lunedì 26 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. RICORDARE LA SHOA ANCHE ATTRAVERSO "LE TRAIN"


Domani, 27 gennaio nel mondo si celebra il Giorno della Memoria, in ricordo dell'Olocausto e delle vittime dei regime nazista. Sarà in realtà una settimana di iniziative e di riflessioni su una delle peggiori atrocità e degli efferati massacri che la storia ricordi. In quest'ambito sono previste anche una serie di trasmissioni televisive di approfondimento e la riproposizione di film che fanno rivivere i vari aspetti di quella tragedia. 
Tra i tanti vi segnaliamo quello di giovedì 29 gennaio, che andrà in seconda serata su Iris (digitale terrestre, canale 22), si tratta di Noi due senza domani, tratto dal romanzo di Georges Simenon Le Train, realizzato da Pierre Granier-Deferre e interpretato da Jean-Louis Trintignant e da Romy Schneider.
Simenon prese lo spunto dalla sua attività di Alto Commissario dei rifugiati belgi in Charente, che svolse nel 1940 con gli esuli che provenivano dalla sua patria natìa. Ma il parto di questo  romanzo non fu certo facile, tanto che fu pubblicato da Presses de La Cité ben 20 anni dopo, nel 1961 (vedi il post del 13/12/2011 su Le Train). Nella vicenda Marcel Fèron, con moglie incinta e una piccola figlia, è costretto alla fuga per l'invasione nazista. Il treno, su cui la famiglia sale, sarà il luogo di vari avvenimenti. Intanto alla moglie, sia per lo stato interessante che per la figlia piccola, viene assegnato un posto in prima classe. Il marito invece viene confinato in fondo, nei vagoni-merce, insieme ad altri sfollati di tutti i paesi e di tutti i generi. Durante una delle tappe del viaggio, Anna, una giovane e bella ebrea, che viene da carcere di Namur, sale sul vagone di Marcel. Tra i due scatta un'attrazione che diventa passione e che quando il treno giunge a La Rochelle,  trova i due ormai amanti. Ma intanto è stato firmato l'arnistizio di Petain. Nel campo profughi dove sono ammassati dopo l'arrivo, Marcel apprende che la moglie è ricoverata in un ospedale perché sta partorendo, Lui corre a cercarla, accompagnato da Anna, che si ferma sulla soglia d'ingresso, dove lo saluta dicendogli semplicemente "Sono stata felice con te". Anna sparisce e l'uomo riprende la sua vita di marito e di padre. Dopo un anno però la donna riappare nElla vita di Marcel. Questa volta è per chiedergli ospitalità per un suo amico aviatore inglese, ricercato per la Gestapo. Marcel risponde di no.
L'epilogo è amaro, ma quello del film è diverso da quello del romanzo. 
Simenon a distanza di vent'anni guarda ancora con occhio crudo le miserie di quei tempi, di cui è stato diretto protagonista, anche le meschinerie dell'animo umano, che però sono in fondo quelle di sempre: la mancanza di coraggio, l'egocentrismo, e una certa viltà, qui più che altro maschile.

domenica 25 gennaio 2015

sabato 24 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. DAVVERO MAIGRET SMETTEREBBE DI FUMARE LA PIPA?....


Ancora Maigret. Ancora la pipa, questa volta è un singolare ritratto che Paolo Secondini ha tratteggiato per Simenon-Simenon, un commissario... anzi un marito di fronte ad un dilemma non da poco. Breve, intenso, anche commovente. Un Maigret diverso, e purtuttavia il Maigret di sempre, quello che ben conosciamo e che amiamo. Buona lettura.

 
I primi di novembre.
Fuori pioviggina.
Il commissario Maigret se ne sta nel salotto del suo appartamento in boulevard Richard Renoir, sprofondato in una poltrona, le braccia incrociate sul petto.
La signora Maigret, seduta al tavolo, nei pressi della finestra per ricevere più luce, ha tra le mani qualcosa di suo marito, forse un calzino, che rammenda con pazienza, con applicazione, come è solita fare.
Nella stanza c’è silenzio.
L’atmosfera è di quelle un po’ grevi, sonnacchiose. Basterebbe chiudere gli occhi per addormentarsi.
Il commissario distoglie lo sguardo dalle due foto in cornice dei suoi genitori che pendono dalla parete, proprio sopra la credenza, e torna a fissare, poggiata sul tavolino davanti alla poltrona, la sua pipa.
È da un pezzo che egli non la carica, che non l’accende, che non la fuma. Quanti giorni sono passati? Tre, quattro… o forse di più?
Improvvisamente, una mattina, si è svegliato col fermo proposito di smettere di fumare.
Il giorno prima ha letto un articolo, passatogli dall’amico Pardon, sui danni che il fumo può provocare all’organismo.
Ne è rimasto molto impressionato.
Ha pensato subito a Louise, e ha sentito un brivido percorrergli la schiena: E se io di colpo morissi?... Se Louise restasse sola in questo appartamento?... Cosa farebbe senza di me? Saprebbe cavarsela?... Ma sì, sì… certo… è una donna in gamba, autosufficiente, mica una di quelle che hanno bisogno…
Questi pensieri, d’un tratto, hanno riempito la mente del commissario, rendendolo ancora più triste.
Con lo sguardo è andato alla pipa sul tavolino. Si è sentito calarsi nei panni del malinconico principe Amleto, tormentato da un grave dubbio:
Fumare o non fumare?
Che cosa ci può essere,
in certi momenti,
di più piacevole,
di più rilassante di una buona pipa
che tiri bene,
che ti dia,
con il suo magnifico odore di tabacco,
il senso fragrante della vita?...
Ma se il fumo facesse
davvero male come si dice,
come dicono fonti ben informate,
non sarebbe opportuno che si smettesse
una volta per tutte di fumare?...
Questo è il dilemma:
fumare o non fumare?
Quasi istintivamente la mano del commissario Maigret è andata alla pipa, l’ha presa, l’ha sollevata con molta lentezza davanti agli occhi, poi, come sempre, se l’è messa in bocca.
“In fondo,” ha pensato, “tenerla tra le labbra senza caricarla, senza accenderla, non è fumare… Come posso separarmene del tutto?”
Ha chiuso gli occhi e, immergendosi nell’atmosfera sonnacchiosa del salotto, dopo un po’ si è addormentato, con la pipa ancora tra le labbra: ormai parte integrante di se stesso.

Paolo Secondini

venerdì 23 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. PER RICORDARE ANCORA IL ROMANZIERE. E' L'ORA DI LISBONA

 

Iniziata l' 8 gennaio, andrà avanti fino al prossimo 18 aprile la mostra allestita a Lisbona nella Sala de Referência della Biblioteca Nacional del Portogallo, Mais do que Maigret. In occasione del 25 °anniversario della morte di Georges Simenon (1903-1989), la BNP ha infatti organizzato un evento in cui vengono esposte le prime edizioni portoghesi di quello che viene da loro definito "uno degli scrittori di riferimento del romanzo poliziesco".
 
Tra le iniziative messe in cantiere, c'è anche in un e-book, dove si possono trovare le opere esposte alla rassegna portoghese. Si ricorda che la prima traduzione portoghese di un  romanzo di Georges Simenon è stato Maigret e o Condenado à morte, pubblicato nel 1932, per l'edizioni Clássica Editora nella collana Os Melhores Romances Policiais con la traduzione di Adolfo Coelho. La prova del suo successo è data dal fatto che anche in Portogallo. alcuni anni più tardi, Simenon è stato di nuovo pubblicato, questa volta in una collana dedicata ai suoi romanzi, Romances policía Georges Simenon, collana il cui  il titolo d'esordio è stato O cão amarelo (Le chien jaune), tradotto da Adolfo Casais Monteiro, pubblicato nel 1939 dalla ENP (Empresa Nacional de Pubblicità). Per chi volesse maggiori informazioni su questa manifestazione potrà scrivere all'indirizzo internet rel_publicas@bnportugal.pt

giovedì 22 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET FURIOSO: DA OGGI VIETATO FUMARE!


Il commissario era rabbuiato. Buttò giù l'ultimo sorso di birra, salutò ed usci dalla brasserie Dauphine. Era di cattivo umore e quella giornata fredda e umida
non aiutava certo a migliorarlo. Tolse la pipa dai denti e la guardò con un'aria interrogativa, poi inziò a camminare con passi pesanti, nemmeno volesse imprimere un'impronta sul selciato... Quello che aveva letto sul quotidiano trovato sul bancone di zinco della brasserie lo aveva davvero messo di cattivo umore.
"Nuove misure antifumo" era il titolo di un articolo che a pagina 3 de Le Parisien riportava un disegno di legge del governo su nuove restrizioni sul fumo.
Ripensò a quelle andate in vigore qualche anno prima (il divieto di fumare negli uffuci pubblici). Quel giorno aveva fatto una scenata memorabile. Già era mal predisposto per il fatto che, senza chiedergli nulla, avevano sostituito la sua amata stufa a carbone con un impianto di riscaldamento a gas. Poi l'annuncio di quel divieto lo aveva fatto infuriare. Aveva strappato in pezzi il cartello che avrebbe dovuto essere appeso dietro la porta. Aveva dato in escandescenze come rare volte era successo e tutti, a Quais des Orfvrés, lo ricordavano bene. Poi sembrava essersi calmato. Si era fatto dare un'altro di quei maledetti cartelli in cui andava indicato il responsabile della sorveglianza antifumo.
- Sono io. Sì io, Jules Maigret, commissario divisionario della polizia giudiziaria di Parigi ad essere il responsabile per questo ufficio - e così dicendo vergò il suo nome sul cartello con una tale forza che sembrava volesse inciderlo - Chiunque abbia qualcosa da dire, dovrà dirlo a me. E io continuerò a fumare la mia pipa in ufficio... anche dieci volte al giorno!
Maigret aveva spalancato la porta di comunicazione con la stanza degli ispettori e quella che dava sul corridoio, come volesse farsi sentire da tutti.
- Voglio vedere chi verrà qui ad impedirmi di fumare! Mi devono arrestare. Devono arrestare il commissario più alto in grado e più anziano di tutta la polizia di Parigi perché ha fumato la pipa! - la voce alta, il tono di sfida, Maigret sembrava non volersi fermare - La salute... la salute...? Io sto benissimo e non ventemi a raccontare balle!...
Poi attaccò il cartello dietro la porta, dando dei colpi, neanche volesse buttarla giù. Quindi il silenzio. Qualche ispettore mise il naso nella stanza, per vedere se fosse successo qualcosa, ma vide soltanto un Maigret sprofondato nella sua poltrona, che fumava come una ciminiera e con davanti una cortina di fumo che sembrava separarlo dal mondo.
Ma adesso? E no! Adesso la faccenda andava peggiorando. E di molto.
Il giornale anticipava che le norme di prossima approvazione riguardavano addirittura "gli spazi aperti", quindi stadi, spiagge, parchi. Il commissario non era certo un frequentatore di stadi e anche sulle spiaggia in realtà ci capitava molto  raramente.... ma i parchi? Beh, qualche volta sì, di tanto in tanto una passeggiata domenicale con M.me Maigret... nella bella stagione... 
Ma intanto si chiedeva cosa si intedesse per "spazi aperti". Anche la strada? E le banchine lungo la Senna? Nella sua casa a Meung-sur-Loire, quando andava a pescare sul fiume... anche quelli erano spazi aperti. O no?
Maigret era irritato da tutta quella corsa al "salutismo". Lui di sicuro avrebbe continuato a fumare, certo non si sarebbe assoggettato alle nuove norme. 
Era un sorta di sfida alle istituzione la sua, dove forse confluivano altri malcontenti che con il fumo non c'entravano affatto... In parte sì. Ma l'idea di non potersi cacciare la pipa in bocca e di accenderla,  o comunque di dover fare mente locale se si trovava in un luogo dove si poteva fimare o meno, lo incupiva. 
Si fermò a gurdare la strada... il traffico... le macchine.... Già nemmeno  in macchina si sarebbe potuto fumare, se c'era un bambino a bordo... Pensò all'utilitaria che avevano acquistato da poco e che guidava solo M.me Maigret... La coppia non aveva figli... o meglio l'unica figlia cha avevano avuto era morta prematuramente... Un velo di tristezza gli passò davanti e per un attimo si dimenticò di tutte quelle storie sul fumo.
I suoi passi l'avevano portato sul Lungosenna, fumava e camminava, ad un certo punto tra la folla intravide Lucas che con la pipa in bocca e un passo svelto gli veniva incontro. Probabilmente stava tornando a Quai des Orfévres.
Lo vide, sereno con gli occhi rivolti al cielo, che tirava grandi boccate dalla sua pipa. "Di sicuro non aveva letto il giornale" pensò Maigret.
- Salve, capo - disse Lucas quando fu a pochi passi dal commissario - ha un'aria nera... problemi?...
- No - mentì borbottando Maigret - sto solo facendo una piccola passeggiata dopo pranzo.
Lucas non ci credette. Lo conosceva troppo bene. Sapeva che quell'aria tra l'accigliato e l'assente non era buon segno. E se il capo era di umore nero, la prima regola era non rivolgergli la parola.
- Devo andare capo, Janvier mi aspetta, dobbiamo interrogare gli inquilini di quello stabile in rue Lepic... quello dell'omicidio....
- Ah, sì... il commerciante di tappeti...
- Allora la saluto... sono un po' in ritardo - E si avviò più in fretta possibile.
Maigret continuò per un po' a passeggiare, finchè non incrociò una giovane mamma che teneva per mano il figlioletto. Il bambino aveva in bocca una pipa giocattolo di plastica e sembrava darsi un contegno da adulto.
"Piccolo - disse tra sè e sè Maigret - chissà se il mondo più salutista e più igienista in cui vivrai sarà migliore o peggiore di questo?
Riaccese le pipa, fece dietrofront e si diresse a passi pesanti verso il suo ufficio.

mercoledì 21 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. ROMANZI DELLA CUVEE' FAYARD, GALLIMARD O PRESSES DE LA CITE'? / II

(segue)... Un primo periodo riguarda i romanzi editi da Fayard e da Gallimard considerati insieme. Questo gruppo riguarda "il periodo ante-guerra" (certo anche con qualche romanzo scritto durante la guerra, ma si può considerare, che storicamente parlando, la fine di questo periodo si colloca nel 1945, al momento in cui ci si rende conto che "niente sarà più come prima"): Simenon vi descrive il mondo di allora: inseparabile dal suo chapeau-melon, il commissario incrocia le ragazze degli anni folli e si sposta nella Francia che l'autore ha scoperto a bordo delle sue imbarcazioni. Con il suo nuovo eroe Simenon vuole smarcarsi dalla produzione letteraria che lo ha contraddistinto fino ad allora: entra così nella "semi-letteratura", come lui stesso l'ha definita, ed ha bisogno del suo nuovo personaggio per lanciarsi in un nuovo stile di scrittura, come un funambolo ha bisogno del suo bilanciere per tenersi in equilibrio su un filo... Simenon impara, con Maigret, ad entrare in profondità nei personaggi, a descrivere un paesaggio, un ambiente, un'atmosfera metereologica e a farli "sentire" al lettore.
Considerati insieme, i romanzi di Fayard e Gallimard assommano a venticinque. Ora, succede che i Maigret pubblicati da Presses de La Cité arrivino a cinquanta (considerando "Un Noël de Maigret" un racconto lungo e non un romanzo breve... si sa che tra i simenoniani c'è chi tiene per la prima e chi per la seconda tesi; e non prendendo in considerazione le raccolte di racconti). Se volessimo dividere in due i titoli di Presses de La Cité,  avremmo venticinque e venticinque romanzi, cioè due gruppi (ognuno dei quali equivarrebbe numericamente a quello Fayard-Gallimard), dove si nota che il primo gruppo corrisponde essenzialmente ai romanzi del "periodo americano" dell'autore (aggiungendovi l'ultimo romanzo scritto in terra francese prima della partenza per il Nuovo Mondo, "Maigret se fâche", e i tre romanzi scritti di nuovo in Francia, dopo il ritorno di Simenon sul Vecchio Continente: "Maigret tend un piège", "Un échec de Maigret" e "Maigret s'amuse") e il secondo gruppo corrisponde ai Maigret scritti sul suolo elvetico.  
Si potrebbe dunque individuare due periodi per i romanzi di Presses de La Cité: dopo il "periodo prova e messa a punto" (corrispondente ai romanzi Fayard e Gallimard). 
Il primo "periodo d'apogeo", in cui l'autore, si è riconciliato con il suo personaggio, la nostalgia favorisce il riavvicinamento, si dedica dapprima a fornire al suo personaggio un passato di maggior respiro, raccontando i suoi inizi di poliziotto, (La première enquête de Maigret), poi il suo ingresso nella letteratura (Les mémoires de Maigret); e una volta sistemate le cose con il commissario, può di nuovo raccontare le sue inchieste, sublimando, dalla lontana America, i suoi ricordi parigini d'ante-guerra... Questi Maigret sono considerati da molti come i migliori della serie, i più caratteristici e, in ogni caso, più rappresentativi dell'universo maigrettiano (possiamo citare "L'amie de Madame Maigret", "Maigret au Picratt's", "Maigret et la Grande Perche", "Maigret et l'homme du banc", "Maigret et la jeune morte", "Maigret et le corps sans tête"). 
Il secondo periodo dei romanzi Presses de La Cité sarà inaugurato da Maigret voyage, altro titolo ben scelto (come Simenon anche Maigret viaggia in Europa, facendo addirittura un'escursione in Svizzera... una felice strizzatina d'occhio... ma mentre il commissario finirà per ritrovare il suo ufficio parigino, il romanziere invece si sistemerà definitivamente in Svizzera, passando di continuo da una dimora all'altra, alla ricerca di una inaccessibile serenità...).
Il periodo svizzero dei romanzi maigrettiani s'inaugura anche simbolicamente, con un cambiamento editoriale: Maigret voyage è il primo romanzo in cui l'editore abbandona le copertine fotografiche in bianco nero, caratterizzate dal nome del commissario in una colorazione arcobaleno, per sostituirla con una copertina con il profilo stilizzato di Maigret che fuma una pipa (o dello stesso Simenon?.. l'ambiguità probabilmente è voluta...), dalla quale s'innalzano dei cerchi di fumo che circondano il titolo del romanzo, il nome dell'autore e quello del protagonista. In questo ultimo periodo, il rapporto tra il romanziere e il suo commissario presenta un'evoluzione: è l'epoca in cui Simenon trasferisce sempre più i suoi interrogativi a Maigret, che si pone infatti molte domande sulla giustizia, sulla responsabilità dell'uomo, ma anche sulla vecchiaia e sul tempo che passa. 
Con il tempo che passa, sì, Simenon somiglia di più al suo personaggio, a meno che non sia il contrario... E i temi rievocati nei Maigret riprendono sempre più quelli presentati nei romans-durs e la differenza tra le due tipologie di testi é sempre più sottile.
Riassumendo, si potrebbe dire che questo nuovo modo di dividere i romanzi del "corpus" maigrettiano, nei tre periodi proposti, presenta più che una separazione in tre tranches, una forma di evoluzione dei rapporti tra un personaggio e il suo autore, che evidenzia con il passare del tempo, un nuovo modo di convivere con l'eroe che l'ha reso celebre, cercando di trovare una distanza ideale tra creatore e creatura...

Murielle Wenger

martedì 20 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. ROMANZI DELLA CUVEE' FAYARD, GALLIMARD O PRESSES DE LA CITE'? / I


Quando un personaggio letterario diventa protagonista di numerosi romanzi e quando il loro numero é abbastanza consistente da costituitre una "saga", è grande la tentazione di cercare dei presupposti creativi, di rintracciare un'evoluzione sia nello stile in cui è scritta, sia nei rapporti tra l'autore e il suo personaggio.
Fino ad oggi abbiamo seguito l'abitudine di caratterizzare il "corpus" dei Maigret secondo tre periodi, in funzione dei tre editori che si sono succeduti (Fayard, Gallimard e Presses de La Cité), anche se questa divisione é molto relativa perchè si potrebbe guardare al "corpus" delle opere come un continuum, senza soluzione di continuità. Dopotutto non c'è stato un periodo veramente lungo in cui Simenon abbia abbandonato il suo personaggio: l'ultimo Maigret scritto per Fayard data 1934; il primo per Gallimard è scritto nel 1939, e nel frattempo il romanziere scriveva una serie di racconti che mettevano in scena il commissario; l'ultimo Maigret per Gallimard è stato scritto nel 1939 e il primo per Presses de la Cité nel 1945. Fino alla fine Simenon continuerà a scrivere dei Maigret, contemporaneamente ai romans-durs, terminando la sua attività letteraria (opere biografiche a parte) proprio con un romanzo dei Maigret.
Questi tre periodi del "corpus" possono essere considerati secondo alcune caratteristiche particolari: il periodo Fayard contraddistingue un commissario massiccio, abbastanza stilizzato, spesso visto con un sguardo superficiale e quasi divertito da parte di un giovane autore che ha creato un uomo già maturo, e in tutti i casi più anziano di lui. 
Se sono già presenti gli elementi che faranno di Maigret un personaggio a parte nella letteratura, si è ancora relativamente vicini alle fonti d'ispirazione del romanzo poliziesco dell'epoca (anche se l'autore ha già saputo prenderne le distanze). Il periodo Gallimard è quello della transizione: i romanzi di Maigret di questo periodo sono un modo di evadere dal difficile contesto della guerra e ai guai fisici del romanziere. Rivelano, nell'insieme, un tono più leggero. Con il ritorno di Maigret, nel periodo Presses de La Cité, Simenon va stabilendo un altro rapporto con il suo personaggio, dotandolo di maggior spessore psicologico, dandogli un passato, circondandolo di un entourage affettivo più importante, (non solo M.me Maigret, ma anche i suoi ispettori prendono più peso nei romanzi ed inizia ad apparire qualche relazione d'amicizia come quella con il dottor Pardon), e i Maigret si avvicinano sempre più ai romans-durs. Come riassume molto bene Francis Lacassine: "Maigret non è mai stato semplicemente una macchina per risolvere un enigma o acciuffare un colpevole. Basta quindi all'autore qualche ritocco e alcuni dettagli per fare di lui, come Simenon nei non-Maigret, un esploratore delle coscienze, dimenticando la sua missione repressiva, per comprendere gli altri. Gli amanti dei romanzi prettamente polizieschi non si sbagliano: dovendo scegliere, preferiscono i Maigret della cuvée Fayard. Gli amanti di Simenon preferiscono la cuvée Presses de La Cité". 
Ciò detto, ci si può tranquillamente divertirsi a proporre un'altra suddivisione di romanzi del corpo maigrettiano, secono altri criteri, o se si vuole, gurdandoli da un altro punto di vista. Tutto questo, beninteso, non è altro che un modo di giocare con il "corpus" per il piacere di rituffarcisi una volta di più...
(continua)

Murielle Wenger

lunedì 19 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. IL VERO DOTTOR PAUL E QUELLO MAIGRETTIANO

Uno dei personaggi che, nella serie delle inchieste di Maigret, trova nella considerazione del commissario, un posto di rilevo è il dottor Paul, il medico legale di Quais des Orfévres, che offre a Maigret delle prove che talvolta danno un svolta alle indagini. Non siamo certo ancora a C.S.I., in cui senza analisi scientifiche, spettrometri di massa, ricostruzioni virtuali della dinamica delle ferite, la soluzione non potrebbe uscir fuori, ma la scienza inizia a mettere a disposizione i propri strumenti anche alla polizia giudiziaria.
Questo dottore lo troviamo citato in diverse inchieste del commissario Maigret, ma quello che non forse tutti sanno è che si tratta di un medico legale realmente esistito, che si chiamava proprio Charles Paul, non a caso amico dello scrittore, che quindi lo ha preso di peso dalla realtà e lo ha calato nella squadra di uno dei serial di letteratura poliziesca più famoso e più venduto al mondo.
La sua carriera inizia nel 1905 al Tribunale de la Seine a Parigi, dove presterà servizio per oltre cinquant'anni, fino alla sua scomparsa nel 1960.
Insomma un personaggio di un certo spicco e anche di una certa fama, dovuta non solo alle decine di migliaia di autopsie effettuate nella sua carriera. Una sorta di Simenon delle autopsie... perché anche qui siamo di fronte a numeri impressionanti.
Secondo i calcoli di qualcuno dovrebbe aver dissezionato circa 160.000 cadaveri, al ritmo dunque di nove autopsie al giorno!
Leggenda o realtà? Sta di fatto che era soprannominato "l'uomo delle centomila autopsie". Ma la sua vita non si esauriva sul tavolo settorio, era un amante della... vita e dei suoi piaceri.
Dal personaggio reale a quello letterario, ricordiamo un racconto maigrettiano in cui Simenon mette in scena il dottor Paul con un ruolo particolarmente importante, La Péniche aux deux pendus (scritto nel 1936 e pubblicato ne "Les nouvelles enquêtes de Maigret" - 1944 da Gallimard).
Il settimanale "Detective" nel 1938 gli consacrò un numero speciale intitolato Mes 73.332 autopsies par le Docteur Paul".

domenica 18 gennaio 2015

sabato 17 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. IL GRANDE IMBROGLIO DI TUTTE LE RELIGIONI


"...<voi ora siete cattivi, ma poi andrete a cantare Osanna, tra gli angeli>. Questo è stato il più grande imbroglio delle religioni. Di tutte le religioni: è sempre la stessa cosa! Non c'è nulla che ci comanda, siamo una piccola parte dell'evoluzione dell'uomo. L'uomo è in evoluzione da 20 miliardi d'anni e lo sarà per altri 20 miliardi d'anni...."
A pronunciare queste parole è Georges Simenon durante una chiacchierata con il suo amico Federico Fellini, poi riportata da L'Express nel 1977.
Un'affermazione da laico che ci dà l'idea di quale opinione avesse lo scrittore delle religioni e anche sulla loro organizzazioni terrena.
Di tutte le religioni, ribaadisce lo scrittore.
E' un argomento che, dopo i fatti di Parigi e le polemiche sull'Islam, è molto d'attualità.
Simenon aveva l'uomo come interesse primario nelle sue opere e non solo. Simenon aveva un grande interesse per le scienze che indagano la psiche, le sue dinamiche e l'incoscio dell'individuo.
Simenon aveva anche una percezione molto netta di questo destino, inteso quasi come una predestinazione, che una volta afferrato un uomo non lo molla finchè non lo ha portato fino alle estreme conseguenze. In questo può essere intravista una mano divina o quanto meno una volontà superiore? Lui, nelle parole sopra riportate dice chiaramente "non c'è nulla che ci comanda". Ma allora questo destino cos'è?
Certo visto che il romanziere  parla di grande imbroglio di tutte le religioni, ci verrebbe da pensare che la sua è ben più di una diffidenza nella fede e nell'aldilà e che quindi il destino di cui parla, e che fa da protagonista nei suoi romanzi, è al limite più identificabile con quella grande evoluzione cui accenna e che comunque una forza sovrumana ma naturale allo stesso tempo. E' un qualcosa al di sopra della volontà umana, ma un elemento che Simenon accetta, ma non come accezzione religiosa
"... nella religione il lavaggio del cervello inizia con il battesimo, il catechismo la prima comunione, etc. Quando ci si sveglia, a tavola, prima e dopo i pasti, a mezzogiorno, di sera...
- Io sono colpevole.
Perché nato uomo, io sono colpevole ogni giorno e a ogni ora... Partorire nel dolore... Guadagnare il pane con il sudore della propria fornte... Le fiamme eterne dell'inferno dopo le sofferenze dell'agonia... - scrive duramente Simenon nel 1940 in "Quand jétais vieux" - Un meccanismo messo mirabilmente a punto per non lasciare mai ai fedeli il tempo di riprendersi, nemmeno quello per vivere...".