lunedì 27 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. UNA PERIFERIA DI OTTANTANT'ANNI FA' CHE PIACE ANCORA


Faubourg. Periferia, traducendolo in italiano. Un'ambiente, ma anche una regione dell'anima. Come i sobborghi sembrano lontani dal centro pulsante di una città, così appaiono il luoghi e le persone che abbiamo allontanato dal cuore della nostra vita.
Sembra. Perchè in realtà le persone vanno e vengono dal centro alla periferia, ma anche le situazioni e gli eventi si ripetono e a volte ritornano, più o meno inaspettatamente nelle pieghe della vita.
Stiamo parlando  di un tema caro a Simenon e in particolare di un romanzo, Faubourg, finito di scrivere proprio nell'ottobre di ottanta anni fa'. E' un romanzo di grande attrazione dove la figura principale, De Ritter, un avventuriero di piccolo cabotaggio, non troppo furfante per essere un malvivente, ma troppo furbetto per essere una persona perbene, è il simbolo di certi personaggi simenoniani, borderline, non cattivi, ma predisposti alla cattiva sorte, ingenui e presuntuosi, millantatori e meschini, compagnoni ma in realtà soli.
De Ritter aveva abbandonato quella provincia, percepita come un'asfittica periferia dell'anima ed era approdato ad un esistenza nient'affatto cosmopolita, ma tutt'al più apolide, caratterizzata da truffe, piccoli imbrogli, velleità di facili successi regolarmente abortite, con fughe e sostamenti altrettanto rpentini quanto frequenti. L'ideae era forse quella di far fortuna e tornare in quella periferia per dimostrare quello di cui era stato capace.
Ma così in effetti non è. Quando De Ritter con la sua compagana Lea, un'ex prostituta, scendono dal treno alla stazione della sua cittadina, lui non è davvero nessuno e la baldanza e le arie che lo circondano non hanno motivo di essere.
Ben deciso a rimanere in disparte e a spiare personaggi, ambienti e farsi un'idea di cosa è diventata la sua cittadina, De Ritter sulle prime rimane quasi nascosto, nell'ombra, ma poi piano piano non resiste all'attrazione di farsi vedere in giro e di farsi riconsocere. Ma perchè?
La stessa domanda bisognerebbe porsela in merito ai motivi che l'hanno spinto a ritornare. Evidentemente è una spinta interna cui uno come De Ritter non riesce a resistere. Probabilmente è più forte di lui e delle intenzioni più o meno razionali con cui parte. E, come René, uomo d'affari in attesa di ricevere dei soldi dai propri soci, inizia chiedere soldi a delle vecchie conoscenze, mentre Lea ricomincia ad esercitare la sua antica professione, per guadagnare quello che consente ai due di sopravvivere. Ma la cose non vanno come René-De Ritter vorrebbe. Il credito di cui gode in città si esaurisce ben presto, Lea allaccia una relazione con il propietario dell'albergo din cui alloggiano. La moglie dell'albergatore si dice pronta a pagare il nostro protagonista pur di allontanare Lea.
De Ritter prende i soldi e scappa. Anzi scappano insieme, lui e Lea, si  stabiliscono in un altro punto della città e ricominiciano i loro traffici. I passi successivi di De Ritter saranno quello di andare dalla madre, portandole costosi regali, per farle credere di esser diventato ricco e poi quello di riallacciare i rapporti con una sua vecchia fiamma, Marthe, che poi, in pieno accordo con Lea sposa solo per interesse. Ma in realtà Lea non prende così bene la cosa o perlomeno si consola in un gratificante rapporto con un giovane redattore.
Quando De Ritter lo scopre, si comporta da quel provinciale, gretto ed egoista che evidentemente è, e non da quell'uomo di mondo, evoluto e cosmopolita che cerca di far credere agli altri. Preda della più vecchia, banale e cieca passione, la gelosia, uccide il giovane amante di Lea e decreta così lo sgretolamento di quel castello di carte che era riuscito fin ad allora a tenere in piedi.
Simenon teneva molto a questo roman-dur, al punto di fare a Gallimard una rischiesta per lui insolita.: spendere dei soldi in messaggio radiofonici per fare pubblicità a Faubourg. Il vecchio Gaston non lo prese in considerazione, ma comunque l'episodio dimostra quanto Simenon ci contasse.
E non aveva torto perchè ancor oggi, ad ottant'anni passati dalla sua stesura, Faubourg riscuote ancora l'interesse degli appasionati e l'attenzione dei critici.

domenica 26 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET, UN COMMISSARIO SPECIALE CHE NON AGGIUSTA SOLO I DESTINI...


Ancora uno studio-analisi che la nostra Murielle ci propone stavolta sulle motivazioni che spingono Maigret a scoprire il colpevole, e soprattutto sulle sue remore nel momento di consegnarlo alla giustizia. Quello che è stato chiamato "l'accomodatore dei destini" è qui analizzato nella fase in cui, finita l'indagine, il commissario deve consegnare il colpevole alla giustizia. E qui si palesano tutte le perplessità che lo stesso Simenon nutriva nei confronti del sistema giudiziario e che si riflette nella mentalità e nel comportamento del suo personaggio. E il saggio di Murielle analizza a fondo questa tematica, affondando le sue affermazioni, tra le righe dei romanzi di Maigret, fornendo un ricco panorama di esempi che ci fà capire molte cose... (m.t.)    


Il ruolo di Maigret, in quanto poliziotto, è prima di tutto quello di un investigatore, alla ricerca della verità. Ma il suo lavoro deve concludersi, spesso contro la sua volontà, con l'arresto di un colpevole e soprattutto con la condanna di quest'ultimo da parte della giustizia degli uomini. Si sa, è proprio questo che costituisce per lui il lato più sgradevole del suo compito ed è per questo che non è raro trovare nella sua serie dei casi in cui tenta di cambiare la situazione affinchè questo ultimo atto, quello della condanna, non abbia luogo. E, quando non ci riesce, lo vediamo molto a disagio nel dover consegnare il colpevole alla giustizia.
Per convincerci quanto Maigret non ami il ruolo di colui che consegna i colpevoli, basta scorrere i suoi romanzi e rilevare nelle ultime pagine di ciascuno, quello che avviene ai presunti colpevoli. Ed è quello che ho fatto. Ecco quali sono i risultati della mia analisi. 
Dal principio notiamo che, contrariamente a quello che si ci potrebbe aspettare da una serie poliziesca (ma i Maigret sono solamente un serie poliziesca? Non è improprio porsi questa domanda e probabilmente non lo è nemmeno rispondersi negativamente...), non tutti i romanzi della serie sono costruiti sullo stesso schema (crimine, inchiesta, scoperta del colpevole e confessione di questo): non soltanto sono dei romanzi dove il crimine non si verifica all'inizio della narrazione (per esempio "Les scrupules de Maigret" o "Maigret hésite"), ma ce ne sono alcuni dove non c'è affatto un omicidio (come "Maigret chez le ministre"),o altri in cui l'omicidio si rivela essere un suicidio (come
"Monsieur Gallet décédé", "Maigret chez les vieillards") cioè il contrario delle famose regole dettate a suo tempo da Van Dine.
Consideriamo ora i romanzi dove viene commesso un crimine, in cui Maigret ha condotto la propria indagine e in cui ha scoperto il colpevole. Cosa succede adesso? Nella maggior parte dei casi Maigret dovrebbe consegnare il colpevole alla giustizia, ma questo non accade così normalmente con il nostro commissario. Facciamo qualche passo indietro.
Prima di tutto sottolineiamo che in parecchi romanzi Maigret - e l'autore insieme a lui... -  trovano un modo per evitare la condanna al colpevole;  ci sono quelli in cui il responsabile di un omicidio scappa alla gustizia perchè viene ucciso a sua volta: così succede per esempio a Oscar Bonvoisin in Maigret au Picratt's, o al Grand Marcel ne La folle de Maigret. Poi ci sono quelli in cui il colpevole si fa giustizia da solo... suicidandosi: vedi Any in Un crime en Hollande, Jean-Charles Gaillard ne La colère de Maigret o Ernest Grandmaison ne Le port des brumes. E non dimentichiamo Pietr alias Hans Johannson (Pietr le Letton), il cui suicidio è quasi offerto da Maigret stesso... Ci sono dei colpevoli che approdano ad una sorta di redenzione nella morte, come Darchambaux ne Le charretier de la Providence, la cui saprizione evita a Maigret di dover proseguire un'inchiesta su un personaggio per il quale nutre una notevole compassione. A volte Maigret non si contenta di lasciar morire o sparire il colpevole, ma evita di condurre l'inchiesta fino alla conclusione e, dopo aver ottenuto la confessione e quindi scoperta la verità alla scoperta della quale si era impegnato, lascia i colpevoli continuare la loro vita senza consegnarli alla giustzia: si possono citare i casi de Les "compagnons de l'Apocalypse", de Le pendu de Saint-Pholien, Anna Peeters (Chez les Flamands), Jaja (Liberty Bar), o Etienne Naud (L'inspecteur Cadavre). Inutile dire che in questi utimi casi i coplevoli avevano beneficiato della benevolenza del commissario fin dall'inizio dell'inchiesta...
A parte qualche caso in cui il colpevole evita la giustizia a causa della follia (ad esempio M.me Martin dans L'ombre chinoise, Hubert Vernoux dans Maigret a peur), nella maggior parte dei romanzi Maigret conduce le proprie indagini fino in fondo e consegna al giudice il colpevole o i colpevoli.
Ma se Maigret non può sottrarsi a questa parte del suo lavoro, la fà più spesso suo malgrado e non senza resistenze, nonostante egli debba compiere il suo dovere di poliziotto, portare a termine il compito cui è preposto in ossequio alla legge spesso gli costa non poco.
Ed è là, dove il personaggio prende una dimensione talmente  umana, al punto di porsi ben aldilà delle figure consuete degli investigatori che si trovano nella letteratura poliziesca. Come per esempio Hercule Poirot, che con nessuna crisi di coscienza: soddisfatto d'aver dimostrato il suo talento di detective, è senza patemi d'animo che consegna il colpevole  il quale, riconosciamolo, passa alla confessione con un fair-play tutto britannico al termine di un... muder-party...  nel frattempo che Maigret invece soffre per tutta l'inchiesta le stesse pene del sospettato e si identifica nel suo calvario, e se lo spinge alla confessione, è in qualche modo per liberarlo da sè stesso e non tanto per consegnarlo alla giustizia, alla quale il commissario stesso fà fatica a credere... 
Va notato inoltre che più si va avanti con le inchieste e più Maigret è reticente nei confronti della giustizia, dei tribunali, delle corti d'assise, più evoca i suoi dubbi nei confronti del sistema giudiziario, facedosi portavoce del suo autore...  
Dall'inizio del corpus maigrettiano, si avverte la reticenza riguardo la giustizia degli uomini: come ne La tête d'un homme, ha arrestato Radek (più con lo scopo di provare l'innocenza di Heurtin piuttosto che la colpevolezza del tchèque) ed è con un gran turbamento che assiste alla sua esecuzione.
Si trovano anche dei casi in cui Maigret apparentemente non prova nessun sentimento in realzione alla condanna: è quando ha a che fare con dei veri malviventi o dei killer spesso delle comparse, "colpevoli dell'ultimo minuto" nella narrazione, che si rivelano essere gli assassini di un omicidio su commissione come Pepito Moretto in Pietr le Letton, Guido Ferrari ne La nuit du carrefour ou Justin le Toulonnais in Signé Picpus, sacrificando la tradizione, evoca seccamente la condanna in qualche riga alla fine del romanzo.
Altre volte Maigret consegna un colpevole alla giustizia, avendo il senso di aver compiuto il proprio dovere: sono i casi in cui il colpevole ha commesso un crimine sordido, spesso per interesse e in cui, questa volta, è la vittima o un presunto colpevole che si rivela innnocente e che hanno goduto la simpatia del commissario, si può citare per esempio il Dr Michoux ne Le chien jaune, Ramuel ne Les caves du Majestic, Dandurand in Cécile est morte, Valentine Besson in Maigret et la vieille dame, Mme Serre in Maigret et la Grande Perche, Roger Prou e Renée Planchon in Maigret et le client du samedi
Ma nella gran parte dei casi in cui Maigret è andato fino in fondo con le sue indagini, l'ha fatto per lo meno con non poca esitazione, con una certa dose di scrupoli e con la speranza, talvolta, che il colpevole non sia condannato. Si potrà citare James ne La guinguette à deux sous in cui il commissario, dopo aver ascoltato la patetica confessione del colpevole, prende letteralmente un fugone per raggiungere la consolatoria M.me Maigret in Alsazia.
Oppure il Dr. Bellamy dans Les vacances de Maigret, in cui il poliziotto si sostituisce, in qualche modo, facendo il guardiano della donna amata e adorata dal copevole; e ancora più eclatanti sono i casi di Julien Foucrier in Maigret en meublé che Maigret arresta "perchè era per il suo bene" secondo le sue stesse parole; di John T. Arnold in Maigret voyage, sulla spalle del quale, dopo la confessione, il commissario posa una mano colma d'empatia; di François Mélan in Maigret se défend per il quale il commissario si costituirà testimone a suo favore; di Louis Pélardeau in Maigret à Vichy, per il quale Maigret spera nell'assoluzione; o di Robert Bureau dans Maigret et le tueur,
per il quale si pone la questione, così spesso evocata dall'autore, della responsabilità.
Vittima del suo dovere di poliziotto, costretto per forza di cose a condurre le proprie inchieste fino ad un punto che, pur contrario ai propri principi morali, è reso  indispensabile dal suo ruolo giudiziario, Maigret è a volte obbligato a mostrarsi come giutiziere, ma capita spesso suo  malgrado e la sua coscienza professionale non gli impedisce di provare numerosi scrupoli, cosa che lo rende ai nostri occhi dotato d'umanità, cosa rara in di tanti altri eroi di carta...


Murielle Wenger


sabato 25 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. DESTINO MALEDETTO... DESTINO BENEDETTO...

Un'intreccio praticamente indissolubile. Stiamo parlando delle tematiche dell'opera di Simenon legate al destino, soprattutto dei romans durs, e della sua vena creativa.
Sappiamo che quella che lui chiamava état de roman era una specie di trance che s'impossessava di lui e lo portava allo sviluppo della vicenda e al percorso del protagonista che lo scrittore ha sempre sostenuto di ignorare al momento in cui si metteva seduto ad iniziare un nuovo romanzo.
"... non ho mai saputo, quando iniziavo un romanzo, come sarebbe andato a finire, mai, mai mai..."
L'affermazione così categorica è ovviamente di Simenon e rilasciata, tra le altre, in un'intervista concessa al professor Piron e al giornalista Sacré nell'82 a Losanna.
La preparazione di Simenon, si limitava agli appunti sulle foamose buste gialle. qualche cognome, qualche data, alcuni legami tra certi personaggi, il nome di qualche via... Ma la fase centrale era quella di "entrare nella pelle del protagonista". Proprio la parte che Simenon avrebbe vissuto durante gli otto/dieci giorni che gli ci volevano per terminare il suo romanzo.
"...una volta che ho il mio personaggio bene in testa, la questione che si pone è: Cosa può capitare improvvisamente a quest'uomo da obbligarlo a seguire il suo destino fino alle più estreme conseguenze? In realtà noi siamo tutti personaggi da tragedia - spiegava Simenon ai due - Noi siamo tutti dei santi e dei criminali. sono solo le circostanze che fanno sì che qualcuno diventi criminale e altri dei santi...".
Siamo nel dominio assoluto del caso. Dove un avvenimento insignificante può rovesciare la vita di un essere umano e a quel punto è il suo destino, al quale non può opporsi, e che guiderà tutte le vicende del protagonista.
E qui Simenon chiama in causa la tragedia come genere letterario facendo delle affermazioni singolari...
"...io penso che il romanzo oggi dovrebbe essere... (non dico che lo sia, ma io ho tentato di farlo, anche se credo di essere lontano dall'esserci riuscito) l'equivalente della tragedia, di quello che era la tragedia ...".
Siamo in piena tragedia greca dove c'è un universo ordinato rigorosamente e dominato da una necesità assoluta, all'interno della quale l'uomo sembre muoversi secondo schemi prestabiliti, senz'alcuna possibilità di modificare il corso degli eventi, insomma l'uomo, come la materia, soggiace alla ferrea legge naturale che regola il divenire cosmico.
Allo stesso modo Simenon s'infila nel suo protagonista che "passa la linea" suo malgrado e si ritrova trascinato in una spirale che lo porterà dalla parte peggiore della società, respinto e rifiutato da chi prima era un suo simile. Ma un maledetto declic l'ha spinto fuori dagli ordinati binari della sua vita per gettarlo nella terra di nessuno dove il suo destino è già segnato e mai in un senso positivo.

venerdì 24 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. ANCHE I ROMANS-DURS DA LEGGERE A FUMETTI

Immagine di Les Introuvalbles, versione strip di Andréas Rosemberg
(G.M.) Proseguendo nella ricerca di fumetti del Commissario Maigret ci siamo imbattutti in una piacevole e inattesa scoperta, due riduzioni - in versione striscia giornaliera - ricavate da romanzi di Georges Simenon. Che del nostro commissario esistessero molte versioni disegnate si sapeva, ma fumetti tratti dalle opere di narrativa erano ignote ai più.
La prima è tratta dal romanzo Cour d'assises pubblicato la prima volta nel 1941 e apparso in Italia con titolo Corte d'Assise, tradotto solo nel 2010. Pubblicato nella "Biblioteca Adelphi" (n° 559). La versione a fumetti fu invece realizzata dall'agenzia Opera Mundi (molto conosciuta all'epoca e che distribuiva in giro per l'Europa parecchie strips famose americane - fu pubblicato solo sul quotidiano Le Parisien, nel 1951, per un totale di 72 strips). Disegni di Francis Josse mentre, come al solito - secondo la pessima abitudine francese dell'epoca - gli sceneggiatori sono ignorati.
La seconda scoperta è ancora più interessante in quanto si tratta di una produzione molto più corposa ricavata dalla serie di romazi Les Introuvables.
Come i lettori di questo blog sanno Les Introuvables è una serie di romanzi di Georges Simenon indipendenti l'uno dagli altri rieditati in volume da Presses de la Cité, Parigi, 1980.
La versione a fumetti per i quotidiani è stata fatta meno di un anno dopo l'uscita della raccolta. I vari episodi furono pubblicati sui quotidiani, Le Parisien, l'Union, l'Est Républicain nel periodo 1981/86. Adattato in strisce da Odile Reynaud e disegnato da Andréas Rosemberg.
 Questi i titoli:
• Chair de Beaute (228 strips)
• L'inconnue (210 strips)
• Dolorosa(294 strips),
• Le roi du Pacifique (210 strips
• Nez d'argent (240 strips)
• Les pirates du Tex as (138 strips)
• La panthere borgne (210 strips). 
Di altre versioni a fumetti - semi sconosciute - tratte dalle opere di Georges Simenon parleremo in un prossimo post.

Giancarlo Malagutti

mercoledì 22 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. E' ARRIVATA UNA PIPA DA FUMARE... MOLTO LENTAMENTE

E' appena arrivato. Sta per arrivare. Se non è oggi sarà domani, al massimo... Dipende in quale zona dell'Italia siete, ma anche dalla libreria in cui siete entrati, ma possiamo dire che l'attesa è finità. La pipa di Maigret è uscito ufficialmente e, dopo la lunga attesa di circa sei mesi, gli appassionati si possono precipitare (se non l'hanno già fatto) ad acquistarlo. Il solito rituale. L'attesa (stavolta davvero lunga), gli acquisti e poi in un più di un paio di settimane, ma anche meno, l'ingresso della Pipa nelle classifiche dei libri più venduti.
Siamo al penultimo Maigret, più precisamente alla penultima raccolta dei racconti di Maigret, e, come abbiamo detto già più volte, tra i racconti rimasti c'è anche Un Natale di Maigret che essendo lungo, quasi un romanzo breve,  potrebbe essere pubblicato da solo.
Per quanto riguarda i tre titoli, vi ricordiamo che sono : La pipa di Maigret, Maigret e la testimonianza del chierichetto e Maigret e l'ispettore scontroso. 
Per la loro trama vi rimandiamo al post di una settimana fa' Si iniziano a vedere i segnali di fumo della pipa di Maigret.
Chiunque volesse acquistarlo on-line, potrà trovarlo qui.
Finalmente possiamo augurare: buona lettura a tutti.

martedì 21 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. LE SUE... MEMORIE INFINITE

I ricordi e la memoria. Uno come Simenon che ha avuto una vita intensa, che ha vissuto in due continenti, in cinque paesi, in trentatre case, che ha viaggiato in lungo e in largo per tutto il mondo, con tre mogli e compagne, quattro figli, che ha conosciuto molti uomini e moltissime donne, che ha immaginato trame, personaggi e situazioni per centinaia di romanzi, quale rapporto ha avuto con i propri ricordi e quale funzione ha avuto la memoria nella sua vita e nella sua creatività letteraria?
E' una domanda che ci siamo fatti spesso, visto il rimando non episodico che si riscontra tra la sua vita, le sue esperienze e le vicende, i protagonisti e le ambientazioni delle sue opere.
Si è spesso detto che la memoria di Simenon, funzionava come un archivio a cassetti e che, quando si metteva a scrivere, apriva i cassetti che gli servivano e tirava fuori un paesaggio, il modo di parlare di un uomo, lo sguardo di una donna, certe piogge o certi tramonti...
Ma ovviamente nessuno più del romanziere stesso ci può spiegare come funzionava questa memoria e come utilizzava i suoi ricordi. In una delle sue più famose interviste, quella televisiva con Bernard Pivot (Apostrophes - Antenne 2 - 27 novembre 1981) proprio a ridosso dell'uscita di Mémoires intimes, lo scrittore parla di questo argomento sollecitato dall'intervistatore
"...in tutti i miei romanzi non c'e n'è uno solo in cui non parlo di personaggi che non abbia conosciuto, ma tuttavia non è sempre lo stesso personaggio, qualche volta sono tre o quattro personaggi di un certo tipo, che ho riunito, ma che comunque conosco molto bene...".
Quindi non solo memoria, ma anche capacità di elaborazione nella creazione di certi suoi protagonisti, come risultato dell'integrazione di ricordi diversi, di persone differenti che non a caso danno vita a personaggi estremamente realistici, complessi, sfaccettati, ricchi di chiaro-scuri e con un notevole spessore psicologico. Capacità quindi di ricordare e rielaborare di altissimo livello
"... l'ambiente, le atmosfere, come dicono i critici, queste famose atmosfere... no, tutto questo è dovuto alla memoria- spiega Simenon - Ho tutte queste immagini nella mia testa...". Come dire che niente nasce dal nulla, ma le sue costruzioni si sono sempre poggiate sui suoi ricordi, gelosamente e tenacemente custoditi nella sua memoria.
Certo questo significava anche una disposizione, o meglio una predisposizione all'osservazione... non fine a sè stessa ma finalizzata a creare quell'archivio mentale cui facevamo riferimento più sopra. E queste immagini non servivano solo per la creazione dei romanzi, ma erano poi delle rappresentazioni per lui stesso "... quando vado a coricarmi la sera, dico a Teresa: 'Vado a fare il mio piccolo cinema'. Ed è sufficiente che io chiuda gli occhi affinchè arrivino delle immagini che girano, girano, girano e che diventano sempre più evanescenti, finchè mi addormento...".

lunedì 20 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. DOMANI NOTTE NON PERDETE... LE LUCI NELLA NOTTE


Domani una chicca sul Laeffe, il canale della Feltrinelli. Si tratta di Luci nella notte, il film realizzato da Cédric Kahn basato su romanzo di Simenon Feux rouges, scritto nel '53 in America a Shadow Rock Farm. Film con Carol Bouquet che interpreta Helen, una donna sposata con Antoine, interpretato da Jean-Pierre Daroussin. La coppia è partita da Parigi per le vacanze, ma il viaggio che compiono presenta delle difficoltà che diventano ben presto il simbolo dei problemi che i due attraversano da tempo e che danno luogo ad una separazione. Nel viaggio come nella vita, Helen sembrerà prendere una sua via, sparendo dalla vita di Antoine che darà un passaggio ad uno strano individuo che si porta dietro un passato poco rassicurante. Ma Helen sembra essere davvero sparita nel nulla e Antoine inizia a sospettare che il misterioso autostoppista, con cui in un primo tempo ha familarizzato, non si affatto estraneo alla scomparsa della donna...
Il film, sarà trasmesso da Laeffe (che trasmette sul canale 50 del digitale terrestre o su Sky canale 139)  martedì 21 ottobre, alle ore 21.00
Chi volesse poi leggere il romanzo di Simenon potrà farlo con le edizioni Adelphi, sia in volume cartaceo che in ebook. Vedi qui

SIMENON SIMENON. IL "POLAR" A "L'ESACALIER DE FER"


Si è concluso ieri a Cognac (Charente) l'edizione 2014 del Festival du Polar che tra venderdì, sabato e domenica ha proposto ai visitatori una serie di opere cinematografiche, televisive e letterarie, fumettistiche di genere poliziesco. Questa 19a edizione ha dato vita, come di tradizione, ad un concorso diviso in vari generi. Il premio Polar per il miglior telefilm è stato assegnato a L'Escalier de Fer, diretto da Denis Malleval. E' una produzione televisiva dell'anno scorso, tratta dall'omonimo romanzo di Georges Simenon e trasmessa nel novembre del 2013 su France 3.
Il romanzo, scritto negli States (a Shadow Rock Farm - Conneticut), nel 1953, nella trasposizione cinematografica  è stato ambientato invece nei primi anni '60. Narra di una coppia, Etienne e Louise, amanti prima e poi, dopo la morte del marito di lei, coniugati. Etienne, che è succube di una moglie dominante, da qualche tempo accusa dei dolori allo stomaco. Proprio questo gli suscita dei dubbi su come sia morto il precedente marito della sua attuale consorte. Le voci che gli giungono all'orecchio non lo confortano. Sembra che il poveretto fosse deperito a vista d'occhio, per poi morire. Etienne comincia a temere che la moglie lo stia avvelendando a poco a poco... La sua tesi viene avvalorata da una serie di analisi cui Etienne di sottopone, ma c'è di più. Dal momento che è certo che Luoise vuole avvelenarlo, inizia a spiarla. Ed  è così che scopre che la moglie ha una relazione con un giovanotto... La reazione di Etienne, che vorrebbe tenersi la moglie, ma ovviamente anche non morire avvelenato, stupisce il lettore del romanzo o lo spettatore del film.

venerdì 17 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. INCREDIBILE: SIMENON VIAGGIA AD OLTRE 900 ALL'ORA!


A oltre quarant'anni dal giorno che smise di scrivere, e a venticinque anni dalla sua scomparsa, Georges Simenon continua a vendere libri come fosse, vivo, vegeto e impegnato nelle sue sedute di scrittura in état de roman.
Le ultime cifre, fatte in relazione alle sue opere vendute in tutto il mondo, ruotano attorno ai 700 milioni di copie da quando iniziò la sua carriera di scrittore fino ad oggi.
Se nel 1989, anno della sua morte, il venduto totale era stimato intorno a 500 milioni di copie, vuol dire che negli ultimi venticinque anni il mercato editoriale ha assorbito 200 milioni di copie dei suoi romanzi. 
Tanto per giocare, questo significa 8 milioni di copie all'anno, 650.000 o poco più al mese, oltre 22.000 al giorno, quindi 916 ogni ora e una quindicina di copie al minuto... in ogni parte del mondo!
Già detta così sembra uno scherzo, ma sembra diventare addirittura inverosimile detta in quest'altro modo: nel mondo si vende un libro di Simenon circa ogni 5 secondi!
Lo ripetiamo.
Georges Simenon, nei venticinque anni dalla sua scomparsa, ha venduto un libro ogni cinque secondi scarsi!
Il calcolo è semplice, ma noi lo abbiamo rifatto più di una volta. Sono numeri da capogiro. Non dire che Simenon, a tutt'oggi, è un fenomeno editoriale, non è proprio possibile. Lo sappiamo che la definizione non gli faceva affatto piacere, ma con questi numeri a quali altre definizioni possiamo approdare? . 
Perchè un conto  è dire che Simenon è ormai un classico, ma anche un long-seller, un caso rarissimo... Un conto è mettersi a fare le quattro operazioni con queste centinaia di milioni di copie e vedere le cifre che compaiono sul display della calcolatrice.
E ha smesso di scrivere diciassette anni prima di morire (con l'eccezione di "Mémoires intimes")! Insomma il ritmo che aveva impresso alla sua produzione letteraria sembra essersi trasferito alla vendita dei suoi libri, una spinta che sembra non esaurirsi. E, almeno a nostro avviso, non si avvertono motivi per cui debba attenuarsi, almeno nei prossimi dieci/quindici anni. Scommettiamo?

giovedì 16 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. ROMANZI, COLLANE, EDITORI... DEL GEORGES "POPOLARE"...

 
Ritorniamo anche oggi a parlare del primo periodo di Simenon degli anni '20 in cui era uno scrittore di letteratura popolare. Qualche giorno fa' abbiamo parlato di certi suoi racconti, oggi invece ci occupiamo dei romanzi, quelli scritti sotto pseudonimo. Si tratta di un periodo e di opere di cui si parla molto più rarament francese non è affatto facile da trovare. Questa volta ce ne parla il nostro Andrea Franco che è si è dedicato a compiere un'analisi dei romanzi divisi per editore e lì dove c'era anche per collana, per fare una conta dei titoli. Si tratta di quasi dieci anni, un periodo che ci può svelare molto del Simenon dei Maigret e dell'autore dei romans-durs e sul quale torneremo più di una volta.
 
Questa divisione per editore e per collane dei romanzi di Simenon scritti sotto pseudonimo prevede anche  raccolte di racconti. A fianco del nome della collana è indicato il numero dei titoli pubblicati.

• Romanzi sentimentali-brevi
Editore Ferenczi  
Collane:
- Le petit livre - 21
- Mon livre favori - 14
- Le Livre épatant -7
- Le Roman policier - 1
- Le Petit Roman - 38
• Romanzi d'avventura brevi:
Editore Ferenczi 
Romanzi brevi:
- Le Petit Roman d'aventures - 2
Romanzi lunghi: 
- Les Romans d'aventures - 4
- Le Livre de l'Aventure - 5
 
• Romanzi sentimental-avventurosi lunghi
Editore Fayard
- Les Maîtres du roman populaire - 14
- Le Livre populaire - 12 
- L'Aventure - 5
- A puntate sulle riviste - 5
 
• Romanzi sentimentali brevi
Éditions F. Rouff - 2
Edizioni Tallandier, tutti lunghi, tranne se diversamente segnalato,
- Romanzi d'avventura e popolari con punte di poliziesco:
- Collection "Grandes Aventures et voyages excentriques" (Collection Bleue) -13
- Collection "Romans Populaires" (Collection Rouge) - 3
- Collection "Romans célèbres de drame et d'amour" - 2
- Le Livre de poche - 2 (brevi)
- Criminels et policiers - 5

• Romanzi e  racconti umoristico-erotici
- Paris-plaisirs (giornale) - 1
- Editions Prima - 4 (lunghi)
- Collection "Gauloise" - 17

• Romanzi brevi
Ferenczi Collection:
- Les Romans drôles - 4
- Collection "Les Romans folâtres" - 3
 Société Parisienne d'Édition - 1 (a puntate su riviste - pseudonimo Luc DORSAN, Les Mannequins du docteur Cup, in "Le Pêle-Mêle)

Andrea Franco