sabato 15 marzo 2014

SIMENON SIMENON. DI NUOVO A CANNES... CON "LA CHAMBRE BLEUE" DI AMALRIC?


La voce è apparsa ieri sul quotidiano ingese The Guardian. Il film che l'attore regista Mathieu Amalric sta preparando da luglio dello scorso anno, sembra che possa essere una delle pellicole invitate a rappresentare i colori francesi alla prossima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Cannes.
Il realizzatore ha sempre dichiarato, che si sarebbe trattato di un film low-budget, girato in tempi serrati e in distribuzione ad aprile. Quindi arrivare a  sfilare sulla Croisette, sarebbe una meta forse inattesa e sorprendente.
La scelta di Amalric (di cui abbiamo già parlato in un precedente post) è caduta su uno dei romanzi più intensi di Simenon, scritto esattamente cinquant'anni fa, e che racconta in modo molto particolare la storia struggente di un adulterio.
Anche secondo il quotidiano francese Paris Match, il film di Amalric potrebbe essere inserito tra i titoli francesi nella selezione per il 67° Festival di Cannes. La notizia ha poi attraversato l'oceano Atlantico ed è approdata sui siti specializzati in cinematografia del sud America dove si riprende e si commenta questa, che per ora, rimane però solo una voce.

venerdì 14 marzo 2014

SIMENON SIMENON. FLASH DA UN FESTIVAL DEL CINEMA DEGLI ANNI '60


Gli ingredienti ci sono tutti. Una tarda primavera sulla Côte d'Azur. Un anno favoloso come il 1960. Un festival del cinema internazionale popolato di grandi star. Una incatevole cittadina del sud francese come Cannes.
Sembrano gli ingredienti giusti per un film. E invece non è nemmno un libro, ma dei flash di un evento mondano che Simenon visse da protagonista, essendo il presidente della giuria di quell'edizione del Festival Internazionale del Cinema.
Abbiamo tratto alcuni di questi flash da "Mémoires intimes" (1981) del romanziere e dalle cronche del tempo.
Non tutti i nomi della giuria diranno qualcosa agli spettatori d'oggi (a meno che non siano cinefili accaniti). Iniziamo dall'unico italiano, quel Diego Fabbri che di lì a quache anno avrebbe portato in Italia l'idea di un Maigret televisivo e ne avrebbe steso la sceneggiatura. I francesi facevano la parte del leone: l'attrice Simone Renant, il regista Marc Allégret, il compositore musicale Maurice Le Roux e il critico Louis Chauvet. Poi lo scrittore americano Henry Miller, già amico di Simenon. E quindi uno scrittore giapponese, Hidemi Ima; un regista sovietico, Grigori Kozintsev; un critico tedesco, Max Lippmann e uno scrittore argentino, Ulysses Petit de Murat.
I registi in concorso erano nomi già più noti. e molto noti diveranno i film che presentarno in quel 1960. Lo spagnolo Carlos Saura con I Monelli, l'americano Vincente Minelli con A casa dopo l'uragano, il francese François Reichenbach con L'America insolita, l'inglese Peter Brook con Moderato Cantabile, il francese Jacques Brecker con Il buco, l'americano Jules Dassin con Mai di domenica, l'italiano Michelangelo Antonioni con L'avventura, altro italiano, Federico Fellini con La dolce vita, l'ispano-essicano Luis Buñuel con Violenza per una giovane, lo svedese Ingmar Bergam con La fontana della vergine.
Simenon e la moglie Denyse, erano una coppia famosa, ma al cospetto delle star internazionali, in un contesto cinematografico, non erano certo i primi nel mirino dei media.
Questo non dispiaceva a Georges, ma madava in crisi sua moglie, che pensava di essere ventuta a fare la... first lady, in quanto moglie del presidente della giuria. Figurarsi quando, dopo toilette lunghe e defatiganti, si vedeva snobbata da giornalisti e fotografi che puntavano la loro attenzione su gente come Anita Ekberg, Max Von Sydow, Jeanne Moreau Robert Mitchum, Catherine Spaak, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Philippe Leroy, Anouk Aimée...
Ricorda Simenon "...c'é folla anche davanti all'ascensore per veder uscire le star internazionali che hanno ingaggiato tra loro una sorta di gara a chi apparirà per ultima. Impiego due o tre sere a capire che D. fà di tutto per essere appunto l'ultima...".
L'ambiente era su di giri... tutte le sere faceva la sua entrée spettacolare la Begum, moglie dell'Aga Khan, le staffette in alta uniforme che precedevano il prefetto di Monaco, feste, ricevimenti, buffet, dove ovviamente Denyse fà di tutto per essere il prima fila. "...La proiezione serale ha inizio alle nove e mezzo. Smoking e abito da sera sono d'obbligo. D. inizia a prepararsi fin dalle sette... parrucchiere... truccatrice... manicure... Tutto si svolge nella camera da letto della nostra suite e embra una scena di un film hollywoodiano... - Georges, comincia a scendere! Aspettami giù. La tua impazienza mi innervosisce e mi fa perdere tempo...".
A Cannes Simenon fà la conoscenza di Fellini e di sua moglie. Sarà un legame che andrà sempre più stringendosi e che inizia proprio lì con la  vincita della Palma d'Oro de La dolce vita che lo scrittore sponsorizza con tutte le sue forze, anche contro certe pressioni della direzione del festival.
Benché fosse scoppiata una furiosa polemica sulla scelta del film vincitore, non mancò una serata di gala, con festeggiamenti inesorabilmente innaffiati da fiumi di champagne, starlette in toilette da sera che si tuffano in piscina, improbabili personaggi che arivano nella hall a cavallo... Insomma una vera e propria atmosfera felliniana, una trasposizione della dolce vita a Cannes... E intanto Simenon e Fellini fraternizzavano.



Per saperne di più

Simenon. A Cannes è lui il presidente 
Simenon. Spese pazze per M.me Denyse per il festival di Cannes 
Simenon-Fellini, attrazione fatale

giovedì 13 marzo 2014

SIMENON SIMENON. SCRIVERE SÌ, MA ANCHE SCATTARE E FARSI FOTOGRAFARE

Oggi s'inaugura ad Istanbul, in Turchia (a Notre Dame de Sion), una mostra di fotografie di Simenon di cui abbiamo già parlato qualche giorno fa' (vedi Lo scittore in mostra con le sue... foto!). L'archivio degli scatti da lui effettuati durante i suoi viaggi intorno al mondo è ben fornito, sembra siano circa tremila foto. Questo non deve stupire perchè l'attenzione dello scrittore alla fotografia come complemento del testo è sempre stata molto viva. Per esempio basti pensare alle copertine fotografiche che Simenon stesso volle imporre al suo editore Fayard per la prima serie dei Maigret. In questo caso la copertina fotografica consisteva in una sovraccoperta che prendeva il frontale, la costa e il retro della copertina. Un'unica foto faceva da sfondo per titoli, nome dell'autore, dell'editore e quant'altro. Era una soluzione editoriale che fino allora nessun editore aveva adottato e, se non si può dire che fece il successo dei Maigret, attrasse però l'attenzione (come d'altronde aveva fatto il Bal Anthropométrique) sulla serie e sul personaggio. E l'efficacia di tale soluzione viene testimoniata da quegli editori che si affrettarono a copiarla da Ventillard adirittura a Gallimard (per la serie "Chefs-d'oeuvre du roman d'aventure").
Simenon aveva una certa cultura fotografica anche grazie alla frequentazione degli atelier dei propri amici fotografi, come Germaine Krull. Con questa in particolare Simenon si lanciò in un'avventura non granchè fortunata: quella del romanzo foto-testo, La folle d'Itteville, in cui lui aveva scritto la vicenda che era illustrata con numerose fotografie della sua amica (vedi il nostro post Se testo e immagine s'incontrano).
E poi, al di là delle foto scattate da lui, va considerato il numero impressionante di foto che furono scattate a Simenon (soprattutto quellle con la sua complicità), in un'epoca che non era ancora proprio quella dell'immagine (fotografica, televisiva o cinematografica). Ma la sua attenzione a che fossero documentati momenti di vita, atteggiamenti, luoghi in cui si trovava, non testimonia solo il suo grado di vanità. Dimostra che aveva capito come l'immagine fosse importante nella comunicazione e come la sua faccia, la sua pipa, i suoi cappelli fossero elementi fondanti per quell''immagine che poi doveva rimanere impressa nell'imaginario collettivo.

mercoledì 12 marzo 2014

SIMENON SIMENON. MA QUALI MAIGRET SONO USCITI IN RACCOLTA?



Visto le numerose richieste che ci sono giunte, vorremmo fare una sorta di riassunto delle raccolte delle inchieste del commissario Maigret che fin qui sono state pubblicate. Sono tre, ognuna composta da cinque romanzi che però non seguono l'originale ordine cronologico di uscita. Qui di seguito ve li elenchiamo, citando anche il quarto che però non è tato ancora editato e dovrebbe uscire in libreria verso la fine di maggio. 

I  Maigret 1 
Pietr il Lettone, Il cavallante della «Providence», Il defunto signor Gallet, L’impiccato di Saint-Pholien, Una testa in gioco
I Maigret 2
Il cane giallo, Il Crocevia delle Tre Vedove, Un delitto in Olanda, All’Insegna di Terranova, La ballerina del Gai-Moulin
I Maigret 3
La balera da due soldi, L'ombra cinese, Il caso Saint-Fiacre, La casa dei fiamminghi, Il porto delle nebbie,
I Maigret 4 (in uscita a fine maggio 2104) 
Il pazzo di Bergerac, Liberty Bar, La chiusa n. 1, Maigret, I sotterranei del Majestic

martedì 11 marzo 2014

SIMENON SIMENON. L'UOMO CHE NON ERA MAIGRET

Ecco un video particolare che vogliamo proporre oggi. Si tratta di un documentario realizzato nel 2003 in cui Georges Simenon  parla di sè, delle sue opere, del suo metodo creativo, inframmezzto di brani cinematografici e televisivi tratti dalle sue opere.

 


 

 


lunedì 10 marzo 2014

SIMENON SIMENON. QUANDO SI SPENSE LA PIPA DI GEORGES

Torniamo con la nostra celebrazione 
dei 25 anni dalla scomparsa di Simenon. 
Questa volta ci occupiamo di quello che
il 7 settembre 1989 il quotidiano "La Repubblica" 
dedicò allo scrittore.
Fà parte di quelle testimonianze 
che ogni tanto abbiamo dato e che 
continueremo a dare nel corso dell'anno 
per ricordare e capire come in quel momento 
fu accolta la morte di Simenon dai quotidiani italiani e stranieri.


E' il paginone centrale de La Repubblica, quello dedicato alla cultura, che titola le due pagine affiancate: "Si è spenta la pipa di Simenon". Il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, di cui era allora direttore, affida il pezzo di apertura a Corrado Augias, il cui titolo recita "Un Maigret con i miliardi", dove afferma "...ha dato al nostro secolo 225 o forse 246 romanzi (sulla cifra esatta esistono contrastanti opinioni) quasi tutti di eccellente qualità. Alcuni addirittura dei capolavori... Con la gente comune non si fanno grandi romanzi; neanche grandi romanzi polizieschi. E infatti la sua abilità di costruttore di plot sta nel far trovare questa gente comune proiettata di colpo in una vicenda che la supera, scagliandola al di là del destino che si credeva stabilito per lei. E nel fargli toccare il fondo di questa condizione inattesa...".
Augias, dopo aver ripercoro le tappe più significative della vita del romanziere, chiude accennando al suo essere, in fin dei conti, un borghese proprio come Maigret, ma purtroppo, secondo lui, rovinato, come uomo, dai troppi miliardi che il suo successo di scrittore gli aveva procurato. Sulla pagina di destra, Irene Bignardi ci parla de "L'uomo dai cento volti", riferendosi ai tanti attori che hanno interpretato il celebre commissario in televisione e al cinema, ma trattando anche delle numerose pellicole tratte dai romanzi di Simenon. In un riquadro centrale in basso  senza titolo, vengno passati in rassegna i titoli più famosi e popolari dei romanzi e dei Maigret.

domenica 9 marzo 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET, CERVI E I GIORNALI DI ALLORA...

Piccolissimo passo avanti per la serie televisiva di Maigret/Crèmer di cui ieri è andata in onda, sempre in prima serata su LA7 il secondo episodio.
Riusultato: 49.000 spettatori in più ed un + 0,43% di share. Non è molto, ma, come si dice, è una tenuta, che non fa rischiare, almeno per ora, la chiusura della serie.
Nel post di qualche giorno fa' si parlava del gradimento di questa serie, con commenti di lettori, scrittori, critici, simenonologi...  e del condizionamento che certo pubblico (quanto?) ancora subisce per l'ottimo ricordo del Maigret di Gino Cervi e del consegunziale confronto con altri "commissari", Bruno Crémer in questo caso.
Oggi vogliamo andare a ripescare quello che ne pensavano, nella metà degli anni '60, i critici televisivi dei quotidiani (che non conoscevano ancora i Maigret di Crémer, forse nemmeno il nome di Crèmer e nemmeno le serie precedenti di Jean Richard).
"... sembra che Gino Cervi, abbia identificato soddisfacentemente sia sul piano fisico, che su quello psicologico, il personaggio del Commissario..." Queste giudizio lo si trovava sul Corriere della Sera del 28 dicembre, all'indomani del debutto della serie, con la prima parte (di tre) dell'episodio Un'ombra su Maigret.
Dopo la terza e conclusiva parte, lo stesso quotidiano alzava il tiro "... pensiamo che il miglior elogio all'attore lo possano fare i lettori di Simenon, riconoscendo che il suo (di Cervi) Maigret combacia quasi perfettamente con l'immagine uscita dalle pagine dei lbri...". 
Partenza in grande stile quindi, anche se non si immaginava il successo che portò la quarta serie nel '74 a sforare il 18 milioni di telespettatori.
La quarta serie sancì trionfo e l'ingresso del Maigret-Cervi nell'immaginario collettivo degli italiani.
Il Resto del Carlino di Bologna magnificava la fedeltà al personaggio impersonata da Cervi e tirava in ballo addirittura il grande Gabin: "... le sue indagni contrapuntate di quiete chiacchierate con le portinaie, di spuntini in trattoria, e di bevute al caffé non avevano il ritmo concitato e drammatico di certe realizzazioni affidate al duro Gabin, ma un timbro di verità...".
A La Stampa di Torino, dove erano dell'avviso che l'attore italinao avesse invece interpretato una versione diversa da quella del commissario letterario, scrivevano: "... quel Maigret così riveduto e corretto, da essere ammirato, per la dolcezza del sangue, dallo stesso Simenon, piacque in Francia come in Italia...".
Il Messaggero di Roma sottolineava invece l'italianizzazione compiuta da Cervi:"...la giusta interpretazione che serviva, cioè, per agganciare con più immediatezza l'interesse e la simpatia del nostro pubblico...".
Insomma quale che che fosse il taglio del giudizio, la stampa era concorde con il pubblico: grande successo per la serie, ma forse ancor più, grande successo personale di Gino Cervi.
E non è un mistero che l'attore amasse quel personaggio, aldilà del successo che gli portò. Ad un giornalista romano un giorno scrisse: ... il fatto è che nella mia lunga carriera non mi sono innamorato mai di un personaggio come di questo. Io a Maigret voglio un bene dell'anima. Mi piace tutto di lui, anche quello che mangia e quello che beve. Forse Maigret è un oriundo emiliano...".
  
Simenon-Simenon - Per saperne di più
HANNO DETTO SUL MAIGRET TELEVISIVO: CERVI O CRÉMER
SIMENON SIMENON. MAIGRET SU LA7: PICCOLA NOTAZIONE DEI... GIORNI DOPO
SIMENON SIMENON. Il MAIGRET DI CERVI CELEBRA I 50 ANNI
SIMENON SIMENON. IL MAIGRET FRANCESE RISPUNTA A MARZO SU LA7

sabato 8 marzo 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET... SEDUTTORE INASPETTATO?


Forse seduttore è un po' esagerato. Ma il rapporto con le donne del commissario non è così marginale e scontato. A volte più che delle "inchieste del commissario Maigret" potremmo parlare delle "inquietudini del commissario Maigret". Già perchè le sue indagini lo portano spesso a contatto con donne di tutti i tipi e non di rado in situazioni in cui lui e lei sono vicini e soli.
Ma questo non basta. Quando Maigret conosce una donna, utilizza parole ed espressioni che sarebbero più consone al suo creatore.
Insomma è come se Simenon avesse creato un personaggio, almeno a prima vista, impermeabile al fascino femminile e sordo alle tentazioni dell'altro sesso, ma poi se ne fosse pentito... Ma quel punto era costretto a limitarsi al non detto, al non scritto... anche se in qualche modo riesce a rendere percepibili certe tensioni, non solo, per il linguaggio cui abbiamo prima accennato, ma anche per situazioni limite in cui mette il suo commissario, ma che poi regolarmente deve "normalizzare"...
Ma Maigret piace?
Certo Simenon non ne ha fatto un bellone seducente, ma su certe donne possiamo dire che il commissario, nel suo insieme, esercita il suo fascino. Anche qui nessuna passione travolgente o nemmeno manifesta, ma qualcosa che pure è reso ben tangibile, sia pure nell'aria e che coinvolge ad alcune delle donne delle sue inchieste.
Come abbiamo accennato, sono donne di tutti i tipi e non è detto che le più sensuali siano quelle che lo turbano di più. Potremo citare la fascinosa prostituta Else che ne La nuit de carrefour, cerca di sedurlo, certo lo turba, ma in realtà non lo attrae davvero. Il tipo femminile  che piace al commissario é la donna, possibilmente giovane, bionda e ben dotata... insomma una femmina con tutte le sue forme e lontana dalla tipologia della dark-lady di quei romanzi hard-boiled che di là dell'Atlantico dettavano i canoni di una nuova narrativa gialla (o meglio noir). Insomma una come la protagonista di Félicie est là, che certo indirizza il suo amore verso un altro giovane protagonista, ma che a Maigret non dispiace, lei gli è simpatica... e forse qualcosa in più...
E poi quante donne ha sedotto Maigret tra le lettrici delle sue inchieste?

venerdì 7 marzo 2014

SIMENON SIMENON. QUANDO LE CANTAVA CHIARE A GASTON GALLIMARD


Simenon è sempre stato la bestia nera dei suoi editori. Questo è uno degli stereotipi che si sono diffusi sul conto del romanziere. Certo era un tipo esigente, preciso, che non aveva molta voglia di socializzare con gli altri scrittori, figuriamoci con gli editori...! Certo aveva una non comune abilità nel trattare gli affari... i suoi affari e non aveva timori reverenziale nemmeno per un Gaston Gallimard la cui casa editrice rappresentava allora un traguardo per ogni scrittore che ambiva ad essere riconosciuto come "uno che conta".
Ma Simenon era diverso, la sua forza era nel suo innato impuso di scrivere e nella sua determinazione nel perseguire il suo obbiettivo.
A questo proposito è estremamente illuminante quello che nel '38 scriveva in una lettera all'editore degli editori. La prima opera di Simenon per Gallimard era uscita nel '34 e il contratto era stato firmato qualche mese prima. Quindi da quattro anni era un autore della raffinata scuderia editoriale. In quel periodo aveva scritto una ventina di romans-durs e nemmeno un Maigret.
Tornando alla lettera vediamo come apostrofa il suo editore "...vi rispondo in un modo, forse un po' scontroso,  ma sono nel pieno del periodo più difficile di un romanzo, che, qualsiasi cosa ne pensiate, non ha come scopo un qualsiasi versamento di denaro per un lavoro finito, ma è il prodotto di sforzi lunghi e dolorosi - nella speranza non di un guadagno, ma di una piccola perfezione...".
Simenon va giù duro sulla monetarizzazione dell'opera letteraria, calacando la mano sulle motivazioni intrinseche che spingono uno come lui a scrivere e, più avanti nella lettera, chairisce meglio il concetto.
"...  io non ho mai scritto in fretta un testo per riceverne l'equivalente in denaro e trovo la vostra frase ingiuriosa. Se inondo il pubblico, forsè è perché mi è necessario scrivere, visto che il mio mestiere è quello di scrivere, e perchè ne sento il bisogno - e conclude con un'affermazione un po' paradossale -  Se un solo editore o un tale editore non basta, è facile guardare altrove...".
Un moto di ribellione nei confronti di Gallimard? Simenon continuerà a scrivere per lui per altri otto anni prima di passare a Presses de La Cité. Ma l'insofferenza è evidente... anche perché la convivenza con altri autori blasonati, e più inseriti di lui nel mondo letterario, non lo mette affatto a suo agio. E continua:
"... io non posso occuparmi di quello (si trattava dei diritti cinematografici per le sue opere), perchè sono nel bel mezzo di un romanzo che ha tutt'altra importanza, non finanziaria, ma morale...." .
Una presa di distanza dagli "affari", che pure Simenon sapeva gestire benissimo, ma che gli serviva per mantenere le distanze tra le esigenze editoriali di Gallimard e quelle creative del Simenon romanziere.
In un 'intervsta del novembre dell'81 a Le Monde ricorderà a tale proposito il momento in cui firmò il contratto. "... tutti lo chiamavano per nome, Gastone. Lui pranzava con i suoi scrittori e li portava al bordello... Io gli dissi: Non vi chiamerò mai Gaston, e non pranzerò mai con voi. Chiudiamoci nel vostro ufficio con il mio avvocato e la vostra segretaria. - Il contratto fu firmato e io non ho mai avuto problemi con lui...".

giovedì 6 marzo 2014

SIMENON SIMENON. EVENTO IN TURCHIA: LO SCRITTORE IN MOSTRA CON LE SUE... FOTO !

Il manifesto della mostra realizzato con una foto di Simenon
Simenon in Turchia. Esattamente tra una settimana verrà inaugurata a Notre Dame de Sion, a Istanbul, una esposizione con un centinaio di foto scattate da Simenon durante i suoi viaggi nei quali realizzava dei reortages per vari quotidiani parigini. Si tratta di fotografie del periodo 1931-1935, quando Simenon, una volta lanciato Maigret, si dedicò a numerosi viaggi: in Africa (estate del '32), in Europa e in Medio-Oriente (estate del '33), realizzando una circumnavigazione del Mediterraneo (estate del '34), in giro per il mondo, dall'America all'Australia all'India (1935). In Europa era iniziata la crisi economica (1929), ma per Simenon le cose andavano alla grande, dopo il successo del suo Maigret, per lui si aprirono le porte della più prestigiosa casa editrice francese, Gallimard. E iniziò la sua escalation di romanziere.
Ma torniamo alle foto che confermano la tendenza dello scrittore a interessarsi particolarmente all'uomo. E infatti, tra le sue inquadrature, più che quelle degli ambienti prevalgono quelle di visi, delle persone, della gente di tutti i paesi attraversati. Si dice che il patrimonio fotografico di Simenon ammonti a circa 3000 foto, e non deve stupire. E' ormai noto che lo scrittore nei suoi viaggi immagazzinava ricordi, sensazioni, suoni, colori che poi utilizzava nei suoi romanzi. La fotografia è evidentemente uno strumento che contribuisce a rendere più tangibile e vivo il ricordo, anche se crediamo che Simenon si affidasse più alla sua memoria e al filtro del tempo, che alle più precise e obiettive testimonianze fotografiche.
L'esposizione dunque aprirà i battenti il 13 marzo e resterà disponibile ai visitatori fino al 3 maggio. La mostra si avvarà anche di un catalogo dove si ritroveranno le firme di illutri studiosi simenoniani, da Laurent Demoulin a Michel Lemoine a Benoît Denis. Chi volesse maggiori informazioni potrà rivolgersi all'indirizzo mail: mireille.sadege@nds.k12.tr

mercoledì 5 marzo 2014

SIMENON SIMENON. LA BELLA GRANDEZZA

Partiamo oggi volendo parafrasare il titolo di un film che da qalche giorno é sulle bocche di moltissimi italiani e su tutti i media: La grande bellezza di Sorrentino, che, ma lo saprete tutti (!), ha vinto l'Oscar come miglior film straniero. Noi oggi vorremmo parlare invece de La bella grandezza. Ovviamente riferita a Simenon, nel senso che lo stesso romanziere aveva più volte affermato rispondendo a coloro che gli chiedevano perché  non scrivesse un grande romanzo, grande nel senso di voluminoso, con tante pagine. Ad esempio nel '71 lo scrittore mcitava "...Brasillach, allora uno dei critici più ascoltati di Parigi, scriveva a proposito di me: 'Quando dunque Simenon ci regalerà il suo grande romanzo?' Io gli risposi, quando ebbi il piacere d'incontrarlo, che non scriverò mai un grande romanzo, perchè la mia opera è un grande mosaico...".
In modo analogo Simenon aveva altre volte trattato l'argomento, esprimendo in pratica lo stesso concetto:" ...la mia grande opera è l'insieme di tutti i miei romanzi...".
Simenon, oltre alla sua capacità creativa, oltre alla sua abilità nell'introspezione psicologica, oltre alla sua bravura nel creare atmosfere, oltre alla sua propensione ad entrare nella pelle dei suoi personaggi, oltre alla sua facilità nella scrittura... insomma oltre a tutte le sue ormai inoppugnabili qualità letterarie, deve la sua "grandezza" anche al suo côté quantitativo. Insomma i suoi numeri sono parte integrante della sua "bella" immagine di letterato e scrittore. Come l'insieme dei suoi romanzi costituiscono la sua "grande opera", così i suoi numeri costituiscono una parte integrante e niente affatto trascurabile della sua vita. Siamo andati a vedere quelli che riporta la voce a lui dedicata da Wikipedia, che non per nulla, ha titolato uno dei capitoli Simenon en chiffres. E abbiamo scelto Wikipedia non a caso. Questa smisurata enciclopedia digitale è oggi uno degli strumenti più consultati e molti sugli argomenti più diversi si fanno un'idea (o magari solo una prima idea) con quello che vi trovano scritto.
Vediamo dunque alcuni dei numeri di Simenon secondo Wikipedia:
• 1800 i luoghi in cui si svolgono i suoi romanzi 
• 9000 i personaggi che danno vita alle sue opere
• 103 i Maigret (75 romanzi e 28 racconti)
• 177 i romanzi
• 25.000 le pagine dei sudetti romanzi
• 500 i milioni le copie vendute
• 55 le linque in cui sono tradotti i suoi libri
• 44 i paesi in cui sono stati pubblicati
• 187 i film tratti dalle sue opere dal cinema francese
• migliaia di articoli
• un migliaio di reportage da tutto il mondo
Certo qualche cifra potrebbe essere contestata o precisata. Ad esempio nei 187 film di produzione francese ci viene il dubbio che siano conteggiate anche le serie televisive con Jean Richard (92 episodi) e Bruno Crémer (54 episodi)... Oppure i 500 milioni di copie vendute in tutto il mondo magari è una cifra da aggiornare... come invece ci sembrano un po' troppi il "migliaio" di reportage di viaggio.
Ma qui non è tanto la precisazione dei singoli dati che ci interessa, ma la valutazione del loro insieme. E, se vogliamo, mancano pure altri dati, quelli record-icone: le ottanta pagine dattiloscritte in un solo giorno, i primi Maigret usciti con cadenza mensile, le diecimila donne dichiarate, i suoi trentaquattro domicili, e potremmo citarne ancora.
Ecco, in conclusione, diremmo che la somma di tutte questi numeri ha un significato che va oltre la loro somma. Dà la misura della esplosione di vitalità, di creatività, di energia, di resistenza, che si esplicano in Simenon in modo del tutto naturale, come se fossero connaturati e che formano la sua grandezza, decisamente definibile La bella grandezza.

martedì 4 marzo 2014

SIMENON SIMENON. HANNO DETTO SUL MAIGRET TELEVISIVO: CERVI O CRÉMER?



Qui di seguito vi riportiamo una decina di opinioni sul tema di "Maigret: Cervi o Crémer" che avevamo buttato sul tavolo qualche giorno fa' in merito alla ripresa su LA7 della serie francese sul commissario simenoniano. Abbiamo scelto i commenti meno sintetici, di lettori, appassionati, studiosi maigrettologi, scrittori... Le abbiamo raggruppate per dar conto delle varie poiszioni, anche di non italiani che ovviamante non sono Cervi-dipendenti...! In corsivo poi qualche commento di Simenon-Simenon


Cinzia Ciampolini - Vista anni fa. E mi piace. Anche se Crémer non è precisamente il Maigret che preferisco (Gino Cervi mi ha troppo condizionata?)... Però è un uomo che mi piaceva così tanto che gli perdono tutto...
Non sono proprio vent'anni. In Italia è arrivata per la prima volta su Rai 3 nel '95 (in Francia la "prima" andò in onda nel '91)




 



Giulio Leoni - Cremer è bravo, ma a tratti sembra narcolettico. Anche nei romanzi Maigret è così flemmatico?
• Beh, la flemma c'è nel personaggio... anche un po' di pigrizia e poi quel muoversi lento dovuto al fatto che è un uomo massiccio fà parte delle sue caratteristiche. Anche altri affermano che Crémer sia addirittura troppo flemmatico... 


 



Antonio Di Grado - Poco. Non c'è "atmosfera".
Anche qui, il paragone con Cervi deve tener conto dei tempi. Nel '64 Cervi (e Landi) portano una recitazione e una atmosfera molto "teatrale". Con Crémer siamo già nell'epoca della televisione-televisione... Meno atmosfera rispetto ai romanzi di Simenon? Forse questo vale per qualsiasi Maigret dello schermo televisivo.




Ivan Cipressi - Ero uno di quei 514.000 spettatori. Mi dispiace se non saremo ritenuti abbastanza numerosi per far proseguire la serie. Si tratta di buona televisione: ben recitata (Cremer, Lonsdale), ben diretta (Goretta). E' un grande Maigret, quello di Cremer? A un primo sguardo direi di no. Corretto, interessante, ma non grande. E non credo sia solo per affetto verso Gino Cervi, per una sorta di imprinting. E' che, leggendolo e rileggendolo, guardandolo e riguardandolo, il Maigret di Simenon e quello di Cervi hanno davvero molto in comune. Umanità, solidità, un'aria da funzionario statale, empatia, scatti d'ira quando la turpitudine raggiunge il colmo. Il Maigret di Crémer sa toccare tutte queste corde? Sarei lieto di poterlo scoprire.
Si ripropone l'eterno paragone con il Maigret-Cervi... forse la lontananza lo ha  reso "cult" e quindi intoccabile? 



Massimo Pietroselli - Il Maigret perfetto, da un punto di vista filologico, forse è Gabin.
• Eppure, nonostante l'amicizia personale di Simenon con l'attore e la stima per la sua bravura, qualcuno dice che lo scrittore si sia a suo tempo lamentato per una certa aria un po' troppo "americana" di Gabin... voci non riscontrabili...





 


Alberto Minnella - Il Maigret di Crémer ha grossisimi problemi di sceneggiatura. Crémer in sé non mi dispiace, ma manca il ritmo e quell'atmosfera "nasty" del giallo.
• Anche negli sceneggiati di Maigret-Cervi il ritmo è quello teatrale del tempo e non quello televisivo cui siamo abituati oggi. Ma qui forse la critica è alla sceneggiatura che pure ha visto impegnati per diversi episodi alcuni dei registi (come Pierre-Granier-Deferre e Claude Goretta).  


Murielle Wenger - Occore dare l'opportunità alla serie con Crémer di dimostrare che è ben fatta. Crémer ha saputo costruire il suo Maigret sulla distanza ed è alla fine della serie che ci si potrà rendere conto quanto si avvicini al commissario. Perché non tentare la scommessa di trasmettere comunque tutta la serie? Dopotutto 54 episodi possono occupare un periodo relativamente contenuto... Sarebbe interessante ritorvare le cifre dell'audience di quando fu trasmesso il primo episodio con Cervi. E' sicuro che il successo fu così grande fin dal primo episodio o che anche in quel caso è stato raggiunto con il tempo?
• Ecco i dati. 
1° ciclo- Ascolto medio: 13.450.000 spettatori - Indice di gradimento: 83 
2° ciclo- Ascolto medio: 13.900.000 spettatori - Indice di gradimento:76
3° ciclo- Ascolto medio: 14.000.000 spettatori - Indice di gradimento: 76
4° ciclo- Ascolto medio: 18.500.000 spettatori - Indice di gradimento: 82 

Andrea Franco - Speriamo provino ancora qualche settimana prima di "tagliarlo"... certo la collocazione al sabato è abbastanza strana - Crémer direi che non è un Maigret qualunque, ha riscosso un successo internazionale...
• La collocazione del sabato in prima serata, a nostro avviso, è stata un po' azzardata visto che si tratta di una serie che è gia passata sulla Rai e su Mediaset e non solo. Forse una fascia pomeridiana o una seconda serata (anche mantenendo il sabato) sarebbe stata più adeguata.

Nicoletta della Corte - Purtroppo non l'ho visto. Ma Cervi e Gabin non si battono... entrambi del segno del toro, cui immagino appartenga lo stesso Maigret...
• Cara Nicoletta, saranno in molti a concordare con le tue preferenza. Ma se non l'hai mai visto, ti consigliamo di seguire  due/tre puntate, anche solo per capire come i francesi vedono la trasposizione sul piccolo schermo del personaggio francese di un commissario ideato e scritto da Simenon un belga naturalizzato francese...! Non sappiamo se Maigret sia del segno zodiacale "Toro"... se qualcuno lo sa, si faccia avanti... (Murielle?)     

Anonimo - Ricordo quando sei/sette anni fa TMC (cioè l'antesignana LA7) trasmetteva questi episodi, nel medesimo giorno e alla stessa ora, quindi hanno, o dovrebbero avere, un'idea delle potenzialità della serie. A LA7 sono abbastanza "eccentrici" per fare poi qualunque cosa...
• Caro Anonimo, non ci risulta che TeleMonteCarlo abbia mai trasmesso la serie di Maigret con Crémer. Che noi sappiamo fu tramessa nel '95 su Rai 3 (poi con una replica su Raisat Premium), nel 2003 su Rete 4 e nel 2007 anche da Fox Crime... ma se hai dati certi su TMC, faccelo sapere.

lunedì 3 marzo 2014

SIMENON SIMENON. I DICTÉES: "TRANCHES DE VIE" O "RIEN DU TOUT"?


"...il pittoresco non mi ha mai interessato, nemmeno quello di tutti i paesi del mondo che ho attraversato. Ovunque ho cercato di osservare, con la stessa acuratezza, sia la natura che gli uomini nella loro realtà..."
Queste parole Simenon le scrive nell'aprile del 1976, durante la stesura di uno dei suoi Dictées, A l'abri de notre arbre (Presses de La Cité - 1977).
"... non avrei mai potuto essere un narratore di aneddoti. Tutti gli aneddoti sono falsati alla base, come i depliant delle agenzie di viaggio, perchè prima di tutto debbono essere pittoreschi e divertenti - prosegue lo scrittore nello stesso brano -  Io ne ho a migliaia nei piccoli cassetti di cui mi servo nel mio cervello. Ma mi rifiuto caparbiamente di utilizzarli...".
E' un Simenon settantacinquenne, che ormai da qualche ha smesso di scrivere e trova in queste "dettature" il modo di raccontarsi, lontano però da quella narrativa che lo ha impegnato per tutta la vita. Sven Nielsen, il suo editore, ha trovato il modo di pubblicare ancora dei libri firmati Georges Simenon, sbobinando queste registrazioni che per lo scrittore son dei passatempi, dei divertimenti.
Ma se per la casa editrice è un modo di trarre profitto da un nome celebre e famoso, di un scrittore che ormai ha smesso di scrivere, l'operazione si rivela utile in quanto Simenon parla in libertà, ormai lontano dalle esigenze di esibire una certa immagine di sé, non più preoccupato della vendita dei suoi titoli e lontano dal suo mondo e dalla sua vita passata quel tanto che gli permette di guardarlo con distacco e forse con maggiore sincerità.
E proprio su tema della sincerità Simenon insiste:
"... con i miei Dictées non voglio altro che analizzarmi ed esprimere dei pensieri, delle sensazioni passeggere, i sogni, le gioie, le pene di un uomo come un altro, immmagino di potermi lasciar andare ad una sincerità totale...".
Certo i Dictées non sono solo questo. Ma, a volerli cogliere, vi si trovano degli spunti di grande franchezza e taluni sono di una certa importanza per conoscere meglio Simenon. Ma non tutti sono dello steso avviso. Ad esempio la sua editrice americana, Helen Wolff decise di non pubblicare i Dictées negli Stati Uniti. "...non volevo recare un danno alla sua reputazione..." avrebbe dichiarato negli anni successivi a Pierre Assouline.
Certo quello che dice Simenon, registrato su nastro e riportato su carta, nulla ha a che vedere con la letteratura cui il romanziere aveva abituato il suo pubblico. Ed è indubbio che il loro valore letterario è ben poca cosa.
Ma come abbiamo detto ci sono qua e là delle informazioni interessanti, come ad esempio l'ammissione di aver conosciuto non diecimila donne (come veniva fuori dall'intervista a Fellini), ma più ragionevolmente un "gran numero di donne".
Ma, come ha osservato qualcuno, il fatto di ricordare, così anziano, fatti e persone di quaranta o cinquant'anni prima può creare dei ricordi sfalsati, confusioni e quegli abbellimenti di cui i ricordi antichi spesso si ammantano.
Ma anche Simenon aveva coscienza di quello che valevano in effetti questi suoi dettati. E, quando arrivato al dodicesimo volume, si trattava di trovare un titolo a questa serie, aveva intenzione di chiamarla Mon magneétophone et moi, poi riflette "... quello che io detto quotidianamente non sono delle 'memorie', perché no hanno nessuna continuità...Si potrebbe dire che siamo dei 'Mélanges' ... Una cronaca?... Insomma si potrebbe dire che non corrispondono a nulla. Ma questo richiederebbe un grado d'umiltà che io non ho, per intitolare questa serie 'Rien du tout'...". 

SIMENON SIMENON. MAIGRET SU LA7: PICCOLA NOTAZIONE DEI... GIORNI DOPO

Avevamo parlato della partenza della serie francese Maigret-Crémer, su LA7, sabato sera, prima serata. Avevamo ipotizzato: beh, essendo passati 50 anni dalla trasmissione dal Maigret di Cervi, potrà essere ancora un termine di paragone? Riuscirà l'attore francese a prendere il suo posto? Sembra di no. O meglio, dai risultati della prima serata, sia pur commisurati alle potenzialità de LA7, la serie è partita male: solo 514.000 spettatori, cioé nemmeno un 2% di share (1,98 per la precisione). Basti pensare che l'emittente ha deciso di chiudere Linea Gialla che non riusciva a decollare da un 2,5/3% dii ascolti (su LA7 programmi di successo come "Otto e mezzo" fanno oltre il 6% di share con quasi 1.750.000 spettatori).
Basterà quel 2% a tener su il Maigret francese?

domenica 2 marzo 2014

SIMENON SIMENON. Il MAIGRET DI CERVI CELEBRA I 50 ANNI

Oggi continuiamo a parlare di Gino Cervi e della sua interpretazione di Maigret, in occasione del 50° 
dall'inizio degli sceneggiati. Stavolta 
ci occuperemo di questo ulteriore anniversario, ma anche del rapporto dell'attore con il personaggio simenoniano. Cercheremo insomma 
di ricostruire il momento professionale che Cervi stava attraversando, ma anche l'atmosfera in cui nasceva questa sua interpretazione. 
Un'Italia della metà degli anni '60 dove le condizioni sociali, lo spirito della gente e le prospettive, non solo per i giovani, erano molto diverse da oggi, come lo possono essere una salita e una discesa.



Non se ne sente parlare molto in giro. Ma come non ricordare che quest'anno, oltre ai 25 anni dalla scomparsa di Simenon, oltre ai 40 anni da quella del Maigret italiano, Gino Cervi, cadono i 50 anni dalla messa in onda del primo episodio della prima delle quattro serie degli sceneggiati Rai di Maigret?
Non siamo dei fanatici degli anniversari, ma quello della messa in onda dei Maigret è un anno da ricordare, non solo per gli appassionati delle inchieste del commissario, ma anche perché segna, per l'Italia, la maturazione del mezzo televisivo come vero e proprio strumento di comunicazione di massa. In quell'anno la Rai aveva iniziato ormai da dieci anni le trasmissioni, da tre anni era stato inaugurato un secondo canale. Era la Rai di Ettore Bernabei (in carica come direttore generale per tredici anni dal '61), il d.g. più longevo dell'azienda e che incise profondamente sull'emittente proprio nel momento cruciale della sua crescita.
Ma torniamo ai 50 anni del Maigret di Mario Landi (regista), Diego Fabbri (sceneggiatore), Andrea Camilleri (produttore Rai) e, ultimo ma non ultimo, Gino Cervi (attore protagonista). Un quartetto che visto a mezzo secolo di distanza incute un certo rispetto. L'idea era stata del drammaturgo-sceneggiatore Fabbri, come spiega Camilleri "...L’idea di Maigret, però, non fu mia. Nacque a Diego Fabbri, a nessun altro se non a lui. E cominciò a parlarmene…”. Fabbri aveva scritto per il teatro un famoso 'Processo a Gesù' ... ma era uomo poliedrico di interessi. Insisteva:'Sarebbe straordinario…' ... faceva piovere sul bagnato - racconta lo scrittore siciliano in un'intervista a Minetti sul supplemento Specchio de La StampaIo avevo cominciato a leggere Simenon da bambino, mi trovò entusiasta. Senza ancora parlarne a nessuno elaborammo una sorta di progetto. E’ chiaro che per il protagonista subito ci venne l’idea di Gino Cervi… era uno degli attori più popolari d’Italia, aveva fatto Peppone in Don Camillo, tantissimo teatro, oltretutto era un uomo di una simpatia, di una comunicativa…; accettò con entusiasmo la proposta...".
E così, il 27 dicembre 1964 partì questa serie con Un'ombra su Maigret (tratto da '"Cécile est morte" - 1942), e con Cervi che si muoveva a suo agio nei panni del commissario. grazie alla sua consumata esperienza di attore (allora aveva 63 anni ed erano quarant'ani che calcava palcoscenici, recitava sui set cinematografici e si esibiva in televisione). Ma non solo. Come abbia detto in un'altro post (Ma Cervi e Maigret...si somigliano?) c'erano anche dei punti di contatti tra l'attore e il personaggio inventato da Simenon, ma anche perché Cervi amava interpretare quel personaggio.
"... me lo sono studiato tanto, ci ho lavorato tanto sopra, mi ci sono perfino ammalato - scrive Cervi a Mino Doletti, allora critico televisivo del quotidiano romano Il Tempo -   Se questo mio Maigret parlasse francese, ti andrebbe a pennello, ne sono certo. Putroppo per Maigret io parlo l'italiano e allora ecco che si crea l'impressione sbagliata. Pensa: io mi sono rifatto anche al commissario Massau, che ho conosciuto e che vive a Parigi, ormai in pensione. Simenon l'ha preso di peso e lo ha messo nei suoi libri. E' molto più grosso di me e ha i baffi...".