martedì 28 aprile 2015

SIMENON SIMENON. PAROLE IN LIBERTA' DI UN ROMANZIERE ORMAI... SAGGIO!

"Volendosi concedere "carta bianca" per il servizio di ricerca, Georges Simenon
ha scelto di parlare in tutta libertà di sé stesso, dei suoi gusti, della sua carriera e dei suoi metodi, ma anche delle sua manie di scrittore. In una delle paiazze che costituiscono per lui, al pari delle boite notturne, un terreno previlegiato per l'osservazione minuziosa  dei comportamenti umani, ripercorre per noi la genesi dei suoi romanzi: partendo da semplici informazioni biografiche, che non manca mai di annotare su una "busta gialla" nello scaramantico ricordo del suo primo romanzo, immagina quali saranno i comportamenti dei suoi personaggi, "povera gente umiliata, alla ricerca di una dignità" nelle situazioni in cui é cacciata costretta ad andare avanti fino alle più estreme conseguenze.
In mezzo agli animali impagliati di un museo, Simenon parla del suo amore per gli animali, poi in un porto dalla passione che aveva avuto da giovane per il mare e la navigazione, che poi traspose nelle leggendarie "chiatte" che costituiscono l'ambiente di diversi suoi romanzi. Nella casa in riva al lago di Lemano, parla dell sua passione per la materie prime, come il cuoio, e il ferro, del suo modo d'impiegare il tempo, minuziosamente regolato e diviso tra la famiglia e la letteratura, del tempo e della repulsione che prova per le persone che gliene fanno perdere.  E finalmente arriva a parlare della vecchiaia, con emozione, della serenità che non ha saputo trovare, di tutte le attività alle quali l'età, ogni giorno, impercettibilmente lo obbliga a rinunciare". Georges Simenon è filmato lungo il lago di Lemano, nelle piazze di Losanna e nella sua casa d'Epalinges. (I.N.A. -22 ottobre 1970 - Banc d'essai - 36' 45")





lunedì 27 aprile 2015

SIMENON SIMENON. QUEI SEI MILIONI E MEZZO DI COPIE DI SIMENON VENDUTE DA ADELPHI



"...A curare i classici in modo originale ha sempre pensato Adelphi e ne è stata ampiamente ripagata: l'idea di trasformare Georges Simenon in un classico ha fruttato dal 1985 ben 6,5 milioni di copie....".
La frase è estratta da un articolo apparso ieri sul quotidiano milanese "Il Giornale", (Le superstar del mercato? Sono gli "antichi" maestri a firma Stefania Vitulli) in cui si afferma che i grandi numeri li fanno anche i classici e per dimostrarlo l'autrice riporta alcune cifre in merito alla diffusione di classici, come ad esempio due titoli orwellinai 1984 e La fattoria degli animali che raggiungerebbero ognuno le 100.000 copie vendute all'anno (non ci viene spiegato però se ciò si verifica ogni anno o sono dati riferiti ad un determinato anno). 
E poi non può non citare Simenon anche se l'espressione non è delle più felici. Infatti che"...Adelphi abbia avuto l'idea di trasformare Georges Simenon in un classico..." ci pare un'opinione un tantino azzardata. 
Diremmo piuttoso che all'affermazione andrebbe cambiato verso. 
Non sarà che l'Adelphi dal 1985 ha avuto la fortuna di iniziare a pubblicare Georges Simenon? (Lettera a mia madre - Piccola Biblioteca Adelphi 178). 
Andrebbe ricordato che l'autore infatti era venduto in Italia sin dal 1929 (Il romanzo Mensile del Corriere della Sera) dove a puntate fu pubblicato Nicoletta e Dina  (En robe de mariée -Tallandier 1929) firmato ancora con lo pseudonimo Georges Sim. A tutt'oggi sono quindi 86 anni che nel nostro paese si pubblicano quasi ininterrottamente le opere del romanziere. E ci pare che visto i settecento milioni di copie vendute in tutto il mondo e considerate le oltre cinquanta lingue in cui è stato tradotto, non ci pare che sia stata l'Adelphi ad aver avuto l'dea di trasformare Simenon in un "classico". Lo era evidentemente già anche prima dell'85. Basti pensare che in una pubblicità della Mondadori (editore italiano di Simenon per quasi sessant'anni) alla fine degli anni '70, si dichiarava che dei soli Maigret fino ad allora erano state vendute 1.200.000 copie. E dei romans-durs?  E fino all'85, quando poi diritti passarono all'Adelphi, quante altre copie sono state vendute delle opere di Simenon. Sicuramente altri milioni, ma le cifre certe non ci sono. Se prendessimo per buone quelle dell'articolo citato, dovremmo calcolare che dopo 30 anni  di edizioni Adelphi le vendite di Simenon si siano attestate su ben oltre duecentomila copie all'anno. Un autore che ogni anno assicurasse vedite di questo livello alla propria casa editrice sarebbe un non trascurabile tesoro e questo, Roberto Calasso, patron dell'Adelphi l'aveva ampiamente capito tanto che si era fatto avanti, nei primi anni '80, contando anche sulla "stanchezza" del rapporto Simenon-Mondadori (non c'era più il rapporto personale e d'amicizia con Arnoldo Mondadori scomparso nel '71 e per altro la casa edtrice pubblicava ormai molto poco dei suoi titoli). Ma Simenon rispose negativamente. Solo in un secondo tempo, grazie ai buoni uffuci interposti dal suo grande amico, Federico Fellini, si lasciò convincere.
Non ci risuta che la casa editrice di Calass fece grandi battage pubblicitari... certo la notizia che dopo sessant'anni Simenon passava da un colosso dell'editoria italiana a un piccolo editore, sia pure di qualità, faceva rumore di per sè. 
Il resto lo fecero i lettori, Adelphi assicurò loro una cadenza costante (dopo un primo periodo, stabilizzatasi di in due Maigret e due romns-durs all'anno) il resto lo fecero (e lo fanno ancora) i lettori che comprando le opere di Simenon facevano entrare ogni titolo pubblicato nelle classifiche dei libri più venduti, ma anche con un passaparola di grandissima efficacia e di notevole effetto.   

SIMENON SIMENON. L'ANDAMENTO CIRCOLARE DI SIMENON INZIA A...CIRCOLARE

Qualche succinto commento, 
sensazioni, puntualizzazioni s
ull'idea proposta 
sabato scorso in merito a questa interpretazione, come l'abbiamo 
definita dell' "andamento circolare dell'opera simenoniana". 
Lo ribadiamo, non c'è nessuna 
intenzione di proporla come 
una vera e propria teoria, ma 
piuttosto come uno spunto, 
magari inedito questo sì, che possa vivacizzare e approfondire 
il dibattito sulla narrativa 
di Georges Simenon.

Cristina De Rossi - Una teoria su Simenon che non avevo mai sentito... io non conosco così bene Simenon per da giudicare se sia valida o no, ma certo mi sembra interessante...

Giulio Masera - Questa storia dell'andamento circolare della letteratura di Simenon dovrebbe tener conto anche del fatto che si trattava di un ventenne all'inizio e di un settantenne alla fine e credo che le differenze tra il "periodo alimentare" e il periodo dei romans-durs siano maggiori delle analogie... ma comunque sì, credo che varrebbe la pena discurterne.

Andrea Franco - Concordo sul fatto che i Maigret dell ultimo periodo trattino temi che esulano spesso dal genere poliziesco, io definirei Simenon un romanziere "tout court", insomma uno scrittore "a tutto tondo"...

Giovanna Ferraris - Tutto sommato a me sembra una teoria, anche se mai sentita, che possa dare un senso alla produzione di Simenon così diversa sia nel corso degli anni, che tra gli stessi romanzi e altre tipi di opere... Insomma mi sembra una chiave che potrebbe spiegare molte cose di  Simenon

Murielle Wenger Pour ma part, j'aime bien "questa idea dell'andamento circolare" dans l'oeuvre de Simenon, parce que, d'abord, Simenon n'était pas un écrivain qui "se posait en écrivain", autrement dit qui voulait donner de lui une image "littéraire"... Mais cette "idea dell'andamento circolare" est aussi vraie parce que finalement, il n'y a pas une immense différence entre ses divers écrits (mis à part, peut-être - et encore !- les Dictées, car les autres textes autobiographiques sont proches aussi de ses oeuvres fictionnelles, par exemple Quand j'étais vieux ou les Mémoires intimes), et, comme Maurizio l'a déjà écrit souvent sur ce blog, les romans Maigret se rapprochent de plus en plus des "romans durs", reprenant les mêmes thématiques (l'intero intervento qui )

Giorgio Muvi Beh.... andiamoci piano. Prima di elaborare una teoria che spieghi l'opera di Simenon, non può bastare un post e una buona idea... Bisognerebbe che se ne discutesse e che soprattutto le motivazioni fossero maggiormente specificate... e poi il parere di un vero critico letterario... non credo ci starebbe male.  

Maurizio Testa Sono d'accordo... Non si può parlare di teoria, ma forse di uno spunto su cui ragionare. A sensazione a me non pare del tutto fuoristrada... certo occorre confrontarsi e farla decantare, ma mi piacerebbe leggere altre opinioni di altri lettori, contributi, critiche, incoraggiamenti...

domenica 26 aprile 2015

sabato 25 aprile 2015

SIMENON SIMENON. L'ANDAMENTO CIRCOLARE DELL'OPERA SIMENONIANA... SOSTIENIAMO NOI


"A quale genere appatengono i romans durs? Ad una classe ibrida, all'incrocio del psicologio e del poliziesco. E a quale tipologia avvicinare la serie dei Maigret? Per un lato al romanzo di enigma, per un altro al romanzo noir. Ma ancora...  queste classificazioni proposte come un esempio non possono portare a nulla di soddisfacente, se non alla convinzione che occorre esaminare un tale universo come una unica chiave, senza mai cercare di strumentalizzare l'analisi, nonostante essa si attagli, come dicono alcuni, a un autore popolare...! (Georges Simenon: De Maigret aux romans de la destinée - CEFAL 1994)
Così scriveva più di vent'anni fa' Alain Bertrand e siamo sempre sulla questione più volte posta, se e quanta differenza esista tra i romans-durs e la serie dei Maigret.
Adesso vorremmo intraprendere una analisi un po' spericolata che potrebbe far rizzare i capelli in testa non solo agli accademici e agli studiosi più accreditati, ma anche ai lettori più accaniti.
Per capirci bene, dobbiamo fare necessariamente un passo indietro per spiegare questa teoria che chiameremo dell'andamento circolare dell'opera simenoniana. Il passo indietro fino al periodo della letteratura popolare è necessario per aver un sguardo completo del feneomeno Simenon diciamo grosso moda dalla metà degli anni venti fino agli anni settanta. Stiamo parlando di quel mezzo secolo in cui lo scrittore come si dice ormai quasi dappertutto inizia dal periodo della letteratura alimentare, quella che gli veniva commissionata e che toccava moltissimi generi, il Simenon popolare (questa l'etichetta che gli avevavano appioppato) che scriveva ottanta pagine al giorno (quantità e quindi non qualità...dicevano). Il secondo periodo è quello dei Maigret, le prime opere in cui Simenon ci metteva la faccia (cioè firmava con il suo vero nome e cognome) in cui decideva non solo temi, vcende e personaggi, ma con il quale creava una nuova tipologia di giallo, o poliziesco che dir si voglia. Periodo di grandi soddisfazioni, in cui la sua fama cresce enormente, e dove si crea un'altra etichetta quello dello scrittore di polizieschi. E poi la terza fase, quella dello scrittore di romans-durs, quello amato da Gide, ad un passo dal Nobel e universalmente riconosciuto dalla critica... senza più etichette
Secondo una visione diversa invece pensiamo alla "carriera" letteraria di Simenon considerandola come una sorta movimento circolare. Nel periodo dell'apprendistato certo la sua caratura letteraria non era quella della maturità,  ma le ordinazioni che riceveva di vari editori lo costringevano a confrontarsi con i più disparati generi letterari e nelle forme più diverse (racconto, romanzo, romanzo breve...). Simenon affema che si trattava un periodo di apprendimento (ed è indubbio), ma riteniamo che fosse anche un momento congeniale alla sua capacità narrativa, quella di spaziare tra temi e toni diversi, di passare dal "più leggero" al "più drammatico", con nel mezzo tutta la gamma di possibili sfumature e anche con moduli espressivi differenti.
Poi ci fu il periodo della specializzazione: il poliziesco seriale di nuovo tipo rispetto al precendente e poi i romans-durs, ma dalla fine degli anni quaranta se osserviamo l'interezza della produzione simenoniana, non troviamo solo i Maigret e i romans-durs (che avevano temi, ambientazioni e impostazioni assai diverse tra loro), ma anche opere autobiografiche, saggi, articoli, reportage di viaggio, racconti. Insomma Simenon, per quanto si definisse un romanziere che viveva scrivendo solo romanzi, in realtà spaziava su un ventaglio di opere molto diverse tra loro, un po' come gli succedeva quando all'inizio doveva rispondere alle più differenti richieste degli editori. E allora, con i dovuti distinguo, Simenon nella maturita letteraria torna praticamente a fare quel che faceva ai suoi inizi.
Certo con risultati diversi e non dovendo rispondere nessuno (lasciò Gallimard per Presses de La Cité anche per poter "comandare" nella casa editrice che pubblicava le sue opere!).
Ma questa idea dell'andamento circolare, forse varrà la pena di approfondirla (ma anche criticarla!)... e speriamo sia uno spunto "utile" al dibattito sulla narrativa simenonian.

venerdì 24 aprile 2015

SIMENON SIMENON. SVIZZERA, L'ULTIMA SCELTA DEL ROMANZIERE



1955. Nel mese di aprile Simenon decide di tornare dopo dieci anni di vita negli Stati Uniti, in Europa. E diciamo Europa, perché da una parte aveva ben chiara l'intenzione di non tornare a vivere a Parigi e nemmeno l'idea di ristabilirsi in Francia gli andava granché a genio. Quello che non gli era chiaro affatto era il posto dove si sarebbe sistemato. Anche se, viste le precedenti esperienze la cosa non avrebbe dovuto avere un grande importanza dal momento che traslocare da una casa altra, dopo la scrittura e il sesso sembrava essere l'occupazione che gli portava via più tempo!
Chissà se prese in considerazione l'idea di trasferirsi in Italia, dove per altro a Milano aveva un editore e un amico che lo seguiva fin dagli anni trenta. Certo non si sarebbe installato a Milano, troppo città, troppo cosmopolita, troppo industriale... le sue scelte in fatto di abitazione previlegiavano le piccole cittadine e meglio ancora i dintorni delle piccole cittadine. 
Così appena arrivato in Francia, ai primi di aprile, dopo un breve passaggio a Parigi, si sistemò in Costa Azzura, a Mougins, nella villa dei suoi sogni La Gâtouniére, dove non perse tempo e si mise a scrivere "La boule noir", un romanzo ambientato in America. Poi nel '56 si sposta a Golden Gate, una villa più comoda di quella di Mougins, proprio sulle alture alle spalle di Cannes. Ma anche questa non è destinata a durare. Allora, un po' per curiosità e un po' per quello che gli aveva raccontato il suo amico Charlie Chaplin, inizia a pensare alla Svizzera.
Non è lontana dalla Francia, dove per esempio è il suo editore (Sven Nielsen di Presses de La Cité), ha la fama di essere un paese tranquillo, ordinato, pulito ( in perfetta sintonia con il suo carattere) e non ultimo c'è un cantone in cui si parla francese. Decide così nel '57 di partire alla scoperta del Canton de Vaud che attraversa palmo a palmo a bordo della sua fiammante Mercedes 300 S Cabriolet. In primavera ha percorso molti chilometri, visitato decine di località e alla fine viene sedotto dal castello di Enchandens, una costruzione del XVI secolo, posizionato a circa 20 chilometri da Losanna. Vorrebbe comprarlo, però la dimora non è in vendita, ma Simenon è talmente felice di aver trovato quel posto che è disposto anche ad affittarlo. Forse sente che per una volta quella zona potrebbe essere quella giusta? Simenon ha cinquantaquattro anni ed è nella maturità come romanziere, la critica e il pubblico sono ormai decisamente dalla sua parte e dopo la parentesi americana, sente che si sta aprendo un nuovo capitolo della sua vita. LA Svizzera è la sua scelta.

giovedì 23 aprile 2015

SIMENON SIMENON. QUANTO E' DIVERSO IL MAIGRET DEI ROMANZI DA QUELLO DEI RACCONTI?


Dal momento che le ultime uscite delle inchieste di Maigret sono state delle raccolte di racconti, si è suscitato un certo dibattito sulla differenza di scrittura e d'impostazione tra racconti e romanzi. Ad esempio nei primi il personaggio del commissario è stato a volte giudicato diverso, più operativo rispetto a quello più riflessivo dei romanzi. La stessa struttura dell'inchiesta nei racconti è più tradizionale (giallisticamente parlando) e la storia si concentra di più sulla "macchinetta-gialla": reato-indagine-caccia al sospettato-interrogatori-confessione finale. Insomma nel pubblico dei lettori è implicita, e a volte esplicita, una certa delusione nel ritrovare un Maigret che per certi versi somiglia di più ad uno Sherlock Holmes, attento più alle prove materiali e ai riscontri scientifici, che non al solito commissario,dedito all'intuizione o all'indagine psicologica. E da alcune parti si lamenta anche il minor peso dato alle atmosfere e a quei momenti di sosta in cui il commissario entra in un brasserie, o passa la domenica a Meung-sur-Loire oppure segue le proprie rilfessioni, fumando la pipa sulla piattaforma esterna dell'autobus che lo porta a Quai des Orfèvres.
Scartiamo il fattore tempo. Simenon ha infatti scritto i suoi racconti in un arco di anni che vanno dal 1936 al 1950 e quindi un periodo troppo ampio per poter incidere in un modo univoco nella differenza con i romanzi.
Per quello che ci riguarda invece daremmo maggior peso alla diversa tipologia di scrittura che impone un racconto rispetto al romanzo. E' fin troppo ovvio e intuitivo che nel primo tutto va concentrato in pochissime decine di pagine, mentre nell'altro la scrittura può godere di un respiro più ampio e una più libera scelta degli elementi da utilizzare per raccontare la storia.
Sappiamo che uno dei "valori" delle inchieste del commissario simenoniano è la marginalizzazione dell'indagine vera e propria e il maggior interesse al contorno, ai personaggi, alle loro storie, ai loro comportamenti, alle analisi psicologiche...
Nei più ristretti ambiti del racconto, l'inchiesta acquisisce uno spazio di maggior rilievo e i protagonisti, per quanto ben tratteggiati e inquadrati (ricordiamo la bravura di Simenon nel descrivere individui e situazioni, utilizzando pochi termini e con una sintesi mai frettolosa né arida), rimangono talvolta in secondo piano. Insomma sono le regole del gioco. Nel racconto c'è minor spazio per fronzoli e digressioni e soprattutto nel racconto poliziesco dove comunque deve funzionare quella macchinetta-gialla di cui parlavamo sopra, l'inchiesta deve obbligatoriamente avere un inizio, uno svolgimento e una fine.
Il problema è quindi lo spazio e lo era anche per un mago della sintesi e dell'asciuttezza narrativa come Simenon.
E anzi, dobbiamo dire che in questi racconti comunque si respira un'atmosfera analoga a quella dei romanzi, i personaggi conservano i tratti fondamentali e le situazioni sono quelle classiche cui i romanzi ci hanno abituato. Comunque qualche taglio, alcune cesure, certe scorciatoie narrative sono inevitabili, e sono ovviamente riscontrabili, ma a nostro avviso questo è un'ulteriore conferma delle capacità simenoniane: condensare in venti pagine quello che siamo abituati a leggere in oltre cento. Non è un procedura affatto semplice, né facile, ve lo assicuriamo. Anche se poi il racconto non può essere la stessa cosa del romanzo e le differenze comunque si avvertono.
Già di per sè il racconto è un banco di prova di non poco conto per uno scrittore, ma lo è ancor di più se siamo nell'ambito di una serie che siamo abituati a leggere in romanz.
Se a tutto questo aggiungiamo che nel corso del tempo (è non è una valutazioni solo nostra) i Maigret per spessore psicologico, temi trattati, presentazione di personaggi e scrittura si sono avvicinati in modo sensibile ai romans-durs... si può capire come poi ridurre tutto a poche pagine fosse un 'impresa che aveva il suo prezzo anche per uno come Simenon.

mercoledì 22 aprile 2015

SIMENON SIMENON. NOVANT'ANNI FA' UN FULMINE TRA GEORGES E JOSEPHINE


Proprio in questo mese si celebra il quarantesimo anniversario della scomparsa di Josephine Baker "la troublante Joséphine Baker" come la chiama il simenonologo Michel Carly. La donna che fece impazzire negli anni '20 tutti i parigini e che fece perder la testa ad un giovane Georges, poco più che ventenne, che come abbiamo già più volte scritto in questo blog, per lei stava smarrendo il proprio obiettivo principale, quello di diventare un romanziere. I due si conobbero il 25 ottobre del 1925, al teatro dei Champs Elysées, dopo la rappresentazione dello spettacolo della Baker, La revue négre. Vent'anni lei, ventidue lui, entrambe spinti dalla forza della giovinezza e dalla tendenza alla trasgressione, i due s'infilarono in un ciclone che li fece impazzire per poco più di un anno 
[(vedi i post  L'incontro tra Georges Simenon e Josephine Baker (20 novembre 2010... un dei primissimi post di Simenon-Simenon!),  Simenon. Un uragano chiamato Josephine Baker (marzo 2012), Simenon, cosa scriveva di Josephine Baker (settembre 2012)]
Un periodo di fuoco per i due giovani amanti, la cui relazione non sembrava soffrire il fatto che Simenon fosse, tutto sommato, sposato da poco. Fu una relazione che,  soprattutto per la fama raggiunta all'epoca dalla Baker, non era facile mantenere segreta e che andò a colpire l'immaginario collettivo della gente e a lungo se è vero, come è vero, che nel 2003 si allestì a Parigi uno spettacolo musicale intitolato "Simenon e Josephine".
Il giovane Georges non poteva immaginare che quella favolosa mulatta arrivata da Saint-Louis, gli portava quegli stessi Stati Uniti in cui vent'anni dopo si sarebbe stabilito per ben un decennio.
Arrivata a Parigi con l'orchestra jazz di Sidney Bechet, sì esibì prima al teatro dei
Champs Elysées, poi alle famosissime Folies Bergères e poi tournée in Europa e quindi di ritorno negli Stati Uniti, dove però non ebbe lo stesso successo che le aveva tributato il Vecchio Continente. Tornò in Francia quindi, dove prese la cittadinanza, si sposò (matrimonio con un certo siciliano, sedicente nobile, che rispondeva al nome di Giuseppe Abatino e che finì per diventare il suo impresario), negli anni della seconda guerra mondiale si arruolò come agente segreto per il movimento di liberazione della Francia,  fece il testimonial della Croce Rossa, nelle lotte antirazziste fu a fianco di Martin Luther King e terminò la sua vita in Costa Azzura, nel Principato di Monaco dove era entrata in sintonia (anche lei americana ed "emigrata" in Francia) con Grace Kelly. 
Simenon si ispirò alla sua figura per due romanzi della fase "popolare": Dolorosa, firmato Christian Brulls e Chair de beauté pubblicato sotto lo pseudonimo Georges Sim.

martedì 21 aprile 2015

SIMENON SIMENON. IL RICCO ROMANZIERE E LA BELLA VITA NELLA CRISI DEGLI ANNI '30


La crisi economica scoppia drammaticamente nel '29 negli Stati Uniti e, quasi subito, il rimbalzo sulle borse e sulle economie europee. La Francia ad esempio non ebbe grossi problemi finchè la crisi non colpì duramente la Gran Bretagna che fu costretta a svalture le sterlina. A quei tempi l'economia del Regno Unito era ancora il fulcro del sistema mondiale e il suo crack, soprattutto per i paesi europei, Francia e Germania prima di tutti, fu un durissimo colpo. Parigi registrò un calo della produzione industriale del 23%, tagli della spesa pubblica del 10%, aumento delle tasse fino al 50%, grandi spinte inflazionistiche, circa ottocentomila disoccupati, tutto in un lungo periodo che andò grosso modo fino alla vigilia della seconda guerra mondiale.
Tra il 1930 e il 1940 per Simenon fu un periodo in decisa controtenddenza. Lui che appena arrivato a Parigi (fine del 1922) aveva fatto letteralmente la fame e che solo dopo cinque/sei anni, si era affermato come estensore di romanzi popolari, racconti amorosi, romanzi brevi d'avventura o polizieschi. Era il famoso periodo in cui arrivava a scrivere anche ottanta pagine al giorno (sei ore la mattina, un'ora di siesta e sei ore il pomeriggio: più di sei pagine e mezza all'ora). Cominciava a guadagnare bene, anche grazie alla fama di una buona scrittura e tempi di esecuzione velocissimi. Tanto che nel '24 si sistema con la moglie Tigy in un appartamento piccolo, ma nella altolocata Place des Vosges.
E da allora é un crescendo di reddito con un salto che coincide proprio con l'arrivo della crisi in Francia, il 1931, quando Simenon lanciò la serie di Maigret, che riportò subito un gran successo con grande soddisfazione, anche economica, per l'editore Fayard e per Simenon stesso. E dopo per lo scrittore iniziò il periodo dei romans-durs e ancora l'ingresso nella prestigiosa casa editrice Gallimard. Insomma le quotazioni del Simenon romanziere crescevano, di pari passo  ai suoi guadagni, mentre la Francia sprofondava nelle crisi più nera, insieme alle altre nazioni europee.
Ma di tutto questo, ad esempio nei Maigret, non c'è traccia. O comunque quelle rare volte che si accenna ad una crisi, questa non è mai rappresentata con tutta la sua drammaticità e la sua pervasività. E questo vale anche per i romans-durs. Simenon ci presenta protagonisti delle sue storie che, certo, vivono di lavori umili, tirando avanti piccole imprese magari destinate a fallire, artigiani, piccoli commercianti, battellieri, abituati a vivere con poco e ad affogare spesso le strozzature della loro vita ila sera in modesto bistrot, insieme a dei poveracci come lui.
Ma tutto questo non ha nulla a che vedere con delle precise connotazioni storiche o con delle contingenti criticità economiche... No, quei personaggi sono dei predestinati, nati diseredati  e condannati a morire tali. E, quando capia che siano ricchi, un trascurabile evento provoca una catena di accadimenti che portano il protagonista a passare la linea, quella famosa linea simenoniana che divide i bravi cittadini, stimati, e degni del rispetto sociale, dai reietti, respinti dalla società, ridotti ai margini del consesso civile, ricacciati in un angolo oscuro e indotti a scivolare in una spirale involutiva che li porterà in un degrardo progressivo che sboccherà nell'abiezione e spesso nella deliquenza e nel delitto.
Ma qui è il destino che comanda. Non c'è la crisi, non si tratta dell'impoverimento di milioni di famiglie, non c'entrano le speculazioni dei grandi finanzieri internazionali.
Questa condizione davvero privilegiata che ha visto per un decennio Simenon diventare sempre più famoso (e ricco), lo è ancora di più se il campo d'osservazione si allarga alla società che in quegli stessi anni invece si impoverisce  sempre di più.
E forse è anche questo contribuisce in parte all'universalità degli scritti di Simenon. Questo svincolarsi dalla tragedia della crisi economica (che personalmente non lo toccava, ma ad un attento osservatore come lui certo non poteva sfuggire) gli dava il destro per raccontare storie, creare personaggi e intrecciare vicende non legate alle miserie di quegli anni e comunuqe non troppo radicate storicamente, tanto da funzionare ancor oggi, come il prossimo roman-dur che uscirà per Adelphi, Le haut mal, una storia di disperazione, di meschineria e di vendette maturata nell'ambiente agricolo nei dintorni di Nieul, ma storia dei sentimenti di ogni provincia, aldilà del tempo e delle epoche.

lunedì 20 aprile 2015

SIMENON SIMENON. L'OMICIDIO DI MADAME SIMENON... PRONIPOTE DEL ROMANZIERE

E' il pomeriggio del 27 giugno del 2002. Bruxelles. Scena del crimine. Protagonista Simenon. Ma ovviamente non é Georges, il romanziere scomparso tredici anni prima a Losanna, ma Geneviève, medico reumatologo, (42 anni), che è però la sua pronipote.
In quel pomeriggio dopo l'ennesimo litigio con il suo secondo marito Georges Temperman (55 anni), la Simenon lo colpisce ripetutamente al capo (diciotto volte secondo l'autopsia) con una mazzetta, dopo avergli somministrato una notevole dose di valium. I due, al risveglio pomeridiano del marito, avevano litigato violentemente e lui l'aveva picchiatà e poi afferrata alla gola. Ma essendo malato di cuore aveva accusato una forte crisi,  evento che aveva dato a Geneviève l'opprtunità di stordire il marito con il tranquillante e poi di colpirlo mortalmente alla testa.
Il giorno dopo ottiene da un suo vecchio compagno di studi un certificato di morte naturale, senza che il collega nemmeno esamini il morto. A questo punto deve procedere alla cremazione più in fretta possibile, affinchè nessuno noti le tracce dei colpi inferti alla testa.
La fretta viene comunicata all'agenzia funebre che deve svolgere velocemente  la preparazione e poi la cremazione secondo le volontà della cliente. Ma il congegno che sembrava così ben oliato, ad un certo momento s'inceppa. E la causa è Fernand Goossen, impiegato delle pompe funebri ma anche ex-poliziotto che, mentre sta preparando il corpo per la cremazione che avrebbe dovuto aver luogo il giorno dopo, si accorge delle tracce dei colpi alla testa e inizia ad avere più di un sospetto. Avverte quindi la polizia giudiziaria, la quale inizia a fare accertamenti, interroga Geneviève Simenon e, tra l'altro, scopre che nella camera da letto dei coniugi Temperman-Simenon ci sono delle macchie di sangue addirittura sul soffitto!
Ormai non ci sono dubbi. E infatti dopo qualche giorno di strane spiegazioni la Simenon confessa. Viene così fuori una storia di vessazioni e continue violenze subite dal marito. Il motivo di tali contrasti? I tre figli che la donna aveva avuto dal precedente matrimonio (con il morto aveva avuto una figlia).
Il dibattito che anima il processo non è sull'indubbia colpevolezza o meno della Genevève, ma se la sua sia stata una reazione istintiva, provocata dalla furia del marito, oppure un'esecuzione accuratamente premeditata.
La sentenza arriva ai primi di giugno. La Simenon è riconosciuta colpevole d'omicidio, condannata a cinque anni, ma ci sono molte attenuanti (come i sei anni di violenze subite dal marito), la sua irreprensibile condotto prima dell'omicidio, il periodo di carcerazione preventiva e la sua totale disponibilità a sottoporsi ad un intensa terapia psicologica. Tutto sommato quindia a Geneviève SImenon viene concessa la condizionale e quindi alla fine del processo viene lasciata libera.
Fin qui una storia di cronaca nera che vi abbiamo succintamente riassunto e che abbiamo citato perchè vedeva implicata la pronipote del nostro romanziere, ma.... C'è un ma. Infatti questa storia ci ricorda, i temi trattati nel famoso romanzo "Lettre à mon juge", scritto da Simenon nel dicembre del '46 in Florida, dove Charles, un omicida, scrive in prima persona al suo giudice analizzando e raccontando la sua vita, le sue traversie, la storia d'amore con la sua amante Martine. Il protagonista vedovo, padre di due figlie, risposato con una donna che non lo soddisfa, trova in Martine la sua donna ideale. Ma la loro storia non dura, anzi va sempre più peggiorando, il loro rapporto diventa infine violento, lui la picchia spesso ed un giorno succede l'irreparabile e Martine muore per causa sua. Nella sua lettera al giudice, Charles, non si difende, non chiede attenuanti,
ma racconta come una grande passione possa trasformarsi in un grande tormento e arrivare al più tragico degli epiloghi. Non molto lontano a quello che é poi in realtà successo a Genevève Simenon.