sabato 22 marzo 2014

SIMENON SIMENON. ANCORA RICETTE: COME "CUCINARE" MAIGRET ?

Lo sanno tutti. La cucina tira in tv, sui giornali, nelle chiacchierate al telefono e nei dopocena sul divano... Anche noi non siamo immuni dal contagio e ieri abbiamo fatto la descrizione su come si costruisce un personaggio, in quel caso un commissario, usando un linguaggio mutuato da quello culinario.
La cosa ha scatenato la fantasia, una vena umoristica e, diremmo, anche un po' surrealista della nostra Murielle Wenger che ha commentato i post di ieri con un'esilarante serie di modi in cui "cucinare"...Maigret.
Il nostro consueto timore che i commenti possano sfuggire alla lettura, ci spinge a presentarli oggi in un traduzione italiana, come un vero e proprio post... Buona lettura e buon appetito!



Maigret en croûte de tabac

Prendere un Maigret non troppo duro; preferibilmente di Denominazione d'Origine Controllata. Farlo marinare in una pinta di birra fresca, durante una notte d'interrogatori. Il mattino dopo, togliere il Maigret dalla birra, sgocciolarlo ben bene e avvolgerlo in un buon cappotto dal collo di velluto. A piacere guarnire con un capello a bombetta o un cappello floscio, a seconda di quello che si ha sottomano. Preparare un pipa ben rodata, preferibilmente caricata con un buon tabacco gris, accenderla e farla fumare a Maigret. Quando è il momento, spruzzare di una buona dose di cognac. Servire con un panino in un angolo dell'ufficio.




Maigret revenu au poêle à charbon

Far uscire un Maigret sotto la pioggia di novembre. Farlo camminare di notte in una strada deserta, preferibilmente sul pavè di un marciapiedi. Farlo passare sotto un lampione e, a volontà, farlo entrare in un cabaret (Picratt's per esempio). Quando Maigret sarà sufficientemente bagnato, farlo tornare in ufficio, accendere la stufa, caricarla di carbone e... fargli assaporare il calore della sua stanza!







Maigret de campagne
 
Prendete un Maigret con un cappello di paglia e degli zoccoli (quelli che vengono dalle rive della Loira sono i migliori), sistemarlo in un campo di pomodori ben maturi. Lasciarlo indorare per tutta l'estate e metterlo di tanto in tanto a pescare. Dopo qualche mese, otterrete così un'eccellente conserva di Maigret che potrete servire sia come entrée di un'inchiesta, oppure alla fine.








Maigret au café

Prendere un Maigret di mattina. Farlo entrare in un piccolo bistro a place de la République. Irrorare a volontà di cafè creme o di vino bianco. Concludere facendolo passeggiare lungo le bachine. L'aggiunta di una serie di chiatte sulla Senna è vivamente consigliato.









 Maigret de mer

Il Maigret di mare  si prepara con il sale, sia agli spruzzi dell'Atlantico o della Manica, sia al sole del Mediterraneo. La versione nordica è anche possibile, ma occorrerà avere la cura di farlo marinare prima in una chiatta olandese.






* Le illustrazioni di questo post sono tutte di Férenc Pinter

venerdì 21 marzo 2014

SIMENON SIMENON. RICETTA: COSA CI VUOLE PER FARE UN BUON COMMISSARIO?

Tutte le immagini qui utilizzate sono state realizzate dal pittore-illustratore Férenc Pinter
Ricetta Simenon. Per fare un buon commissario non serve molto... Alcune caratteristiche fisiche che lo facciano identificare immediatamente. Un comportamento che presenti qualche defaillance rispetto a come il personaggio è stato costruito (e che il lettore non si aspetterebbe). Un certo numero di passioni, di piccole manie e di vizi perdonabili. Alcuni accessori distintivi di uso quotidiano che nel tempo diventano poi delle icone, piccoli oggetti che sono fortemente evocativi del personaggio.
Manca qualcosa? Certo gli manca l'anima. La sua essenza più profonda che dà spessore al protagonista, quello che lo fà pensare, agire e muovere in un senso o nell'altro... oppure che non lo faccia muovere per niente.
Ma ancora non ci siamo. Molti autori avrebbero fatto faville se i loro personaggi fossero stati cucinati con gli ingredenti fin qui indicati... ma...
Già manca sempre qualcosa. Un'ingrediente comune come il sale e importante come le più rare erbe aromatiche...
Manca la realtà.
Simenon tira fuori il suo Maigret non dal cilindro della sua fantasia, ma dagli uffici della polizia giudiziaria, quelli con gli scaloni polverosi, dove il crimine non è un'avventura da brivido, ma una routine quotidiana. Una conusetudine che si replica tra incartamenti, moduli da firmare, autorizzazioni da ricevere. Uffici dove i poliziotti sono quello che sono: funzionari statali. Più o meno solerti, più o meno in gamba, più o meno intelligenti, ma comunque impiegati della pubblica amministrazione dove il noir è spesso ben coperto dal... grigio.
Simenon lo dice spesso "Maigret non è intelligente (e spesso non ne ha nemmeno l'aria) ma è intuitivo". Un commissario capo che non sa guidare, non porta mai la pistola, che è più spesso seduto ad una brasserie con un bel bicchiere di birra, piuttosto che impegnato in inseguimenti mozzafiato o men che meno in muscolose colluttazioni con il cattivo di turno.
Grigio funzionario statale, appartenente alla piccola borghesia, che vive in un appartamento con una moglie casalinga, niente evasioni sentimentali, non è un mondano... commissario Maigret... un pantofolaio si direbbe.
Messa così la ricetta sembrerebbe dare come risultato un piatto insipido, dal sapore indefinito... di quelle pietanze che quando si sono finite di mangiare, non si saprebbe dire che cosa erano...
Vista da questa angolazione, verrebbe da dare ragione ad Artheme Fayard (l'editore di Simenon all'epoca del lancio di Maigret) che recalcitrava davanti ad un personaggio del genere che già vedeva tradotto in un fiasco editoriale. Era certo che avrebbe perso dei soldi per seguire quel Simenon, che gli aveva spiegato quell'astrusa teoria della serie poliziesca come "semi-letteratura", dal romanzo popolare al roman-roman passando per Maigret...
Questa ricetta invece dette come risultato un successo clamoroso, un piatto talmente buono da essere gustato in tutto il mondo, adatto a quasi tutti i palati e la cui prelibatezza attira ancora oggi, nonostante sia un ricetta vecchia quasi un secolo? 
L'ingrediente principe l'abbiamo già citato. Quella realtà che permea, non solo il protagonista, ma tutte le indagini di Maigret, i personaggi che vi si muovono, i luoghi in cui si svolgono. Simenon aveva capito che quel sapore era riconosciuto da tutti e ognuno lo faceva suo, perchè era parte del suo bagaglio di consuetudini quotidiane, dei propri problemi di tutti i giorni, delle sensazioni che avvertiva nei momenti felici e in quelli drammatici. Ogni pagina delle inchieste di Maigret finisce per essere, per ognuno dei lettori, un pezzo di vita, non un sogno irragiungibile, fatti e vicende che conosce bene e riconosce in quelle pagine.
Ecco, crediamo che la ricetta ora sia completa... certo che se ai fornelli ci siamo noi oppure vi armeggia uno chef chiamato Simenon, il risultato potrà mai essere lo stesso?

giovedì 20 marzo 2014

SIMENON SIMENON... QUEL GIORNO "LE MONDE" LO DEFINÍ SCONCERTANTE

Ancora un'altra tappa della nostra  iniziativa
"25 anni senza Simenon, ma...". 
Riportiamo un'altra delle testimonianze 
di quanto la stampa italiana e quella francese andarono scrivendo, venticinque anni fa', 
all'indomani della morte di Georges Simenon.
Questa volta si tratta di quello che pubblicò 
il prestigioso quotidiano parigino "Le Monde", 
che con la sua aria compassata e autorevole 
dette la notizia sia in prima pagina che all'interno, dedicandogli l'intera pagina solitamente riservata alla letteratura.


Lo sguardo su questo secolo "...il suo primo posto, Simenon lo deve a un destino singolare e ad un grande talento che l'hanno portato a posare il suo sguardo su questo secolo...". Così scriveva Bertrand Poirot-Delpech nel suo articolo sulla prima pagina de Le Monde, il 7 settembre 1989, intitolato La morte di Georges Simenon - L'alone dei lampioni. Una breve carrellata di considerazioni e flash sul posto che l'opera del romanziere, ormai scomparso, andava ad occupare nella letteratura di lingua francese. Ma con un occhio vigile, alla sua vita, ai suoi numeri, al suo Maigret, Poirot-Delpech disegna un agile ritratto che prelude agli articoli all'interno, che vengono evidenziati in un box.
"... dietro la facciata, al riparo delle luminarie industriali, scruta il mondo dei pavé luccicanti, degli aloni dei lampioni, dei piccoli crimini dell'impotenza, delle cucine dove si cuoce a fuoco lento una delle poche consolazioni della vita...".
Un particolare che colpisce. Neanche una foto del romanziere. Ma Le Monde di allora era così, nessuna foto per nessuna notizia sulla prima pagina, unica illustrazione una vignetta sulle misure che il presidente Usa di allora, George Bush, aveva annunciato contro il traffico della droga.
Certo non va scordato che, fino alla morte, Simenon aveva mantenuto la cittadinanza belga e benchè la Francia lo avesse adottato, lui era rimasto fedele alla sua piccola Liegi, ma i giornali francesi lo celebravano come se fosse stato loro patrimonio.


Un'opera sconcertante "... oggi che la morte l'ha fermato per sempre, l'opera di Georges Simenon, appare chiaramente, nel dominio della letteratura francese, come la più sconcertante del ventesimo secolo..." Così attacca lapidario Jacques Cellard nel suo articolo d'apertura nella pagina 11, dove si ritrovano un articolo di spalla, che parla degli oltre mezzo miliardo di copie vendute in tutto il mondo; un box dedicato a Maigret e ad una colonnina con un biografia sintetica, ma abbastanza completa. Cellard spiega tra l'altro perchè Simenon non è uno "scrittore come tanti" e ne analizza le tappe con i suoi cambiamenti, le particolarità,  la sua inesauribile vitalità che si è realizzata nelle sue opere e ella sua vita.
Nel titolo del pezzo dedicato a Maigret, il commissario simenoniano viene definito "immortale": "Dio può morire, ma Maigret rimarrà". E' Gabrielle Rolin che si getta in questo parallelo spericolato, passando poi a quello tra autore e personaggio. Va ricordato che tutto questo fu scritto 25 anni fa', all'indomani della morte dello scritttore. Potevano sapere che Maigret fosse davvero immortale? Quanti autori e personaggi letterari sono ben presto caduti nell'oblio dopo pochi anni? Oggi sappiamo che romanzi scritti negli anni '30 (quasi ottant'anni fa'), vengono tutt'ora rieditati e entrano nelle classifiche dei libri più venduti... e non solo in Italia. Possiamo riconoscere alla Rolin un certo fiuto e una buona preveggenza. I numeri di romanzi, racconti, romanzi popolari, dei Maigret, delle autobiografie, di articoli, di film e serie televisive tratte dalle sue opere, costituiscono un quantità di numeri che stordivano. Oggi forse ci abbiamo fatto l'abitudine, ma allora, alla fine della sua vita e a conti fatti, probabilmente proiettavano sul suo corpus letterario una luce davvero sconcertante.
Ultima notazione, anche in questa pagina, interamente dedicata a Simenon, non una sola foto del romanziere. Anche qui un'unica immagine, un'illustrazione che raffiugura un Simenon che fuma in un pipa un Simenon, che fuma in una pipa un Simenon, che fuma..... Simenon non finisce mai?

mercoledì 19 marzo 2014

SIMENON SIMENON. IL VIDEO "LE SIECLE DE SIMENON"... ALMENO UN ASSAGGIO

Lo abbiamo presentato, lo abbiamo visto, ne abbiamo parlato il giorno dopo (vedi Il "Secolo Simenon" tutto in una notte). Ci riferiamo a "Le siècle de Simenon", documentario di Pierre Assouline, trasmesso il 23 febbraio da Arte, (la televisione cuturale franco-tedesca). Un vera chicca per tutti gli appassionati, che è andata in onda in una serata tutta dedicata a romanziere, in cui è stato trasmesso anche il film L'horologer de Saint-Paul di Bertrand Tavernier (1974) interpretato da Philppe Noiret e Jean Rochefort, tratto dal romanzo L'horloger d'Everton (1954). Serata eccezionale, dunque, che però non tutti hanno potuto vedere. Adesso, grazie all'I.N.A. - Institut National de l'Audiovisuel della Francia, siamo in grado di proporne un brano ai nostri lettori. Circa cinque minuti (degli oltre cinquanta in totale) di un programma in cui si documenta magistralmente l'uomo, lo scrittore, la sua opera, la vita... il suo secolo, dietro cui si intuisce subito la mano di Assouline, uno dei massimi esperti simenonologi e si riconosce lo standard di Arte, un'emittente televisiva che in Italia ci sogniamo ad occhi aperti.

martedì 18 marzo 2014

SIMENON SIMENON. MA C'E' DAVVERO UN "DOTTOR MAIGRET" ?


Il 5 giugno del 1968 Simenon partecipa ad un incontro divenuto famoso: si sottopone ad una specie di seduta psicoanalitica da parte di cinque medici, tra cui dei psicanalisti, i quali avevano intenzione di sondare le regioni più profonde dell'animo creativo dello scrittore e di analizzare molti sui comportamenti connessi appunto alla sua attività di romanziere. Di questo incontro Simenon-Simenon si è ovviamente già occupato (vedi ad esempio il post Simenon e Maigret in mano agli psichiatri). Ma questa volta quello che ci interessa è ciò che in questa inconsueta sede Simenon dice sulla sua creatura.
La discussione verteva sul romanzo Anneaux de Bicêtre in cui secondo gli specialisti di Médicine et Hygiène (una rivista medica svizzera che in quei giorni voleva festeggiare con questa "intervista" i suoi 25 anni di uscita), il romanziere descrive spendidamente il rapporto tra medico e paziente e sottolinea l'importanza dell'intesa morale anche per la guarigione da una malattia organica.
Nel corso della sua risposta Simenon ricorda cha già da adolescente si chiedeva: ...perchè non esiste un dottore che sia allo stesso tempo medico del corpo e medico della mente? Insomma un medico che conosca l'individuo, la sua età, il suo fisico, le sue possibilità e che possa consigliarlo se deve indirizzarsi in un verso piuttsto che in un altro? Insomma gà prefiguravo una sorta di medicina psicosomatica... ed è con questo spirito che ho creato il personaggio di Maigret. Perchè è quello che fà Maigret, e perciò è stato necessario che Maigret abbia fatto due o tre anni di medicina (all'università). Bisognava che albergasse in lui anche un po' di sensibilità medica. E Maigret per me è un accomodatore di destini. E' l'equivalente di quelli che passano per la strada  e aggiustano sedie e suppellettili..."
E poi si arriva alla questione del "comprendere e non giudicare".
"...e' per questo che non volevo che avesse una parte di medico e una di confessore. Perchè credo che sia il medico stesso a dover essere nel medesimo tempo sia medico che confessore...".

lunedì 17 marzo 2014

SIMENON SIMENON. CHEZ GEORGES E TIGY: PARTY, NOTTI BRAVE E... SCRITTURA

Chez Simenon. Nel  1927 Georges e Tigy si erano appena trasferiti nell'appartamento al 21 di Places des Vosges. Iniziavano a girare i primi soldi e i coniugi Simenon avevano arredato la loro casa all'ultima moda e davano feste e party cui partecipavano artisti, pittori amici di Tigy, scrittori agli inizi come Georges e gente del mondo dello spettacolo. L'appuntamento di prassi era quindi chez Simenon che organizzavano feste che duravano fino all'alba. Queste foto documentano alcuni momenti  di queste riunioni. Le fotografie, che sono tratte dal libro Simenon-Album de Famille (Presses de la Cité - 1989), erano di proprietà di Tigy. Si tratta di scatti assai rari, che documentano gli anni giovanili dei due.


Questi stravizi da nottambulo, non impedivano a Simenon di rispettare il suo ruolino di marcia per quanto riguardava la scrittura. In quel periodo usava una ventina di pseudonimi con cui firmava romanzi brevi, racconti, feuilleton sui giornali o storie per libretti popolari. Era diventato famoso presso i vari editori con cui lavorava, per la velocità di scrittura e la precisione di consegna. Ma un'altro punto a suo favore era la versatilità. Scriveva racconti sentimentali, romanzi d'avventura, reportage di viaggi mai avvenuti, intricate storie poliziesche... Arrivava l'ordine: "... tot righe di un romanzo breve, di argomento amoroso, consegna tra una settimana...".
E il giovane Simenon, allora nemmeno  venticinquenne,  si buttava a capofitto e scriveva.... scriveva... Quelli erano i tempi in cui arrivava a redigere fino a ottanta pagine al giorno. Si dice che in certi momenti fosse arrivato a radunare nel suo studio tre segretarie dattilografe che battevano tre diverse storie che lui dettava praticamente in contemporanea, pur di rispettare i tempi.
E all'epoca in cui dava queste feste, nel suo salone dove troneggiava un modernissimo bar all'americana che era il suo vanto e la meraviglia dei suoi ospiti. Comunque Simenon, che faceva baldoria con gli invitati fino alle ore piccole, la mattina verso le sei era invece già sveglio. E mentre sui divani o sui tappeti alcuni ospiti smaltivano sbornie e stravizi della notte brava, lui era già lì a picchiettare sui tasti della sua macchina da scrivere immerso in un pericoloso viaggio nella Terra del Fuoco, o invischiato in qualche tormento amoroso oppure coinvolto in una selvaggia lotta contro il terribile criminale di turno.


domenica 16 marzo 2014

SIMENON SIMENON. IL MAIGRET FRANCESE NON BUCA LO SCHERMO DE LA7


Non sembri accanimento e neppure un sorta di attesa al varco. E' che nel panorama delle tanti emittenti televisive nostrane, quella de LA7 è l'unica tv dove gli italiani possono guardare Maigret in prima serata del sabato.
Qualcuno dirà che è frettoloso dare giudizi dopo solo tre puntate, altri  potrebbero dire che il buongiorno si vede dal mattino e se una serie parte male...
Intendiamo, non vogliamo qui entrare nel merito di un prodotto televisivo francese che conta più di 50 episodi e che in patria è durato oltre dieci anni. E non è un giudizio di merito nei confronti dell'attore Bruno Crémer, che può vantare un curriculum recitativo di tutto rispetto.
La nostra è una semplice e obiettiva registrazione delle performance di questo Maigret che ieri sera, al terzo appuntamento, si è fermato a 494.000 spettatori e ha segnato l'1,99% di share. I risultati della seconda puntata erano stati di 563.000 spettatori e del 2.41% di share e quindi in lieve aumento rispetto a quelli dell'esordio con 514.000 spettatori e il 1,98% di share.
Insomma siamo al disotto del debutto e la ripresina della seconda puntata sembre essersi subito spenta.
Conclusioni?  Staremo a vedere. Queste cifre sembrano indicare che questo Maigret non ha un sufficiente appeal per sedurre i telespettatori. Ma d'altronde anche noi italiani abbiamo avuto un Maigret fallimentare, quello del 2004 di Mediaset, interpretato dal pur bravissimo Sergio Castellitto, affiancato da Margherita Buy, (durò solo un paio di puntate). Ma non c'era feeling, ma lì c'era una scelta del protagonista che, fatta salva la professionalità dell'attore, non rispettava alcuni fondamentali tratti del personaggio.
Crémer è stato un Maigret molto amato dai francesi e la serie ebbe un certo successo (non sarebbe altrimenti durata per 54 episodi), ma sembra che la scintilla con il pubblico italiano (che pure lo conosceva per averlo già visto sul Rai 3 e Rete 4), non riesce, almeno per ora, a scoccare. 

sabato 15 marzo 2014

SIMENON SIMENON. DI NUOVO A CANNES... CON "LA CHAMBRE BLEUE" DI AMALRIC?


La voce è apparsa ieri sul quotidiano ingese The Guardian. Il film che l'attore regista Mathieu Amalric sta preparando da luglio dello scorso anno, sembra che possa essere una delle pellicole invitate a rappresentare i colori francesi alla prossima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Cannes.
Il realizzatore ha sempre dichiarato, che si sarebbe trattato di un film low-budget, girato in tempi serrati e in distribuzione ad aprile. Quindi arrivare a  sfilare sulla Croisette, sarebbe una meta forse inattesa e sorprendente.
La scelta di Amalric (di cui abbiamo già parlato in un precedente post) è caduta su uno dei romanzi più intensi di Simenon, scritto esattamente cinquant'anni fa, e che racconta in modo molto particolare la storia struggente di un adulterio.
Anche secondo il quotidiano francese Paris Match, il film di Amalric potrebbe essere inserito tra i titoli francesi nella selezione per il 67° Festival di Cannes. La notizia ha poi attraversato l'oceano Atlantico ed è approdata sui siti specializzati in cinematografia del sud America dove si riprende e si commenta questa, che per ora, rimane però solo una voce.

venerdì 14 marzo 2014

SIMENON SIMENON. FLASH DA UN FESTIVAL DEL CINEMA DEGLI ANNI '60


Gli ingredienti ci sono tutti. Una tarda primavera sulla Côte d'Azur. Un anno favoloso come il 1960. Un festival del cinema internazionale popolato di grandi star. Una incatevole cittadina del sud francese come Cannes.
Sembrano gli ingredienti giusti per un film. E invece non è nemmno un libro, ma dei flash di un evento mondano che Simenon visse da protagonista, essendo il presidente della giuria di quell'edizione del Festival Internazionale del Cinema.
Abbiamo tratto alcuni di questi flash da "Mémoires intimes" (1981) del romanziere e dalle cronche del tempo.
Non tutti i nomi della giuria diranno qualcosa agli spettatori d'oggi (a meno che non siano cinefili accaniti). Iniziamo dall'unico italiano, quel Diego Fabbri che di lì a quache anno avrebbe portato in Italia l'idea di un Maigret televisivo e ne avrebbe steso la sceneggiatura. I francesi facevano la parte del leone: l'attrice Simone Renant, il regista Marc Allégret, il compositore musicale Maurice Le Roux e il critico Louis Chauvet. Poi lo scrittore americano Henry Miller, già amico di Simenon. E quindi uno scrittore giapponese, Hidemi Ima; un regista sovietico, Grigori Kozintsev; un critico tedesco, Max Lippmann e uno scrittore argentino, Ulysses Petit de Murat.
I registi in concorso erano nomi già più noti. e molto noti diveranno i film che presentarno in quel 1960. Lo spagnolo Carlos Saura con I Monelli, l'americano Vincente Minelli con A casa dopo l'uragano, il francese François Reichenbach con L'America insolita, l'inglese Peter Brook con Moderato Cantabile, il francese Jacques Brecker con Il buco, l'americano Jules Dassin con Mai di domenica, l'italiano Michelangelo Antonioni con L'avventura, altro italiano, Federico Fellini con La dolce vita, l'ispano-essicano Luis Buñuel con Violenza per una giovane, lo svedese Ingmar Bergam con La fontana della vergine.
Simenon e la moglie Denyse, erano una coppia famosa, ma al cospetto delle star internazionali, in un contesto cinematografico, non erano certo i primi nel mirino dei media.
Questo non dispiaceva a Georges, ma madava in crisi sua moglie, che pensava di essere ventuta a fare la... first lady, in quanto moglie del presidente della giuria. Figurarsi quando, dopo toilette lunghe e defatiganti, si vedeva snobbata da giornalisti e fotografi che puntavano la loro attenzione su gente come Anita Ekberg, Max Von Sydow, Jeanne Moreau Robert Mitchum, Catherine Spaak, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Philippe Leroy, Anouk Aimée...
Ricorda Simenon "...c'é folla anche davanti all'ascensore per veder uscire le star internazionali che hanno ingaggiato tra loro una sorta di gara a chi apparirà per ultima. Impiego due o tre sere a capire che D. fà di tutto per essere appunto l'ultima...".
L'ambiente era su di giri... tutte le sere faceva la sua entrée spettacolare la Begum, moglie dell'Aga Khan, le staffette in alta uniforme che precedevano il prefetto di Monaco, feste, ricevimenti, buffet, dove ovviamente Denyse fà di tutto per essere il prima fila. "...La proiezione serale ha inizio alle nove e mezzo. Smoking e abito da sera sono d'obbligo. D. inizia a prepararsi fin dalle sette... parrucchiere... truccatrice... manicure... Tutto si svolge nella camera da letto della nostra suite e embra una scena di un film hollywoodiano... - Georges, comincia a scendere! Aspettami giù. La tua impazienza mi innervosisce e mi fa perdere tempo...".
A Cannes Simenon fà la conoscenza di Fellini e di sua moglie. Sarà un legame che andrà sempre più stringendosi e che inizia proprio lì con la  vincita della Palma d'Oro de La dolce vita che lo scrittore sponsorizza con tutte le sue forze, anche contro certe pressioni della direzione del festival.
Benché fosse scoppiata una furiosa polemica sulla scelta del film vincitore, non mancò una serata di gala, con festeggiamenti inesorabilmente innaffiati da fiumi di champagne, starlette in toilette da sera che si tuffano in piscina, improbabili personaggi che arivano nella hall a cavallo... Insomma una vera e propria atmosfera felliniana, una trasposizione della dolce vita a Cannes... E intanto Simenon e Fellini fraternizzavano.



Per saperne di più

Simenon. A Cannes è lui il presidente 
Simenon. Spese pazze per M.me Denyse per il festival di Cannes 
Simenon-Fellini, attrazione fatale

giovedì 13 marzo 2014

SIMENON SIMENON. SCRIVERE SÌ, MA ANCHE SCATTARE E FARSI FOTOGRAFARE

Oggi s'inaugura ad Istanbul, in Turchia (a Notre Dame de Sion), una mostra di fotografie di Simenon di cui abbiamo già parlato qualche giorno fa' (vedi Lo scittore in mostra con le sue... foto!). L'archivio degli scatti da lui effettuati durante i suoi viaggi intorno al mondo è ben fornito, sembra siano circa tremila foto. Questo non deve stupire perchè l'attenzione dello scrittore alla fotografia come complemento del testo è sempre stata molto viva. Per esempio basti pensare alle copertine fotografiche che Simenon stesso volle imporre al suo editore Fayard per la prima serie dei Maigret. In questo caso la copertina fotografica consisteva in una sovraccoperta che prendeva il frontale, la costa e il retro della copertina. Un'unica foto faceva da sfondo per titoli, nome dell'autore, dell'editore e quant'altro. Era una soluzione editoriale che fino allora nessun editore aveva adottato e, se non si può dire che fece il successo dei Maigret, attrasse però l'attenzione (come d'altronde aveva fatto il Bal Anthropométrique) sulla serie e sul personaggio. E l'efficacia di tale soluzione viene testimoniata da quegli editori che si affrettarono a copiarla da Ventillard adirittura a Gallimard (per la serie "Chefs-d'oeuvre du roman d'aventure").
Simenon aveva una certa cultura fotografica anche grazie alla frequentazione degli atelier dei propri amici fotografi, come Germaine Krull. Con questa in particolare Simenon si lanciò in un'avventura non granchè fortunata: quella del romanzo foto-testo, La folle d'Itteville, in cui lui aveva scritto la vicenda che era illustrata con numerose fotografie della sua amica (vedi il nostro post Se testo e immagine s'incontrano).
E poi, al di là delle foto scattate da lui, va considerato il numero impressionante di foto che furono scattate a Simenon (soprattutto quellle con la sua complicità), in un'epoca che non era ancora proprio quella dell'immagine (fotografica, televisiva o cinematografica). Ma la sua attenzione a che fossero documentati momenti di vita, atteggiamenti, luoghi in cui si trovava, non testimonia solo il suo grado di vanità. Dimostra che aveva capito come l'immagine fosse importante nella comunicazione e come la sua faccia, la sua pipa, i suoi cappelli fossero elementi fondanti per quell''immagine che poi doveva rimanere impressa nell'imaginario collettivo.