martedì 6 agosto 2013

SIMENON, C'ERANO UN FRANCESE, UN AMERICANO E UN ITALIANO.../2

Ieri il francese, oggi l'americano. Che poi americano non è proprio. Nato a Londra (1889), si trasferì negli States nel 1913, quando ebbe il primo contratto con una casa di produzione cinematografica (prima aveva lavorato nei circhi, negli spettacoli itineranti e a teatro). Lì fece la sua fortuna, lì nacque il personaggio di Charlot che fu osannato da tutte le platee del mondo. Ma dopo quarant'anni di vita e lavoro sul suolo degli Usa, nel '52, la commissione McCarthy lo classificò come "non idoneo" a vivere negli Usa e vietandogli di rimetterci piede (in quel momento Chaplin stava facendo una crociera). Tornò quindi in Europa, appena un paio d'anni prima di Simenon e si stabilì proprio in Svizzera.
Simenon conobbe Chaplin negli Usa, nel '48, quando partecipò iniseme a Denyse ad un ricevimento organizzato dal console francese al Romanoff, un ritrovo molto esclusivo di Los Angeles. Lì ebbe occasione di conoscere oltre a Charlie Chaplin anche sua moglie Oona. Per Simenon fu un gran piacere dal momento che era sempre stato un ammiratore di questo regista/attore che lo aveva fatto  sognare e commuovere. I due simpatizzarono subito e Simenon non può nascondere la sua ammirazione per Oona, al punto che poi avrebbe scritto "... Teresa è per me quello che Oona è per Charlie. Oona è una delle rare donne che avrei voluto sposare, se solo l'avessi incontrata prima...". I due sono entrambe presi dal lavoro, tutti e due alle seconda moglie (Simenon si sposerà con Denyse dopo un paio d'anni), entrambe artisti erranti.
L'amicizia tiene e anche dopo anni, in Svizzera, si scambieranno visite reciproche con mogli e bambini. Simenon ci tiene a sottolineare le analogie che li collegano. Come l'interruzione delle rispettive attività, Chaplin girò l'ultimo suo film nel '66 (La contessa di Hong-Kong, con Marlon Brando e Sophia Loren) ad unidici dalla prpria scomparsa, come qualche anno più tardi, nel '72, Simenon scrisse il suo ultimo libro (Maigret et M. Charles).
La loro non fu un'amicizia intellettuale, ma molto concreta. Pranzi, bevute, grandi chiacchierate scherzando sulla loro fama e sulle lettere ricevute dai loro fans, mentre i loro figli giocavano insieme.
Lo stesso Simenon in uno dei suoi Dictées scrisse però  "... esiste pertanto una differenza tra noi. Lui è capace la sera in poltrona, solo con Oona accanto, di rivedere i suoi vecchi film. Io non sono mai stato capace di rileggere uno dei miei romanzi. Perché? Non so. Forse lui è soddisfatto della sua opera, mentre io non lo sono della mia. Avrei voluto andare ben oltre nella conoscenza dell'uomo. Lui l'ha avuta d'istinto già dai suoi inizi, e così ha potuto dare tutto..."
segue domani: L'italiano Fellini

lunedì 5 agosto 2013

SIMENON, C'ERANO UN FRANCESE, UN AMERICANO E UN ITALIANO.../1

No, non è una barzelletta degli anni '60. Anche se in quel periodo se ne raccontavano diverse di questo tipo con tre o quattro individui di nazionalità diverse. Stavolta però niente da ridere. Trattando di Simenon, incrociamo nella sua vita un trio di famosi registi che erano anche suoi amici.
Stiamo parlando di Jean Renoir, francese, di Charlie  Chaplin, americano e di Federico Fellini, italiano .
Si tratta di tre registi che, ognuno a suo modo, ha fatto la storia del cinema in epoche diverse e in contesti differenti, ma tre cineasti di quelli che, se non fossero esistiti, l'arte cinematografica sarebbe probabilmente diversa da quello che è. Insomma tre nomi che ebbero un rapporto particolare con Simenon e con cui condivisero moltie eperienze.
Iniziamo oggi da Renoir, di cui Truffaut disse "... è il più grande regista del mondo...", ed Eric Rhomer scrisse "...Renoir contiene tutto il cinema...". Quasi coetanei Simenon e Renoir (1894-1979), si conobbero nel '23 quando il regista raggiunse all'improvviso lo scrittore nel Calvados, dov'era in vacanza. Come racconta il romanziere. "...arrivò di corsa con la sua sontuosa Bugatti, un gran sorriso stampato sulle labbra e una copia de "La nuit de carrefour" sotto il braccio ...". Era l'inizio di una grande amicizia fatta di stima e rispetto reciproco, che ebbe modo di svilupparsi anche negli Usa dove Renoir emigrò nel 1941 e dove pochi anni dopo sarebbe arrivato anche Simenon (incontri a New York, Los Angeles, Tucson...). Ed entrambe negli anni cinquanta fecero ritorno in Europa (Renoir nel '51 e Simenon nel '55). Insieme realizzarono la prima uscita sul grande schermo del commissario Maigret  La nuit de carrefour (1932), poi la loro amicizia visse d'incontri personali, di progetti di lavoro non andati in porto e di un particolare entusiasmo contagioso che li legava in modo che potremmo definire fraterno. Fino a 75 anni, Renoir conservò la speranza di portare un'altro romanzo di Simenon sullo schermo. Ad esempio, fu colpito dal romanzo Il ya encore des noisetier in cui si immedesimò talmente con il protagonista che pensava addirittura di interpretare la sua parte. Maggior segno di ammirazione Simenon non avrebbe potuto chiedere...
segue domani: L'americano Chaplin

domenica 4 agosto 2013

SIMENON SCENDE, MA TIENE DA OLTRE UN MESE


Siamo ormai in agosto, e sono cinque settimane che il Faubourg di Simenon rimane in classifica. E' il gioco che facciamo ogni domenica, in prossimità delle nuove uscite di Simenon con Adelphi, per la curiosità di vedere come i gusti del pubblico si vadano orientando. Ma prima di parlare della classifica di Faubourg, vogliamo spendere qualche parola su un'altro romanzo di Simenon che sfoggia una bella performance e per di più in versione ebook.  Parliamo de Le signorine di Concarneau, che ha conquistato il primo posto nella Top 50 di Internet Book Shop. E lo ha fatto ad un prezzo nemmeno tanto promozionale per un libro in digitale (9, 90 euro). Per un titolo uscito a febbraio è una sorta di ritorno di fiamma e l'ennesima dimostrazione che, anche il pubblico più aperto alle novità tecnologiche, apprezza la letteratura simenoniana.
Ma torniamo sulla carta con Faubourg. Iniziamo con l'inserto TuttoLibri de La Stampa di ieri che ci mostrava una perdità di posizione nella classifica della narrativa straniera dal 6° al 7° posto. Invece su l'allegato La Lettura del Corriere della Sera, oggi in edicola, il romanzo di Simenon lo troviamo sempre tra gli stranieri in posizione extremis nella 19 piazza. La top ten della narrativa straniere della sezione RCult de La Repubblica oggi non è stata pubblicata, riteniamo che la rubrica sia andata in vacanza. Ma la settimana scorsa nessuno l'aveva scritto. Mentre su La Lettura di oggi c'è l'avviso che fino al 1° settembre niente classifiche.
Torniamo sul web, con i libri cartacei lì più venduti. Sulla piattaforma IBS lo troviamo un po' indietro, al 38° posto. Anche su Feltrinelli.it resiste, ma anche qui perdendo posizioni e attestandosi sulla 19a. Nulla da settimane su Amazon e su Rizzoli.it.
Ultima notazione. La rubrica "La Pagella" di Antonio D'Orrico questa settimana (su La Lettura) recensisce Faubourg  con il titolo: Un grande Simenon. Però manca Maigret. Voto: 7,5.

sabato 3 agosto 2013

SIMENON. MAIGRET E LE SUE TRASGRESSIONI

Ferenc Pintèr - Illustrazione per "La ballerina del Gai Moulin"
Certo ad un lettura superficiale potrebbe sembrare che Simenon, quando creò la figura del commissario, abbia voluto costruire un uomo normale, pacioso, un bravo marito (non un bravo padre, in assenza di prole). Uno che sa stare al posto suo, che ha delle indubbie qualità, ma non uno in carriera. Come ha più volte tenuto a precisare Simenon "Maigret non è intelligente, è intuitivo". Sì, non sarà intelligente, ma nemmeno stupido come dimostra ad esempio nei rapporti con il suo coriaceo superiore, il giudice Comelieu, con cui di volta in volta è bravo a dargliela vinta, a mentirgli, a imporgli la propria teoria. Certo non è un politico, anzi i politici non li sopporta (questo sentimento deve avere radici lontane e dev'essere duro a morire...), tant'è vero, che quando gli viene offerto il posto di Direttore della Polizia Giudiziaria, lui lo rifiuta categoricamente, anche perchè quello è un incarico politco che lo porterebbe a trattare con i politici.
Insomma un uomo integerrimo... sembrerebbe. Va bene, lo sappiamo tutti, beve un po' troppo, ma una volta il freddo, una volta il caldo, ci vuole o un calvados o una birra bella fresca... e poi lo stress del suo lavoro... ogni tanto c'è bisogno di un pausa, necessità di allentare la tensione. E poi Maigret regge benissimo l'acol, non lo vediamo mai ubriaco.
Certo fuma parecchio, dalla sera alla mattina e, durante i suoi famosi interrogatori che vanno avanti tutta la notte, anche dal tramonto all'alba. Oggi sarebbe stigmatizzato dai salutisti e dai vari comitati antifumatori... addirittura fumare in camera da letto... la mattina appena svegliato!...
E poi ci sono le donne. Ma qui si richede una lettura un po' più analitica. In nessuna delle sue oltre cento inchieste Maigret tradisce la moglie andando a letto con un'altra donna. Ma questo non vuol dire che a volte il suo cuore non si intenerisca in modo particolare per qualche sospettata e non può far a meno di trattarla meglio di come dovrebbe. Altre volte si trova in situazioni che risvegliano i suoi appetiti sessuali, con donne conturbanti e disponibili. E in quei casi si cammina sul filo del rasoio per un po' o per parecchio. Ma poi qualcosa succede sempre e le distanze si ristabiliscono. Chissà perchè Simenon non l'ha mai fatto cacciare in una storia con una donna? Forse perchè all'inizio voleva delineare un investigatore del tutto diverso da quelli che furoreggiavano allora, soprattutto in Francia, che, oltre ad essere bravi e spericolati, erano quasi sempre dei tombeur des femmes. Con il proseguire della serie, però, non fà mancare le occasioni al commissario. E con un gusto quasi divertito porta il lettore, e il suo Maigret, fino all'orlo dell'abisso e poi arriva l'inevitabile dietrofront.
Qualcuno direbbe che è poco realistico (elemento che stava molto a cuore a Simenon) che con il proprio lavoro, la frequentazione di ambienti molto diversi tra loro, tutte le donne che aveva occasione di conoscere... beh...che non ci sia stata una volta che abbia ceduto alla tentazione! Ma forse quelle situazioni ambigue e border-line per il commissario erano già delle trasgressioni?
E poi trasgressioni sul lavoro. Non solo perchè alcune volte faceva come voleva, infischandosene delle direttive del giudice Comelieu, ma anche perché, lì dove era possibile e quando lo riteneva giusto, Maigret ci metteva una mano, e talvolta non solo quella, affinché la legge non avesse la meglio sulla giustizia. E quindi, venendo meno al suo dovere, che era quello di indagare e non di decidere che fine dovessero fare i colpevoli, un colpettino qua, uno là e il destino di quell'individuo subiva una svolta. Ecco il suo soprannome di aggiustatore dei destini... umanamente comprensibile, ma dall'ottica di un alto funzionario della polizia giudiziaria, non era certo il massimo.
Certo niente a che vedere con i duri e puri dell'hard-boiled americano, da Sam Spade a Philip Marlowe, o dai noir popolati da dark-lady e da intrighi sessuali.
Qui al confronto siamo nel regno della castità.... forse a compensare le trasgressioni (almeno quelle sessuali) dell'autore.

venerdì 2 agosto 2013

SIMENON, LA DEPRESSIONE DI DENYSE E IL MALE DEL SECOLO IN CASA.

Certo non poteva immaginare che quell'incontro focoso nel dicembre del '45 a New York, quell'intesa sessuale e intellettuale, quella complicità che si era subito stabilita con quella canadese, conosciuta facendo una ricerca per una segretaria-interprete, sarebbe finita così.
Così cioè con Denyse, la sua seconda moglie, che nel tempo sarebbe diventata vittima di attacchi depressivi, che ne avrebbero alterato l'equilibrio psichico, facendole alternare periodi di depressione profonda, a momenti di lucidità, a sprazzi di iper-eccitazione. Insomma quell'instabilità del carattere che spiazza quelli che vivono accanto ad un soggetto del genere.
"...Come aiutarla? Ogni parola ed ogni attenzione rischia di essere mal interpretata... Lei cerca di reagire con tutte le sue forze, ma fatalmente lo fa nella direzione sbagliata. L'esperienza delle precedenti depressioni non serve a nulla. Ogni volta manca la fiducia. Perchè siamo alla mecè di un centesimo di miligrammo d'acido... - racconta Simenon nel '64, sul suo Quand jétais vieux - ...Ieri una ricaduta per Denyse, bruscamente alla stessa ora di dicembre. Stessi dolori. Stessa situazione defatigante..."
E' un'altalena che in quel periodo Georges conosce bene, già si sono pronunciati gi specialisti, già c'è la consapevolezza che sarà quasi impossibile che quello stato di alterazione regredisca. E poi c'è la conseguenza di tutto ciò: l'alcolismo. Denyse beve, ma lo fa da tempo, mentre lui, che pure beveva forte insieme a lei, ha ormai praticamente smesso. E poi quella situazione ha delle ovvie ricadute negative sulla vita familiare.
"... è patetico assistere agli sforzi di un essere, al quale ci si sente legati in tutto e per tutto, per ritrovare un suo equilibrio, le sue forze, la gioia di vivere...".
L'infausta possibilità di Simenon di osservare, e in questo caso di partecipare, alla disgregazione dell'equilibrio psichico di una persona, a parte la sofferenza personale, deve essere stato un grande arricchimento per lo scrittore, un'occasione unica sia pure nella sua estrema negatività. Quante volte avrà tentato di mettersi nei panni della moglie? Quanto avrà cercato di immedesimarsi nelle crisi della sua compagna in quell'inspiegabile altalena della psiche che oscillava tra vette di esaltazione e baratri di depressione?
Ma la vita non è un romanzo e pian piano anche lui dovette arrendersi all'evidenza e a cercare di non essere eccessivamente coinvolto in prima persona,  a tentare di proteggere i figli, la famiglia tutta da quella stressante situazione. Anche i medici a quel punto consigliarono la separazione e un ricovero per Denyse in una struttrura adeguata al suo stato. Tutto finì quando nell'aprile del '64 lei fu ricoverata, ma in realtà fu l'addio a casa Simenon, in cui non farà mai più ritorno.

giovedì 1 agosto 2013

SIMENON. "TOUR DE FORCE" PER I PRIMI MAIGRET ?

Beh, occorre riflettere approfonditamente se si trattò di un tour de force, di una foga entusiastica per il nuovo personaggio o se non fosse per caso il ritmo a volte stressante della letteratura su commissione che ormai era abituato a tenere.
Ma facciamo un po' di calcoli. Il primo Maigret uscito... sono due: M. Gallet décédé e Le Pendu de Saint-Pholien pubblicati entrambe nel febbraio del 1931, in occasione del lancio della serie del commissario il 20 del mese, durante il Bal Anthropometrique alla "Boule Blanche" a Montparnasse.
Ma i due romanzi erano stati terminati nell'estate del 1930. Il primo ad essere stato scritto fu in realtà Pietr-le-Letton, (fine stesura settembre 1929, quasi un anno e mezzo prima del lancio) ed uscito poi nel maggio del 1931.
Ma nel '31, tra le due uscite di febbraio e quest'ultima, troviamo anche a marzo Le Charrettier de la Providence e ad aprile Le chien jaune.
Siamo tra il 20 febbraio e il mese di aprile già a cinque uscite... cinque titoli in poco più di due mesi (diciamo 70 giorni...), fà una media di un titolo ogni due settimane.
E' vero che come abbiamo visto, si tratta, se ci mettiamo anche L'Homme de la Tour Eiffel (uscito a settembre '31) di sei titoli scritti in un anno preciso: settembre '29-settembre '30. Un'indagine di Maigret ogni due mesi.
Ma la maratona non si ferma qui. E non si ferma nemmeno per le vacanze.
Ecco il seguente tris estivo, a giugno La Nuit de Carrefour, a luglio Une calme en Hollande, ad agosto Au rendez-vous des Terre-Neuvas. Questi furono invece scritti poco prima che fossero pubblicati, il primo ad aprile, il secondo a maggio, il terzo a luglio.
Con questo siamo quasi alla scrittura in tempo reale, appena un mese tra scrittura e pubblicazione.
E' inutile dire che queste uscite a ripetizione, quasi fosse un gornale periodico, ebbero sul pubblico l'effetto che Simenon sperava. Quello di stabilire uno stretto rapporto con il lettore, abituandolo nel contempo ad appuntamenti precisi e stabiliti per acquistare la nuova avventura del commissario Maigret.
Siamo arrivati ad agosto del '31. Una breve pausa di un paio di mesi e poi ritorna con cadenza mensile: a novembre La danseuse du Gai Moulin (scritto a settembre dello stesso anno), a dicembre  La Guinguette a deux sous (terminato a ottobre). Nel '32 stesso ritmo, a gennaio L'Ombre Chinoise (fine stesura a dicembre '31), a febbraio L'Affaire Saint-Fiacre (scritto a gennaio '32), a marzo Chez les Flamands (finito a gennaio '32), ad aprile Le Fou de Bergerac (terminato a marzo), a maggio Le Port des brumes (scritto molto prima ad ottobre 1931), a giugno si salta e a luglio '32 esce Liberty Bar (terminato a maggio).
Poi per quanto riguarda le uscite si fà un salto di quesi un anno e si arriva a giugno del '33 quando esce L'Ecluse n°1 (scritto nell'aprile di quell'anno) e poi un altro salto fino a marzo 1934 con Maigret (fine stesura giugno 1933), che è l'ultima inchiesta del commissario edita da Fayard.
Insomma tra il 20 febbraio del '31 e luglio del 32 escono 17 titoli di Maigret in meno di un anno e mezzo, siamo quasi ad un titolo al mese, e poi un rallentamento con salti di quasi un anno. Come mai?
I motivi sono due. Gia dal metà del 1931 Simenon aveva iniziato a scrivere  il suo primo roman-dur, Le Relais d'Alsace e poi avrebbe continuato a ritmo regolare. Ma soprattutto perchè considerava esaurita la fase della letteratura poliziesca che vedeva come un ponte, un tragitto obbligato per passare dalla letteratura alimentare, come chiamava quella popolare su commissione, alla Letteratura con la "L" maiuscola. Ma anche le migliori intenzione non tengono conto del destino. E infatti sotto la spinta degli editori, anche come Gaston Gallimard, e di quelle dei lettori, alla fine Simenon si convinse a riprendere in mano il commmissario, prima come protagonista di una serie di racconti e poi con una cadenza regolare che durerà quasi quarant'anni. Non si separerà più dal suo personaggio che certe volte e per alcuni versi appare come un suo alter ego, anche se Simenon dichiarava ripetutamente che Maigret era molto diverso da lui. Sì, ma fino a che punto?