martedì 7 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. SIGNORE E SIGNORI, ECCO A VOI... IL COMMISSARIO "GRASSET"!

Il commissario Grasset
Esiste un metodo, una formula, una prova del nove per quantificare il successo? Sì, come ben sanno i politici, ai quali si può imputare ogni nefandezza ma non l'incapacità di fiutare ciò che da popolarità: un'imitazione e/o parodia è il segno tangibile del successo. Quando nel 1965 la Rai iniziò a trasmettere i telefilm, o gli sceneggiati come venivano chiamati, del commissario Maigret - interpretati da Gino Cervi - poteva un settimanale popolare, talmente popolare da vendere centinaia di migliaia di copie ogni settimana, sottrarsi a farne l'imitazione-parodia? No! Il successo della serie tv era tale - oggi nemmeno le partite della nazionale ai mondiali eguagliano i milioni di telespettatori del Maigret/Cervi - che avrebbe assicurato un sicuro riscontro di pubblico. Questo settimanale era Il Monello (chiamato "Monello Jet" in quel periodo) iniziò  a pubblicare - con il numero 19 del 18 maggio 1965 - una parodia comico-avventurosa del commissario Maigret qui chiamato, certo non con un gran sforzo di fantasia, "Commissario Grasset". Nelle sue avventure - 9 tavole, autoconclusive - il nostro commissario, pacioso e bon vivant, con l'immancabile pipa in bocca risolveva piccoli casi dal taglio umoristico. Grasset, sia nel testo, ad aopera di vari scrittori quali, Saccarello, Mancuso e Grecchi, che nel disegno è tratteggiato su una fisionomia riconducibile al Maigret interpretato da Cervi, indice di una lettura non superficiale anche dei romanzi. Il fumetto si concede una disgressione sulla figura della moglie la "Signora Grasset" qui è molto più attiva, dinamica e loquace di M.me Maigret e con una silhouette più "robusta".  Forse pagando pegno allo stereotipo della donna nel fumetto, almeno all'epoca, che voleva  fidanzate e amanti belle e longilinee e le mogli robuste e in più prevaricanti. Nei casi polizieschi disegnati venivano - di volta in volta - coinvolti personaggi dello sport e dello spettacolo, allora popolari, quali i Beatles, Brigitte Bardot - protagonista dell'avventura che pubblichiamo - e anche molti italiani, cantanti e attori, come ad esempio Ciccio e Franco. Pregevole realizzazione dovuta nei disegni al quel talento che era Ferdinado Corbella, capace di passare per tutti i generi. In Grasset mescolava, con notevole anticipo su tempi, vignette al tratto e vignette a colori a tempera nelle sequenze con i protagonisti reali donando un taglio più realistico alle tavole, capaci così di catturare anche il lettore meno avvezzo al liguaggio del fumetto. Oggi il personaggio è un po' dimenticato ma all'epoca godette sicuramente un buon seguito visto che venne pubblicato, a settimane alterne, per un totale di 30 avventure fino al numero 24 del 14 giugno 1966. Ebbe anche l'onore di parecchie copertine.  Cosa simpatica sarebbe farne un albo raccolta e/o riprenderlo in nuove e attualizzate avventure.

Giancarlo Malagutti

lunedì 6 ottobre 2014

SIMENON SIMENON...MA ALFRED E GEORGES CI RACCONTANO LA STESSA STORIA?


Ieri su uno dei blog de La Repubblica, viene riportata la famosa e ormai po' trita storiella di Alfred Hitchcock che avrebbe telefonato a Simenon, dal momento che aveva in mente di trarre un film da un suo romanzo. Al telefono la segretaria gli risponde che non sarà possibile passarglielo perchè il romanziere sta scrivendo e non può essere disturbato. Imperturbabile Hitchcock risponde che aspetterà al telefono dal momento che già sa che l'attesa sarà breve.
Ancora una storiella che ha trovato il suo successo nel fatto che mette a nudo particolari caratteristiche di due uomini eccezionali: la rapidità di scrittura di Simenon e l'imperturbabilità di Hitchcock anche nei confronti delle cose più terrificanti o noiose.
Ma se andiamo ad esaminare la vita e l'opera dei due, i punti di contatto non sono poi così rari, anzi... Facciamo allora una rapida e sommaria carrellata.
Intanto stiamo parlando di due contemporanei, Simenon nasce quattro anni dopo Hitchcock, il regista muore sei anni prima dello scrittore. Come il belga di Liegi, Simenon, avrà successo in Francia, sir Alfred nasce ed inizia a lavorare a Londra, ma poi si trasferirà negli Stati Uniti dove esploderà la sua carriera e la sua popolarità. Entrambe persero il padre molto presto, Hitchcock a 15 anni, Simenon a 17. Ma aldilà delle coincidenze biografiche, un aspetto importante che li contraddistingue entrambe è la capacità di realizzare delle opere che sono stimate dalla critica (anche se con un certo ritardo per entrambe), ma che godono di un notevole successo presso il grande pubblico. E mentre nel '29 Hitchcock (a trent'anni) arrivava alla piena popolarità con Blackmail, nel '31 Simenon (a ventott'anni anni) otteneva il suo primo grande successo con la serie dei Maigret.
Un'altra costante importante nei film e nei romanzi dei due è il caso. E' comune ai due la narrazione di storie dove una vita tranquilla viene sconvolta da un elemento accidentale, elemento che possiamo chiamare caso implacabile oppure destino ineluttabile, ma che indefinitiva sono la stessa cosa.
Ed nfatti entrambe scrivevano storie non certo consolatorie, ed entrambe si rivolgevano all'uomo comune, spettatore o lettore che fosse, e il personaggio della vicenda era anche lui un uomo comune. Analogo processo di identificazione, quindi, sia nei film di Hitchcock che nei romanzi di Simenon.
E ancora, il sottilissimo confine che separa in Hitchcock il bene dal male, la normalità dalla follia, è in qualche modo l'altra faccia della medaglia della convinzione simenoniana per cui "occorre comprendere piuttosto che giudicare". Insomma per tutti e due quello che appare non è quasi mai la verità e dietro agli individui si nascondono storie e avvenimenti che vanno conosciuti e soprattutto compresi.
Di conseguenza anche l'analisi psicologica dell'uomo (e quindi anche dei personaggi delle loro opere) è un'altro interesse forte che lega i due. Patologica o normale, la psiche umana è quindi uno degli elementi primari sia del regista sia del romanziere, attorno alla quale si sviluppa una parte fondamentale delle rispettive opere.
In ultimo, sia pur nella loro differenza, la capacità e del regista e dello scrittore di creare un'atmosfera assolutamente originale, che non è solo uno sfondo della vicenda, ma un elemento sinergico con la storia. Stiamo parlando di quelle atmosfere che rendono immediatamente ricoconoscibile un film di Hichcock e un romanzo di Simenon, due pilastri della narrazione del '900, che ancora oggi sono punti di riferimento imprescindibili.

sabato 4 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. PERCHE' FINI' L'ISPIRAZIONE? LA VERSIONE DI MURIELLE


Siamo particolarmente contenti di poter offrire ai nostri lettori questa analisi sugli ultimi anni della vita di Simenon e sul motivo della sua decisione di smettere di scrivere. E' un periodo cruciale della vita del romanziere che getta una luce sulla sua vita e sulla sua opera. E l'analisi di Murielle Wenger è particolarmente interessante, documentata e profonda. Un'analisi che non s'improvvisa e che dimostra lo spessore di Murielle, come conoscitrice e studiosa di Maigret e di Simenon... di lungo corso. (m.t.)


Qualsiasi lettore pratico della saga maigrettiana  non può provare un certo stupore, direi un certo malessere, quando s'immerge nella lettura di Maigret et l'homme tout seul (1971). In effetti questo romanzo è costruito in modo singolare e diverso dagli altri della serie, al punto che il lettore vi ritrova con difficoltà i punti di riferimento abituali: innanzitutto questo utilizzo che l'autore fà delle date, con una specifica citazione del fatto che l'indagine si svolga nel 1965; estremamente rari sono i romanzi di Maigret in cui Simenon cita le date: si possono fare gli esempi di Monsieur Gallet, décédé (ambientato nel 1930) e La première enquête de Maigret (ambientato nel 1913). Si noterà che questo riferimento cronologico in questo caso fà risalire l'indagine al 1945 e permette all'autore di tornare su una vicenda che, fino a quel momento, non era stata chiarita nella serie (siamo al terzultimo titolo della serie Maigret - n.d.t). Stiamo parlando dell'allontamento di Maigret a Luçon (vedi La maison du juge), e quasi si può ravvisare una sorta di parallelo tra l'allontamento del commissario dal suo abituale luogo di lavoro e "l'esilio" vissuto dall'autore nel brutto periodo dopo la guerra...
Ma quello che è più strano in questo romanzo è il numero dei piccoli dettagli, dei "difetti di costruzione",  si potrebbe dire anche le incongruenze e la poca verosimiglianza che sono state rilevate da Andé Vanoncini nel suo libro Simenon et l'affaire Maigret. Si possono citare due elementi che permettono di risolvere l'intrigo  e far avanzare l'inchiesta, ma che sembrano un po' "tirati per i capelli": il primo lo troviamo nel terzo capitolo quando Maigret si reca al Cyrano per interrogare un garzone del caffé a proposito di Nina e Vivien; l'autore allora fà spuntare un personaggio, che ci dice " ha sentito la conversazione" e come per caso si ricorda della coppia che ha incontrato vent'anni prima; Il secondo si trova alla fine del quarto capitolo: fino a quel momento l'indagine sembra impantanata, Maigret pare non saper più da che parte dirigere le sue ricerche e in quel momento riceve una misteriosa telefonata anonima di cui non ci verrà mai svelata la provenienza. In nessuna parte del romanzo si fa riferimento al suo contenuto e al lettore rimane la curiosità... (va notato, ad esempio, che nell'adattamento televisivo di questo romanzo  della serie con Jean Richard, lo sceneggiatore sceglie di far vedere che la telefonata è fatta da M.me Vivien stessa)... Ed ecco Maigret che, sulla base di una semplice telefonata, si lancia sulla pista di Mahossier, decidendo anche, in spregio a qualsiasi verosimiglianza, di prendere subito l'aereo per La Baule per poter interrogare l'uomo, che si rivelerà davvero il colpevole...
Si ha l'impressione che l'autore diverse volte sia rimasto in panne con l'ispirazione, che gli non abbia saputo condurre la trama  in modo realistico, come abitualmente faceva negli altri Maigret, dove i coups de théâtre sono in verità piuttosto rari e l'inchiesta sembra sempre filare liscia, e invece abbia dovuto ricorrere a trucchi grossolani, tirando fuori dal cappello da illusionista sia un testimone che una telefonata anonima, entrambe provvidenziali...
Più che l'intrigo, il lettore rivolge alora la propria attenzione alla data di scrittura, pensando di trovarvi qualche indizio che gli permetta di capire cosa è successo.  E così si scopre che questo Maigret è stato scritto nel febbraio del 1971, cioè due mesi dopo la morte di Henriette Simenon, la madre di Georges. E ci torna in mente quello che ha scritto Pierre Assouline a proposito della relazione tra romanziere e la madre, la sua continua domanda di riconoscenza. Assouline spiega in sostanza che è come se Simenon abbia cercato tutta la vita di provare a sua madre che lui era qualcuno e il biografo sottolinea questa strana coincidenza, Simenon smette di scrivere dopo poco la morte della madre, come se d'allora in poi non fosse più necessario provarlo a chicchessìa...
E si può dire che sia (quasi) vero: Henriette muore nel dicembre del 1970; Simenon scriverà ancora tre Maigret e due romans dur (La cage de Verre et Les innocents) che raccontano entrambe una storia di solitudine , quella di un uomo isolato dagli altri, la cui solitudine gli impedisce di allacciare rapporti con coloro che lo circondano, anche con i più vicini... Due storie di uomini soli, in qualche modo... E si capisce meglio allora questo Maigret et L'homme tout seul, dal titolo chiaramente evocatoroio, il primo testo redatto dallo scrittore dopo la morte della madre...
E  si  ha l'impressione che l'autore abbia perso i suoi riferimenti, che non sappia più come costruire un intrigo verosimile, come fare per dimostrare come sia un buon romanziere, che esercita il suo mestiere con arte e talento... Certamente ci riprova, scrive ancora tra i due romans durs suddetti Maigret et l'indicateur un buon romanzo della serie; ma è l'ultima debole fiammata del fuoco d'artificio: il suo utlimo romanzo sarà Maigret et Monsieur Charles nel quale si percepiscono, sottotraccia, alcuni indizi che fanno sospettare come l'autore, sia pur ancora del tutto inconscio, sia arrivato alla fine della sua serie. E quando Simenon tenta di attaccare un nuovo roman dur arriva la panne definitiva: appunta sulla busta gialla, dei nomi, alcune informazioni, ma l'ispirazione non c'è più: perché scrivere ancora se non c'è più nulla da provare? 
Ma siccome sente lo stesso il bisogno di esprimersi, si mette a dettare pensier su tutto e su niente, su di lui e sugli altri e occorrerrà il tragico suicidio della figlia perchè riprenda la penna  e tenti, in Mèmoires intimes di capirsi e di comprendere quello che è successo. E comunque...  si può non notare che in Mèmoires intimes la morte della madre non è mai citata? Certo questoa biografia è stata scritta in funzione degli avvenimenti legati ai figli del romanziere, ma nonostante ciò l'anno 1970 non è ricordato con tutto quello che lo concerne e si passa direttamente dall'allusione alla redazione de La disparition d'Odile (conclusa il 4 ottobre) al ricordo del Natale. Nel frattempo ci sarebbe stato, in novembre, l'entrata della madre in ospedale e la sua morte all'inizio di dicembre. Ma nessuna traccia dell'avvenimento nelle Mémoires... Forse, dopo tutto, Georges credeva di aver regolato i conti, sei anni prima, dettando la toccante Lettre à ma mère...

Murielle Wenger

venerdì 3 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. ECCO DOVE TROVARE "GEORGES SIMENON, LE PATRON"

Grazie ad una segnalazione della nostra collaboratrice, sempre informatissima,  Murielle Wenger, oggi siamo in grado di indicarvi dove poter acquistare "Georges Simenon - Le Patron" il libro scritto da Pierre Assouline, che è stato recentemente messo in edicola in Francia dal quotidiano Le Monde (collana Hors-Série) di cui abbiamo vi abbiamo riferito qui su proprio su Simenon-Simenon qualche giorno fa'.
Quindi tutti coloro che non si spaventano a leggere in francese possono andare ad acquistarlo su questa pagina:
http://boutique.lemonde.fr/le-monde-hors-serie-georges-simenon.html

SIMENON SIMENON. MAIGRET E LA VISITA INASPETTATA

Questa volta Paolo Secondini ci presenta una delle sue short-stories, che sono quasi un quadro, un'istantanea che replica tante scene che abbiamo nella nostra memoria collettiva e che ci tornano vivide e chiare quando pensiamo al commissario simenoniano.
Oggi si tratta di un incontro. 
Maigret pensionato fa' la siesta. Location: il giardino della casa di Meung-sur-Loire. La signora Maigret introduce un ospite inaspettato...
• Ricordiamo a tutti i nostri appassionati lettori che ognuno può inviare una breve racconto che riguardi Maigret o alla Simenon (auguri!), all'indirizzo simenon.simenon@temateam.com
Buona Lettura.


 Oh, ispettore Lucas!» esclamò la signora Maigret aprendo la porta della piccola casa di Meung-sur-Loire. «Che piacere rivederla dopo tanto tempo. Ma prego, si accomodi
«Grazie! Spero di non disturbare. Passavo da queste parti e ho pensato di fare una visita al capo.»

La signora Maigret sorrise cordialmente.

«Al suo ex capo, vorrà dire… Da quando è in pensione non fa che poltrire tutto il giorno, come in questo momento. È in giardino, sicuramente sulla sedia a sdraio, il cappello di paglia sugli occhi… Credo che la sua visita lo scuoterà dal torpore nel quale è caduto. Ma venga, Lucas, andiamo a svegliarlo.»

Attraversarono il corridoio, poi l’ampia cucina, accogliente più di un salotto, e furono infine sul retro della casa.

«Eccolo là,» esclamò la signora Maigret. «Che le dicevo?»

E indicò suo marito il quale, in effetti, dormiva sulla sedia a sdraio, all’ombra di un ciliegio, le mani intrecciate sull’addome, il cappello sul viso.

Si avvicinarono.

«Maigret?... Indovina chi è venuto a trovarti?... Mi senti?... C’è una visita per te… Su, sveglia, dormiglione!»

«Chiunque esso sia, ti autorizzo a dirgli che non ci sono,» borbottò Maigret da sotto il cappello.

«Prova almeno a vedere di chi si tratta. Poi mi dirai se è il caso di riceverlo o no. È qui con me.»

Lentamente l’ex commissario si tolse il cappello dal viso. Guardò, gli occhi assonnati, il nuovo arrivato.

«Lucas!... Lucas!... Sei proprio tu?» esclamò raggiante di gioia. «Caro, vecchio Lucas!... Ti trovo bene, sai?»

«Anche voi, capo, state magnificamente. Si vede che l’aria di Meung-sur-Loire vi giova moltissimo.»

Maigret si rivolse a sua moglie:

«Louise, ti prego, porta qualcosa di fresco da bere… Quel vinello bianco della nostra vigna.»

«Ma certo, subito!»

«Caro, vecchio Lucas!» disse ancora Maigret, per il quale la visita dell’ispettore era senz’altro una bella sorpresa. «Che si dice a Parigi?... E i miei ragazzi?... Lapointe, Janvier, Torrence… Che fanno?... Eh, sempre impegnati, immagino! Sempre attivi, in gamba… Sempre dietro a qualche furfante da pedinare o da arrestare. Non è così?»

Lucas si schiarì leggermente la voce.

«Sentono molto la vostra mancanza, capo, come del resto la sento io. E parecchio, anche! Il Quai des Orfèvres non è più lo stesso da quando siete in pensione. È decisamente cambiato. Diversa atmosfera, altre facce, altri rapporti col nuovo commissario. Un pignolo che non vi dico!… Tutto sembra avere un aspetto insolito, strano, al quale, credetemi, è difficile abituarsi.» Emise un sospiro. «Eh, capo! Quando eravate in servizio voi, il Quai era quasi una casa per noialtri, perfino accogliente. E tutti, si può dire, formavamo una sola, grande famiglia. Le cose sono profondamente cambiate, sì. Non è più come un tempo,» ribadì crollando la testa. «No davvero!... Ci mancate, capo; ci mancate molto, anzi moltissimo. Specialmente quando…»

S’interruppe, come se un nodo alla gola gli precludesse di continuare.

Maigret reclinò la testa sul petto, strinse le mascelle, e a stento riuscì a trattenere una lacrima. Non aveva mai pianto al cospetto di un suo ispettore ma, in quel momento… sentiva una gran voglia di farlo.



Paolo Secondini

mercoledì 1 ottobre 2014

SIMENON SIMENON... LE ULTIME "PIPATE" DI MAIGRET ?


Dovrebbe mancare una settimana, massimo dieci giorni. L'uscità è infatti attesa da mesi, come ben sanno tutti i maigrettofili. Stiamo parlando de La pipa di Maigret (120 pp.) che, a dar retta alle voci sui programmi delle uscite Adelphi, dovrebbe essere in libreria nella prima decina di ottobre al prezzo di dieci euro circa. E', ancora una volta, una raccolta in cui si troveranno tre racconti: 
• La pipa di Maigret 
• La testimonianza del chierichetto 
• Maigret e l'ispettore Malgracieux.
Si tratterà con ogni probabilità della penultima raccolta di inediti, pubblicata da Adelphi (chissà quanto dovremo penare per l'ultima...) che chiuderà così tutto il ciclo del commissario simenoniano sia per i romanzi che per i racconti.
Per ora il titolo non è stato ancora inserito tra le anteprime Adelphi, nè sulle piattaforme di vendita on-line più diffuse (noi l'abbiamo trovato solo su Alphalibri), ma sarà questione di giorni.
Il primo racconto tratta di un'idagine che  inizia male. Dopo aver ascoltato M.me Leroy e suo figlio, su una strana storia di un'effrazione della loro casa, che però non ha comportato nessun furto, il commissario si accorge che gli è stata rubata una pipa tra quelle che erano lì sulla sua scrivania... Da chi?... Perché?
Nel secondo racconto un chierichetto di una cittadina di provincia rivela alla polizia un omicidio che però di primo acchitto sembra non essere avvenuto... 
A Maigret  tutto ciò ricorda quando lui stesso era piccolo e serviva messa, ma questo non lo distoglie certo dal cercare di capire se il ragazzo menta o dica la verità...
Nel terzo, Maigret, che è a Parigi a trovare il nipote poliziotto, assiste ad un allarme sul tabellone luminoso di Paris-Secours. Qualcuno ha infranto il vetro di una colonnina di soccorso, dato l'allarme all'incrocio tra rue Caulaincourt e rue Lamack... Poi si sente una sparo e un'imprecazione, proprio come era successo sei mesi prima. Maigret si precipita sul posto....