sabato 22 novembre 2014

SIMENON SIMENON. QUATTRO ANNI INSIEME...CON L'IMPORTANZA DELLE FOTO


Lo diceva Simenon stesso che le foto sono importanti, non per niente fu il primo autore a cercare di lanciare un romazo fotografico La folle d'Itteville, con una sua storia e oltre 100 scatti della fotografa tedesca Germaine Krull. E poi non scordiamo che la prima serie dei Maigret, quella dei diciannove titoli editi da Fayard, fu Simenon stesso  a volere che le copertine fossero tutte fotografiche, cioé con una stessa foto che occupava la copertina, la costa e la quarta di copertina.
Beh, noi , scusate la modestia (!), l'abbiamo sempre pensata come lui... la comunicazione testuale viene senz'altro completata e arricchita, quando é accompagnata da un adeguato corredo illustrativo.
E così quando quattro anni fa' iniziammo l'avventura di Simenon-Simenon, la scelta di corredare ogni post con un'immagine fu conseguenziale. Oggi vi riproponiamo alcune di quelle foto, reperite scavando nel nostro archivio.






 


venerdì 21 novembre 2014

SIMENON SIMENON . QUATTRO ANNI INSIEME... APPUNTI PER UN COMPLEANNO

Era fine novembre del 2010 quando iniziammo a mettere su carta, anzi on-line, un progetto ambizioso.
Realizzare un sito solo ed esclusivamente  dedicato allo scrittore Georges Simenon, che avesse un aggiornamento quotidiano e che fosse corredato di una rassegna stampa internazionale il più aggiornata possibile... sembrava più una bella idea che una possibiltà concreta.
Insomma, diciamocela tutta, inizialmente sembrava più un "proviamoci per gioco" che una vera sfida. Invece con il passare del tempo il gioco si fece più serio, l'impegno ci prese la mano e giorno dopo giorno, mese dopo mese, ci ritrovammo quasi senza accorgersene immersi in un blog dal ritmo quotidiano, i post giornalieri sul romanziere, sulla sua vita, sulle sue idee, sull'attualità, sul suo personaggio più famoso, Maigret, che poi (come d'altronde successe nella vita di Simenon) si prese un bel pezzo di spazio del blog... Insomma eravamo partiti, viaggiatori su un treno da cui ormai non era nemmeno più pensabile scendere.
All'inizio l'iniziativa suscitò qualche plauso, più per l'originalità dell'idea e, forse, per sottolineare la nostra buona volontà. Ci fu la curiosità di qualche quotidiano che citò l'iniziativa. Venne addirittura scritto, dai guru di maketing di turno, che il nostro  era un esempio classico di un prodotto sul web "vertical-content" a "target-premium" (tradotto: la massima specializzazione dell'informazione in un settore molto ristretto, che sono seguiti da poche persone, ma con un profilo, ma quale profilo?... molto alto...)
Sarà, ma noi la vedevamo da un altro punto di vista. Grazie alla possibilità tecnologiche multimediali, andava prendendo forma una sorta di biografia, non più statica, bloccata sulle pagine di carta di un volume, come s'intende generalmente. No. Questa era un biografia...viva, che ogni giorno aggiungeva qualcosa, che teneva conto dell'attualità sul romanziere, che cambiava, una biografia la quale interreagiva con i lettori grazie alle loro richieste, ai loro commenti e anche con i loro contributi. Quindi un biografia interattiva, condivisa, partecipata. Ma su questo ci torneremo più approfonditamente.
Non vorremmo tanto star qui a guardare e riguardare i quattro anni di lavoro fin qui realizzati, ma piuttosto puntare il nostro sguardo verso il futuro, cercando di immaginare come Simenon-Simenon potrà crescere, cambiare e rinnovarsi.
Ogni anno è un punto di partenza, che non vuol dire rifare tutto daccapo. Ma porsi un nuovo obbiettivo. Il nostro è quello di esplorare nuove modalità per comunicare meglio. E' quello utilizzare in questo blog metodologie sempre più avanzate, ma mai la tecnologia per la tecnologia, semmai nuovi strumenti che siano al servizio di una più completa e più approfondita conoscenza di Simenon e modalità nuove e migliori per coinvolgere voi che già ci seguite e coloro che riusciremo ad attrrarre nel futuro.
Il nostro grazie va a tutti quelli che seguendo in modo sempre crescente Simenon-Simenon ci hanno fatto arrivare a questo quarto traguardo alla soglie delle centomila visite al mese (poco si dirà, ma ricordate quello che dissero i marketing-guru a proposito del "vertical content" e del "target-premium").
Il nostro grazie va a quei prezioso collaboratori che con il loro baglio di conoscenze rendono più interessante il nosto lavoro quotidiani, volgi qui citre tra gli altri Murielle Wenger, Andrea Franco, Giancarlo Malagutti, Giorgio Muvi, Paolo Secondini...
C'era una trasmissione televisiva di Renzo Arbore diuna decina d'anni fa' che s'intitolava Meno siamo e meglio stiamo, programma che invece poi era seguitissimo... é forse questo l'augurio che Simenon-Simenon potrebbe farsi per questo quarto compleanno?...

mercoledì 19 novembre 2014

SIMENON SIMENON. E OGGI IL NOVEMBRE DEL ROMANZIERE

Dopo Maigret ieri, oggi è la volta del Novembre di George Simenon: ecco alcune tappe che sintetizzano le attività del romanziere, della sua vita e del mondo che gli gira attorno in questo pemulitmo mese dell'anno.
 
* 30 Novembre 1919: Primi passi come giornalista di Simenon: La Gazette de Liège ha pubblicato il suo prima rubruca quotidiana, Hors du Poulailler firmato Monsieur Le Coq
 
* 28 Novembre 1921: muore a 44 anni di Désiré Simenon, Georges padre
 

* Novembre 1944: Scritta, su richiesta di Sven Nielsen, una prefazione al romanzo Traqué, d'Arthur Omre ; questo è il primo testo Simenon a comparire nella nuova casa editrice Les Presses de la Cité
 
* 5 Novembre 1945: Primo incontro con Denyse Ouimet

 
* 29 novembre 1949: Simenon ha inizia a scrivere Maigret e la vecchia signora

 
* 30 Novembre 1950: Simenon inizia a scrivere Picratt del Maigret

 
* 10 novembre 1951: Simenon è stato eletto alla Royal Academy di Lingua e letteratura francese del Belgio

 
* 1 novembre 1955: Simenon ha cominciato a scrivere In caso di disgrazia

 
* 17 novembre 1959: Simenon  ha iniziato a scrivere
Maigret alle Assise
 
* 10 Novembre 1964: uscita del film di Marcel Carné Tre camere a Manhattan

 
* 5 novembre 1966: Simenon comincia a scrivere Il ladro di Maigret

 
* 6 Novembre 1967: Simenon ha iniziato a scrivere La prigione

 
* 18 Novembre 1970: Henriette, madre di George, entrata in ospedale a Liegi, dove morirà all'inizio di dicembre

 
* Novembre 1973 : Simenon scrisse in uno dei suoi dettati: "Quando sono passato in un'altra stanza, dove file di libri a non finire rivestono le pareti dal pavimento al soffitto, ho improvvisamente fatto un dietrofront e sono scappato. [...] la solo vedere questa massa di libri, di linee, di segni tipografici, mi fanno girare la testa. [...] Questo non significa che rinnego i duecento e passa romanzi che ho scritto, al contrario. Ho iniziato dalla mia adolescenza e, ferocemente, ho continuato questa ricerca dell'uomo che è stata la mia unica passione"


* 15 Novembre 1976: Morte di Jean Gabin, interprete simenoniano per eccellenza

* 3 Novembre 1977: Inaugurazione del Fondo
Simenon presso l'Università di Liegi
 
* Novembre 1980: Simenon termina di scrivere Memorie intime

 
* 27 Novembre 1981: trasmissione di una puntata di  "Apostroph," programma di Bernard Pivot, dedicata a Simenon

 
* 20 novembre 2010: Maurizio Testa inaugura blog Simenon-Simenon 


Murielle Wenger

martedì 18 novembre 2014

SIMENON SIMENON.IL NOVEMBRE DI MAIGRET

Novembre è un mese abbastanza presente nel'opera di Simenon. E' anche il titolo di un romanzo, bello e triste ... "Novembre", per Simenon, questo è il mese di Ognissanti, un mese di pioggia, vento, nebbia, gelo. Il mese che evoca probabilmente per molti lettori la famosa "atmosfera Simenon", anche se sappiamo che la serie può bearsi anche della mitezza della primavera e del caldo estivo, più volte di quanto non si potrebbe pensare (vedi http://www.trussel.com/maig/meteof.htm).
Iniziamo con una rassegna di quanto succede a
Maigret in questo mese di novembre. Domani invece presenteremo un sintetica panoramica degli eventi che hanno avuto luogo nel mese di novembre nella bio-bibliografia Simenon.




 
Una dozzina di indagini Maigret raccontate da Simenon si svolgono nel mese di novembre. L'indagine, che apre il ciclo "ufficialmente", vale a dire Pietr Le Letton, ha luogo a novembre, si sa fin dall'inizio: le raffiche di vento soffiavano, stava piovendo "grandi gocce di pioggia come noci, il freddo era come il ghiaccio" questa è la tempesta, sia a Parigi che a e Fécamp e Maigret abbandona a malincuore il suo ufficio, riscaldato dalla sua stufa infuocata, per impantanarsi nel fango vicino alla riva del mare ...
La seconda indagine nel mese di novembre è Le pendu de Saint-Pholien: questa volta, la pioggia è accompagnata dalla nebbia che offusca la luce di lampioni. Ma, grazie ai ricordi dell'autore, Maigret scopre Liegi sotto il sole, nonostante il freddo: "La nebbia si era dissipata, lasciando sugli alberi e su ogni filo d'erba [...] perline di brina bianca. Nel cielo azzurro splendeva un sole freddo, che però minuto dopo minuto, trasformava le brina in gocce d'acqua che cadeva, chiara, sulla ghiaia. "
Troviamo mareggiate di novembre ne Le chien jaune, con le parole di apertura magistrali del romanzo .. "Venerdì 7 novembre, Concarneau. La luce del vecchio orologio della città, che si vede al di sopra delle mura, segna le unidici, meno cinque. Siamo in piena marea e una tempesta da sud-ovest si intrufola tra le barche nel porto. Il vento si infila per le strade "...
Dopo, L'ombra Cinese, in cui la maggior parte dell'indagine si svolge nel mese di novembre, ecco quindi  di L'affaire San Fiacre, e la messa del giorno dei morti. Maigret procede con i suoi passi pesanti nel freddo e tra le foglie morte portate dal vento ...
Il mese di tre racconti sotto la pioggia e novembre (
La péniche aux deux pendus, L'affaire du boulevard Beaumarchais, Tempête sur la Manche), e con Maigret alle prese con il mondo del crimine venuto da oltreoceano (Maigret, Lognon et les gangsters): c'è una "pioggia lunga e fredda che cade fuori dalla finestra."
In 
Maigret se trompe, la pioggia ha preso il posto della nebbia, una "aria gialla" che alla fine si trasforma di nuovo "in una bella pioggia fredda." E ancora è Maigret, a causa di un eminente chirurgo, a porsi un sacco di domande sul suo rapporto con gli esseri umani... e allora piovono "ancora  pietre, mattoni e cemento" ...
Maigret et les témoins récalcitrants , è un romanzo dal tono molto nostalgico e che si apre piovoso, all'indomani di Ognissanti: "Eravamo nel nel mese di novembre - il 3 Novembre - e non era affatto freddo. Cadeva da un cielo basso ed uniforme una di quelle piogge che, soprattutto al mattino, sono più sottili e più insidiose delle altre. "
Infine, l'indagine di
Maigret et le fantôme , condotta in un sol giorno, a metà novembre, si svolge ancora una volta sotto la pioggia, in un ambiente umido che si adatta bene alla indole dell'ispettore sfortunato come è Lognon, e come dimostrano queste poche note del primo capitolo: "... la pioggia rimbalza sul marciapiede [...] la giornata era di un grigio sporco e pioveva sempre [...] Gli alberi perdevano le loro foglie che, bagnate, s'incollavano sul selciato. "

Murielle Wenger

sabato 15 novembre 2014

SIMENON SIMENON. IL MIO MAIGRET PERSONALE E'....


A volte il mio Maigret personale ha la morbidezza e il sorriso bonario di Jean Richard e si muove in una Parigi in bianconero degi anni '70 , o tra i colori della televisione degli anni '80...

A volte il mio Maigret personale ha lo sguardo di Bruno Crémer e si mostra sottile, serio o allegro, tutto sfumature in una scenografia costruita, ma ugualmente credibile...
Certe volte il mio Maigret personale diventa italiano e Gino Cervi gli dona il suo entusiasmo, le sue collere, e suoi scatti di voci, affiancato da una singora Maigret i cui talenti culinari non le impediscono le raffinatezze dell'analisi...
Invece ci sono delle volte che il mio Maigret personale si cala nella flemma tutta britannica di Rupert Davies e si mette a parlare inglese come se fosse nato sui bordi del Tamigi...
Alcune volte  il mio Maigret personale si mette a somigliare al suo autore, la pipa tra i denti, il cappello moscio ben piantato in testa, passeggiando con la sua andatura liegiese nei cafè di Parigi...
Ci sono delle volte in cui il mio Maigret personale diventa viaggiatore e ecco che mi porta sulla Costa Azzurra; lungo la Promenade des Anglais con le sue immagini di mare, i riflessi, mentre Sidney Bechet crea un'atmosfera jazzy con Dans les rues d'Antibes
Certe volte il mio Maigret personale preferisce il Nord, ed eccomi nella nebbia di un canale, un chiatta passa e Brel ci canta Le plat pays
Addirittura ci sono delle volte che il mio Maigret personale diventa un seduttore: ha la voce di Paolo Conte, il sorriso di Lino Ventura,  la camminata di John Wayne e viene voglia di preparargli uno spezzatino per essere sicuri di conservarlo...
A volte il mio Maigret personale diventa papà: è domenica a Meung-sur-Loire seduto sul giardino, con i fiori che sentono l'estate, il fumo della pipa che si sparge con le sue volute e Maigret è il nonno che avrei potuto avere 
Ci sono delle volte che il mio Maigret personale diventa un pungolo: su! e se faccio degli studi di "Maigret e questo" o "Maigret e quello" e mi immergo nella mia colezione di romanzi...
A volte il mio Maigret personale diventa delle sensazioni e con lui si annusano gli odori dei croissant caldi, si addenta un sandwich croccante,  mentre Parigi è invasa dai colori e si sente un rimorchiatore sibilare sotto l'arco del ponte... 
Alcune volte il mio Maigret personale è un poliziotto e con lui conduco un'inchiesta, divento uno dei suoi collaboratori, e gioco alla detective: "Capo, credo di averlo trovato!"...
Ci sono delle volte che il mio Maigret personale ridiventa un eroe di carta, ma così umano, così vicino a noi che ancora una volta prendo un romanzo a caso; questa volta, stavolta sarà, perché no, Signé Picpus, ed eccolo là, ha messo le sue bretelle, pesca in riva a Morsang, ha ritrovato Le Cloaguen grazie alla sua formidabile intuizione e arriva, una volta di più, a scoprire la verità...
A volte il mio Maigret personale è un compagnone, e grazie a lui io divido una passione con tutti voi, amici maigrettofili...

Murielle Wenger

venerdì 14 novembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET SALUTISTICAMENTE SCORRETTO. ESEMPIO DA NON SEGUIRE MOLTO SEGUITO

Maigret un gran bevitore, un forte mangiatore (con delle predilezione culinarie assai lontane dalle più elementari raccomandazioni dietetiche e salutiste), non pratica nessuno sport, a parte giocare di tanto in tanto una partita a bocce quando si trova giù al Sud, oppure una partita a biliardo (ah, certo.... di quando in quando percorre a piedi il tragitto da casa fino al suo ufficio... però solo se ha tempo...), oppure si dedica alla pesca sulle rive della Loira. E per di più fuma senza sosta le sue pipe! Un personaggio del tutto "politicamente" scorretto... eppure è questo, è proprio questo che fa parte del suo charme...

Murielle Wenger


SIMENON SIMENON. COME FUMARE LA PIPA FACCIA LA DIFFERENZA IN UN ROMANZIERE E IN UN COMMISSARIO


Anche se ieri abbiamo postato delle istantanee in cui si vede un assolutamente insolito Simenon fumare il sigaro (e non erano fotomontaggi....  ma frames di un filmato reale) oggi pero continuiamo a parlare di fumo però quello della di pipa... E lo facciamo con un intervento del nostro collaboratore Paolo Secondini che ci propone la sua visione del rapporto tra Simenon e il rito di fumare la pipa, ma anche di come interpreta questo come qualcosa di più di una passione che coinvolge anche il suo celebre commissario.


C’è da supporre che la pipa, per Georges Simenon, fosse qualcosa di più importante di un semplice arnese per fumare, qualcosa che, probabilmente, non era soltanto mania o passione – come d’istinto pensiamo vedendo lo scrittore, in vari filmati e immagini fotografiche, con la pipa fra i denti – ma quasi un modo di apparire, di sentirsi, di vivere, un modo senza il quale rischia di non essere se stesso, di smarrire gli aspetti più veri, caratteristici, della propria personalità.
Tutto ciò il romanziere lo trasmette ai suoi personaggi o, meglio, al suo personaggio per eccellenza: Maigret, che pure, come il suo creatore letterario, è impossibile immaginare senza la pipa in bocca, spenta o accesa che sia.
Nel racconto La pipa di Maigret, a tratti il lettore ha dinanzi un commissario piuttosto nervoso, irrequieto, che difficilmente riesce a darsi pace, poiché tormentato dal pensiero di avere perduto – poi scopre invece che gli è stata rubata – la sua pipa preferita, quella sicuramente più “buona” delle altre, e alla quale si sente parecchio legato. Sì, perché Maigret, come lo stesso Simenon, stabilisce con le pipe un rapporto quasi affettivo, sentimentale, più profondo di quanto possa apparire.
Tutto questo, soprattutto agli occhi di un non fumatore, può sembrare bizzarro, grottesco, se non propriamente morboso. Ma bisognerebbe provare a tenerla tra i denti, la pipa, a sentirsi impregnati dell’odore di una buona miscela di tabacco, la testa piacevolmente avvolta da evanescenti, sottili spirali di fumo, per sapere ciò che realmente si prova e, ancor più, che cosa la pipa trasmette a chi sa sentirla parte integrante di se stesso.

Paolo Secondini

giovedì 13 novembre 2014

SIMENON SIMENON. VOILA GEORGES CHE FUMA... LE CIGARE!


Tra il nuovo La pipa di Maigret, le riflessioni di un fumatore di pipa, e altri riferimenti al fumo, in questi ultimi post, con buona pace dei non fumatori e della campagna contro il fumo, abbiamo dato un bel po' di spazio all'argomento... e non abbiamo ancora finito.
Infatti oggi vi proponiamo alcuni fotogrammi di un filmato che ci ha segnalato la nostra Murielle Wenger, che dimostrano inequivocabilmente che Simenon fumava anche il sigaro. E non solo, come abbiamo raccontato in un post precedente, la sera davanti al telegiornale giusto per far contento Johnny, il suo piccolo secondogenito, cui piaceva tanto l'aroma del sigaro. Quelle riprese qui, sono immagini di Simenon in un certo Cafè de Commerce, al tavolo con un militare (o un poliziotto?), davanti a un bicchiere... Una chiacchierata di piacere o finalizzata a catturare materiale per il suo prossimo romanzo? Fatto sta che se lo accende, ne fa due o tre boccate ispirate e poi continua a fumarlo con gusto.
Insomma fumatori di sigaro, non guardate con troppo sussiego questo romanziere incallito fumatore di pipa, perché, come dimostra questa sequenza, Simenon si concedeva di tanto in tanto qualche "evasione"...
Ma tutto questo parlare di fumo ci ha fatto venire in mente una domanda. Ma i non fumatori, quelli cui (anche giustamente) dà fastidio persino all'aperto un fumatore di pipa (e non parliamo di quelli di sigaro) lontano qualche metro...
ecco, tra questi ci saranno estimatori di Maigret?
Certo anche quei superpoliziotti che ammazzano tre cattivi al secondo in certi polizieschi d'azione (film o libri fa lo stesso) e che piacciono a qualcuno... quel qualcuno che però uscito dal cinema, o chiuso il libro non si mette ad ammazzare "cattivi" ogni tre minuti...
E domani in un modo o in un altro continueremo a parlare di pipe e di fumate... i non fumatori sono avvertiti!      

mercoledì 12 novembre 2014

SIMENON SIMENON. ARRIVANO I MAIGRET 6 E 7

Sono stati a lungo attesi, magari non come La pipa di Maigret, ma anche queste due raccolte di romanzi del commissario erano attesi, con voci che sarebbero usciti ad ottobre, poi ai primi di novembre e adesso ci siamo, ma quasi a metà novembre.
Occasione giusta per chi avesse  voglia di farsi una collezione ex-novo a prezzi convenienti.  Il volume 7 ad esempio raccoglie 5 romanzi ad un prezzo di copertina di poco più di 14 euro (con lo sconto del 15%).
Ma vediamo un po' quali sono i romanzi proposti:

Maigret 6
•  La furia di Maigret
• Maigret a New York
• Le vacanze di Maigret 
• Il morto di Maigret
• La prima inchiesta di Maigret





Maigret 7
• Il mio amico Maigret
• Maigret va dal coroner
• Maigret e la vecchia signora
• L’amica della signora Maigret
• Le memorie di Maigret

martedì 11 novembre 2014

SIMENON SIMENON. RIFLESSIONI DI UN FUMATORE DI PIPA SIMENONIANO E MAIGRETTIANO

Il famoso scrittore, lo sconosciuto e il grande attore... tutti insieme ma con uno del tutto fuori contesto: i miracoli della pipa!

Non voglio dire che chi non fuma la pipa non possa apprezzare il commissario Maigret. Sarebbe come dire che chi non beve calvados o non mangia i sandwich della brasserie Dauphine non riesca a gustare appieno delle indagini del personaggio di Simenon. Però, certo che... anche perchè Simenon, pure lui un fumatore accanito di pipa, ci presenta la figura di un fumatore di pipa estremamente realistico, sia per quello che gli fà dire, che per quello che gli fà fare, ma diremmo anche per quello che sottintende tra le righe.
Il "non detto" di un autore fumatore di pipa che descrive un personaggio fumatore di pipa è infatti costituito di cose sottaciute, esperienze che non c'è bisogno di rivelare, sensazioni che implicitamente legano lui e il suo personaggio, voglie e stati d'animo che solo chi fuma la pipa può capire...
Per esempio chi non fuma la pipa difficilmente sa che l'aroma che percepisce chi si trova vicino ad un fumatore di pipa è ben diverso da quello che si gusta fumando lo stesso tabacco. E l'odore di quel tabacco nella sua bustina è ancora tutt'altra cosa.
E questo, direte voi, cosa c'entra nella scrittura di Simenon? E' una di quelle sottili differenze... tre gradi di esperienza olfattiva che si riferiscono a momenti e situazioni diverse, che un non fumatore ignora.
Quante volte Simenon fà dire al commissario (oppure lo dice lui stesso) che la tal pipa quel giorno non era affatto buona... o che non c'era modo di fumarla come si deve...  o che si spegneva continuamente... Questo certo dipende dalla pipa, se è stata pulita a dovere, se si è inumidita troppo... ma c'entra anche il tabacco, anche lui troppo umido (e allora non si accende mai bene), o troppo secco (e allora brucia il palato e la gola)... Tutto ciò fà parte delle abitudini di un fumatore di pipa di... lungo corso, proprio come Simenon e Maigret.
Accendere la pipa non è mai un gesto automatico e meccanico come per una sigaretta (a volte non ci si accorge che ce n'è una ancora accesa sul posacenere). Caricare una pipa, vuol dire averne prima scelto una e in questa scelta pesano diverse considerazioni, proprio quelle che fanno parte del non raccontato.
Sappiamo, ad esempio, che la predilezione di Maigret va alle pipe grosse e massicce, anche perché si addicono alla perfezione alle sue manone. Ma una pipa può essere grossa e non avere un fornello molto capiente. E se, per esempio, il commissario si appresta a condurre un interrogatorio che ritiene possa durare a lungo, magari sceglierà una pipa con un fornello particolarmente capace e presserà il tabacco più del solito, non solo in modo di averne di più da fumare, ma perchè quando il tabacco è ben pressato brucia più lentamente (però non bisogna tirare troppo per non bruciarsi la lingua). Questo Simenon non lo dice mai, come altre cose, ma da come Maigret accende la pipa, dagli sbuffi che fà, da quante volte gli capita che si spenga e la deve riaccendere, un fumatore di pipa capisce molte cose.
Quello che invece Simenon racconta è il modo sbrigativo con cui spesso il commissario vuota una pipa: battendo il fornello sul tacco della scarpa. Simenon che era un fumatore meno ruvido e un più raffinato del suo personaggio, non l'avrebbe mai fatto. E quando lo racconta, chi fuma percepisce una sorta di disapprovazione taciuta, ma anche di rassegnazione... il suo personaggio è fatto così e questo modo molto poco elegante di vuotare la pipa è perfettamente in linea con lo stile Maigret.
D'altronde Simenon non avrebbe mai fumato quel tabacco "gris", di cui il commissario fà un grande uso, un trinciato grosso, per niente aromatizzato, poco lavorato e molto grossier... Lui fumava pipe Dunhill o Peterson, allora le migliori pipe al mondo, e raffinate miscele di tabacchi inglesi (la Dunhill creò e gli offrì per anni una miscela chiamata "Maigret Cut's"). Ma anche lui ne aveva moltissime, centinaia, anche se poi (come succede a quasi tutti i fumatori di pipa) quelle che fumava erano sempre le stesse... e quando scriveva le teneva lì sulla sua scrivania, pronte da fumare, già cariche di tabacco... pipa e tabacco che non mancavano mai ed evidentemente erano sinergiche al suo d'ètat de roman in cui scriveva i suoi libri.
Maigret fuma la pipa anche a casa, dopo cena, qualche volta a letto prima di addormentarsi e raramente, anche la mattina appena sveglio, riaccendendo la pipa iniziata a fumare la sera prima, che lo ha aspettato tutta la notte lì sul comodino... Il  commissario fuma persino quando sta male, cercando, invano, di non farsi scoprire da M.me Maigret, che spesso fà finta di mangiare la foglia...
Abbiamo detto degli interrogatori, ma la pipa è compagna di Maigret anche quando fà le nottate tra appostamenti, pedinamenti, attese nel suo ufficio di Quai des Orfévres o in qualche bistrot, o in qualche piccolo albergo di periferia... La pipa come una calda presenza che riscalda le mani, ma quello non è un calore solo fisico, si tratta anche di una compagnia che gli dà forza nei momenti difficili e contribuisce a farlo sentire meno solo, quando si trova lontano, in posti sconosciuti, in mezzo a gente estranea. E mentre gira e rigira intorno ad un caso che non riesce a capire, vuotare la pipa, accenderla, pressare il tabacco (e va bene, non è carino, ma Maigret evidentemente lo fa con il dito invece di usare l'apposito "curapipe"... dal momento che non ci pare che Simenon lo citi mai), dicevamo tutte le attività pre-fumata, sono un complesso di azioni che sono essenziali per chi è solo o per chi ha in testa qualcosa che gli sfugge. Concentrandosi su quelle azioni si mettono in moto una serie di meccanismi che da una parte richiedono concentrazione, ma dall'altra risultano dei funzionali catalizzatori per le idee giuste su cui instradare i ragionamenti per risolvere un caso o afferare l'ispirazione. E questo Simenon non lo racconta mai.  
Personalmente fumo la pipa grosso modo da quarant'anni e, nonostante abbia letto e riletto i Maigret (e non solo), ogni volta che mi immergo nelle vicende del commissario il primo istinto è quello di andare nello studio e prendere una pipa da fumare (ma, ad esempio, non mi è mai successo leggendo Sherlock Holmes), come se questo mi avvicinasse di più alle vicende di Maigret, come se mi ponesse in qualche modo dalla parte di chi, scrivendo quella storia, stava sicuramente fumando una pipa.
Magari volete sapere se adesso mentre scrivo sto fumando? Ebbene sì... fumare la pipa a me aiuta a pensare mentre scrivo, ma anche a riflettere mentre leggo e a farmi venire delle idee mentre, magari seduto sulla sedia con i piedi sulla scrivania, mi arrovello per trovare un'idea per il post del giorno da pubblicare su Simenon-Simenon.(m.t.)

lunedì 10 novembre 2014

SIMENON SIMENON: GEORGES FIGLIO, MARITO E PADRE... LE SUE DONNE SULL'ORLO DI UNA CRISI....


Si è tanto parlato del disinvolto rapporto di Simenon con le donne. Ma, se ci pensiamo bene, le sue relazioni più strette con il sesso femminile sono state pressochè fallimentari, se non addirittura tragiche. Questo non significa che la colpa va addossata tutta a Simenon, ma certo il fatto che lui abbia avuto problemi per tutta la vita con la madre Henriette, che abbia sfilacciato il suo rapporto con Tigy ben prima di conoscere la seconda moglie, che l'unione con Denyse sia finita con la dipartita di lei per una serie di cliniche psichiatriche e che la sua unica e amatissima figlia avesse problemi psicologici tali da finire suicida a venticinque anni... beh non possono essere tutte coincidenze.
E noi non crediamo alle coincidenze, come ripete spesso il detective che indaga in un racconto poliziesco.
Già invece Simenon credeva al destino, al caso, e quindi anche alle coincidenze.
Ma andiamo per ordine.
Sul rapporto con la madre, pesa molto il carattere di lei, donna dura e sempre attenta al giudizio degli altri. Non poteva piacere al piccolo Georges che infatti  amava il padre malato alla follia (i bambini hanno sempre bisogno di amare qualcuno). E inoltre la madre aveva una smaccata preferenza per il figlio minore, Christian, e non mancava occasione per dimostrarlo. Quando oramai vecchia e malata, giaceva in un letto di un ospedale di Liegi, Georges corse al suo capezzale e lei con voce fioca gli chiese "Georges, che sei venuto a fare?".
Andiamo in ordine cronologico e prendiamo in esame il matrimonio con Regine Rènchon, detta Tigy. Lei aveva messo sin dall'inizio dei paletti ben chiari, nessun figlio e poco sesso, o perlomeno non quanto ne avrebbe desiderato l'esuberante futuro romanziere. Le cose andarano più o meno lisce finchè Tigy non scoprì che il marito andava quotidianamente a letto con la loro storica femme de chambre, Boule. Simenon non si giustificò, ma bensì rivelò alla moglie che lui aveva un bisogno fisico di due, tre rapporti sessuali al giorno e che, al caso, li aveva con delle prostitute. Fu la fine, almeno  per come la racconta lei. In realtà, e anche secondo Boule, lei aveva scoperto già tutto, ma alla vigilia della partenza per l'America, questa scenata fu un modo per togliersi dai piedi quella femme de chambre. Già, perchè, dopo questa drammatica scoperta, Tigy accettò di rimanere insieme a Georges solo per il bene del figlio Marc, ma ognuno avrebbe liberamente fatto vita a sè, da un punto di vista sentimentale che, ovviamente, sessuale. Questa convivenza andò avanti anche in America, anche quando Denyse andò a vivere con loro, inizialmente come segretaria/interprete, poi come amante, quindi  come compagna ufficiale. Prima la nascita di John e poi il susseguente divorzio da Tigy fece di Denyse M.me Simenon nel 1950.
Anche con Denyse le cose non andarono bene. La propensione all'alcol, un permanente complesso d'inferiorità, la necessità di sentirsi sempre un gradino sopra gli altri, generarono alla lunga un precario equilibrio psicologico che fu un elemento di grosso scompenso nella relazione tra i due. Simenon sulle prime assunse un atteggiamento di protezione... nel senso che cercò di proteggere Danyse dai suoi fantasmi, così almeno afferma lui in più occasioni. Ma quando la situazione diventa tesa, contrastata, insostenibile e dannosa anche per i figli, i medici consigliano l'allontamnto della donna dalla famiglia. Sarà la fine della storia tra i due coniugi, anche se in questo caso Simeno non volle mai un divorzio (si dice per motivi squisitamente economici) .
Ultima situazione problematica cui accenniamo è il rapporto con la figlia Marie-Jo che aveva un'ammirazione tutta particolare per il padre, che andava ben aldilà del normale affetto di una ragazza per il genitore. Da piccolissima ebbe una sorta di crisi quando un giorno Georges, uscendo di fretta, aveva dimenticato di salutarla. Chiamato un medico, non si riusciva a calmarla. Solo il ritorno del padre la tranquillizzò. E ancora. Gia bambina, quando il padre volendole regalarle un anellino la portò da un orefice affinchè scegliesse quello che le piaceva. Lei puntò decisa su una fede nunziale e volle che fosse il padre a mettergliela al dito.
Da grande si trasferì a vivere da sola Parigi (il padre era a Losanna) e lì ebbe diversi rapporti con uomini più grandi di lei, magari non proprio dell'età del padre, ma certo persone mature. Si ipotizzava che ricercasse in quei legami sentimentali di ricostruire il rapporto con il padre. Anche lei soffriva di un equilibrio psicologico instabile ma, non avendo la forza della madre, finì suicida a venticinque anni, dopo un paio di tentativi in cui erano riusciti a sventare il tragico gesto.
Vivere con Simenon non deve essere stato semplice per nessuno, anche se non era il mostro che ad esempio Denyse descrisse nel suo libro-vendetta Un oiseau pour le chat. Noi siamo dell'opinione che, pur affermando più volte che voleva essere "uno come gli altri", Simenon fosse, anche suo malgrado, una presenza ingombrante per chi gli stava intorno e i quali finivano per "soffrire" la sua presenza anche se non era nell'animo e nei comportamenti di Simenon, la prevaricazione e il culto di sè, anche inconsapevole. Le difficoltà di convivere con lui si sommavano evidentemente con i problemi e le patologie di chi gli viveva accanto. Un miscela se non esplosiva, sicuramente infiammabile, che deve aver acceso diversi contrasti e bruciato molti rapporti.       

domenica 9 novembre 2014

SIMENON SIMENON. GEORGES E LA PIPA DI MAIGRET CHE... SI ALLUNGA IN CLASSIFICA

Anche questa domenica diamo un rapido sguardo alle posizione che il nuovo La pipa di Maigret, occupa nelle classifiche dei libri più venduti. Iniziamo come di consueto con quella della Nielsen Bookscan, pubblicata dall'inserto TuttoLibri de La Stampa di sabato. La raccolta di racconti del commissario tiene la prima posizione della sezione "Tascabili", conquistata la settimana scorsa al suo esordio. La GFK che ha elaborato la graduatoria del supplemento La Lettura del Corriere della Sera di domenica colloca il titolo simenoniano nella 13a posizione nella sezione Narrativa Straniera (conquistando un paio di posizione dalla settimana scorsa). L'Eurisko, che cura le classifiche dei libri per RCult de La Repubblica, questa volta ci fà assistere ad un bel balzo de La pipa di Maigret dal 7° al 1° posto dei Tascabili.
Per quanto riguarda la vendita on-line lo troviamo al 13° posto della Top 100 di Internet Book Shop, mentre si affaccia alla graduatoria dei cento più venduti di inMondadori, facendo capolino al 95°posto. Ancora una discreta posizione: quella nella classifica di Libreria Universitaria, dove occupa la 12a posizione. Assente da quelle di Feltrinelli, Rizzoli, Hoepli.
Passando alla versione digitale, l'ebook de La pipa di Maigret atterra al 34° posto della gradutoria Top 100 di Internet Book Shop.

sabato 8 novembre 2014

SIMENON SIMENON. OMAGGIO ALL'UOMO E AL ROMANZIERE DA... PALERMO

Oggi vi presentiamo un video  che riproduce una puntata di "Kult & Cult", rubrica televisiva ideata da Umberto Cantone e Francesco Panasci, condotta dallo stesso Cantone. Si tratta di un contenitore di cultura e spettacolo che propone materiali rari ed introvabili su personaggi e protagonisti della letteratura, delle arti visive e del cinema di ogni epoca, fino ai giorni nostri, con l'ausilio di proiezioni di film originali ed inediti. Quello che vedete qui è un Omaggio a Georges Simenon, realizzato con il materiale della collezione Cantone. Un modo di ricordare il romanziere attraverso vecchi libri, spezzoni di video e brani d'interviste. Una panoramica realizzata da un grande appassionato, ma anche con la partecipazione di una sua traduttrice (Marina di Leo) e di alcuni reading... Una finestra sul suo mondo, un'altro tributo che vi proponiamo oggi, a 25 anni dalla sua scomparsa. Quasi un'ora di video che vale davvero la pena essere visto. Un'occasione per chi se lo fosse perso. Chapeau a Cantone per questa produzione e buona visione. 



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venerdì 7 novembre 2014

SIMENON SIMENON. WOLFE E MAIGRET, BUONGUSTAI SEPARATI DALL'OCEANO

Oggi il nostro collaboratore Paolo Secodini ci propone un confronto tra il  commissario simenoniano e un'altro personaggio letterario che ha fatto anche lui la storia della narrativa poliziesca, Nero Wolfe. Americano, ha iniziato le sue avventure quasi negli stessi anni in cui debuttava Maigret ('34 per l'investigatore e '31 per il commissario) e presenta, come ci descrive Paolo, alcune analogie, ma anche molte differenze con il personaggio simenoniano. Tra e analogie vogliamo sottolineare anche la prolificità: il numero dei titoli wolfiani pubblicati dal suo autore, Rex Stout, 33 romanzi e una quarantina di romanzi brevi, è abbastanza vicino ai 72 romanzi più una trentina di racconti maigrettiani. Buona lettura.

Il Nero Wolfe e il commissario Maigret star negli anni '60 della Rai: Tino Buazzelli e Gino Cervi

Buongustaio e amante della birra, come il commissario Jules Maigret, è l’investigatore statunitense, di origine montenegrina, Nero Wolfe, creato dalla penna di Rex Stout. 
Tutti e due sono massicci, enormi: più corpulento Wolfe di Maigret, che dà maggiormente l’idea di robustezza e di vigore. Sembra quasi un “carro armato”, il commissario parigino, il quale in verità è molto tranquillo, bonario, ma all’occorrenza sa avvalersi della sua forza, non disdegnando lo scontro fisico con i malviventi. Per Wolfe, invece, ad agire, quando occorre lottare o tirar pugni, è il suo fidato segretario e tuttofare Archie Goodwin. 
Wolfe è perennemente seduto nella robusta e capiente poltrona del suo studio, quando non è nella serra a coltivare o curare le sue orchidee: è piuttosto indolente e abitudinario. Per contro, il commissario Maigret è attivo e dinamico, sempre presente sulla scena del delitto, continuamente alla ricerca doi indizi, di informazioni, di contatti umani, e non soltanto quelli che avvengono nel suo ufficio al Quai des Orfèvres. 
I soli contatti che Wolfe ha con il prossimo – clienti o presumibilmente tali – non possono che avvenire nel suo studio, perché raramente esce di casa, quasi mai si avventura nelle strade della città, a suo dire, piene di insidie e di pericoli. 
Il luogo nel quale egli riesce a rilassarsi del tutto, dove non ama parlare di lavoro, ma gustare le prelibate pietanze che il cuoco Fritz Brenner gli cucina, è la sala da pranzo della sua casa di arenaria nella 35^ Strada Ovest di New York. 
Maigret, invece, anche seduto a tavola – con di fronte o a lato sua moglie –, nel piccolo appartamento di Boulevard Richard Renoir, spesso si confida con la signora Maigret, esternandole dubbi, perplessità, incertezze, riguardo al caso di cui al momento si sta occupando. Per Maigret, in sostanza, anche la sala da pranzo diviene – mentre sorseggia un buon bicchiere di beaujolais o mangia il pollo al vino – un importante, efficiente pensatoio, come per Wolfe è unicamente il suo studio.

Paolo Secondini

giovedì 6 novembre 2014

SIMENON SIMENON. GEORGES, JULES E IL TAVOLINO

Il tavolino. Certamente in un bistrot o sulla terrasse di un gran café, oppure davanti ad una brasserie, nei grandi boulevard parigini o sull'incrocio di un paesino di provincia...
Un tavolino per mangiare qualcosa, per scrivere, per ingannare l'attesa bevendo una birra o un calvados...
Il tavolino è un oggetto (o meglio la parola che definisce un oggetto, una di quelle "mots-matière" come le chiamava Simenon stesso) che ricorre non di rado nella vita dello scrittore, soprattutto agli inizi, ma anche nelle storie del commissario.
Già, il tavolino, tondo quadrato, di legno o con il piano di marmo, solitamente piccolo, è un appoggio, talvolta precario, ma anche un mondo... dove ci possono essere bicchieri mezzi pieni, posaceneri, bottiglie, fogli scritti e fogli bianchi, pipe, pacchetti di fiammiferi, piatti vuoti in cui sono stati serviti dei sandwich... Un mondo in cui, tra uno sbuffo di fumo. una sorsata e qualche appunto sparso, prendono forma idee, tratti di personaggi, trame di storie, intuizioni che diventano sempre più chiare sia che servano a scrivere un romanzo o a risolvere un caso... 
Il tavolino quindi come catalizzatore dell'intuizione e della creatività, un luogo dove fermarsi ma anche dove elaborare, riflettere, intuire...
Ma anche per produrre. Per esempio Simenon afferma di aver scritto uno dei suoi primi romanzi, Le Roman d'une dactylo, sulla terrasse di un café, in una mattina in cui aspettava la moglie Tigy, impegnata in una vendita dei quadri che lei stessa dipingeva.
Per quanto riguarda Maigret, non si contano le volte che da solo, o in compagnia di uno dei suoi ispettori, si ferma in un bistrot (spesso in piedi al banco) seduto ad un tavolino, durante le pause che spesso le indagini impongono... aspettare il rapporto di un ispettore che sta conducendo un pedinamento, attendere le mosse di un sospettato che è nella casa di fronte, aspettare un 'informatore che non si sa quando potrà arrivare... E qui il tavolino fà parte della copertura, due che bevono, chiacchierano, fumano come se non fossero poliziotti... il tavolino contribuisce ad una copertura più credibile.
Ma il tavolino funziona anche da rifugio, Simenon, appena arrivato a Parigi e alloggiato in un'angusta camera sottotetto, passava gran parte della sua giornata fuori e sedersi ad un tavolino poteva essere un gran ristoro, non solo per riposarsi delle lunghe camminate per le strade di Parigi, ma anche per soddisfare quella sua innata curiosità e ascoltare quello che diceva la gente dei tavoli vicini, oppure prendere appunti per quelle storie che sapeva che prima o poi  avrebbe pubblicato.

 

mercoledì 5 novembre 2014

SIMENON SIMENON. MA ALLORA E' UFFICALE, SIMENON FUMAVA (ANCHE) IL SIGARO?

Nel post di qualche giorno fa' avevamo scritto sulla testimonianza di John, figlio di Georges che in un intervista affermava che il padre la sera fumava il sigaro. per la precisione un sigaro Avana.
La conferma ci viene dal commento di Murielle Wenger. Potremmo dire che è un po' l'uovo di Colombo, infatti è andata a rileggersi quello che è scritto sulla biografia più conosciuta di Simenon... la sua autobiografia, Mèmoires intimes.
Ecco quello che ha scritto - In Mémoires intimes, capitolo 52: "Avevamo l'abitudine di cenare alle sei... Dopodichè Maire-Jo  saliva in camera sua per dedicarsi ai suoi compiti... Noi allora, caro Johnny, ci godevamo dalle otto alle otto e mezzo, il nostro momento d'intimità, perchè ti piaceva seguire in mia compagnia il telegiornale delle otto... Ogni sera, quando ti sedevi sulla tua sedia accanto alla mia poltrona, mio imperioso Johnny, come mi capitava di chiamarti, manifestavi qualche esitazione: 'Posso Dad? Non sei troppo stanco?... spesso tu mormoravi ancor più timidamente: Non ti andrebbe di fumare un sigaro?'. Io sono esclusivamente un fumatore di pipa, ma c'erano sempre nel mio studio vicino delle scatole di Avana per gli invitati. Io ti rispondevo sempre di sì e la tua gioia di respirare l'odore dei sigari compensava largamente il mio dispiacere di fumarli". 

martedì 4 novembre 2014

SIMENON SIMENON. PIACERE, IL... "DOTTOR JULES MAIGRET"

Commissario o dottore...in medicina? Già perché a volte ci scordiamo che quando l'autore ne disegna la genesi, nella gioventù di Jules Maigret, ci sono alcuni anni passati all'università, e più precisamente nella facoltà di medicina.
Poi il padre morì e il giovane Miagret dovette andare a Parigi dove il destino gli riservò la possibilità di entrare in polizia.
Ma se la stora fosse stata un'altra?
Se il padre di Jules non fosse morto e il nostro avesse potuto completare gli studio e laurearsi dottore in medicina, che tipo di medico sarebbe stato? E qui ci viene parzialmente in aiuto Simenon stesso che in Maigret se trompe (1953) ci dice quello che non avrebbe proprio potuto fare: "... verosimilmente non sarebbe diventato un chirurgo, a causa dell'abilità manuale necessaria...".Già, le manone  di Maigret, commisurate d'altronde alla sua figura massiccia e imponente. Quelle manone che non usa quasi mai, ma le rarissime volte che le mette in moto, fanno sfracelli.
Ma torniamo al... "Dottor Maigret". Nella serie delle inchieste lo troviamo spesso a colloquio con dei medici e non di rado con degli psicologi e/o psichiatri. Questi sono quelli che destano di più la sua attenzione e la sua ammirazione. Certo tutto deve dipendere da quel motto che il suo creatore gli regalato "comprendere e non giudicare". Già, il medico per professione studia i comportamenti psicologici, o patologici, degli individui deve capire da cosa vengono determinati, se vuole trovare la via giusta per guarirli. Allo stesso modo scoprire le motivazioni psicologiche che hanno portato un individuo, appaentemente normale, a condizione patologiche tali da commettere un crimine, richiede anch'esso un analisi non tanto diversa.
E infatti, se può, e in non pochi casi, sappiamo che il commissario cerca di riaggiustare i destini. Ma questo va letto nel senso di rimettere il colpevole in una condizione di normalità, che potremmo considerare un obiettivo analogo a quello della terapia che potrebbe ordinare uno psicologo.
Poi il suo più caro amico, Pardon, è un medico. Al Quai des Orfevres ha un rapporto particolare con il medico legale, il dottor Paul. In Maigret tend un piège (1955), a asa del suo amico dottore Miagret ha un lungo colloquio con un altro commensale lo spicanalista professor Tissot, direttore dell'ospdale psichiatrico di Sainte-Anne. La conversazione è lunga... per l'interesse di Maigret o perchè a Simenon non pareva vero poter scrivere qualche pagina sulla psicanalisi, mettendo in scena la discussione tra il suo poliziotto e un analista?

lunedì 3 novembre 2014

SIMENON SIMENON. GEORGES, JOHN, UN PIPA TRA I DENTI... UN SIGARO C'E' MA NON SI VEDE...


Nella foto vediamo un Simenon adulto assorto, con la pipa tra i denti, che fissa un piccolo Simenon anche lui con la pipa in bocca ma, vista l'età, sembra più ver l'aria di succhiarla che di addentarla.
Il primo è Georges e il secondo è John, secondo genito del romanziere, primo figlio nato dalla relazione con Denyse Ouimet, prima della separazione ufficiale da Tigy, la prima moglie, e prima di sposare Denyse.
In un'intervista di qualche anno fa' a Il Giornale, John raccontava il suo rapporto con il genitore "... un buon padre... era una persona che non rifiutava mai il dialogo, per principio. Affrontava in modo diretto ogni cosa, davvero ogni problema, ogni richiesta. Non ti sentivi mai a disagio con lui... Ma anche un padre difficile: perché è impossibile scrivere ed essere sereni nello stesso tempo, dal momento che scrivere è proiettare le proprie angosce. Non sempre proiettandole ce ne si libera...".
Certo il rapporto con una persona dedita anima e corpo allo scrivere, anche per un figlio non deve essere stato facile, ma a detta di John c'erano dei vantaggi: "... per fortuna lui era uno scrittore veloce... Su 52 settimane, dunque, solo per dodici era realmente difficile avvicinarlo. Ma anche in questi periodi, riusciva a separare bene i ruoli, poiché aveva sviluppato molto autocontrollo: in famiglia faceva il padre, alla scrivania faceva lo scrittore..."
Ma questo punto John racconta un episodio che farà saltare sulla sedia, i simenoniani più accaniti e il fumatori di pipa più incalliti.
"... ricordo che una sera, avrò avuto nove o dieci anni, stavamo guardando il telegiornale insieme... lui, anziché la solita pipa, stava fumando un sigaro (!) Il profumo di quel tabacco mi piacque enormemente e glielo dissi. Da quella sera, ogni volta che guardavamo il telegiornale insieme, lui fumò sempre il sigaro, per farmi piacere. Questo ha fatto di me, ovviamente, un fumatore di sigaro..."
Simenon nella quiete della sua casa, sul divano di sera, davanti al televisore a fumare un sigaro? Non c'è traccia alcuna di ciò, da nessuna parte, non c'è neanche una foto, non se ne parla in alcuna intervista e nemmeno lnelle autobiografie!
Certo è un fatto che un fumatore di pipa può essere anche un fumatore di sigaro... ma Simenon! Se non fosse il figlio a raccontarlo, per altro come spiegazione del perchè lui funi il sigaro, sarebbe da non crederci.
Eppure in uno dei suo Dictées (Da la cave au granier - 1975), Simenon afferma " non sono stato mai un fumatore di sigarette o di sigari...La sgaretta non fà parte di noi. La prendiamo dl pacchetto, l'accendiamo e la buttiamo con negligenza. Ed è quasi lo stesso per i sigari...".
Allora come la mettiamo? Chi avesse maggiori informazioni sull'argomento ce lo faccia sapere al più presto!

domenica 2 novembre 2014

SIMENON SIMENON. LA PIPA DI MAIGRET INIZIA A SBUFFARE ALLA GRANDE

Nel post precedente l'avevamo preannunciato. E dopo poco la sua pubblicazione, La Pipa di Maigret ha aggredito subito le classifiche dei libri più venduti. Iniziamo da quella apparsa sabato sull'inserto TuttoLibri de La Stampa, dove il titolo maigrettiano entra per la prima volta in classifica conquistando il primo posto nella Top Ten dei Tascabili.
Poi sull'allegato La Lettura del Corriere della Sera di domenica ritroviamo il titolo in 15a posizione nella Narrativa straniera.
Su RCult de La Repubblica debutta nelle classifica prendendosi il 2° posto della sezione Tascabili.
Se passiamo alle vendite on-line possimao citare la Top 100 di Internet Book Shop dove La pipa di Maigret si piazza al 7° posto. Sulla Feltrinelli.it la raccolta dei racconti del commissario conquista il 13°posto.
Se passiamo alle classifiche degli ebook sempre su Internet Book Shop troviamo il titolo simenoniano all'8° posto. Sulla vendita on-line degli ebook della Feltrinelli.it non troviamo La pipa di Maigret, ma all'89° posto della Top 100 troviamo invece l'autobiografia del romanziere Le memorie intime.
E ancora una volta non possiamo non ripeterci. Questa raccolta di racconti, scritti quasi settant'anni fà, ancora garantisce al suo editore, performance editoriali notevoli. Tutto questo grazie alla capacità di un Simenon che scriveva storie che ancora oggi attraggono molti lettori, dopo aver attratto lettori delle generazioni che si sono susseguite fino ad oggi. Chapeau!

sabato 1 novembre 2014

SIMENON SIMENON. VELOCITA' DI SCRITTURA E DURATA NEL TEMPO


Sally O'Reilly, lettore per di Creative Writing presso la britannica The Open University, oggi in un suo intervento su The Conversation, un sito che ha come sottotitolo "rigore accademico, stile giornalistico", tratta delle velocità e della lentezza degli scrittori nel redigere le loro opere o addirittura i loro capolavori. Ovviamente quando si inizia a parlare della velocità di scrittura si cita subito Simenon, cui viene imputato un tempo per realizzare un romanzo di quattro settimane. Sappiamo che si tratta di una stima molto approssimata per eccesso, perchè il nostro romanziere, una volta partito, scriveva un capitolo al giorno. Nella prima parte della sua vita riusciva a reggere questo ritmo per 10 o 11 giorni e la prova ne è che le sue opere di quel periodo erano composte appunto di 10/11 capitoli. Alla fine, in età avanzata, la resistenza gli permetteva al massimo di arrivare a otto giorni di scrittura, e quindi romanzi con 8 capitoli. A questi vanno aggiunti circa tre giorni per la revisione.Totale, tra gli undici e i quattordici giorni. La metà di quello che sostiene la Reilly, anche se precisa che "... ogni scrittore è diverso, e questo vale sia per velocità di produzione sia per lo per lo stile..." Cioè come mettere le mani avanti... la velocità (o la lentezza) con la quale si scrive una storia non influisce sulla sua qualità e che soprattutto questo cambia da autore ad autore. Fin qui sembra un'affermazione di banale buon senso, anche cita comunque una frase di Emingway che avrebbe detto "... comunque la prima bozza è una merda...". L'articolo parte dalla frenesia della comunicazione del mondo d'oggi, asserendo che questa si è trasferita anche al mondo editoriale in cui "...gli editori - desiderosi di iscrivere il nome di un nuovo scrittore nella loro scuderia con la di commissionare un libro all'anno da ogni autore... Sei mesi ad esempio è visto da alcunidi loro come un periodo ragionevole per la gestazione per un libro.." Seguono gli esempi citati dalla O' Reilly: John Grisham, che ha scritto il suo bestseller Il rapporto Pelican in 100 giorni, oppure Jack Kerouac che ha finito Sulla strada in tre settimane, si dice aiutato da benzedrina, spingendo Truman Capote a esclamare: "... questo non è scrittura, è digitare..".
Ma torniamo a Simenon. Sappiamo che questa storia della velocità nello scrivere lo ha a lungo perseguitato come un connotato negativo, sottointendendo che scrivere così in fretta non poteva che andare a detrimento della qualità di quello che scriveva.

Il romanziere francese ha dimostrato che invece può non esserci nessun rapporto tra le due cose. E ci pare inutile nel terzo millennio ancora si tenti di misurare l'effetto che ha la metodologia di scrittura sull'opera conclusa. 
Noi siamo ancora dell'idea che i guidici più importanti di un romanzo siano due: il pubblico e il tempo. Crediamo che vendere tante copie non significhi nulla in rapporto alla qualità del libro. Ma se incrociamo questo dato con il periodo durante il quale viene venduto, allora le cose cambiano. Non c'entrano più le valutazioni personali, i gusti, le preferenze, le mode...
Un esempio? Scommettiamo che il prossimo "La pipa di Maigret uscitò da qualche settimana, avrà un buon risultato nella classifica dei libri più venduti?  Se così fosse (e noi ne siamo abbastanza convinti), va ricordato che si tratta di racconti scritti quasi 70 anni fa'. Si può reggere a vendere i propri scritti pr settant'anni a diverse generazioni e a lettori di culture differenti, se non c'è dietro un valore universale che prescindere dall'anno di lettura, e da chi lo legge.
Ne riparlemo.