sabato 31 agosto 2013

SIMENON. QUANTI MAIGRET IN TV? FRANCIA... GRAN BRETAGNA...ITALIA...

Uno dei mezzi di comunicazione che ha sfruttato maggiormente il personaggio del commissario Maigret è stata la televisione. Come si sa, produzioni se ne sono avute da parte di moltissimi enti televisivi, fino a quelli russi e quelli giapponesi. Oggi però vogliamo prendere in considerazione quelle dei paesi che hanno prodotto o il maggior numero di serie televisive con Maigret o quelle che hanno avuto il miglior successo.
1960
La prima ad arrivare al pubblico è la BBC con una serie-Maigret messa in onda nel 1960. Il commissario era interpretato dall'attore Rupert Davies e andò avanti per quattro stagioni (fino al 1963), per un totale di 52 episodi.
1964
Seconda arriva la RAI che nel 1964 trasmette la serie con Gino Cervi nei panni di Maigret per un totale di 4 stagioni e 16 episodi fino al '72, con punte di 18 milioni e mezzo di spettatori.
1967
Terzo posto per la Francia (prima con ORTF e poi con Antenne 2) che nel 1967 mette in onda il Maigret interpretato da Jean Richard. Una serie con ben 88 episodi che va avanti fino al 1990.
1988
Poi ancora gli anglofoni questa volta però con un film per la tv, prodotto dalla HTV, con protagonista l'attore irlandese Richard Harris nel ruolo del commissario, siamo nel 1988.
1991
Nel '91 torna in campo una produzione francofona, più precisamente franco-svizzero-belga (Antenne 2, TSR, RTBF) con la partecipazione di Bruno Crémer nei panni del commissario. Saranno in tutto 54 episodi che verranno trasmessi fino al 2005.
1992 - Tornano ancora gli inglesi, questa volta con la Granada Television, che produce una serie di 12 episodi che andrà in onda tra il '92 e il '93 e in cui Maigret è interpretato da Michel Gambon
2004  - Chiude l'Italia, ma non in bellezza. Infatti dobbiamo registrare una serie Mediaset appena nata e subito chiusa (in onda solo due puntate nel novembre del 2004) per il troppo esiguo gradimento del pubblico. La colpa non va ascritta al pur bravo e versatile attore Sergio Castellitto nel ruolo di Maigret, ma ad alcune scelte sbagliate della produzione.
Il record di episodi spetta quindi a Jean Richard che con 88 episodi è il Maigret televisivo più longevo. Ma ogni Maigret è bello al paese suo...! Qui in Italia, pur essendo passati quasi cinquant'anni dalla trasmissione dela prima puntata, Gino Cervi rimane il migliore per gli italiani, come i francesi, almeno così ci dicono, pendono decisamente per Bruno Crémer.
Una volta Simenon-Simenon ha publicato un post Ma non sarebbe ora di un nuovo Maigret? che, con una sorta di piccolo gioco, proponeva il riconoscimento di un'attore truccato da Maigret e chiedeva di fare il nome di un attore che ad
avviso dei lettori sarebbe stato idoneo ad interpretare il commissario. Ci vogliamo riprovare?
Quale attore (italiano o straniero), secondo voi, sarebbe adatto per portare, sul grande o sul piccolo schermo, il commissario nato dalla penna di Simenon?

venerdì 30 agosto 2013

SIMENON. "LA PETITE IDOLE", L'INIZIO CON COLETTE

La Petite idole. E' il titolo del primo racconto che Simenon riuscì a far accettare a Colette, la famosa scrittrice allora responsabile della pagina culturale del quotidiano Le Matin, che allora ospitava ogni giorno un racconto. La sua anticamera era sempre affollata di giovani che proponevano i loro racconti. Il più delle volte uscivano dall'ufficio di Colette con una faccia mesta e il dattiloscritto in mano. Rifiutato.
E questo successe anche a Simenon. Come è noto, lei gli consigliava uno stile più semplice, senza ridonadanza e con... meno letteratura. Più volte Simenon tornò indietro e si mise a lavorare con quel "meno letteratura" davanti agli occhi. (vedi il post Simenon. Colette, poca o tanta "letteratura").
Alla fine sappiamo che ce la fece. La Petite Idole fu quindi accettato e poi pubblicato il 29 settembre del 1923. Non solo, ma fu l'inizio di una lunga collaborazione Simenon-Le Matin che durò fino al 1929, per un totale di circa ottanta racconti.
Ma di cosa parla e com'è questa breve composizione?
La scena ci presenta due coniugi, M. e M.me Arnal, che trascorrono la villeggiatura in una località di mare. Ma mentre il marito sembra godersi la vacanza, divertirsi a fare nuove conoscenze, ma anche ad ammirare le giovani donne che al mare espongono di più il proprio corpo, la moglie entra in una sorta di crisi depressiva. Fà un continuo confronto tra lei, il suo corpo e quello delle giovani villeggianti su cui ogni tanto il marito lancia un'occhiata.
Lei è ancora bella, anche non più giovanissima, ed è preoccupata dei paragoni che il marito possa fare tra lei e le loro giovani compagne di villeggiatura. In hotel, al ristorante, sulla spiaggia, é un timore continuo. E quindi pretende dal coniuge una serie di rassicurazioni, che però non bastano mai: dal farle dichiarazioni d'amore come quando erano ancora fidanzati, chiamandola appunto "Petite Idole", fino alla richiesta finale di andare via da quel posto, fuggire quasi, anche senza meta, senza desideri, ma lontano da quel posto.
Dalla risposta del marito (ovviamante non citiamo il finale)  si capisce che quella della donna è una paura che la seguirà ovunque vada, è la paura della giovinezza che sfugge e non tornerà più, la paura di perdere appeal per il suo uomo. Ma si intuisce che questo è un'eluttabile destino cui la protagonista non potrà certo sottrarsi.
Il racconto è più un flash su una situazione che non una vicenda. Ma già rivela l'interesse del ventenne Simenon per il coté psicologico dei suoi personaggi, anche in un testo breve come questo. Poche parole, ma la situazione è espressa compiutamente e con efficacia. Fà la sua comparsa anche il tema del destino che, come è noto, sarà una delle caratteristiche di tutta la letteratura simenoniana.

mercoledì 28 agosto 2013

SIMENON: IL GIOCO CONTINUA... MA QUANTO SCRIVEVA DOVE SCRIVEVA? / 2


DALLA NOSTRA ATTACHEE MURIELLE WENGER • Simenon-Simenon, nel post di ieri, s'interroga sulla relazione tra i paesi di residenza di Simenon e la sua produttività. Come è stato detto, questa questione è una specie di gioco... ma che suscita un suo interesse. E allora, divertiamoci con questo gioco...
Innanzitutto c'è una piccola osservazione da fare sulle cifre date ieri a proposito dei paesi di scrittura dei Maigret: i testi di Assouline e di Lacassin, per quanto autorevoli siano, hanno sulle spalle qualche anno e nel frattempo la ricerca simenoniana ha continuato a svilupparsi... per quello che riguarda Maigret il riferimento più aggiornato si può trovare nei lavori di Michel Carly, e in particolare nell'edizione Tout Maigret - Omibus - 2007-2008 -  dove si trovano informazioni più recenti in merito. E' quindi su questa edizione che  baserò la mia analisi.

<> Dunque per quanto riguarda i romanzi si trovano:
• 29 romanzi scritti in Francia: 19 nel periodo Fayard, 6 del periodo Gallimard, più
Maigret se fâche, scritto prima di partire per l'America, e Maigret tend un piège, Un échec de Maigret e Maigret s'amuse, tutti e tre scritti al ritorno dagli Usa
• 21 romanzi del "periodo americano" 
• 25 romanzi scritti in Svizzera
<> Per i racconti invece:
• 23 scritti in Francia di cui 19 prima della guerra (tra cui 8 sono stati pubblicati nel giornale Paris-Soir-Dimanche e 10 in Police-film/Police-roman e 17 che sono stati raggruppati nel volume "Les nouvelles enquêtes de Maigret" per i tipi di Gallimard); più L'homme dans la rue e Vente à la bougie raccolti in Maigret et les petits cochons sans queue da Presses de la Cité; più Menaces de mort; più La pipe de Maigret edito nel volume omonimo che inaugura la collezione del commissario edita da Presses de La Cité
•  5 scritti in America, i quattro che compongono la raccolta Maigret et l'inspecteur malgracieux, più Un Noël de Maigret che dà il titolo ad una raccolta di racconti. Queste due raccolte sono entrambe pubblicate da Presses de La Cité.

Adesso ritorniamo al "gioco" proposto ieri e che ho repicato a mia volta in tre diverse tappe:

a)  innanzitutto ho contato il numero delle pagine di cui è costituito ogni romanzo, rifacendomi alla suddetta edizione di  Tout Maigret, che offre una veste grafica-editoriale tipograficamente identica per tutti i testi. Dunque, oltre alla "produttività" come numero di romanzi secondo il paese di residenza, questo permette di fare una stima sulla lunghezza relativa di ogni romanzo e così di arricchire questo "indice di produttività". Possiamo dunque dire che
 • per i romanzi scritti in Francia si arriva ad una media di 107 pagine a romanzo (108 per il periodo Fayard e 106 per gli altri due) 
• per i quelli scritti in America si tocca una media di 120 pagine per romanzo
• per la produzione svizzera, la media si attesta sulle 109 pagine per romanzo.

b) In seguito, ho contato con lo stesso metodo, il numero medio di capitoli per romanzo ed ecco quello che risulta:
• per i romanzi scritti in Francia: in media 10 capitoli per romanzo (12 per il periodo Fayard, 10 per Gallimard,  e 8 per Presses de La Cité) 
• per quelli americani, in media 9 capitoli a romanzo
• per i romanzi scritti in Svizzera,  8 capitoli in media ogni romanzo

c) Infine ho calcolato il numero medio di pagine per capitolo di ogni romanzo:
• per quelli francesi risulta una media di 11 pagine per capitolo (9 per Fayard, 11 per Gallimard e 13 per Presses de La Citè)
• per i romanzi americani si trova una media di 13 pagine a capitolo
• per quelli scritti in Svizzera, una media di 13 pagine ogni capitolo

 Da tutto questo si può arrivare alla conclusione che questo "indice di produttività" è relativamente stabile, quale che sia il paese di residenza dell'autore: in effetti c'è un più alto numero di romanzi scritti in Francia e in Svizzera che in America, questi ultimi, relativamente meno numerosi, sono al contrario quelli con il maggior numero di pagine. 
Non vi basta? Ne volete ancora?
Si possono anche contare gli anni passati in ciascuna delle tre aree georgrafiche e correlarli con il numero di romanzi scritti (ancora un'altro modo di calcolare "l'indice di produttività"):
• Contando il numero di anni passati in Francia, dopo le prime opere firmate a suo nome, fino alla partenza per l'America, si contano 16 anni durante i quali Simenon ha scritto 26 Maigret e 57 non-Maigret (senza contare le numerose raccolte di racconti, i primi libri autobiografici e i diversi reportage) una media di 2 Maigret all'anno e di 4 non-Maigret 
• I 10 anni passati in America hanno visto la redazione di 21 Maigret e 26 non-Maigret, cioè una media rispettivamente di 2 e 3 romanzi all'anno.
• gli anni di scrittura in Svizzera sono complessivamente 16, con 25 Maigret e 29 non-Maigret, quindi una media di meno di 2 romanzi all'anno per entrambe le categorie.
E' quindi confermata una produttività relativamente stabile, quale che si il paese di residenza e anche un altrettanta stabilità nella produzione annuale. Una volta superati i primi anni in cui Simenon ha dovuto "produrre" i Maigret per onorare il contratto firmato con Fayard, in seguito ha proseguito ad un ritmo sostenuto con i romanzi scritti per Gallimard. Si è così è stabilizzata una certa "velocità di crociera" e l'autore scriverà secondo un 'alternanza assai consolidata tra Maigret e non-Maigret, redigendo, a seconda degli anni, dai 5/6 romanzi del periodo americano ai 3/4 all'anno, quando si stabilisce in Svizzera.

SIMENON: IL GIOCO CONTINUA... MA QUANTO SCRIVEVA DOVE SCRIVEVA? / 1

 
DAL NOSTRO ATTACHE' ANDREA FRANCO • Riallacciandomi al post di ieri, 27 agosto, sulle nazioni in cui sono stati scritti i Maigret ho provato, per gioco, a fare un po' di calcoli.
Prendendo una media tra quando conteggiato da  Lacassin e da  Assouline, i 2 studiosi di Simenon piu' autorevoli, possiamo arrivare a 47 titoli scritti in Francia, quindi la media di titoli maigrettiani è di quasi due all'anno (1,88 per l' esattezza). Va considerato che molti sono i racconti piu brevi dell'intero corpus maigrettiano, quelli  scritti nella seconda metà degli anni '30 (vedi ad esempio: "Les larmes de bougie" e "La péniche aux deux pendus").
Ne uscirebbe quindi che nel periodo americano i 26 Maigret scritti in 10 anni, tra Usa e Canada, portano a piu di 2 titoli e mezzo (2,6 esatti per entrambi i biografi) per ogni  12 mesi (anche qui vi sono racconti ma sono piu' lunghi di quelli redatti in precedenza, come "La pipe de Maigret").
In Svizzera, Simenon  fece il romanziere per 15 anni quindi la media è non molto dissimile dalle precedenti ma un po' piu bassa, siamo sull'1,66, ma in questo caso non ci sono più racconti
Quindi, secondo un ipotetico "indice di produttività", la classifica sarebbe dunque:
1) America (Canada + Usa)
2) Francia
3) Svizzera
Già una volta mi ero stupito che alcuni Maigret prettamente parigini, in cui la topografia della capitale francese è particolarmente presente, fossero in realtà stati scritti negli Stati Uniti tra la metà dei '40 e dei '50. Chissà se Simenon si affidava solo alla sua prodigiosa memoria o si aiutava anche con dettagliate piantine..
Se andassimo  a contare il numero di pagine scritte  effettivamente credo che le tre  aree geografiche non avrebbero grandi differenze tra loro, anzi sarebbero tutte molto vicine...
(chiaramente questo conteggio è passibile di obiezioni e va preso come un gioco statistico).

martedì 27 agosto 2013

SIMENON. IL MAIGRET FRANCESE VINCE SU QUELLO SVIZZERO, TERZO IL MAIGRET AMERICANO

La vita letteraria di Maigret, ha avuto grosso modo tre aree geografiche di riferimento, nel senso che Simenon ha scritto romanzi e racconti del commissario in tre zone distinte: in Francia (prima e dopo i dieci anni statunitensi), in America (per la precisione in Canada e in Usa) e in Svizzera (fino all'interruzione della sua attività di romanziere).
Se questo abbia avuto un'influenza sul modo di scrivere di Simenon e di presentare il suo protagonista, andrebbe valutato con un'approfondita analisi. Più superficialmente, e dal giudizio di chi ha letto l'intero corpus maigrettiano, sembra che queste diverse aree geografiche non abbiano avuto un'infuenza maggiore ad esempio di quella dovuta alla maturazione dello scrittore (che iniziò la serie a 28 anni e la concluse quasi a 70), delle sue vicende personali e delle mutate condizioni ambientali, sociali e di mentalità, come avviene nel corso di quarant'anni.
Ad ogni buon conto ci siamo presi la briga di andare a contare quanti Maigret Simenon avesse scritto prima in Francia, poi in America e quindi in Svizzera.
Abbiamo consultato più di una fonte e nella fatispecie la bibliografia compilata da uno storico studioso simenoniano, Francis Lacassin, quella realizzata dal più accreditatato simenonologo odierno, Pierre Assouline, e poi per curiosità siamo andati anche a vedere quello che riporta Wikipedia in merito.
Come vedrete i numeri non coincidono, questo è dovuto soprattutto al fatto che in alcuni casi si conteggiano le raccolte di racconti come un solo titolo, mentre altre volte ogni racconto viene considerato un titolo a sé. Quello che emerge è però la tendenza che invece è omogenea in tutti e tre i casi esaminati.
Come anticipiamo nel titolo, la maggior parte dei Maigret fu scritta in Francia tra il '31 e il '45 e poi nel '55-'57 al rientro dagli Usa. Poi, facendo una media, seguono i romanzi redatti in Svizzera. Al terzo posto si collocano quelli compilati in America (tra Canada prima e Usa poi). Scarti bassi e a volte minimi, come se la produzione dei Maigret fosse abbastanza equamente ripartita.
Prima di dare un po' di numeri, vorremmo però ricordare che Simenon scriveva sempre, quando era nel comfort del proprio studio, in vaggio, nelle località più lontane ed esotiche, sul suo Ostrgoth navigando per canali e da giovane stava per accettare la sfida di scrivere addirittura un romanzo sotto gli occhi di tutti in una gabbia di vetro (una trovata pubblicitaria, poi fallita, di uno dei suoi editori di allora, Eugene Merle). E in queste situazioni scriveva indifferentemente dei Maigret, come dei romans-durs. Questo tanto per sottolineare che evidentemente la sua spinta creatrice era più forte di altri elementi che potevano in qualche modo influire, ma non essere determinanti.
E adesso veniamo ai dati.
• Dalla bibliografia di Lacassin ci risulta che i Maigret furono così distribuiti: 51 in Francia (3 al ritorno dagli Usa), 26 in America (Usa + Canada) e 25 in Svizzera.
• Dalla bibliografia di Assouline invece si apprende che 43 sono made in France (4 al ritorno dagli Usa), 26 del periodo americano (candesi compresi) e 25 svizzeri.
• Wikipedia riporta invece che complessivamente in Francia ne uscirono 27, invece 20 furono quelli redatti in America e 25 quelli prodotti in Svizzera.
Ultimi tre dati. Simenon visse 25 anni in Francia, 10 in America e 22 in Svizzera.
Va ricordato che i 25 anni francesi sono tutti di piena attività, come d'altronde i 10 americani. Mentre in Svizzera gli anni di scrittura furono 15 (nel '72 Simenon smise di scrivere romanzi e Maigret).
Ammesso che vi vogliate divertire, potreste incrociate il numero degli anni passati in ogni paese con il numero di titoli lì scritti, avreste così una sorta di indice di produttività.... ma così è solo un gioco...

lunedì 26 agosto 2013

SIMENON E LO SCIACALLO, CINQUANT'ANNI DOPO


Nel dicembre del 1943 Simenon terminava in Vandea la stesura del romanzo L'aîné de Fercheaux, uno degli ultimi scritti per Gallimard. Vent'anni dopo usciva un film tratto dal libro, diretto dal regista francese Jean-Pierre Melville. Era una produzione italo-francese, con un cast che comprendeva, tra gli altri, il giovane  Jean-Paul Belmondo, l'anziano Charles Vanel, l'avvenente Michèle Mercier e la giovanissima Stefania Sandrelli.
Insomma un film di mezzo secolo fa', una produzione di serie A, per un romanzo che vede Simenon affrontare vari temi: quello dell'arrivismo, quello del rapporto tra due uomini, quello del tradimento, e in cui descrive l'eterna speranza dell'avventuriero di trovare "la soluzione" per una vita migliore, che nella fattispecie significa un'esistenza come mantenuto, magari da una bella e ricca donna.
Il personaggio del giovane arrivista senza scrupoli, Michel Maudet (nel film interpretato da Belmondo) con il ricco banchiere Dieudonné Ferchaux (Vanel sullo schermo) costituiscono la coppia su cui si centra l'attenzione dello scrittore e poi del regista. Il vecchio, una volta davvero ricco e potente, è ormai al tramonto. Ma agli occhi del giovane arrampicatore è comunque un appiglio per cercare di compiere qualche gradino in su nella scala sociale. E per questo è pronto a tutto, a lasciare la sua donna, a seguire per mezzo mondo Ferchaux di cui conosce il passato poco pulito, ad approfittare di lui quando può, ad eliminarlo quando questi ormai non gli serve più e, all'orizzonte, si profila un'altra preda da spolpare. Non a caso nella versione italiana il film fu intitolato Lo Sciacallo.
In realtà la relazione, non solo psicologica, che s'instaura tra il vecchio Dieudonné e il giovane Michel è quasi quella tra un padre e un figlio o meglio quella di un figlio contro il padre, che alla fine ucciderà e del quale idealmente prenderà il posto. E, come ci dice il titolo originale, è come se Michel fosse un po' il primogenito di Ferchaux. Quando si sarà liberato del vecchio, uccidendolo, e avrà iniziato una nuova vita con la ricca e ancora piacente signora Gertrud Lampson, il giovane non godrà comunque una sensazione di benessere né di felicità. Ci saranno, altre donne, altre vicende, sempre nel segno dell'avventura senza scrupoli. Ma Michel non sarà perseguitato dal rimorso di aver ucciso Dieudonné, piuttosto sarà pervaso da una persistente sensazione di vacuità e di sterilità che non lo lascerà mai durante tutta la vita.
Simenon è molto severo con questo personaggio, che evidentemente considera spregevole, e che gudica più aspramente di quanto non sembri fare nel romanzo. Ebbe infatti a dire, in merito, a Gilbert Sigaux "... E' un bruto. non si può dire che sia un tipo molto evoluto. E' forte, ma non è affatto evoluto...".

domenica 25 agosto 2013

SIMENON E LA SUA PRIMA COLAZIONE A PARIGI

Arrivato a Parigi, il diciannovenne Georges Simenon, appena sbarcato alla Gare du Nord, dovette cercare una sistemazione che fosse adeguata al suo modesto budget.
Iniziò la ricerca da alberghi e pensioni che costavano sessanta franchi al mese, poi scese sempre più giù... cinquanta, quaranta... per arrivare a venti. Alla fine giunse all'hotel de La Bertha nel quartiere di Batignolles.
Ora una breve parentesi per sottolineare la circolarietà di certe coincidenze.
Simenon restò un po' nel quartiere di Batignolles, anche quando poi si trasferì a Rue des Dames. Bene il personaggio più famoso che uscì dalla penna di Simenon, come tutti sanno, è Maigret. E il commissario lavora nella sede parigina della polizia giudiziaria, la famosa Quai des Orfèvres. Oggi, dopo cento anni di onorato servizio, quella sede non è più funzionale alle odierne esigenze e la polizia giudiziaria, insieme ad altri corpi di polizia, si trasferiranno in moderno centro situato proprio a Batignolles. Un cerchio si chiude dopo quasi cento anni. Chiusa anche la parentesi.
Torniamo alla vita che Simenon faceva appena arrivato a Parigi.
E andiamo per ordine. La giornata, dopo il risveglio, iniziava con la colazione.
"... avevo l'abitudine, in Belgio, di mangiare al mattino del lardo con due uova e poi del formaggio - racconta Simenon - Quando sono arrivato a Parigi, però, ho scoperto i croissant...".
E la storia della colazione alla francese, caffè e croissant, è davvero divertente e vale la pena riportare le parole dello scrittore che racconta l'aneddoto.
"...ho scoperto i croissant in un bistrot all'angolo con rue des Batignolles. Un bistrot molto accogliente e con una grande scelta di croissant. Ho notato che nessuno faceva caso a quanti croissant aveste mangiato. Vi si serviva il caffè, e voi vi servivate dei croissant, al momento del conto vi veniva chiesto: 'Quanti croissant?'... Allora io, il primo giorno, bevo tre caffè, perchè in Francia le tazze sono piccole. In Belgio ci sono delle gradi tazze per il caffé. Mangio i miei croissant e il singore mi domanda: 'Quanti croissant?' Io rispondo 'Dodici".
quello replica 'Va bene, allora.... eh... quanti croissant?' Io ripeto 'Dodici'. Il signore insiste 'Parlate seriamente?...'.  Era vero, avevo in effetti mangiato dodici croissant. Ero abituato a mangiare dodici croissant con le mie tre tazze di caffé. Ma il tipo non voleva crederci. Ho dovuto penare non poco per poter pagare i miei dodici croissant...".

sabato 24 agosto 2013

SIMENON E UN MINISTRO INGENUO PER MAIGRET

MAIGRET E IL MINISTRO 
(Maigret chez le ministre) - anno 1955 - Edizioni Presses de La Cité



Copertina di Pintér - Oscar Mondadori 1980
Questa é un'inchiesta "politica" che cade tra capo e collo al nostro commissario e che lo porta ad avere un rapporto diretto con un ministro della repubblica. Ora sappiamo quanto Simenon detestasse i politici, i loro malaffari, i loro intrallazzi e, di solito, ogni occasione era buona per dipingere a tinte fosche i politici e i politicanti. In questo caso invece il ministro, cui Maigret si avvicina, con la sua abituale diffidenza, è una mosca bianca. Era infatti unsemplice, avvocato di provincia, con saldi principi e un'etica del tutto diversa da quella dei politici di professione. Eletto al parlamento, e poi chiamato al Governo, quando in politica, subito dopo la guerra, c'era ancora voglia di pulizia e di personaggi non compromessi con i poteri economici, con i giochi di partito e con le lotte di potere.  Aguste Point, ministro dei lavori pubblici, racconta così a Maigret come funziona in Parlamento: "...ogni giorno si stringe un maggior numero di mani e, se queste non sono molto pulite, si scuotono le spalle con indulgenza : 'Bah! Non è un cattivo diavolo' si dice. Oppure: E' costretto a farlo per i suoi elettori... Io ho dichiarato che se ciascuno di noi si rifutasse, una volta per tutte, di stringere le mani sporche, l'atmosfera politica verrebbe immediatamente purificata...". Siamo nel mondo, o meglio nella politica, così come Simenon la vorrebbe (e magari non solo lui...). E Maigret si accorge pian piano che quel politico, nonostante il potere che potrebbe esercitare, è rimasto un semplice... é un po' come lui, e capisce il suo disagio per essersi fatto incastrare. La sua arredevolezza gli ricorda la propria... Infatti, quando tempo prima il commissario era stato accusato ingiustamente, non aveva tirato fuori le unghie, ma si era quasi ripiegato su sé stesso. Insomma il ministro é innocente e Maigret dovrà provarlo. Anche qui il commissario sarà un "aggiustatore di destini"?







"Come ogni sera tornando a casa, nello stesso punto del marciapiede, un po' dopo il lampione a gas, Maigret alzò lo sguardo verso le finestre illuminate del suo appartamento. Non se ne rendeva più conto. Se gli avessere domandato a bruciapelo se la luce era accesa o no, probabilmente avrebbe esitato a rispondere. Inoltre, come una specie di mania, fra il secondo e il terzo piano, cominciava a sbottonarsi il soprabito per prendere le chiavi nella tasca dei pantaloni e, invariabilmente, la porta si apriva nel momento stesso in cui lui posava il piede sullo stuoino....".
Edizione: Oscar Mondadori 1980 - "Maigret é solo" - Traduzione: Lidia Ballanti

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venerdì 23 agosto 2013

SIMENON. SE TESTO E IMMAGINE S'INCONTRANO... CREAZIONE O FOLLIA?

La folle d'Itteville. E' un'altro dei tentativi che Simenon, che aveva appena trovato il successo con Maigret lanciato nel febbraio del '31, ancora andava facendo, sperimentando anche formule narrative inedite.
In questo caso si trattava di un'iniziativa che non poteva essere realizzata da Fayard, con cui Simenon già pubblicava un Maigret al mese. L'idea maturò con la proposta di un giovane editore, Jacques Haumont, che voleva lanciare una innovativa serie di racconti polizieschi in cui il testo fosse integrato con le fotografie, dando così forma ad un sistema narrativo che lui chiamava Photo-Texte. E' il non ancora trentenne Simenon, aperto alle novità, che aderisce all'iniziativa insieme alla fotografa tedesca Germaine Krull. Lui metterà a disposizione un racconto con l'ispettore Sancette, detto anche G.7, uno dei vari poliziotti ante-Maigret, mentre la Krull contribuirà con un pacchetto di 104 fotografie. Come abbiamo detto, doveva essere il primo titolo di una serie, tanto che Simenon aveva già scelto i quattro racconti da destinare a Photo-Texte. Fu firmato il contratto e fu organizzata per il 4 agosto una festa a bordo dell'Ostrogoth (il natante di Simenon) attraccato a Quai d'Anjou, nei pressi di Pont-Marie. Una festa riuscita, ma le 25.000 copie della tiratura rimasero per lo più invendute. E così, nonostante le speranze dell'editore, i contratti firmati e l'entusiasmo di tutti, la Folle d'Itteville fu il primo e unico titolo della collana Photo Texte. Questo esperimento è tra l'altro stato citato ieri in un articolo di The Irish Time in cui si parla appunto dell'incontro tra le parole e le immagini. Simenon riciclerà poi il racconto nella raccolta edita nel '38 da Gallimard, Les sept minutes. E questo esperimento rimarrà un'ombra in un periodo che invece vedeva i primi Maigret vendere molto bene, anche se nemmeno Simenon immaginava il successo planetario che negli anni quel personaggio avrebbe avuto.

giovedì 22 agosto 2013

SIMENON: 20... 40... 80... PAGINE AL GIORNO? I RITMI DI UN... FANNULLONE !


La sua velocità. E' sempre stata una sua grande risorsa e allo stesso tempo una delle sue croci. Chi più en passant, chi più pesantemente, sopprattutto nei primi tempi, lo si accusava sempre per lo stesso motivo. "... Certo il talento, l'innata propensione alla scrittura... ma a quei ritmi come si fà a scrivere qualcosa di accettabile. Tutta quella furia, quelle velocità...! Come potrebbe essere diversa la prosa di Georges Sim (allora era conosciuto soprattutto così) se fosse più lento, più riflessivo...".
Era come un peccato originale che si portava dietro impresso pareva in modo quasi indelebile.
D'altronde ancora nel '63 in un'intervista a Roger Stephane, Simenon spiegava "...Capisco che può sembrare un po' ridicolo ma alla fine si arriva a scrivere automaticamente: romanzi popolari, 80 pagine al giorrno; romanzi polizieschi all'inizio 40 pagine al giorno, una seduta al mattino e una al pomeriggio: ed allora mi dicevo: 'Quando avrò da scrivere soltanto 20 pagine al giorno, sarò un re'... In effetti dopo i primi Maigret non ho più battuto un numero superiore a 20 pagine al giorno e soltanto per sessanta giorni all'anno...".
Una piccola moltiplicazione, 20 pagine/giorno per 60 giorni, fa 1200 pagine l'anno. Sette/otto giorni per ogni libro... diciamo sei libri l'anno, per una media di 200 pagine a titolo, un po' di meno per i Maigret e un po' di più per i romans-dur.
Sessanta giorni all'anno di scrittura. Cioé due mesi di lavoro e dieci di vacanza!
Un vero paradiso... Vista in quest'ottica non sembra più così "affrettata" la produzione letteraria di Simenon.
Velocità, fattore davvero influente sulla qualità della sua opera? E poi va considerato che la velocità è un elemento abbastanza soggettivo. A nostro avviso, proprio non ci pare che questa rapidità nella composizione possa essere stata una caratteristica penalizzante. E comunque é sempre il risultato quello che conta. Le sue opere vengono ancor oggi riproposte con successo in nuove edizioni, non solo in Italia o in Francia, ma ad esempio anche in Spagna, in Ungheria, in Brasile, in Romania, in Messico... Scritte in fretta o no, continuano a sedurre nuovi lettori e a procurare business agli editori.