domenica 19 aprile 2015

sabato 18 aprile 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET: "MA ALMENO SCRIVA QUALCUN'ALTRA DELLE MIE INCHIESTE !..."


Quanti vorrebbero che Simenon, in quel fatidico 1972 non avesse smesso di scrivere. O almeno, se proprio non riusciva più ad entrare  nel suo "état de roman", avrebbe potuto continuare  a scrivere altre inchieste del commissario Maigret (ne abbiamo parlato nel post di mercoldì scorso). Prendendo spunto da questo tema, la nostra Murielle Wenger, ha immaginato una visita di Maigret a Simenon, nella sua casa rosa di Losanna, quella con il piccolo giardino e il grande cedro del Libano... vediamo un po' cosa si sarebbero detti... 


Era seduto nel suo giardino, sotto il grande cedro del Libano e guardava sorridente due passeri che si litigavano la stessa briciola di pane. Lo distrasse da quello spettacolo la voce di Teresa. "Ci sono visite!". Si alzò e, voltandosi, vide una sagoma massiccia che riempiva l'intera porta finistra.
L'uomo grande e grosso, cappello in mano, fumava una pipa le cui volute di fumo si perdevano nell'aria primaverile.
Avanzarono uno verso l'altro. L'uomo tese una grossa mano:
- Mi riconoscete?
Non rispose subito. Con gli anni la sua vista era a poco a poco dimìnuita, ma il timbro della voce risvegliava in lui dei ricordi... Ma certo! Parigi. Quai des Orfévres!  E prima ancora un porto perso ai confini dell'Olanda... L'altro riprese:
- Voi non siete molto cambiato... Siete dritto come un "I" ...
- Anche voi siete empre lo stesso cappotto, lo stesso cappello... i capelli un po' più grigi, forse...
Risero tutti e due.
- Venite -  disse - Staremo meglio dentro a bere un buon bicchiere.
- Perché? si sta così bene in questo giardino, sotto questo magnifico albero. Sapete che a Meung i miei peri sono cresciuti un bel po'? Abbiamo fatto una raccolta straordinaria l'autunno passato...
Venne loro servita una caraffa di vino dorato  dai riflessi verdastri. La bevadìnda era gradevolmente fresca e l'uomo fece schioccare la lingua per la soddisfazione
- Un piccolo vino della Côte I vignaioli sono dei miei amici...
Silenzio.
- Vi domandere sicuramente perchè io sia venuto a disturbarvi?
- Ma non mi disturbate affatto...
- Andiamo! Tutti sanno che preferite rimanere da solo, nella vostra casa, con la vostra amata compaga... A proposito, sapete a chi mi fà pensare?
- Sì... a  M.me Maigret
Ci fu di nuovo silenzio. Visibilmente l'uomo cercava il modo migliore per  affrontare il motivo della sua visita. Buttò giù una nuova sorsata, si scharì la voce poi, esitante...
- Sapete Georges, che mi fate una certa pena?
Sorpreso, non seppe cosa rispondere.
- Si, ne discutevamo ancora l'altro giorno con mia moglie... sono parecchi anni che non siete più venuto a trovarci, e... 
- Sa, l'età, i piccoli problemi di salute...
- Sì, lo so. Anche io inizio a sentire le mie articolazioni, soprattutto dopo una giornata di lavoro in giardino... Ma veramente questo non é di questo che si tratta... Beh io, con il passare degli anni ho cominciato a leggere parecchio, strano... una passione come questa che mi è venutà con l'età... In breve, a Natale passato mia moglie e mia cognata mi hanno fatto un regalo: mi hanno donato la collezione completa di Tout Maigret. La settimana scorsa, quando ho finto di leggere il volume n° 10, ho detto a mia moglie così... ridendo e scherzando... "Beh... il prossimo Natale, potresti regalarmi i dieci volumi seguenti!"  E indovinate cosa mi ha risposto?
- Eh.. come no -  ha risposto brontolando... - non ci sono altri volumi...
- Sono rimasto un po' deluso! Sapete che ci sono molte inchieste di cui non avete parlato nei vostri libri! Ce ne sarebbe da riempire un'intera biblioteca!
- Certamente,  ma siccome ormai ho smesso di scrivere i romanzi...
- Sì, me l'hanno detto, adesso raccontate i vostri ricordi... Va bene, ma siete davvero sicuro di non aver più voglia di scrivere delle storie... delle mie storie? Sapete che venendo qui un tassista mi ha riconosciuto e mi ha detto: "Peccato che Simenon non parli più di voi. Sono talmente amate le vostre inchieste!". L'altro giorno, alla televisione, un giornalista diceva che occorrerebbe trovare qualcuno che continuasse la saga "maigrettiana", come la chiamano. E mia moglie che naviga su internet (sì... che volete abbiamo comprato anche noi un computer.... é stata lei a volerlo... Sa, mi ha detto che interessante per trovare delle ricette di cucina,  e poi con internet può avere notizie di sua nipote che si è trasferita negli Stati Uniti...), mia moglie insomma mi ha detto che ha trovato un bloc.. o un bric o una cosa del genere...
- Un blog...
- Sì quello,  ed é un blog su di voi... E il signore che scrive il blog ha detto che gli sarebbe piaciuto molto che voi aveste continuato a scrivere  altre inchieste di Maigret.... E' mia moglie che me l'ha letto, perché, lo sapete, io di queste diavolerie moderne non ci capisco davvero niente...
- E allora che cosa vi aspettatereste in concreto da me? - era quasi arrabbiato.
- Su Georges, non fate così! Vi chiedevo solamente di provarci... E poi questo farebbe così piacere a mia moglie...
Esitò... Allora Maigret lo prese sottobraccio e facendo a grandi passi dei giri del giardino, passando e ripassando davanti al grande cedro del Libano, gli raccontò:
- Un giorno, nel mio ufficio, ricevetti una strana visita. Era ormai primavera...

Murielle Wenger

venerdì 17 aprile 2015

SIMENON SIMENON. MA I ROMANS-DURS SONO LETTERATURA E I MAIGRET SOLO DIVERTIMENTO?


Abbiamo constato più volte nel corpus delle opere maigrettiane, come il commissario, pur nella sua doverosa ricerca del colpevole di un reato o di un omicidio, sembra interessato quasi di più ad una sua personale inchiesta parallela. Un'inchiesta che ha come obiettivo non le prove, le testimonianze o i riscontri scientifici, ma un'indagine che affonda i suoi denti nella carne umana che ne sonda i più nascosti aneliti, che guarda in fondo gli animi per scrutare quale sarà il loro destino, per capire da dove vengono e dove vanno quegli individui.
Gira gira, torniamo sempre al solito "comprendere e non giudicare", la massima simenoniana che lo scrittore ha innnestato nell'animo del suo protagonista.
Ad esempio in Maigret si sbaglia Simenon scrive "...Maigret si sforzava di arrivare più vicino possibile alla verità, ma si rendeva conto che la verità assoluta era irraggiungibile..." .
La verità assoluta.
Simenon quando scrive queste parole non può riferirsi alla verità ritracciabile in un inchiesta giudiziaria. Parla di assoluto, come assoluta è la sua perenne ricerca "dell'uomo nudo", quell'individuo senza condizionamenti sociali, senza influenze religiose, senza sovrastrutture culturali... insomma l'essenza dell'uomo... che, come tale, è introvabile allo stato puro. Eppure lo scrittore non smette di cercare e questo porta come conseguenza nella sua opera che i comportamenti dei personaggi, le tipologie dei problemi e l'evoluzione delle vicende tendono ad essere universali, a essere gli stessi per tutte le razze, in tutte le lingue e in ogni ambiente. Questo nei romans-dur, ma via via anche nei Maigret. E non a caso Thomas Narcejac scriveva nel 1935 "... Attenzione, mio caro Simenon! I vostri Maigret stanno per raggiungere le altre vostre opere (i romans-durs n.d.r) -  e continuava - Affrontano gli stessi problemi, tradiscono le stesse inquietudini, ormai mettono in ballo la vita. E il pubblico non ama quello che gli impedisce di dormire...".
Ma Narcejac, se da un parte aveva visto giusto, d'altra parte però non aveva previsto che i romans-durs e i Maigret piacevano e continuano tutt'oggi a piacere alla gente per due motivi rincipali: innanzi tutto perchè non è vero, come qualcuno sostiene, che i primi siano letteratura e i secondi siano divertimento, ma soprattutto perchè la gente si riconosce e si immedesima in quelle vite, in quelle storie e in quei drammi che sono le  vite, le storie e i drammi di tutti noi.

mercoledì 15 aprile 2015

SIMENON SIMENON. E SE NEL 1972 SIMENON AVESSE CONTINUATO A SCRIVERE ALMENO I MAIGRET?...

I prossimi giorni saranno giorni da ricordare. Li ricorderano, ovviamente i parecchi) anni ci hanno fatto assistere anche alla fine dei Maigret di Mondadori, una storia che andava avanti dal 1933... cioè da una sessantina d'anni, ma che poi continuò, anzi ricominciò con Adelphi. Un passagio dunque morbido perchè per un certo periodo le due case editrici pubblicarono contemporaneamente le inchieste del commissario Maigret: Adelphi partendo dai primi e Mondadori partendo a ritroso dagli ultimi.
simenoniani e i maigrettiani. Finisce la serie dei Maigret di Adelphi. I nostri (
Non si incontrarono mai. Ovviamente
I diritti passarono poi tutti all'Adelphi (che già deteneva quelli dei romans-durs) ma con l'uscita dei prossimi giorni, anche questo ciclo si conclude. Grande successo editoriale quello di Simenon e più in particolare quello di Maigret che non deve essere indifferente per i bilanci della casa editrice. Insomma a spanne non ci sembra ci sia un altro autore della scuderia che venda più di Simenon... Certo la produzione di Adelphi è assai vasta, ma abbiamo motivo di ritenere che l'intero corpus delle opere simenoniane (e di romans-durs da pubblicare ce ne sono ancora) "pesi" (o almeno fin'ora abbia pesato) in modo considerevole sul fatturato dell'editrice. Basti pensare che per alcuni titoli maigrettiani si è arrivati alla sedicesima e per altri addirittura alla diciannovesima edizione.
Ma questo non toglie quel senso di disagio che ci coglie quando un caro amico, che era entrato nella nostra vita, si trasferisce in un paese lontano. Oppure quando una persona cara ci lascia. C'è quella sensazione di vuoto, quella sorta di ansia di non saper come rimpiazzare quella consuetudine, quell'abitudine (la lettura dei Maigret) che ci ha accompagnato per tanto tempo.
Si certo si può ricomniciare a rileggerli (e chi non l'ha fatto?), magari non subito tra un anno o due, ma... Ma intanto il loop della lettura seriale si è interrotto e ripristinarlo non è facile. E' una sorta di interscambio tra il personaggio/l'autore e il lettore che viene troncato...
Qualcuno ha scritto, "...ma perchè nel '72 Simenon che non riusciva a trovare il modo di scrivere il romanzo "Victor", invece di smettere di scrivere non si dedicò solo ai Maigret? Quanti ne avrebbe potuti scrivere ancora?...."
E' una domanda che fà parte del mondo dell'irrealtà... ma se volessimo stare al gioco, perchè rispondere ad un domanda del genere può significare soltanto giocare, potremmo immmaginare che avrebbe potuto scrivere fino alla soglia degli ottanta anni... almeno tre inchieste l'anno... per un totale di circa trenta titoli in più... E vorrebbe dire che ql'odierno addio sarebbe stato posposto di un quindicina di anni (visto i due Maigret l'anno cui l'Adelphi ci ha abitutato)... un addio nel 2030... Ma siamo nella fanta-letteratura e nella fanta-editoria... e queste fantasie non servono a cambiare le cose.

lunedì 13 aprile 2015

SIMENON SIMENON. MA PER L'ULTIMO MAIGRET NATALE ARRIVA DOPO PASQUA


Siamo ormai agli sgoccioli. Qualche giorno e potrete acquistare in libreria o on-line l'ultimo, ma non l'ultimo in senso cronologico, bensì in assoluto l'ultimo volume delle inchieste del commissario Maigret. Anche Adelphi è arrivata dunque alla fine della serie dei settancinque romanzi e dei ventotto racconti del commissario simenoniano.
Titolo: Un Natale di Maigret ed altri racconti. Titolo: non proprio azzeccato con un uscita ad una decina di giorni circa dopo Pasqua. Contenuto: il racconto che dà il titolo alla raccolta, più due racconti Non si uccidono così i poveri diavoli e Il cliente più ostinato del mondo.
Sono tutti racconti del periodo americano. Primo in ordine cronologico fu Le Client le plus obstiné du monde, stesura nel maggio 1946 (pubblicazione nel '47), poi dopo qualche mese fu la volta di On ne tue pas les pauvres types, scritto nell'agosto del 1946 (pubblicato l'anno successivo) entrambe composti a Saint Andrews (Canada), infine Un Noël de Maigret scritto nel maggio del 1950 a Carmel-by-the-Sea.
In Italia il primo fu pubblicato da Mondadori almeno tre volte volte: nel '56 nel '59 e nel '66,  in varie dizioni e differenti collane, il secondo usci nel '66 e l'ultimo è stato il più tradotto, esordendo nel '53, proseguendo poi nel '57, nel '61, nel '64, nel '66, nel '75, nel '78. Quest'ultimo racconto è stato non di rado considerato più un romanzo breve che e un vero e proprio racconto, e sicuramente è una delle inchieste brevi di Maigret più popolari. Per la cronaca Non si uccidono i poveri diavoli e Un Natale di Maigret in Italia sono stati portati sul piccolo schermo dalla triade Gino Cervi, Mario Landi e Diego Fabbri.

Un Natale di Maigret
Inchiesta proprio nel giorno di Natale che parte con la vista di due vicine del commissario che gli raccontanto una strana storia: una visita notturna di un improbabile "babbo natale" alla nipote di una delle due, nipote bloccata a letto da un'ingessatura. La visita ha lasciato un regalo alla bimba, una bambola, e poi, a detta della piccola, il visitatore è sparito in un buco nel pavimento.
Maigret avrebbe altri programmi e altri desideri, ma si fà coinvolgere, conducendo l'inchiesta ma senza muoversi da casa, facendo galoppare gli ispettori Lucas e Torrence, che, comandati per telefono, porteranno alla luce una intricata storia, di vecchi amanti, di furti, e di sorprese, mentre il loro capo a casa non rinuncierà ai manicaretti e ai piatti tipici del Natale preparati da M.me Maigret

Il cliente più ostinato del mondo
Un cliente si piazza dalla mattina prestissimo in un cafè nei pressi di rue Saint Germain. Sta lì, fermo fino alla chiusura notturna, sedici ore sempre allo stesso tavolino, ordinando poco o niente e insospettendo il personale e il proprietario del locale. Quando alla chiusura viene costretto ad uscire, davanti al café si verifica una una sparatoria. Ma il morto non è lui.... Qualcuno lo spiava dal bar di fronte... Ma chi è il morto? Chi ha ucciso chi? ...E perchè? L'inchiesta porterà alla moglie del cliente così ostinato e ad una strana storia di due gemelle... 

Non si uccidono i poveri diavoli
Maigret prende sottogamba un omicidio a che  a prima vista risulta semplice. Vittima un impiegato (il povero diavolo del titolo) dall'esistenza grigia e monotona. Ma il caso ben presto si rivela molto diverso di quello che era apparso: una doppia vita della vittima, un 'omicido non casuale, ma studiato e ben preparato  che richiederà un impegno ben più gravoso del previsto, con tutte le forze e la migliore concentrazione da parte del commissario. 

domenica 12 aprile 2015

SIMENON SIMENON. UNA MANO DI BRIDGE PER IL COMMISSARIO MAIGRET


Testo di Murielle Wenger - Illustrazione di Giancarlo Malagutti

sabato 11 aprile 2015

SIMENON SIMENON. E FINALMENTE ENTRAMMO NE "LA CHAMBRE BLEU"


Un romanzo è un romanzo. Un film è un film. Oggi parleremo de "La chambre bleue" il film, a cui abbiamo assistito ieri all'anteprima italiana. Certo la pelliccola trae origine dall'omonimo romanzo di Simenon (vedi il post di ieri), ma quando si entra in una sala cinematografica per assistere alla proiezione di un film basato su un'opera letteraria, e non un sceneggiatura originale, siamo convinti che vada messo da parte tutto quello che sappiamo, ricordiamo e abbiamo introiettato dopo la lettura di quel libro.
Non è facile. Ma lo sforzo va fatto.
I paragoni tra le due tipologie di opere sono impossibili. Come a scuola elementare la maestra ci ripeteva che non si possono sommare le mele con le pere: le pere vanno con le pere e le mele con le mele. I romanzi vanno con i romanzi e i film con i film.
Non paia noiosa e già troppe volte sentita questa chiosa. La tentazione, e diremmo di più, l'involontaria attitudine al confronto con il libro letto e il film che stiamo per vedere è più forte di qualsiasi buon proposito... staremmo per dire che è quasi inconscia. Anche perchè sono due tipi di opere che richiedono una certo coinvolgimento dello spettatore, quando non una sorta di immedesimazione... quandi attenti, attenti, attenti.
Ciò detto passiamo al film. 
Il compito di Mathieu Amalric, ed é fin troppo scontato, era quello di fare un bel film. Che poi il soggeto, la trama e i personaggi siano più o meno liberamente tratti da una romanzo di Simenon, non obbliga il signor Amalric a realizzare un'opera aderente al romanzo. Deve solo fare un bel film.
E Amalric un bel film l'ha fatto.
Come ha detto lui stesso "... mi è piaciuto immaginare che la narrazione, le parole scorressero su una banda, raccontando alcune cose, e le immagini si muovessero su un altra banda raccontando altro...".
E questa è la soluzione tecnica che gli ha consentito di mischiare passato e presente, ricordi e attualità, sensazioni e azione. Molto silenzio, ma a tratti un commento sonoro che drammatizza le immagini. Il Mathieu regista traspone la storia originale dalla metà degli anni sessanta ad oggi, ma con un caratteristica "... ho girato in luoghi che in tutto questo tempo non sono cambiati, la natura, i paesaggi, i piccoli paesi sono praticamente rimasti gli stessi...". Personaggi, location e situazioni normali che la regia di Amalric cerca di cogliere nell'intimo, come se oltre ad una macchina da presa di fronte ce ne fosse una "dentro" che ci restituisce lo stato d'animo dei protagonisti. 
Altre volta è il paesaggio della campagna o un particolare di una vecchia casa a suscitare un'emozione. Il contrasto tra il sesso di Esther, l'amante (nel libro è Andrée) e la famiglia di Julien, il protagonista (nel libro Tony), tra il quadretto familare sull'abbacinante spiaggia di Sables d'Olonnes e la penombra tagliata dalla luce di una chambre bleu animata da passionali sospiri... Immagini tranquille come quelle dell'offcina che si sovrappongono a quelle drammatiche del processo... E poi sempre le ore e le parole scivolate rapide nella chambre bleue che scorrono come un leit-motiv dal primo fotogramma, alla scena conclusiva del processo..
Amalric attore, fà dei suoi occhi smarriti e increduli gli strumenti di una recitazione essenziale e asciutta, in cui si specchia un processo giudiziario assurdo fatto di voci, maldicenze, invidie, cattiverie. 
Amalric regista fa scorrere in modo serrato la storia, è sintetico e conciso, non lascia spazio a sbrodolamenti e lungaggini. Dialoghi spezzati, frasi soffiate un montaggio con un certo ritmo, pur lasciando però spazio a silenzi, a scene in ralenti che danno respiro alla narrazione. 
L'amante Esther tanto passionale e così coinvolta nella chambre bleue, quanto freddda e colacolatrice aldifuori, destreggiandosi tra un Julien che non la vuole più e la prepaprazione di due omicidi, fredda anche nella fase istruttoria e al processo. La moglie e la figlia sono un'ancora che Julien vorrebbe afferrare per salvarsi, ma gli scivola pian piano tra le mani, e lui precipità sempre più giù in una spirale che dalla rispettabilità conquistata nella comunità, lo risucchia nell'oscuro angolo dove vengono relegati i reietti. L'ergastolo.
Sarà ergastolo anche per Esther ma, nell'ultima battuta del film, lei ha il fiato e la freddezza di rivolgergli un ultimo messaggio di un allucinato amore.
Per la curiosità l'attrice e sceneggiatrice Stéphanie Cléau, che impersona l'amante di Julien-Amalric in realtà nella vita è la compagna dell'attore-regista.    

venerdì 10 aprile 2015

SIMENON SIMENON. "LA CHAMBRE BLEUE": ANTEPRIMA DEL FILM A ROMA E RICORDO DEL ROMANZO


Oggi a Roma, a Villa Madici, nella cornice della manifestazione Rendez-vous 2015, organizzata dall'Institut Fraçais, si terrà l'anteprima italiana (non è mai troppo tardi... a quando la distribuzione?) del film "La chambre bleue", regista e protagonista Mathieu Amalric, che è stato presentato nella scorsa edizione del Festival Internazionale Cinematografico di Cannes.
Del film vi riferiremo una volta visto. Oggi invece cogliamo l'occasione per parlare del romanzo che, senza ombra di dubbio, può essere collocato tra i migliori dei migliori scritti da Simenon (perchè, ne ha forse scritti di peggiori?...)...
E' stato terminato nel giugno del 1963 nel castello di Échandens, nel Canton de Vaud, e pubblicato l'anno successivo da Presses de La Cité.
E' un buon momento per Simenon che si è finalmente stabilizzato in Svizzera (dove rimarrà oltre trent'anni, sia pure con qualche "déménagement", dato che vi si è stabilito nel '57 e vi abiterà fino alla sua morte, nel 1989), è ormai un acclamato romanziere e oltretutto famoso in tutto il mondo per il suo commissario Maigret.
"La chambre bleue" è un romanzo particolare. La trama, se vogliamo, è addirittura banale. Si tratta di Tony il solito padre di famiglia, buon padre di famiglia, che un giorno ha un casuale incontro con Andrée, donna che conosceva fin da ragazzina, dai tempi della scuola, quando già lei provava un'attrazione per lui. Poi Tony emigrò per alcuni anni e quando tornò al paese lei aveva già fatto un matrimonio d'interesse. Lui invece si sposò con un donna dolce e tutta dedita a lui, insieme ebbero una figlia... una famigia... e lui si mise in proprio commerciando in macchine agricole. Ora Andrée donna, insoddisfatta e passionale, a partire da quell'incontro casuale, coinvolge Tony non solo in un'avvenutura sessuale, che lo soddisfa, lo gratifica e lo sorprende (aveva sempre pensato ad Andrée come ad una donna glaciale e indifferente), ma che alla fine lo irretisce.
Gli incontri nell'albergo, in quella che Tony chiamerà in seguito la chambre bleue, costituiscono la loro storia, storia di verità, bugie, mezze bugie, promesse fatte sotto l'effetto dello stordimento  sessuale, storia che però per lui si chiude bruscamente il giorno in cui il marito di Andrée arriva all'albergo dove sospettava che i due si incontrassero. Aiutati dal fratello di Tony, propietario dell'albergo, riescono ad evitare di essere sorpresi. Lui allora chiude il rapporto, lei no. Lei rimane innamorata di Tony, un trasporto che aveva fin da bambina, frustrato prima dall'indifferenza di lui, poi dalla sua assenza, quindi da un matrimonio con un uomo ricco, ma malato e per di più da una suocera insopportabile.
La situazione peggiora perchè quella storia, che doveva ovviamente rimanere segreta, inizia a serpeggiare tra la bocca della gente, e poi precipita quando il marito di Andrée muore. Morte naturale o omicidio? Andrée ha agito da sola o aiutata o addirittura pressata dal suo amante? E Andrée fà la parte della dark-lady? Dopo aver ucciso il marito, fà in modo che Tony avveleni inconsapevolemente la moglie. Vuole Tony tutto per se? Vuole i soldi del marito e far ricadere le colpe sull'amante? Tony intanto entra nel tritacarne dei pregiudizi dei compaesani, viene stritolato dalla macchina della giustizia, torchiato dagli interrogatori della polizia, vessato dalle domande del giudice istruttore e pressato dai quesiti dello psicanalista.
Lo scivoloso percorso che compie Tony, e che lo porterà al processo, è descritto mirabilmente, con l'alternarsi di flashback e di narrazione al presente, dalle vicende intrecciate con le riflessioni, i pensieri e addirittura le fantasie di Tony. E la storia corre ambigua su due binari: sempre più assurda e incomprensibile agli occhi di un innocente Tony, sempre più chiara per l'inchiesta giudiziaria che mischia indizi, voci, pregiudizi, fino a costruire un castello accusatorio "coerente"... tranne per la mancanza di prove concrete. Così va la giustizia... sembra suggerici Simenon. E Andrée fa la parte della dark-lady? Dopo aver ucciso il marito, fà in modo che uno psrovveduto Tony avveleni inconsapevolemente la moglie. Vuole Tony tutto per se? Vuole i soldi del marito e cerca di far ricadere le colpe sull'amante? Tony stesso ad un certo punto si sente colpevole per aver tradito la fiducia di sua moglie e di sua figlia di essere stanto l'involontario tramite della sua morte e quindi, pur in un catatonico stato, sente che la condanna che sta per arrivare sia giusta o, per lo meno, non sembra importargli più di tanto... la sua mente è altrove... 
Simenon conduce questo intricato balletto del gioco delle parti, scavando nella psiche del protagonista, analizzando le motivazioni di Andrée, mostrando quanto possano pesare i pregiudizi e come su questi si possanno imbastire intrighi come quelli di Andrée, ma addirittura lo stesso processo...
E' un romanzo dove l'attesa di apprendere quanto é avvenuto, lo spessore, le contraddizioni, l'ambiguità dei personaggi, la tecnica narrativa, le immagini forti e quelle più sfumate si fondono in un melange che mostra il tipico marchio dello stile simenoniano. Uno stile che distingue il grande romanzo di un grande scrittore.

giovedì 9 aprile 2015

SIMENON SIMENON. L'ATMOSFERA? E' COSI' IMPORTANTE O E' SOLTANTO... INDISPENSABILE


Quante volte abbiamo parlato dell'atmosfera dei romanzi e dei Maigret di Simenon? E quante volte abbiamo sottolineato l'importanza che questo elemento riveste nella narrativa simenoniana e come il romanziere si distingua per un non comume capacità di ricrearela con pochi tratti? Vi ricordiamo, tra gli altri, un post di tre anni fa' Simenon: "E basta con quest'atmosfera!" .
Insomma, per chi non volesse rileggersi il post, ricordiamo che in un intervista radiofonica Simenon andava giù duro con i critici che parlavano delle "atmosfere simenoniane", come se, a sua detta, fossero chissachè... Era il 1955 e intervistava André Perinaud. "... Non cè nulla che mi irrita di più della parola 'atmosfera'. Il romanziere d'atmosfera! Ma, Cristo, se non ci fosse atmosfera il romanzo sarebbe un fallimento - protestava in quella sede lo scrittore - E' un po' come se parlandomi di un uomo, mi diceste: 'sapete, respira'. Certo che respira, altrimenti sarebbe morto, no? Un romanzo senza atmosfera è nato morto".
Quindi considerava l'atmosfera come un elemento essenziale, indispensabile nella narrativa, probabilmente come lo sono i personaggi o la trama.
L'anno successivo, in una sorta di prefazione ad un libro fotografico su Parigi (di Andrée Loupoff) tornava sull'argomento con un testo intitolato "Atmosphère de Paris" (jours et nuits de Paris). E lo faceva ovviamente con un tono analogo "...fin dalla pubblicazione dei miei primi romanzi, ormai venticinque anni fa', una parola ritornava con sempre maggiore insistenza negli articoli dei critici letterari che volevano consacrarmi, mi ritrovo nella situazione in cui pian piano 'l'atmosfera' diventa 'la famosa atmosfera'. Non mi ci sono ancora abituato e, per quel che mi riguarda, parlare d'atmosfera in un romanzo equivale, ad esempio per un medico, a comunicare ad una giovane mamma, di cui ha appena visitato il bambino: 'E' perfetto. Respira!... Perché non si trova nient'altro da dire sulla mia opera e vengo seppellito sotto il peso di questa atmosfera?...".
Certo Simenon magari avrebbe voluto che si valorizzasse lo spessore psicologico dei personaggi che lui costruiva, oppure le loro relazioni, che anch'esse investivano la sfera psicologica. Ma c'era da sottolineare anche l'intreccio narrativo e la stessa scrittura, essenziale, asciutta ma mai arida e sempre scorrevole. E certo le atmosfere che sapeva costruire, ma anche qui, oltre il risultato, pure la capacità di crearle con pochi tratti, senza lunghe descrizioni, senza "quadretti". Qualche particolare, un colore, una sensazione, un odore... le atmosfere di Simenon non sono esplicitate. Derivano da qualcosa... dai comportamenti di un certo gruppo di persone, dalle osservazioni o dalle riflessione del protagonista, oppure da una ben precisa condizione atmosferica (pioggia, sole, notte, ghiaccio, umidità, vegetazione...). Insomma si desumono sempre da qualcosa di concreto.
Simenon non aveva bisogno di scrivere "l'atmosfera era così o così"...
Certo per noi lettori, a distanza di oltre quarant'anni, da quando il romanziere smise di scrivere, e ad oltre ottanta da quando inizò, scorrendo l'insieme della sua opera, è difficile non rilevare che le atmosfere sono uno dei punti qualificanti della sua letteratura. C'è dell'altro, sicuramente... molto altro, ma quello delle atmosfere (che è fondamentale per ogni romanzo, come diceva Simenon e come anche noi, nel nostro piccolo, riteniamo) e' uno degli elementi centrali del corpus simenoniano che ancora oggi ci colpisce e ci affascina.
Forse qualcosa di speciale ci sarà in queste benedette atmosfere... no?

mercoledì 8 aprile 2015

SIMENON SIMENON. INTERVISTA ALLO SCRITTORE DOPPIATA IN ....ITALIANO

Oggi vi proponiamo un video importante dagli archivi storici della RAI, Radio Televisione Italiana in un'intervista del 1963, che essendo eccezionalmente doppiata è fruibile in italiano. Lo scrittore ha qui compiuto 60 anni ed è nel pieno della sua attività letteraria e al massimo della sua notorità. E l'anno del romanzo "La chambre bleu" di cui vedremo in Italia in anteprima, venerdì 10 a Roma, la riduzione cinematografica di e con Mathieu Amalric nel corso della manifestazione "Rendez-vous 2015" de l'Institut Fançais
Al momento dell'intervista Simenon è un riconosciuto romanziere di livello internazionale e al contempo è il creatore di un genere poliziesco del tutto originale, grazie al suo presonaggio il commissario Maigret che, all'epoca dell'intervista, vantava una serie che contava circa trent'anni. L'intervista avviene in Svizzera, nel castello d'Enchadens, la prima dimora simenionana in terra elvetica. Non ci sono molte informazioni, ma se la memoria non ci tradisce, la voce che doppia Simenon è quella di Enrico Maria Salerno.