mercoledì 31 luglio 2013

SIMENON. ADIEU, QUAI DES ORFEVRES... LA STAMPA RICORDA

Come vedrete nell'elenco che segue questo post (i più significativi li ritrovate nella Rassegna Stampa, con i rispettivi link), la stampa, soprattutto francese, ma anche italiana, belga, ed extraeuropea, ha dato un certo rilievo all'anniversario dei cent'anni e all'abbandono della Polizia Giudiziaria Parigina del famoso e storico Quai des Orfèvres.
Una sede mitica anche grazie a Simenon che volle che il suo Maigret lavorasse lì. I più affezionati lettori delle sue indagini, anche senza averci mai messo piede, possono dire di conoscerla come le loro tasche, e non solo l'ufficio del commissario, la stanza degli ispettori, lo studio del giudice Comelieu, l'acquario, il sottotetto di Moers... E quello scalone per arrivare all'ingresso, consumato dalle suole di poliziotti e di criminali, la Senna proprio lì sotto che Maigret poteva vedere dalla finestra del suo ufficio... ufficio dove aveva ottenuto di conservare la vecchia stufa a carbone (non molto ecologca per la verità, ma molto pittoresca) e poi le pipe allineate sulla scrivania, pronte per essere fumate.
Famoso il Quai des Orfèvres, famoso anche il numero civico, quella della Police Judiciaire, il 36. Talmente famoso che, entrato nel gergo, sostituiva spesso il nome della sede. Bastava il numero... "...Allora andiamo al 36 ?...".
Era un'istutizione come Scotland Yard (dal nome della via della sua antica sede a Londra) che entrambe vivono nell'immaginario collettivo anche grazie a scrittori come Conan Doyle e a Georges Simenon che le hanno fatte parte integrante delle proprie storie.
Ma 36 Quai des Orfèvres, per Maigret è quasi un primo recapito, ancor prima del suo 132 Boulevard Richard-Lenoir dove vive da anni con la moglie. E' l'indirizzo dell'ufficio dove passa le giornate, dove interroga i sospettati, dove tira tardi la sera quando coordina le mosse dei suoi ispettori sparsi per Parigi, dove consuma birra e panini che gli vengono dalla Brasserie Dauphine, da dove spesso telefona a M.me Maigret avvertendola che non tornerà a pranzo o a cena, oppure addirittura per tutta la notte.
Adesso la polizia giudiziaria si riunirà a tutti gli altri corpi di polizia della capitale francese in un moderno e funzionale grattacielo nel quartere di Batignolles, nel XVII arrondissement. E la stampa un po' celebra e un po' ricorda...

31/07/ - Il Giornale - La Notre Dame del giallo ha cent'anni
30/07/ - Il Messaggero - Parigi, la polizia giudiziaria trasloca: Maigret non abita più al "36"
30/07/ - e-orientations.com - Les 100 ans du 36, quai des Orfèvres et le métier de commissaire de police
30/07/ - La Voix du Nord - Police: clap de fin programmé du mythique «36 quai des Orfèvres»
27/07/ - La Croix - Le Quai des Orfèvres, "mine d'or" pour cinéastes et écrivains
27/07/ - Le Nouvel Observateur - Clap de fin programmé du mythique "36 quai des orfèvres"
26/07 - Liberation - Un timbre en l’honneur du 36 quai des Orfèvres pour le centenaire 
26/07/ - La Nouvelle Rèpublique - Le " 36 Quai des Orfèvres " est centenaire
26/07/ - La Croix - Un timbre en l'honneur du 36 quai des Orfèvres pour le centenaire 
26/07/ - 20 minutes.fr - Un timbre en l'honneur du 36 quai des Orfèvres pour le centenaire de la PJ
24/07/ - La Jornada - 36, Quai des Orfèvres

martedì 30 luglio 2013

SIMENON: DIALOGHI DI UN "APRES MIDI" DI MEZZA ESTATE


Domenica. La capitale. Al bordo della piscina di un club romano. Pausa postprandiale. Temperatura 37° (temperatura percepita: non pervenuta).
Due signori, uno magro dall'aria distinta, pelata, occhiali, un sobrio costume pantalone blu. L'altro forse un po' più giovane, tipo comune, capelli scuri, più abbronzato del compagno, indossa un costume a righine bianche e rosse. Il primo armeggia con un tablet, debitamente coperto da una custodia che sembrerebbe di pelle. L'altro ha in mano un libro. Ma dalla mia sdraio non riesco a leggere il titolo, né l'autore.
La mia attenzione viene richiamata da alcune parole pronunciate con un accento settentrionale e con un tono di voce acuto dal primo "... ci credo... leggere Maigret è come guardare un telefilm...".
La mia curiosità aumenta l'attenzione e, con la scusa dell'ombra, sposto la sdraio in una posizione più idonea a captare la conversazione. Il primo signore lo chiamerò A. e il secondo B.
A. - Certo è un poliziesco, perchè la gente lo legge?... Perchè vuole sapere come va a finire...
B. - Poliziesco...poliziesco... si fa presto a dire... Intanto tu ne hai mai letto uno?
A. - Di polizieschi?
B. - No, di Maigret.
A. - Beh, sì che li ho letti...
B. - Dimmi i titoli.
A. - Ma chi se li ricorda i titoli, saranno passati vent'anni... ma che dico almeno trenta... allora facevo l'università...
B. - E allora come fai ad esprimere un giudizio su due o tre Maigret che hai letto quando avevi vent'anni e soprattutto dal momento che sono passati trenta... anzi diciamo anche trentacinque anni...
A.- Beh, allora posso dirti che di recente, al massimo un paio di anni fa', ho letto un'altro Simenon che non mi è piaciuto...
B. - Titolo?
A. - Boh...qualcosa con Maigret, mi pare... Maigret e la morte di Betty...?
B. - Che ingnorante che sei!
A. - Oh, ma che ti prende...
B. - Niente, solo che non sei ignorante. Intanto Betty e La morte di Belle sono due romanzi  di Simenon che non c'entrano niente uno con l'altro. E comunque nessuno dei due è un Maigret... Pensa un po' tu?
A. - Beh si vede che mi sono sbagliato... con tutti i Maigret che ha scritto!
B. - Ma che dici....
A. - Certo... ma lo so che ha scritto anche dei romanzi...
A questo punto, il singor B. chiude il  libro, lo fà cadere sul prato e si alza dalla sdraio.
B. - E' meglio che stai zitto... ogni cosa che dici peggiora la tua situazione e scopre di più la tua ignoranza...
A. lo guardò sorpreso?
B. - Qualche romanzo? Simenon, per tua informazione ha scritto quasi 120 romanzi, senza considerare i racconti, e che non c'entrano niente con i Maigret...
A. - E che era... una macchinetta? Come faceva a scrivere così tanto? Non deve essere letteratura di alto livello.... E di Maigret allora quanti ne ha scritti?
B. - Mi pare più di cento...
A. Allora è il solito scrittore di cassetta che sforna una libro dopo l'altro come fossero pizzette... Guarda io non sopporto quelli che ogni anno devono far uscire un loro libro... Uno scrive se ha l'ispirazione, altrimenti...
B. era ammutolito.
Io intanto mi mordevo la lingua per non intervenire. Ma pregavo che B. ne sapesse qualcosa di più.... Su, digli che Adrè Gide lo aveva preso sotto la sua ala protettiva... che per un paio di volte è stato lì lì per essere candidato al Nobel per la letteratura. Digli che era amatissimo da gente come Henry Miller, Carl Gustav Jung, Jean Renoir, Federico Fellini... Stupiscilo, digli che ha venduto più di mezzo miliardo di libri in tutto il mondo ed é stato tradotto in più di cinquanta lingue...
B. - Che vuoi, Simenon ha iniziato a scrivere giovanissimo, a vent'anni, ed è morto a 86 anni... Di tempo ne avrà avuto, che dici? In più di sessant'anni uno che ha qualcosa da dire...
A. - Ma quello che stai leggendo è un Maigret?
B. - No. E' uno dei romanzi, il titolo è Fauborg... è l'ultimo uscito in Italia
A. - E quando l'ha scritto?
B. - Non lo so, ma qui all'inizio ci dev'essere l'anno della prima edizione originale....ecco qui: 1937...
A. - Capirai un libro scritto più di settantacinque anni fa'...
B. - Apri su quel cavolo di tablet, il tuo amato quotidiano, La Stampa, e guarda sull'inserto TuttoLibri di ieri, come si classifica nella Narrativa Straniera...
A. armeggia un po' con il suo dispositivo, poi dopo un po' dice..."è sesto!".
B. - Beh, mica male per un romanzo che ha tre quarti di secolo, no?
A. - Sarà quella letteratura leggera buona per tutti e per ogni occasione... no, non mi interessano quel tipo di libri...
B. - Ah... adesso disquisisci anche di letteratura alta e bassa?
A. - Te l'ho detto per me chi troppo scrive e troppo in fretta, pensa più alla tasca che alla pagina
B. - Ma che filosofo!... Ma leggi, prima di parlare... non ti vedo mai con un libro in mano... sempre quella tavoletta elettronica, il computer, lo smartphone...
A. - Perchè hai qualcosa contro la nuova tecnologia?
B. - No... ma, per esempio, se ti comprassi un ereader per leggeri i libri elettronici, gli ebook, sarebbe già un passo avanti...
A. - E quanto costa un ereader?
B. - Dai sessanta ai cento euro e oltre, dipende da...
A. - Poco... Però vedo che tu leggi libri di carta...
B. - Che c'entra, uno non esclude l'altro...
A. - E sull'erader ci puoi leggere anche i Maigret?
B. - Sì caro mio... sono circa una novantina i titoli in ebook...
A. - E tu ce l'hai l'ereader?
B. - Certo...
A. - Beh adesso vedo un po'... se costa così poco... quasi quasi me lo compro...
Adesso B. si è rimesso seduto. Ha ripreso a leggere... Ad un tratto alza la testa.
B. - Ma scusa, ma ora che ci penso, lo sai che anche con il tuo tablet  puoi leggere i libri... certo non è la stessa cosa dell'ereader, comunque...
A. - Bah...Ora andrei al bar, a bere una cosa fresca... tu?
B. - Ma sì, vengo pure io... ti accomagno...
I due si avventurano al sole. A. con i testa un cappello cona visiera e B. con uno di paglia... si avviano sul vialetto che li porta al bar. Chiacchierano ancora.
Io mi tuffo in piscina. Quando tornano, sono ancora in acqua. La temperatura deve essere salita ancora.

lunedì 29 luglio 2013

SIMENON E MAIGRET FUMANO TROPPO... CHE NE DICE IL MINISTRO DELLA SALUTE?


Maigret fumava la sua pipa. La fumava spesso... anche troppo. La mattina apena sveglio, prendeva la pipa lasciata la sera prima sul comodino e l'accendava... La prima pipata della giornata! E poi almeno un paio di pipe in tasca, e una sfilata di pipe sulla scrivania del suo ufficio, a Quai des Orfèvres.
Anche Simenon fumava la pipa e molto. Almeno se dobbiamo stare alle fotografie, lo vediamo sempre con la pipa tra i denti, in mano o a portata di mano. Lo vediamo fumare da giovane e da anziano. Lo vediamo al suo tavolo dis crittura con una decina di pipe già caricate, pronte per essere fumate.  Quando smise di scrivere e si liberò di tutto, della sua faraonica villa di Epalinges, delle sue numerose automobili, tra cui una Rolls Royce, dei quadri di pittori famosissimi, di tutta la sua preziosa biblioteca, le uniche amiche che portò con sè furono le pipe.
E accanto al fumare possiamo mettere il bere. Maigret beve birra, vino per lo più bianco, calvados, ma all'occorrenza anche cognac, grappa, addirittura la prunella che faceva la cognata in Alsazia. Insomma ogni occasione è buona, tanto che il suo creatore ricevette delle proteste ufficiali, anche da parte della Chiesa, perché l'esempio dato da un così popolare personaggio poteva essere molto dannoso.
Simenon, ha avuto periodi in cui ha bevuto molto. Soprattutto quand'era più giovane, ma anche nel periodo americano, un po' anche per l'infuenza della seconda moglie, Denyse. Ma lui spesso sapeva dove fermarsi, lei no.
Oggi non sapremmo immaginare autore e personaggio senza un pipa accesa, senza bere una birra o unn blanc in una brasserie o un bistrot... Eppure oggi nè Simenon, né Maigret potrebbero fumare così a loro piacimento. Ci tornano i punti del DDL proposto in questi giorni dal ministro della salute. Giro di vite sul fumo, soprattutto dove sono i bambini, vedi le scuole, compresi gli spazi aperti vicini e limitrofi...
Come minsitro della salute non poteva far altrimenti e non ci sentiamo di criticare norme che tutelano la salute dei bambini.
Più in generale non vorremmo però che lo Stato finisse per entrare nei comportamenti individuali, dicendoci quello che è bene o è male per noi. E costringerci poi a farlo.
Magari si potrebbe arrivare a vietare la lettura che non si comportano secondo l'etica stabilita da uno Stato che a quel punto dovremmo chiamare "padrone"?
E se ad un sedicenne, che ha iniziato a leggere Maigret, gli vien voglia di provare a fumare la pipa? Lo sapete che il boom di vendite di pipe in Italia si è verificato in seguito al successo del Maigret televisivo di Gino Cervi nella seconda metà degli anni sessanta?
Insomma oggi abbiamo suscitato alcuni interrogativi, alcuni importanti altri meno. Ma vale comunque la pena rifletterci e... come al solito... chi vuole dica la sua.

domenica 28 luglio 2013

SIMENON: CONTINUA LA LUNGA ESTATE IN... PERIFERIA


Non c'è Caronte che tenga. Il passare delle settimane estive ci porta ad un passo da agosto in un clima incandescente, ma Faubourg è sempre in cassifica e talvolta mantenendo da qualche settimana le proprie posizioni.
Stavamo pensando che forse questa ottima performance, oltre alla mancanza  di nuova concorrenza (l'estate è gia inoltrata, e quello che doveva uscire é per lo più uscito), sia dovuta anche al fatto del mancato Maigret estivo. Insomma è come se tutti quelli che avrebbero voluto portarsi in vacanza un Maigret, in mancanza  di questo, pur di non restare senza un Simenon, abbiano acquistato Faubourg. Magari l'avrebbero acquistato lo stesso? O frse non tutti...? Beh... prendeteli per quello che sono, pensieri sparsi in un torrido giorno di fine luglio, nel quale invece Caronte su di noi ha il suo effetto...
Ma veniamo ai numeri. Iniziamo con la classifica di TuttoLibri de La Stampa di sabato. Per la quarta settimana è in Narrativa Straniera, saldo al 6° posto, come certifica il sondaggio della Nielsen Bookscan. Oggi invece su La Lettura del Corriere della Sera l'elaborazione della GFK ci indica per Faubourg la 14a posizione, una in meno rispetto alla settimana scorsa. Infine su RCult de La Repubblica, l'Eurisko decreta sempre al 9° posto il romanzo di Simenon (Narrativa Straniera).
Sui portali internet che vendono libri, troviamo la classifica di I.B.S in cui, tra i primi 100, scivola al 38° posto. Niente su Amazon, Rizzoli.it, mentre su Felrinelli.it Faubourg è in discesa al 16° posto. Se il romanzo ancora tiene in classifica, ci potrete rileggere su questo argomento la prossima domenica.

sabato 27 luglio 2013

SIMENON: MA CHE COS'E' CHE "REGGE SU" IL COMMISSARIO MAIGRET PER TANTO TEMPO?

L'illustrazione di un Maigret del celebre Ferenc Pinter
Non è la prima volta che ci poniamo la domanda. Questa volta a farcela tornare in mente è stato il commento ad un post nella pagina di Simenon-Simenon che si trova su Facebook (Conosciamo meglio Georges Simenon). Si tratta del post di ieri, Simenon, Pietr e Charles il primo e l'ultimo cliente di Maigret. E Giulio Masera, commentava "Quarant'anni di Maigret! Quale altro personaggio letterario poliziesco è durato così a lungo? E quale scrittore ha tenuto per tanto tempo in vita un suo investigatore? Mi piacerebbe se qualcuno mi dicesse se esistono e eventualmente chi sono".
Già... ci sono? Beh in fatto di autori importanti il pensiero corre subito ad Agatha Christie che può vantare all'attivo una novantina di gialli, ma quanto a personaggi ha inventato Poirot, Miss Marple, la coppia Tommy e Tuppence, l'investigatore Parker Pyne... Insomma il titolo di regina del giallo non é certo usurpato, nè si possono dare giudizi sulla quantità, che anche qui certo non manca visto che i suddetti racconti sono sta scritti tra il 1920 e il 1976 (anno della morte della scrittrice)... ben 56 anni!
Certo fuori dal cerchio giallo, tranne un'autobiografia, alcuni saggi e qualche altro titolo, la britannica Agatha non si è mai avventurata. Anche lei saccheggiata dal cinema (tra serie tv, versioni per il cinema e riduzioni teatrali siamo oltre al centinaio) La scrittrice nata nel 1890 e deceduta nel 1976 è quindi pressochè contemporanea di Simenon, ma la tipica ambientazione inglese dei primi del secolo, una certa aria dei bei tempi andati, fà dei suoi gialli un tipo di leteratura che risente molto dell'atmosfera del suo tempo. Come popolarità potremo citare anche Sherlock Holmes, ma sappiamo che i romanzi  del cosiddetto canone comprende 4 romanzi, 59 racconti e 3 commedie. Qui il cinema si é sbizzarrito, oltre 50 le edizioni per il grande schermo tratte dal canone, ma con moltissimi remake, oltre a svariate serie televisive prodotte non solo in Inghilterra. Per restare tra i padri fondatori, prolifici, del giallo possiamo citare anche l'americano Rex Stout vanta una settantina di titoli. Lo ripetiamo non vogliamo fare una classifica di chi ha scritto di più, lasceremmo fuori scrittori fondamentali nella storia del giallo come Dashiell Hammet e Raymond Chandler, tanto per fare due nomi, che hanno scritto ognuno 8/9 romanzi e poco più di 30 racconti. Eppure sono i padri riconsociuti dell'hard-boiled, il tipo di giallo moderno, che ancora oggi fà sentire la sua influenza.
Quindi se abbiamo parlato di quantità e di durata, lo dobbiamo alla domanda posta dal signor Masera. Quello che potremmo aggiungere, come diciamo spesso, è che tra gli scrittori che abbiamo citato, ce n'è uno solo che ancora oggi viene rieditato in vari paesi del mondo e in alcuni, come il nostro, ad ogni uscita entra regolarmente nella classifica dei più venduti e se la batte con i best-sellers degli autori d'oggi,  magari con romanzi scritti sessanta o settanta anni fa'... E si chiama Georges Simenon.
Quello che regge ancora su Maigret è quindi la sua attualità, i temi trattati, la scrittura, la struttura dei romanzi che, non a caso, costituiscono un unicum nel panorama della letteratura cosiddetta gialla. Quindi quello che "tiene su" Maigret è la sua scrittura semplice e diretta, che tratta temi che toccano l'uomo qualunque, vicende profonde o di poco conto, ma che possono capitare a qualsiasi di noi. E questo trattando argomenti di vita quotidiana e raccontando  storie in cui l'investigatore non é un superuomo, ma un semplice funzionario dello Stato, che si proccupa più di capire  che di giudicare i colpevoli con cui si imbatte in ogni sua indagine.

venerdì 26 luglio 2013

SIMENON. PIETR E CHARLES, IL PRIMO E L'ULTIMO "CLIENTE" DI MAIGRET

Pietr e Charles. Sono i protagonisti rispettivmentee della prima e dell'ultima inchiesta di Maigret scritte da Simenon a distanza di oltre quarant'anni una dall'altra.
Inevitabilmente ci troviamo davanti a due Maigret un po' diversi, ma poi non così differenti. Il primo, scritto nel '31 (Pietr-le-Letton - Fayard), mette in scena un noto criminale lettòne  e truffatore internazionale che non si riesce mai ad indentificare con precisione. Prima sembra che sia un morto trovato su un treno, poi si arresta un individuo che sembrerebbe proprio lui... ma invece di chi si tratta? E' Pietr? O forse é entrato in ballo anche un gemello?  Qui Simenon gioca con un'intreccio d'identità per tenere alta la tensione.
Il signor Charles (Maigret e Monsieur Chares - 1972 - Presses de La Cité) è anche lui un inafferrabile. Charles infatti non è il suo nome. Lui in realtà é Gérard Levesque, notaio apprezzato dalla buona società, che usa l'altro nome per la sua seconda vita. Quella in cui spariva da casa per qualche giorno andando a gozzovigliare nei locali notturni, vivendo brevi scappatelle con donne compiacenti, frequentando prostitute e cabaret. Insomma un sorta di innocuo Dr. Jeckyll & Mr. Hyde, che si dava alla bella vita per sfuggire al grigiore e alla monotonia della vita coniugale e di una professione non certo divertente.
Comunque in entrambe i casi Maigret si ritrova a giocare con il doppio, non solo delle identità, ma anche dei personaggi. Come ad esempio la moglie del notaio, in apparenza rispettabile ed irreprensibile, ma in effetti un'alcolizzata, che si rivelerà essere stata una prostituta (con il marito infatti non si sono conosciuti, come sostiene lei, quando era la sua segretaria, ma in un bordello) e anche lei intrattiene tutt'ora rapporti con un gigolò senza scrupoli.
I due protagonisti finiscono tutti e due uccisi. Pietr, o chi per lui, muore per un colpo di pistola in pieno petto in una squallida toilette di un treno. Charles, o Gérard che dir si voglia, perde la vita perché gli fracassano il cranio poi lo gettano nella Senna, dove viene a galla dopo qualche tempo, già in stato di decomposizione.
E alla fine, in entrambe i casi, sono due donne che sciolgono l'intreccio. Nel primo, Anna Gorskine, la moglie di.... beh di chiunque sia... dà il là all'epilogo drammatico della vicenda.
Nell'ultimo la moglie di Gérard/Charles confessa di essere lei la mandante dell'uccisione del marito e l'omicida è...

giovedì 25 luglio 2013

SIMENON, ULTIMA VACANZA A BURGENSTOCK... CINQUANT'ANNI FA'


Burgenstock. Non so quanti di voi la conoscano. E' una località di villeggiatura di montagna al centro della Svizzera. Abbiamo detto montagna, ma non sono le Alpi, non è Saint-Moritz o Gstaad , bensì un promontorio alto poco più di mille metri che si spinge fino quasi al centro del Lago di Lucerna. Dal paese di Burgenstock si gode un'incredibile vista sul lago sottostante. E un ascensore conduce su, fino alla vetta della montagna a poco meno di 1200 metri. E' inutile dire quanto esclusiva sia stata questa località tra l'altro frequentata negli anni da personaggi come Audrey Hepburne, Sergej Rachmaninow, Sofia Loren, Konrad Adenauer, Shirley MacLaine, Henry Kissinger, Charlie Chaplin...
Insomma proprio cinquant'anni fa' la famiglia Simenon, come d'altronde era consuetudine da qualche stagione, prenota le vacanze estive in questo pezzetto di paradiso. Anzi della prenotazione se ne occupa Denyse, che è appena uscita da una delle sue crisi, anche se non è completamente ristabilità. Come ci racconta Simenon in Mémoire intimes "... Nei giorni seguenti sarà eccitata e depressa a fasi alterne. Tuttavia, con grande gioia di Maire-Jo, fa prenotare per il 12 luglio la nostra solita suite al Burgenstock. Acconsento ad andare, ma mi preoccupa il viaggio lungo...".
Strana questa preoccupazione per uno come Simenon abituato a viaggiare in ogni dove e con ogni mezzo. Per altro oggi c'è più di un'autostrada e si può addirittura a scegliere e in due ore e mezza di media da Echandens si arriva a Burgenstock. Mettiamo che nel '63 la situazione stradale fosse più disagiata, potrebbero esserci volute tre ore, tre ore e mezza... il problema era Denyse. Infatti, data la quantità di bagagli, sarebbero dovuti partire con due automobili. E certo le condizioni psicofisiche di Denyse non erano certo l'ideale per fare due/trecento chilometri di guida.
"...Trovo la soluzione: affitto due aerotaxi da sei posti ciascuno, dove potranno essere sistemati anche i bagagli... Ma c'è una complicazione: a Lucerna non esiste aeroporto civile. C'è solo un campo d'aviazione militare a dieci chilometri dagli alberghi - racconta Simenon in "Mémoires intimes" - Col pretesto della moglie ammalata (e non é una bugia), mi dò da fare per ottenere il permesso di atterrare lì. Me lo concedono a patto che i due aerei ci depositino con discrezione ai margini del campo, dal quale, non meno discretamente, ci allontaneremo in macchina, senza aver alcun contatto con le autorità militari...".
Come accennavamo prima, Burgenstock è meta di personaggi famosi di tutti i campi. Quell'anno in agosto arriva anche Claude Gallimard (figlio di Gaston). Vacanza o affari?
C'era una vecchia controversia tra lui e Simenon sulla pubblicazione di certe opere. Ma nella trattativa vuole entrarci Denyse, come faceva quando vivevano in America, estromettendo lo stesso Georges.
Le giornate passano giocando a golf (Georges e Johnny), a ballare il Tennessee Waltz (Georges e Marie-Jo), Denyse invece si isola e partecipa poco alle attività degli altri.
Questa vacanza al Burgenstock non va ricordata solo perchè avvenne cinquant'anni fà (come abbiamo detto i Simenon frequentarono per diversi anni quella località), ma per il fatto che fu l'ultima vacanza in quel posto. La famiglia Simenon infatti iniziò a disgregarsi. Nel 1964 con un ennesimo ricovero in un casa di cura, Denyse, uscirà definitivamente dalla vita di Simenon.
Marc ormai ha il suo lavoro nel cinema ed è sistemato a Parigi. Johnny è in America per completare i suoi studi in legge e Mari-Jo più tardi si trasferirà anche lei a Parigi. La famosa villa di Epalinges dove erano entrati tutti insieme nel 1963, quindi man mano si svuoterà, lasciando infine solo Georges, Teresa Sburelin e Pierre il figlio più piccolo appena decenne. E non ci saranno più vacanze in famiglia nè a Burgenstock, né altrove.

mercoledì 24 luglio 2013

SIMENON, INUTILE CONTRAPPOSIZIONE TRA ROMANS-DURS E MAIGRET


Qualche giorno fa' abbiamo letto una recensione di Faubourg in un quotidiano di Verona. L'articolista fa precedere la trattazione sul libro da una frase d'introduzione "...Non occorre il commissario Maigret a Georges Simenon per indagare sull'ambiguità dell'animo umano, che il grande autore sembra conoscere fin nelle intime fibre. Lo dimostra in Faubourg...".
Nel post dell'altroieri abbiamo accennato ad alcune idee sbagliate che da tempo inveterato corrono su Simenon, sulla sua opera e sui suoi personaggi. Qui non viene affermato qualcosa di errato, ma viene posto in un contesto che ne modifica il significato.
Sembra, e non solo in questo articolo, che i Maigret e i cosiddetti romans-durs siano due filoni che procedono in due tunnel isolati e senza nessuna comunicazione tra loro. E' vero come si dice nell'articolo che Simenon non ha bisogno di Maigret per indagare sull'animo umano. Ma è vero anche il contrario. Maigret è una tappa fondamentale per arrivare a quei suoi romanzi psicologici che scavano dentro l'uomo.
Già, infatti la tradizionale divisione che si fà dei periodi letterari di Simenon è almeno in parte artificiosa e, come spesso accade, di comodo. E' vero che una prima parte, dal '33/'23 fino al '31, fu un periodo di apprendistato in cui scriveva su commissione, sia per genere che per lunghezza, e consegnava un testo così come gli veniva richiesto e nei tempi stabiliti. Ma questo decennio servì anche a maturare Simenon e non solo da un punto di vista della padronanza della scrittura, ma anche in relazione ad una progressiva presa di coscienza sia delle proprie capacità, che del tipo di letteratura che voleva praticare.
Maigret, analizzato bene, è certo un'evoluzione rispetto al cosidetto periodo popolare, ma d'altra parte ne è la naturale conseguenza, è "anche" il risultato dell'esperienza fino ad allora maturata. Caratteristiche psicogiche, mentalità, visione della vita, ideali che contraddistinguono Maigret, sono frutto della libera scelta di Simenon e non di rado sono una traslazione più o meno diretta dello scrittore stesso. E per di più alcuni temi che vengono trattati nelle indagni del commissario Maigret, con un altro taglio, e talvolta con maggiori approfondimenti, li ritroviamo nei romans-durs, come se l'autore li avesse saggiati prima per svilupparli poi.
Ma allo stesso modo dobbiamo dire che argomenti o situazioni dei romans-durs li ritroviamo sovente nei Maigret.
E questo è dovuto anche al fatto che dal '31 al '72 Simenon alternò uno all'altro, un romanzo e un Maigret e nel tempo i Maigret, in media, crescevano di qualità (poi anche per loro, ma come pure per i romanzi, ogni tanto capitava il titolo più fiacco, non all'altezza degli altri. Ma con una produzione così corposa, lo definiremmo un fenomeno fisiologico).
E d'altronde, ci è sempre riuscito molto difficile pensare che, quando Simenon si metteva a scrivere un'indagine del commissario di Quai des Orfèvres, tutto il suo bagaglio letterario, il suo particolare stile, la scrittura cui era abituato con i romanzi... tutto venisse chiuso ermeticamente in qualche parte e la stesura dei Maigret era come fosse affidata ad un'altra mano e a un'altro cervello.  
Noi invece, se facciamo qualche passo indietro e guardiamo all'interezza della sua opera, vediamo sì degli alti e dei bassi, dei chiari e degli scuri, ma tutto all'interno di un'omogeneità assolutamente naturale, forse non del tutto conscia da parte dello scrittore?... Ma la lettura (e a volte rilettura) di oltre duecento titoli, ad oltre quarant'anni di quel fatidico 1972 in cui decise di non scrivere più, ci dà più che mai la sensazione di un cursus unicum che si svolge armoniosamente, senza fratture o livelli diversi.
Certo va considerato che Maigret è una letteratura di genere e per di più seriale e questo mette dei paletti che lo scrittore deve necessariamente osservare. Ma se riusciamo ad andare aldilà di questo elemento, non possiamo non accorgerci quanto poca sia la differenza (e a volte ci è difficile trovare una differenza) tra il mondo che nei romanzi ci descrive Simenon dalla Parigi alla provincia francese, un mondo popolato da figure anonime, meschine, da grandi sbruffoni o da padroni delle ferriere, dagli ambienti e dagli individui che Maigret incontra nelle sue indagini. Pensateci.

martedì 23 luglio 2013

SIMENON. MAIGRET A BRATISLAVA CON... CREMER


Ieri, come ci informava www.port.sk, la televisione della capitale slovacca, Bratislava, mandava in onda una puntata della serie franco-svizzero-belga di Maigret, quella interpretata da Bruno Crémer. E' la più recente (se non calcoliamo la serie trasmessa da Canale partita nel 2004 e fermatasi al secondo episodio), iniziata nel '91 e conclusasi, dopo 54 episodi, nel 2005. La fama di questo Maigret, in Francia considerato "più Maigret" del suo predecessore, l'attore Jean Richard (serie del 1967- 1990 - ben 88 episodi) è arrivata in varie televisioni dell'Europa dell'est. Quell'est Europa di cui Simenon ci racconta nella sua infanzia. Già, perchè quando il padre, ammalato di cuore, non potè più lavorare, la casa dei Simenon, in seguito all'inizativa della madre Henriette, diventò un pensionato per gli studenti russi, polacchi, e dell'est Europa in genere, che arrivavano a Parigi per frequentare l'università. Questo dette al piccolo Georges delle conoscenza in più, venendo in contatto con culture così diverse da quella belga. Tuto ciò si riverbererà poi anche nelle sue letture, facendolgi amare quei classici russi, peraltro in un età in cui i bambini leggono tutt'altro. Ma fu anche un'esperienza dolorosa. Lui e il padre erano sempre messi in secondo piano, sulle stanze da poter occupare, all'ora di pranzo o di cena quando dovevano cedere il posto (e talvolta il pasto) ai pensionanti che pagavano. D'altronde Henriette era una donna dura che rimproverava al marito di non aver fatto carriera finchè lavorava e forse arrivava a fargli addirittura una colpa per il fatto di essere malato. Georges, invece, sebbene fosse il primogenito, veniva sempre dopo Christian, il fratello minore che era il preferito dalla madre, la quale non si preoccupava di nascondere questa predilezione (e di questo se ne trova traccia anche il "Lettre à ma mére" che Simenon scrisse, ormai anziano, nel 1974).
E così il cerchio si chiude. Quel piccolo belga che nel 1910 si stringeva in casa propria per far spazio ai ragazzi dell'est, diventato romanziere di successo è stato cooptato dalle tv di mezzo mondo per produrre delle serie di Maigret  in Francia, come in Russia e fino in Giappone. E le traduzioni delle produzioni in lingua francese delle avventure del suo personaggio di Quai des Orfèvres arrivano anche in paesi come la Slovacchia.
Ieri gli abitanti di Bratislava hanno così visto Maigret e le port des brumes, andato in onda in Francia con Crémer protagonista, nel febbraio del 1966, basato sul romanzo uscito nel maggio del 1932, per i tipi di Fayard, il dodicesimo della prima serie.

lunedì 22 luglio 2013

SIMENON, UN ROMANZIERE... TROPPE IDEE SBAGLIATE...


L'ambizioso. Così spesso si sente definire Simenon. E poi giù a sciorinare il numero incredibile di racconti popolari, romanzi, Maigret, novelle, saggi, articoli che ha scritto nella sua vita nella convinzione che questi numeri siano una dimostrazione della sua ambizione.
In realtà la sua vera ambizione era tendere all'essenziale. Non solo nella scrittura, ma anche nella vita. Certo non si fece mai mancare comodità e talvolta anche il lusso del superfluo, ma per esempio cercò sempre di sistemarsi in luoghi non alla moda, dove non dovesse "sostenere" la parte dello scrittore di successo (e non gli piacevano ricevimenti, cerimonie e festeggiamenti letterari). Da Parigi, fuggì nel '32 per andare a vivere in Vandea, a La Rochelle, dove visse per dieci anni in piccoli paesini, se non in campagna. Poi L'America, ma mai a New York, Chicago, Los Angeles, Boston... no. Sempre piccoli centri o in ranch come quello dove passò gli utlimi cinque anni (Shadow Rock Farm), in Connecticut, nei pressi di Lakeville. E quando tornò in Europa si stabilì definitivamente nei dintorni di Losanna. Si dirà, ma spesso la sistemazione era in castelli principeschi (o in quella villa un po' megalomane ad Epalinges, progettata da lui stesso...). Certo, ma non scordiamoci che visse anche in un appartamento in un palazzone, all'ottavo piano, prima di traferirsi definitivamente nella piccola casa rosa di rue de Figuiers. E a tal proposito disse a Fellini: "... sogno di avere una piccola stanza in una via piena di negozi, e scrviere senza che questo mi renda più di quello che mi serve per mangiare... non sono mai stato ambizioso...".
Qualcuno  obbietterà che questa frase non è stata pronunciata a cinquant'anni, ma quai a settantacinque, quando ormai aveva smesso di scrivere romanzi da tre anni ed era entrato in fase di declino.
Ma anche a 58 anni aveva un atteggiamento particolare, ad esempio sul denaro: ".. dico spesso che il denaro non è altro che l'uomo in conserva... perchè una qualsiasi somma rappresenta tante ore di lavoro, giorni, mesi di vita dell'uomo. Chiuderli in una cassaforte, questi che rappresentano uno spaccato di vita... E' una cosa che mi fà orrore Al puno tale che certe volte mi è capitato di fare degli acquisti folli per ritrovarmi a zero ed essere costretto a ricominciare a lavorare...".
Altra idea molto diffusa. Le atmosfere di Simenon... "il romanziere d'atmosfera! Ma porca miseria, se non ci fosse un'atmosfera il romanzo sarebbe mutilato. - si lamenta Simenon in un'intervista del '55 con André Parinaud -  E ' un po' come se, parlando di un uomo, si dicesse: Respira! Se non respirasse sarebbe morto, no? Un romanzo senza atmosfera sarebbe un romanzo nato morto...".
I Maigret, sarebbero stati scritti, perché più popolari e con vendite superiori ai romans-durs. Simenon ne avrebbe scritti così tanti per questioni ecnomiche.
"... non scriverei mai dei Maigret  per far soldi, in fretta e costi quel che costi - spiegava il romanziere nel '48 al suo ultimo editore Sven Nielsen di La Presse del CitéIo continuo tranquillamente secondo la mia ispirazione. E' un'opera che ho iniziato 25 anni fa' con convinzione, e se ci sono dei "bassi" saranno compensati da "alti", sia per me come per il mio editore. Non chiedo di partire a razzo. Non produco né del sapone, nè del dentifricio...".
E ci vogliamo fermare qui.