mercoledì 15 maggio 2013

SIMENON. MAGGIO, IL MESE DEI... MAIGRET SULLO SCHERMO

Per gli italiani, si sa, quando viene chiesto di citare un attore che ha interpretato Maigret, il primo (e spesso unico nome) che pronunciano è quello di Gino Cervi, attore televisivo che a metà degli anni '60 spopolò con la sua interpretazione del commissario negli scenggiati Rai. Ma se stringiamo il campo ad una fascia di maigrettiani più informata, il secondo nome che viene fatto è quello di Jean Gabin, per tre volte Maigret sul grande schermo (e altre volte interprete di film tratti da romanzi di Simenon).
Cervi e Gabin, due attori molto diversi dunque, ma legati dalla data di nascita. Il primo nato il 3 maggio del 1901 e l'altro il 17 maggio 1904 (scomparsi poi ad un paio di anni di distanza, il primo nel '74 e il secondo nel '76).
Più legato al teatro e in seguito anche alla televisione, Cervi ebbe però un gran sucesso di pubblico anche al cinema (sia in Italia che in Francia) grazie alla serie di Don Camillo e l'onorevole Peppone in coppia con l'attore francese Fernandel. E poi non va dimenticata, anche se non ebbe altrettanto successo, la produzione cinematografica di Maigret a Pigalle (1966 - Landi)
Decisamente cinematografico invece Jean Gabin, grandissimo attore francese, che durante la seconda guerra mondiale si spostò negli Stati Uniti, partecipando anche a delle produzioni hollywoodiane. Nella sua ricca filmografia (ben 95 pellicole), trovano spazio ben dieci titoli tratti dai romanzi simenoniani.
Tre come dicevamo, sono i Maigret portati sullo schermo da Gabin, Maigret tend un piège (Delannoy - 1958), Maigret et l'affaire Saint-Fiacre (Delannoy - 1959) e Maigret voit rouge (Grangier -1963).
L'anno successivo debuttano in Italia gli sceneggiati Rai interpretati d Gino Cervi, regia di Mario Landi (alla sceneggiatura anche Diego Fabbri) e delegato alla produzione Andrea Camilleri. Saranno sedici adattamenti, in 35 puntate che andranno in onda raggruppati in quattro serie dal '64 al '72.
I due interpreti di Maigret, sia pur contemporanei, ed entrambe spesso impegnati in produzioni italo-francesi, non ci risulta che recitarono mai insieme.
Due icone per noi italiani, (una cinematografica, e l'altra televisiva), con una diversa impostazione recitativa, più teatrale quella di Cervi, più "americana" quella di Gabin (i suoi Maigret sono tutti successivi al suo soggiorno negli Usa), ma entrambe con una presenza scenica notevole, di quelle che catalizzano l'attenzione. Per Gabin addirittura il suo appeal sulla scena era così forte che Jacques Prevert disse di lui: "...è sempre lo stesso / è sempre uguale, sempre Gabin / sempre qualcuno...". Simenon invece scherzando aveva detto che, da quando aveva visto i film con Gabin interpete di Maigret, ogni volta che si metteva a scrive un'inchiesta del commissario lo immaginava con la faccia dell'attore e scherzava: "....Non vorrei che prima o poi mi venisse a chiedere i diritti per l'immagine!...".

lunedì 13 maggio 2013

SIMENON. CLASSIFICHE E POSIZIONI DELLA LOCANDA

Nel nostro sintetico rendiconto settimanale dell'ultimo Maigret uscito, iniziamo da TuttoLibri de La Stampa di sabato che vede il titolo di Simenon fare il salto dalla "Tascabile" alla classifica dei "Top Ten", dove si affaccia al 10° posto. Invece su La Lettura del Corriere della Sera di domenica il nostro rimane nella sezione "Narrativa Straniera", occupando l'11a posizione. Per quanto riguarda la vendita on-line La Locanda degli annegati nella classifica di I.B.S si piazza al decimo posto. Su Amazon, dopo venti giorni nella top-ten, lo ritroviamo al 49 posto. Sulla piattaforma di vendita on-line di Feltrinelli.it è addirittura in quarta posizione. Finiamo in bellezza con il 2° posto dove si piazza nella classifica della Rizzoli on-line.

domenica 12 maggio 2013

SIMENON - GLI SMERALDI DEL LAGO LEMANO / 2

Seconda parte della short-story del weekend. Maigret che deve andare a Roma a incontrare Gino, un suo... amico, ma un'imprevista sosta a Losanna lo piomba nel bel mezzo di un'idagine su un delitto e su un furto di smeraldi... E ora viene il bello... Il racconto come abbiamo detto ieri nella presentazzione  è di Murielle Wenger che i nostri lettori conoscono molto bene come nostra affezionata attachèe. Oggi la seconda e ultima parte della storia... Buona lettura e ricordiamo a tutti coloro che volessero scrivere un racconto  per "...magari come Simenon!" possono indirizzarlo a
simenon.simenon@temateam.com







GLI SMERALDI DEL LAGO LEMANO

di Murielle Wenger

 

La signora Maigret si era già sistemata nello scompartimento, mentre suo marito stava per salire a sua volta, dopo aver svuotato la pipa con dei colpetti contro la porta del treno.
Improvvisamente si sentì chiamare: era Bornand, che correva lungo la banchina. La signora Maigret, che aveva visto il marito che non saliva sul treno, gli disse sporgendosi dalla finestra:
- Che stai facendo? Dai, il treno partirà presto! Bornand correndo aveva raggiunto il commissario. Senza fiato,l'aveva salutato:
- Maigret! Aspetta! Ci sono novità!La signora Maigret aveva già capito. Sospirando, uscì nel corridoio, e passò le borse al marito.
- Che stai facendo? - chiese lui.
- Credo che rimarremo qui, giusto?
Maigret si rivolse a Bornand, che aveva un aspetto quasi implorante. Mentre il commissario aveva preso i bagagli dalle mani della moglie, l'aiutò a scendere i gradini, poi tutti e tre si diressero verso l'uscita. Bornand li portò nella sua auto a velocità sostenuta fino al Beau-Rivage. Lungo la strada, spiegò cosa era successo: aveva incaricato un ispettore di andare ancora una volta interrogare Jeanne Sonais. Voleva capire se sapesse qualcosa di più sul rapporto tra la contessa P ... e il giovane svedese. Ma, quando era arrivato, l'addetto alla reception del Beau-Rivage, gli ha detto che Jeanne era sparita.
- Come, è partita? - chiese l'ispettore, al quale fu risposto che il portiere di notte aveva visto uscire la cameriera la sera prima, ma non l'aveva vista rientrare. Anche il suo collega del giorno non l'aveva vista. L'ispettore si arrabbiò, dicendo che avrebbero dovuto

chiamare la polizia. Il portiere si difese affermando che non avevano avuto precise istruzioni, e nessuno aveva detto che la signorina Sonais non aveva il permesso di uscire.- In realtà abbiamo fatto un errore, ha detto Bornand. Non avevamo ritenuto necessario controllare attentamente la donna. Sembrava così indifesa, abbiamo pensato che non avrebbe mai lasciato l'hotel prima di essere autorizzata.
- Sì - brontolò Maigret, che la pensava allo stesso modo, ma che non voleva calcare la mano con il suo collega, che già sembrava piuttosto dispiaciuto di per sé.
- E non è tutto - aggiunse Bornand - Il mio ispettore è poi salito nella camera della contessa. Durante la perquisizione  si accorse che gli effetti personali di Jeanne Sonais erano tutti lì, come se lei avesse lasciato in tutta fretta l'appartamento, senza quindi portar via nulla. Abbiamo trovato la borsetta con il suo denaro, il necessaire da toletta, le sue carte. Sembra che abbia lasciato l'albergo solo con un cappotto e senza alcun bagaglio. Maigret, mi dispiace, ma ho paura che dovremmo chiederti aiuto, questo caso è complicato. 
Per farsi perdonare Bornand, aggiunse, rivolto alla signora Maigret, nel modo più gentile che potè:
- Mi sono preso la libertà di annullare i biglietti del treno, e ho prenotato un volo diretto dall'aeroporto di Ginevra, che vi porterà a Roma. Così sarete di nuovo a destinazione stasera, solo un po' più tardi.- Pensi che un giorno basterà per svelare il mistero? - chiese Maigret.- Oh, - disse la moglie, -  ricordati che abbiamo già più di un giorno di ritardo ...
- No, no - rispose Bornand - non si preoccupi. Confido nella brillante intuizione di suo marito, e noi lavoreremo il più velocemente possibile. Stasera, sarà a Roma... glielo prometto.
- Sì - borbottò Maigret ...Dopo aver inviato un altro telegramma a Gino Cervi, per spiegare la situazione e chiedergli di attenderli in aeroporto invece che alla stazione, Maigret, accompagnato da Bornand, tornò direttamente al Beau-Rivage. La signora Maigret si era sistemata in una piccola stanza, con un vassoio di tè e biscotti, e una pila di riviste, e i due commissari erano saliti al piano di sopra, entrando nella stanza della contessa P .... Bornand fece strada al collega, che iniziò a osservare tutta la stanza. Fece aprire la valigia Jeanne Sonais. Ce n'erano due modelli, uno abbastanza semplice, ma di buona qualità. Una valigia marrone, in cui c'erano due abiti, uno blu navy e uno nero, che la cameriera probabilmente indossava con piccoli grembiuli bianchi che erano anche essi lì. Nell'altra valigia, che era verde, trovarono ancora tre abiti, grigio pallido e due gialli, una camicia da notte e un pigiama rosso.- Penso che questi siano gli abiti che lei indossava quando era fuori servizio - ipotizzò Bornand.Maigret non disse nulla. Le sue grosse dita frugavano nella valigia finchè non trovò in fondo una cosa che trionfalmente consegnò al collega:
- Una cravatta! - esclamò Bornand. - Che ci fà tra le cose di Jeanne?Poi, dopo aver riflettuto, aggiunse:- Può essere di un amante? Oppure questa cravatta può essere un ricordo? O un regalo per lui? Pensi che possa essere andata dal suo amante ieri sera?
- Non credo nulla - disse Maigret, che accese la pipa e si sedette sul letto di Jeanne.
Per un tempo che parve interminabile a Bornand, il commissario fumò in silenzio, gli occhi fissi sulle due valigie aperte, dove gli abiti formavano un mucchio setoso. Improvvisamente, con sorpresa di Bornand, Maigret balzò in piedi e afferrò uno degli abiti neri. Esaminò attentamente l'etichetta, poi, lasciando cadere il vestito nella borsa, prese l'altro vestito grigio, stesso esame attento dell'etichetta. Un bagliore allegro comparve nei suoi occhi, si rivolse al suo collega:
- Vuoi prendere un abito nero e metterlo su questo? - disse, porgendo il suo vestito grigio.Senza capire, Bornand obbedì, prese l'abito grigio e lo depose sul letto e vi sovrappose un vestito nero preso dalla valigia marrone. Si lasciò sfuggire un'esclamazione soffocata. I due abiti non erano delle stesse dimensioni, il grigio era almeno di due taglie più grande.
- Che cosa vuol dire?
Maigret non rispose subito. Fumava a piccole boccate rapide e Bornand aveva l'impressione di seguire sul suo volto il percorso di una profonda riflessione. Improvvisamente, il commissario portò Bornand fuori dalla stanza. Con un respiro affaticato, disse:
- Devi perquisire tutte le camere da letto al piano superiore.
- Non ci pensare nemmeno ... In un palazzo come questo, senza un mandato, sarebbe un rischio ...
- Bisogna trovare questa cameriera, o no?
- E tu non pensi che...
- Io non credo niente. Già te l'ho detto.. Ma sento che questo può essere la chiave del mistero. Questa storia non mi piace per niente, Bornand, e ho paura che ...Maigret non finì la frase ma il suo sguardo era così insistente, che il commissario di Vaud iniziò a cercare il direttore dell'hotel, cui spiegò la situazione. Venne setacciato l'intero piano, cercando di disturbare il meno possibile gli occupanti delle camere, che mostrarono sufficiente comprensione grazie alla diplomazia del direttore. Purtroppo non fu trovato nulla e Bornand cominciò a pensare che la reputazione del suo collega parigino fosse un po' sopravvalutata, quando, in fondo al corridoio, Maigret scorse una porta non numerata.
- Che cos'è? - chiese al direttore.
- Oh, una semplice stanza. Abbiamo messo lenzuola e asciugamani di ricambio, e ci deve essere anche un aspirapolvere per la donna delle pulizie.
- Vuole aprire la porta, per favore?Il direttore trovò nel suo anello la chiave giusta e la infilò nella serratura. Quando girò la maniglia, la porta si aprì da sola, come se qualcosa di pesante stesse spingendo dall'interno. Il direttore fece un passo indietro e prima una mano poi un braccio, e, infine, un corpo caddero in avanti finendo sul tappeto rosso del corridoio. Era il cadavere di una giovane donna bionda che indossava un abito nero. Bornand si chinò sul corpo.- Morta, naturalmente ...- E' Jeanne Sonais, non è vero? disse Maigret.


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L'aereo della compagnia svizzera era confortevole. Mentre la moglie al suo fianco, si chinava a guardare le Alpi e la neve che brillava attraverso le nuvole, Maigret indugiava sulla sua poltrona. Gli occhi socchiusi, ripensando alle ultime ore che aveva trascorso a Losanna: la scoperta del corpo di Joan Sonais, strangolata come la contessa, e la lunga discussione che aveva avuto luogo presso la questura di Losanna con Bornand e la sua squadra. Aveva ricostruito gli eventi. Lo studente svedese, aveva pensato di uccidere la contessa prima di rubare gli smeraldi. Poi, una volta che il fatto era avvenuto, aveva dovuto trovare un modo per lasciare inosservato l'hotel. Prima si era nascosto in un sottotetto (lì dove erano stati trovati mozziconi di sigaretta, briciole di pane e delle impronte che corrispondevano alle sue nell'elenco dei dati antropometrici). Dopo due giorni, era riuscito ad attirare Jeanne Sonais in una sorta di trappola: l'aveva poi strangolata e infine aveva nascosto il corpo nello stanzino. Era stato quindi dedotto che la valigia verde era la sua, e che a volte si travestiva da donna per sfuggire alla cattura. Con i suoi capelli biondi e il suo aspetto snello, doveva essere stato facile, indossando abito nero, giacca e un cappello, fingersi Jeanne Sonais. Il portiere di notte aveva visto nel buio del corridoio, una bionda figura femminile e l'aveva scambiata per la cameriera. La segnalazione con le informazioni sullo svedese era stata ormai lanciata dall'Interpol, e prima o poi sarebbe stato catturato. Tutto questo non preoccupava più Maigret che si lasciò sprofondare in una piacevole sonnolenza accompagnato dal ronzio dei motori dell'aereo. Aprì gli occhi quando la voce dell'hostess, annunciò l'imminente arrivo del velivolo a Fiumicino. Quindici minuti più tardi, Maigret e sua moglie erano stati accolti da una persona che sorrideva allegramente sotto i baffi, segno di un deciso gradimento.
- Jules Caro! I miei rispetti, signora ...
- Buona sera, Gino - Maigret volentieri gli strinse la mano.
- Avete fatto buon viaggio?
- Sì, grazie - Non è stato proprio facile - aggiunse la signora Maigret - ma finalmente siamo qui. Immaginate che mio marito ha trovato anche il modo di risolvere un'indagine tra Parigi e Roma, attraverso Losanna ...- Davvero? Ma questo è proprio affascinante... Venite ... Mi racconterete tutto strada facendo. E l'italiano portò i suoi amici per Roma, dove le stelle scintillanti punteggiavano il cielo della notte...

sabato 11 maggio 2013

SIMENON - GLI SMERALDI DEL LAGO LEMANO / 1

Ancora una short-story del weekend. Questa volta è una vicenda che coinvolge Maigret che deve andare a Roma a incontrare Gino, un suo... amico. Ma un inconveniente lo farà incappare in un delitto e un furto di smeraldi... questo simèatico racconto ci viene proposto da una delle nostre più brillanti attachées, Murielle Wenger che i nostri lettori conoscono bene. Oggi la prima parte e domani la seconda... Buona lettura e ricordiamo a tutti coloro che volessero scrive un racconto  per "...magari come Simenon!" possono scrivere a
simenon.simenon@temateam.com






GLI SMERALDI DEL LAGO LEMANO
di Murielle Wenger


La serata di luglio sembrava promettente: la freschezza del vespro aveva finalmente sostituito l'afa soffocante del giorno e Maigret, in maniche di camicia, pipa in bocca, era appoggiato alla finestra del suo appartamento in Boulevard Richard-Lenoir. Sporgendosi, poteva vedere la gente del posto prendere in fresco nella parte centrale della strada, camminando tranquillamente sotto il fogliame di un verde rinfrescante. Tutti si godevano questa bella e tranquilla serata d'estate, che odorava di vacanze.
- Maigret - disse una voce nell'appartamento - la zuppa è servita!
- Arrivo.
Il commissario lasciò aperta la finestra con i tranquilli rumori che salivano dal viale, e si sedette con un sospiro di soddisfazione alla tavola della sala da pranzo. La signora Maigret sedette a sua volta, e la coppia iniziò a gustare una deliziosa vichyssoise. Poi fu la volta degli sgombri con la senape  infine una profumata crostata di prugne con i lamponi d'Alsazia. Mentre M.me  Maigret sparecchiava la tavola, il marito si sistemò sulla sua poltrona, non senza aver dato un'occhiata fuori dalla finestra, nel frattempo era calata la sera d'un bel blu profondo che aveva pervaso l'aria dopo un brillante tramonto rosa.
Maigret, prima di iniziare a leggere il giornale, prese a controllare la posta. A parte alcune bollette, e una cartolina di Janvier, che era in vacanza con la famiglia a Concarneau, c'era tra l'altro una lettera che suscitò la sua curiosità ad iniziare dal timbro, la busta era stata spedita dall'Italia.  

L'aprì, emise un'esclamazione, e poi sorrise.
- Louise - gridò verso la cucina - come la vedi una vacanza in Italia?
La signora Maigret uscì dalla cucina, con uno sguardo stupito e uno strofinaccio in mano.
- Cosa hai detto?
Maigret aveva un'aria divertita.
- E se per una volta rinunciassimo ad andare a trovare tua sorella in Alsazia?
- Ma Maigret ....
Il marito non la lasciò finire. Riprese:
- Sai chi ci ha scritto dall'Italia?

- ...
- Il mio amico Gino ... Ti ricordi di lui?
La signora Maigret frugò tra i suoi ricordi.
- Sì, non ti ricordi? Gino Cervi, l'attore italiano. L'abbiamo invitato a cena insieme a Simenon ...
- Sì, adesso me lo ricordo. Avete trascorso la serata  amangiare, bere, fumare e chiacchierare ... tanto che avevo pensato che non finisse mai, ma poi ci fu la telefonata del PJ ...
- Certo, quella sì che fu una serata divertente ... - Maigret si fermò, ricordando con nostalgia la visita e l'incontro con l'attore che lo aveva impersonato sul piccolo schermo italiano, e lo scrittore che aveva narrato - a modo suo! - alcune delle sue inchieste ...
La signora Maigret lo riportò al presente.
- E cosa ti ha scritto il signor Cervi?
- Guarda - disse Maigret consegnando la lettera alla moglie - ci invita a trascorrere qualche giorno nella piccola casa che ha comprato nella campagna romana.


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Tutto sommato era andata abbastanza bene. La signora Maigret sulle prime aveva protestato un po', certo, lei amava la vacanza in Alsazia, dove aiutava sua  sorella a preparare marmellate, dove la famiglia le evocava ricordi d'infanzia, ma, dopo tutto, vedere Roma la tentava abbastanza e poi era così raro che il marito trovasse il tempo per portarla alla... scoperta del mondo.
Così Maigret aveva scritto a Cervi che accettava il suo invito e che lui e M.me Maigret avebbero preso il treno il secondo venerdì del mese di luglio per trascorrere il fine settimana e l'inizio della successiva a Roma. Affari di lavoro permettendo, si sarebbero trattenuti sino a mercoledì sera, quando avrebbero preso il treno per tornare a Parigi. Gino aveva risposto con un laconico telegramma: "Va bene, vi aspetto," e la signora Maigret aveva telefonato alla sorella per spiegare la situazione. Hortense non fu molto felice, ma la signora Maigret aveva promesso che la sarebbe andata a trovare nel mese di settembre, quando ci sarebbero stati molto frutti da raccogliere e avrebbero cucinato insieme...
Ormai da una settimana il lavoro al PJ era solo una pura routine,  niente di speciale turbava la calma che regnava negli uffici semivuoti, dove le correnti d'aria causate da grandi finestre aperte sulla Senna, sostituivano l'abituale agitazione degli ispettori e degli impegnati. 

Maigret era tornato a casa a mezzogiorno quel venerdì, accontentandosi di un pasto freddo e aiutando la signora Maigret  a preparare le valige per il viaggio. Poi il commissario aveva chiamato un taxi, che li aveva portati alla Gare de Lyon, dove avrebbero preso il TGV fino Roma. Siccome non c'erano più posti  sul treno diretto Parigi-Milano-Roma, avevano dovuto prenotare dei posti su un TGV che passava per Ginevra. Fortunatamente, il viaggio non sarebbe stato molto più lungo, e la deviazione  non avrebbe fatto perdere più di venti minuti.
Dopo aver lasciato le valige nel bagagliaio nel corridoio, Maigret e la moglie si erano seduti uno di fronte all'altro. La signora Maigret non aveva fatto passare molto tempo che aveva tirato fuori il lavoro a maglia (un lavoro per il prossimo terzo figlio della figlia dei Pardon), il commissario invece era immerso nella lettura di una rivista medica, dopo aver riempito la pipa, ricordandosi solo all'ultimo che non avrebbe potuto fumare, limitandosi a succhiare il bocchino di ciliegio, evocando con nostalgia i bei tempi in cui poteva sbuffare con la sua pipa un fumo denso come quello della locomotiva del treno che in quel momento attraversava la campagna ...

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Il paesaggio sfrecciava attraverso il vetro. La signora Maigret guardò il marito con aria tenera, non ci aveva messo molto ad addormentarsi, cullato dal movimento del treno. La vettura non era affollata, non si sentivano nemmeno le conversazioni  che si mescolavano, con diversi linguaggi, solo, il dialogo soffocato di una coppia inglese, il balbettìo costante di un ragazzo dalla pelle, probabilmente asiatica. La signora Maigret, stanca di lavorare a maglia, aveva posato i suoi ferri e lasciò vagare lo sguardo attraverso la finestra, dove le colline boscose del paesaggio del Giura spuntarono  dalla pianura. Erano vicino a Ginevra.
La signora Maigret stava per chiedersi se non porre fine al sonno del marito, quando risuonò un annuncio tramite l'altoparlante:
"Signore e signori, la vostra attenzione per favore. Si informa che, a causa di un problema tecnico, il nostro treno sarà costretto a prolungare la sosta. Ci scusiamo per il disagio e faremo in modo di risolvere il problema al più presto possibile ".
L'annuncio  svegliò Maigret. Sorrise a sua moglie, che sussurrò:
- Spero che non sia troppo lungo.
- Vedremo. Nel frattempo, vogliamo approfittare per andare a prendere qualcosa da bere nel vagone ristorante?
- Sì,va bene.
La coppia si alzò, attraversò per i corridoi, e, una volta arrivati, Maigret ordinò una birra, mentre la moglie si accontentò di un'acqua minerale con una fetta di limone.
Una volta tornati al loro posto, l'altoparlante gracchiò di nuovo:
"Signore e signori, la vostra attenzione per favore. Il problema tecnico che abbiamo riscontrato non è ancora risolto, e chiediamo un po 'di pazienza. Grazie per la vostra comprensione."
Maigret aggrottò la fronte e guardò l'orologio.
- Se non partiamo presto, perderemo la coincidenza a Ginevra.
Altri viaggiatori stavano pensando la stessa cosa, infatti molti iniziavano a controllare gli orari, e una signora inglese chiese con veemenza spiegazioni   al capotreno che stava passando in quel momento nel corridoio. L'uomo le fece diplomaticamente capire che non poteva  essere un grosso problema, ma la vecchia signora coservò la sua aria arcigna e scambiò a voce bassa con il marito un paio di parole che certo non erano complimenti per la SNFC.

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Quando il treno su cui viaggiavano Maigret e la moglie arrivò ​​a Ginevra, il TGV per Roma era già partito, dato che erano arrivati con quasi un'ora e mezzo di ritardo. Erano andati quindi negli uffici ferroviari, dove gli fu  detto che non c'erano posti su altri TGV prima della notte di sabato. Vista l'aria delusa signora Maigret, l'impiegato, un giovane uomo con gli occhiali tondi e capelli impomatati, disponibile, propose loro:
- Posso offrirvi un'alternativa. Se si andate a Losanna stasera, domani potreste prendere un treno che vi porterà a Roma via Milano. Non è un TGV, ma la nostra azienda si farà carico dei costi aggiuntivi per compensare eventuali disagi sostenuti.
Maigret guardò la moglie, che aveva acconsentito. Non 'era altra scelta... cosa avrebbero potuto fare? Dopo aver completato la documentazione necessaria, Maigret telegrafò a Gino Cervi per spiegare perché sarebbero arrivati ​​il ​​giorno dopo. Poi prenotarono una notte in un albergo nei pressi della stazione di Losanna e aspettavano il loro treno sulla banchina. Maigret ebbe il tempo di comprare un po 'di tabacco svizzero, anche se non era quello che preferiva, ma era per passare il tempo, prese anche due giornali e della cioccolata per M.me Maigret.
Il viaggio da Ginevra è stato molto veloce, e Maigret non ha avuto il tempo di dormire questa volta, riuscendo a vedere il Lago di Ginevra, che scintillava al sole, contento di arrivare a Losanna con il bel tempo, e non con la pioggia, come gli era capitato l'ultima volta che era venuto lì per un'indagine.
Uscendo dalla stazione, presero la metropolitana per raggiungere il loro albergo, dove potettero finalmente rinfrescarsi. Maigret stava pensando di portare sua lmoglie a cena in una brasserie che conosceva di fama, nei pressi della cattedrale.
- Ne approfitteremo per passeggiare un po', almeno il ritardo sarà servito a qualcosa ...
La signora Maigret, stava terminando di profumarsi nel bagno, quando udì un grido di suo marito.
- Che cos'è?
Maigret gli mostrò la prima pagina di un giornale, dove era pubblicata la foto di un cadavere, era una donna strangolata, sopra un titolo: "Mistero al Beau-Rivage: gli smeraldi spariti".
Insieme si misero a leggere l'articolo, che non diceva molto: avevano trovato una donna, la contessa P ... strangolata nella stanza che occupava in un lussuoso palazzo. La sua cameriera, che l'accompagnava in tutti i suoi viaggi, d'estate a Firenze, d'inverno a Cannes, aveva detto alla polizia che mancava nel cassetto del comodino, una piccola scatola da cui la contessa non si separava mai, e che conteneva una collana di smeraldi, che il suo primo marito, il Maharajah di Guadalpuhr, gli aveva regalato diversi anni prima. Non era stato trovato nessun segno di effrazione nella stanza, e il personale interrogato non si era accorto di nulla, né aveva notato andirivieni sospetti.
L'articolo si fermava lì, lasciando Maigret insoddisfatto, che mettendo il dito sulla frase che concludeva l'articolo, disse a sua moglie:
- Guarda! Hai visto che si occupa del caso? Il commissario Bornand.
- Lo conoscii?
Sì, ho avuto l'opportunità di incontrarlo quando sono venuto a Losanna per il caso Ward.
- Mi ricordo. Passasti il tuo tempo a volare tra Parigi, la Costa Azzurra e la Svizzera ...
- Mi chiedo se ...
Sua moglie aveva un aspetto quasi implorante:
- Maigret, non avrai intenzione di occuparti anche di questo caso! Ti ricordo che abbiamo un treno per Roma domani!
- Non preoccuparti. Voglio solo sapere qualcosa di più su questa storia. Proverò a chiamare Bornand.
La signora Maigret, già rassegnata, sosprò:
- E la nostra cena?
- Questo non cambia il nostro programma. Scendo alla reception per chiedere il numero di telefono della P.J. locale. Raggiungimi tra un quarto d'ora.
 

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Bornand li portò in auto in una piccola locanda sul lago, lontana dal trambusto della città. La signora Maigret aveva lasciato fare, anche se la loro cena si era pian piano trasformata in un incontro di lavoro ... Per fortuna, il commissario Bornand era affascinante, e sapeva sfoggiare una galanteria squisita, ma discreta. Fece del suo meglio affinché M.me Maigret si sentisse a suo agio. Aveva addirittura elogiato le delizie della cucina alsaziana, che conosceva grazie alla sua bisnonna di Strasburgo, che aveva lasciato il suo paese natale durante la prima guerra mondiale, e che era stata sposata con un produttore di vino del Canton del Vaud.
Bornand aveva informato meglio Maigret sul caso del Beau-Rivage: P ... la contessa, che aveva più di cinquant'anni, aveva la fama di ricevere dei giovanotti, che non sempre erano galantuomini. La sua ultima "conquista" era stato uno studente svedese di circa 20 anni, e  indagini discrete su di lui avevano rivelato che aveva già avuto a che fare con la polizia per una frode ai danni di una miliardaria americana, vedova di un magnate del petrolio. Lo scandalo fu messo a tacere, e il giovane era stato mandato un po 'di tempo in Australia per migliorare il suo inglese ... e a farsi dimenticare. Ma era invece tornato, in compagnia di una diva di un tempo che voleva stabilirsi a Cannes. Qui aveva incontrato la contessa P ... inoltre sembrava che il giovane svedese avesse anche fatto un viaggio a Losanna. Comunque avevano controllato, non era sullo stesso aereo che aveva portato la contessa, ma il portiere al Beau-Rivage aveva dichiarato che la seconda notte del suo soggiorno, la contessa era tornata in albergo accompagnata da un giovane biondo e molto alto. Lo svedese era stato identificato dalle foto che la polizia aveva mostrato al portiere. Purtroppo, in questo momento, lo studente era sparito e la polizia aveva lanciato una ricerca che aveva ancora sortito nessun risultato. Nessuna traccia del giovane uomo in hotel e in giro per Losanna,  non  aveva acquistato un biglietto del treno o per l'aereo. La ricerca stava continuando ...
Maigret poggiato sulla sedia, lo stomaco pieno di una deliziosa Papet Vaud, di un adeguato vino bianco frizzante, mentre si godeva una grappa di prugne e il caffè, chiese al suo collega:
- E la cameriera della contessa? Hai qualcosa su di lei?
- Il suo nome è Jeanne Sonais. Ha 22 anni, sono cinque anni che lavora per la contessa. E' entrata al suo servizio giovanissima.
- E la contessa come l'ha assunta?
- Jeanne viveva in un piccolo villaggio nei pressi di Poitiers. La contessa lì aveva una proprietà ereditata dal suo secondo marito, il Conte P .... Passava lì poche settimane all'anno, e il padre di Jeanne si prendeva cura del giardino della proprietà. La contessa aveva bisogno di una cameriera lì, avendo lasciato il suo staff nella sua villa di Cannes. Aveva quindi assunto Jeanne, che le era piaciuta e adesso l'accompagna ovunque. E' stata lei che aveva scoperto il corpo della contessa nella sua camera, e che aveva avvisato la polizia.
- Sì, l'ho letto sul giornale. Eri tu che l'hai interrogata?
- Non è stato uno dei miei ispettori.
- E cosa ha detto?
- Niente di particolare. La ragazza gli é sembrata molto seria e molto preoccupata per la morte della sua padrona.
- Dove si trova ora?
- Sempre al Beau-Rivage. Gli è stato chiesto di rimanere un paio di giorni prima di lasciarla libera di tornare al suo villaggio.
La notte era scesa sul lago, che rifletteva i raggi argentati di un quarto di luna. Al di là della terrazza del ristorante, si avvertiva la delicata musica dei grilli. Maigret assaporava questa serata tranquilla, ed ebbe qualche difficoltà a rientrare, quando la moglie gli fece segno che era ora di andare. Si era quasi dimenticato che la mattina successiva avrebbe dovuto prendere un treno.
Bornand li accompagnò al loro albergo, augurò loro la buona notte e un buon viaggio a Roma. (segue)

giovedì 9 maggio 2013

SIMENON GAMES: LA SOLUZIONE


 Ecco la souzione del gioco proposto martedì da Murielle Wenger. Confrontate le vostre soluzioni con quelle che sguono qui di seguito e buon divertimento.

• Le retour d'Oswald Oppenheim (Pietr le Letton, capitolo 10)
• L'oreille de Joseph Moers (Monsieur Gallet, décédé, capitolo 7)
• Le collier de Mary (Le charretier de la Procidence, capitolo 3)
• La casquette du Baes (Un crime en Hollande, capitolo 2)
• Le samedi de M. Basso (La guinguette à deux sous, capitolo 1)
• La filleule de William (Liberty Bar, capitolo 3)
• La lettre de Charlotte (Les caves du Majestic, capitolo 6)
• Les petits plats de Didine (La maison du juge, capitolo 10)
• Les deux brochets de M. Blaise (Signé Picpus, capitolo 4)
• L'alibi de Groult-Cotelle (L'inspecteur cadavre, capitolo 6)
• L'enterrement de Jambe-de-Bois (Félicie est là, capitolo 1)
• Le poussin de Mme Maigret (Maigret se fâche, capitolo 7)
•  Les tournées du père Paumelle (La première enquête de Maigret, capitolo 3)
• Les amants d'Arlette (Maigret et la vieille dame, capitolo 3)
• Les fiançailles de Ginette (Mon ami Maigret, capitolo 4)
• L'aventure de Fernande (L'amie de Madame Maigret, capitolo 4)
• Le trésor de Louise (Maigret a peur, capitolo 7)
• Le secret de Monique (Maigret et l'homme du banc, capitolo 8)
• Le fer à cheval de Léonie (Maigret à l'école, capitolo 8)
• Le dîner du père Jules (Maigret s'amuse, capitolo 2)
• La jeune sœur d'Amérique (Les scrupules de Maigret, capitolo 3)
• La trouvaille des frères Naud (Maigret et le corps sans tête, capitolo 1)
Les amours de Marinette (Maigret et le fantôme, capitolo 3)
Les théories du professeur Tissot (Maigret tend un piège, capitolo 2)
Le gâteau de riz de Mme Pardon (Une confidence de Maigret, capitolo 1)

martedì 7 maggio 2013

SIMENON GAMES: MELANGE DI... CAPITOLI

Un piccolo gioco per dei fini conoscitori di Maigret. E non solo, ma anche conoscitori delle edizioni originali. Quest'oggi Murielle Wenger una delle nostre più attive attachée propone un divertissement per veri intenditori.
Sentiamo dalle sue parole come l'ha concepito e realizzato.
" Per prepare questo gico ho preso dei titoli di capitoli delle inchieste di Maigret e li ho mischiati. Per esempio se avessi preso in Félicie est là , il titolo del capitolo 8: "Le café au lait de Félicie" e da La guinguette à deux sous il titolo del capitolo 8: "La maîtresse de James" e li avessi mischiati, avrei ottenuto "Le café au lait de James" e "La maîtresse de Félicie". Lo scopo del gioco
é quindi quello di ricostruire i 25 titoli mischiati che sono elencati qui di seguito e risalire, quindi, al romanzo a cui appartengono
".
Il gioco si fa duro. Murielle ha sparato in alto e i più duri dovranno entrare in campo. Diciamo che i titoli proposti sono 25, ma se siete in grado di scovarne anche solo una dozzina, potrete vantarvi di essere dei conoscitori sopraffini di Maigret. Se ci fosse qualcuno che li indovinase tutti... beh... ci potrebbe nascere il sospetto che possa essere la stessa Murielle... sotto falso nome!
A parte gli scherzi, ecco i titoli... mettetevi di buona lena e in bocca al lupo...
Dopodomani pubblicheremo i risultati e le risposte esatte.
 
• Le poussin de Mary
• Le secret de Joseph Moers
• Les théories d'Oswald Oppenheim
• La casquette de M. Basso
• La filleule de Didine
• La jeune sœur de William
• La lettre de Léonie
• La trouvaille de Charlotte
• L'alibi de M. Blaise
• L'aventure de Jambe-de-Bois
• Le collier de Mme Maigret
• Le dîner du Baes
• Le fer à cheval d'Arlette
• Le gâteau de riz de Ginette
• Le retour de Fernande
• Le samedi de Louise
• Le trésor de Monique
• L'enterrement du père Jules
• Les amants d'Amérique
• Les amours du père Paumelle
• Les deux brochets des frères Naud
• Les fiançailles de Marinette
• Les petits plats de Groult-Cotelle
• Les tournées du professeur Tissot
• L'oreille de Mme Pardon

lunedì 6 maggio 2013

SIMENON, D'ORRICO, LE PAGELLE E UN "10" A VITA

Vogliamo segnalarlo a tutti quelli che se la siano persa. Si tratta della consueta rubrica tenuta da Antonio D'Orrico, "La Pagella" che appare regolarmente sulle pagine del supplemento del Corriere della Sera della domenica, La Lettura. Ogni volta dà un voto ad un libro in classifica. Questa volta il libro votato è La Locanda degi annegati. Il voto assegnato è inconsueto: 10 a vita.
L'articolo s'intitola: Contro i racconti? Leggete Maigret. E si appunta sulla supposta repulsione degli italiani per questo genere letterario. E, se così fosse, per convincerli del contrario, consiglia di leggere questi racconti che Simenon ha scritto con protagonista il suo famoso commissario.
Non staremo qui a riportarvi tutto quello che dice D'Orrico (il link lo trovate qui a fianco nella rassegna stampa).
Ovviamente siamo pienamente d'accordo con lui. Quello che vorremmo far notare ancora una volta é che questi racconti (come anche quelli della prima raccolta "Rue Pigalle") sono stati scritti nel giugno del 1933. Cioè stiamo parlando di ottant'ann fa'. Lo sappiamo che non dobbiamo convincere chi legge Simenon-Simenon della bravura del romanziere. Ciononostante avvertiamo l'esigenza di sottolineare ancora una volta la rarità (e non vogliamo dire l'unicità) di un autore i cui scritti, dopo tanti anni, vanno in classifica anche se come in questo caso è passato quasi un secolo. Potenza del genere poliziesco? Direi di no, visto che mostri sacri, più o meno a lui contemporanei, come Agatha Christie con i suoi pur popolarissimi Poirot e miss Marple, non riesce a far altrettanto. Ma questo vale anche per lo Sherlock Holmes di Conan Doyle, o per il Sam Spade di Hammett o per il Philip Marlowe di Raymond Chandler, i padri del hard boiled. Non sono best-seller e non sono long-seller.
Simenon non solo è tutte e due le cose insieme, ma diremmo ben di più. Era un romanziere con un capacità narrativa capace di andare al nocciolo di problemi umani, gli stessi che ritroviamo assai simili dopo decenni e decenni. E poi il suo stile asciutto, concreto, essenziale, a nostro avviso, ne fà ancora oggi non solo una lettura piacevole, ma un esempio di scrittura tutt'ora molto valida.
Insomma, anche se non ci piace dare pagelle, come non possiamo essere d'accordo con il 10 a vita, di D'Orrico?

domenica 5 maggio 2013

SIMENON. LA LOCANDA ... AI PIANI ALTI

Una raccolta abbinata al settimanale Epoca del '76
Consueto appuntamento con le classifiche che in questo momento, per quel che qui ci interessa, riguardano l'ultima raccolta di racconti uscita delle inchieste maigrettiane, La locanda degli annegati. Ha esordito nelle top ten la scorsa settimana e in questa lo ritroviamo in posizioni decisamente migliori. Su TuttoLibri de La Stampa di sabato occupa il secondo posto della sezione Tascabili. Il supplemento del Corriere della Sera di oggi, La Lettura, invece ce lo presenta in decima posizione nella Letteratura Straniera (in cui i primi dieci posti, vogliamo ricordarlo, sono occupati dalla promozione della Newton & Compton con i suoi titoli a 99 centesimi). Per quanto riguarda le vendite sul web, ritroviamo La locanda degli annegati su I.B.S. nella quarta posizione, mentre su Feltrinelli.it il titolo si piazza al terzo posto. Sulla piattaforma Rizzoli.it occupa invece il secondo posto.
Questa complessiva buona performance nelle vendite tramite internet, significa che Maigret non è solo gradito solamente ad un pubblico "maturo" più incline ad acquistare tramite libreria, ma anche a fasce di lettori più giovani, sicuramente più propensi ad acquistare libri on-line. A conferma che anche alle nuove leve i racconti che Simenon scriveva un'ottantina d'anni fa' sono appetibili.

sabato 4 maggio 2013

SIMENON. IL CASO PER CASO

Continua la nostra rubrica di short-stories del weekend.
Questa volta un'immaginaria indagine del commissario Maigret tra un caso politico e storie di ordinaria criminalità dove il caso infila il suo perfido zampino e fa vedere gli avvenimenti con una falsa luce. 
Ricordiamo che chiunque voglia scrivere un racconto portrà farlo inviandolo all'indirizzo:
simenon.simenon@temateam.com






 IL CASO PER CASO
di Oreste Bosetti


Il commissario era di cattivo umore. La pipa sbuffava come una ciminiera. Stava per arrivare sul luogo del delitto. Avrebbe incontrato il collega della squadra Politica. Già... l'omicidio era di quelli che fanno clamore. Marguerite Renard era stata uccisa o forse si era suicidata. Soffocamento con un laccio di cuoio... ma difficilmente poteva essere scambiato per un suicidio. Una distinta signora di trentasei anni che, a questo punto non era più un segreto, era l'amante del ministro degli esteri. La prima ipotesi, era ovviamente, che l'obiettivo fosse proprio lui. Forse, ricattato per qualcosa, aveva resistito al ricatto. In questo caso gli avevano ucciso l'amante, contemporaneamente rendendo pubblico anche il suo segreto sentimentale...
L'auto stava facendo una lunga fila per le strade trafficate che portavano alla centrale piazza dove si trovava l'appartamento della vittima.
Quando arrivò, al portone gli sbarrarono la strada.
- Si identifichi.
- Maigret, commissario divisionale della PJ.,
- Oh... prego commissario entri... al secondo piano...
Salì pesantemente le scale, mentre si accendeva la pipa. Un'atmosfera elettrica si respirava sin dall'androne. Un vociare concitato e teso si avvertiva più in alto. Incrociò un paio di funzionari azzimati, che scendevano velocemente le scale.
Arrivato alla porta, altro sbarramento.


Questi sono i servizi di sicurezza... pensò il commissario. Non gli andava di parlare. Tirò fuori il suo documento. Stessa scena di due piani più sotto.
Entrò nell'appartamento, trovò poliziotti, agenti in borghese, eleganti funzionari del ministero degli esteri, strani tipi che classificò come agenti dei servizi.
- Commissario... finalmente!
Era il suo capo il giudice istruttore che era a braccetto con il commissario François Lazard, capo della polizia politica.
- Giudice... oh... François... - il commissario fece un cenno di saluto.
- Siamo in un bel pasticcio...
- Già... ma giù, sotto, non ho visto la stampa.
- Quella l'abbiamo per fortuna scampata. Pensa la coincidenza, questa donna si chiama Renard, proprio come il ministro. Abbiamo detto che era una cugina, affetta da manie suicide...
- Quanto reggerà?
- I servizi ci stanno lavorando... vecchie catelle di dimissione da case di cura psichiatriche, certificati di psicoterapeuti, il tipo di medicine che diremo di aver trovato in casa... insomma si fà quel che si può...
Era Lazard che aveva spiegato con una smorfia di compiacimento.
- Giudice io allora che posso fare? - disse il commissario con l'aria di dire "allora qui non servo - vedo che ci sono anche i servizi segreti...
- Quelli fanno il loro lavoro. Ma lei con Lazard dovrà trovare l'esecutore materiale e poi vedremo per i mandanti... ma credo che quelle saranno gatte da pelare per i servizi...
Il commissario emise un brontolìo che poteva essere inteso con un segno di assenso o come disapprovazione... Già a lui competeva il lavoro di bassa lega... trovare il killer, motivazioni e mandanti era compito di altri. Ma tutto sommato, non gli dispiaceva. Non gli era congeniale trovarsi nei contorti, fumosi e falsi circoli viziosi della politica, anzi dello spionaggio...
- Allora mettiamoci al lavoro.. Caro François raccontami tutto dall'inizio.
- Antoine Renard, 56 anni, figlio del filosofo Pierre Renard, carriera diplomatica in varie ambasciate in tutto il mondo, poi entra nel partito socialista. Intelligente, colto, grandi esperienze all'estero, non molto compromesso con i giochi della politica, diventa ministro nell'attuale governo. Sposato, con una psichiatra, la dottoressa Michelle Benoit, due figli, vive in una tenuta di campagna appena fuori Parigi. Ha un piccolo appartamento in centro, dove per esigenze di lavoro passa quasi tutta la settimana...
- E la "cugina"?
- Ah..ah! La "cugina"... beh mademoiselle Marguerite, 36 anni, era la sua amante da quattro, si vedevano spesso in questa casa il cui contratto d'affitto è intestato a lei... ma è lui ovviamente che provvede a pagare tutto...
- Ipotesi sul movente?
- Per ora solo il ricatto... la Marguerite sembra non avesse grandi rapporti sociali, nè amanti precedenti, né strani giri... ma stiamo ancora controllando.
- Magari il ministro porebbe averle detto qualcosa che lei non avrebbe dovuto sapere... non c'è solo il ricatto...
- Il giudice ha parlato con il ministro che, a detta sua, é stato molto collaborativo e niente affatto preoccupato che questa storia extraconiugale diventi pubblica... 
- Torniamo alla vittima... sapete già chi era, cosa faceva fino a quattro anni fa', prima di diventare l'amante del ministro?
- Era segretaria di produzione in una casa cinematografica. Con il ministro si sono ufficialmente conosciuti a Cannes, durante un'edizione del Festival Internazionale del Cinema...
- Perché dici "ufficialmente"?
- Perché è quello che afferma il ministro, ma non abbiamo ancora verificato...
- E questa coincidenza dello stesso cognome?
- Beh... Renard è assai comune e poi all'anagrafe di Montpellier così risulta...
- Ah lei è di Montpellier?
- Sì, si è trasferita a Parigi per fare la scuola di cinematografia a vent'anni...
Maigret aveva ricominciato a fumare. La scientifica aveva completato i suoi rilievi e anche i diplomatici erano spariti. Restavano un paio di uomini in borghese, sicuramente dei servizi che frugavano qua e là e parlottavano tra loro.
- Allora io vado... - disse Lazard ad alta voce. Poi rivolto a Maigret - Ci sentiamo presto...
Il commissario si era piazzato davanti alla finestra da cui si vedeva la bella piazza des Vosges, con il suo giardino, i suoi portici... c'erano un paio di tizi che andavano su e giù con un'aria che voleva essere indifferente. Ma Maigret aveva capito che erano colleghi di quelli che ancora erano nell'appartamento.
Strano... era il primo caso in cui gli capitava di vedere così tanti agenti dei servizi segreti. Aveva già svolto indagini in casi che vedevano coinvolti politici, ma mai uno spiegamento tale da parte del Deuxième Bureau. Certo ora si trattava di un ministro, per di più degli esteri, ma tutta quella agitazione gli sembrava comunque insolita.
Poi i due se ne andarono borbottando un saluto.
Maigret rimase solo nell'appartamento. Si sedette sul divano. C 'erano due o tre cose che gli giravano per la testa.
Innanzitutto quella strana identità di cognomi... Come aveva affermato Lazard era un cognome molto diffuso, ma comunque le probabilità che due amanti avessero lo stesso cognome erano molto poche.
Poi, come aveva detto il commissario della Politica del ministro?... "niente affatto preoccupato che questa storia extraconiugale diventi pubblica..."
Altra cosa strana. Se era sposato, aveva una famiglia... insomma almeno qualche imbarazzo... a meno che... la moglie non sapesse già tutto, che la famiglia felice fosse una rappresentazione per non rovinare l'immagine del ministro...
E poi tanta attenzione da parte dei servizi poteva implicare qualche segreto cui il commissario ben difficilmente avrebbe avuto accesso... eppure quella era un elemento centrale... da considerare o da escludere...
Fece un giro nell'appartamento, ma con la sensazione che lì c'era poco o nulla da  tirar fuori.... Osservò a lungo una fotografia della vittima, Una bella donna, ma non appariscente, signorile, dava l'impressione di una persona molto riservata... forse era davvero una vittima estranea a chissà quali intrighi....
Si avviò giù per le scale convinto che anche questa volta, come in altri casi politici, lui sarebbe rimasto con un pugno di mosche in mano.
Passò in ufficio. Non parlò del caso con i suoi ispettori. Fece un paio di telefonate a dei suoi informatori. Poi salutò tutti e tornò a casa.
Appena infilate le chiavi nella toppa M.me Maigret gli aprì la porta.
Gli prese il cappotto e il cappello, mentre lui andava in cucina a vedere cosa era in cottura per la cena.
- Sei tu che ti occupi dell'omicidio di quella donna?... E' vero che era un cugina del ministro degli esteri... Quel bell'uomo...
- No... cioè dovrei...  ma c'è di mezzo la sezione Politica, i servizi segreti... un politico, una donna del cinema e chissà quale segreto... no... ho intenzione di tenermene alla larga... sì, farò vedere che mi muovo... Sono quei casi in cui alla fine non si approda mai a nulla o ti mettono il bavaglio con il pretesto del segreto di stato... No, non mi va proprio di averci a che fare...
Si mise in poltrona a sfogliare il giornale, mentre la moglie apparecchiava. Poi fece onore alla soupe d'oignons, al piatto di formaggi e alla crema alla vaniglia. Andò a letto presto e la mattina seguente si alzò altrettanto presto.
Arrivò ad un ora in cui Quai des Orfévres era ancora deserta.
Si era seduto da qualche minuto alla sua scrivania quando suonò il telefono.
Era uno degli informatori chiamati la sera prima.
- Commissario...
- Lapin...
- Posso parlare?
- Vai tranquillo.
- Il mio contatto alla Cine Star Production, mi ha detto che la Renard vi ha lavorato solo per sei mesi, poi fu licenziata per una storia di droga...
- Ma in  quell'ambiente non mi pare che sia un problema...
- Certo che no, commissario... ma questa Marguerite aveva coinvolto il figlio del produttore, Charles Sollier, che poi finì in un clinica...
- E non ci fu una denuncia?
- No. Vollero evitare lo scandalo e forse anche che la polizia mettesse il naso negli affari di famiglia...
- ... e allora che faceva per vivere la Renard?
- La mantenuta... prima con un vecchio barone che finanziava qualche film, poi con un deputato della commissione cultura e quindi con il ministro... ma...
- Ma?
- Ma quando ancora non era ministro.
- Quindi ben più di quattro anni fa'...
- Eh sì, almeno dieci...
- Più che un'amante, una seconda moglie....
- Ma i suoi colleghi tutte queste cose non le hanno scoperte?
- Forse sì, forse no... ma di sicuro nessuno mi ha detto nulla.
- Io non so dirle altro...
- ... Lapin sei stato prezioso come al solito. Vanti un bel credito a questo punto... eh?
- Commissario, al suo buon cuore...
- Tanto prima o poi ne avrai bisogno, caro Lapin... come vanno i tuoi traffici con le vecchie monete rare...
- Beh... ne parliamo magari un'altra volta... ad un tavolino con due bicchieri di calvados...
- Alla prossima allora
- Alla prossima, commissario.
Aveva appena chiuso la comunicazione che bussarono.
Era il piantone.
- Commissario, hanno portato questa per lei... c'è scritto "urgente".
- Chi l'ha portata?
- Un ragazzino...
- Grazie.
Capì che gliela mandava il "Consigliere". Era l'altro suo informatore, tuttofare di un sottosegretario agli interni. Riusciva a cavare informazioni anche dai marmi del suo ministero. L'aprì. Era telegrafica.
"Il ministro Renard non risulta sposato, con la dottoressa Benoit. I figli sono adottivi. E' una copertura per la psichiatra che è in realtà è un agente in forza ai servizi segreti fedeli al Presidente. Renard doveva rimanere un semplice deputato. Ma spalleggiato dal primo ministro, che era sotto il mirino dei servizi e aveva voluto tutelarsi, l'aveva nominato agli esteri. Sembra sia in collegamento con altre potenze straniere amiche del primo ministro, nemiche del Presidente. Questo ha creato problemi tra il dottor Renard e la dottoressa Benoit. Ma la messa in scena deve continuare. Marguerite Renard non era coinvolta. Voci dicono che senza la copertura che obbliga il ministro, i due si sarebbero anche sposati. L'uccisione della Renard non rientra nella guerra sotterranea tra Presidente e primo ministro. Firmato: il Consigliere".
Doveva pensare. Decise di scendere giù alla Brasserie Dauphine per prendere un caffé. Nel corridoio incontro i suoi ispettori che arrivavano.
- Buongiorno capo... Così presto... Problemi?
- No... solo qualche grattacapo. Tra mezz'ora riunione nel mio ufficio.
Seduto alla brassserie cercò di mettere insieme le informazioni ricevute. Un amore vero, almeno così sembrava, tra il ministro e la vittima. Una famiglia finta a scopi politici. Una guerra sotterranea tra Presidente e il primo ministro, di cui però non conosceva i motivi e mai li avrebbe conosciuti.
Ma perchè l'assassinio della Marguerite che sembrava estranea al tutto? Sembrava proprio un avvertimento ad Antoine Renard. Colpivano l'amante e non la finta moglie. Era un omicidio mirato di gente che sapeva.
Rientrò in ufficio. Fece la riunione con i suoi ispettori cui affidò compiti di ordinaria amministrazione. Poi come preso da una strana sensazione, decise di tornare alla casa di Marguerite Renard.
Arrivò al portone e si fermò. Iniziò a far su e giù per place des Vosges. Iniziò ad osservare i palazzi. Alcuni di essi si somigliavano... Poi la sua attenzione si spostò sui portoni. Sotto i portici, anche i portoni non erano poi così diversi. Piano piano si fece un'idea. Iniziò a guardare i campanelli dei citofoni e i relativi nomi. Ad un certo punto fece un salto.
Marcelline Renard.
Senza nemmeno pensare suonò.
Nessuno rispose.
Suonò ancora. Ancora niente.
Si avviò a passo spedito verso il caffé più vicino. Entrò come un treno. Davanti al bancone tirò fuori il tesserino
- Commissario Maigret della polizia giudiziaria. Mi serve subito il telefono.
Il banchista, senza dire una parola, si asciugò le mani sul grambiule e gli fece strada verso un corridoio buio, con un lampadina fioca proprio sopra un apparecchio telefonico.
- E' Maigret che parla, passatemi Lucas.
Dopo qualche secondo la voce del suo ispettore.
- Capo...
- No. Stammi bene a sentire. Tu vieni subito qui a places des Vosges, al n° 163. Invece Torrence e Janvier devono fare ricerche su Marcelline Renard, residente all'indirizzo che ti ho detto....
- No... non so altro... Tra mezz'ora richiamo per sapere informazioni. E tu sbrigati.
Tornò davanti al portone. Civico 163, Marcelline Renard. Civico 136, Marguerite Renard. Palazzi molto simili. Portoni di legno massiccio, marroni, targhette dei nomi incorniciate dello stesso luccicante ottone.
Dopo una ventina di minuti arrivò Lucas su una piccola vettura nera che gommava sull'asfalto.
- Eccomi capo.
- Allora dobbiamo entrare in casa di questa Marcelline Renard. Suono da mezz'ora ma non risponde nessuno...
- Crede sia morta?
- Ma no...  Non lo so... non credo a niente. Voglio solo vedere.
- Lucas suonò ad un campanello a caso.
- Chi è?
- Polizia giudiziaria... Aprite!
La serratura del portone scattò e i due si gettarono sulle scale.
- Qualcosa mi dice che è al secondo piano.
All'interno 4 trovarono infatti la targhetta con scritto Marcelline Renard.
Suonarono, ma nel contempo Lucas si mise ad armeggiare con dei passpartout. Dopo qualche minuto la serratura si sbloccò.
Entrarono in un'appartamento arredato lussuosamente. Fin troppo. Broccati, argenterie, specchi, mobili lucidi, tappeti morbidi. Lucas accese le luci e la casa apparve in tutto il suo splendore. Dopo il vasto ingresso, un grande salone con diversi divani, una vetrata a parete e una vista su un giardino interno. Dall'altra parte della casa un lungo corridoio portava ad una sorta di appartamento. una stanza da letto, un bagno, una cucina con sgabuzzino e una sorta di studio.
- Sembra una  casa di rappresentanza... pensata per ricevere... - mormorò Lucas un po' frastornato - certo qui è tutto in disordine mentre all'entrata regna un'ordine...
- Già hai detto bene.... una casa per ricevere... per appuntamenti...
- Una prostituta?
Magret aveva adocchiato un telefono. Alzò la cornetta... funzionava. Si fece passare Janvier.
- Salve capo...
- Cosa hai scoperto?
- La Renard riceve in casa. Non è una prostituta da strada, solo una volta per caso è incappata in una retata, era in un bistrot con un amico e fu presa insieme alle altre...
- Ha un protettore?
- Sì e no. Diciamo che per le notizie racolte dal commissariato di quartiere, prima era la mantenuta di un ricco industriale. Questo poi è caduto in disgrazia ed è diventato il suo protettore che ora riceve in un appartamento a Place des Vosges.
- Nessuno ne ha denunciato la scomparsa... no?
- No, non risulta...
- Hai altre informazioni?
- Solo che gli inquilini hanno protestato più volte con il commissariato di quartiere per il viavai di uomini e poi ultimamente sono stati chiamati per un violento litigio, urla, rumori....
- E che hanno trovato?
- Erano la Renard e il suo protettore che litigavano furiosamente... sono stati portati in commissariato, identificati e poi rilasciati.
- E lui come si chiama?
- Rocard, Philp Rocard, quello della ex-fabbrica di lucidi da scarpe Rocard...
- Bene, cercatelo e, appena trovato, portatelo nel mio ufficio.
Lucas lo guardava con curiosità. Erano tanti anni che lavorava con Maigret e aveva imparato a seguire i ragionamenti del suo capo, anche quando questi li teneva per sè. Ma adesso non si raccapezzava.
I due finirono in un bistrot a bere una birra e poi tornarono in taxi a Quai des Orfèvres.
Maigret non dovette attendere a lungo. Poco più di un'ora. Nel frattempo era arrivato il referto del medico legale.
Rocard era stato trovato a giocare in una bisca clandestina, o meglio l'aveva beccato una retata. La polizia teneva d'occhio da tempo quel retrobottega e  aspettava solo il momento giusto. E in quel momento anche Rocard era lì a tentare, invano, la fortuna.
Quando fu portato nell'uffcio di Maigret ancora protestava, si divincolava. Lo misero seduto davanti al commissario.
- Silenzio! Lucas, manette!
Quell'inizio calmò i suoi ardenti spiriti.
- Allora da quanto tempo sei il protettore di Marcelline?
- Ma quale protettore... io sono il suo benefattore... L'ho mantenuta...
- Sì lo sappiamo, ma ora è lei che mantiene te, con il mestiere più antico del mondo...
- Ma cosa ha capito, signor commissario... il nostro è un rapporto tutto particolare io e Marcelline...
- Perchè litigavate? Se non sbaglio siete finiti in commissariato?
- Ma era una sciocchezza...
- Qui c'è la deposizione di Marcelline, dice che la volevi uccidere...
- Ma che stupidaggini... Le pare che potrei... la mia amata Marcelline...
- Già ma da questo rapporto risulta che la sua amata Marcelline aveva trovato un'altra persona... un ricco comerciante di stoffe...
Rocard finse di cadee dalle nuvole.
- Non è vero che la tua "amata" voleva smettere di fare la prostituta?
- Prostituta... ma che dice? Riceveva di tanto in tanto qualche amico...
- Rocard non ho tempo da perdere e non mi va di essere preso in giro da uno come te...
- Ma le posso spiegare...
- No, sono io che te lo spiego. Tu eri il protettore e Marcelline faceva la prostituta. Adesso lei aveva conosciuto questo ricco signore e voleva tornare a fare la mantenuta come ai vecchi tempi, quando tu eri ricco e titolare della fabbrica. Insomma ti voleva lasciare e tu non ci stavi a rinunciare alla tua gallina dalle uova d'oro...
- Ma io, commissario...
- Taci. Tu, Rocard, l'hai minacciata di ucciderla se si fosse messa con quel commerciante di stoffe. E vero o non è vero? Pensaci bene prima di rispondere perchè abbiamo delle prove...
- Ma quando si litiga si dicono delle cose che non si pensano, come avrei potuto...
- Con un killer, Rocard... non mi dirai che non avresti saputo dove trovarlo?
Rocard tacque.
- E infatti sono un po' di giorni che ti fai vedere in case da gioco clandestine, alle corse dei cavalli, nelle balere... come se avessi deciso di metterti in bella vista...
- Ma cosa c'entra questo?
- C'entra, c'entra. Perché hai assoldato qualcuno per uccidere Marcelline, ma preoccupandoti del tuo alibi. Ci sarebbe sempre stato qualcuno che avrebbe testimoniato a tuo favore...
- Ma lei non ha le prove...
- E invece sì... Abbiamo preso il killer perchè tu ti sei affidato a un poveraccio come te e non un ad professionista. E quell'imbecille invece di andare al 163 di place des Vosges, è andato al 136. Per una coincidenza c'era una Renard, che abitava pure al secondo piano e il suo nome iniziava per M, ma non poteva essere Marcelline, infatti era Marguerite.
Ma il tuo killer era troppo dilettante e troppo agitato per rendersi conto delle differenze, figuriamoci con quella coincidenza... Un tipo così cosa ci vuole a prenderlo...
- Allora Richou ha ammazzato un'altra persona... Marcelline è viva?... L'avete preso... ha fatto il mio nome.... e così?
Maigret lo guardava imperturbabile. Una pesante cappa era calata sulla stanza.
Rocard si guardava in giro. Maigret, Torrence, Janvier... si sentiva ormai in trappola....
Maigret gli mise sotto il naso un foglio e una penna.
- Scrivi tutto, come è successo, i nomi, i giorni... non ti scordare nulla... chissà che il giudice non creda che tua abbia collaborato.
Maigret si alzò e uscì dall'ufficio, mentre Rocard già stava scrivendo alacremente la sua confessione.
Mentre tornava a casa Maigret pensò, con un risolino malizioso, a come avrebbe smontato davanti al giudice il complesso caso politico. Un poco di buono, una banale coincidenza di cognomi e la fatalità di un destino da cui non c'è quasi mai scampo.

venerdì 3 maggio 2013

SIMENON E IL CASO CENTRAL HOTEL


Isola di Porquerolles. Maggio del 1933. Simenon di ritorno dal suo tour africano inizia a scrivere. Primo romanzo  Le coup de lune (Fayard) tratto dalle esperienze di quel viaggio. Seguiranno, 45° à l'ombre (1936) e Le Blanc à lunettes (1937).
Ma torniamo alla primavera del '33, quando nella sua amata isola, Simenon completa la stesura del romanzo in cui racconta tra l'altro la sua sosta nel Gabon, a Libreville, durante la quale alloggiò al Central Hotel.
Nel romanzo la parte che riguarda questa esperienza è quasi un diario. Simenon non é solo ricco di particolari, ma utilizza gli stessi nomi e anche quello dell'albergo che chiama appunto Central.
Ma il problema è che questa descrizione è abbastanza sferzante. Di certo in linea con il suo parere sui coloni europei in Africa, di cui non perdeva occasione di stigmatizzarne i comportamenti, per ridicolizzarne le abitudini e per condannarne la mentalità. E anche in questo caso non ci andò certo leggero: nel romanzo se la prende un po' con tutta la comunità, parlando di gente senza scrupoli, di dubbia moralità, che per i propri scopi non si sarebbe fermata  di fronte a nulla, gentaglia di facili costumi...
Quando il romanzo iniziò a uscire sul settimanale di casa Fayard, Le Candide, creò un certo scompiglio nella comunità di Libreville, sfociando in un'azione legale per diffamazione, che fu capeggiata dalla vedova Mercier, proprietaria del Central Holtel, dove appunto Simenon aveva soggiornato.
Gli elementi c'erano tutti. Il romanziere, come abbiamo detto, non solo era andato giù persante, ma era stato dettagliato al punto di non cambiare nemmeno certi nomi. Questo rendeva facile l'azione legale con cui si reclamavano 200.000 franchi tra danni e interessi e anche il sequestro del manoscritto.
Il processo andò un po' per le lunghe tra l'accusa che spingeva sulla diffamazione data l'indubbia riconoscibilità delle persona e dei luoghi nel romanzo di Simenon, la difesa che batteva sul tasto del diritto di cronaca, cioè la libertà dello scrittore di descrivere quello che aveva realmente visto, i magistrati che non avevano avuto tempo e voglia di leggere il libro e l'assenza per un periodo del Presidente.
Insomma la suspense c'era tutta. Simenon per la prima volta si trovava a trattare con la giustizia in veste di imputato. Alla fine arrivò la sentenza.
La signora Mercier non era stata diffamata dato che il suo nome  non appariva mai nel libro. Simenon era prosciolto e la querelante condannata a pagare le spese processuali.
Un po' di fortuna, la bravura del suo avvocato, Maurice Garçon, la benevolenza della corte... insomma tutto concorse alla migliore conclusione del processo. Ma lasciò un segno su Simenon che divenne molto più prudente e accorto nel nominare posti e persone e iniziò ad esplicitare sempre che si trattava di vicende e personaggi di pura fantasia.