martedì 9 settembre 2014

SIMENON SIMENON. SE IL PECCATO E' TARGATO B.B


Tra qualche giorno, meno di venti, un'icona dal cinema compirà ottant'anni parliamo di Brigitte Bardot, un'altra donna e attrice  che in qualche modo ha girato intorno a Simenon. B.B. infatti interpretò il ruolo di Yvette ne En cas de malheur (titolo italiano "La ragazza del peccato"), tratto dall'omonimo romanzo uscito nel '56 (Presses de La Cité). Il film fu diretto da Claude Autant-Lara, il quale proprio nell'agosto di 55 anni fa' stava lavorando alle fasi finali del film, che avrebbe debuttato nelle sale in Francia dopo la metà di settembre. Accanto a lei un altro mito Jean Gabin, anche lui un attore simenoniano per eccellenza con alle spalle una decina di film tratti dai romanzi di Simenon e per tre volte commissario Maigret su grande schermo.
Il romanzo di Simenon è un riuscito quadretto della storia di un grande avvocato, interpretato dall'altrettanto grande Jean Gabin, della piccola delinquente, cui dà corpo la Bardot, che fa della bellezza e della seduzione allo stesso tempo le sue armi e la sue monete di scambio, e poi di un sottobosco di figure ambigue da Mazzetti, la figura del fidanzato italiano, a Janine, l'equivoca femme de chambre.
L'avvocato Gobillot, sposato e rispettabile, amico di ministri, é l'amante di Yvette. La tiene in un bell'appartamento e a controllarla c'è una femme de chambre, Janine. Ma Janine fa parte di un triangolo insieme ai due? Non si sa chiaramente, ma c'é il ragionevole dubbio. Mazzetti, ignaro di questo probabile triangolo, non tollera il rapporto tra Yvette e Gobillot. Non mancano poi altri amanti occasionali che la conturbante Yvette attrae come il miele fà con le mosche. In questo intreccio di rapporti Simenon si destreggia bene nel romanzo, sullo schermo, come al solito si perde un po' dello spessore psicologico, ma a dar smalto alla vicenda ci pensa il formidabile Jean Gabin e la strepitosa (almeno fisicamente, all'epoca aveva 24 anni) Brigitte Bardot che a fronte di un mostro sacro, come l'attore francese non ne esce poi così male, essendo certo già molto famosa, ma forse non ancora del tutto matura come attrice.
Simenon portò a termine la stesura del romanzo poco dopo essere tornato dai dieci anni di soggiorno americano. Nel novembre del '55 si era installato al Golden Gate, un lussuoso residence al centro di Cannes, ad un centinaio di metri dal mare, dove visse quasi due anni. Oltre ad En cas de malheur, vi scrisse Un échec de Maigret, Le petit Homme d'Arkangelsk, Maigret s'amuse, Le fils, Le Nègre, Strip-tease. Era in un periodo d'intermezzo della sua vita, tornato dall'America, non ancora stabilito in Svizzera che sarà il suo paese per oltre trent'anni, fino alla sua morte. Eppure la sua creatività non ne risente, il suo ritmo è regolare e gli consentono così di regalarci una vicenda a tinte noir ed un amaro epilogo dove i "poveracci" finiscono sempre per pagare e gli "altolocati", vengono appena sfiorati dalle tragedie.

lunedì 8 settembre 2014

SIMENON SIMENON. UN PICCOLO SFOGO... UN PO' DI AMAREZZA...

Nei giorni passati abbiamo seguito con una certa attenzione sia le rassegne stampa sul web, che le manifestazioni sul giallo di questi ultimi tempi, che gli inserti culturali dei quotidiani.
Perchè? Ovviamente per il 25° anniversario dalla scomparsa di Simenon. Dobbiamo dire che abbiamo notato poco interesse, nessun articolo negli appuntamenti settimanali della cultura nei quotidiani, poche cose sul web, qualcosa sulla stampa francese e tedesca...
Sia ben chiaro, ognuno celebra gli annniversari che crede e si potrebbe obiettare che i 25 anni dalla morte di un personaggio non sia un anniversario così di rilievo. Sì insomma, noi qui a Simenon-Simenon tutti concentrati sul nostro romanziere, lo guarderemmo con un occhio molto più sensibile. I responsabili della cultura di giornali, tv, radio, internet invece relativizzerebbero molto più di noi sulla ricorrenza... ci sono altri anniversari, altri intellettuali da seguire e 25 anni non sono 50 e men che meno 100.
Come vedete cerchiamo di vedere aldilà della fitta nebbia della passione per Simenon che ci avviluppa costantemente.
Eppure... Eppure, visti certi argomenti trattati in questi giorni, ci saremmo aspettati, non certo paginate e paginate su questo 25°, ma qualche colonnino, dei box, una fotonews...
Eppure questa scarsa attenzione (motivata, poi?) fà un po' a pugni con lo spazio che le riedizioni delle opere di Simenon si prendono nelle classifiche dei libri più venduti. Già, la gente quando esce un Maigret o un romanzo simenoniano, corre a comprarlo. E la gente non è sempre la stessa. Pensiamo a titoli degli anni trenta o quaranta che ancora oggi si contendono il favore del pubblico con opere di oggi e con i loro odierni autori... Quelli che l'hanno letto allora, settanta/ottanta anni fa' oggi sono morti e sepolti. Come pure quelli della generazione successiva, e di quella dopo ancora. E le generazioni di oggi?  Continuano a comprare Simenon, anche se siamo nel 2000 inoltrato e lui è un romanziere del '900, il mondo è stato rivoluzionato dalla tecnica, dalla scienza, dal comabiamento dei costumi, dalla modo di intendere la cultura... eppure chi vive in questi nostri anni  trova ancora interessante e appassionanti i temi, i personaggi e lo stile di Simenon.
Forse questo sarebbe stato un motivo, o uno dei motivi, per cui ci saremmo aspettati un po' più di attenzione da parte dei media a questo benedetto 25°.
Beh, ci siamo sfogati... e un po' di amarezza ce la portiamo comunque dietro... ma domani, prenderemo in mano un libro di Simenon e ci scorderemo di tutto, così immersi in quel mondo che ci risucchia tra le sue pieghe ogni volta che apriamo le pagine di un volume del papà di Maigret.

domenica 7 settembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET E LA QUESTIONE DELLA... BIRRA!

Un bel boccale di birra fresca. Quante volte appare nelle inchieste del commissario Maigret? E' un segno distintivo del commissario, come la pipa, la stufa a carbone del suo ufficio, come il pesante cappotto dal bavero di velluto.
Ma perchè proprio la birra? Certo ci sono altre bevande tra le sue preferite: il calvados, il bicchiere di vin blanc, per non tacere della prunella che beve a casa (quella casalinga fatta dalla cognata). Insomma Maigret beve parecchio, per alcuni critici più... igienisti beve fin troppo... per non parlare del fumo.
Ma non divaghiamo e torniamo alla questione della birra. La troviamo presente in momenti cruciali, come gli interrogatori che il commissario conduce nel suo ufficio a Quai des Orfévres. Però accompagna anche i suoi momenti di relax. Ad esempio quando, finita una faticosa inchiesta, invita i suoi ispettori giù alla Brasserie Dauphine a bere una bella birra fresca.
E' un argomento che Simenon deve aver affrontato diverse volte nelle interviste, tanto che nel '53 sentì il bisogno di scrivere un breve testo "Pourquoi Maigret boit-il de la biére?" poi pubblicato in uno dei Cahiers Simenon nel '94.
In questo curioso articolo l'autore cerca di dare una risposta. Da una parte afferma una cosa ovvia. "...beve birra perché non può far a meno di berla. Voi perchè avete una naso lungo? E perchè durante i vostri pasti il più delle volte mangiate delle patate fritte?...".
Ma poi scavando nei ricordi e forse anche nel subconscio, affiorano ricordi, situazioni e sensazioni che forniscono una spiegazione più profonda e che hanno a che vedere con i trascorsi della sua giovinezza a Liegi. Tutte cose che vanno più a fuoco dopo un viaggio nella città natale. E sono legate a tre luoghi... tre posti ben precisi.
"... uno era il caffè nel basso di Haute-Sauveniére, un caffè tranquillo e pulito frequentato da habitués, direi quasi degli iniziati, la maggior parte dei quali aveva in un armadio a vetri un bicchiere personale... nel quale degustava con concentrazione della birra limpida...".
Dopo questo, racconta Simenon, c'era un altro locale poco distante dal primo "... il Café de la Bourse dove i clienti, sempre gli stessi, agli stessi tavoli di marmo... e dove il padrone, in maniche di camicia, tutte le mattine passava più di un'ora a tirare a lucido con amore il tubo della spina della birra... e un giorno mi spiegò l'importanza di questa operazione..."
Completa il trittico di questi locali in cui la birra è protagonista un piccolo locale, poco frequentato dove non c'erano mai più di due o tre clienti. E' sempre Simenon che ricorda. "...la birra era servita da una bionda formosa, uscita da un quadro di Rubens che si sedeva al tavolo con voi e beveva con voi e rideva con indulgenza ai vostri scherzi...".
C'è ancora qualcuno che vuole altri motivi per cui Maigret beve la birra?

sabato 6 settembre 2014

SIMENON SIMENON. CINQUE APPUNTAMENTI PER SCOPRIRE LO SCRITTORE ARTIGIANO

RTS, la radio televisione svizzera, ha dedicato uno speciale radiofonico in cinque puntate, di cui l'ultima ieri mattina, a Georges Simenon, in occasione del  venticinquesimo anno dalla sua scomparsa. "Simenon, profession artisan", professione artigiano. La definizione che piaceva molto al romanziere, quella che rispondeva di più alla sua concezione dello scrivere... gli piaceva pensare che la sua fosse un'attività che aveva a che fare (anche) con le mani da cui uscivano i fogli che tutti insieme componevano i suoi libri.
E questo è anche il modo in cui vedeva in prospettiva il lavoro fatto nel primo periodo, gli anni in cui iniziava a scrivere  su commissione, i racconti, i romanzi brevi, i feuilletton, quella letteratura popolare per la quale raccoglieva gli ordini, poi confezionava il prodotto secondo le indicazioni del committente e infine arrivava il momento della consegna... proprio la modalità di lavoro di un falegname, un fabbro, ma anche di un pittore, di uno scultore... E questa visione accompagnava e rafforzava la sua aspirazione ad essere "un comme les autres", uno come tanti che svolgeva con umiltà e competenza il proprio lavoro, concretamente, creando qualcosa solido e di tangibile.
"...Ero un fabbricante, un artigiano. Come un artigiano passavo ogni settimana a prendere le comande da quegli industriali che sono gli editori di romanzi popolari - ricorda Simenon nel 1945 ne Le Romancier, una sua conferenza a New York  - E come un vero artigiano arrivavo a calcolare il costo del mio guadagno secondo il rendimento orario...".
Certo, passati quei dieci anni e arrivato al lancio di Maigret, Simenon aveva concluso quella fase. Era entrato, come diceva lui stesso, nel periodo della semi-letteratura, quella che lo svincolava dagli ordini degli editori. La situazione era ormai capovolta. Era lui che imponeva agli editori le sue idee, i suoi romanzi, e lo faceva per la prima volta con il suo vero nome e cognome. Ma questa storia del faticare come un artigiano persisteva. Nel 1956 in un'intervista al giornalista americano Carvel Collins dichiarava "... sono un artigiano; ho bisogno di lavorare con le mie mani. Mi piacerebbe scolpire il mio romanzo in un ciocco di legno...".
Perché questo attaccamento a una tale concezione del proprio lavoro? In realtà il suo era un lavoro di testa, che veniva dal suo animo, dal suo subcoscente addirittura. Insomma niente di più immateriale. E invece, almeno in queste (ma anche in altre) dichiarazioni, sembra voler contrapporre a questa spiritualità una certa materialità... E poi se vogliamo quella sua predilezione per le "mot-matiére", che Simenon ripete più volte, ha un collegamento con la scrittura-artigiana. Una scrittura che vuole avere a che fare con delle parole concrete, che rappresentino degli oggetti, quasi fosse una scrittura che utilizzava elementi tridimensionali. O forse elementi veri, realistici, cose che la gente utilizzava tutti i giorni, di uso corrente, che tutti conoscevano... e così torniamo alla apparente semplicità della sua scrittura, della sua letteratura, così vicina alla gente qualunque, alla vita di tutti i giorni, ma comunque così sofisticata da portarlo un paio di volte nella rosa dei possibili premi Nobel.
Ma l'idea dell'artigiano non lo abbandona. Nemmeno a settant'anni, quando ha ormai smesso di scrivere da un anno, e registra per il suo Dictée Des traces de pas "...in fondo non sono stato altro che un bravo artigiano che si metteva a lavorare alla propria macchina da scrivere...".

venerdì 5 settembre 2014

SIMENON SIMENON. IL 25° ANNIVERSARIO SI FESTEGGIA A SERRAVALLE NOIR

Domani pomeriggio apre l'ottava edizione di Serravalle Noir, che quest'anno è dedicata a Georges Simenon e al suo celeberrimo commissario, in occasione del 25° anniversario dalla scomparsa dello scrittore.
“L’apertura della manifestazione è alle 16.45, nell’Oratorio della Vergine Assunta (via San Lodovico) – ci informa Stefano Fiori, giornalista e membro del Club del Giallo di Pistoia - Il giornalista Maurizio Testa, esperto conoscitore del commissario francese, e Giuseppe Prevìti, presidente del Club del Giallo di Pistoia, condurranno i colloqui dal titolo “Maigret a Serravalle: un “caso” da non perdere”.
“Con il Noir il borgo di Serravalle chiuderà un’estate ricca di manifestazioni che hanno richiamato tantissime persone – spiega l’Assessore alla Cultura e Vice Sindaco, Simona Querci – Tutti gli eventi sono sempre a ingresso libero perché la cultura deve favorire l’aggregazione e la socializzazione tra la gente”.
Il programma della manifestazione è arricchito anche dalla presentazione del libro di Antonio Fusco "Ogni giorno ha il suo male" (Giunti). Inoltre è prevista la consegna dei premi "Serravalle Noir 2014", dove, possiamo anticipare, ci saranno nomi di spicco tra i quali Maurizio de Giovanni ed Eraldo Baldini. La chiusura è affidata ad un forum sul tema “Orrori familiari, quando gli assassini sono in casa”.
Per qualsiasi informazione ci si può rivolgere a cultura@comune.serravalle-pistoiese.pt.it

giovedì 4 settembre 2014

SIMENON SIMENON. UN 25° IN BUONA COMPAGNIA... IL 40° DEL "MAIGRET ITALIEN"

Oggi sono i 25 anni dalla scomparsa dello scrittore, ma non va dimenticato che il 3 gennaio cadevano anche i 40 dalla morte di Gino Cervi. Simenon-Simenon ha intenzione di ricordare, oltre al romanziere, anche il Maigret d'Italie, l'attore che occupa un posto privilegiato nel cuore di moltissimi italiani di una certa generazione (ma forse non solo). Inoltre cinquant'anni fa', (ed ecco un'altro anniversario) il 27 dicembre 1964, partiva la serie italiana con l'episodio Un'ombra su Maigret (tratto da '"Cécile est morte" - 1942), e con un Cervi che si muoveva davvero a suo agio nei panni del commissario, grazie alla sua consumata esperienza di attore (allora aveva 63 anni ed erano quarant'ani che calcava palcoscenici, recitava sui set cinematografici e si esibiva in televisione). Insomma il 2014 come un anno da segnare per tutti gli appasionati di Simenon e di Maigret.

SIMENON SIMENON. LO SCRITTORE E IL COMMISSARIO: UNO STRANO DIALOGO

In occasione del 25°anniversario 
della scomparsa di Georges Simenon, 
il nostro collaboratore Paolo Secondini 
ci propone un fulmineo dialogo tra autore 
e personaggio, come suo singolare tributo 
a questa ricorrenza. 
Come suo stile, Paolo ci presenta 
un Maigret e un Simenon davvero 
particolari  ed intriganti. Buona lettura.


Georges Simenon ride irrefrenabilmente, sprofondato in una poltrona di pelle scura.

Il commissario Maigret, seduto alla sua scrivania al Quai des Orfèvres, lo guarda allibito, un boccale di birra nella mano.



Maigret: Ma… perché ride? Ho detto qualcosa…

Simenon: No, no! Stavo pensando… (Si interrompe. Ride ancora.)

Maigret: A che cosa pensava? Su, avanti, me lo dica!

Simenon: Ecco… se invece di fare di lei un commissario di polizia, io l’avessi creata come il più grande fuorilegge di tutta Parigi o, addirittura, della Francia intera… Oh, ragazzi, c’è da morire dal ridere!

Maigret: (Crolla le spalle) Giuro che non la capisco. Cosa c’è di così divertente?

Simenon: Ma come, non riesce a immaginarlo?

Maigret: (Scuote la testa) Le confesso di no!... Lei crede, forse, che nei panni del malvivente sarei apparso troppo ridicolo?

Simenon: Non lei, commissario, non lei… ma sua moglie, la signora Maigret…

Maigret: Mia moglie?

Simenon: Ma certo!... Avrei dovuto fare anche di lei una temuta fuorilegge, per essere compagna del criminale più ricercato di Parigi… Invece che prepararle squisiti manicaretti, si sarebbe occupata, con l’abituale solerzia e dedizione, di oliare e pulire le sue armi: mitra e pistole, perché fossero sempre perfettamente funzionanti. Riesce a capirmi, ora? (Ride di nuovo.)

Maigret: Manicaretti… Armi… Oh!... È questa, dunque, la cosa che la diverte?

Simenon: Già, proprio questa! Non la trova alquanto bizzarra?

Maigret: (Beve un sorso di birra) Be’, in effetti…  La signora Maigret nei panni di una fuorilegge!... (Batte la mano sul piano della scrivania) A pensarci, è una cosa davvero grottesca, stravagante… Dalle padelle alle armi… Già! Una cosa assai buffa.

Simenon: Appunto. Che le dicevo?

Ridono tutti e due.  
Paolo Secondini

SIMENON SIMENON. COME AFFASCINA MAIGRET... IERI... OGGI...

Maigret e l’affare Picpus è il primo romanzo che ho letto di Georges Simenon. Ricordo che mi piacque moltissimo, tanto da ricercarne altri incentrati sulle inchieste del famoso commissario del Quai des Orfèvres.
Ma più leggevo, più l’indagine poliziesca assumeva per me un aspetto secondario, essendo attratto, peculiarmente, da altre caratteristiche della vicenda narrata: quelle umane, psicologiche, ambientali e perfino climatiche, che insieme davano idea di certe atmosfere parigine (come anche della provincia francese); della vita concreta, laboriosa dei frequentatori di bistrot nei momenti di sosta dal lavoro; della semplicità delle massaie recanti sporte piene di cibarie; della tristezza o solitudine delle portinaie all’interno delle loro anguste guardiole. 
 A mio avviso, i romanzi polizieschi di Simenon appartengono, prima ancora che a un preciso genere letterario, quello giallo, a una vera e seria letteratura che, con sobrietà e scioltezza stilistica, è volta a indagare l’animo umano, a rappresentarne gli aspetti più semplici o complessi, più sinceri o contraddittori e, comunque, più veri e reconditi.

Paolo Secondini

SIMENON SIMENON. UN ROMANZIERE CHE HA LASCIATO IL SEGNO, MA CHE NON... CI LASCIA


Georges Simenon attraversa il 1900 quasi nella sua interezza essendo nato nel 1903 e morto esattamente 25 anni fa. Una produzione letteraria, la sua, vasta e variegata tanto da far quasi "impazzire" i suoi piu assidui biografi, appassionati e/o collezionisti.
Certamente il suo nome è legato in modo indelebile al commissario Maigret, ma questa abbinamento ha per troppo tempo fatto torto allo scrittore belga, offuscando i numerosi altri romanzi da lui scritti senza il commissario parigino. E come non ricordare gli inizi della carriera in cui, barcamenandosi (o quasi nascondendosi) sotto decine di pseudonimi, Simenon ci ha lasciato numerosissimi romanzi popolari, di genere avventuroso, semi-poliziesco e sentimentale, senza contare i racconti da lui scritti. Già, perchè Simenon era anche un grande autore di novelle, sapendo creare un'atmosfera, un'ambientazione anche in poche pagine. Troppi sono, nel loro complesso (per nostra fortuna), i capolavori che ci ha lasciato: bisognerebbe nominare metà della sua sterminata produzione col rischio ancora di fare torto a qualche opera non nominandola. Ancora oggi Simenon è uno degli scrittori piu letti e tradotti al mondo, il piu' apprezzato tra i non contemporanei tanto da non temere paragone alcuno con altri autori. I suoi scritti sono ancora costantemente adattati sia per fare film, sia per la tv, sia per le pellicola sul grande schermo: tutto ciò fa di lui e delle sue opere un immortale, tanto è vero che nel 25° anniversario della sua scomparsa, pur essendoci un grande vuoto, lo sentiamo  vivo e vicino a noi
Andrea Franco

SIMENON SIMENON. IL COMMISSARIO SCRIVE... IN PARADISO...

Meung-sur-Loire - 4 settembre 2014
M. Georges Simenon
Romancier
Paradise de la Litterature

Mio caro Simenon,
sarete probabilmente stupito di ricevere una lettera da me, visto che da quando ci siamo lasciati è passato molto tempo. Oggi è il venticinquesimo anniversario del giorno in cui avete lasciato questa terra per entrare nell'Eternità. Se voi godete del privilegio di essere sempre vivo nel cuore dei vostri lettori, io ho quello di dividere con voi un po' della vostra gloria, e forse pure di avervi contribuito, anche se voi siete qualche volta un po' geloso della fama del personaggio che avete creato. Allora, caro Georges, perdonatemi di essere stato qualche volta più famoso del mio autore, però, ammettetelo, avete anche tratto un certo profitto dalle conseguenze di questa popolarità. Da parte mia, approfitto di questo momento per perdonarvi di aver utilizzato il mio nome, i miei tic, le mie abitudini e di aver creato, a partire dalla mia persona, un personaggio più vero di uno reale... Nelle mie "Mémoires" ho regolato i miei conti con voi e non c'è più nulla da reclamare. Da questo momento basta gelosie, basta risentimenti tra noi, ci unirà invece una buona e franca amicizia
Sono venticinque anni che non ci siete più, ma siete più presente che mai e, rendetemene atto, anche un po' grazie a me. E, da parte mia, debbo riconoscere che grazie al vostro talento il mio personaggio continua ad affascinare tanti lettori e a suscitare tanto interesse in tutto il mondo...
Vi abbraccio e M.me Maigret, che sta leggendo questa lettera proprio qui alle mie spalle, fà lo stesso.
Via auguro di continuare ad essere letto con passione da tutti quelli che apprezzano la buona letteratura e che amano condividere questa passione.

                                                                                    Affettuosamente
                                                                                      Jules Maigret

Questa lettera del personaggio al suo autore è dovuta alla fantasia e alla creatività di Murielle Wenger, che i nostri lettori ben conoscono, e che ha voluto celebrare così questo anniversario.

SIMENON SIMENON. SONO PASSATI 25 ANNI, MA... GEORGES E' SEMPRE QUI TRA NOI


Questo giovedì 4 settembre, 25° anniversario dalla scomparsa di Georges Simenon, vogliamo iniziare a celebrarlo così, con un'illustrazione di Giancarlo Malagutti, realizzata per l'occasione per Simenon Simenon.
E' una situazione emblematica. L'autore e il suo personaggio seduti ad un tavolino di chissà quale brasserie che giocano a carte, fumando ognuno la sua pipa e con l'immancabile bottiglia di calvados per rinfrescare la gola.
Non sono molto ciarlieri i due. Un po' concentrati nel gioco, ma un po' intenti a guardarsi l'un l'altro... di sottecchi... tanto basta un'occhiata.
I due si conoscono bene... anzi benissimo. Per quarantanni hanno vissuto gomito a gomito in centinaia di indagini e oggi, in questo anniversario, si ritrovano come due avventori qualsiasi a giocare, a fumare e a bere, quasi mimetizzandosi tra l'altra gente, proprio come faceva lo scrittore quando andava a carpire i discorsi della folla e come d'altronde era solito fare il commissario quando sul luogo di un delitto andava ad annusare l'aria, mischiandosi con le persone del posto.
Simenon, che aspirava ad essere "un comme les autres", qui quasi nascosto in un locale fuori mano, si sente vicino al suo commissario forse più del solito e nella sua occhiata si coglie un compiacimento... quasi fosse un padre che osserva furtivamente un figlio...
Saranno anche passati venticinque anni dalla sua scomparsa, ma qui da noi a Simenon Simenon ci pare sempre vivo e vegeto, con la sua voglia di scoprire la vita, di scriverla, di viverla anche nelle cose più semplici... insieme ad un vecchio "amico", con in mano delle carte un po' consumate, bevendo un calvados ordinario su un piccolo tavolo un po' traballante...

mercoledì 3 settembre 2014

SIMENON SIMENON. L'INSOSTENIBILE DESTINO DI ESSERE UN FENOMENO

"...occupa una posizione assolutamente centrale nella letteratura francofona del XX secolo...". Chi scrive queste parole nel 2002 è Philippe Claudel, scrittore, drammaturgo e cineasta contemporaneo. E' un'affermazione che può sembrare un po' di parte. Bene, noi siamo del parere che questa visione dell'opera di Simenon vada addirittura ampliata. Non vogliamo qui fare confronti con altri scrittori, nè tantomeno stilare delle classifiche. E' un fatto però che, come abbiamo già avuto modo di scrivere in queste pagine, Simenon vanta, tra gli altri, due meriti che incrociandosi contribuiscono a delineare il profilo di un romanziere che si distingue e si distacca dagli altri.
Il primo è quello di aver avuto la capacità di mettere insieme quelle che molti critici definirono letteratura alta e letteratura popolare (o addirittura bassa).
Noi non siamo d'accordo su questa classificazione, ma tant'è... per secoli è stata accreditata dalla critica dominante, tanto da costituire (secondo quei sostenitori) due blocchi separati da divisioni insormontabili.

Simenon invece è stato capace di distinguersi in quella operazione che raramente si riscontra in uno scrittore non di maniera. Già, perché Simenon non era uno che scrivesse per raggiungere uno scopo, per dimostrare una tesi, per seguire una moda o un filone letterario. Che Simenon scrivesse perchè era una sua impellenza personale è un dato ormai assodato. Scriveva perché non avrebbe potuto farne a meno, scriveva sotto un impulso più o meno inconscio e con una velocità che non era solo risultato di un apprendistato di dieci anni di letteratura popolare su commissione. La sua velocità veniva anche da qulla ispirazione che lui non riusciva a non seguire, della quale doveva tenere il ritmo, che lo portava in territori e in vicende che, prima di essere messe nero su bianco, nemmeno lui conosceva.
Uno scrittore del genere scriveva come poteva e come sapeva, senza costruire, senza programmare, senza pensare a schemi precostituiti.
Il suo secondo merito è stato quello di raccontare vicende, inventare personaggi, dar vita ad ambientazioni che erano così in sintonia con la sensibilità e le esprienze della gente qualsiasi che riusciva a stabilire un contatto coivolgente con il lettore come pochi scrittori hanno saputo realizzare. E tutto questo in un contesto che travalicava il particolare della storia e dei personaggi, un contesto che si allarga nella dimensione spazio-temporale. I libri di Simenon si leggono in tutto il mondo e si continuano a leggere oggi come settanta anni fa'. Il cinema ne trae spunto oggi come negli anni '30. Le sue riedizioni si fanno largo nelle classifiche dei libri più venduti, come fossere best-seller scritti oggi.
Cosa vuol dire questo?
Ci verrebbe di usare la sola parola che potrebbe definire tutto ciò: fenomeno letterario. Se non fosse che a Simenon dava estremamente fastidio essere considerato un fenomeno... lui amava definirsi un artigiano che appunto con le proprie mani realizzava delle storie.
Domani a venticinque anni esatti dalla sua scomparsa non possiamo non riconoscergli questi meriti, anche se ci portano davvero a definirlo un fenomeno letterario ed editoriale... Forse si tratta proprio dello stesso ineluttabile destino  che trascinava inesorabilmente i personaggi dei suoi romanzi...          

martedì 2 settembre 2014

SIMENON SIMENON. 1989-2014 - 25 ANNI SENZA SIMENON, MA...

Tra due giorni, precisamente il 4 settembre, saranno 25 anni dalla morte di Georges Simenon. La stampa internazionale ha già cominciato ad anticipare la notizia e anche Simenon-Simenon non potrà esimersi dal celebrare questo anniversario. E così fin da domani, e per qualche giorno, quindi inizieranno una serie di post che celebreranno questa data, anche con contributi di specialisti simenoniani. Ovviamente noi già ci occupiamo tutti i giorni del romanziere, del suo Maigret, dei suoi romanzi, della sua vita e di tutto quello che riguarda. I media ne faranno una notizia in cui riassumeranno cose che Simenon Simenon ha già pubblicato e magari da qualche tempo. Per questo invitiamo tutti i nostri appassionati lettori ad inviarci messaggi, mail e contributi perché la festa sia più corale possibile, divertente ma intima, come una festa in famiglia, insomma come sarebbe piaciuta a Georges.

lunedì 1 settembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET SOTTO IL PONTE DI BERCY


Proponiamo oggi un racconto di un nostro appassionato lettore, Paolo Secondini, che ci presenta un Maigret un po' insolito, ma non per questo meno intrigante    . Ricordiamo a tutti che chi volesse inviare un racconto alla rubrica "...MAGARI COME SIMENON..." potrà farlo all'indirizzo simenon.simenon@temateam.com 
Buona lettura.



Erano circa le nove di una gelida sera di febbraio. 
Piovigginava.  
L’immancabile pipa tra i denti, il commissario Maigret si calcò il cappello sulla testa, poi si strinse al collo il bavero del cappotto.
In piedi, sotto il ponte di Bercy, aspettava il suo uomo.
Aveva voluto agire da solo, anziché incaricare una squadra di agenti. Voleva levarsi la soddisfazione di arrestare personalmente François Silorio, uno dei fuorilegge più ricercati di Parigi.
Un informatore della polizia aveva assicurato che Silorio sarebbe passato quella sera sotto il ponte di Bercy. La sua mèta era il battello Le vagabond, su cui ad attenderlo c’era la sua giovane amante, Giselle Dourdin.
Il commissario tremava dal freddo…
No, non era paura, la sua!
Aveva dovuto imparare a dominarla. E da un pezzo.
In quell’istante gli tornarono in mente le parole della signora Maigret:
Mi raccomando, non ti esporre, sii sempre prudente... Non sei più un giovanotto!... Ricorda che hai a che fare con individui privi di scrupolo, dalla rivoltella sempre pronta… Potresti restare ferito…
Il commissario conosceva assai bene i rischi del proprio mestiere; sapeva che molti poliziotti, tutti bravi ragazzi, avevano perso la vita nell’adempimento del loro dovere.
Era un poliziotto anche lui: non poteva tirarsi indietro per nessuna ragione. Anzi, doveva essere, per i suoi subalterni, esempio di coraggio e determinazione.
A un tratto, sentì dei passi avvicinarsi dalla sua parte. Gettò, rapidamente, lo sguardo verso destra, poi si nascose nell’ombra.
François Silorio era un tipo coriaceo, spietato; un tipo che più di una volta aveva affermato spavaldamente, ma con decisione, che nessun poliziotto lo avrebbe catturato vivo, che avrebbe venduto la pelle a caro prezzo.
C’era da credergli.
Maigret si tolse di bocca la pipa ormai spenta; la cacciò nella tasca del cappotto. Tirò fuori la pistola e serrò le mascelle.
Quando i passi furono alquanto vicini, uscì allo scoperto.
Riconobbe, alla vivida luce di un lampione, il volto di Silorio.
«Fermo!» intimò Maigret con durezza. «Non un movimento. Sono armato.»
Seguirono pochi secondi di silenzio.
«Buonasera, signor commissario,» disse, inaspettatamente, il fuorilegge. «Ma che bella sorpresa!»
«Che sia una sorpresa ne convengo, ma bella non direi, soprattutto per te… Lo sai perché sono qui?»
«Ma certo!» fece l’altro annuendo. «Per arrestarmi.»
«Ti consiglio di non fare gesti inconsulti, se non vuoi che spari.»
François Silorio sorrise leggermente, poi scosse la testa.
«Sparare lei? Non credo... Non si è mai sentito che il commissario Maigret, della polizia giudiziaria, abbia usato la propria pistola contro qualcuno.»
«Fa’ in modo, allora, che io non la usi neanche stasera. Dipende da te.»
«Non mi muoverò, commissario. Stia tranquillo. Non farò il minimo gesto… inconsulto.» Tacque un istante. Si schiarì la voce. «E poi, cosa vuole che faccia con questi?» aggiunse Silorio mostrando un gran mazzo di fiori gialli, che diffondevano intorno un profumo gradevole, intenso.
Ancora con la pistola puntata, Maigret rimase a fissarli, poi si spinse appena il cappello sulla nuca.
«Confesso che non ti capisco,» disse infine, crollando le spalle. «Mi aspettavo che avresti reagito, perfino rabbiosamente; per lo meno che avresti cercato di fuggire, invece… Eccoti qua a discutere con un poliziotto… e con tra le mani qualcosa che mai avrei immaginato di vedere.»
 «Ha proprio ragione, sa?» rispose il fuorilegge, rimirando il mazzo di fiori. «Cosa vuole, commissario!... Questa sera non è il solito François Silorio che lei ha davanti.» Emise un breve sospiro. «Ma un uomo profondamente innamorato. E l’amore, si sa, rende teneri e miti come agnellini.»
«Be’, ora andiamo.» Tagliò corto Maigret. «Prima che il freddo ci intirizzisca.»
L’altro non rispose. Annuì. Poi gettò il mazzo di fiori nella Senna e, docilmente, si lasciò ammanettare. 
Paolo Secondini
 

domenica 31 agosto 2014

"SIMENON SOUVENIR" - IL SESSO EXTRA-CONIUGALE DEI CONIUGI SIMENON

L'esuberanza sessuale di Simenon non è un mistero e le sue famose diecimila donne, quelle con cui lo scrittore aveva confidato di aver avuto rapporti nell'intervista per l'Express fattagli da Federico Fellini, sono ormai diventate un tormentone che scrittori, giornalisti, critici, presentatori radiotelevisivi usano e abusano, spesso per fare una citazione che faccia colpo, ma spesso in mancanza di argomentazioni più approfondite.Ma esploriamo ancora e addentriamoci nel mondo delle abitudini sessuali di Simenon e delle sue mogli.
La prima, Tigy, sappiamo che non assecondava la passione e la frequenza del marito nei loro rapporti sessuali. Ma in qualche modo era suo complice. Anche se ufficialmente non tollerava che il marito avesse continue e regolari scappatelle con altre donne, in realtà sembra facesse solo finta di non sapere. Ad esempio, è possibile che non conoscesse la travolgente storia tra Georges e Josephine Baker? In una Parigi pettegola e ciarliera, come poteva passare inosservato dal gossip modano l'amante di una star famosissima e idolatrata come la Baker? Simenon allora non era certo famoso, ma lei era sulla bocca di tutti. E' assai difficile che questa storia potesse essere così segreta da non essere conosciuta da nessuno. Ma è altrettanto strano anche che non influisse affatto sul comportamento di Georges e che lei, che lo conosceva da sette anni, prima come fidanzata a Liegi, poi come moglie a Parigi, non intuisse nulla. D'altronde anche i rapporti che tra Georges e la Boule, la loro femme de chambre, venivano consumati quotdianamente durante la regolare siesta del dopo-pranzo, andarono avanti per anni. E solo una volta trasferitisi in America, Tigy sembra che li scoprisse, dopo circa un ventina d'anni. Anche questa sembra difficile da credere, anche perché c'é la testimonianza della stessa Boule, secondo la quale Tigy sapeva benissimo tutto, ma faceva solo finta di essere all'oscuro di tutto...
Con la Denyse, la seconda moglie, le cose erano completamente diverse. Infatti la lora intesa sessuale era completa e di ciò Simenon le era molto riconoscente. Questo però non significa che avesse smesso di avere relazioni extra-coniugali o di frequentare prostitute. Ma anche qui l'atteggiamento di Denyse era molto diverso da quello di Tigy. Era un po' complice dell'effervescenza sessuale dello scrittore che sembrava non aver mai fine e d'altra parte lo assecondava apertamente e scientemente, sapendo che ostacolandolo avrebbe solo creato un muro tra loro e, prima o poi l'avrebbe perso. D'altronde lei stessa racconta vari espisodi a dimostrazione di questa situazione. Ad esempio, nella crociera che effettuarono verso l'Europa ci racconta che Georges era attratto da una giovane signora, chiamata la baronessina e di come questa una sera si introdusse nella loro cabina, si spogliasse e conivolgesse i Simenon in un mènage a trois. E sembra, sempre secondo Denyse, che non si trattasse della prima esperienza del genere. Una volta a Parigi, in occasione di una festa rievocativa del lancio dei Maigret alla Boule Blanche, Georges viene preso da un vero e proprio raptus e per sua stessa ammissione ha, in un solo giorno, rappporti con tre-quattro donne. Anche in America, ovviamente, le cose non cambiano. Una sera, in una festa data dal suo editore americano Hamish Hamilton, Simenon si lancia in una audace kermesse sessuale con una ragazza piuttosto su di giri, sulle scale della villa. Episodi come questi portebbero essere raccontti a decine, come le sue performance in Costa Azzura nel '56, quando aveva preso a frequentare i locali di strip-tease e ad avere rapporti con le ragazze che si esibivano. E Denyse scandalizzava le benpensanti mogli e donne che frequentava quando raccontava la libertà che concedeva al coniuge e delle loro esperienze in materia di sesso. a se lo poteva permettere. Non a caso Simenon scriveva in Quand j'étais vieux  che Denyse " ... è la sola donna nella quale sesso e amore si siano fusi. Con le altre non mi è mai successo..."

sabato 30 agosto 2014

"SIMENON SOUVENIR" - UOMO DI LETTERE E DI... MARKETING

E' ormai noto che Simenon fosse un istintivo. Nella scrittura, nella vita, nei continui cambiamenti di casa, città, nazione... Seguiva spesso il suo lato irrazionale, anche se poi nelle sue abitudini di tutti i giorni era regolare, preciso e ordinato in modo quasi maniacale.
Questa istintività si traduceva anche nell'intuire quello che desiderava leggere la gente. Ad esempio, era stato l'unico a credere nel successo di Maigret, contro il parere di Fayard, degli editor, dei suoi amici critici. Quel personaggio, assolutamente fuori dai canoni dei protagonisti di successo della scena letterario-poliziesca di allora, non ispirava fiducia a nessuno e invece Simenon "sentiva" che sarebbe piaciuto.
Ma la sua sensibilità andava ancora più in là. Aveva un fiuto particolare per certe dichiarazioni, la situazioni originali e gesti particolari che provocavano una larga eco nell'opinone pubblica. Insomma potremo dire che aveva nelle vene una sorta di senso del marketing ante-litteram.
Alcune volte si buttava in situazioni un po' rischiose. Infatti qualche volta andava bene, altre male, ma questo non è significativo. E' invece importante che Simenon, il più delle volte, riusciva a sentire quello che avrebbe potuto funzionare. E gli esempi sono numerosi. Ad esempio nel '31 per la veste editoriale della prima serie dei Maigret, volle delle copertine completamente fotografiche. Una novità per l'epoca, una scelta che poteva sembrare adatta ad un pubblico evoluto e di gusti avanzati. Ma non fu così. Possiamo dire non solo che quelle copertine furono una delle componenti del successo dei Maigret, ma che di fatto fecero scuola, tanto che quella soluzione fu poi seguita da diversi editori.
Ma anche prima si era vaute avvisaglie di questa sua sensibilità. Ad esempio nell'affaire del romanzo nella gabbia di vetro che nel 1927 l'editore Eugene Merle gli propose (scrivere in pochi giorni un romanzo, chiuso in una gabbia di vetro su una traccia dettata dai lettori dei quotidiani della stessa casa editrice). L'annuncio dell'iniziativa fece rumore e aumentò la fama di "fenomeno" che già Simenon si portava dietro per l'ingente produzione letteraria e la rapidità con cui scriveva. Ma d'altra parte gli procurò commenti ironici dalla stampa e riprovazioni dal mondo letterario. L'evento poi non ebbe luogo. Ma se parlò e se ne scrisse ancora a lungo, come se invece si fosse realmente verificato. Questo da un lato portò fama allo pseudonimo d'allora, Georges Sim, ma non si può dire che fosse una pubblicità positiva.
Altro caso, la chiassosa festa, Le bal Anthpometrique, che nel 1931 Simenon volle organizzare alla Boule Blanche di Parigi per lanciare la serie dei Maigret. Lui puntava molto su quel personaggio e su quei romanzi che lo avrebbero staccato dalla letteratura popolare. E così non voleva che la presentazione di quel commissario così importante per lui, finisse nelle colonnine delle pagine letterarie dei quotidiani o nelle riviste specializzate in letteratura. Ambiva ad una risonanza di ben altra portata. "Ne deve scrivere tutta la stampa, anche quella popolare... se ne deve parlare per tutta la settimana... insomma lo devono sapere tutti". Anche qui Fayard era scettico. Ma Simenon ebbe ragione quella festa smodata, che andò avanti fin all'alba, tra fiumi di champagne, balli sfrenati, ospiti ubriachi, spogliarelli improvvisati, riempì le cronache mondane per giorni, divento l'evento della settimana.
E ancora potremmo citare l'affaire Stavinsky nel 1934, in cui, per dare ancor più rilevanza alla sua creatura già di successo, Maigret, fece seguire dal commissario per conto di Paris Soir questo scandalo finanziario, con suicidio. Qui invece i risultati furono disastrosi e contrari alle intenzioni e il ritorno d'immagine decisamente negativo. Il bravo scrittore non era affatto un buon detective e stavolta era andato tutto storto.
Anche per le dichiarazioni funzionava nello stesso modo. Esempio classico l'intervista a Fellini che nel 1977 gli commissionò L'Express e in cui Simenon racconta delle famose 10.000 donne con le quali, dai 13 anni e mezzo ad allora, avrebbe avuto rapporti sessuali. Evidentemente un sparata (la moglie Denyse dicharò invece che probabilmente erano state poco più di mille), ma intanto la dichiarazione, nel bene o nel male, fece il giro del mondo.
E anche sulla propria rapidità nello scrivere a Simenon piaceva calacare un po' la mano, pur se lo faceva come se si trattasse della cosa più naturale del mondo. Rispondeva ad innnumerevoli interviste alla televisone, in radio, sui giornale che scriveva in media un capitolo al giorno per sette otto, massimo nove giorni, perchè tanto durava l'état de roman. Ogni giorno alla macchina da scrivere per tre/quattro ore, nelle quali riusciva a chiudere un capitolo. E d'altronde i numeri gli danno ragione. Basti pensare che (senza entrare nelle diatribe dei vari conteggi che spesso contrastano per qualche unità) in 52 anni (dal 1929 al 1981) Simenon scrisse e pubbicò, tra romanzi, racconti e romanzi brevi, circa 270 titoli. Ciò equivale ad 5 titoli l'anno. E questo senza considerare tutti i romanzetti e i racconti popolari pubblicati sui giornali o nei livres de poche tra il 1920 e il 1930.
Una produzione che di per sé fa un certa impressione e una carta che Simenon sapeva giocarsi bene, anche se la critica letteraria rimaneva un po' condizionata nei suoi giudizi da questa quantità, e dalla rapidità di esecuzione, che era ritenuta, almeno fino ad un certo punto, pregiudizievole per la qualità. Ma Simenon rigirava anche questo a suo  favore, dichiarando che a lui interessavano più i giudizi dei lettori che quelli della critica.

venerdì 29 agosto 2014

"SIMENON SOUVENIR" - COME LO VEDEVANO NEGLI ANNI '60

Tra le rare biografie in italiano (non italiane) vogliamo oggi ricordare quella che in quegli anni venne pubblicata in un piccolo volumetto rosso, nella collana La Biblioteca Ideale realizzata da Feltrinelli in collaborazione con Gallimard. Il numero due, Simenon (1962), di questa collana curata da Bernard de Fallois è dedicato al romanziere, che allora, vale la pena di sottolinearlo, era ancora vivo e vegeto, non aveva ancora sessant'anni e doveva pubblicare ancora una qundicina di Maigret e, tra gli altri, romanzi come Les Anneux de Bicetre (1963), La chambre bleu (1964), Le Petit Saint (1965), Le Chat (1966), La disparition d'Odile (1970), e gli scritti autobiografici come Quand j'étais vieux (1970) o Lettre à ma mére (1974), per non parlare di tutti i Dictées e del mitico Mémoires intimes.
Il volume è diviso in tre parti: l'Uomo, l'Opera e Pagine scelte.
Il tutto però è preceduto da una raccolta di giudizi, commenti, affermazioni di famosi uomini di cultura di quegli anni che in modo o in un altro si riferiscono al personaggio dello scrittore ancora in vita.
Ed è interessante cogliere dalle loro parole l'idea che negli anni '60 si aveva di Simenon.
Ad esempio nel '43 il pittore de Vlaminck durante un pranzo da Simenon nella sua casa a Saint Mesmine-le Viuex in Vandea, apprezzava il lusso di cui lo scrittore si circondava. Lui lo conosceva bene:
"...durante i suoi frequenti viaggi scende sempre negli hotel più suntuosi, pranza nei ristoranti più famosi. Bene, le storie che scrive si svolgono in alberghi equivoci, pieni di cimici,  in bar loschi, e in catapecchie. i suoi protaginisti sono poveri disgraziati che trascinano la propria misera, diventando assassini o si suicidano...".
Lo scrittore, Paul Morand nel '61 raccontava che una notte, per un guasto alla vettura, aveva dovuto lasciare un signora in un sordido albergo, mentre quella protestava "Non voglio dormire in una camera di Simenon!" E lo scritttore rilfetté  "...allora esiste dunque uno stile Simenon, come c'è lo stile Impero. C'è un  impero Simenon molto più vasto di quello di Napoleone.... Il nostro inferno degli anni '60 comincia a somigliare al ritratto profetico che Simenon ne fece più di trent'anni fa'...".
Come suo dichiarato amico e ammiratore, Henry Miller spiegava sempre nel '61 "...Direi che in realtà è molto difficile scrivere nel suo stile, semplice, spontaneo, succoso. Lo confessa lui stesso. Uno scrittore capisce meglio di chiunque altro quanto costa quella 'semplicità'. Forse io lo capisco meglio della gran parte degli scrittori. Il grande fascino della sua opera è certo quella apparente semplicità... ma lì è concentrato un lungo travaglio...".
E ancora Jean Cocteau:"...non riesco ad immagiare persona più lontana di me da Simenon, di Simenon da me. Il nostro punto di contatto è il fatto di essere entrambe membri dell'Accademia Reale del Belgio...Da dove viene, allora, l'amicizia fraterna che ci lega? Ve lo dirò. ques'amicizia é monda da ogni segreta intesa perché nasce da un organo anti-intellettuale, un organo che non pensa o perlomeno attraverso il quale pensano solo alcune rarissime persone: il cuore. 
ci vogliamo bene con la pelle dell'anima, cuore a cuore...".
Jean Renoir, il regista, a proposito dei personaggi dei romanzi di Simenon: "...questi personaggi continuano a popolare il mondo. Ci raggiungono e ci ammaliano. Li amiamo. Non possiamo fare a meno di loro E quando l'ultimo si cancella dal nostro spirito, Simenon ce ne manda un altro, se possibile più patetico, più inquietante, più attraente...".
Altri dichiarazioni su Simenon le abbiamo raccolte e pubblicate nel post Hanno detto di Simenon

giovedì 28 agosto 2014

"SIMENON SOUVENIR" - TANTI PERSONAGGI UN SOLO PROTAGONISTA

Bernard Buffet -  Homme nu dans chambre -1948
Il Simenon dei romanzi. Lo scrittore che, libero da vincoli di commissione e di generi, scriveva in libertà, in preda ai suoi état de roman. Il romanziere che prefereriva la gente comune come protagonista delle sue storie. Le persone più semplici lo attraevano e assurgevano a personaggi catalizzatori nelle vicende da lui narrate.
Su questo suo tratto distintivo sono stati versati fiumi d'inchiostro e formulate teorie le più diverse.
Quello che nessuno, o quasi, contesta, è la forte influenza che ebbero gli anni dell'adolescenza e prima ancora quella dell'infanzia. Già perchè i Simenon di Liegi, nel '900 erano se non proprio dei poveri, ma comunque una famiglia che sbarcava il lunario, con molte rinunce e parecchie ristrettezze. E mentre questo era una fonte di ineusaribile frustrazione per la madre Henriette, che proveniva dalla buona borghesia, non lo era per il padre. Desiré Simenon, impiegato semplice di una società di assicurazioni, era invece il tipo che si accontentava del proprio stato, non voleva più di quello che possedeva ed era del tutto estraneo all'istinto dell'ambizione.
Simenon era interessato dalla gente che vive assillata dai problemi quotidiani e dalle passioni comuni. Quella, a suo avviso, era le più genuina e spontanea, per quanto sempre influenzata dai condizionamenti culturali e sociali e anche abbastanza lontana da quell'ideale personaggio de "l'uomo nudo" che Simenon ha sempre rincorso nei suoi romanzi e di cui ci occuperemo in seguito.
Ma come li definiva Simenon i suoi personaggi?
"...i miei personaggi sono veri e hanno una loro propria logica nei confronti della quale la mia logica non può nulla..."(Le Romancier - 1945). E questa sarebbe la conseguenza dell'ètat de roman e del "mettersi nella pelle dell'altro", per cui la propria volontà viene annullata e la storia e il destino del personaggio va avanti fino alla conclusione aldilà delle volontà e desideri dell'autore. 
"... i miei personaggi hanno tutti una professione, hanno delle caratteristiche; se ne conosce l'età la situazione familiare e tutto il resto. E io tento di rendere ciascuno di questi personaggi pesante come una statua e fratello di tutti gli uomini della terra..." (intervista a Carver Collins - 1956). Ogni lettore avrebbe dovuto quindi indentificarsi nel protagonista, sia per la sua forza d'attrazione, ma anche per una certa contiguità di problemi, stili di vita, mentalità e destino.
Ma sappiamo che quello che cercava presentarci Simenon nei suoi romanzi era quello che lui stesso aveva definito l'uomo nudo... un'idea. Un uomo spoglio di tutte le sovrastrutture sociali, religiose e di ogni condizionamento ideologico, che rispondesse solo agli stimoli naturali ed esprimesse quindi solo sentimenti e pulsioni umane. E' chiaro che si trattava di una tensione, che un individuo così "asettico" non esisteva e il suo era solo il tentativo di mettere più a nudo possibile l'uomo, inserendolo in situazioni limite rappresentate dal "passaggio della linea" e dal seguire il proprio destino fino alle estreme conseguenze.
"...io mi rapporto all'uomo, all'uomo tutto nudo, all'uomo che é solo faccia a faccia con il suo destino, cosa che considero l'apice del romanzo..."(Le Romancier - 1945).

mercoledì 27 agosto 2014

"SIMENON SOUVENIR" - LEZIONE DI CRIMINOLOGIA E VITTIMOLOGIA

"... in criminologia  - io ricevo tutte le riviste di criminologia del mondo come m
embro della Società Internazionale di Criminologia - si contempla che non esistono solamente i colpevoli propriamente detti, ma anche le vittime che sono spesso colpevoli. Questa dottrina si chiama vittimologia e in America è divenuta una scienza umana molto esatta...."
Oggi vi proponiamo una sorta di lezione di criminologia. In cattedra Georges Simenon. Occasione: una delle conversazioni con Francis Lacassin alla fine degli anni '60. E' un'occasione per sentire cosa lo scrittore pensa in fatto di criminali e vittime, ma è anche un modo per capire meglio della sua idea di società e di cosa e perchè scriveva sia sui Maigret che sui romanzi.
Vale la pena. Ascoltiamo quello che dice.
"...prendiamo il caso di un omicidio molto frequente in America: di solito è un Nero che uccide sua moglie. E' molto frequente ad Harlem. Bene, un Nero torna a casa, ubriaco; è normale essere ubriachi in un posto come Harlem, se voi ci siete stati, avrete visto che razza di posto sia. Dunque, torna a casa, i ragazzini strillano o si picchiano sulla strada, la moglie lo rimprovera, lui gli rifila una sberla. Allora lei gli dice: Certo, se potessi ammazzarmi lo faresti volentieri, ti sbarazzeresti di me, bene, se sei un uomo, tieni! - E gli porge un coltello da cucina - Allora dimostra se sei un uomo! E il Nero la uccide.
E' un dramma non quotidiano, ma che si verifica almeno un paio di volte al mese. E allora chi è più colpevole l'uomo o la donna? Innanzitutto è la società che ha fatto sì che Harlem sorga accanto a Manhattan, così vicino a quei grandi hotel di lusso. E' la società che ha fatto dei Negri in America, come dico spesso, degli essere costantemente umiliati. Sono umiliati a tutte le ore del giorno e della notte, dal momento in cui escono da Harlem e anche dentro Harlem se dei poliziotti bianchi si azzardano ad entrare. Ma d'altronde non ne mandano nemmeno più, li hanno rimpiazzati come dei poliziotti negri, quelli bianchi hanno paura ad entrarvi. E allora perchè stupirsi quando dei Neri uccidono dei Bianchi? Sono i Bianchi che hanno umiliato i Neri e non il contrario...".
Un Simenon così anti-razzista ve lo aspettavate?
Noi si. Simenon è sempre molto attento alle dinamiche sociali e individua subito le caratteristiche ambientali, i condizionamenti culturali, le influenze storiche. Scava e arriva al nocciolo della questione. E poi, con quel suo continuo mettersi nei panni dei più deboli e dei più disgraziati, non poteva sfuggirgli una situazione drammatica come quella dei negri americani.
Ma è un esempio. Quanti dei suoi protagonisti, piccoli uomini, inoffensivi, che sopportano sopprusi in silenzio, che si lasciano tiranneggiare a lungo senza reagire, ad un certo punto esplodono? Allora si rivoltano contro tutto e tutti e in pochi istanti rubano, uccidono, delinquono, vanno contro tutte le regole e le leggi della società del loro ambiente e s'infilano un cunicolo senza via di fuga, in una spirale che li porterà in situazioni tragiche e non di rado alla morte. E' il famoso passaggio della linea. Di qua il benessere, il consenso sociale, una vita rispettabile. Di là l'isolamento, la riprovazione di tutti, la fuga, un destino senza futuro. Ma quante volte questo colpevole è invece una vittima della società? Lo sa bene Simenon e di conseguenza lo sa bene Maigret che, per quanto può e quando può, incarna il "riparatore dei destini".
Fine della lezione.