mercoledì 12 novembre 2014

SIMENON SIMENON. ARRIVANO I MAIGRET 6 E 7

Sono stati a lungo attesi, magari non come La pipa di Maigret, ma anche queste due raccolte di romanzi del commissario erano attesi, con voci che sarebbero usciti ad ottobre, poi ai primi di novembre e adesso ci siamo, ma quasi a metà novembre.
Occasione giusta per chi avesse  voglia di farsi una collezione ex-novo a prezzi convenienti.  Il volume 7 ad esempio raccoglie 5 romanzi ad un prezzo di copertina di poco più di 14 euro (con lo sconto del 15%).
Ma vediamo un po' quali sono i romanzi proposti:

Maigret 6
•  La furia di Maigret
• Maigret a New York
• Le vacanze di Maigret 
• Il morto di Maigret
• La prima inchiesta di Maigret





Maigret 7
• Il mio amico Maigret
• Maigret va dal coroner
• Maigret e la vecchia signora
• L’amica della signora Maigret
• Le memorie di Maigret

martedì 11 novembre 2014

SIMENON SIMENON. RIFLESSIONI DI UN FUMATORE DI PIPA SIMENONIANO E MAIGRETTIANO

Il famoso scrittore, lo sconosciuto e il grande attore... tutti insieme ma con uno del tutto fuori contesto: i miracoli della pipa!

Non voglio dire che chi non fuma la pipa non possa apprezzare il commissario Maigret. Sarebbe come dire che chi non beve calvados o non mangia i sandwich della brasserie Dauphine non riesca a gustare appieno delle indagini del personaggio di Simenon. Però, certo che... anche perchè Simenon, pure lui un fumatore accanito di pipa, ci presenta la figura di un fumatore di pipa estremamente realistico, sia per quello che gli fà dire, che per quello che gli fà fare, ma diremmo anche per quello che sottintende tra le righe.
Il "non detto" di un autore fumatore di pipa che descrive un personaggio fumatore di pipa è infatti costituito di cose sottaciute, esperienze che non c'è bisogno di rivelare, sensazioni che implicitamente legano lui e il suo personaggio, voglie e stati d'animo che solo chi fuma la pipa può capire...
Per esempio chi non fuma la pipa difficilmente sa che l'aroma che percepisce chi si trova vicino ad un fumatore di pipa è ben diverso da quello che si gusta fumando lo stesso tabacco. E l'odore di quel tabacco nella sua bustina è ancora tutt'altra cosa.
E questo, direte voi, cosa c'entra nella scrittura di Simenon? E' una di quelle sottili differenze... tre gradi di esperienza olfattiva che si riferiscono a momenti e situazioni diverse, che un non fumatore ignora.
Quante volte Simenon fà dire al commissario (oppure lo dice lui stesso) che la tal pipa quel giorno non era affatto buona... o che non c'era modo di fumarla come si deve...  o che si spegneva continuamente... Questo certo dipende dalla pipa, se è stata pulita a dovere, se si è inumidita troppo... ma c'entra anche il tabacco, anche lui troppo umido (e allora non si accende mai bene), o troppo secco (e allora brucia il palato e la gola)... Tutto ciò fà parte delle abitudini di un fumatore di pipa di... lungo corso, proprio come Simenon e Maigret.
Accendere la pipa non è mai un gesto automatico e meccanico come per una sigaretta (a volte non ci si accorge che ce n'è una ancora accesa sul posacenere). Caricare una pipa, vuol dire averne prima scelto una e in questa scelta pesano diverse considerazioni, proprio quelle che fanno parte del non raccontato.
Sappiamo, ad esempio, che la predilezione di Maigret va alle pipe grosse e massicce, anche perché si addicono alla perfezione alle sue manone. Ma una pipa può essere grossa e non avere un fornello molto capiente. E se, per esempio, il commissario si appresta a condurre un interrogatorio che ritiene possa durare a lungo, magari sceglierà una pipa con un fornello particolarmente capace e presserà il tabacco più del solito, non solo in modo di averne di più da fumare, ma perchè quando il tabacco è ben pressato brucia più lentamente (però non bisogna tirare troppo per non bruciarsi la lingua). Questo Simenon non lo dice mai, come altre cose, ma da come Maigret accende la pipa, dagli sbuffi che fà, da quante volte gli capita che si spenga e la deve riaccendere, un fumatore di pipa capisce molte cose.
Quello che invece Simenon racconta è il modo sbrigativo con cui spesso il commissario vuota una pipa: battendo il fornello sul tacco della scarpa. Simenon che era un fumatore meno ruvido e un più raffinato del suo personaggio, non l'avrebbe mai fatto. E quando lo racconta, chi fuma percepisce una sorta di disapprovazione taciuta, ma anche di rassegnazione... il suo personaggio è fatto così e questo modo molto poco elegante di vuotare la pipa è perfettamente in linea con lo stile Maigret.
D'altronde Simenon non avrebbe mai fumato quel tabacco "gris", di cui il commissario fà un grande uso, un trinciato grosso, per niente aromatizzato, poco lavorato e molto grossier... Lui fumava pipe Dunhill o Peterson, allora le migliori pipe al mondo, e raffinate miscele di tabacchi inglesi (la Dunhill creò e gli offrì per anni una miscela chiamata "Maigret Cut's"). Ma anche lui ne aveva moltissime, centinaia, anche se poi (come succede a quasi tutti i fumatori di pipa) quelle che fumava erano sempre le stesse... e quando scriveva le teneva lì sulla sua scrivania, pronte da fumare, già cariche di tabacco... pipa e tabacco che non mancavano mai ed evidentemente erano sinergiche al suo d'ètat de roman in cui scriveva i suoi libri.
Maigret fuma la pipa anche a casa, dopo cena, qualche volta a letto prima di addormentarsi e raramente, anche la mattina appena sveglio, riaccendendo la pipa iniziata a fumare la sera prima, che lo ha aspettato tutta la notte lì sul comodino... Il  commissario fuma persino quando sta male, cercando, invano, di non farsi scoprire da M.me Maigret, che spesso fà finta di mangiare la foglia...
Abbiamo detto degli interrogatori, ma la pipa è compagna di Maigret anche quando fà le nottate tra appostamenti, pedinamenti, attese nel suo ufficio di Quai des Orfévres o in qualche bistrot, o in qualche piccolo albergo di periferia... La pipa come una calda presenza che riscalda le mani, ma quello non è un calore solo fisico, si tratta anche di una compagnia che gli dà forza nei momenti difficili e contribuisce a farlo sentire meno solo, quando si trova lontano, in posti sconosciuti, in mezzo a gente estranea. E mentre gira e rigira intorno ad un caso che non riesce a capire, vuotare la pipa, accenderla, pressare il tabacco (e va bene, non è carino, ma Maigret evidentemente lo fa con il dito invece di usare l'apposito "curapipe"... dal momento che non ci pare che Simenon lo citi mai), dicevamo tutte le attività pre-fumata, sono un complesso di azioni che sono essenziali per chi è solo o per chi ha in testa qualcosa che gli sfugge. Concentrandosi su quelle azioni si mettono in moto una serie di meccanismi che da una parte richiedono concentrazione, ma dall'altra risultano dei funzionali catalizzatori per le idee giuste su cui instradare i ragionamenti per risolvere un caso o afferare l'ispirazione. E questo Simenon non lo racconta mai.  
Personalmente fumo la pipa grosso modo da quarant'anni e, nonostante abbia letto e riletto i Maigret (e non solo), ogni volta che mi immergo nelle vicende del commissario il primo istinto è quello di andare nello studio e prendere una pipa da fumare (ma, ad esempio, non mi è mai successo leggendo Sherlock Holmes), come se questo mi avvicinasse di più alle vicende di Maigret, come se mi ponesse in qualche modo dalla parte di chi, scrivendo quella storia, stava sicuramente fumando una pipa.
Magari volete sapere se adesso mentre scrivo sto fumando? Ebbene sì... fumare la pipa a me aiuta a pensare mentre scrivo, ma anche a riflettere mentre leggo e a farmi venire delle idee mentre, magari seduto sulla sedia con i piedi sulla scrivania, mi arrovello per trovare un'idea per il post del giorno da pubblicare su Simenon-Simenon.(m.t.)

lunedì 10 novembre 2014

SIMENON SIMENON: GEORGES FIGLIO, MARITO E PADRE... LE SUE DONNE SULL'ORLO DI UNA CRISI....


Si è tanto parlato del disinvolto rapporto di Simenon con le donne. Ma, se ci pensiamo bene, le sue relazioni più strette con il sesso femminile sono state pressochè fallimentari, se non addirittura tragiche. Questo non significa che la colpa va addossata tutta a Simenon, ma certo il fatto che lui abbia avuto problemi per tutta la vita con la madre Henriette, che abbia sfilacciato il suo rapporto con Tigy ben prima di conoscere la seconda moglie, che l'unione con Denyse sia finita con la dipartita di lei per una serie di cliniche psichiatriche e che la sua unica e amatissima figlia avesse problemi psicologici tali da finire suicida a venticinque anni... beh non possono essere tutte coincidenze.
E noi non crediamo alle coincidenze, come ripete spesso il detective che indaga in un racconto poliziesco.
Già invece Simenon credeva al destino, al caso, e quindi anche alle coincidenze.
Ma andiamo per ordine.
Sul rapporto con la madre, pesa molto il carattere di lei, donna dura e sempre attenta al giudizio degli altri. Non poteva piacere al piccolo Georges che infatti  amava il padre malato alla follia (i bambini hanno sempre bisogno di amare qualcuno). E inoltre la madre aveva una smaccata preferenza per il figlio minore, Christian, e non mancava occasione per dimostrarlo. Quando oramai vecchia e malata, giaceva in un letto di un ospedale di Liegi, Georges corse al suo capezzale e lei con voce fioca gli chiese "Georges, che sei venuto a fare?".
Andiamo in ordine cronologico e prendiamo in esame il matrimonio con Regine Rènchon, detta Tigy. Lei aveva messo sin dall'inizio dei paletti ben chiari, nessun figlio e poco sesso, o perlomeno non quanto ne avrebbe desiderato l'esuberante futuro romanziere. Le cose andarano più o meno lisce finchè Tigy non scoprì che il marito andava quotidianamente a letto con la loro storica femme de chambre, Boule. Simenon non si giustificò, ma bensì rivelò alla moglie che lui aveva un bisogno fisico di due, tre rapporti sessuali al giorno e che, al caso, li aveva con delle prostitute. Fu la fine, almeno  per come la racconta lei. In realtà, e anche secondo Boule, lei aveva scoperto già tutto, ma alla vigilia della partenza per l'America, questa scenata fu un modo per togliersi dai piedi quella femme de chambre. Già, perchè, dopo questa drammatica scoperta, Tigy accettò di rimanere insieme a Georges solo per il bene del figlio Marc, ma ognuno avrebbe liberamente fatto vita a sè, da un punto di vista sentimentale che, ovviamente, sessuale. Questa convivenza andò avanti anche in America, anche quando Denyse andò a vivere con loro, inizialmente come segretaria/interprete, poi come amante, quindi  come compagna ufficiale. Prima la nascita di John e poi il susseguente divorzio da Tigy fece di Denyse M.me Simenon nel 1950.
Anche con Denyse le cose non andarono bene. La propensione all'alcol, un permanente complesso d'inferiorità, la necessità di sentirsi sempre un gradino sopra gli altri, generarono alla lunga un precario equilibrio psicologico che fu un elemento di grosso scompenso nella relazione tra i due. Simenon sulle prime assunse un atteggiamento di protezione... nel senso che cercò di proteggere Danyse dai suoi fantasmi, così almeno afferma lui in più occasioni. Ma quando la situazione diventa tesa, contrastata, insostenibile e dannosa anche per i figli, i medici consigliano l'allontamnto della donna dalla famiglia. Sarà la fine della storia tra i due coniugi, anche se in questo caso Simeno non volle mai un divorzio (si dice per motivi squisitamente economici) .
Ultima situazione problematica cui accenniamo è il rapporto con la figlia Marie-Jo che aveva un'ammirazione tutta particolare per il padre, che andava ben aldilà del normale affetto di una ragazza per il genitore. Da piccolissima ebbe una sorta di crisi quando un giorno Georges, uscendo di fretta, aveva dimenticato di salutarla. Chiamato un medico, non si riusciva a calmarla. Solo il ritorno del padre la tranquillizzò. E ancora. Gia bambina, quando il padre volendole regalarle un anellino la portò da un orefice affinchè scegliesse quello che le piaceva. Lei puntò decisa su una fede nunziale e volle che fosse il padre a mettergliela al dito.
Da grande si trasferì a vivere da sola Parigi (il padre era a Losanna) e lì ebbe diversi rapporti con uomini più grandi di lei, magari non proprio dell'età del padre, ma certo persone mature. Si ipotizzava che ricercasse in quei legami sentimentali di ricostruire il rapporto con il padre. Anche lei soffriva di un equilibrio psicologico instabile ma, non avendo la forza della madre, finì suicida a venticinque anni, dopo un paio di tentativi in cui erano riusciti a sventare il tragico gesto.
Vivere con Simenon non deve essere stato semplice per nessuno, anche se non era il mostro che ad esempio Denyse descrisse nel suo libro-vendetta Un oiseau pour le chat. Noi siamo dell'opinione che, pur affermando più volte che voleva essere "uno come gli altri", Simenon fosse, anche suo malgrado, una presenza ingombrante per chi gli stava intorno e i quali finivano per "soffrire" la sua presenza anche se non era nell'animo e nei comportamenti di Simenon, la prevaricazione e il culto di sè, anche inconsapevole. Le difficoltà di convivere con lui si sommavano evidentemente con i problemi e le patologie di chi gli viveva accanto. Un miscela se non esplosiva, sicuramente infiammabile, che deve aver acceso diversi contrasti e bruciato molti rapporti.       

domenica 9 novembre 2014

SIMENON SIMENON. GEORGES E LA PIPA DI MAIGRET CHE... SI ALLUNGA IN CLASSIFICA

Anche questa domenica diamo un rapido sguardo alle posizione che il nuovo La pipa di Maigret, occupa nelle classifiche dei libri più venduti. Iniziamo come di consueto con quella della Nielsen Bookscan, pubblicata dall'inserto TuttoLibri de La Stampa di sabato. La raccolta di racconti del commissario tiene la prima posizione della sezione "Tascabili", conquistata la settimana scorsa al suo esordio. La GFK che ha elaborato la graduatoria del supplemento La Lettura del Corriere della Sera di domenica colloca il titolo simenoniano nella 13a posizione nella sezione Narrativa Straniera (conquistando un paio di posizione dalla settimana scorsa). L'Eurisko, che cura le classifiche dei libri per RCult de La Repubblica, questa volta ci fà assistere ad un bel balzo de La pipa di Maigret dal 7° al 1° posto dei Tascabili.
Per quanto riguarda la vendita on-line lo troviamo al 13° posto della Top 100 di Internet Book Shop, mentre si affaccia alla graduatoria dei cento più venduti di inMondadori, facendo capolino al 95°posto. Ancora una discreta posizione: quella nella classifica di Libreria Universitaria, dove occupa la 12a posizione. Assente da quelle di Feltrinelli, Rizzoli, Hoepli.
Passando alla versione digitale, l'ebook de La pipa di Maigret atterra al 34° posto della gradutoria Top 100 di Internet Book Shop.

sabato 8 novembre 2014

SIMENON SIMENON. OMAGGIO ALL'UOMO E AL ROMANZIERE DA... PALERMO

Oggi vi presentiamo un video  che riproduce una puntata di "Kult & Cult", rubrica televisiva ideata da Umberto Cantone e Francesco Panasci, condotta dallo stesso Cantone. Si tratta di un contenitore di cultura e spettacolo che propone materiali rari ed introvabili su personaggi e protagonisti della letteratura, delle arti visive e del cinema di ogni epoca, fino ai giorni nostri, con l'ausilio di proiezioni di film originali ed inediti. Quello che vedete qui è un Omaggio a Georges Simenon, realizzato con il materiale della collezione Cantone. Un modo di ricordare il romanziere attraverso vecchi libri, spezzoni di video e brani d'interviste. Una panoramica realizzata da un grande appassionato, ma anche con la partecipazione di una sua traduttrice (Marina di Leo) e di alcuni reading... Una finestra sul suo mondo, un'altro tributo che vi proponiamo oggi, a 25 anni dalla sua scomparsa. Quasi un'ora di video che vale davvero la pena essere visto. Un'occasione per chi se lo fosse perso. Chapeau a Cantone per questa produzione e buona visione. 



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venerdì 7 novembre 2014

SIMENON SIMENON. WOLFE E MAIGRET, BUONGUSTAI SEPARATI DALL'OCEANO

Oggi il nostro collaboratore Paolo Secodini ci propone un confronto tra il  commissario simenoniano e un'altro personaggio letterario che ha fatto anche lui la storia della narrativa poliziesca, Nero Wolfe. Americano, ha iniziato le sue avventure quasi negli stessi anni in cui debuttava Maigret ('34 per l'investigatore e '31 per il commissario) e presenta, come ci descrive Paolo, alcune analogie, ma anche molte differenze con il personaggio simenoniano. Tra e analogie vogliamo sottolineare anche la prolificità: il numero dei titoli wolfiani pubblicati dal suo autore, Rex Stout, 33 romanzi e una quarantina di romanzi brevi, è abbastanza vicino ai 72 romanzi più una trentina di racconti maigrettiani. Buona lettura.

Il Nero Wolfe e il commissario Maigret star negli anni '60 della Rai: Tino Buazzelli e Gino Cervi

Buongustaio e amante della birra, come il commissario Jules Maigret, è l’investigatore statunitense, di origine montenegrina, Nero Wolfe, creato dalla penna di Rex Stout. 
Tutti e due sono massicci, enormi: più corpulento Wolfe di Maigret, che dà maggiormente l’idea di robustezza e di vigore. Sembra quasi un “carro armato”, il commissario parigino, il quale in verità è molto tranquillo, bonario, ma all’occorrenza sa avvalersi della sua forza, non disdegnando lo scontro fisico con i malviventi. Per Wolfe, invece, ad agire, quando occorre lottare o tirar pugni, è il suo fidato segretario e tuttofare Archie Goodwin. 
Wolfe è perennemente seduto nella robusta e capiente poltrona del suo studio, quando non è nella serra a coltivare o curare le sue orchidee: è piuttosto indolente e abitudinario. Per contro, il commissario Maigret è attivo e dinamico, sempre presente sulla scena del delitto, continuamente alla ricerca doi indizi, di informazioni, di contatti umani, e non soltanto quelli che avvengono nel suo ufficio al Quai des Orfèvres. 
I soli contatti che Wolfe ha con il prossimo – clienti o presumibilmente tali – non possono che avvenire nel suo studio, perché raramente esce di casa, quasi mai si avventura nelle strade della città, a suo dire, piene di insidie e di pericoli. 
Il luogo nel quale egli riesce a rilassarsi del tutto, dove non ama parlare di lavoro, ma gustare le prelibate pietanze che il cuoco Fritz Brenner gli cucina, è la sala da pranzo della sua casa di arenaria nella 35^ Strada Ovest di New York. 
Maigret, invece, anche seduto a tavola – con di fronte o a lato sua moglie –, nel piccolo appartamento di Boulevard Richard Renoir, spesso si confida con la signora Maigret, esternandole dubbi, perplessità, incertezze, riguardo al caso di cui al momento si sta occupando. Per Maigret, in sostanza, anche la sala da pranzo diviene – mentre sorseggia un buon bicchiere di beaujolais o mangia il pollo al vino – un importante, efficiente pensatoio, come per Wolfe è unicamente il suo studio.

Paolo Secondini

giovedì 6 novembre 2014

SIMENON SIMENON. GEORGES, JULES E IL TAVOLINO

Il tavolino. Certamente in un bistrot o sulla terrasse di un gran café, oppure davanti ad una brasserie, nei grandi boulevard parigini o sull'incrocio di un paesino di provincia...
Un tavolino per mangiare qualcosa, per scrivere, per ingannare l'attesa bevendo una birra o un calvados...
Il tavolino è un oggetto (o meglio la parola che definisce un oggetto, una di quelle "mots-matière" come le chiamava Simenon stesso) che ricorre non di rado nella vita dello scrittore, soprattutto agli inizi, ma anche nelle storie del commissario.
Già, il tavolino, tondo quadrato, di legno o con il piano di marmo, solitamente piccolo, è un appoggio, talvolta precario, ma anche un mondo... dove ci possono essere bicchieri mezzi pieni, posaceneri, bottiglie, fogli scritti e fogli bianchi, pipe, pacchetti di fiammiferi, piatti vuoti in cui sono stati serviti dei sandwich... Un mondo in cui, tra uno sbuffo di fumo. una sorsata e qualche appunto sparso, prendono forma idee, tratti di personaggi, trame di storie, intuizioni che diventano sempre più chiare sia che servano a scrivere un romanzo o a risolvere un caso... 
Il tavolino quindi come catalizzatore dell'intuizione e della creatività, un luogo dove fermarsi ma anche dove elaborare, riflettere, intuire...
Ma anche per produrre. Per esempio Simenon afferma di aver scritto uno dei suoi primi romanzi, Le Roman d'une dactylo, sulla terrasse di un café, in una mattina in cui aspettava la moglie Tigy, impegnata in una vendita dei quadri che lei stessa dipingeva.
Per quanto riguarda Maigret, non si contano le volte che da solo, o in compagnia di uno dei suoi ispettori, si ferma in un bistrot (spesso in piedi al banco) seduto ad un tavolino, durante le pause che spesso le indagini impongono... aspettare il rapporto di un ispettore che sta conducendo un pedinamento, attendere le mosse di un sospettato che è nella casa di fronte, aspettare un 'informatore che non si sa quando potrà arrivare... E qui il tavolino fà parte della copertura, due che bevono, chiacchierano, fumano come se non fossero poliziotti... il tavolino contribuisce ad una copertura più credibile.
Ma il tavolino funziona anche da rifugio, Simenon, appena arrivato a Parigi e alloggiato in un'angusta camera sottotetto, passava gran parte della sua giornata fuori e sedersi ad un tavolino poteva essere un gran ristoro, non solo per riposarsi delle lunghe camminate per le strade di Parigi, ma anche per soddisfare quella sua innata curiosità e ascoltare quello che diceva la gente dei tavoli vicini, oppure prendere appunti per quelle storie che sapeva che prima o poi  avrebbe pubblicato.

 

mercoledì 5 novembre 2014

SIMENON SIMENON. MA ALLORA E' UFFICALE, SIMENON FUMAVA (ANCHE) IL SIGARO?

Nel post di qualche giorno fa' avevamo scritto sulla testimonianza di John, figlio di Georges che in un intervista affermava che il padre la sera fumava il sigaro. per la precisione un sigaro Avana.
La conferma ci viene dal commento di Murielle Wenger. Potremmo dire che è un po' l'uovo di Colombo, infatti è andata a rileggersi quello che è scritto sulla biografia più conosciuta di Simenon... la sua autobiografia, Mèmoires intimes.
Ecco quello che ha scritto - In Mémoires intimes, capitolo 52: "Avevamo l'abitudine di cenare alle sei... Dopodichè Maire-Jo  saliva in camera sua per dedicarsi ai suoi compiti... Noi allora, caro Johnny, ci godevamo dalle otto alle otto e mezzo, il nostro momento d'intimità, perchè ti piaceva seguire in mia compagnia il telegiornale delle otto... Ogni sera, quando ti sedevi sulla tua sedia accanto alla mia poltrona, mio imperioso Johnny, come mi capitava di chiamarti, manifestavi qualche esitazione: 'Posso Dad? Non sei troppo stanco?... spesso tu mormoravi ancor più timidamente: Non ti andrebbe di fumare un sigaro?'. Io sono esclusivamente un fumatore di pipa, ma c'erano sempre nel mio studio vicino delle scatole di Avana per gli invitati. Io ti rispondevo sempre di sì e la tua gioia di respirare l'odore dei sigari compensava largamente il mio dispiacere di fumarli". 

martedì 4 novembre 2014

SIMENON SIMENON. PIACERE, IL... "DOTTOR JULES MAIGRET"

Commissario o dottore...in medicina? Già perché a volte ci scordiamo che quando l'autore ne disegna la genesi, nella gioventù di Jules Maigret, ci sono alcuni anni passati all'università, e più precisamente nella facoltà di medicina.
Poi il padre morì e il giovane Miagret dovette andare a Parigi dove il destino gli riservò la possibilità di entrare in polizia.
Ma se la stora fosse stata un'altra?
Se il padre di Jules non fosse morto e il nostro avesse potuto completare gli studio e laurearsi dottore in medicina, che tipo di medico sarebbe stato? E qui ci viene parzialmente in aiuto Simenon stesso che in Maigret se trompe (1953) ci dice quello che non avrebbe proprio potuto fare: "... verosimilmente non sarebbe diventato un chirurgo, a causa dell'abilità manuale necessaria...".Già, le manone  di Maigret, commisurate d'altronde alla sua figura massiccia e imponente. Quelle manone che non usa quasi mai, ma le rarissime volte che le mette in moto, fanno sfracelli.
Ma torniamo al... "Dottor Maigret". Nella serie delle inchieste lo troviamo spesso a colloquio con dei medici e non di rado con degli psicologi e/o psichiatri. Questi sono quelli che destano di più la sua attenzione e la sua ammirazione. Certo tutto deve dipendere da quel motto che il suo creatore gli regalato "comprendere e non giudicare". Già, il medico per professione studia i comportamenti psicologici, o patologici, degli individui deve capire da cosa vengono determinati, se vuole trovare la via giusta per guarirli. Allo stesso modo scoprire le motivazioni psicologiche che hanno portato un individuo, appaentemente normale, a condizione patologiche tali da commettere un crimine, richiede anch'esso un analisi non tanto diversa.
E infatti, se può, e in non pochi casi, sappiamo che il commissario cerca di riaggiustare i destini. Ma questo va letto nel senso di rimettere il colpevole in una condizione di normalità, che potremmo considerare un obiettivo analogo a quello della terapia che potrebbe ordinare uno psicologo.
Poi il suo più caro amico, Pardon, è un medico. Al Quai des Orfevres ha un rapporto particolare con il medico legale, il dottor Paul. In Maigret tend un piège (1955), a asa del suo amico dottore Miagret ha un lungo colloquio con un altro commensale lo spicanalista professor Tissot, direttore dell'ospdale psichiatrico di Sainte-Anne. La conversazione è lunga... per l'interesse di Maigret o perchè a Simenon non pareva vero poter scrivere qualche pagina sulla psicanalisi, mettendo in scena la discussione tra il suo poliziotto e un analista?

lunedì 3 novembre 2014

SIMENON SIMENON. GEORGES, JOHN, UN PIPA TRA I DENTI... UN SIGARO C'E' MA NON SI VEDE...


Nella foto vediamo un Simenon adulto assorto, con la pipa tra i denti, che fissa un piccolo Simenon anche lui con la pipa in bocca ma, vista l'età, sembra più ver l'aria di succhiarla che di addentarla.
Il primo è Georges e il secondo è John, secondo genito del romanziere, primo figlio nato dalla relazione con Denyse Ouimet, prima della separazione ufficiale da Tigy, la prima moglie, e prima di sposare Denyse.
In un'intervista di qualche anno fa' a Il Giornale, John raccontava il suo rapporto con il genitore "... un buon padre... era una persona che non rifiutava mai il dialogo, per principio. Affrontava in modo diretto ogni cosa, davvero ogni problema, ogni richiesta. Non ti sentivi mai a disagio con lui... Ma anche un padre difficile: perché è impossibile scrivere ed essere sereni nello stesso tempo, dal momento che scrivere è proiettare le proprie angosce. Non sempre proiettandole ce ne si libera...".
Certo il rapporto con una persona dedita anima e corpo allo scrivere, anche per un figlio non deve essere stato facile, ma a detta di John c'erano dei vantaggi: "... per fortuna lui era uno scrittore veloce... Su 52 settimane, dunque, solo per dodici era realmente difficile avvicinarlo. Ma anche in questi periodi, riusciva a separare bene i ruoli, poiché aveva sviluppato molto autocontrollo: in famiglia faceva il padre, alla scrivania faceva lo scrittore..."
Ma questo punto John racconta un episodio che farà saltare sulla sedia, i simenoniani più accaniti e il fumatori di pipa più incalliti.
"... ricordo che una sera, avrò avuto nove o dieci anni, stavamo guardando il telegiornale insieme... lui, anziché la solita pipa, stava fumando un sigaro (!) Il profumo di quel tabacco mi piacque enormemente e glielo dissi. Da quella sera, ogni volta che guardavamo il telegiornale insieme, lui fumò sempre il sigaro, per farmi piacere. Questo ha fatto di me, ovviamente, un fumatore di sigaro..."
Simenon nella quiete della sua casa, sul divano di sera, davanti al televisore a fumare un sigaro? Non c'è traccia alcuna di ciò, da nessuna parte, non c'è neanche una foto, non se ne parla in alcuna intervista e nemmeno lnelle autobiografie!
Certo è un fatto che un fumatore di pipa può essere anche un fumatore di sigaro... ma Simenon! Se non fosse il figlio a raccontarlo, per altro come spiegazione del perchè lui funi il sigaro, sarebbe da non crederci.
Eppure in uno dei suo Dictées (Da la cave au granier - 1975), Simenon afferma " non sono stato mai un fumatore di sigarette o di sigari...La sgaretta non fà parte di noi. La prendiamo dl pacchetto, l'accendiamo e la buttiamo con negligenza. Ed è quasi lo stesso per i sigari...".
Allora come la mettiamo? Chi avesse maggiori informazioni sull'argomento ce lo faccia sapere al più presto!