martedì 25 marzo 2014

SIMENON SIMENON. LA CENTRALITA' DEL... PANINO NELLE INDAGINI DEL COMMISSARIO MAIGRET/ 2

(seconda puntata). Ciò detto, non è proprio sicuro che i quattro panini siano stati sufficienti per l'appetito di Maigret, perchè appena qualche ora più tardi, quando si prepara a aprtire per Fécamp, domanda a Torrence di passare alla Brasserie per ordinare birra e qualche panino...Nondimeno dovrebbe avere "gli occhi più grossi del ventre", come si dice dalle mie parti, poiché al suo ritorno da Fécamp trova sulla sua scrivania  "un panino della notte precedente"... a meno che non l'avesse lasciato in previsione di un attacco di fame, visto che lo divora prima di ritornare al Majestic.
Il panino è essenziamente un "cibo da ufficio"  che il commissario consuma durante il lavoro e nella serie viene definita come un'alimentazione parigina. Di conseguenza è raro che Maigret ne mangi nelle inchieste che conduce fuori della capitale; vale a dire che se il consumo dei sandwich nei romanzi del periodo Fayard è piuttosto moderato, visto che Simenon, come si sa, ha portato fuori Parigi il commissario nelle sue prime inchieste. Ma nonostante tutto si trovano citazioni di panini anche in queste pagine.

In Monsieur Gallet, décédé, Maigret accompagna M.me Gallet sul treno da Saint-Fargeau a Sancerre. Al commissario basta un'attesa per una coincidenza da aspettare alla stazione di Melun per acquistare "un cestino con panini, frutta e una bottiglia di bordeaux". Certo nulla a che vedere con un vassoio preparato dalla Brasserie Dauphine, ma Maigret ne farà le spese: la dignitosa M.me Gallet rifiuta quel pasto e non si saprà se anche il commissario oserà consumare, lui che aveva già "abbandonato l'idea di fumare in sua presenza"... Astinenza, dunque...

Anche il successivo panino non ha un gran successo: in La tête d'un homme, Maigret è a La Coupole dove sta per assistere all'arrivo di Heurtin: preso dalla tensione del momento mangia un panino "senza appetito" a meno che i panini de La Couple non fossero all'altezza di quelli della Brasserie Dauphine...

Il romanzo La nuit du carrefour s'apre su una scena tipica delle indagini maigrettiane: mattina presto alla Polizia Giudiziaria alla fine di un lungo interrogatorio: "Sul tavolo c'erano dei bicchieri di birra vuoti e dei resti di panini".
Ecco il primo riferimento ai panini durante il rituale dell'interrogatorio che poi ritorveremo spesso in seguito. Nello stesso romanzo Maigret si prepara ad affrontare la notte:
"Maigret entrò nella cucina dove la moglie dell'albergatore preparava la cena. Scovò una terrina di paté, tagliò una grossa fetta di pane e ordinò:
- Un bichiere di bianco, per favore...
- Non aspettate la cena?
Divorò senza rispondere il suo enorme panino.
Il brigadiere l'osservava con un'evidente voglia di parlare.
- Vi attendete qualcosa di grosso per stanotte, non è vero?
- Heu!...
- Ma perché negarlo? Questo mangiare in piedi non sa tanto di veglia d'armi?

Ritroviamo una scena simile in Le port des brumes, dove Maigret fà su e giù tra il muro della villa del sindaco Grandmaison, punto d'osservazione di Lucas, e l'hotel dove il commissario si è sistemato.
Maigret va all'hotel per cercare del cibo e delle bevande per il suo brigadiere: "Il suo posto a tavola era preparato all'Hôtel de l'Univers. Ma si accontentò di ingoiare in piedi un pezzo di patè e del pane. Preparò un panino per il collega e portò via il resto della bottiglia di bordeaux".

Occorre attendere l'utimo romanzo del periodo Fayard (Maigret) per ritrovare il riferimento ad un panino: il commissario in pensione, accompagna suo nipote a Parigi. Entra al Tabac Fontaine, per acquistare del tabacco, un panino (al prosciutto)  e ne approfitta per informarsi su quello che è successo la notte precedente al Floria. Poi consumerà nello stesso posto altri due panini durante la lunga notte in cui spia le reazioni di Audiat e compagni. Il padrone che non lo vede di buon occhio, gli fà serviere due panini "secchi e raggrinziti" con una vecchia fetta di prosciutto e senza mostarda. Una piccola vendetta di cui Maigret fà finta di non accorgersi... A la guerre comme à la guerre...

Quando Simenon  riprende il suo personaggio dopo qualche anno di interruzione, per una serie di racconti da pubblicare sui giornali, il primo testo che scrive L'affaire du boulevard Beaumarchais, s'apre con una scena ormai rituale: lungo interrogatorio nela notte alla Polizia Giudiziaria, a porta dell'ufficio di Maigret di apre: "Lucas!... - chiamò Maigret, cercando gli ispettori con gli occhi di chi non ci vede più molto chiaro - Corri a cercare dei panini... Passa alla brasserie e fai portare su delle birre...". Ecco dunque la chiave dell'enigma: il panino che Maigret mastica in piedi e "a grandi morsi" gli serve in realtà a far luce sul mistero e a far emergere la verita, a vederci chiaro.... 


Altra scena d'interrogatorio, ne L'Etoile du Nord: si scorgono i resti del duro confronto che il commissario ha sostenuto con la giovane Céline: " Alle tre del pomeriggio l'ufficio di Maigret era sempre nello stesso disordine, con in più dei bicchieri di birra sul tavolo, degli avanzi di panini, della cenere di pipa un po' dappertutto e delle cicche di sigarette". 



Il panino è anche il cibo "fatto e mangiato" che  si mangia quando non si ha il tempo di mettersi a tavola per gustare il piatto del giorno: così succede ne L'homme dans la rue, dove Maigret, che segue le tracce del suo sospettato, resta in piedi vicino a lui, davanti al bancone di zinco e "inghiotte panini". Nello stesso racconto, un volta che l'uomo si era recato dal commissario, questi lo porta a Quai des Orfèvres e l'interrogatorio può iniziare, perchè la messa in scena era in arrivo "Una porta che si apre e si richiude. Birra e panini sul tavolo".


Ed eccoci arrivati al periodo Gallimard. Nel primo romanzo che Simenon scrive in questoi anni con il suo personaggio, Les caves du Majestic, si trova di nuovo la scena dell'interrogatorio: è quello di Prosper Donge, che il commissario fà cercare al Dépôt. Lo porta nel suo ufficio: "- Entrate...avete mangiato? L'altro fà segno di no. Maigret, che aveva fame anche lui, e soprattutto sete, spedì l'uomo di guardia a cercare birre e panini". Una volta ancora "Maigret mangiava in piedi andando e venendo su e giù per l'ufficio".


E' un rituale talmente abitudinario che Maigret lo replica anche fuori del 
suo ufficio: così ne La maison du juge, dopo che il giudice Forlacorix gli ha affidato il caso, Maigret fà venire Méjat che trova il commissario a "divorare un panino al patè, mentre camminava. Sul tavolo c'era una bottigia di vecchio bordeaux quasi vuota". Poi dopo aver portato Lisa in clinica, e il giudice in prigione, Maigret va alla stazione per prendere il treno che lo porterà a Versailes. Aspettando il treno ordina birra e un panino al prosciutto.
Più tardi durante la gande scena dell'interrogatorio di Marcel Airaud e di Albert Forlacroix si ripete il celebre rituale: il capitolo 9, intitolato La "chansonnette" si apre così:
"Chiunque a Quai des Orfèvres, un Lucas o un Janvier, non avrebbero avuto bisogno d'osservare a lungo Maigret per capire. Anche la schiena era eloquente! (...) Tutte le volte che qualcuno avesse visto quella schiena lungo il corridio della Polizia Giudiziaria, Maigret senza conferire parola che introduceva un uomo nel suo ufficio, gli ispettori si sarebbero guardati.
- Hum!... Ecco un testimone che si sa quando entra... 
E questo senza stuporsi se dopo due o tre ore si sarebbe visto il garzone della Brasserie Dauphine portare dei panini e della birra
"Entra! gridò Maigret a Méjat entre gli dava dell pacche sulle spalle. E sistemò le cibarie sul tavolo, del patè, il prosciutto, del pane, delle bottigliette di birra (...)Maigret (...) si preparò un panino, si versò da bere (...) Camminava. Mangiava. Borbottava. Inarcava la schiena. (...). Maigret mangiava di continuo, facendo dei bocconi fin troppo grossi e andava avanti masticando, piazzato davanti alla porta per contemplare quei due attraverso i vetri...".

lunedì 24 marzo 2014

SIMENON SIMENON. LA CENTRALITA' DEL... PANINO NELLE INDAGINI DEL COMMISSARIO MAIGRET

Continuiamo con il filone gastronomico di Maigret che peraltro sembra aver riscosso un certo successo, soprattuto le ricette surreali di Murielle Wenger per... cucinare a puntino Maigret in vari modi. Adesso, sempre dalla penna di Murielle, un approfondimento, anzi stavolta possiamo proprio parlare di un vero e proprio saggio per spessore e lunghezza. Oggetto "il panino". Già proprio quello che compare spesso nelle inchieste del commissario, mangiato in piedi, seduti in qualche brasserie o servito nei lunghi interrogatori, sul vassoio portato su dalla Brasserie Dauphine.


Ingrediente essenziale dell'interrogatorio à la chansonnette, sostentamento del commissario quando lavora, qualcosa di solido che permette di assorbire i litri di birra ingurgitati, il panino fà parte della panoplia del commissario allo stesso titolo del suo cappello o della sua pipa... E' il cibo più frequentemente citato nel corpus maigrettiano, di più della mitica fricandeau à l'oseile, la banquette de veau, o la chocroute.
Se vi va di seguirmi, faremo dunque un tour in questa serie alla ricerca delle citazioni  a proposito di questo "panino", per scoprire come Maigret se ne serve e l'utilizzo che ne fà. Il nosto percorso seguirà l'ordine cronologico della scrittura dei testi.

Il primo  Il panino è il primo cibo menzionato da Simenon in tutta la serie: in  Pietr le Letton, al capitolo 3, ecco Maigret che torna a Quai des Orfèvres, dopo un giro alla Gare du Nord e al Majestic. Domanda a Jean, l'attendente dell'ufficio, di fargli portare qualcosa che lo faccia riprendere dopo aver sopportato uno di quei temporali che a novembre si scaricano su Parigi: "Ordinami qualche bicchiere di birra e dei panini, ma niente mollica, eh...!".
Subito le cose in chiaro. Panini si, ma per favore, belli croccanti e non mosci! A cosa può dunque assomigliare questo panino? E' praticamente una baguette o é un tipo di pane molto più spesso? Non c'è niente in tutta la serie dei Maigret che ci dia qualche indicazione in tal senso, libero dunque ognuno di immaginarselo come vuole...
Jean ha fatto l'ordinazione e poco dopo si sentono "dei rumori di passi e di bicchieri traballanti, dietro la porta" dell'ufficio di Maigret. Torrence, che ha raggiunto il comissario, apre la porta e vede apparire il cameriere che serve le bevande e il cibo abituale: "il cameriere della Brasserie Dauphine entrò, posò sulla tavola un vassoio con sei birre e quattro panini assai imbottiti". Vedendo che Maigret non era solo, si preoccupò di chiedere se quello che aveva portato sarebbe bastato per tutti e due.... Maigret gli risponde "... basterà...", si mette a mangiare e a bere, senza smettere di fumare,... il gusto del tabacco si accorda con quello del prosciutto?... (segue)
Murielle Wenger

domenica 23 marzo 2014

SIMENON SIMENON. UN MONDO DI LETTORI IN CUI E' SEMPRE... NOTTE


L'imperatore della notte. La definizione è di Henry Miller, notoriamente grande ammiratore e amico di Simenon. A chi gliene chiedeva il significato, lo scrittore americano spiegava che in tutto il mondo esiste un popolo della notte che va a coricarsi con un libro di Simenon pronto sul comodino. Inizia a leggere e non smette fino a quando il sonno non prende il sopravvento. Ma c'è anche chi non riesce ad adormentarsi finché non é arrivato alla fine. E' in quel momento che avviene l'incoronazione: Simenon signore e sovrano dei lettori nottambuli.
Questa originale definizione è senz'altro il linea con la geniale stravanganza di Miller ed è ormai datata agli ani '60. Ma la sua affermazione aveva un che di profetico.
E già, perché siamo sempre allo stesso punto. Finchè Simenon era in vita, e soprattutto in quegli anni (aveva allora un sessantina d'anni), sfornava quattro romanzi l'anno, faceva parlare di sè, giornali e tv l'intervistavano, teneva conferenze e interventi. Insomma, fatta salva la qualità di quello che scriveva, era lui in persona che teneva a regime tutto quel meccanismo che ne faceva un romanziere di livello, ma tradotto e venduto come pochi.
Ma una volta che non ci fosse più stato? Dopo la sua scomparsa, la sua opera avrebbe seguito la strada di quelle di tanti altri scrittori celebrati in vita e poi pian piano scivolati nell'oblio? Abbiamo numerosi esempi di autori di successo che ormai non si leggono più e addirittura di cui nemmeno quasi si parla più.
Noi che scriviano nel 2014, possiamo affemare, con un facile senno del poi, che tutto ciò per Simenon non si è verificato. Sappiamo bene che occupa ancora i cataloghi di molti editori nel mondo, constatiamo che le riedizioni di suoi libri scritti 50, 60, 70 anni fa' ancora entrano nelle classifica dei libri più venduti. E tanto per dare sostanza a quello che diciamo, vi invitiamo a consultare l'interessante panoramica di informazioni fornita dal sito ufficiale dello scrittore Simenon.co, curato dal figlio John, sulle edizioni delle opere di Simenon in tutto il mondo. Abbiamo preso ad esempio un mese: da oggi al 23 aprile. Ecco il calendario
• 25/03 - USA - Due Maigret (Penguin)
• 26/03 - FRANCIA  - Un Maigret (Livre de Poche)
• 01/04 - ITALIA - Un Maigret (Adelphi)
• 03/04 - REPUBBLICA CECA - Un Maigret (Knizni Klub)
• 03/04 - GRAN BRETAGNA - Un Maigret (Penguin)
• 05/04 - RUSSIA - Un Maigret (Bertel'smann)
• 07/04 - SPAGNA - Un roman-dur  (Acantillado)
• 14/04 - BRASILE - Tre Maigret - (L&PM Editores)
• 16/04 - FRANCIA - Raccolta di racconti - (Le livre de poche)
• 23/04 - FRANCIA - Un roman-dur

sabato 22 marzo 2014

SIMENON SIMENON. ANCORA RICETTE: COME "CUCINARE" MAIGRET ?

Lo sanno tutti. La cucina tira in tv, sui giornali, nelle chiacchierate al telefono e nei dopocena sul divano... Anche noi non siamo immuni dal contagio e ieri abbiamo fatto la descrizione su come si costruisce un personaggio, in quel caso un commissario, usando un linguaggio mutuato da quello culinario.
La cosa ha scatenato la fantasia, una vena umoristica e, diremmo, anche un po' surrealista della nostra Murielle Wenger che ha commentato i post di ieri con un'esilarante serie di modi in cui "cucinare"...Maigret.
Il nostro consueto timore che i commenti possano sfuggire alla lettura, ci spinge a presentarli oggi in un traduzione italiana, come un vero e proprio post... Buona lettura e buon appetito!



Maigret en croûte de tabac

Prendere un Maigret non troppo duro; preferibilmente di Denominazione d'Origine Controllata. Farlo marinare in una pinta di birra fresca, durante una notte d'interrogatori. Il mattino dopo, togliere il Maigret dalla birra, sgocciolarlo ben bene e avvolgerlo in un buon cappotto dal collo di velluto. A piacere guarnire con un capello a bombetta o un cappello floscio, a seconda di quello che si ha sottomano. Preparare un pipa ben rodata, preferibilmente caricata con un buon tabacco gris, accenderla e farla fumare a Maigret. Quando è il momento, spruzzare di una buona dose di cognac. Servire con un panino in un angolo dell'ufficio.




Maigret revenu au poêle à charbon

Far uscire un Maigret sotto la pioggia di novembre. Farlo camminare di notte in una strada deserta, preferibilmente sul pavè di un marciapiedi. Farlo passare sotto un lampione e, a volontà, farlo entrare in un cabaret (Picratt's per esempio). Quando Maigret sarà sufficientemente bagnato, farlo tornare in ufficio, accendere la stufa, caricarla di carbone e... fargli assaporare il calore della sua stanza!







Maigret de campagne
 
Prendete un Maigret con un cappello di paglia e degli zoccoli (quelli che vengono dalle rive della Loira sono i migliori), sistemarlo in un campo di pomodori ben maturi. Lasciarlo indorare per tutta l'estate e metterlo di tanto in tanto a pescare. Dopo qualche mese, otterrete così un'eccellente conserva di Maigret che potrete servire sia come entrée di un'inchiesta, oppure alla fine.








Maigret au café

Prendere un Maigret di mattina. Farlo entrare in un piccolo bistro a place de la République. Irrorare a volontà di cafè creme o di vino bianco. Concludere facendolo passeggiare lungo le bachine. L'aggiunta di una serie di chiatte sulla Senna è vivamente consigliato.









 Maigret de mer

Il Maigret di mare  si prepara con il sale, sia agli spruzzi dell'Atlantico o della Manica, sia al sole del Mediterraneo. La versione nordica è anche possibile, ma occorrerà avere la cura di farlo marinare prima in una chiatta olandese.






* Le illustrazioni di questo post sono tutte di Férenc Pinter

venerdì 21 marzo 2014

SIMENON SIMENON. RICETTA: COSA CI VUOLE PER FARE UN BUON COMMISSARIO?

Tutte le immagini qui utilizzate sono state realizzate dal pittore-illustratore Férenc Pinter
Ricetta Simenon. Per fare un buon commissario non serve molto... Alcune caratteristiche fisiche che lo facciano identificare immediatamente. Un comportamento che presenti qualche defaillance rispetto a come il personaggio è stato costruito (e che il lettore non si aspetterebbe). Un certo numero di passioni, di piccole manie e di vizi perdonabili. Alcuni accessori distintivi di uso quotidiano che nel tempo diventano poi delle icone, piccoli oggetti che sono fortemente evocativi del personaggio.
Manca qualcosa? Certo gli manca l'anima. La sua essenza più profonda che dà spessore al protagonista, quello che lo fà pensare, agire e muovere in un senso o nell'altro... oppure che non lo faccia muovere per niente.
Ma ancora non ci siamo. Molti autori avrebbero fatto faville se i loro personaggi fossero stati cucinati con gli ingredenti fin qui indicati... ma...
Già manca sempre qualcosa. Un'ingrediente comune come il sale e importante come le più rare erbe aromatiche...
Manca la realtà.
Simenon tira fuori il suo Maigret non dal cilindro della sua fantasia, ma dagli uffici della polizia giudiziaria, quelli con gli scaloni polverosi, dove il crimine non è un'avventura da brivido, ma una routine quotidiana. Una conusetudine che si replica tra incartamenti, moduli da firmare, autorizzazioni da ricevere. Uffici dove i poliziotti sono quello che sono: funzionari statali. Più o meno solerti, più o meno in gamba, più o meno intelligenti, ma comunque impiegati della pubblica amministrazione dove il noir è spesso ben coperto dal... grigio.
Simenon lo dice spesso "Maigret non è intelligente (e spesso non ne ha nemmeno l'aria) ma è intuitivo". Un commissario capo che non sa guidare, non porta mai la pistola, che è più spesso seduto ad una brasserie con un bel bicchiere di birra, piuttosto che impegnato in inseguimenti mozzafiato o men che meno in muscolose colluttazioni con il cattivo di turno.
Grigio funzionario statale, appartenente alla piccola borghesia, che vive in un appartamento con una moglie casalinga, niente evasioni sentimentali, non è un mondano... commissario Maigret... un pantofolaio si direbbe.
Messa così la ricetta sembrerebbe dare come risultato un piatto insipido, dal sapore indefinito... di quelle pietanze che quando si sono finite di mangiare, non si saprebbe dire che cosa erano...
Vista da questa angolazione, verrebbe da dare ragione ad Artheme Fayard (l'editore di Simenon all'epoca del lancio di Maigret) che recalcitrava davanti ad un personaggio del genere che già vedeva tradotto in un fiasco editoriale. Era certo che avrebbe perso dei soldi per seguire quel Simenon, che gli aveva spiegato quell'astrusa teoria della serie poliziesca come "semi-letteratura", dal romanzo popolare al roman-roman passando per Maigret...
Questa ricetta invece dette come risultato un successo clamoroso, un piatto talmente buono da essere gustato in tutto il mondo, adatto a quasi tutti i palati e la cui prelibatezza attira ancora oggi, nonostante sia un ricetta vecchia quasi un secolo? 
L'ingrediente principe l'abbiamo già citato. Quella realtà che permea, non solo il protagonista, ma tutte le indagini di Maigret, i personaggi che vi si muovono, i luoghi in cui si svolgono. Simenon aveva capito che quel sapore era riconosciuto da tutti e ognuno lo faceva suo, perchè era parte del suo bagaglio di consuetudini quotidiane, dei propri problemi di tutti i giorni, delle sensazioni che avvertiva nei momenti felici e in quelli drammatici. Ogni pagina delle inchieste di Maigret finisce per essere, per ognuno dei lettori, un pezzo di vita, non un sogno irragiungibile, fatti e vicende che conosce bene e riconosce in quelle pagine.
Ecco, crediamo che la ricetta ora sia completa... certo che se ai fornelli ci siamo noi oppure vi armeggia uno chef chiamato Simenon, il risultato potrà mai essere lo stesso?

giovedì 20 marzo 2014

SIMENON SIMENON... QUEL GIORNO "LE MONDE" LO DEFINÍ SCONCERTANTE

Ancora un'altra tappa della nostra  iniziativa
"25 anni senza Simenon, ma...". 
Riportiamo un'altra delle testimonianze 
di quanto la stampa italiana e quella francese andarono scrivendo, venticinque anni fa', 
all'indomani della morte di Georges Simenon.
Questa volta si tratta di quello che pubblicò 
il prestigioso quotidiano parigino "Le Monde", 
che con la sua aria compassata e autorevole 
dette la notizia sia in prima pagina che all'interno, dedicandogli l'intera pagina solitamente riservata alla letteratura.


Lo sguardo su questo secolo "...il suo primo posto, Simenon lo deve a un destino singolare e ad un grande talento che l'hanno portato a posare il suo sguardo su questo secolo...". Così scriveva Bertrand Poirot-Delpech nel suo articolo sulla prima pagina de Le Monde, il 7 settembre 1989, intitolato La morte di Georges Simenon - L'alone dei lampioni. Una breve carrellata di considerazioni e flash sul posto che l'opera del romanziere, ormai scomparso, andava ad occupare nella letteratura di lingua francese. Ma con un occhio vigile, alla sua vita, ai suoi numeri, al suo Maigret, Poirot-Delpech disegna un agile ritratto che prelude agli articoli all'interno, che vengono evidenziati in un box.
"... dietro la facciata, al riparo delle luminarie industriali, scruta il mondo dei pavé luccicanti, degli aloni dei lampioni, dei piccoli crimini dell'impotenza, delle cucine dove si cuoce a fuoco lento una delle poche consolazioni della vita...".
Un particolare che colpisce. Neanche una foto del romanziere. Ma Le Monde di allora era così, nessuna foto per nessuna notizia sulla prima pagina, unica illustrazione una vignetta sulle misure che il presidente Usa di allora, George Bush, aveva annunciato contro il traffico della droga.
Certo non va scordato che, fino alla morte, Simenon aveva mantenuto la cittadinanza belga e benchè la Francia lo avesse adottato, lui era rimasto fedele alla sua piccola Liegi, ma i giornali francesi lo celebravano come se fosse stato loro patrimonio.


Un'opera sconcertante "... oggi che la morte l'ha fermato per sempre, l'opera di Georges Simenon, appare chiaramente, nel dominio della letteratura francese, come la più sconcertante del ventesimo secolo..." Così attacca lapidario Jacques Cellard nel suo articolo d'apertura nella pagina 11, dove si ritrovano un articolo di spalla, che parla degli oltre mezzo miliardo di copie vendute in tutto il mondo; un box dedicato a Maigret e ad una colonnina con un biografia sintetica, ma abbastanza completa. Cellard spiega tra l'altro perchè Simenon non è uno "scrittore come tanti" e ne analizza le tappe con i suoi cambiamenti, le particolarità,  la sua inesauribile vitalità che si è realizzata nelle sue opere e ella sua vita.
Nel titolo del pezzo dedicato a Maigret, il commissario simenoniano viene definito "immortale": "Dio può morire, ma Maigret rimarrà". E' Gabrielle Rolin che si getta in questo parallelo spericolato, passando poi a quello tra autore e personaggio. Va ricordato che tutto questo fu scritto 25 anni fa', all'indomani della morte dello scritttore. Potevano sapere che Maigret fosse davvero immortale? Quanti autori e personaggi letterari sono ben presto caduti nell'oblio dopo pochi anni? Oggi sappiamo che romanzi scritti negli anni '30 (quasi ottant'anni fa'), vengono tutt'ora rieditati e entrano nelle classifiche dei libri più venduti... e non solo in Italia. Possiamo riconoscere alla Rolin un certo fiuto e una buona preveggenza. I numeri di romanzi, racconti, romanzi popolari, dei Maigret, delle autobiografie, di articoli, di film e serie televisive tratte dalle sue opere, costituiscono un quantità di numeri che stordivano. Oggi forse ci abbiamo fatto l'abitudine, ma allora, alla fine della sua vita e a conti fatti, probabilmente proiettavano sul suo corpus letterario una luce davvero sconcertante.
Ultima notazione, anche in questa pagina, interamente dedicata a Simenon, non una sola foto del romanziere. Anche qui un'unica immagine, un'illustrazione che raffiugura un Simenon che fuma in un pipa un Simenon, che fuma in una pipa un Simenon, che fuma..... Simenon non finisce mai?

mercoledì 19 marzo 2014

SIMENON SIMENON. IL VIDEO "LE SIECLE DE SIMENON"... ALMENO UN ASSAGGIO

Lo abbiamo presentato, lo abbiamo visto, ne abbiamo parlato il giorno dopo (vedi Il "Secolo Simenon" tutto in una notte). Ci riferiamo a "Le siècle de Simenon", documentario di Pierre Assouline, trasmesso il 23 febbraio da Arte, (la televisione cuturale franco-tedesca). Un vera chicca per tutti gli appassionati, che è andata in onda in una serata tutta dedicata a romanziere, in cui è stato trasmesso anche il film L'horologer de Saint-Paul di Bertrand Tavernier (1974) interpretato da Philppe Noiret e Jean Rochefort, tratto dal romanzo L'horloger d'Everton (1954). Serata eccezionale, dunque, che però non tutti hanno potuto vedere. Adesso, grazie all'I.N.A. - Institut National de l'Audiovisuel della Francia, siamo in grado di proporne un brano ai nostri lettori. Circa cinque minuti (degli oltre cinquanta in totale) di un programma in cui si documenta magistralmente l'uomo, lo scrittore, la sua opera, la vita... il suo secolo, dietro cui si intuisce subito la mano di Assouline, uno dei massimi esperti simenonologi e si riconosce lo standard di Arte, un'emittente televisiva che in Italia ci sogniamo ad occhi aperti.

martedì 18 marzo 2014

SIMENON SIMENON. MA C'E' DAVVERO UN "DOTTOR MAIGRET" ?


Il 5 giugno del 1968 Simenon partecipa ad un incontro divenuto famoso: si sottopone ad una specie di seduta psicoanalitica da parte di cinque medici, tra cui dei psicanalisti, i quali avevano intenzione di sondare le regioni più profonde dell'animo creativo dello scrittore e di analizzare molti sui comportamenti connessi appunto alla sua attività di romanziere. Di questo incontro Simenon-Simenon si è ovviamente già occupato (vedi ad esempio il post Simenon e Maigret in mano agli psichiatri). Ma questa volta quello che ci interessa è ciò che in questa inconsueta sede Simenon dice sulla sua creatura.
La discussione verteva sul romanzo Anneaux de Bicêtre in cui secondo gli specialisti di Médicine et Hygiène (una rivista medica svizzera che in quei giorni voleva festeggiare con questa "intervista" i suoi 25 anni di uscita), il romanziere descrive spendidamente il rapporto tra medico e paziente e sottolinea l'importanza dell'intesa morale anche per la guarigione da una malattia organica.
Nel corso della sua risposta Simenon ricorda cha già da adolescente si chiedeva: ...perchè non esiste un dottore che sia allo stesso tempo medico del corpo e medico della mente? Insomma un medico che conosca l'individuo, la sua età, il suo fisico, le sue possibilità e che possa consigliarlo se deve indirizzarsi in un verso piuttsto che in un altro? Insomma gà prefiguravo una sorta di medicina psicosomatica... ed è con questo spirito che ho creato il personaggio di Maigret. Perchè è quello che fà Maigret, e perciò è stato necessario che Maigret abbia fatto due o tre anni di medicina (all'università). Bisognava che albergasse in lui anche un po' di sensibilità medica. E Maigret per me è un accomodatore di destini. E' l'equivalente di quelli che passano per la strada  e aggiustano sedie e suppellettili..."
E poi si arriva alla questione del "comprendere e non giudicare".
"...e' per questo che non volevo che avesse una parte di medico e una di confessore. Perchè credo che sia il medico stesso a dover essere nel medesimo tempo sia medico che confessore...".

lunedì 17 marzo 2014

SIMENON SIMENON. CHEZ GEORGES E TIGY: PARTY, NOTTI BRAVE E... SCRITTURA

Chez Simenon. Nel  1927 Georges e Tigy si erano appena trasferiti nell'appartamento al 21 di Places des Vosges. Iniziavano a girare i primi soldi e i coniugi Simenon avevano arredato la loro casa all'ultima moda e davano feste e party cui partecipavano artisti, pittori amici di Tigy, scrittori agli inizi come Georges e gente del mondo dello spettacolo. L'appuntamento di prassi era quindi chez Simenon che organizzavano feste che duravano fino all'alba. Queste foto documentano alcuni momenti  di queste riunioni. Le fotografie, che sono tratte dal libro Simenon-Album de Famille (Presses de la Cité - 1989), erano di proprietà di Tigy. Si tratta di scatti assai rari, che documentano gli anni giovanili dei due.


Questi stravizi da nottambulo, non impedivano a Simenon di rispettare il suo ruolino di marcia per quanto riguardava la scrittura. In quel periodo usava una ventina di pseudonimi con cui firmava romanzi brevi, racconti, feuilleton sui giornali o storie per libretti popolari. Era diventato famoso presso i vari editori con cui lavorava, per la velocità di scrittura e la precisione di consegna. Ma un'altro punto a suo favore era la versatilità. Scriveva racconti sentimentali, romanzi d'avventura, reportage di viaggi mai avvenuti, intricate storie poliziesche... Arrivava l'ordine: "... tot righe di un romanzo breve, di argomento amoroso, consegna tra una settimana...".
E il giovane Simenon, allora nemmeno  venticinquenne,  si buttava a capofitto e scriveva.... scriveva... Quelli erano i tempi in cui arrivava a redigere fino a ottanta pagine al giorno. Si dice che in certi momenti fosse arrivato a radunare nel suo studio tre segretarie dattilografe che battevano tre diverse storie che lui dettava praticamente in contemporanea, pur di rispettare i tempi.
E all'epoca in cui dava queste feste, nel suo salone dove troneggiava un modernissimo bar all'americana che era il suo vanto e la meraviglia dei suoi ospiti. Comunque Simenon, che faceva baldoria con gli invitati fino alle ore piccole, la mattina verso le sei era invece già sveglio. E mentre sui divani o sui tappeti alcuni ospiti smaltivano sbornie e stravizi della notte brava, lui era già lì a picchiettare sui tasti della sua macchina da scrivere immerso in un pericoloso viaggio nella Terra del Fuoco, o invischiato in qualche tormento amoroso oppure coinvolto in una selvaggia lotta contro il terribile criminale di turno.


domenica 16 marzo 2014

SIMENON SIMENON. IL MAIGRET FRANCESE NON BUCA LO SCHERMO DE LA7


Non sembri accanimento e neppure un sorta di attesa al varco. E' che nel panorama delle tanti emittenti televisive nostrane, quella de LA7 è l'unica tv dove gli italiani possono guardare Maigret in prima serata del sabato.
Qualcuno dirà che è frettoloso dare giudizi dopo solo tre puntate, altri  potrebbero dire che il buongiorno si vede dal mattino e se una serie parte male...
Intendiamo, non vogliamo qui entrare nel merito di un prodotto televisivo francese che conta più di 50 episodi e che in patria è durato oltre dieci anni. E non è un giudizio di merito nei confronti dell'attore Bruno Crémer, che può vantare un curriculum recitativo di tutto rispetto.
La nostra è una semplice e obiettiva registrazione delle performance di questo Maigret che ieri sera, al terzo appuntamento, si è fermato a 494.000 spettatori e ha segnato l'1,99% di share. I risultati della seconda puntata erano stati di 563.000 spettatori e del 2.41% di share e quindi in lieve aumento rispetto a quelli dell'esordio con 514.000 spettatori e il 1,98% di share.
Insomma siamo al disotto del debutto e la ripresina della seconda puntata sembre essersi subito spenta.
Conclusioni?  Staremo a vedere. Queste cifre sembrano indicare che questo Maigret non ha un sufficiente appeal per sedurre i telespettatori. Ma d'altronde anche noi italiani abbiamo avuto un Maigret fallimentare, quello del 2004 di Mediaset, interpretato dal pur bravissimo Sergio Castellitto, affiancato da Margherita Buy, (durò solo un paio di puntate). Ma non c'era feeling, ma lì c'era una scelta del protagonista che, fatta salva la professionalità dell'attore, non rispettava alcuni fondamentali tratti del personaggio.
Crémer è stato un Maigret molto amato dai francesi e la serie ebbe un certo successo (non sarebbe altrimenti durata per 54 episodi), ma sembra che la scintilla con il pubblico italiano (che pure lo conosceva per averlo già visto sul Rai 3 e Rete 4), non riesce, almeno per ora, a scoccare. 

sabato 15 marzo 2014

SIMENON SIMENON. DI NUOVO A CANNES... CON "LA CHAMBRE BLEUE" DI AMALRIC?


La voce è apparsa ieri sul quotidiano ingese The Guardian. Il film che l'attore regista Mathieu Amalric sta preparando da luglio dello scorso anno, sembra che possa essere una delle pellicole invitate a rappresentare i colori francesi alla prossima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Cannes.
Il realizzatore ha sempre dichiarato, che si sarebbe trattato di un film low-budget, girato in tempi serrati e in distribuzione ad aprile. Quindi arrivare a  sfilare sulla Croisette, sarebbe una meta forse inattesa e sorprendente.
La scelta di Amalric (di cui abbiamo già parlato in un precedente post) è caduta su uno dei romanzi più intensi di Simenon, scritto esattamente cinquant'anni fa, e che racconta in modo molto particolare la storia struggente di un adulterio.
Anche secondo il quotidiano francese Paris Match, il film di Amalric potrebbe essere inserito tra i titoli francesi nella selezione per il 67° Festival di Cannes. La notizia ha poi attraversato l'oceano Atlantico ed è approdata sui siti specializzati in cinematografia del sud America dove si riprende e si commenta questa, che per ora, rimane però solo una voce.

venerdì 14 marzo 2014

SIMENON SIMENON. FLASH DA UN FESTIVAL DEL CINEMA DEGLI ANNI '60


Gli ingredienti ci sono tutti. Una tarda primavera sulla Côte d'Azur. Un anno favoloso come il 1960. Un festival del cinema internazionale popolato di grandi star. Una incatevole cittadina del sud francese come Cannes.
Sembrano gli ingredienti giusti per un film. E invece non è nemmno un libro, ma dei flash di un evento mondano che Simenon visse da protagonista, essendo il presidente della giuria di quell'edizione del Festival Internazionale del Cinema.
Abbiamo tratto alcuni di questi flash da "Mémoires intimes" (1981) del romanziere e dalle cronche del tempo.
Non tutti i nomi della giuria diranno qualcosa agli spettatori d'oggi (a meno che non siano cinefili accaniti). Iniziamo dall'unico italiano, quel Diego Fabbri che di lì a quache anno avrebbe portato in Italia l'idea di un Maigret televisivo e ne avrebbe steso la sceneggiatura. I francesi facevano la parte del leone: l'attrice Simone Renant, il regista Marc Allégret, il compositore musicale Maurice Le Roux e il critico Louis Chauvet. Poi lo scrittore americano Henry Miller, già amico di Simenon. E quindi uno scrittore giapponese, Hidemi Ima; un regista sovietico, Grigori Kozintsev; un critico tedesco, Max Lippmann e uno scrittore argentino, Ulysses Petit de Murat.
I registi in concorso erano nomi già più noti. e molto noti diveranno i film che presentarno in quel 1960. Lo spagnolo Carlos Saura con I Monelli, l'americano Vincente Minelli con A casa dopo l'uragano, il francese François Reichenbach con L'America insolita, l'inglese Peter Brook con Moderato Cantabile, il francese Jacques Brecker con Il buco, l'americano Jules Dassin con Mai di domenica, l'italiano Michelangelo Antonioni con L'avventura, altro italiano, Federico Fellini con La dolce vita, l'ispano-essicano Luis Buñuel con Violenza per una giovane, lo svedese Ingmar Bergam con La fontana della vergine.
Simenon e la moglie Denyse, erano una coppia famosa, ma al cospetto delle star internazionali, in un contesto cinematografico, non erano certo i primi nel mirino dei media.
Questo non dispiaceva a Georges, ma madava in crisi sua moglie, che pensava di essere ventuta a fare la... first lady, in quanto moglie del presidente della giuria. Figurarsi quando, dopo toilette lunghe e defatiganti, si vedeva snobbata da giornalisti e fotografi che puntavano la loro attenzione su gente come Anita Ekberg, Max Von Sydow, Jeanne Moreau Robert Mitchum, Catherine Spaak, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Philippe Leroy, Anouk Aimée...
Ricorda Simenon "...c'é folla anche davanti all'ascensore per veder uscire le star internazionali che hanno ingaggiato tra loro una sorta di gara a chi apparirà per ultima. Impiego due o tre sere a capire che D. fà di tutto per essere appunto l'ultima...".
L'ambiente era su di giri... tutte le sere faceva la sua entrée spettacolare la Begum, moglie dell'Aga Khan, le staffette in alta uniforme che precedevano il prefetto di Monaco, feste, ricevimenti, buffet, dove ovviamente Denyse fà di tutto per essere il prima fila. "...La proiezione serale ha inizio alle nove e mezzo. Smoking e abito da sera sono d'obbligo. D. inizia a prepararsi fin dalle sette... parrucchiere... truccatrice... manicure... Tutto si svolge nella camera da letto della nostra suite e embra una scena di un film hollywoodiano... - Georges, comincia a scendere! Aspettami giù. La tua impazienza mi innervosisce e mi fa perdere tempo...".
A Cannes Simenon fà la conoscenza di Fellini e di sua moglie. Sarà un legame che andrà sempre più stringendosi e che inizia proprio lì con la  vincita della Palma d'Oro de La dolce vita che lo scrittore sponsorizza con tutte le sue forze, anche contro certe pressioni della direzione del festival.
Benché fosse scoppiata una furiosa polemica sulla scelta del film vincitore, non mancò una serata di gala, con festeggiamenti inesorabilmente innaffiati da fiumi di champagne, starlette in toilette da sera che si tuffano in piscina, improbabili personaggi che arivano nella hall a cavallo... Insomma una vera e propria atmosfera felliniana, una trasposizione della dolce vita a Cannes... E intanto Simenon e Fellini fraternizzavano.



Per saperne di più

Simenon. A Cannes è lui il presidente 
Simenon. Spese pazze per M.me Denyse per il festival di Cannes 
Simenon-Fellini, attrazione fatale

giovedì 13 marzo 2014

SIMENON SIMENON. SCRIVERE SÌ, MA ANCHE SCATTARE E FARSI FOTOGRAFARE

Oggi s'inaugura ad Istanbul, in Turchia (a Notre Dame de Sion), una mostra di fotografie di Simenon di cui abbiamo già parlato qualche giorno fa' (vedi Lo scittore in mostra con le sue... foto!). L'archivio degli scatti da lui effettuati durante i suoi viaggi intorno al mondo è ben fornito, sembra siano circa tremila foto. Questo non deve stupire perchè l'attenzione dello scrittore alla fotografia come complemento del testo è sempre stata molto viva. Per esempio basti pensare alle copertine fotografiche che Simenon stesso volle imporre al suo editore Fayard per la prima serie dei Maigret. In questo caso la copertina fotografica consisteva in una sovraccoperta che prendeva il frontale, la costa e il retro della copertina. Un'unica foto faceva da sfondo per titoli, nome dell'autore, dell'editore e quant'altro. Era una soluzione editoriale che fino allora nessun editore aveva adottato e, se non si può dire che fece il successo dei Maigret, attrasse però l'attenzione (come d'altronde aveva fatto il Bal Anthropométrique) sulla serie e sul personaggio. E l'efficacia di tale soluzione viene testimoniata da quegli editori che si affrettarono a copiarla da Ventillard adirittura a Gallimard (per la serie "Chefs-d'oeuvre du roman d'aventure").
Simenon aveva una certa cultura fotografica anche grazie alla frequentazione degli atelier dei propri amici fotografi, come Germaine Krull. Con questa in particolare Simenon si lanciò in un'avventura non granchè fortunata: quella del romanzo foto-testo, La folle d'Itteville, in cui lui aveva scritto la vicenda che era illustrata con numerose fotografie della sua amica (vedi il nostro post Se testo e immagine s'incontrano).
E poi, al di là delle foto scattate da lui, va considerato il numero impressionante di foto che furono scattate a Simenon (soprattutto quellle con la sua complicità), in un'epoca che non era ancora proprio quella dell'immagine (fotografica, televisiva o cinematografica). Ma la sua attenzione a che fossero documentati momenti di vita, atteggiamenti, luoghi in cui si trovava, non testimonia solo il suo grado di vanità. Dimostra che aveva capito come l'immagine fosse importante nella comunicazione e come la sua faccia, la sua pipa, i suoi cappelli fossero elementi fondanti per quell''immagine che poi doveva rimanere impressa nell'imaginario collettivo.

mercoledì 12 marzo 2014

SIMENON SIMENON. MA QUALI MAIGRET SONO USCITI IN RACCOLTA?



Visto le numerose richieste che ci sono giunte, vorremmo fare una sorta di riassunto delle raccolte delle inchieste del commissario Maigret che fin qui sono state pubblicate. Sono tre, ognuna composta da cinque romanzi che però non seguono l'originale ordine cronologico di uscita. Qui di seguito ve li elenchiamo, citando anche il quarto che però non è tato ancora editato e dovrebbe uscire in libreria verso la fine di maggio. 

I  Maigret 1 
Pietr il Lettone, Il cavallante della «Providence», Il defunto signor Gallet, L’impiccato di Saint-Pholien, Una testa in gioco
I Maigret 2
Il cane giallo, Il Crocevia delle Tre Vedove, Un delitto in Olanda, All’Insegna di Terranova, La ballerina del Gai-Moulin
I Maigret 3
La balera da due soldi, L'ombra cinese, Il caso Saint-Fiacre, La casa dei fiamminghi, Il porto delle nebbie,
I Maigret 4 (in uscita a fine maggio 2104) 
Il pazzo di Bergerac, Liberty Bar, La chiusa n. 1, Maigret, I sotterranei del Majestic

martedì 11 marzo 2014

SIMENON SIMENON. L'UOMO CHE NON ERA MAIGRET

Ecco un video particolare che vogliamo proporre oggi. Si tratta di un documentario realizzato nel 2003 in cui Georges Simenon  parla di sè, delle sue opere, del suo metodo creativo, inframmezzto di brani cinematografici e televisivi tratti dalle sue opere.

 


 

 


lunedì 10 marzo 2014

SIMENON SIMENON. QUANDO SI SPENSE LA PIPA DI GEORGES

Torniamo con la nostra celebrazione 
dei 25 anni dalla scomparsa di Simenon. 
Questa volta ci occupiamo di quello che
il 7 settembre 1989 il quotidiano "La Repubblica" 
dedicò allo scrittore.
Fà parte di quelle testimonianze 
che ogni tanto abbiamo dato e che 
continueremo a dare nel corso dell'anno 
per ricordare e capire come in quel momento 
fu accolta la morte di Simenon dai quotidiani italiani e stranieri.


E' il paginone centrale de La Repubblica, quello dedicato alla cultura, che titola le due pagine affiancate: "Si è spenta la pipa di Simenon". Il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, di cui era allora direttore, affida il pezzo di apertura a Corrado Augias, il cui titolo recita "Un Maigret con i miliardi", dove afferma "...ha dato al nostro secolo 225 o forse 246 romanzi (sulla cifra esatta esistono contrastanti opinioni) quasi tutti di eccellente qualità. Alcuni addirittura dei capolavori... Con la gente comune non si fanno grandi romanzi; neanche grandi romanzi polizieschi. E infatti la sua abilità di costruttore di plot sta nel far trovare questa gente comune proiettata di colpo in una vicenda che la supera, scagliandola al di là del destino che si credeva stabilito per lei. E nel fargli toccare il fondo di questa condizione inattesa...".
Augias, dopo aver ripercoro le tappe più significative della vita del romanziere, chiude accennando al suo essere, in fin dei conti, un borghese proprio come Maigret, ma purtroppo, secondo lui, rovinato, come uomo, dai troppi miliardi che il suo successo di scrittore gli aveva procurato. Sulla pagina di destra, Irene Bignardi ci parla de "L'uomo dai cento volti", riferendosi ai tanti attori che hanno interpretato il celebre commissario in televisione e al cinema, ma trattando anche delle numerose pellicole tratte dai romanzi di Simenon. In un riquadro centrale in basso  senza titolo, vengno passati in rassegna i titoli più famosi e popolari dei romanzi e dei Maigret.

domenica 9 marzo 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET, CERVI E I GIORNALI DI ALLORA...

Piccolissimo passo avanti per la serie televisiva di Maigret/Crèmer di cui ieri è andata in onda, sempre in prima serata su LA7 il secondo episodio.
Riusultato: 49.000 spettatori in più ed un + 0,43% di share. Non è molto, ma, come si dice, è una tenuta, che non fa rischiare, almeno per ora, la chiusura della serie.
Nel post di qualche giorno fa' si parlava del gradimento di questa serie, con commenti di lettori, scrittori, critici, simenonologi...  e del condizionamento che certo pubblico (quanto?) ancora subisce per l'ottimo ricordo del Maigret di Gino Cervi e del consegunziale confronto con altri "commissari", Bruno Crémer in questo caso.
Oggi vogliamo andare a ripescare quello che ne pensavano, nella metà degli anni '60, i critici televisivi dei quotidiani (che non conoscevano ancora i Maigret di Crémer, forse nemmeno il nome di Crèmer e nemmeno le serie precedenti di Jean Richard).
"... sembra che Gino Cervi, abbia identificato soddisfacentemente sia sul piano fisico, che su quello psicologico, il personaggio del Commissario..." Queste giudizio lo si trovava sul Corriere della Sera del 28 dicembre, all'indomani del debutto della serie, con la prima parte (di tre) dell'episodio Un'ombra su Maigret.
Dopo la terza e conclusiva parte, lo stesso quotidiano alzava il tiro "... pensiamo che il miglior elogio all'attore lo possano fare i lettori di Simenon, riconoscendo che il suo (di Cervi) Maigret combacia quasi perfettamente con l'immagine uscita dalle pagine dei lbri...". 
Partenza in grande stile quindi, anche se non si immaginava il successo che portò la quarta serie nel '74 a sforare il 18 milioni di telespettatori.
La quarta serie sancì trionfo e l'ingresso del Maigret-Cervi nell'immaginario collettivo degli italiani.
Il Resto del Carlino di Bologna magnificava la fedeltà al personaggio impersonata da Cervi e tirava in ballo addirittura il grande Gabin: "... le sue indagni contrapuntate di quiete chiacchierate con le portinaie, di spuntini in trattoria, e di bevute al caffé non avevano il ritmo concitato e drammatico di certe realizzazioni affidate al duro Gabin, ma un timbro di verità...".
A La Stampa di Torino, dove erano dell'avviso che l'attore italinao avesse invece interpretato una versione diversa da quella del commissario letterario, scrivevano: "... quel Maigret così riveduto e corretto, da essere ammirato, per la dolcezza del sangue, dallo stesso Simenon, piacque in Francia come in Italia...".
Il Messaggero di Roma sottolineava invece l'italianizzazione compiuta da Cervi:"...la giusta interpretazione che serviva, cioè, per agganciare con più immediatezza l'interesse e la simpatia del nostro pubblico...".
Insomma quale che che fosse il taglio del giudizio, la stampa era concorde con il pubblico: grande successo per la serie, ma forse ancor più, grande successo personale di Gino Cervi.
E non è un mistero che l'attore amasse quel personaggio, aldilà del successo che gli portò. Ad un giornalista romano un giorno scrisse: ... il fatto è che nella mia lunga carriera non mi sono innamorato mai di un personaggio come di questo. Io a Maigret voglio un bene dell'anima. Mi piace tutto di lui, anche quello che mangia e quello che beve. Forse Maigret è un oriundo emiliano...".
  
Simenon-Simenon - Per saperne di più
HANNO DETTO SUL MAIGRET TELEVISIVO: CERVI O CRÉMER
SIMENON SIMENON. MAIGRET SU LA7: PICCOLA NOTAZIONE DEI... GIORNI DOPO
SIMENON SIMENON. Il MAIGRET DI CERVI CELEBRA I 50 ANNI
SIMENON SIMENON. IL MAIGRET FRANCESE RISPUNTA A MARZO SU LA7

sabato 8 marzo 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET... SEDUTTORE INASPETTATO?


Forse seduttore è un po' esagerato. Ma il rapporto con le donne del commissario non è così marginale e scontato. A volte più che delle "inchieste del commissario Maigret" potremmo parlare delle "inquietudini del commissario Maigret". Già perchè le sue indagini lo portano spesso a contatto con donne di tutti i tipi e non di rado in situazioni in cui lui e lei sono vicini e soli.
Ma questo non basta. Quando Maigret conosce una donna, utilizza parole ed espressioni che sarebbero più consone al suo creatore.
Insomma è come se Simenon avesse creato un personaggio, almeno a prima vista, impermeabile al fascino femminile e sordo alle tentazioni dell'altro sesso, ma poi se ne fosse pentito... Ma quel punto era costretto a limitarsi al non detto, al non scritto... anche se in qualche modo riesce a rendere percepibili certe tensioni, non solo, per il linguaggio cui abbiamo prima accennato, ma anche per situazioni limite in cui mette il suo commissario, ma che poi regolarmente deve "normalizzare"...
Ma Maigret piace?
Certo Simenon non ne ha fatto un bellone seducente, ma su certe donne possiamo dire che il commissario, nel suo insieme, esercita il suo fascino. Anche qui nessuna passione travolgente o nemmeno manifesta, ma qualcosa che pure è reso ben tangibile, sia pure nell'aria e che coinvolge ad alcune delle donne delle sue inchieste.
Come abbiamo accennato, sono donne di tutti i tipi e non è detto che le più sensuali siano quelle che lo turbano di più. Potremo citare la fascinosa prostituta Else che ne La nuit de carrefour, cerca di sedurlo, certo lo turba, ma in realtà non lo attrae davvero. Il tipo femminile  che piace al commissario é la donna, possibilmente giovane, bionda e ben dotata... insomma una femmina con tutte le sue forme e lontana dalla tipologia della dark-lady di quei romanzi hard-boiled che di là dell'Atlantico dettavano i canoni di una nuova narrativa gialla (o meglio noir). Insomma una come la protagonista di Félicie est là, che certo indirizza il suo amore verso un altro giovane protagonista, ma che a Maigret non dispiace, lei gli è simpatica... e forse qualcosa in più...
E poi quante donne ha sedotto Maigret tra le lettrici delle sue inchieste?

venerdì 7 marzo 2014

SIMENON SIMENON. QUANDO LE CANTAVA CHIARE A GASTON GALLIMARD


Simenon è sempre stato la bestia nera dei suoi editori. Questo è uno degli stereotipi che si sono diffusi sul conto del romanziere. Certo era un tipo esigente, preciso, che non aveva molta voglia di socializzare con gli altri scrittori, figuriamoci con gli editori...! Certo aveva una non comune abilità nel trattare gli affari... i suoi affari e non aveva timori reverenziale nemmeno per un Gaston Gallimard la cui casa editrice rappresentava allora un traguardo per ogni scrittore che ambiva ad essere riconosciuto come "uno che conta".
Ma Simenon era diverso, la sua forza era nel suo innato impuso di scrivere e nella sua determinazione nel perseguire il suo obbiettivo.
A questo proposito è estremamente illuminante quello che nel '38 scriveva in una lettera all'editore degli editori. La prima opera di Simenon per Gallimard era uscita nel '34 e il contratto era stato firmato qualche mese prima. Quindi da quattro anni era un autore della raffinata scuderia editoriale. In quel periodo aveva scritto una ventina di romans-durs e nemmeno un Maigret.
Tornando alla lettera vediamo come apostrofa il suo editore "...vi rispondo in un modo, forse un po' scontroso,  ma sono nel pieno del periodo più difficile di un romanzo, che, qualsiasi cosa ne pensiate, non ha come scopo un qualsiasi versamento di denaro per un lavoro finito, ma è il prodotto di sforzi lunghi e dolorosi - nella speranza non di un guadagno, ma di una piccola perfezione...".
Simenon va giù duro sulla monetarizzazione dell'opera letteraria, calacando la mano sulle motivazioni intrinseche che spingono uno come lui a scrivere e, più avanti nella lettera, chairisce meglio il concetto.
"...  io non ho mai scritto in fretta un testo per riceverne l'equivalente in denaro e trovo la vostra frase ingiuriosa. Se inondo il pubblico, forsè è perché mi è necessario scrivere, visto che il mio mestiere è quello di scrivere, e perchè ne sento il bisogno - e conclude con un'affermazione un po' paradossale -  Se un solo editore o un tale editore non basta, è facile guardare altrove...".
Un moto di ribellione nei confronti di Gallimard? Simenon continuerà a scrivere per lui per altri otto anni prima di passare a Presses de La Cité. Ma l'insofferenza è evidente... anche perché la convivenza con altri autori blasonati, e più inseriti di lui nel mondo letterario, non lo mette affatto a suo agio. E continua:
"... io non posso occuparmi di quello (si trattava dei diritti cinematografici per le sue opere), perchè sono nel bel mezzo di un romanzo che ha tutt'altra importanza, non finanziaria, ma morale...." .
Una presa di distanza dagli "affari", che pure Simenon sapeva gestire benissimo, ma che gli serviva per mantenere le distanze tra le esigenze editoriali di Gallimard e quelle creative del Simenon romanziere.
In un 'intervsta del novembre dell'81 a Le Monde ricorderà a tale proposito il momento in cui firmò il contratto. "... tutti lo chiamavano per nome, Gastone. Lui pranzava con i suoi scrittori e li portava al bordello... Io gli dissi: Non vi chiamerò mai Gaston, e non pranzerò mai con voi. Chiudiamoci nel vostro ufficio con il mio avvocato e la vostra segretaria. - Il contratto fu firmato e io non ho mai avuto problemi con lui...".

giovedì 6 marzo 2014

SIMENON SIMENON. EVENTO IN TURCHIA: LO SCRITTORE IN MOSTRA CON LE SUE... FOTO !

Il manifesto della mostra realizzato con una foto di Simenon
Simenon in Turchia. Esattamente tra una settimana verrà inaugurata a Notre Dame de Sion, a Istanbul, una esposizione con un centinaio di foto scattate da Simenon durante i suoi viaggi nei quali realizzava dei reortages per vari quotidiani parigini. Si tratta di fotografie del periodo 1931-1935, quando Simenon, una volta lanciato Maigret, si dedicò a numerosi viaggi: in Africa (estate del '32), in Europa e in Medio-Oriente (estate del '33), realizzando una circumnavigazione del Mediterraneo (estate del '34), in giro per il mondo, dall'America all'Australia all'India (1935). In Europa era iniziata la crisi economica (1929), ma per Simenon le cose andavano alla grande, dopo il successo del suo Maigret, per lui si aprirono le porte della più prestigiosa casa editrice francese, Gallimard. E iniziò la sua escalation di romanziere.
Ma torniamo alle foto che confermano la tendenza dello scrittore a interessarsi particolarmente all'uomo. E infatti, tra le sue inquadrature, più che quelle degli ambienti prevalgono quelle di visi, delle persone, della gente di tutti i paesi attraversati. Si dice che il patrimonio fotografico di Simenon ammonti a circa 3000 foto, e non deve stupire. E' ormai noto che lo scrittore nei suoi viaggi immagazzinava ricordi, sensazioni, suoni, colori che poi utilizzava nei suoi romanzi. La fotografia è evidentemente uno strumento che contribuisce a rendere più tangibile e vivo il ricordo, anche se crediamo che Simenon si affidasse più alla sua memoria e al filtro del tempo, che alle più precise e obiettive testimonianze fotografiche.
L'esposizione dunque aprirà i battenti il 13 marzo e resterà disponibile ai visitatori fino al 3 maggio. La mostra si avvarà anche di un catalogo dove si ritroveranno le firme di illutri studiosi simenoniani, da Laurent Demoulin a Michel Lemoine a Benoît Denis. Chi volesse maggiori informazioni potrà rivolgersi all'indirizzo mail: mireille.sadege@nds.k12.tr