giovedì 18 aprile 2013

SIMENON. 18 APRILE 1952... ORE DIECI...


Dalla nostra attachée Murielle Wenger viene un racconto di una mattinata particolare tra realtà e fiction. Un evento di esattamente ventuno anni fa'. Un post tutto da leggere. Chi volesse collaborare al "Bureau Simenon-Simenon" basta che scriva a simenon.simenon@temateam.com



Roma - dalla nostra attachée Murielle Wenger - Ore 10 della mattina. La finestra è aperta. Una leggera brezza primaverile scompiglia i fogli sparsi sulla scrivania. Un rimorchiatore fischia tre volte passando sotto il secondo arco del ponte di Saint-Michel.
Bussano alla porta, e, senza attendere risposta, Joseph, il segretario, entra e poggia sul tavolo una carta con il sigillo del comune, bordata d’arabeschi.
Maigret che sonnecchia ruminando qualche vago pensiero  - risultato di una lunga nottata senza sonno, passata ad interrogare i fratelli Riotti della banda dei Corsi -  si stira, allunga il braccio per finire il resto del caffè ormai freddo, nel fondo della tazza. Poi si alza, si piazza davanti alla finestra, riaccende la pipa, e si volta per prendere la carta portata da Jospeh.
Le sue grosse sopracciglia si aggrottano, mentre un con un muto bisbiglio decifra  il messaggio.

Il signor Prefetto della polizia prega tutti i commissari divisionali di rendersi disponibili, lasciando tutti gli affari correnti, venerdì 18 aprile alle 11.30

Maigret dà un colpo d’occhio al calendario aperto sulla sua scrivania dove è scritto, in grossi caratteri neri il numero 17. Non ha il tempo di arrabbiarsi perché l’avviso sonoro del rapporto quotidiano si fece sentire improvvisamente. Afferrò il dossier dell’affare Riotti con l’aria di voler colpire qualcuno, poi si dirige a passi pesanti verso  il fondo del corridoio  dove c’é la porta verde imbottita del Direttore della PJ.
I suoi colleghi sono già lì e Maigret si sistema sull’unica sedia libera. Atmosfera routinaria . Il capo della Buon Costume parla di una partouze che si era verificata al Bois de Boulogne finita male, in cui sarebbero implicati i figli di un alto funzionario del ministero.  Maigret spiega in qualche parola a che punto è con i suoi Corsi. Bollert, della Finanza, rientrato dalle vacanze con la famiglia,  ha riportato alcune casse di calvados che propone ad un prezzo speciale.
Il direttore rimette il cappuccio alla sua penna stilografica e si accende una sigaretta: è il segnale della fine della riunione. Tutti si alzano e mentre stanno per andarsene, Maigret tira fuori dalla tasca  la carta del prefetto.
- A proposito, capo, cos’è questa storia  dell’invito del prefetto per domani?
Il Direttore soffia il fumo nell’aria dorata che filtra attraverso  le tende di mussola bianca.
- Ricevimento ufficiale, con discorso, pranzo da Lapérouse e tutto il seguito… Sembra che non ci si lasci scelta e, come dice il prefetto, “di un’importanza estrema per il buon nome della polizia francese…”.
Il piccolo Costrad, di Garnis, capelli rossi a spazzola, con il vestito sempre sgualcito, domanda:
- Si, ma chi è che si riceve ? Il presidente di una repubblica delle banane? L’ambasciatore della Cina?
- Meglio ancora -  replica il prefetto – uno scrittore celebre…
- E questo che cosa ha a che vedere con noi? – chiede Maigret.
Il direttore sorride divertito. E, con una strizzata d’occhio ai suoi colleghi, risponde:
- Con noi non molto, ma con lei, mio vecchio Maigret, certamente sì…
Il commissario credette di aver capito e subito si rabbuiò. Evidentemente uno scrittore celebre, la PJ e lui stesso… un incrocio  che non poteva che portare al famoso Simenon, che si era permesso di utilizzare il suo nome per scrivere dei romanzi polizieschi… Con un certo successo, andava riconosciuto, ma Maigret ne aveva abbastanza di questa celebrità che si portava dietro.
- Credevo che si fosse stabilito in America. Vuole tornare in Europa?
Maigret dice queste ultime parole con un’aria così sconsolata tanto da suscitare un scoppio di risa dei suoi colleghi.
- No – risponde il direttore – fà giusto un giro. Dopo Parigi andrà a Liegi, la città in cui è nato. Il prefetto ha immaginato un grande ricevimento, durante il quale gli sarà consegnato il distintivo di commissario. Sembra che ci sarà anche una ricostruzione del Bal anthropométrique, anche se in versione ridotta…
Maigret si rabbuio ancor di più: quella sera del 1931 gli lasciava un ricordo non certo piacevole…
- E bisognerà partecipare anche a questo Bal?
- Non da questo siete dispensati. Ma il prefetto esige la vostra presenza al ricevimento di domani e non accetterà nessuna scusa. E’ stato irremovibile su questo punto.
Maigret esclamò:
- Esige?… E l’affare Riotti, allora? Ho per le mani due omicidi e un terzo di cui non si è ancora trovato il colpevole! Ma cosa s’immagina, che gli interrogatori si faranno da soli, mentre io faccio dei giri a vuoto in questo stupido ricevimento ?!
Il direttore batte amichevolmente la mano sulla spalla del commissario.
- Andiamo, vecchio mio, non vi innervosite.  Vi si domanda solo di essere là per l’aperitivo, poi il pranzo. Troverete senz’altro un paio d’ore dei vostri impegni da dedicare a questa cosa… A limite, niente vi impedisce di eclissarvi al dessert… Siate ragionevole, fate atto di presenza, è tutto quello che vi si chiede…


E’ mezzogiorno. Maigret è seduto ad un tavolo  della Brasserie Dauphine . Ha ordinato un Pernod, il cui aroma d’anice si mischia a quello del tabacco che fuma a grandi sbuffi nervosi. Il direttore l’aveva subito spinto gentilmente fuori dall’ufficio e Maigret aveva notato  che i colleghi si davano di gomito. Il commissario aveva poi raggiunto il suo ufficio, di cui aveva sbattuto la porta bruscamente.
Nessuno aveva osato disturbarlo, e, all’ora dell’aperitivo, aveva disceso tutto solo il grande scalone polveroso.
Ora nel suo angolo, prova una rabbia sempre maggiore che andava però pian piano mischiandosi ad una certa curiosità… Avrebbe voluto, in fondo, rivedere questo Simenon, che tanto faceva parlare di lui da tanti anni. Forse il giovanotto così sicuro di sé era cambiato?
Dopo tutto, e Maigret se ne rende conto, non ce l’aveva poi così tanto con il romanziere, ma con quel prefetto della malora che disponeva di lui con quella disinvoltura. Convoca la gente all’ultimo minuto, non si preoccupa di valutare se abbiano qualcosa di più urgente da fare, o affari più importanti che passare la mattinata a bere e a mangiare, anche magari cose deliziose…
Maigret si alza pesantemente, lascia la Brasserie salutando il padrone, poi le mani in tasca  si dirige verso Boulevard Richard-Lenoir . Nell’aria si sentiva bene la primavera e già le prime foglie dei castagni spuntano verdi verso l’azzurro del cielo.
Oh, e poi zut! In un alternarsi di pensieri migliori e peggiori, arriva ad un punto… Andrà al loro benedetto ricevimento, berrà l’aperitivo, sorriderà, pranzerà, berrà e poi…

Questa mattinata del 18 aprile del 1952 , quando M.me Maigret apre le tende, trova suo marito sotto le coperte con un aspetto febbricitante… Gli misura la febbre  e quando il termometro indica trionfalmente i suoi 39°, decise di preparare una bella tazza di tisana…

mercoledì 17 aprile 2013

SIMENON. ECCO LA LOCANDA DEGLI ANNEGATI

La Locanda dei pescatori detto L'Auberge aux noyés
Ci siamo. Ieri, oggi o al massimo domani a seconda delle librerie e della loro collocazione geografica. Parliamo del debutto de La locanda degli annegati e altri racconti, la nuova raccolta di racconti del commissario Maigret. Come avevamo annunciato in un post del nostro attaché Andrea Franco.
L'Auberge aux noyés scritto da Simenon nell'estate del 1938, quando risiedeva à La Rochelle, fà parte di quelle inchieste del commissario che il romanziere aveva ricominciato a scrivere dopo una pausa di poco più di quattro anni. Prima furono pubblicati da giornali come Police Film e Police-roman e poi nel '44 riuniti in un volume edito da Gallimard, Les nouvelle enquetes de Maigret.
E' il racconto che dà il nome alla nuova raccolta di Adelphi, ha un incipit che ci ha sempre colpito. Un Maigret, cappello calcato, mani in tasca, pipa in bocca, accigliato, pesante, immobile sotto un torrente d'acqua. Il cappello pieno di pioggia come un serbatoio che si svuota ad ogni più piccolo movimento.
Sono giorni difficili per il commissario, coinvolto da uno strano incidente durante una missione a Nemours per certi affari con il capitano della polizia locale: si tratta di annegati, ovviamente... quelli del titolo. Erano due innamorati. Suicidio o assassinio? Maigret dovrà vedersela con una piccola comunità, un gestore di una pompa di benzina, camionisti, un locandiere... E il commissario che viene dalla grande Parigi dovrà districarsi tra menzogne e piccoli segreti che in provincia sembrano crescere ingigantirsi... E' la seconda raccolta dei racconti di Maigret, dopo che Adelphi ha pubblicato tutti i romanzi del commissario simenoniano.

martedì 16 aprile 2013

SIMENON. ANALISI DELLO STILE LETTERARIO



Quando si parla di Simenon spesso si cita lo stile della sua scrittura come uno dei suoi punti forti. Si tratta di una caratteristica che ormai viene attribuita non solo ai cosiddetti romans-durs, ma anche ad una buona parte dei Maigret. Ma vediamo più da vicino in cosa consiste questo stile di Simenon, partendo dall'analisi realzzata da François Richaudeau, fondatore del Centro Studi di promozione della Lettura e di un laboratorio che analizza i comportamenti dei lettori in funzione delle parole, delle frasi, dello stile del testo e addirittura dei caratteri tirpografici utilizzati.
In una delle sue analisi, dedicate agli scritti di Simenon (Simenon: une écriture pas si simple, qu'on le penserait - 1982) , Richaudeau prende in considerazione oltre venti titoli del romanziere (Maigret, romanzi, scritti autobiografici) e osserva il testo al microscopio.
"...la lunghezza della frase, o della frase corrente, di Simenon è di 12,5 parole per i Maigret e 13,2 per i romanzi. Ora bisogna sapere che la misura della "memoria di lavoro", cioè la sequenza di una frase che il lettore può ritenere varia da 9 a 23 parole. Questo ovviamente dipende dalla natura del soggetto, dal tipo di parole e dalla costruzione della frase...."
Lo studioso è fin troppo analitico e sembra fermarsi all'aspetto tecnico della composizione della frase. Si direbbe che non ne valuti poi l'effetto sul lettore e quindi la sua efficacia e il conseguente valore.
Più avanti nel suo saggio Richaudeau sostiene che "... non esiste un solo tipo di frase o un solo tipo di scrittura per Simenon, certi sono migliori e più efficaci di altri. A voler credere a certe affermazione dell'autore, egli avrebbe messo a punto, dopo un primo periodo, un tipo di scrittura semplice, spoglio, adatto ad un lettore popolare. E nonostante questo nel 1960 giudica certe proprie opere del passato un po' troppo letterarie, asserendo che ora adottava una scrittura molto più essenziale, anche se nelle sue opere di quel periodo utilizza delle frasi piuttosto lunghe...sembra che la frase di Simenon sfugga alla sua volontà cosciente che sorga dalle sue pulsioni istintive...".
Questa analisi sembra sulle prime un po' riduttiva. Sembra non cogliere la capacità rappresentativa delle frasi di Simenon. Con poche essenziali parole riesce a far partecipe il lettore di un certo ambiente di una specifica atmosfera.
E tutto questo usando pochi aggettivi e quelle che lui chiamava mot-matiére che possiamo tradurre come "parole concrete", che indicano cose materiali e tangibili. E poi c'è il raccordo delle frasi che è la parte più importante e qui il nostro Richaudeau va più a fondo "... ma non è, in generale, al livello della frase che Simenon rivela le sue migliori qualità, è nel mettere insieme quelle frasi che ottine quello che lo rende spesso inimitabile: la suggestione di un ambiente, la progressione di un'azione o l'evoluzione di un destino e soprattutto lo spessore psicologico dei personaggi..."-
Sì, ma questo, dirà qualcuno, è contenuto, non è forma, non è stile. 
No. A nostro avviso lo stile di un romanziere non è solo nel come scrive le vicende che narrà, ma si amalgama con le tematiche, le atmosfere, le analisi psicologiche i personaggi...
"...cerco uno stle non soltanto neutro, ma uno stile che aderisca alla mentalità del mio personaggio in quel momento specifico - questo è Simenon che lo afferma nel 1963 in un'intervista con Roger Stéphane - Lo stile lo deve seguire continuamente, cambiare in funzione di quello che pensa il mio protagonista...".
Insomma nonstante la scrittura estremamentre rapida di Simenon, nonostante affermasse di scrivere in una sorta di trance creativa, dietro alla semplicità, a nostro avviso dietro all'essenzialità del testo c'è un lavoro prima negli anni e poi titolo per titolo che non può essere ignorato.
"... di primo acchitto - scrive tra l'altro Richaudeau nella conclusione del suo saggio - le frasi di Simenon sembrano mediamente scritte semplicemente, costruite con delle parole d'uso comune, e in media abbastanza brevi. La loro lunghezza media, 14 parole... come destinate ad un pubblico popolare... Ci si può domandare se egli non fosse prigioniero di un processo incosciente, ma implacabile, di esteriorizzazione attravaerso la scrittura...Che la sua infanzia, la sua esperienza di scrittore popolare dalla produzione prodigiosa abbiano influenzato l'opera di Simenon é certo. ma questo non spiega che una parte di quest'opera, delle sue frasi... Le irregolarità e le distorsioni che io ho riscontrato nella mia analisi sono una delle prove. Ed è meglio così."

lunedì 15 aprile 2013

SIMENON CI RACCONTA GLI INIZI DI MAIGRET

Oggi 15 aprile 2013 festeggiamo i cento anni dalla prima inchiesta del commissario Maigret. Simenon la collocò proprio nel 15 aprile del 1913, data che cita proprio ne La première enquête de Maigret (1948). Oggi su Simenon-Simenon andranno on-line diversi post di vario tipo e tutti dedicati alla mitica figura del commissario.







"... Davanti ad una delle scrivanie il segretario del commissario del quartiere aint-Georges muoveva le labbra come uno scolaro., chino su un piccolo libro di recente pubblicazione: Corso di segnaletica descrittiva ad uso dei funzionari e ispettori di polizia.
Sul risguardo era scritto a penna, in maiuscoletto, "J.Maigret". Già un paio di volte il giovane segretario del commissario aveva dovuto alzarsi per andare ad attizzare la stufa,  e  quella stufa di cui avrebba vuto nostalgia per tutta la vita, era la stessa o quasi, che avrebbe trovato un giorno al Quai des Orfèvres e che più tardi, quando avrebbero installato il riscaldamento centrale nei locaali della Polizia Giudiziaria, il commissario divisionale Maigret avrebbe ottenuto di conservare el suo ufficio.
Era il 15 aprile 1913. La polizia Giudiziaria non si chiamva ancora così,ma si chiamava Sureté.... (Capitolo primo: La deposizione del flautista - pag. 7/8).
"- Ha già fatto progetti per le sue vacanze?
Era su punto di rispondere, ma Le Bret (il suo commissario) lo prevenne.
- So che i funzionari hanno l'abitudine di fissare con molto anticipo il loro periodo di vacanza.Ciononostante, se vuole, può prendersi le vacanze da oggi stesso.  La mia coscienza così sarà tranquilla, specie se non ha intenzione di allontanarsi da Parigi. Un poliziotto in vacanza non è più un poliziotto, e può permettersi cose che altrimenti darebbero subito nell'occhio..." (Capitolo secondo: Richard ha mentito - pag. 41).
"Andarono alla Birrria Dauphine, a due passi dal Quai; c'era ispettri che buttavano giù un bicchiere ignorando i due uomini che bevevano champagne con aria raggiante.
Si sarebbero poi conosciuti, Maigret saebbe stato un collega; sarebbe entrato qui come a casa sua; il cameriere l'avrebbe chiamato per nome e avrebbero saputo in anticipo cosa servirgli.".  (Capitolo ottavo: La colazione in campagna - pag. 191)
Traduzione di Enzo De Michele, per la prima edizione Oscar Mondadori: La prima inchiesta del commissario Maigret - 1976 

SIMENON. MAIGRET INDAGA SUL GRANDE SCHERMO CON LA FACCIA DI JEAN GABIN

Oggi 15 aprile 2013 festeggiamo i cento anni dalla prima inchiesta del commissario Maigret. Simenon la collocò proprio nel 15 aprile del 1913, data che cita proprio ne La première enquête de Maigret (1948). Oggi su Simenon-Simenon andranno on-line diversi post di vario tipo e tutti dedicati alla mitica figura del commissario.


Tre volte Jean Gabin interpreta il commissario Maigret. Un'interpretazione che piaceva talmente a Simenon che una volta ebbe a dire. "... e adesso ogni volta che mi siedo per scrivere un Maigret, me lo immagino con la faccia del mio amico Gabin... non vorrei che prima o poi si presentasse a rivendicare i diritti...d'immagne!..."


 • MAIGRET TEND UN PIEGE (1958)



MAIGRET ET L'AFFAIRE SAINT-FIACRE (1959) (in italiano)




MAIGRET VOIT ROUGE (1963)

SIMENON. DIECI LINK PER CONOSCERE MAIGRET


 Oggi 15 aprile 2013 festeggiamo i cento anni dalla prima inchiesta del commissario Maigret. Simenon la collocò proprio nel 15 aprile del 1913, data che cita proprio ne La première enquête de Maigret (1948). Oggi su Simenon-Simenon andranno on-line diversi post di vario tipo e tutti dedicati alla mitica figura del commissario.


Tra gli oltre 900 post ad oggi pubblicati da Simenon-Simenon, ne abbiamo scelto una decina che si riferiscono alla figura del commissario e al suo mondo. E' un modo per conoscere meglio Maigret, almeno per le sue caratteristiche principali.


• SIMENON. MAIGRET PRIMA DI MAIGRET… A MARSIGLIA

http://www.simenon-simenon.com/2011/09/simenon-maigret-prima-di-maigret.html

• SIMENON, MAIGRET... DAL PRIMO ALL'ULTIMO

http://www.simenon-simenon.com/2013/03/simenon-maigret-dal-primo-allultimo.html

• SIMENON. QUESTO COMMISSARIO NON E' INTELLIGENTE

http://www.simenon-simenon.com/2011/11/simenon-questo-commissario-non-e.html


• NASCE MAIGRET. LA VERSIONE DI GEORGES

http://www.simenon-simenon.com/2011/03/nasce-maigret-la-versione-di-georges.html



• NASCE MAIGRET. COME E' ANDATA DAVVERO

http://www.simenon-simenon.com/2011/03/nasce-maigret-come-e-andata-davvero.html

 

• I VIZI MAIGRET: UN BICCHIERE DI CALVADOS E UNA PIPATA DI GRIS

www.simenon-simenon.com/2010/12/i-vizi-maigret-un-bicchiere-di-calvados.html


• SIMENON RACCONTA COME NASCE (Video)

http://www.simenon-simenon.com/2011/04/simenon-racconta-come-nasce-maigret.html

 

• SIMENON E IL SUO POLIZIESCO FUORI REGOLA
http://www.simenon-simenon.com/2011/01/simenon-e-il-suo-poliziesco-fuori.html 

  • SIMENON: L'ADIEU A MAIGRET

http://www.simenon-simenon.com/2012/06/simenon-ladieu-maigret.html


• LETTERA A MONSIEUR E MADAME MAIGRET

http://www.simenon-simenon.com/2010/11/lettera-monsieur-e-madame-maigret.html




SIMENON. 100 ANNI DI INCHIESTE DEL COMMISSARIO MAIGRET

Oggi 15 aprile 2013 festeggiamo i cento anni dalla prima inchiesta del commissario Maigret. Simenon la collocò proprio nel 15 aprile del 1913, data che cita proprio ne La première enquête de Maigret (1948). Oggi su Simenon-Simenon andranno on-line diversi post di vario tipo e tutti dedicati alla mitica figura del commissario.






LA PRIMA INCHIESTA DEL COMMISSARIO MAIGRET - 13 aprile 1913


La prima edizione di Presses de La Cité
Era in America, per la precisione a Tumacaori, in Arizona, quando Simenon scrisse questo esordio di Maigret in un'indagine condotta da lui e sotto la sua autonoma responsabilità. Allora, nell'aprile del 1913, non solo non lavorava ancora a Quai des Orfèvres, ma era un semplice segretario di un commissario del quartiere Saint.Georges. E' lui che gli permette di condurre un'inchesta anche di una certa delicatezza. Si tratta infatti di un presnuto omicidio avvenuto nella casa dei Gendreau-Balthazar, una potente famiglia di industriali, con amicizie altolocate e di grande influenza. Insomma il "giovane" funzionario di polizia ce la deve mettere tutta per arrivare alla soluzione del caso. E questo gli varrà infatti un salto di carriera. Perchè, grazie ad una promozione, riuscirà ad essere trasferito al tanto agognato sancta-sanctorum della polizia parigina, appunto il Quai des Orfèvres. 
Oggi quindi Simenon-Simenon festeggia l'anniversario, con una serie di post che andranno on-line durante la giornata. Non perdeteli e... auguri Maigret! 

domenica 14 aprile 2013

SIMENON. IL COMMISSARIO E LA "CHANSONNETTE" A CANNES

La short-story di questa  domenica per la rubrica "...magari come Simenon!" ci viene proposta da Giovanni Desideri. Un commissario a Cannes alle prese con un omicidio maturato tra gente di cinema
Ricordiamo a tutti che chi volesse pubblicare un racconto breve su Simenon, Maigret, o sugli altri personaggi dell'universo simenoniano, basterà che scriva all'indirizzo simenon.simenon@temateam.com










IL COMMISSARIO E LA CHANSONNETTE A CANNES
di Giovanni Desideri

Il commissario era in quella stanza da un paio d'ore. Negi ultimi minuti era rimasto seduto in silenzio. Era domenica. Le ombre della sera erano già scese compatte.
Ad un tratto battè un pugno sul tavolo. Si alzò di scatto, facendo rovesciare la sedia. Guardò fisso negli occhi il produttore.
- Adesso basta!
Si avviò verso la porta.
- Allora adesso si cambia metodo!
Aprì, sbattè la porta e sparì dall'ufficio.
Il produttore seduto, interdetto dal quel cambio di registro, si arrovellava. Prima così gentile, curioso, apparentemente solo interessato ad alcune informazioni... il caffè... l'acqua.. la sigaretta... e adesso...
Stette lì solo nell'ufficio più di una decina di minuti. Poi entrarono due ispettori. Uno lo tenne fermo, l'altro gli mise le manette senza riguardo per il suo vestito di lino chiaro ben stirato, né per la levigata e abbronzata pelle dei suoi polsi.
Poi di nuovo solo. Non ebbe tempo e spirito per protestare.
Il commissario e i due ispettori erano in un altro ufficio,  panini e birra, qualcuno fumava la pipa, qualche risata, atmosfera distesa, dalla finestra aperta entrava la brezza fresca della sera.
Ronald Hataway, produttore cinematografico americano, era lì a Cannes per un spralluogo. Cercava la location di un film da girare in Costa Azzurra. L'avevano accompagnato Russel Byrne e Elizabeth Cooper, gli interpreti, e Tony Ridley il regista. Arrivati da una settimana avevano scorazzato su e giù per le località della costa. Poi si erano fermati al Carlton di Cannes.
Base lì, si erano presi due giorni per una pausa e dedicarsi ognuno alle proprie faccende. Quando si rivedero il terzo giorno per riprendere il lavoro, Elizabeth era scomparsa. O meglio era comparsa poco dopo, morta strangolata, in una stanza di un altro albergo di Cannes: l'Olivier.
Un quartetto unito da odio e amore. La vittima era stata l'amante del produttore, ma la cosa risaliva a molto tempo prima e non aveva avuto complicazioni né sentimentali né economiche. Tony Ridley invece ce l'aveva a morte con lei perchè aveva soffiato la parte a quella che a lui sembrava la candidata ideale, Sarah James attrice quotata e sua recente fiamma. Russel Byrne invece era invaghito di Elizabeth e da lei corrisposto. Ma era una storia da tenere per loro, tante volte avesse dovuto risvegliare sopite gelosie del produttore, con il rischio di perdere entrambe la parte...
- Allora commissario qui non è come a Parigi? -  domandò un ispettore.
- Bah... sempre le stesse cose... - bofonchiò  a voce bassa - le solite menzogne... e poi la gente ricca é uguale dappertutto...
- Forse, ma a Parigi...
- Parigi... Parigi... ma che vi credete che ci sia in questa Parigi...? - il tono era stizzito. Non gli piaceva parlare di quella città. Lui, capo della brigata criminale parigina a Quai des Orfèvres, aveva fatto saltare la pazienza al suo giudice per l'ennesima iniziativa presa senza consultarlo. Per questo il magistrato aveva chiesto e ottenuto il suo trasferimento in altra sede. 
Una lettera gli aveva comunicato la sua nuova destinazione: commissariato centrale di Nizza. 
Nel giro di due settimane aveva dovuto passare le consegne al suo collega Blissard e sistemarsi a Nizza. La moglie era rimasta a Parigi, almeno in attesa di capire se quel trasferimento era davvero permanente o sarebbe durato solo qualche mese.
Il commissario si alzò, accese la pipa e si infilò un leggero soprabito.
- Vado a fare due passi sul lungomare. Hataway lasciatelo lì un paio d'ore da solo. Poi uno di voi tornerà dentro, gli toglierà le manette, gli darà dell'acqua, una sigaretta e ricomincerà a farsi raccontare tutta la storia dall'inizio. Mi raccomando tutto dall'inizio, tutti i particolari...
Salutò e uscì.
Mentre camminava lungo la spiaggia, pensava ai suoi due nuovi ispettori... non conoscevano il metodo della chansonette. Prima si trattava bene il sospettato, tanto da non dargli nemmeno la sensazione di essere sotto interrogatorio. Dopo il tono cambiava. Urli, minacce, atmosfera tesa. Poi lunghe ore da solo ad aspettare chissà che. In seguito un nuovo funzionario lo interrogava con calma, ma facendolo ripartire dall'inizio come se non ne sapesse nulla di quella storia. A questo punto era il turno del cattivo che tra urla e parolacce gli faceva intuire come avessero trovato qualcosa di gravissimo a suo carico. E ancora altre ore da solo. Poi ritornava il commissario che ricominciava l'interrogatorio tutto daccapo. A quel punto il sospettato era stremato psicologicamente, a volte ormai senza difese: il più delle volte crollava e confessava.
E Hataway era il sospettato. Aveva telefonato alla vittima e l'aveva incontrata in un bistrot. Un giorno prima della morte. Incontro prima negato, poi amesso con spiegazioni reticenti, e quindi con dei motivi niente affatto convincenti. Era venuta fuori la storia del prestito... roba di un anno prima. Soldi che Elizabeth non era stata in grado di restituire... Si parlava di circa un milione di dollari. Girava voce che Hataway avesse voluto la Cooper come protagonista del film a patto che il suo caché di circa un milione di dollari, fosse la soluzione del problema.
Ma anche il regista che aveva visto preferire la Cooper alla sua cara Sarah, non l'aveva mandata giù e non sopportava né l'attrice né il produttore. anche lui avrebbe potuto far fuori Elizabeth...? Certo in un momento di follia, perchè non era credibile che a quel punto la produzione avrebbe ripreso in considerazione un'attrice scartata. L'unico che era davvero distrutto dal dolore e tutto sommato senza moventi era il suo amante segreto.
Queste cose frullavano nella testa del commissario, che aveva alzato il bavero visto che la brezza s'era rinforzata. Certo, era come al solito scuro che se non fosse riuscito a ragionare come quella gente del cinema americano, non avrebbe capito i meccanismi che avevano portato al delitto.
Accese di nuovo la pipa e si avviò verso una brasserie, dove consumò una fricandeau all'acetosella con del buon bordeaux. Poi  raggiunse di nuovo il commissariato di Cannes.
Da fuori con quelle pareti bianche e celesti, più che una centrale di polizia sembrava una specie di stabilimento baleneare. Poi quel pratino ben rasato con quelle due palme nane completava il quadro.
Non c'erano scale da salire, per entrare bastava aprire una porta tutta di vetro.
Entrò nella camera degli ispettori. Uno al telefono, l'altro leggeva il giornale.
Tirata giù la cornetta, disse:
- Capo era la polizia scientifica di Nizza. Quelle lettere trovate in camera di Hataway sono di Russel Byrne. La perizia calligrafica certifica che è la stessa scrittura e lo stesso inchiostro di quelle scritte da Byrne alla Cooper.
- Io, invece ho finito l'interrogatorio... tutto come da copione, via le manette acqua fresca, sigaretta e ancora una volta domande su tutta la storia, ricominciando dalla sera in cui vide la Cooper al bistrot...
- Bene... bene... e come sta?
- Inizia ad essere un po' provato.
- Ecco, adesso tocca a te. Entra già nervoso, dì che ti sei stufato di questo interrogatorio.. poi in crescendo ti arrabbi sempre di più e ti fai scappare che c'è una novità che lo inchioderà definitivamente.
- Farò del mio meglio...
L'ispettore uscì dalla stanza. Il commissario guardò dalla finestra. Invece di vedere le luci della Senna, vide quelle delle barche che si preparavano a salpare per la pesca notturna.
E la sua pesca come sarebbe andata? Non aveva  avuto nemmeno bisogno di telefonare alla moglie per avvertirla che non avrebbe cenato a casa e avrebbe fatto tardi, molto tardi... forse mattina.
 - Questo Hataway che tipo è, secondo lei commissario... è un omosessuale?
- Mica perchè è vestito come un damerino, tutto curato deve essere per forza omosessuale....
- Sì, certo... ma l'hanno visto bazzicare in quella zona vicino al porto dove  questi tipi si danno apuntamento...
Il commissario prese in considerazione l'ipotesi. Non c'era nulla di impossibile. Nell'ambiente del cinema americano non sarebbe certo stato né il primo né l'ultimo. Ma come si collegava con l'omicidio?.... Le lettere nella stanza di Hataway... scritte da Byrne. Forse non gli aveva dato la giusta importanza.
- Telefona a Nizza e fatti mandare qualcuno con le lettere scritte da Byrne - ordinò perentorio all'ispettore.
- Ma commissario è domenica sera... non avranno nessuno disponibile a muoversi.
- Non mi interessa - protestò il commissario - entro un'ora queste lettere devono essere qui.... Chiaro? Altrimenti quando torno a Nizza qualcuno avrà di che pentirsene. Sbrigati!
E si avviò per entrare nel suo ufficio.
Già prima di entrare  sentì le urla dell'ispettore che forse aveva preso un po' troppo sul serio la sua parte.
- Va bene... va bene... adesso ci penso io... - disse entrando - Ora puoi andare.
- Agli ordini commissario.
Si tolse il soprabito. Si mise a sedere. Accese lentamente la pipa. Esauriti questi preliminari guardò il suo interocutore.
Capelli lisci, biondo cenere con delle frezze bianche. Camcia candida. Un cravattino beige come il completo di lino. Tutto faceva risaltare un abbronzatura non eccessiva, bronzata. Magro, cinquanta anni o sessant'anni ben portati... doveva ricordarsi di guardare nella sua scheda. Il suo atteggiamento non era granché cambiato. Tranne un po' di sudore che imperlava le tempie. Non si era allentato nemmeno il nodo della cravatta.

- Allora mister Hataway, siamo alla fine...
Quello fece un gesto impercettibile con le sopracciglia tra il rassegnato e l'indifferente.
- Che mi dice di mister Byrne?... Questa relazione con la Cooper... lei sapeva?
- Dicevano...
- E lei questo Byrne lo conosce bene... da quanti anni?...
- Tre o quattro. Abbiamo fatto tre film...
- E' un bravo attore?
- Piace.
Hataway rispondeva a monosillabi con la voce ridotta ad un soffio.
- E a lei piace?
Hataway non rispose o non ebbe tempo per farlo. Bussarono.
- Avanti
- Commissario sono arrivati da Nizza quei documenti che aveva chiesto...
- Già qui...
- ... è venuto un agente motociclista.
Il commissario inizio a sfogliare le lettere erano una decina. Il contenuto era vago... "... quella storia continua... tutti sono convinti...". "... dobbiamo lavorare meglio sui dialoghi... vorrei parlarne con lei... il regista non mi capisce...." . "... lei è entrata troppo nel personaggio, rischia di andare sopra le righe... bisogna controllarla meglio...". "...deve riprendere le redini del film, questo regista mi pare incerto, vorrei anche qualche consiglio in più da lei..."... lei mi ha insegnato molte cose, vorrei mostrarle la mia gratitudine... ho letto la sua lettera, mi ha fatto molto piacere.... davvero molto piacere....".
Mise quelle lettere in un cartella.
L'espressione di Hataway era di curiosità i suoi occhi interrogavano quelli del commissario.
- Allora vogliamo mettere le carte in tavola? Lei non c'entra con il delitto della Cooper... almeno nel senso che non l'ha strangolata lei...
- No, sì... l'avevo detto...
- Si ma sempre con l'aria che non fosse vero... lei forse stava coprendo qualcuno o cercando di sviare i sospetti...
- Ma io veramente...
- Mi dica veramente quali sono i rapporti tra lei e mister Byrne...
- Gliel'ho detto é un bravo attore...
- Mi riferisco a quelli personali... 
Hataway fece scena muta.
- Qualcuno la ricattava o ricattava mister Byrne?
- Ma no. Che dice! Io... noi..
- Già voi... voi due... lei e mister Byrne... e Elizabeth era una copertura? La pagavate.... C'entra il suo vecchio debito?
Il produttore si guardava intorno, spaesato, come se dovesse guardare tutti gli elementi cui il commissario aveva accennato. 
Prese il telefono.
- Si sono il commissario, rintracciatemi un po' mister Russel Byrne... portatelo subito nel mio ufficio - poi rivolto al produttore - Allora mister Hataway, cosa vogliamo fare? Aspettiamo buoni buoni mister Byrne, o cominciamo a dirci la verità?
- Ma io non so nulla...
- Già lei non  sa nulla... allora le racconto io una storia. Ci sono un regista e un attore che sono entrambe omosessuali. Ma non vogliono si sappia,  il pubblico, la reputazione, gli studios... Anche se come voi due ce ne sono tanti altri...
Hataway lo guardava allibito.
- Lei e Byrne legate subito... lei gli fà fare un film, poi un'altro, poi un terzo. Il vostro è un legame stabile e prima o poi qualcuno se ne doveva accorgere. E chi la conosceva meglio di miss Cooper? Quella vostra storia tanto celebrata dai rotocalchi? Anche quella una copertura, no? E poi quella storia del prestito...
Il produttore sembrava confuso...
- Quella aveva capito tutto e... che so... con i soldi, con le parti nei film, con i prestiti... lei comprava il suo silenzio... non era così...
- E quell'incontro che avete avuto nel bistrot?.. Ancora ricatti... Vero?
Il commissario ebbe l'impressione che il produttore stesse per cedere... si aggiustava di continuo la giacca che non ne aveva nessun bisogno. Il sudore dalle tempie era passato anche alla fronte. 
Quello era il momento che cercava da sempre. Forse era riuscito a entrare nel cervello di Hataway e forse anche in quello di Byrne... anche se non era ancora arrivato. 
- No... non deve essere facile fare questa vita nascosta... sempre esposti ai ricatti... sempre nel timore di essere scoperti...
Il produttore non proferiva parola, ma i suoi occhi parlavano, davano ragione al commissario...stupiti che un commissario di un piccolo centro francese come Cannes fosse così aperto e sensibile... un poliziotto!
Bussarono ancora. stavolta erano i due ispettori con Russel Byrne.
- Grazie ragazzi. Mister Byrne, si accomodi... stavamo dicendo con il suo... amico come è difficile la vostra situazione...
L'attore spalancò gli occhi per la sorpresa, guardò Hataway e con voce strozzata
- Gli hai detto tutto?
- Non ci voleva molto a capirlo... nonostante tutte le sceneggiate e le coperture, i soldi... già perché è qui il punto, vero? Elizabeth voleva più soldi... aldilà del problema del debito...
- Ma io non sapevo nulla....
- Certo Elizabeth li aveva chiesti a chi aveva sempre pagato... a mister Hataway... Lei lo seppe da lui e forse fu lei che decise che era l'ora di farla finita con quella donna. O forse lo avete deciso insieme.... Questo adesso poco importa. Ciò che conta è che l'ingordigia della donna ha decretato la sua morte...
- Guardi che lui non c'entra - disse in un soffio Hataway - era con me che....
- Sì lo immagino era lei che prendeva di punta. Ma forse lei avrebbe ancora pagato, ma mister Byrne no. Forse è stata sua l'idea di eliminare Elizabeth...
Hataway cercò di protestare, ma dalla sua bocca non uscì che un soffio.
Byrne era agitato e si muoveva sulla sedia.
Il commissario, si alzò, accese la pipa e andò ad aprire la finistra. Quella notte era calda in tutti i sensi.
Quando si rimise a sedere vide i due che si guardavano con una sorta di tristezza...
- Commissario, l'idea è venuta a me, dopo che Ronald mi ha confidato dell'ennesimo ricatto. Con la scusa che stava poco bene Ronald le ha telefonato dicendole che le avrei portato io i soldi...
Byrne era ormai un fiume in piena.
- ... lei era così sicura di sè che non prese alcuna precauzione. L'appuntamento era per le undici nella sua camera all'hotel Olivier. Avrebbe lasciato la porta aperta. Io entrai dall'ingresso di servizio... fui fortunato, nessuno mi vide.
arrivai al secondo piano. Vidi la porta aperta, uno spiraglio di luce si stagliava sul corridoio buio. Entrai con la valigetta che doveva contenere i soldi. Elizabeth mi venne incontro con un sorriso di soddisfazione. Poi si girò, avviandosi verso il divano. Feci un balzò, le misi una mano sulla bocca e poi subito le strinsi il collo. Esile com'era ci volle pochissimo perchè cadesse inerte a terra...
Hataway ascoltava ad occhi chiusi come se volesse essere lontano da quel posto e dal suo amante che diceva quelle cose...
Non c'era più bisogno di altre parole. ll commissario, chiamò gli ispettori.
- Verbalizzate le dichiarazioni di mister Byrne e di mister Hataway... Signori...
Salutò tutti, s'infilò il soprabito, accese la pipa. Percorse il corridoio con passi pesanti. Apri la porta di vetro. Una zaffata d'aria di mare l'accolse e lo stupì. Era aria calda, densa di salsedine. Si avviò a piedi al suo albergo. Ripensò alla condizione di quei due omosessuali, all'attricetta che li ricattava, a quei pregiudizi che causavano morti e tragedie... A che pro poi?  Anche stavolta come al solito aveva avuto tutto chiaro una volta messosi dalla parte degli omosessuali. Ma stavolta la chansonnette non aveva funzionato. Forse a Cannes non suonava come a Parigi...

sabato 13 aprile 2013

SIMENON. PARLA JEAN GABIN... IL PADRONE DELLA CHIUSA


Il film Le Baron de l'Ecluse, interpretato sul grande schermo da Jean Gabin,  regia di Jean Delannoy, tratto dall'omonimo racconto di Simenon che fa parte della raccolta Le Bateau d'Emile - Gallimard 1954. Il film uscì nel 1960 e qui, grazie all'archivio I.N.A., siamo in grado di proporre un breve backstage della produzione cinematografica, con, tra l'altro, un'interessante intervista a Jean Gabin da parte di Marina Grey.

venerdì 12 aprile 2013

SIMENON... VIA MAIGRET... MAIGRET... VIA CERVI


Per la classe che aveva l'età per rimanere davanti alla televisione anche dopo il famoso Carosello, Maigret era uno degli sceneggiati (oggi leggi "fiction") che i genitori permettevano di vedere. Niente azioni violente, niente sesso (anche se con la Rai anni '60 era un rischio inesistente), lo stesso dicasi per le parolacce. I buoni (i poliziotti di Quai des Orfèvres) da una parte e i cattivi dall'altra... Insomma bollino verde, come si direbbe oggi, e via libera anche per i bambini.. se pur accanto ai genitori.
E molti di quella classe hanno scoperto questo commissario parigino, che aveva  la faccia di quel famoso Gino Cervi, attore che dal '55 in coppia con il popolare collega Fernandel aveva spopolato sul grande schermo con la produzione italo-francese della serie Don Camillo e l'onorevole Peppone, trasposizione cinematografica dei libri di Giovannino Guareschi.
Comunque, la Parigi ricostruita negli studi, questo commissario burbero con la pipa sempre in bocca, i suoi ispettori, le storie un po' strane per essere dei polizieschi, avevano una certa presa anche sui ragazzini di dieci anni o poco più. Per molti di quella generazione, come dicevamo, fu quello il primo contatto con Simenon. Era il dicembre del '64 quando la serie debuttò sulla Rai. E fu un boom non solo televisivo (con picchi di oltre diciotto milioni di telespettatori), ma anche per i libri delle inchieste di Maigret, che in Italia erano pubblicati già dai primi anni 1930. Tutto ciò fece da traino e conferì maggior visibilità anche al suo autore e quindi ai suoi romanzi definiti sbrigativamente non-Maigret.
La tappa successiva (partiamo dalla nostra esperienza, ma anche da quelle raccontateci da molti appassionati simenoniani e maigrettiani) si colloca tra i venti e i trent'anni, quando nell'ambito di un'attrazione della letteratura gialla sui lettori più giovani, si scopre, o si riscopre questo personaggio assolutamente sui generis, che non cattura per l'azione o il meccanismo giallo, ma per una serie di elementi che in un primo momento non si mettono a fuoco, anche se la sensazione di leggere un giallo davvero diverso dagli altri è nettissima. Poi pian piano, catturati dalla serialità delle inchieste e dal personaggio assai ben costruito, si inizia a percepire una scrittura estremamente raffinata, sebbene semplice e alcune volte addiritturna scarna. Uno stile senza fronzoli, senza tanti aggettivi. Frasi brevi, molti dialoghi e una capacità di fare entrare il lettore nelle diverse atmosfere che di volta in volta lo scrittore crea. Una scrittura moderna che conserva attuali quelle inchieste.
La consapevoleza della bravura dello scrittore, crea una curiosità sull'autore e fa poi scoprire, dai 25/30 anni in poi, che esiste un'altra grande produzione di Simenon: i romanzi. E' la scoperta dell'universo di un letterato del '900 che oltre a riscuotere un grande successo di pubblico in tutto il mondo, viene man mano rivalutato dalla critica e arriva alle soglie del 2000 con il carisma di un classico... Classico sì, ma di quelli sempreverdi, dove dal linguaggio ai temi trattati si rivela sempre attuale e accattivante, tanto da trovarsi molto spesso nella classifica dei libri più venduti.
Per le generazioni successive (parlando sempre l'Italia) le cose furono diverse. Le ultime puntate del Simenon-Cervi televisivo andarono in onda nel settembre de '72. L'altra novità fu il cambiamento di editore. Dalla Mondadori che lo pubblicò per oltre cinquant'anni, con molta attenzione finchè a reggere le redine fu Arnoldo Mondadori. Poi l'attenzione calò, la casa editrice milanese ad un certo punto ristampava solo i Maigret, lasciando intradotti, moltissimi titoli dei romanzi. E la mano passò ad Adelphi, soprattutto a metà degli anni ottanta considerata casa editrice sofisticata e cult nel panorama editoriale italiano.
Dal 1973 al 1985 passano una adozzina d'anni, dove Simenon rimane un po' in ombra. La scarsa attenzione di Mondadori, qualche rara replica dei vecchi sceneggiati, abbinamenti editoriali con i quotidiani sia di libri (quasi sempre Maigret) che di video-cassette (e poi dvd) dei vecchi sceneggiati con Cervi. E' il momento della ricerca delle vecchie edizioni Mondadori. Ma i pezzi più rari entrano subito nel giro del collezonismo, costi proibitivi. Quelli più reperibili all'epoca sono gli Oscar. In pochi anni i Simenon spariscono anche dai bamchetti dei libri usati.
Ma la vera ripartenza di Simenon in Italia avviene con il passaggio ad Adelphi, prima con i romanzi e poi con i Maigret. Il romanziere riprende quota, torna sulle pagine culturali dei giornali, c'è un risveglio dell'interesse, torna nelle classifiche, i Maigret vengono pubblicati con successo anche in formato ebook. Questa è la situazione che trovano le nuove generazioni che possono fruire delle opere di Simenon anche su tablet o ereader.

mercoledì 10 aprile 2013

SIMENON APPRENDISTA PSICHIATRA?


Ormai ne abbiamo parlato parecchie volte. L'interesse di Simenon per lo studio e gli studiosi della psiche umana, di quel subconscio che, a detta sua, gli "regalava" quei momenti di trance creativa, che lui chiamava état de roman, che se non gli dettavano quello che scriveva, certamente lo mettevano in condizione di scrivere certe cose in un determinato modo.
Questo interesse produsse anche degli intrecci interessanti, tra lui, i personaggi che creava, ma anche con psichiatri, psicoterapeuti, psicanalisti. E' noto il suo interesse per i padri della psicanalisi, Freud prima e ancor più per Jung poi, con il quale doveva anche incontrarsi. Ma una strana serie di contrattempi ed equivoci rimandarono quell'incontro fino al momento in cui non fu più possibile realizzarlo per la morte di Jung, avvenuta nel 1961. E qui vale la pena ricordare che nella vastissima bibilioteca di Jung, non solo fu ritrovata quasi l'opera omnia di Simenon, ma che il testo dei volumi era annotato, sottolineato come se lo psicanalista li avesse studiati a fondo. C'è chi sostiene che fu Simenon a rimandare ad arte quell'incontro, forse perché lo spaventava. Infatti lo scrittore dalle sue letture junghane aveva intuito che loro due erano spiriti simili e aveva timore che Jung potesse dirgli delle cose che l'avrebbero potuto turbare.
E una certa conferma a questa tesi l'abbiamo nell'incontro tra Simenon e gli psicoanalisti della rivista Médécine et Hygene che nel giugno del '68 realizzarono qualcosa a metà tra un'intervista ed una sorta di seduta psicoanalitica. La disponibilità di Simenon e la sincerità nel rispondere alle varie domande non fu totale. Infatti a commento dell'intervista uno dei medici, il dottor Rentchnik, affermò che l'atteggiamento dello scrittore non era stato di totale apertura e che aveva abilmente evitato alcuni quesiti particolari.
Insomma la sua impostazione psicologica nel raccontare vicende e nel costruire i personaggi dei suoi romanzi, era più rivolta agli altri che non a sè stesso. Anche se negli scritti autobografici non smetteva mai di analizzare i rapporti difficili o incompiuti, come quello con la difficile madre Herniette o con la problematica seconda moglie Denyse oppure con la fragilissima figlia Marie-Jo.
Comunque questo spiega perchè Simenon sia uno scrittore in genere gradito ai professionisti della pische umana e come il rapporto con loro continui anche sulle pagine dei suoi libri. Anche in Maigret. Sappiamo del suo amico, il dottor Pardon e signora la coppia con cui i Maigret si scambiano una cena al mese. In Maigret tend un piége del 1955 (il primo Maigret europeo, dopo i dieci anni d'America) il suo amico dottore gli fa incontrare il famoso Tissot, che dirigeva un ospedale psichiatrico a Parigi. Lo psichiatra è interessato al metodo d'indagine di Maigret e il commissario al parere del medico. Tra i due nasce un'intesa immediata. Si ritrovano a fare gli stessi percorsi logici per cercare di tracciare il profilo di un omicida seriale.
E così anche nel più "popolare" Maigret entra addirittura la psicoanalisi.

martedì 9 aprile 2013

SIMENON. NON ANCORA ROMANZIERE, MA GIA' FENOMENO

Siamo nel 1925. Simenon ha iniziato quello che viene chiamato il "periodo di apprendistato" cimentandosi nella "letteratura-alimentare". Racconti, romanzi brevi, storie a puntate per giornali, tutti commissionati e tutti rivolti ad un pubblico popolare e semplice. Ma intanto questo lavoro gli permetteva di mangiare (i primi tempi aveva letteralmente patito la fame) e poi era un'esercizio che si rivelerà poi fondamentale. Non che Simenon non avesse di suo una spiccata capacità nello scrivere, era una cosa che gli veniva facile fin da sedicenne e iniziava a muovere i primi passi da giornalista a La Gazette de Liége. Ma il doversi cimentare con tali e tanto diversi generi fu una scuola di non poco conto. Il tutto aggiunto a quel talento innato e all'enorme mole di libri letti in eta adolescenziale, faceva di lui più che una promessa della letteratura.
Di fatto, dopo poco che era arrivato a Parigi, Simenon riuscì a pubblicare le sue storie se pur commissionate, sia pur elementari e stereotipate nel loro genere.
Infatti dopo nemmeno un anno già apparivano i suoi racconti, anche se firmati con una ventina di pseudonimi, su pubblicazioni come Frou-Frou, Paris-Plasir, Sans-Gene, Paris-Flirt... Passava dalle storie d'amore ai racconti licenziosi, poi si sarebbe cimentato con quelli di avventura, con vicende esotiche, con i polizieschi. Insomma questo saltare da un genere all'altro lo costringeva anche ad utilizzare per ognuno un linguaggio diverso e questo nel corso degli anni costituirà una notevole esperienza.
Ma nel '25, benchè non fosse certo ancora famoso, i media iniziavano a occuparsi di lui. E Maigret all'epoca era ancora lungi dall'arrivare!
Ad esempio nel '25 il quotidiano Paris-Soir gli dedica un articolo, ricordando che è una delle firme più frequenti che appaiono (in questo caso come Georges Sim) in calce ai racconti pubblicati da Le Matin e scelti da Colette.
"... Ore nove.La dattilografa è al suo posto. Georges Sim l'aspettava. Pensate che prima di mezzogiorno, dovrà aver dettato due racconti brillanti, una storia tragica, e la struttura di un romanzo popolare... E questa sera scriverà, scriverà, scriverà. Ha preso l'impegno di completare in settimana due romanzi da millecinquecento righe  - scrive, Paul Reboux, autore dell'articolo - E poi passata mezzanotte, in solitudine, per suo piacere, si potrebbe quasi dire per redimersi, si permetterà il lusso di "scrivere", finalmente di "scrivere" davvero..La sua produzione? Ogni mese sessanta racconti, da cinquanta a duecento righe, e tre romanzi da tremila righe... Georges Sim è qualcuno del tutto eccezionale... ".
E così inizia l'epopea del fenomeno Simenon.

lunedì 8 aprile 2013

SIMENON FA' 110 E MAIGRET FA' 100...



Numeri e anniversari. Centodieci anni fa' nasceva a Liegi Georges Simenon.
1913, un secolo fa'. E' in quel tempo che lo scrittore ambienta la prima inchiesta di Jules Maigret. Abbiamo scritto Jules Maigret, infatti non ancora commissario e non ancora al Quai des Orfèvres, ma solo segretario di un altro commissario, Le Bret, che affidava all'epoca al giovane funzionario un'inchiesta importante.
Ricordiamo che negli oltre cento romanzi e racconti sulle inchieste del suo commissario, Simenon non ha mai seguito una cronologia sequenziale del suo personaggio. Per primo scrisse Pietr-le-Letton, ma lì Maigret è già nel pieno della sua carriera. Ed era il 1930. Invece La prima inchiesta di Maigret di cui parlavamo prima è proprio il titolo di un romanzo scritto nel 1948 (il periodo americano). Ma il romanzo in cui il commissario sta per andare in pensione (é solo questione di qualche giorno), è L'Ecluse n.1, scritta nel 1933.
Nell'ultimo Maigret di Simenon del 1972, Maigret et M. Charles, che è anche l'ultima opera di narrativa scritta dal romanziere, ritroviamo un commissario in piena attività. In altri titoli il commissario è invece già in pensione e indaga privatamente (vedi "Les vacances de Maigret" - 1947).
Ma qui ci interessa ricordare che non solo quest'anno ricorrono i 100 anni dalla prima inchiesta di Maigret, ma l'anniversario cade proprio in questo mese. Simenon infatti indica proprio il mese di aprile e precisa anche il giorno, il 15. Cioé tra una settimana. E lunedì prossimo qui, su Simenon-Simenon lo festeggeremo con una piccola sorpresa. Speriamo che molti di voi saranno con noi a festeggiare.

domenica 7 aprile 2013

SIMENON. JULIETTE

Short-story per  "...magari come Simenon!". Questa volta ce la propone Fabrizio Maria Rossi. Si parla di uno scrittore... di una visione... o di una realtà? 
Ricordiamo a tutti che chi volesse pubblicare un racconto breve su Simenon, Maigret, o sugli altri personaggi dell'universo simenoniano, basterà che scriva all'indirizzo simenon.simenon@temateam.com








 Juliette 
di Fabrizio Maria Rossi


Finì di battere la riga. Non rilesse nemmeno l'ultimo periodo. Scolò il bicchiere di vino rosso, posò la pipa, si alzò e usci dalla stanza.
Sotto la doccia ripensava alla storia che aveva appena scritto. C'era qualcosa che non gli quadrava. La giovane Marie... la vecchia villa di campagna dove aveva ambientato la storia... quell'incidente sul terrazzo... la fuga di monsieur Claude..., la provocante Juliette...
Ecco Juliette... beh... lei gli era riuscita proprio bene, era come se la sentisse. Anzi diciamo che era come se un po' la desiderasse... quasi una sensazione fisica. Come se l'avesse incontrata in carne ed ossa. Questo gli risvegliò la sua pulsione sessuale quotidiana. In casa erano usciti tutti. Si asciugò, si vestì con cura, accese una pipa e poi uscì a sua volta. Si accorse, dalla gente per strada e dall'aria che si respirava, che era domenica. Era stato chiuso in quella stanza per giorni e aveva perso un po' il contatto con la realtà. Si diresse spedito verso la casa di madame Marlene. Era più lontana e meno raffinata di quella di Zizì, che lui preferiva. Ma lì c'erano molto più ragazze e sperava di trovarne una che somigliasse alla sua Juliette.
Marlene gli venne incontro. Sorrideva compiaciuta ogni volta che vedeva quel bell'uomo, per di più famoso entrare da lei. 
- Monsieur, ma che piacere...
- Madame, i miei rispetti...
Andò subito al sodo. Chiese se ci fossero ragazze nuove.
- Mais oui...
Gli descrisse la ragazza. Gli descrisse la sua Juliette. Tra i venti e i venticinque, spalle larghe, vita stretta, seni piccoli, gambe ben tornite. Capelli ramati un leggero colorito olivastro e occhi chiari.
- Tutto qui?  - domandò ironica madame Marlene
- Tutto qui - ripose serio lui.
- Beh... lo saprà...non è che qui fabbrichiamo ragazze su misura... - abbozzò un risolino - però possiamo andare in salotto a vedere se...
Lui l'aveva già presa sottobraccio e procedettero spediti verso il salotto.
L'atmosfera era rumorosa, allegra e profumata. Una trentina di ragazze affollavano quello che era più un salone che un salotto.
Si guardò intorno con attenzione, mentre Marlene lo osservava.
Occhiate febbrili prendevano in considerazione una ragazza dopo l'altra. Passati alcuni minuti, la tensione andava scemando. La ragazza che cercava non c'era. Nonostante ciò, fece un altro giro di osservazione. Poi guardò Madame Marlene.
Lei capì immediataente la delusione del suo cliente. Lo conosceva, sapeva che non si sarebbe contentato di un'altra qualsiasi.
- Ma questa ragazza somiglia ad una vostra amica...?
- Beh...si... no...
In quel momento arrivò di corsa Paulette, una sorta di vice-tenutaria. 
- Madame Marlene... si è ripresentata ancora mademoiselle Douchelin... ed è anche un po' sbronza...
- Ma come...?
- Gli avevo detto che con tutti quei ritardi non potevamo più fare affidamento su di lei... L'avevo anche pagata...
- E adesso che ci fà qui?
- Vuole parlare con lei...
. Monsieur, mi dispiace, ma devo... solo un attimo, ma poi sono subito da lei. Vedrà che la troviamo...
Si avviò alla porta che chiuse dietro di sè.
Lui incuiriosito, si avvicinò alla porta, la socchiuse per osservare la scena.
La sua Juliette! Mademoiselle Douchelin era la personificazione esatta della sua Juliette...
Aprì la porta, a passo spedito raggiunse le donne che stavano discutendo animatamente. Marlene, Paulette e M.lle Duchelin tacquero quando lo videro arrivare con passo deciso e aria determinata.
- Ecco la persona che cercavo -  disse in tono perentorio e prendendo per mano la Duchelin
- Ma... - abbozzo timidamente madame Marlene -  lei è...
- Lei è perfetta. Quale stanza ci spetta...
La Duchelin guardava quell'uomo un po' stupefatta. Paulette disse:
- C'è la suite 24... monsieur la conosce... - e poi guardando la Marlene in cerca di approvazione - le porto subito la chiave...
- Ma la ragazza deve lavarsi, cambiarsi... - ricordò madame Marlene.
- Lo farà nelle suite.
Appena presa la chiave si avviarono al secondo piano.
Lei appena dentro posò una borsa sul divano.
- Ho davvero bisogno di farmi una doccia...
Entrò nel bagno e lasciò la porta aperta. Lui intanto si era buttato sul letto.
La poteva osservare nuda sotto gli spruzzi che le rimbalzavano sul corpo. Quel corpo proprio come lui l'aveva descritto. Era un po' stordito da quella coincidenza, ma era troppo eccitato per farsi domande.... Juliette era vera...  Juliette era lì... Juliette... la sua Juliette...
Una altra lieve scossa lo fece tornare in sé... Era steso sul letto. Aveva perso consocenza ed era rimasto lì accasciato sotto la doccia. L'aveva scoperto il figlio maggiore, rientrando da un partita di calcio. Entrato in bagno per fare una doccia e l'aveva trovato lì. Subito l'aveva portato sul letto e aveva chiamato il medico di famiglia, il dottor Pardon.
Qualche trauma, un paio di sbucciature... nulla di preocupante.
Si era lamentato nell'incoscienza e aveva borbottato balbettando un nome incomprensibile... Lette... Jugette... Giolette..
Quando riprese conoscenza, c'era tutta la famiglia. La moglie stava seduta sul suo letto.
- Pensavamo fossi uscito... avevi detto di non aspettarti per pranzo... non avevi appuntamento a Losanna con Juliette?
Lui fece una smorfia tra il sorpreso e l'incredulo.
-Juliette... Chi?...
- Ma la nuova aiutante di madame Haiken.... quella per le traduzioni in russo...
Fece per alzarsi.
- No - fece il dottor Pardon - oggi è meglio che stai a riposo... niente appuntamenti. Vediamo come stai domani... Poi dovremo fare delle analisi. Dobbiamo capire se sei solo scivolato, o se sei scivolato per un giramento di testa, uno sbalzo di pressione, un piccolo collasso... Georges alla tua età è bene fare tutti i controlli... 
Lui se li guardò tutti, muto. Appena fossero andati via,  al momento opportuno sarebbe uscito subito. Doveva rintracciare Juliette.

sabato 6 aprile 2013

SIMENON. CI ASPETTA LA LOCANDA DEGLI ANNEGATI

E' in arrivo un altro volume di racconti. Un altro Maigret che dovrebbe trovarsi negli scaffali delle librerie, come già ci aveva preannunciato il nostro attaché Andrea Franco, entro aprile. Si tratta di una raccolta di racconti, come di consuetudine, nella collana de Gli Adelphi.
Titolo: La Locanda degli Annegati e altri racconti. Poi verso metà giugno dovrebbe uscire uno dei romans-durs, il famoso Faubourg (1935 - Gallimard) probabilmente con il titolo Periferia.
Ma su questo ci aggiorneremo poi. Ora parliamo di questi racconti magrettiani che rappresentano gli ultimi "sgoccioli di Maigret" che gli appassionati potranno gustare (ma quanti hanno letto "tutti" i Maigret, romanzi e racconti?).
Il titolo originale é L'Auberge aux noyé e fa parte di quei racconti scritti da Simenon a La Rochelle nel 1938, ma che attesero diversi anni prima della pubblicazione in volume. Si tratta di una ventina di titoli di cui una parte venne pre-editato sui giornali Police-Film e Police-Roman (1938-1939 - Société Parisienne d'Editions). Dopo sei anni videro la luce nel volume Les Nouvelles Enquetes de Maigret edito quindi nel 1944 da Gallimard.
Oltre a quello che fornisce il titolo al volume, ci saranno altri racconti come vi ha abbiamo anticipato con il post del 15 febbraio scorso quello di Andrea Franco. Buona attesa quindi... vedrete, non sarà lunga.

venerdì 5 aprile 2013

SIMENON. OMAGGIO DA HENNING MANKELL


E' datato 1° aprile 2013, ma non è uno scherzo. Si tratta piuttosto di un omaggio a Simenon e alla sua creatura Maigret, da parte di uno dei più grandi giallisti contemporanei, Henning Mankell, creatore di un altro commissario, Kurt Wallander.
Infatti, in un'intervista di Caroline Girardon per il giornale francese 20 Minutes al grande giallista svedese, tra le altre c'è la domanda classica quando s'incontra un personaggio del genere.
- Conosce degli autori di gialli francesi e cosa ne pensa? - chiede la Girardon.
- Non ho letto molto dei nuovi autori di gialli francesi - risponde Mankell - Ma devo dire che sono un fervente ammiratore di Simenon e del suo commissario Maigret. Penso addirittura che sia uno dei maestri di questo genere.
Non è il primo scrittore a riconoscere qualità e valore delle opere di Simenon. Ma questa volta vengono da un giallista, non a lui contemporaneo e per di più in merito ai suoi romanzi con il commissario Maigret.
Quando Mankell dice "Penso addirittura che sia uno dei maestri di questo genere", chiaramente sostiene che la valenza dei Maigret non è solo nel fatto che siano dei gialli atipici, alcuni talmente atipici, da valere più come romanzi che come gialli. Ma evidentemente Mankell crede che esista una validità anche nel loro meccanismo giallo.
Questo ribalta un po' il giudizio corrente secondo il quale Simenon era così bravo a scrivere che anche i Maigret hanno un loro valore letterario, a fronte del quale quello dell'intrigo giallo passa in secondo piano.
E qui non si tratta solo del metodo (o del non-metodo) del comissario, di cui si è detto diverse volte. Ma del modo in cui Simenon costruiva le vicende che ruotano attorno al commissario.
Vediamo se riusciamo a ignorare la polpa letteraria e andare all'ossatura gialla di queste inchieste.
Lo scrittore di solito ci presenta un quadro generale, una sorta di ambientazione in cui è maturato il reato o il delitto. La sua innovazione è quella di utilizzare lo strumento psicologico come principale elemento per analizzare la situazione e fare un profilo del colpevole. Se volessimo, potremmo anche definirlo un profiler ante-litteram. Ma mentre oggi il lavoro di questi si basa su banche dati di tipologie comportamentali, di statistiche criminali, di informazioni personali e sociali, Maigret deve operare in altro modo. Lui tutti questi dati deve ricavarli sul campo.
Ecco quindi che Simenon ci fa vedere il commissario, su quella che oggi si chiamerebbe scena del crimine, che osserva, va su e giù senza uno scopo definito, fuma la pipa, ma sopratutto non fa nulla. Mentre gli altri si aspetterebbero che lui operasse concretamente in una direzione o in un'altra, lui sembra non svolgere nessun attività. E in realtà così è. Simenon stesso ci spiega che una volta arrivato sul posto il commissario non fa nulla, o meglio, sta lì ad assorbire gli umori, la mentalità, le dinamiche di quell'ambiente come una spugna. Insomma sta immagazzinando quelle informazioni che i profiler d'oggi hanno sintetizzate in una schermata del computer.
E se vogliamo essere più precisi, più che tendere a generare un profilo, questo suo impregnarsi dell'ambiente serve addirittura a mettersi nella testa del colpevole.
E, a questo proposito, quando qualcuno all'inizio di un indagine gli chiede di chi sospetti, Maigret risponde: "Di tutti!". Oppure quando si vuole sapere quali piste stia seguendo, la risposta è sempre la stessa: "Tutte!"
Una volta raccolti nella propria testa tutti i dati e che è riuscito ad entrare nella pelle del sospettato, allora inizia a prendere delle iniziative che spesso nemmeno i suoi ispettori comprendono, proprio perchè non hanno seguito il processo di "assorbimento".
Il lettore invece si, perché Simenon ha avuto cura di descrivere tutte le osservazioni, le scoperte, le immedesimazioni che il commissario compie in quella fase di passiva inattività. Certo c'è sempre qualche elemento che balza fuori quasi a sorpresa  ad un certo punto dell'inchiesta. Diciamo quasi a sorpresa perché è di solito annunciata da frasi tipo "...Maigret aveva un sensazione che gli girava in testa, non sapeva cosa ma si trattava di un elemento di una certa importanza...". Oppure: "... non avrebbe saputo dire perché, ma quel tipo non gli piaceva, e non si trattava solo di antipatia... dietro c'era dell'altro che doveva assolutamente scoprire...". E queste sensazioni ricorrono nell'inchiesta finchè non si trasformano in qualcosa di decisivo per la sua soluzione.
Siamo nel regno della sensibilità e non della ragione. Qualcosa che è entrato nel subconscio del commissario a sua insaputa e crea, insieme alle altre informazioni un coacervo di impressioni, sensazioni, intuizioni che man mano vengono a galla, diventano meno confuse e si traducono in una chiave di lettura indispensabile per la soluzione del caso.
Maigret insomma indaga senza aver l'aria di farlo, come d'altronde Simenon era un grande della letteratura, senza che avesse l'aria di esserlo. E Mankell ha ragione nel sostenere che Simenon era un maestro del genere.

giovedì 4 aprile 2013

SIMENON. FINE DELLA SOSPENSIONE PER PROBLEMI TECNICI. DA DOMANI REGOLARMENTE ON LINE

CI SCUSIAMO CON VOI, MA COME AVRETE NOTATO, DA QUALCHE TEMPO UNA SERIE DI PROBLEMI TECNICI HANNO INTERROTTO PRIMA SALTUARIAMENTE, POI PER QUALCHE GIORNO, LA MESSA ON LINE DEI POST DI "SIMENON-SIMENON". ORA E' TUTTO RISOLTO E DA DOMANI RICOMINCEREMO DI NUOVO CON REGOLARITA' QUOTIDIANA I NOSTRI APPUNTAMENTI.