelle appunto meno disegnate, dove il tratto si fa più rarefatto, dove i due o tre particolari raccontano una storia completa. Anche questa nostante si vedano solo le bretelle di Maigret riflesse in uno specchio, un portaspazzolino da denti, un lavandino e la pipa poggiata sul bordo.
Pochi tratti, dominanza di due colori, il celeste intenso, e il bianco. Si capisce benissimo che Maigret, in maniche di camicia sta facendo pipì. Ma l'immagine è elegante e raffinata, perché essenziale. A Pinter bastano due colori e alcuni semplici tratti, per relizzare un capolavoro di copertina. E questo mi ha fatto pensare alla scrittura di Simenon. Linguaggio sintetico, frasi brevi, pochi aggettivi, dialoghi secchi. Ma questo gli bastava per creare una vicenda, dare spessore ai personaggi e farci ritrovare in un certo ambiente.
Essenziale. Essenziale come Pinter, o se si vuole, Pinter è l'illustratore giusto per Simenon, perchè essenziale come lui.
Questà è una delle qualità dell'arte. Dire tutto, con le sole parole che servono, non una virgola di più. Usare il disegno e il colore necessari, solo quelli indispensabili a creare un'opera figurativa completa e alla quale non si può togliere una pennellata o aggiungere un tratto. Chissà se Simenon e Pinter si sono conosciuti? Forse il nostro specialista Andrea Franco, o anche Maurizio Testa, lo potrebbero scoprire.

lunedì 19 novembre 2012

SIMENON E ROTH. QUANDO E' ORA DI SMETTERE DI SCRIVERE...

Ne scrivevamo proprio l'altro giorno. Simenon smise di scrivere a neanche settant'anni. Neanche si fà per dire, visto che aveva iniziato quasi una cinquantina di anni prima.
In questi giorni un'altro grande della letteratura, il romanziere americano Philp Roth ha fatto sapere che non avrebbe scritto più. Già, una delle punte di diamante della letteratura contemporanea, anche lui vicino ai settant'anni, conclude coscientemente e senza motivi condizionanti la sua attività. In realtà sembra che fossero un paio d'anni che stesse ponderando questa decisione, ma afferma di averci voluto pensare con calma e a fondo per vedere se non fosse una decisione affrettata e dettata da motivi contingenti. Adesso è ormai certo di non voler più scrivere e la notizia è diventata ufficiale.
In realtà somiglia alla decisione che Simenon prese nel settembre del 1972, quando si rese conto che il suo famoso état de roman non funzionava più, anche se fu più improvvisa ed istintiva e la comunicazione ufficiale avvenne in un'intervista (al "24 Heures di Losanna / Henry Charles Tauxe) solo qualche mese dopo, nel febbraio dell'anno successivo.
Oggi il quotidiano La Repubblica riporta un articolo del NewYork Times News Service, a firma di Charles McGrath, dove sono citate alcune affermazioni del romanziere americano. Il suo ultimo romanzo Nemesi, uscito nel 2010 ha chiuso un'attività iniziata nel '53 a ventisei anni, con il racconto Addio Columbus.
Certo tra i due c'è una generazione di mezzo. Quando Roth nasceva, Simenon aveva già completato la sua  prima serie dei Maigret e iniziava a scrivere dei romanzi. Quando morì Simenon, Roth era ormai uno scittore affermato con il famoso Lamento di Portnoy già scritto nel 1969 ed una ventina di titoli al suo attivo. Nei dieci anni che Simenon visse negli States (1945-1955), Roth era impegnato ancora negli studi.
In definitiva non possiamo dire che tra i due scrittori ci siano delle analogie, tranne questa coincidenza. Roth ha scritto storie più autobiografiche, Simenon raccontava la vita degli altri vista da dentro i personaggi. Roth è stato spesso rimproverato per la sua scrittura cruda e a volte scurrile, Simenon era controllato ed essenziale. Roth ha scritto di media un titolo l'anno, per Simenon sia va dai cinque/sei dei primi anni ai tre dell'ultimo periodo.
Però un cosa ci ha colpito. Su La Repubblica di oggi abbiamo letto "... So che non riuscirò più a scrivere bene come scrivevo prima. Non ho più la forza di sopportare la frustrazione. Scrivere è una frustrazione, una frustrazione quotidiana, per non parlare dell'umiliazione - spiega Roth - E' come il baseball: due terzi del tempo sabgli... Non ce la faccio più ad immaginare di passare altre giornate in cui scrivi cinque pagine e le butti via. Non ce la faccio più...".
La stanchezza, l'insicurezza di non riuscire più a tenere quel livello... Ci vengono in mente le parole di Simenon che abbiamo pubblicato qualche giorno fa' "... ho cercato sempre di semplificare, di raccogliere le mie impressioni, di sopprimere l'inutile, di eliminare l'aneddoto. Poi poco prima dei miei settant'anni ho avuto l'impressione che non fossi più capace di andare avanti senza danneggiare la mia salute e forse anche il mio equilibrio mentale... A settant'anni ho deciso di non scrivere più romanzi. In fondo per paura. Ho intuito confusamente quale prezzo avrei pagato per le mie opere future. Sapevo che continuare a creare dei personaggi, a sforzarmi a metterli sulla carta, costituiva una sorta di suicidio...(vedi il post relativo).

SIMENON. MAIGRET E IL CASO DEI SALSICCIOTTI A NOVEMBRE

Adolescenza in campagna. Gusto per le cose semplici. E anche in fatto di cibi il commissario Maigret sappiamo che e sue preferenze andavano per i piatti contadini o di origine rurale.
Oggi vogliamo fare un particolare incrocio, tra i gusti del commmissario, il mese di novembre, alcune inchieste scritte da Simenon e il famoso libro dell'altrettanto famoso cuoco francese Robert J. Courtin  Le cahier de recettes de madame Maigret (1974).
E qui, nella sezione dedicata agli Intermezzi lo chef parla di salsicciotti. Già, quelli tradizionali, preparati con il filo e le budella non tagliate. E prende spunto proprio da due inchieste Maigret et le voleur paresseux pubblicato nel novembre el 1961 Maigret et le client du samedi uscito l'anno successivo, sempre a novembre (entrambe edite da Presses de La Cité).
Nel primo caso cita una delle rituali richieste di Maigret su dove mangiare e cosa, durante lo svolgersi dell'inchiesta.
"... - Come si mangia al Petit-Saint Paul?
-...E' la padrona che cucina. Se le piacciono le salsicce non c'è niente di meglio in questa zona..."
Nell'indagine del '62 invece Courtin prende spunto da una scena tra il commissario e la moglie.
"...Egli mangiò il suo arrosto di vitello senza apetito. e sua moglie si domandò perché le dicesse tutto a un tratto: Domani preparerai dei salsicciotti...".
E allora vediamo come sono e soprattutto come si preparano questi salsicciotti che Maigret ama tanto (vengono citati anche in 'Maigret et le Fantome' e in 'Maigret e l'indicateur').
Courtin inizia citando la salsiccia di Troyes che è la più conosciuta, ma passa in rassegna anche altri tipi come ad esempio quelle di Vauvray, di Chantilly sur Loire, Aubagne... In Francia la scelta è ricca. Per cuocerle consiglia di bucare ogni salsiccia con la punta del coltello in una dozzina di punti. A questo punto vanno messe sulla griglia, aumentando pian piano la fiamma  in modo che la pelle diventi appena screpolata e dorata, facendo però atenzione a non bruciarla.
E di contorno? Manco a dirlo Maigret ama le patatine fritte, anche se il raffinato chef preferirebbe abbinare un legume che bilanci il grasso della salsiccia, ad esempio il crescione fatto in purea... un raffinatezza che non siamo sicuri che Maigret avrebbe apprezzato.
Vino semplice per un piatto semplice: del beaujolais.

sabato 17 novembre 2012

SIMENON, MONET. LA CHIAVE DEL SUO "MISTERO": E SE NON AVESSE SMESSO DI SCRIVERE?

Cosa si agitava nella mente di Simenon quando, scriveva in ètat de romans? E perché nel '72 quando stava per iniziare il suo romanzo Victor fu come se tutto si spegnesse. E quella repentina decisione. Non scrivere più. Nemmeno ripensarci, neanche provarci di nuovo. Perchè?
Qualche lume su questi bui e tormentosi quesiti ce li fornisce Simenon stesso in uno dei suoi Dictés (Le petits hommes - 1974 - Presses de La Cité) e più particolarmente in un passo in cui tratta di Monet e del proprio stupore-invidia per un artista che a settantacinque anni, per di più cieco da un occhio, si mise a dipingere Les Nymphéas... "...ammiro certamente Les Nimphéas. Ma lo amo davvero almeno quanto i quadri che l'hanno preceduto? Non sarà il riflesso di una mania, che definirei senile? Non è che le opere di un uomo che aveva brillato di un entusiasmo incontenibile, abbiano lasciato il passo all'opera di un uomo che poco a poco è diventato una sorta di teorico?..."
E qui la riflessione di Simenon sull'opera di Monet diventa autoriflessione e punta su sè stesso l'attenzione.
"...anche io per quasi cinquant'anni ho lavorato per realizzare un linguaggio impressionista, ho lasciato nascere i miei romanzi come se non mi appartenessero. Scaturivano dal mio essere più profondo, ma un essere che io non conoscevo. In altre parole nascevano da mio subconscio...".
Ma l'autoanalisi continua e continua anche questa sorta di parallelo con il pittore.
"...Come Monet ho cercato sempre di semplificare, di raccogliere le mie impressioni, di sopprimere l'inutile, di eliminare l'aneddoto. Poi poco prima dei miei settant'anni ho avuto l'impressione che non fossi più capace di andare avanti senza danneggiare la mia salute e forse anche il mio equilibrio mentale... - Simenon sta entrando nel cuore della decisione più importante della sua vita  - ...guardando Monet e Les Nimphéas ho fatto marcia indietro. A settant'anni ho deciso di non scrivere più romanzi. In fondo per paura. Ho intuito confusamente quale prezzo avrei pagato per le mie opere future. Sapevo che continuare a creare dei personaggi, a sforzarmi a metterli sulla carta, costitiuva una sorta di suicidio..."
Questa paura è un elemento che raramente è  presente nelle tante interpretazioni della sua fine come romanziere. E' un elemento così umano e che ci rende la fragilità di quella che invece veniva considerata una macchina da romanzi, collaudata, inarrestabile e prolifica. E invece...
"... in fondo può darsi che io abbia amato più la vita che la mia opera... Agli inizi ho scritto sei romanzi all'anno, poi quattro, poi tre. Ma siccome erano sempre più complessi, almeno dal mio punto di vista, mi corrrodevano poco a poco..."-
E alla fine di questa riflessone Simenon torna a parlare de Les Nimphéas e a riconsiderare le sue opinioni sul carattere senile dell'opera di Monet  "... probabilmente ho torto, d'altronde Les Nimphéas sono considerate universalmente come il capolavoro di Monet...Se è così, ho sbagliato a smettere. Forse sarei arrivato anch'io al capolavoro supremo....".

venerdì 16 novembre 2012

SIMENON. IN DIRETTA DALLA SUA CAMERA DI LOSANNA



A fine maggio del '75 il giornalista Yves Mourousiparla con Simenon dell'attualità, deil mondo e del suo mondo, i suoi oggetti, i suoi ricordi. L'intervista fu effettuata in occasione di un edizione speciale del giornale  dedicata a Simenon. Il video è come sempre di proprietà del l'I.N.A. (Institut Nationale de l'Audiovisuel) e ha una durata di circa dieci minuti.

giovedì 15 novembre 2012

SIMENON. SCORPIRE O CAPIRE? CRIMINAL MINDS COME MAIGRET?

Capire. Non c'è dubbio. A Maigret, e a Simenon quindi, interessa prima capire. Capire perchè quella certa persona ha compiuto quel delitto. Capire cosa l'ha spinto, cosa c'è sotto o meglio cosa c'é dietro a quell'uomo, quale situazione, quale mentalità, quale ambiente. Capire sì, ma Maigret è pur sempre un commissario di polizia giudiziara della brigata omicidi e deve anche scoprire. Scoprire e acciuffare il colpevole.
Non che questo gli interessi meno. Ma é la fase dell'indagine che viene da sé... quando uno ha capito. Conosce i meccanismi, sa dove mettere le mani, ha introiettato il suo modo di pensare, di agire e di reagire. Il sospettato diventa prevedibile e quindi scoprirlo è più facile. A quel punto, essendosi messo nei suoi panni, il commissario sa quale sarà la prossima mossa e anche catturarlo sarà più semplice.
Ecco il succo dei Maigret. Un poliziesco psicologico come è stato diverse volte definito, dove l'azione è ridotta al minimo indispensabile e dove gli spari e gli inseguimenti si contano in oltre cento, tra romanzi e racconti, sulle dita di una mano o poco più.
Ed è la rivoluzione che Simenon ha compiuto nel romanzo poliziesco degli anni trenta, almeno di quelli più popolari e di maggior successo. Non una mente sopraffina, quasi sovrumana. Nessuna performace fisica fuori del normale. Niente strumenti complicati e procedure scientifiche per scoprire prove e indizi.
Scrive il critico Pierre Assouline riferendosi a Maigret "...meno è professionale e più ci é vicino.Il poliziotto, come il romanziere, si interessano meno al criminale e più all'uomo che si nasconde dietro. La loro empatia è tale che ne fanno sovente un irresponsabile e ci portano a rendere scusabile il suo gesto fatale: invece di perseguire per 250 pagine un assassino fantasma, si scopre progressivamente il criminale e si viene portati pian piano ad ammettere la necessità psicologica del proprio gesto...".
Capirete quanto fosse poco digeribile, e forse anche poco comprensibile, ad un editore come Fayard (che inizialmente non voleva pubblicarlo) un'impostazione di questo tipo del genere poliziesco, con un protagonista quasi banale, ma con una costruzione complessa e articolata come questa, rispetto alle muscolose e eroiche gesta degli altri protagonisti dei polizieschi dell'epoca.
E poi questa metodica d'indagine a noi sembra moderna, molto moderna. Vicina ad esempio a quelle delle fiction televisive più raffinate. Prendete ad esempio Criminal Minds. Quanto le tecniche della famosa Unità di Analisi Comportamentale e dei loro profiler, a cominciare da Aaron "Hotch" Hotchner, somigliano a quelle di Maigret? E le conclusioni? Quanto sono davvero responsabili i serial killer più brutali che alla fine vengono catturati, proprio per essersi messi nella loro pelle e nella loro mente? 

mercoledì 14 novembre 2012

SIMENON. ADDIO AL "MOSTRO " DI EPALINGES?

                                       Foto by Le amis de Georges Simenon

Non che fosse una bellezza. Forse pratica per le personali esigenze di Simenon che se l'era fatta costruire su dei suoi disegni e affinchè fosse il massimo della funzionaità per sé e per la sua famiglia. Ma che non era un capolavoro di architettura non solo l'avevano dicharato molti professionisti del campo, ma l'avevano notato anche i suoi visitatori (che pure ne rimanevano impressionati) e coloro che passavano lì davanti.
Stiamo parlando della famosa villa di Epalinges finita di costruire alla fine del 1963 e dove lo scrittore visse fino al 1972.
Nemmeno dieci anni per l'unica casa che in tutta la vita si era fatto costruire. Addirittura dieci anni, per uno come lui che, fino ad allora, aveva cambiato in media un'abitazione ogni due anni.
La notizia è che sarà abbattuta. O per lo meno queste sono i progetti di chi ha acquistato, fin dal 2008 la villa, da tempo disabitata e poi occupata dai quelli che gli svizzeri chiamano gli splatter. L'acquirente è un italiano, l'uomo d'affari Luigi D'Amato che l'ha acquistata con il progetto di tirar su una serie di costruzioni a scopo abitativo. Un affare di 30 milioni di euro, escluso l'acquisto della villa e del terreno, e una sostanziale accettazione della popolazione e dell'aministrazione locale.
Alla notizia hanno dato un certo risalto le agenzie di stampa e la tv francesi, i quotidiani svizzeri e ovviamente internet, dove ha fatto subito il giro.
Quello che qui ci interessa non è tanto il fatto in sè. Certo quel decennio fisso sempre nella stessa casa fu un record per il romanziere, anche se a questa permanenza fece riscontro una  sorta di disgregazione della famiglia Simenon. Sono infatti gli anni in cui il distacco con la seconda moglie Denyse fu definitivo. Poi anche i figli, diventando grandi se andarono a vivere per lo più a Parigi o a studiare all'estero. Alla fine, se non fosse per Teresa, entrata  in casa Simenon come femme de chambre (consigliata dalla moglie di Arnoldo Mondadori) e diventata nel frattempo la sua compagna fino alla sua morte, sarebbe stato davvero solo. Ma comunque si senti ugualemnte talmente solo che decise, nel 1972, di metterla in vendita e trasferirsi in un appartamento all'ottavo piano di un condominio a Losanna. Anche da un punto di vista letterario gli anni passati a Epalinges significarono sedici Maigret e altrettanti romans-durs (ritmo blando per Simenon: poco più di tre titoli l'anno, ma é ormai nella decina tra i sessanta e i settanta), è anche il luogo dove si consumò il suo addio alla scrittura, dopo il blocco avuto con il romanzo mai nato, Victor
Insomma Epalinges non è certo una residenza dai gran bei ricordi, ma certo per gli appassionati simenoniani, benché criticabile nell'estetica, si trattava di un simbolo. Noi (che le abbiamo viste tutte e due) preferiamo ricordare Simenon nella sua ultima abitazione, in quella piccola "casa rosa" come la chiamava lui, quella al numero 12 di rue de Figuiers, con quel piccolo giardino e quel bellissimo cedro del libano che, con la sua maestosa chioma, sembrava voler proteggere lo scrittore quando si sedeva lì all'aperto.
E poi la casa di Simenon è ormai nelle milioni di case dove abitano milioni di lettori dei suoi libri, sparsi in tutto il mondo, che li conservano gelosamente e continuano tutt'oggi a leggerli e rileggerli.
Vedi Simenon. La villa bunker di Epalinges

martedì 13 novembre 2012

SIMENON A NOVEMBRE

Non è solamente uno dei suoi romanzi, Novembre (1969 - Presses de La Cité), ma costituisce una delle sue produzioni letterarie che rappresenta l'eccezione che conferma la regola. Lo spiega benissimo Simenon.
"... Novembre è uno dei rari romananzi che ho ripreso a scrivere dopo aver gettato il primo capitolo. Ho scritto il capitolo iniziale, ho sentito che non funzionava, che non sarei andato da nessuna parte, mi sono fermato. L'ho gettato nel cestino della carta. L'ho fatto in piccoli pezzi....".
Per una fuoriserie della scrittura come Simenon, bloccarsi al primo capitolo è davvero inusuale. Tutta la consueta preparazione, l'état de roman, le sue ore programmate, gli appunti sulle buste gialle... Niente. Verrebbe da dire: anche Simenon è un uomo e non può ogni volta fare centro, anzi così é più umano, addrittura più simpatico, meno superuomo delle letteratura...
E, a sentire quello che confida il romanziere in merito a questo episodio a De Fallois e Sigaux, l'anno successivo, viene quasi da compatirlo.
"... mi spuntarono due o tre grosse lacrime perché dicevo tra me e me ' E' definitivo, non sarò più capace di nulla'. E' assolutamente vero. Mi sono messo a cercare un altro soggetto. Avevo bisogno di scrivere, ma non trovavo nulla. Allora mi sono detto: e se invece di scrivere in terza persona vedendo il tutto dalla parte dei personaggi, a scrivere in prima persona fosse la ragazza, andrà tutto meglio. In effetti il romanzo andò avanti da solo. Come vedete a volte è soltanto una questione di tecnica...".
Simenon si conferma ancora un volta l'dentificazione con il protagonista, questo scrivere in prima persona cos'è se non mettersi quanto più possibile nella pelle dell'altro?  E' la storia di una famiglia povera e cupa, con un sfondo di vite grigie, di questioni di sesso tra padre e fliglio, della sparizione di una persona e di una ragazza protagonista che porta dentro di sé un terribile segreto, che le costerà la rinuncia alla sua vita, annullandosi nel tentaivo di salvare la famiglia.
Il dramma non può evidentemnte essere raccontato, ma va sottolineata la preponderanza delle figure femminili, ognuna delle quali segue un destino diverso: chi muore, chi rinuncia a tutto, chi si macchia di orrende colpe che la perseguiteranno per tutta la vita. Ancora una volta il maledetto destino si accanisce su gente povera, stronca delle vite che potrebbero riscattarsi e che, chi in un modo chi in un altro, tutti "passano la linea"... seguendo fino alle estreme conseguenze il proprio destino. 
Ancora una volta è la bravura di Simenon che ci fa entrare nella vita di tutti i giorni dei componenti di questo nucleo familiare che, pur vivendo letteralmente gomito a gomito, sanno poco o nulla dei loro familiari, tutti cercano di evadere da quella situazione, ma quando qualcuno sta per riuscirci, c'è un maledetto impiccio che lo riporta a fondo. E questa non è un'indagine del comissario simenoniano, non c'è nessun Maigret che possa in qualche modo "aggiustare i destini".   

lunedì 12 novembre 2012

SIMENON E QUANTI SCRITTORI... SIMENONIANI?

Qualche tempo fa in un blog ci siamo imbattutti nelle esternazioni di un certo Ulmo in merito alla sue opinioni su Georges Simenon. "Sono un appassionato di gialli e polizieschi da sempre - scrive Ulmo -  Adoro Agatha Christie, Andrea Camilleri, Arthur Conan Doyle, John Connolly, John Grisham e altri... ma detesto profondamente lo stile di Simenon (che trovo tremendamente piatto e noioso) e la sua "creatura", il commissario Maigret (probabilmente la persona che più odierei se mi ci dovessi imbattere)... Insomma quest'Ulmo aveva (e probabilemente le avrà ancora) molto chiare le sue idee su Simenon. Evidentemente non possiamo essere d'accordo con lui, ma rispettiamo la sua opinione, anche se è universalmente ormai riconosciuto che la statura letteraria di Simenon è ben più elelvata degli scrittori che vengono citati.
Ma i gusti, si sa, sono gusti e non possono essere criticati.
Anche perchè d'altra parte c'è la critica che evidenzia come nei personaggi di vari autori sia rintracciabile una certa influenza e/o somiglianza con lo stile, con i personaggi e il tipo di storie di Simenon. Oppure sono gli autori stessi a rivendicare il loro debito, come scrittori, nei confronti di Simenon. Si spingono a volte aldilà della semplice ammirazione e, in modo più o meno dichiarato, rivendicano a vario titolo una vena simenoniana. E cominciano a non essere pochi e, a volte a nostro avviso, raramente a proposito. Così siamo andati a vedere quello che negli ultimi tempi (e non solo) è stato scritto o dichiarato in tal senso. Qui di seguito, citiamo solo qualcuno tra i vari esempi che si potrebbero elencare, alcuni tratti da articoli, altri da dichiarazioni.
  
Corriere della Sera -  A proposito di Roberto Costantini e del suo libro Alle Radici del Male (9 novembre - Francesca Visentin) si legge "... grandi passioni e conflitti, i protagonisti sono tratteggiati con dettagli anche introspettivi e psicologici, un po’ come nei libri di Simenon, dice lo scrittore..."

La Repubblica -  Giancaro De Cataldo scrivendo del romanzo Ischia di Gianni Mura, cita il protagonista Jules René Magrite "... all'eroe di Simenon lo accostano la mole massiccia, i baffi (che però qui a un certo punto subiranno una sorta di sacrificio rituale), una certa scontrosa e riflessiva bonomia che ne fa una riuscita sintesi fra il duro Jean Gabin e il più rassicurante Gino Cervi..."

Ansa - Presentando La preda di Irene Nemirovsky in una nota (Paolo Pietroni - 8 novembre) ricorda che i protagonisti "... vivono giornate senza speranza e coltivano ambizioni sbagliate senza sentimenti e con visioni utilitaristiche, sino a un finale di fallimento e miseria morale, anche i personaggi di certi romanzi della Nemirovsky stessa (e a questo proposito, per spiegarsi, qualcuno fa il nome di Simenon)...".

Contrepoints - Xavier Vic, commentando "14" di Jean Echenoz, dice tra l'altro  "...E' bella questa scena che apre il libro, su questa Vandea nel mese di agosto, questa Francia semplice e provinciale: questi giri in bicicletta, questo personaggio uscito da un romanzo di Simenon..."  ,

Oregon Live - Barabara Tom, recensendo il romanzo The Twenty-Year Death di Ariel S. Winter, sottolinea come la storia "... imbocca lo spirito di Georges Simenon, l'autore belga della serie francese del commissario Maigret..."

Tutti i colori del giallo - Dall'intervista di Luca Crovi a John Banville:
 L.C. - Molti l’hanno definita il Simenon d’Irlanda? Trova calzante questa definizione e quanto si sente affine allo scrittore belga?
J.B. - Sono stato definito il Simenon di Irlanda? Ne sono lusingato. Ma non potrei mai raggiungere l’economia e l’immediatezza del suo stile, che sono le grandi doti di Simenon come scrittore. È in grado di impostare un’intera scena nello spazio di un paio di righe, che è un dono magico e il segno del suo genio. Mi sento vicino a lui come temperamento, intendo artisticamente. Egli è estremamente realistico, lucido, spassionato e disincantato, qualità a cui aspiro nei miei libri noir...

Sherlock Magazine - Pietro de Palma ci parla di Stanislas André Steeman. "... Chi si ricorda oggigiorno di Stanislas André Steeman? Pochi. Eppure un tempo fu assai famoso e, nel corso degli anni, in Italia sono stati pubblicati parecchi suoi romanzi. Fu paragonato addirittura a Simenon, di cui condivideva l’origine vallone, e chiamato il Simenon belga...".
 
Corriere della Sera - Antonio Troiano scrivendo di Renato Olivieri - "...E i personaggi che popolano le pagine di Olivieri Ambrosio vengono da un mondo di uomini soli, emarginati e sconfitti.
"Ho sempre letto i grandi scrittori di gialli, ma il mio vero maestro - precisa Olivieri - é stato Georges Simenon. L' ho amato e lo amo moltissimo, e devo dire che pochi sono in grado di raccontare le cose come lui sa fare. Confesso che quando Simenon dice "sta piovendo", a me viene da prendere l' ombrello. Di Simenon amo la straordinaria capacita' di raccontare, di trasmettere sensazioni, odori, emozioni. E' un maestro insuperabile...".

E ancora...

Gianrico Carofiglio, magistrato e fortunato artefice del legal thriller all’italiana con i romanzi, editi da Sellerio, che hanno per protagonista l’avvocato Guido Guerrieri, ha dichiarato il proprio debito nei confronti, soprattutto, della scrittura di Simenon e dei romanzi che non hanno Maigret come protagonista.

Andrea Camilleri ha tra l'altro affermato: ...oltretutto a Maigret devo anche la mia tecnica di scrittore, che è la stessa di Simenon...".

Henning Mankell, autore della serie dell'ispettore Kurt Wallander,  è stato considerato a livello internazionale l'erede di Simenon per la maestria che mostra nel restituire le atmosfere della provincia svedese.

domenica 11 novembre 2012

SIMENON. RUE PIGALLE, PRIMO SE TASCABILE

Rue Pigalle avanza e conquista la prima posizione nelle classifiche di TuttoLibri de La Stampa (Nielsen Bookscan 10/11/12) e de La Repubblica Cult (Eurisko 11/11/12) nelle rispettive sezioni Tascabili. ma si affaccia anche nella classifica Narrativa Straniera de La Lettura del Corriere della Sera (Nielesen Bookscan 11/11/12) dove lo ritroviamo alla nona posizione.
Per quanto riguarda la vendita su internet, IBS lo segnala al 17° tra i 100 più venduti. Niente da dire sul versante ebook, dal momento che questo titolo è per ora disponibile solo in versione cartacea.
Per chi non l'avesse notato, proprio in versione ebook, sono disponibili invece le inchieste del commissario Maigret dal n° 36 al 40 (Maigret e l'affittacamere - L'amica della signora Maigret - Maigret e la Stangona - Maigret, Lognon e i gangster - La rivoltella di Maigret) al prezzo di 19,99 euro.

sabato 10 novembre 2012

SIMENON: OPERE E DOCUMENTI... TUTTI INSIEME

Nei primi di novembre del 1977, grazie alla donazione di Simenon dei suoi manoscritti e dei suoi archivi, e all'ospitalità e all'organizzazione dell'Università di Liegi, voluta dal professor Louis Piron, nasce presso la biblioteca il Fonds Georges Simenon. E' una tappa fondamentale per la costruzione di una docmentazione sull'opera dello scrittore, un primo punto di riferimento per ricercatori, studiosi e critici, e dove inizia un'importante opera di conservazione e catalogazione non solo degli scritti del romanziere, ma anche di tutto le opere a lui dedicate.
Ne fà direttamente cenno, lo stesso Simenon in uno dei suoi Dictés, A l'abri de notre arbre ( Presses de La Cité -1977). "...ho ricevuto una lettera da Liegi che mi ha riempito di gioia, lo ammetto. Era un po' che mi domandavo che cose ne sarebbe stato dei miei manoscritti, dei nastri registrati, delle mie interviste alla radio e alla televisione, etc... La soluzione infine è arrivata. Certo esiste un 'Fonds Simenon' alla biblioteca di Leningrado, ma si tratta di uno solo dei miei manoscritti originali. Tutti gli altri andranno all'Università di Liegi che sta creando, in accordo con il rettore e varie personalità, un 'Centro Studi Georges Simenon'...conterrà tutti i documenti che mi riguardano e non correrò così il rischio di vedere un giorno i miei manoscritti venduti ad un asta pubblica...".
Già, dopo tanto scrivere, per circa cinquant'anni, era comprensibile che tutta quella mole di documenti trovassero una collocazione, per così dire, istituzionale (oggi curata da
"...non è un mero orgoglio personale che mi anima. E' la soddisfazione di sapere che tutto il lavoro.... si ritroverà a disposizione di coloro che sono interessati, nella mia città natale...".
Questa opera oggi è continuata dal figlio John che, come abbiamo già illustrato il 14 aprile in Simenon. Dove andranno a finire i suoi diritti, sta cercando da una parte di riunire tutti i diritti letterari, cinematografici, televisivi e di altro tipo in una società unica che avrà sede proprio a Liegi e dall'altra sta cercando di realizzare un museo permanente a Liegi dedicato alla figura del padre (v. Simenon. 2015, un museo permanente a Liegi), oltre ad aver messo on-line il primo sito ufficiale di Georges Simenon.

giovedì 8 novembre 2012

SIMENON: SOSTIENE TIGY...

"... adesso si tratta di far accettare a Fayard, la sua idea della collezione poliziesca Maigret, di cui propone la presentazione, la copertina e il prezzo di sei franchi."
E' Tigy, la prima moglie di Georges che racconta il retroscena della nascità editoriale del personaggio Maigret e lo fa con uno stile più stringato e asciutto di quello del marito. Quasi telegrafico. Lo troviamo nel libro Souvenirs curato per Gallimard dalla nipote Diane (figlia di Marc) che ha raccolto e ordinato anno per anno diari, riflessioni, ricordi.
Siamo nel 1930 ".... Fayard ha firmato il contratto, ma prevede un fallimento. Il fatto è che Georges ha preso degli acconti non da poco su dei romanzi popolari. Adesso Fayard vuole quelle copie da vendere per rientrare del denaro sborsato..."
Simenon era di avviso contrario e avrebbe vouluto saldare il debito con le rendite di Maigret. Ma forse perché non credeva che da quel commissario sarebbero arrivati dei guadagni e forse perchè era indisipettito per aver infine ceduto alla proposta di Simenon per quello strapalato detective, che sarebbe dovuto uscire addirittura una volta al mese... Insomma pretese dallo scrittore che portasse a termine il numero di romanzi popolari pattuiti. La cifra di cui si discute non sono  proprio bruscolini, si tratta di 30.000 euro. Il ragionamenento di Simenon è che un capitolo di Maigret sarebbe costato molto più di ventimila righe di un romanzo popolare e il rimborso per Fayrad sarebbe stato più rapido. Ma l'editore da quella parte non ci sentiva, non voleva pasticci: prima chiudere il conto con i popolari e poi aprire il capitolo Maigret.
Simenon era furioso.
"... partiamo per Concarneau. Villa Le Roches Blanches - è ancora Tiy che ricorda -  Venti pagine dattilografate al giorno é un record. Ma Georges se l'é legata a un dito..."
E' un lavoro massacrante quello cui si sottopone lo scrittore. Altre fonti parlano sempre del suo ritiro a Concarneau, ma sarebbe stata non una villa, ma una baracca nella vicina Finistère, dove avrebbe scritto durante i tre mesi di permanenza non venti, ma addirittura ottanta pagine ad una media di undici ore al giorno.
Di quel periodo Simenon racconta che comunque "... Maigret viveva in me e lo vedevo come un personaggio in carne ed ossa, conoscevo il suono  della sua voce...la sua fgura fino alla punte della scarpe.Mentre io scrivevo furiosamente, lui era lì che fumava la sua pipa aspettando. Avevamo fiducia tutti e due..."
Conclude Tigy descrivendo la festa del lancio.
"...una grande festa alla Boule Blache, una boite notturna a Montparnasse: Le Bal Antropométrique. Sala decorata da Paul Colin, Don e Vertès. La Parigi che conta è invitata tutta. E' un successo. All'entrata ciascuno deve compilare una vera scheda antropometrica. Damia (una star dell'epoca) firma con le sue labbra rosse. Georges Sim, che ha ripreso il suo nome di Simenon, scrive dediche a tutto spiano. Molti articoli sui giornali...".

mercoledì 7 novembre 2012

SIMENON... AVREBBE VOTATO OBAMA?


Oggi era d'obbligo. Le agenzie di stampa americane stanotte hanno battutto la notizia che ormai Obama ha vinto le elezioni per il suo secondo mandato. Ovviamente come tutte le elezioni, ha creato dei felici e degli scontenti anche se il momento mondiale poco felice (per usare un eufemismo) sta invece creando ovunque molto scontento.
Obama sarà felice di aver riconfermato il suo mandato, ma si ritrova per le mani la patata bollente della crisi economica e sociale per i prossimi quattro anni che rischiano di essere quelli più difficili.
Questo fatto si aggacia un po' anche alla vita di Simenon che visse ben dieci anni in Usa, anche se sappiamo che non prese mai la cittadinanza statunitense (arrivò ad essere un "residente permanente") e quindi non votò mai. Quando arrivò lui nel '45 erano appena sei mesi che si era insediato il democratico Henry Truman, che passò alla storia per il primo drammatico bombardamento nucleare a Hiroshima e Nagasaki, per l'inizio della guerra fredda con l'Urss, ma anche per il piano Marshall, notevoli aiuti all'Europa per contribuire a risollaversi dalle macerie del conflitto. Nel '53, mentre Simenon era a Shadow Rock Farm, la sua fattoria vicino Lakeville (Connecticut) aveva da poco terminato la stesura di un'inchiesta del suo commissario, Maigret a peur, fu eletto un presidente repubblicano  detto "Ike", che pure continuò il New Deal intrapreso dal predecessore democratico di Truman, Roosvelt, per superare la crisi economica dei primi anni '30. L'elezione precedette di poco la nascita del suo terzo figlio, l'unica femmina, Marie-Jo, molto affezionata al padre, ma che morirà suicida a Parigi a solo venticinque anni.
Simenon tornò definitivamente in Europa nel marzo del '55 e quindi visse solo i primi due anni di presidenza Eisenhower e fu testimone del periodo del maccartismo con la caccia ai comunisti d'America, ai loro sostenitori e simpatizzanti. Questo è il razzismo erano due elementi della libera e democratica America, che lo vedevano nettamente contrario, come era stato decisamente contro le prove delle bombe atomiche nelle isole del Pacifico che Truman aveva incoraggiato.
Quella del titolo è decisamente un domanda provocatoria. Intanto crediamo che Simenon non avrebbe votato. Questo però non significa che non avesse delle sue convinzioni, non tanto in stretto senso elettorale, ma in termini politici più ampi. Ovviamente siamo quasi a sett'anni da quel periodo e l'America di oggi non è quella di ieri, i democratici e i repubblicani non sono obiettivamente comparabili a quelli dell'epoca.
Certo la storia molto americana del self-made man, addirittura di colore, che diventa presidente (anche sfrondato da tutti i luoghi comuni e le semplificazioni del caso) anche simbolo del superamento di quel razzismo, cosi radicato nella mentalità americana (anche se le radici non sono state ancora estirpate del tutto), molto probabilmente sarebbe piaciuta a Simenon. E anche quel programma di Obama che si occupa più dell'uomo comune e dei suoi problemi di salute, che non dei banchieri, avrebbe trovato il romanziere più che d'accordo.
Da qui però a concludere che avrebbe votato Obama ce ne corre e molto. Ma certo alcune affinità culturali e convinzioni sociali, avrebbero potuto far pendere l'ago della bilancia più per Obama che non per Romney. Ma questo nel suo intimo, senza certo andare a sostenere in giro la causain cui credeva e tanto meno (se ne avesse avuto diritto), ad andare ad infilare la scheda nell'urna del candidato democratco. Magari sarebbe rimasto a casa a guardare i risultate in televisione e, in cuor suo, avrebbe gioito per l'elezione del meno lontano dalle sue convinzioni (anche perchè lo sfidante è un ricco e milionario e Simenon, anche se molto ricco anche lui, non aveva affatto simpatia per quel tipo di gente).

martedì 6 novembre 2012

SIMENON CELEBRATO AL "THE REMAKES MARKET" DI LOS ANGELES

L'edizione  2012 aprirà i battenti a Los Angeles giovedì prossimo. Si tratta del The Remakes Market, la manifestazione dedicata al commercio dei diritti per l'adattamento, a livello internazionale, di opere, classiche e moderne, per il cinema, per la televisioneper la letteraturaper la graphic novel, ma anche per i testi giornalistici e i documentari.
All'avvenimento ha dedicato spazio anche l'ultimo numero del settimanale Variety che riporta come, nell'edizone di quest'anno (8-9 novembre), sarà celebrata la figura di Georges Simenon, dai cui romanzi, come ormai saprete, sono state tratte oltre 60 opere cinematografiche.
"La maggior parte dei personaggi di mio padre costituiscono un elemento molto adatto per il cinema - ha dichiarato il figlio John Simenon, che si occupa di diritti del padre romaziere.L'omaggio a Simenon sarà promosso, nell'
Hotel "W" a Hollywood, da Basic Lead, il gruppo di comunicazione che organizza The Remakes Market e dall'Ile de France Film Commission, che mira ad attirare i registi statunitensi in Fancia per le prossime produzioni e in particolare a Parigi, set ideale per eventuali adattamenti dei romanzi di Simenon.Il direttore esecutivo della Ile de France Film Commission, Olivier René Veillon, ha commentato "Parigi non è solo la cornice, ma il personaggio più misterioso dei romanzi di Simenon".
Il tributo a Simenon non poteva cadere in un momento più propiziovisto che
il fondatore del festival, Patrick  Jucaud, ha comunicato che la casa editrice Penguin alla fine dell'anno pubblicherà i romanzi delle inchieste di Maigret, tradotte in inglese per il mercato degli Stati Uniti.
Insomma dopo la Spagna quindi anche negli Stati Uniti riparte la pubblicazione della serie di Maigret che conferma ancora, e in ogni parte del mondo, la sua sorprendente attualità. 
Questa ripresa della visibilità di Simenon, dei suoi romanzi, delle sue riduzioni cinematografiche e televisive anche sul mercato statunitense è di una particolare rilevanza, specialmente perchè questo svolge una funzione di traino che esercita poi sugli altri paesi. E al The Remakes Market gli operatori di imprese mediatiche arriverano da varie parti del mondo. Una platea che si ritroverà a celebrare un autore come Simenon e un personaggio come Maigret che ormai da quasi un secolo stimolano la curiosità, l'interesse e la passione di tanta gente in tutto il mondo.

lunedì 5 novembre 2012

SIMENON RACCONTATO PER SCHEMI E GRAFICI

Gli angoli di osservazione dell'uomo per Simenon erano tantissimi. Qui vogliamo però limitarci a due sole, che partono da sue definizioni.
L'uomo orizzontale  "... è come dire l'uomo in tutto il mondo...".
L'uomo verticale "...sta a simbolizzare i diversi strati sociali... ".
Bene queste due definizioni, uscite nel 1982 da un'intervista con Maurice Piron  e Robert Sacré, sono una specie di piano cartesiano con tanto di ascisse e ordinate.
Incrociando l'orizzontale con il verticale si potrebbe addirittura creare una mappa infografica (ci mettiamo anche a copiare quelle che pubblica settimanalmente l'inserto "La Lettura" del "Corriere della Sera"...!) che racchiuda un po' tutto l'universo simenoniano. E così, pian piano ci è venuta l'dea di tentare una sfida in un campo assolutamente nuovo per noi, ma che a nostro avviso, nelle sue versioni professionali (non certo in quella che, quasi per divertimento, vi sottoponiamo) potrebbe essere un modo futuro per descrivere e informare su argomenti vasti e complessi, offrendo visuali panoramiche e dettagli importanti attraverso grafici, schemi, diagrammi, etc...Speriamo che l'esperimento non sia un crash e confidiamo nella vostra comprensione.


Cliccare una sola volta sul grafico per ottenere una versione ingrandita.

domenica 4 novembre 2012

SIMENON "RACCONTA" MAIGRET

Prima o tra le prime presentazioni. E' uscita ieri sulle pagine di TuttoLibri de La Stampa, a firma Bruno Quaranta.
Si tratta della prima raccolta di quei racconti che Georges Simenon scrisse a partire dai primi anni trenta e che si affiancavano ai romanzi delle inchieste del commissario Maigret.
Adesso inizia a riproporceli Adelphi che ha ormai pubblicato tutti i romanzi del celebre commissario e li propone al pubblico di appassionati che, come abbiamo già detto ieri, gli ha garantito anche questa volta un bell'esordio nelle classifiche.
Bruno Quaranta sottolinea nelle righe di presentazione di come, per questa prima raccolta, la solita fotografia d'autore e d'atmosfera sulla copertina gialla sia stata sostituita da un disegno.
Si tratta infatti di un particolare di una locandina di uno dei tanti film tratti dai romanzi di Simenon, Maigret dirige l'enquete (diretto da Stanley Cordier e uscito nel 1956).
Il quotidiano torinese ha sempre un occhio attento e sensibile alle opere di Georges Simenon ed è spesso un passo avanti agli altri nelle presentazioni e nella segnalazioni delle sue novità.
Chi l'avesse perso, dovrà attendere qualche giorno e poi protrà ritrovarlo anche sul web. Seguite la nostra rassegna stampa, perché ovviamente lo segnaleremo tempestivamente.

sabato 3 novembre 2012

SIMENON. MAIGRET RISPUNTA NELLE CLASSIFICHE... AL SECONDO POSTO


Nemmeno due settimane. In alcune zone d'Italia forse meno. Da tanto è apparso nelle librerie Rue Pigalle e altri racconti, il primo volume delle inchieste del commissario Maigret che non sia un romanzo. Adelphi ha infatti esaturito la pubblicazione di tutti i romanzi con Maigret e il signor Charles prima dell'estate ed ora va avanti mettendo insieme i racconti (nove per la precisione in questa prima raccolta- vedi Maigret continua Pigalle con i racconti e Ancora sul nuovo Maigret Rue Pigalle) scritti diverse volte da Simenon per dei giornali e poi spesso ripubblicati in un volume.
Pochi giorni dunque ed eccolo spuntare nella cassifica di Nielsen Bookscan elaborata per il TuttoLibri abbinato al quotidiano La Stampa di oggi. L'esordio in classifica avviene nella sezione Tascabili (prezzo 10 euro) piazzandosi al secondo posto.
Un partenza a razzo quindi, come d'altronde Maigret ci ha abituato. Gli appassionati, a digiuno da giugno, appena la notizia si é saputa sono evidentemente corsi in libreria e questo è il risutato. Queste nostre note rischiano di essere monotone, sempre a raccontare di classifiche lunsinghiere  e sempre facendo notare che (anche in questo caso) si tratta di racconti scritti negli anni '30 /'40, cioè quasi ottant'anni fa'. E come al solito ci ritroviamo a commentare: quanti scrittori possono vantare una longevità letteraria di questo tipo abbinata per di più ad un successo commerciale che si ripete ad ogni uscita?

AGGIORNAMENTO AL 04/11/2012
Sulla stampa domenicale (4 novembre) abbiamo una conferma del bell'esordio di Rue Pigalle e altri racconti. Infatti sull'inserto La Lettura del Corriere della Sera  lo troviamo al 9° posto della Narrativa straniera. Invece sulla classifica sempre pubblicata da La Repubblica lo traviamo piazzato al secondo posto della sezione Tascabili.

giovedì 1 novembre 2012

SIMENON, UN RICCO SPENDACCIONE PER... NON ESSERE RICCO

Siamo nel 1931. L'era Maigret è appena iniziata, come pure quella della trasposizione delle sue storie sul grande schermo. Simenon continua a pubblicare ancora dei romanzi popolari, articoli per i quotidiani, racconti per i settimanali. Scrive tanto e guadagna tanto. In quell'anno, ad appena 28 anni, a dar fede alle cifre che giravano, lo scrittore avrebbe guadagnato circa 300.000 franchi. A sentire invece le sue dichiarazioni ai giornali, i suoi guadagni sarebbero stati addirittura il doppio.
Tre o seicentomila franchi fà certo la differenza, ma si tratta comunque di cifre decisamente ragguardevoli per chi, appena nove anni prima, era uno sconosciuto, arrivato a Parigi senza un soldo e solo con tante speranze.
D'altronde non si può dire che in quegli anni sia stato con le mani in mano. Sentiamo quello che dice lui stesso in proposito "... ho 28 anni. Fino all'anno scorso ho fatto un mestiere assai strano, nel senso che ho 'fabbricato' (é il termine letteralmente usato da Simenon) romanzi alla media di uno ogni tre giorni. Ovviamante si trattava di romanzi popolari, romanzi d'amore, d'avventura, racconti di tutti i tipi, pubblicati con una quindicina di pseudonimi differenti...".
Già, ovviamente era letteratura popolare, ma siamo comunque nell'ambito di una situazione più unica che rara. Era inevitabile che si parlasse già del fenomeno Simenon, dove il termine fenomeno non aveva sempre un'accezione positiva.
"... non ho fatto tutto questo per piacere. Non l'ho fatto nemmeno per necessità, volevo soltanto, prima di mettermi a scrivere più seriamente - spiega Simenon - guadagnare abbastanza per girare e conoscere il mondo in condizioni soddisfacenti...".
Insomma il denaro al servizio della sua priorità assoluta: la scrittura. Però va ricordato che già in questo periodo il suo trend di vita era già molto alto e dispendioso. Le cifre prima citate quindi non sono affatto improbabili. D'altronde il rapporto di Simenon con il denaro é sempre stato vario.
"... fin da quando ho iniziato ho voluto guadagnare denaro per liberarmi di certe inquietudini e soprattutto per non doverlo contare. Comprare senza sapere il prezzo. Vivere senza sapere quanto costa la vita. Era, già da bambino, il mio sogno, in una famiglia in cui invece lo si contava sempre dalla mattina alla sera...". In un primo tempo quindi lauti guadagni come antidoto a quella paura di tornare povero, quella sorta di sindrome del clochard che, per motivi diversi, ritroveremo poi nei suoi romanzi.
"... dicevo sempre che il denaro non é altro che l'uomo in conserva, perchè quel denaro rappresenta soprattutto tante ore di lavoro.. dei giorni, dei mesi di vite umane. E si dovrebbe rinchiudere in una cassaforte tutto questo che in fondo rappresenta la vita... Questo mi avrebbe fatto orrore. Al punto tale che spesso mi é successo di fare degli acquisti folli per ritrovarmi senza soldi ed essere costretto a lavorare. Mi fa orrore il sistema capitalistco. Credo sia odioso che il denaro frutti altro denaro...".
Simenon quindi anche anti-capitalista, ma ricco. La verità é che con tutta la sua attività, il suo talento e i suoi successi, tra vendite dei libri, cessioni di diritti al cinema, percentuali sulle traduzioni in tutto il mondo, c'era fiume di soldi prendeva la direzione di casa Simenon con una facilità impressionante.
Ma come abbiamo sentito, come facilmente entrava, altrettanto facilmente usciva.