giovedì 26 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. INTERPRETARE FISICAMENTE MAIGRET. MA PUO' BASTARE?


Da Mr.Bean a commissario Maigret. Un'altro che ci prova
Una pipa, un cappello, un cappotto... Ecco in tre elementi, il personaggio di Maigret tratteggiato dal suo creatore. Silhouette essenziale e sommaria, voluta così da Simenon. Questa semplificazione fà la forza del personaggio nel quale ogni lettore può proiettare i propri fantasmi. Questo permette anche a tutti gli attori che vogliono interpretarlo di farlo con la propria carne, il proprio andamento, i propri tic. Ma è anche questo che ne fà la difficolta d'interpretazione, perché il personaggio deve restare credibile per il (tele)spettatore e l'attore deve trovare un varco, un canale attraverso il quale catturare l'attenzione, far dire allo spettatore "è davvero Maigret!". Certi spingeranno di più il côté della somiglianza fisica (lo spessore della figura), altri conteranno più su una somiglianza "morale", interiore (empatia, comprensione dell'umanità) e gli attori più adatti riusciranno a sommare le due caratteristiche.
E' per questo che anche ogni lettore, essendosi fatto una propria immagine del personaggio, riscontrerà nell'interprete un ricordo di questa immagine o, al contrario, giudicherà che l'interpretazione non corrisponde affatto a quello che s'immaginava.  E il lettore diventato telespettatore, una volta trovata la relazione tra questa immagine e l'attore, conserverà questa relazione come un punto di riferimento: E, secondo i casi, accetterà una nuova interpretazione come un altro modo di vedere il personaggio, o al contrario, lo rifiuterà come troppo lontano dal modello che lui stesso si era costruito.
Il personaggio tratteggiato dal romanziere è un uomo grande e forte che misura un metro e ottanta, e pesa un centinaio di chilogrammi, che si sposta lentamente e pesantemente... Il resto del corpo è di conseguenza: delle grandi mani larghe, un viso grosso con folte sopracciglie sopra dei grandi occhi dalle pupille spesse. Quindi se si vuol tener conto di queste poche indicazioni, l'attore da scegliere dovrebbe essere dotato di una figura almeno rotonda, in tutti i casi non troppo flessuosa né troppo piccola. E aggiungerei che l'attore in questione dovrebbe anche avere una certa età, perchè da una parte il personaggio come l'ha immaginato il romanziere é "nato" in un età tra i 45-50 anni e che conserva per quasi tutta la serie con delle punte verso i 55 verso la fine, quando si avvicina il momento della pensione. Certamente il commissario è stato in servizio anche quando aveva 20 o 30 anni, ma la sua figura di quarantenne o meglio di cinquantenne è quella di riferimento per il lettore. 
D'altra parte, questa età è quella doe si matura una certa esperienza della vita e permette al personaggio di avere un certo distacco dalle cose dell'esistenza dopo la petulanza della giovinezza e questo gli conferisce anche tutta la sua forza morale. Maigret non è un giovane seducente, è l'uomo nella piena forza dell'età, l'incarnazione, secondo i lettori (e soprattutto secondo le lettrici) della virilità rassicurante del marito o del padre che si sarebbe voluto avere...
Tutto questo dunque fornisce un ritratto secondo il quale non è così facile trovare un buon interprete e si capisce bene lae controversie che si sollevano ad ogni nuovo addattamento cinematografico o televisivo. Prova ne è, in termi di data, quella a proposito di un  nuovo progetto con Rowen Atkinson nel ruolo del commissario... 

Murielle Wenger

martedì 24 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MISTER BEAN INTERPRETA MAIGRET.... ECCO... IL DELITTO E' SERVITO

Siamo alle comiche... "iniziali". La notizia gira già da qualche giorno, ma noi, in tutta onestà, aspettavamo che fosse smentita e che si rivelasse una bufala come frequentemente i media ci propinano.
Certo, la speranza è sempre l'ultima a morire, ma alle prime voci se ne sono aggiunte altre, poi articoli, e poi ancora altri... Insomma la notizia rischia di essere vera e, anche se è una di quelle che non avremmo voluto riportare, adesso invece non la possiamo più ignorare.
Ci sarà un nuovo Maigret televisivo.
E il commissario sarà l'attore Rowan Atkinson, per i più distratti, quell'inglese che ha interpretato sin dal 1990 il personaggio-macchietta di Mr.Bean. Portatori di questa novità sono i britannici Ealing Studios che, almeno a detta loro, produrranno due film televisivi di 120' ciascuno, tratti dalle inchieste del commissario Maigret ambientati a Parigi.
Anche questa ci toccava sentire.
Per carità, non abbiamo nulla di personale contro Rowan Atkinson, che nel suo genere è sicuramente un professionista e che nelle sue esperienze televisive, cinematografiche e addirittura come sceneggiatore, ha sicuramente accumulato un bagaglio non irrilevante proprio nell'ambito di quel humor-inglese-anni-'90-target-familiare. E come professionista ha dimostrato con successo di saperci fare in questo ruolo.
Certo, interpetare Maigret è unaltra cosa.
Chiedetelo al pur bravo Sergio Castellitto: una solida fama di attore di teatro, di cinema, di televisione, una buona (se non ottima) considerazione tra colleghi critici, pubblico, un'esperienza di non breve corso... eppure tutto questo non ha impedito che la sua interpretazione del commissario simenoniano, sia stato uno sfacelo. La serie troncata dopo solo due puntate e un flop tale in cui forse Castellitto non era mai incorso.
Non stiamo nemmeno ad esporre i motivi per i quali, secondo noi, il signor Atkinson non sia adatto (forse addirittura meno di Castellitto) ad intepretare il commissario inventato da Simenon.
Non per essere cattivi fino in fondo, ma crediamo che il risultato, qualora l'operazione andasse a termine, potrebbe essere un involontario effetto "ispettore Clouzot"... un'irresistibile quanto non voluta "parodia" del commissario si profila nella nostra immaginazione...
Vorremmo finire con una notazione. Il nome del signor Atkinson è Rowan che tradotto in italiano è "sorbo", il termine che indica un "piccolo albero coltivato come pianta ornamentale". Che figura farà il piccolo albero, di fronte a quella imponente "quercia" che è il commissario Maigret?     

lunedì 23 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. IL PENSIONANTE PROLUNGA IL SUO SOGGIORNO... NELLE CLASSIFICHE

Simenon, con il suo ultimo romanzo pubblicato da Adelphi, mantiene un buon trend di vendita. Il Pensionante, sia pure con qualche su e giù, tiene la posizione nelle classifiche di questa ultima settimana. Su quella pubblicata dall'inserto Tutto Libri de La Stampa di sabato, elaborata dalla Nielsen Bookscan, lo ritroviamo nella narrativa straniera scendere di uno scalino collocandosi al 4° posto. Nelle rilevazioni di Eurisko effettuate per la classifica pubblicata da RCult de La Repubblica di domenica, il titolo di Simenon conferma invece il trend positivo delle ultime due settimane (prima 13° e poi 8°), salendo ancora di due posti e piazzandosi 6°. Piccola scivolata invece secondo i calcoli di GFK per l'inserto La Lettura del Corriere della Sera di domenica che, nella sezione narrativa straniera, colloca il romanzo simenoniano nella 9a posizione, una al disotto della scorsa settimana.
Per quanto riguarda le vendite sul web, riscontriamo su Internet Book Shop che Il pensionante fà una bella scivolata dal 7° posto della scorsa rilevazione al 19° di quest'ultima. Sulla piattaforma digitale di Feltrinelli.it le vendite del titolo di Simenon lo collocano nella 28a posizione (-18 dalla scorsa settimana). Sparisce invece dalla classifica di MondadoriStore.
Esaminiamo ora il settore ebook. Sulla Top 100 di Internet Book Shop non troviamo traccia de Il Pensionante, ma un bel tris di Maigret al 2°, 3° e 4° posto: rispettivamente Assassinio all'Etoile du Nord, Rue Pigalle e altri racconti, La locanda degli Annegati e altri racconti. Su MondadoriStore al 25° posto troviamo ancora un Maigret: Assassinio all'Étoile du Nord. Sulla Top 100 di Amazon sempre Maigret in versione digitale al  49° posto, Assassinio all'Étoile du Nord al 54° e Rue Pigalle e altri racconti al 75°.

domenica 22 febbraio 2015

sabato 21 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET E "L’AFFAIRE BIÈRE"


Era un afoso meriggio di luglio. Maigret, in maniche di camicia, sedeva dietro la sua scrivania, l’immancabile pipa tra i denti.

Di fronte a lui, sprofondato comodamente in poltrona, c’era il brigadiere Lucas, anche lui senza la giacca.

Il viso di Lucas, contrariamente a quello del commissario, era una maschera di sudore.

Nonostante la finestra fosse spalancata e sulla scrivania ronzasse un ventilatore, nell’ufficio faceva un caldo d’inferno.

Il brigadiere tese la mano verso un boccale di birra, che poco prima un inserviente della brasserie Dauphine aveva portato su un vassoio, assieme ad altri boccali e quattro panini al prosciutto.

«Si direbbe che Parigi bruci!» osservò Lucas tergendosi, con l’altra mano, il sudore dalla fronte. «Mai sentito un caldo terribile come quest’anno.»

«Bevi, vecchio mio! Non ci pensare,» disse Maigret. «Un boccale di birra fredda è la cura ideale contro il caldo. Tra un po’ ne faremo portare ancora un paio. E credo, a giudicare…»

Di colpo, senza un motivo apparente, Lucas si abbandonò a una risata divertita.

Maigret, vedendolo, rise anche lui, ma subito dopo, volendo rendersi conto di quella improvvisa ilarità, chiese:

«Si può sapere perché ridi? Non sarai per caso impazzito?... Forse il caldo…»

«Rido, capo, perché…»

Non poté terminare la frase. Fu costretto a posare il boccale di birra per non rovesciarsela addosso, dal momento che la sua mano sussultava assieme al resto del corpo.

«Insomma,» lo sollecitò il commissario, «vuoi dirmi…?»

«Capo,» fece il brigadiere con le lacrime agli occhi, dopo aver tratto un lungo respiro. «Vi immaginate se in questo momento entrasse il giudice Coméliau? Pignolo e austero com’è non potrebbe che dire: “Cari miei, non vorrei che aveste scambiato un ufficio della polizia giudiziaria per un bistrot di infima categoria. C’è, qui dentro, un puzzo nauseante di birra!»

A quelle parole, soprattutto al tentativo riuscito di Lucas di imitare la voce di Coméliau, Maigret rise di nuovo, poi, battendo una mano sul piano della scrivania:

«Questa sì che è buona!... Però, vecchio mio, devo dire che sbagli.»

«Sbaglio, capo?... Perché?... Non capisco.»

 «Vedi, Lucas, è una questione di finezza,» precisò Maigret. «Il nostro Coméliau mai e poi mai userebbe l’espressione: “un puzzo nauseante”.» Fece una piccola smorfia con la bocca. «Troppo banale, volgare, per una persona elegante e forbita come lui. Io credo, piuttosto, che userebbe il termine “odore”… Ecco, penso che direbbe: “C’è, qui dentro, un odore nauseante di birra!»

«No, no, capo!» rispose Lucas crollando la testa. «Permettetemi di dissentire.  Mai saputo, in vita mia, che la birra – quella andata a male, intendo – emani un “odore” nauseante… Puzzo sì, ma non odore!... Mi sembra più logico, più naturale… No, no, no!... Un uomo di legge, come appunto il nostro Coméliau, non può commettere errori così madornali. Sono certo che affermerebbe, volgendo intorno, come è solito fare, il suo sguardo inquisitore: “Cari miei, c’è, qui dentro, un puzzo nauseante di birra!”»

Maigret rise ancora. Poi prese anche lui un boccale dal vassoio. Lo accostò dapprima agli occhi per osservare, in controluce, il colore ambrato della bevanda, sulla cui sommità vi era uno strato sottile di schiuma, poi lo portò alle labbra.

Bevve con gusto una lunga sorsata. Infine:

«Sai che ti dico, vecchio mio? Telefona immediatamente alla brasserie Dauphine: che ci mandino altri boccali di birra: di quelli grandi, mi raccomando… Non m’importa un accidenti se qui dentro c’è odore o puzzo di birra.»

«Ben detto, capo!»



Paolo Secondini
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venerdì 20 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MA CHI E' CHE DETESTA IL ROMANZIERE SIMENON?

Plausi e grandi complimenti. Quelli che il romanziere si era abituato a ricevere già in vita e che poi sono generalmente continuati e anzi aumentati dopo la sua scomparsa. Grande apprezzamento della critica quindi, notevole successo di pubblico ancora oggi, una stima di settecento milioni di copie vendute in tutto. E' il profilo di uno scrittore eccezionale, no?
Ma ci sarà qualcuno cui Simenon non piace, anzi qualcuno che lo destesta decisamente?
Tra coloro che leggono ce ne saranno di sicuro. Personalmente abbiamo incontrato molti che non ne avevano letto le opere, qualcuno addirittura che non aveva mai sentito il suo nome. Ma onestamente incontrare qualcuno che dicesse che Simenon é un pessimo scrittore e un romanziere dozzinale, no. Questo non ci è mai successo.
Invece chi non sopportava o non sopporta Simenon è esistito e esiste ancora. A questo proposito, il solito informatissimo Pierre Assouline, ci porta qualche esempio. Non sono nomi che al grande pubblico diranno qualcosa, ma gli esempi sono comunque interessanti.
Iniziamo da Jean Paulhan, direttore prima dal 1925 al 1940 e poi dal 1946 de la Nouvelle Revue Français di Gallimard. Espresse sempre il suo disprezzo per la letteratura di Simenon, con toni tali da far intravedere anche un non certo lunsinghiero giudizio sulla persona. Giunse a mettere in guardia anche l'editore  Gaston Gallimard, dicendo, ad esempio, del romanzo Les Suicidés: "C'est idot!". Altre frasi lapidarie confermano il suo giudizio. "Simenon è una sorta di Balzac per i poveri (di spirito)..." parafrasando quanto aveva detto André Gide di Simenon.
Altro nome, altri giudizi lapidari. E' ancora Assouline che ce lo suggerisce. E' la volta di Paul Nizan, scrittore, critico francese che sentenziò in un suo articolo su L'Humanité del '37 "... ci si accorge subito che è un passabile scrittore di romanzi polizieschi, ma non è altro che un assai mediocre autore di romanzi tout cort...".
Ancora uno. Angelo Rinaldi, contemporaneo, giornalista, scrittore, membro dell'Accademia Francese, è un intellettuale che non si fà scappare  l'occasione per manifestare addirittura il suo stupore per l'ammirazione uscitata dall'opera di Simenon. "Avrete un bel leggere Simenon - sentenzia Rinaldi - non vi resterà praticamente nulla". Le colpe del romanziere? Pensiero a livello zero, vuoto intellettuale, personaggi senza complessità, assenza d'arte... insomma uno scrittore decisamente sopravvalutato.
Come vedete, grazie all'aiuto di Assouline, siamo riusciti a proporvi almento tre esempi di intellettuali francesi, uno addirittura vivente, che giudicano negativamente l'opera di Simenon. Per gli appassionati simenoniani che seguono questo blog può sembrare una sorta di sacrilegio! Ma il mondo è così. Le opinioni sono diverse, a volte opposte e tutti, anche Simenon, può essere oggetto di critche e stronacature.

giovedì 19 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET E "L'AFFAIRE" DEL CAPPOTTO: ECCO COME LA VEDONO I NOSTRI

Qualche giorno fa' Murielle Wenger 
aveva proposto  "l'affaire del cappotto"
invitando i nostri lettori e i nostri 
collaboratori a dire la loro di dove 
potesse essere finito quel benedetto 
appotto che Maigret si toglie 
ad un certo punto di "Maigret au Picratt's".  
Sono apparse nei commenti che però, 
per la conformazione di questo blog, 
non sono molto visibili e quindi 
ci teniamo a riproporli in vero e 
proprio post. Questa per ora 
è la loro opinione, ma c'è 
sempre tempo per esprimere 
la propria.




Paolo Secondini - 17 febbraio 2015 - 12:53
Ho sempre immaginato il commissario Maigret come una persona non propriamente elegante, ovvero di un’eleganza particolare o ricercata, ma comunque ordinata, impeccabile nel vestire: abiti semplici ma dignitosi; una persona, insomma, che tiene molto al proprio decoro personale. Per queste caratteristiche, suppongo che, togliendosi il cappotto, per via del caldo eccessivo, egli vada, girando con lo sguardo nella stanza, in cerca di un attaccapanni e, non trovandolo, sia costretto, suo malgrado e sbuffando leggermente, a gettare il cappotto su una sedia. Perché gettarlo anziché deporlo con cura e con buone maniere, come farebbe normalmente?. Perché in quel momento è piuttosto contrariato e quando Maigret è contrariato…

Paolo, ton hypothèse me plaît beaucoup. J'imagine très bien ce geste de "contrariété" de notre commissaire, envoyant son pardessus sur la première chaise venue... Cela correspondrait effectivement très bien au personnage. Je vois d'ici la scène: Maigret, alias Gino Cervi, jette avec une grimace son pardessus sur la chaise en question. Au moment de quitter l'appartement, il reprend son vêtement, et découvre une tâche de graisse sur une manche. Il frotte la tache, mais évidemment celle-ci ne s'efface pas. Au contraire, elle s'étend sur toute la manche. Autre grimace de Maigret. Le soir, quand il rentre chez lui, il essaie discrètement de suspendre son pardessus au portemanteau dans le corridor d'entrée de son appartement. Mais Mme Maigret l'a vu, et elle a tôt fait de découvrir la grosse tache. "Maigret, où es-tu encore allé te fourrer ?" lui dit-elle, "tu ne pouvais pas faire attention ? Je vais devoir encore une fois envoyer ton pardessus chez le teinturier..." En attendant, comme Maigret n'avait qu'un seul gros pardessus pour l'hiver, il a promené la grosse tâche de graisse sur la manche jusqu'au printemps suivant...

Paolo Secondini - 17 febbraio 2015 - 15:07
Ai dolci rimproveri di M.me Maigret, per la macchia di grasso sulla manica del cappotto, io credo che Maigret, non potendo ricorrere a menzogne o scuse, poiché non è da lui inventarne, dopo aver reclinato leggermente la testa sul petto e battuto vivacemente le ciglia, come fanno i bambini quando sono colti in fallo, direbbe, con voce più dolce e mite possibile:
«Mia cara signora Maigret, per farmi perdonare ti dò da scegliere tra due possibilità: o andiamo al night club, possibilmente al Clou Doré o… a dormire, che già è tardi.»
«Be’, dovendo proprio scegliere, Maigret, direi di andare al Clou Doré!»
Un attimo d’esitazione, poi il commissario:
«Ma andiamo a dormire, M.me Maigret!»
(Reminiscenza di una battuta tra Cervi e Pagnani in uno sceneggiato Rai di Maigret: non ricordo più quale).


Murielle Wenger 17 febbraio 2015 - 16:05
Je vois très bien la scène dont tu parles, mais je n'arrive pas non plus à me souvenir de quel épisode il s'agit. Peut-être qu'un afficionado de Cervi va pouvoir nous répondre... L'appel est lancé...


Anonimo - 17 febbraio 2015 - 20:04
Il cappotto Maigret se lo mette sulle spalle con le maniche penzoloni come si vede nella celebre statua raffigurante il commissario a Delfzijl, nei Paesi Bassi, dove Simenon ebbe l'ispirazione di scrivere Maigret.
 
Murielle Wenger - 18 febbraio 2015 - 09:44
Ah oui, c'est une idée... Je sais que Simenon aimait bien cette statue, mais je trouve qu'avec ce pardessus sur les épaules, Maigret a un petit air de Sherlock Holmes, et il me semble que ce n'est pas comme ça que je m'imaginerais la posture de Maigret...


Anonimo - 18 febbraio 2015 - 15:15
Non sono d'accordo. Sherlock Holmes ha una postura inconfondibile! La statua di Delfzijl, realizzata dall'olandese Pieter Dhondt, venne totalmente approvata da Georges Simenon e piacque a tutti gli attori, interpreti del commissario nei loro rispettivi paesi, che parteciparono all'inaugurazione nel settembre '66. Tra gli altri c'erano quel 3 settembre l'inglese Rupert Davies, il tedesco Heinz Rulmann, il grande Gino Cervi, la più bella voce del teatro italiano, come ebbe a dichiarare la signora Andreina Pagnani il 4 gennaio 1974, giorno della scomparsa di Cervi. Tanti Maigret ed il loro inventore sinceramente non li vedo intorno a Sherlock Holmes.


Andrea Franco - 18 febbraio 2015 - 22:52
Per me, lo porge ad un suo collaboratore.

Anche io propengo per darlo ad un suo collaboratore. Mi sembra un'ipotesi avallata da un ricordo......di non so piu quale inchiesta

mercoledì 18 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. E SE MAIGRET FOSSE STATO... INDIANA JONES?


Alla fine degli anni '20 Simenon, decise che era il momento di passare dalla letteratura popolare su ordinazione, ad una semi-letteratura che nasceva da lui, creata secondo le proprie esigenze, senza dar conto a nessuno della sua ispirazione e delle sue scelte.
Piano piano, tra i vari generi che aveva frequentato e che inevitabilmente lo condizionavano, si fece strada quello poiziesco-investigativo. Una volta in questo campo, sappiamo che saggiò diversi personaggi-investigatori, e tra questi, con una certa gradualità, anche qun certo Maigret una volta ispettore, una volta a Parigi, una volta in provincia, con delle caratteristiche che piano piano andavano sempre più a fuoco.
La domanda che ci poniamo oggi è: come mai abbia scelto proprio il genere che oggi chiamiamo giallo, o noir? Qualche risposta ce la siamo già data. Si trattava di un modo più sicuro per entrare in quella "semi-letteratura". Inannzituttto c'era un protagonista principale e una serie di personaggi di contorno che erano sempre quelli e anche per quanto riguarda le location c'erano dei luoghi che costituivano dei punti fermi. Questo si coniugava con la natura seriale che da una parte si fondava su una solida base che era sempre quella e dall'altra permetteva in ogni inchiesta di mettere in scena personaggi, atmosfere, vicende e ambientazioni anche molto diverse tra loro. Quindi un binario che forniva un riferiento costante e sicuro, ma anche la liberta di fargli prendere ogni volta diverse direzioni.
Ma questo, dirà qualcuno, poteva verificarsi anche con altri generi-seriali. La letteratura di viaggio, ad esempio. Il protagonista avrebbe potuto essere un Indiana Jones ante-litteram, una sorta di globetrotter che, per un motivo o un altro, ogni volta avrebbe potuto percorrere strade diverse, raggiungere paesi differenti, incontrare genti nuove e vivere avventure di tutti i tipi.
Allora?
Una risposta in parte la dà lo stesso Simenon in un testo, scritto nel 1956, ma inedito fino al 2013, quando venne pubblicato ne Les chaiers de l'Herne - Simenon (a cura di Laurent Demoulin) .
"...quando a diciassette anni sbarcai a Parigi per vivere della mia penna, come si diceva allora, visitai differenti officine - pardon - differenti editori che vendenano al pubblico dei libri a buon mercato. In meno di dieci anni, dal '22 al '30 circa,  ho assistito ad una serie di cambiamenti, che portarono ad un rivoltamento totale delle regole..... ma le "officine" cambiavano con molta cautela il genere della casa, sperimentando timidamente alcune strade, fino al punto di percorrerle con decisione. 
"Perché non scrive un romanzo poliziesco? All'inglese, beninteso...
Queste ultime parole nel linguaggio dell'editoria del''epoca  significavano: un romanzo poliziesco elaborato poteva essere messo nelle mani di chiunque  e  finendo inevitabimente in un matrimonio... "police+sexe" paga ancora meglio di "police +sentimento"... Il romanzo poliziesco era nato, nel senso che era divenuto una solida impresa commerciale e il cinema, la radio, e infine anche la televisione, non se lo fecero scappare...".
Ciò detto è già molto più chiaro perchè Simenon abbia scelto l'ambito poliziesco invece di quello dei viaggi d'avventura. Il suo fiuto editoriale era tutt'uno con la sua ispirazione letteraria e nel periodo della semi-letteratura il "mercato" era un elemento che il giovane scrittore non poteva permettersi di ignorare. In considerazione che in quella fase metteva per la prima volta in gioco il suo nome vero e che preludeva al salto che si apprestava a compiere e che non poteva fallire, quello in vista del suo obiettivo, i romans-romans o i romans-durs... insomma la letteratura non più legata ai generi, alla serialità e alle esigenze commerciali. 

martedì 17 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET E "L'AFFAIRE" DEL CAPPOTTO


Quello che segue, non è che un piccolo "divertissement" ad uso e consumo dei maigrettofili impenitenti - come me d'altronde! - e che prenderà un pretesto qualsiasi per divertirci con il nostro personaggio del cuore...
Ecco quello che ho fatto e invito voi a fare altrettanto... 
In Maigret au Picratt's al terzo capitolo, viene annunciato al commissario che la contessa von Farnheim è stata ritrovata strangolata. Maigret raggiunge il luogo dell'omicidio:
" La stanza in cui entrarono era male illuminata da una lampada a stelo con un abat-jour di pachmina. Qui la sensazione di soffocare era più forte che nel resto della casa. Si avvertiva immediatamente la sensazione, senza saperne il perché, di essere molto lontani da Parigi, dalla gente, dall'aria umida dell'esterno, dalle persone che camminavano sui marciapiedi, dai taxi che strombazzavano e dagli autobus che ondeggiavano, facendo stridere i propri freni a ogni fermata". 
Si noterà in questo passaggio l'abile descrizione dell'ambiente interno ed esterno con un'economia di vocaboli, con parole semplici, ma il cui effetto é estermamente evocatore. Ma non è questa la nosta proposta.
Quello cui voglio arrivare è quanto segue nel testo, che continua con un gesto abbastanza inatteso da parte di Maigret: "Il caldo era tale che Maigret improvvisamente si tolse il cappotto".
Senz'altro va ricordato che l'inchiesta si svolge in pieno inverno, in una Parigi che oscilla tra la pioggia e la neve. Di contro l'interno degli appartamenti era presumibilmente ben riscaldato, ma è vero che, come d'abitudine, ci si immagina Maigret piuttosto intabarrato nel suo capottone e che sabrazzarsene su luogo del crimine, (magari gli tocca togliere anche la sciarpa, quella che ha fatto sua moglie, che trova un po' asfissiante... la sciarpa, non la moglie!) .
Ma, va bene, ammettiamo che Maigret si tolga il cappotto... La questione che ci interessa è: cosa ne farà una volta che se lo è levato?
E è qui che ho immaginato vari scenari, senza però decidere quale possa essere il più plausibile:
• Una volta tolto il cappotto, Maigret, lo tiene sul braccio, come chi fà una visita e che non ha intenzione di fermarsi a lungo? Hum... poco verosimile se si considera la sua mania di rovistare in tutti gli angoli di un posto nuovo che sta scoprendo...
• Allora se lo mette sulle spalle, con le maniche penzoloni?.... Neanche questo è convincente: non è un'abitudine che lo caratterizza.
• Forse lo posa da qualche parte? Questo gia sembrerebbe più probabile. Ma dove lo posa? Su un mobile? Certamente no, visto lo stato dell'appartamento come ce lo descrive Simenon - e come ce lo fa sentire - come particolarmente ripugnante: bottiglie di vino rosso che rotolano dappertutto, resti di cibo sparsi sul tappeto, che è "di una sporcizia inaudita, come d'altronde tutti gli altri oggetti", e dei mobili sconnessi e consumati. Beh... non si può immaginare il commissario poggiare il suo amato cappotto in un tale posto... soprattutto M.me Maigret non sarebbe stata affatto contenta, quando fosse rientrato con i vestiti macchiati!
• Ah, potrebbe darsi che ci fosse un appendi-abiti tra questo decrepito mobilio? In questo caso si potrebbe immaginare Maigret "fare come a casa sua", e appenderci il cappotto....
• Ultima ipotesi, potrebbe essere che Maigret consegni il cappotto nelle braccia di Janvier, che l'ha accompagnato?
E voi amici maigrettofili cosa ne pensate? Come immaginate la scena? Fateci sapere le vostre ipotesi in proposito, nei commmenti a questo post!

Murielle Wenger

lunedì 16 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. IL PENSIONANTE SALE AI PIANI... SUPERIORI


Torniamo alle classifiche e come al solito facciamo una panoramica di quelle su giornali e su internet. Iniziamo dal piazzamento de "Il Pensionante" sulla classifica stilata da Nielsen Bookscan per l'inserto di sabato scorso de La Stampa, TuttoLibri, che vede resistere il titolo al terzo posto della Narrativa Straniera (e al 12° della classifica generale). La GFK, che ha curato le classifiche per l'allegato La Lettura del Corriere della Sera, vede, nella top 20 della Narrativa straniera, il romanzo di Simenon salire dal 13° all'8° posto. Anche per l'stituto di rilevazione Eurisko che elabora le classifiche pubblicate di domenica su RCult, nella sezione romanzi straniera Il Pensionante occupava ieri il 5°posto salendo dal 9° della scorsa settimana.
Per i libri venduti via internet su International Book Shop limitata scivolata del titolo simenoniano che passa dalla 6a alla 7a posizione. Su MondadoriStore lo troviamo al 49° posto (con una perdita secca di venti posizioni). Su Feltrinelli.it  registriamo anche qui una piccola discesa dalla 9a alla 10a piazza.
In definitiva potremmo dire che mentre le vendite in libreria vedono il romanzo di Simenon ancora in crescita, le vendite realizzate sul web c'è un calo generalizzato.
Da registrare l'assenza de Il pensionante dalle classifiche degli ebook più venduti.

domenica 15 febbraio 2015

sabato 14 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. EPALINGES: ADIEU... BUNKER!


Ma come si possono incrociare le vite dello scrittore Georges Simenon e quella del Cavalier Luigi D’Amato, armatore napoletano, trasferitosi a Losanna con società e affari ai quattro angoli del mondo?
Infatti non si incrociano. Non fisicamente perlomeno. Ma in qualche modo sono legati. Infatti il Cav. D'Amato, che di solito ha a che fare con le navi, grandi imbarcazioni da lavoro o da diporto, trovandosi a Losanna ha pensato bene di partecipare ad una (piccola/grossa?) speculazione. Ha infatti acquistato un terreno nei dintorni di Losanna per una lottizzazione che prevederà la costruzione di dodici palazzine con sei appartamenti l'uno.
E dove sorgeranno questi immmobili? Sui 25.000 metri quadri di terreno fino ad ora occupati dalla grande villa Simenon ad Epalinges. E il "mostro" come qualcuno l'ha soprannominato (o anche il "bunker") che fine farà?
Demolito.
Non rimarra nemmeno una pietra dell'unica casa che nel 1963 Simenon fece costruire appositamente per sé e per la propria famiglia... quando ancora una famiglia Simenon esisteva.
Di quella costruzione bianca, massiccia, tozza, tutta bianca se ne é detto, "architettonicamente" parlando, tutto il male possibile. In effetti per chi, come noi, l'ha vista non è certo stato un bel vedere. Certo era estremamente funzionale, o meglio Simenon l'aveva pensata appositamente per soddisfare le sue esigenze e quelle della famiglia a cominciare dalla moglie Denyse fino a Pierre, il figlio più piccolo.
in quella villa lo andarono a visitare molti suo amici famosi, Charlie Chaplin, Henry Miller, Jan Flaming, vi rilasciò numerose interviste e diverse troupe televisive si succedettero per girare documentari e reportage su quello che ormamai era uno scrittore famosissimo.
E chiunque usciva da quella grande costruzione rimaneva un po' attonito, abbagliato, meravigliato e, a seconda dell'amicizia che lo legava a Simenon, si esprimeva nel merito con maggior o minor tatto.
Insomma, tanto vituperata dai più, fu abbandonata da tutti, da Simenon e dalla sua compagna Teresa, ma anche dai suoi figli e rimase lì a testimonianza delle scarsissime qualità di progettazione del grande scrittore.
Adesso che però si parla di demolirlo (le previsioni dicono per fine marzo), viene un po' di tristezza. Un pezzo della vita dello scrittore, svanirà per sempre, Anche se era una bruttura, testimoniava un periodo, magari non dei più felici (vi visse fino al '72 il momento tragico della sua rinuncia a scrivere), ma pur sempre un periodo cruciale della vita di Simenon.     
Il Cav. Amato, ci guadagnerà un po' di soldi... meglio, un po' più di soldi di quelli che già possiede, e  settantadue famiglie  popoleranno questo comprensorio. Tra tutte quelle persone quante sapranno che lì prima c'era la grande villa di un famossisimo romanziere? 

venerdì 13 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. BUON COMPLEANNO GEORGES!


Oggi 13 febbraio è il giorno della nascita di Georges Simenon e gli auguri sono d'obbligo. Sì, certo sono ventisei anni che è scomparso, ma se non fosse per la notizia che all'epoca dettero i giornali, se non fosse che ogni tanto qualche anniversario ce lo ricorda, quasi quasi il fatto che fisicamente sia morto potrebbe essere un dettaglio che forse passarebbe in secondo piano... che via via si tenderebbe a dimenticare.
Se ne parla spesso sui media (lasciando da parte ovviamente Simenon-Simenon che ne parla tutti i giorni!). Decine e decine di editori continuano a ripubblicare in tutto il mondo i suoi romanzi, tradotti in oltre cinquanta lingue. I suoi titoli li troviamo quasi regolarmente nelle classifiche dei libri più venduti, e non di rado nelle primissime posizioni...
Poi ci sono i critici che ci ripetono della modernità del romanziere che pur essendo un grande del '900 è sempre attuale... e altrimenti non si spiegherebbe perchè generazioni molto diverse, come quelle degli anni '30 e quelle degli anni 2000, rimangano affascinate dai suoi romanzi. Nemmeno il commissario Maigret, icona universale di una certa Parigi e di una certa provincia francese degli anni '30/'40, neppure lui passa di moda, anzi mantiene una sua attualità per la singolarità del suo metodo d'indagine, del suo "strano" modo di fare il poliziotto e per il suo famoso motto "comprendere e non giudicare"...
Beh certo, messa così è davvero dura pensare a Simenon come ad una figura che non c'è più, quando invece è una presenza che avvertiamo (certo almeno noi, suoi appassionati lettori) quando ci immergiamo i suoi libri. E in quel periodo una scia ci accompagna durante la giornata... quel vecchio che vediamo sorseggiare un bicchiere di vino bianco poco prima di pranzo, quella donna con la sporta della spesa che immaginiamo vada a preparare la cena a suo marito, quel venticello freddo che pulisce il cielo e ce lo restituisce di un azzurro intenso e con un sole brillante, quell'omone alla fermata dell'autobus che fuma una pipa...quella ragazza male in arnese che cammina tutta storta e porta negli occhi la disperazione della sua vita... Insomma quante immagini simenoniane ci portiamo dietro, una volta chiuso il libro e usciti per la strada, immersi nella vita reale di tutti i giorni?
Buon compleanno Georges... Certo non sappiamo come sdebitarci per tutto quello che ci hai regalato. E soprattutto oggi, giorno del tuo compleanno... non ti regaleremo certo una pipa o del tabacco... ma compreremo sempre un altro tuo libro e, stai certo, continueremo a comprarli anche per regalarli soprattutto a chi non ti conosce... Auguri!

Maurizio Testa   

giovedì 12 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. POKER DI SIMENON IN OLANDA


Secondo le informazioni che fornisce il sito ufficiale di Georges Simenon, oggi in Olanda, per gli appassionati del romanziere è un giorno che potremmo definire straordinario. Già... infatti, secondo le suddette indicazioni, oggi nella patria dei mulini a vento usciranno, editi dal suo storico editore Bruna, ben "quattro" Simenon! Romanzi che vanno dal 1931 al 1947 tra cui anche due Maigret del periodo Fayard. Insomma, se la notizia corrisponde al vero, una di quelle "cuccagne" che qui in Italia nemmeno ci sogniamo...
Ma andiamo per ordine e vediamo di quali sarebbero i titoli.
Iniziamo dal Maigret cronologicamente uscito prima: aprile del 1931. Si tratta de Le Chien jaune, un romanzo che fà parte dei primi Maigret, che si svolge a Concarneau ed inizia con un tentativo di omicidio e due omicidi invece riusciti. L'inchiesta parte e si sviluppa mostrando il fiuto di Maigret (ricordiamo che questo titolo è il sesto in ordine di apparizione sugli oltre settanta del "corpus"), l'intuizione che lo guida e l'empatia che il commissario riesce a stabilire con gli ambienti e le persone. E' il "metodo Maigret" che Simenon, nei primi romanzi, deve far venir risaltare riconoscibile e netto. Il cane giallo citato nel titolo è un randagio che fa la sua strana e misteriosa apparizione in alcuni momenti dell'indagine, pu non avendo nessun ruolo determinante nella vicenda.
Il secondo è Le Charretier de La Providence, sempre un Maigret del '31, ma uscito ad aprile, un mese dopo Le Chien jaune (rammentiamo tra l'altro che tra febbraio e dicembre del 1931 furono pubblicati ben undici titoli della serie).  
Qui siamo nel mondo dei canali e delle chiuse. Un mondo che Simenon conosceva bene per aver a lungo navigato dalla Francia ai paesi del nord Europa, a bordo prima della Ginette e poi dell'Ostogoth. C'è una donna uccisa alla chiusa numero 14 di Dizy che dà il via all'indagine e che sarà piuttosto intricata e in cui Maigret per un po' segue anche un pista sbagliata. Ma l'atmosfera di questi canali, delle loro nebbie, delle chiuse, della vita sulle chiatte è resa magistralmente dal romanziere che tornerà su questi tipici luoghi anche in altri romanzi.
Terzo nel tempo viene Le Bourgmestre de Furnes, uscito nel 1939. Siamo su altri livelli. Intanto si tratta di un roman-dur e per di più del periodo Gallimard.
Una storia che si svolge nelle Fiandre, Belgio fiammingo, con uno dei personaggi forti, rudi, tutti d'un pezzo come non di rado escono dalla penna di Simenon.
Joris Terlinck soprannominato Baas (il padrone) è l'oggetto dello studio psicologico dell'autore, un uomo che si è fatto da sè, un padrone arrivato alla carica di borgomastro. Simenon va a fondo e scava tra le sue incrollabili sicurezze e tra le crepe che i drammatici avvenimenti aprono nel suo animo duro e coriaceo.
Ultimo in ordine di tempo (1947) é Lettre à mon juge. Un Simenon maturo romanziere, conoscitore dell'animo umano, qui si produce in una lunga lettera che un condannato a morte scrive al suo giudice istruttore, per spiegare la morte della sua moglie di cui lui è accusato. E'una libro-lettera scritto in prima persona, dove il condannato apre il suo cuore al magistrato, raccontando le vicissitudini sentimentali, il suo lacerarsi in una o in un'altra storia, il rapporto con la prima moglie, con la seconda e con la propria amante. Svela le sofferte contraddizioni e gli oscuri motivi che lo spingeranno all'omicidio. Insomma un'altro dei ritratti psicologici di grande spessore che Simenon ha creato e  
che lo hanno reso un grande romanziere.

mercoledì 11 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. LA BOULE NOIR ROTOLA SULLA TELEVISIONE... FRANCESE


Oltrealpe, la produzione televisiva ancora regge. E non parliamo dei serial che sul piccolo schermo ormai spadroneggiano su tutti i canali. In questo caso parliamo di un telefilm, prodotto dalla Neyrac Film, che ha iniziato le riprese nello scorso giugno, e che arriverà al debutto televisivo il prossimo 17 febbraio su France 3.
Stiamo parlando de "La Boule Noire", tratto dall'omonimo romanzo di Georges Simenon, scritto nel 1955.
La regia è di Denis Malleval, l'adattamento televisivo e di Jacques Santamaria, i protagonisti principali  sono Bernard Campan, e
Il romanzo, scritto appena tornato dai dieci anni passati in America, è ambientato in una cittadina del Conneticut, racconta la storia di un certo  Walter Higgins che ha raggiunto una agiatezza economica, una certa rispettabilità sociale, ma non è stato ancora ammesso al Country Club, una sorta di suggello all'onorabilità e allo status di quelli che contano. Per essere ammessi occorre passare l'approvazione dei soci del club che per l'occasione si riuniscono e votano: sfera bianca per il sì, nera per il no. E Higgins  non ce la fà: c'è sempre una pallina nera tra lui e l'ingresso al club. La cosa diventa per lui un'ossessione che gli procurerà alcune vicessitudini. Ma alla fine il grigio ordine delle regole sociali finisce per prevalere e, sottomesso all'ordine costituito, Higgins prosegue la sua vita da cittadino esemplare, nella speranza che un giorno quella sfera nera diventi bianca.
Qualche giorno fà, la troupe del film ha voluto tenere un'anteprima privata ad Orleans, alla presenza anche di John, figlio del romanziere, proprio perché come ha detto lo sceneggiatore Santamaria "... Stiamo celebrando un doppio anniversario. In primo luogo, è l'80° anniversario della sistemazione di Simenon nella foresta di Orléans, a Ingrannes e inoltre, il romanzo è stato scritto nel 1955, cioè 60 anni fa....". 
Simenon-Simenon aveva dato una succinta anteprima di questa notizia in un post di maggio scorso (Dopo La Chambre Bleu al cinema, La Boule noire alla televisione ), dove si parlava dell'avvio della produzione.

martedì 10 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. PARTIRE ALLA SCOPERTA DELL'UNIVERSO CON DUEMILA PAROLE ?

Quante volte abbiamo ragionato e scritto sulla ricerca che, nel corso della sua opera, Georges Simenon ha condotto sull'animo umano, su quello che lui chiamava "l'uomo nudo", sull'uomo universale e di ogni dove?
In una lettera del '59, entra nel merito di questo argomento, dopo aver precisato che allora, a suo modo di vedere, la narrativa francese era stata influenzata nell'800 dalla letteratura russa e nel '900 da quella americana (ma qui bisogna tener conto dell'ammirazione che Simenon nutriva per i romanzieri statunitensi).
Comunque c'è un passo in cui esplicita chiaramente la sua particolare attitudine. "... mi sforzo, in ciascuno dei miei romanzi, di conoscere ogni volta un po' meglio l'uomo e di creare, con mezzi sempre più semplici, meno "letterari"  dei personaggi più veri e più complessi....".
E questo ci fa riflettere sulla magistrale sintesi che Simenon riusciva a compiere nell'utilizzare le cosiddette (da lui) mots-matiére, cioè termini semplici, concreti, inequivocabili, comprensibili a tutti, per costruire invece delle vicende complesse, dei personaggi di un certo spessore psicologico, vivi e veri nelle loro contraddizioni, e inoltre ad evocare ambienti ed atmosfere memorabili solo con qualche sostantivo e pochi...pochissimi aggettivi.
Ridurre quindi al minimo gli strumenti linguistici (i duemila vocaboli che Simenon si vantava di utilizzare?) per raccontare una complessità come quella della condizione umana é un po' come realizzare la quadratura del cerchio... L'avevamo già detto a proposito dei romans-durs e dei Maigret, Simenon riusciva a coniugare la cosiddetta cultura alta con quella poplare, e nel caso dei romanzi, come si diceva più sopra, integrava la semplicità della lingua con la complessità delle vicende e dei protagonisti.
E tutto questo in quell'incoscenza creativa (l'état de roman) in cui ha sempre dichiarato di scrivere i propri romanzi. E a proposito di questo, Simenon amava raccontare "...è un po' come spedire uno "spountnicks" nell'infinito. Si sa che non ci si arriverà mai, ma non si smette mai di provarci, almeno per andare ogni volta un po' più lontani...".

lunedì 9 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. IL PENSIONANTE ESCE E SUBITO ENTRA IN CLASSIFICA


Bell'esordio dell'ultimo titolo di Simenon, uscito una decina di giorni fà, che conquista subito le classifiche. Parliamo ora di quelle pubblicati dai quotidiani. Sull'inserto TuttoLibri de La Stampa di sabato scorso Il pensionante esordisce al 3° posto della classifica della Narrativa Straniera (16° della Top Ten). Sempre nella sezione della letteratura straniera pubblicata su RCult de La Repubblica di ieri, il titolo simenoniano conquista la 9a posizione. Mentre invece nella classifica pubblicata da La Lettura, allegato al Corriere della Sera di ieri, Il pensionante arriva alla 13a posizione.
Buono anche il debutto sulle piattaforme di vendita di libri on-line. Nella Top 100 di Internet Book Shop troviamo il romanzo di Simenon al 6° posto. Mentre su Feltrinelli.it Il pensionante occupa la 9a posizione. Su MondadoriStore lo ritroviamo invece 29°.
L'ultimo Adelphi di Simenon si affaccia anche nelle classifiche di ebook, ad esempio, all'86°posto nella Top 100 di International Book Shop.

domenica 8 febbraio 2015

sabato 7 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. M.ME MAIGRET, TENTATIVI E BUONE INTENZIONI ANDATE... IN FUMO


Questa volta Murielle Wenger ci presenta una M.me Maigret impegnata in una vera "mission impossible"... far smettere di fumare il marito, o almeno diminuire le sue pipate. I migliori intenti della moglie e la buona volontà del commissario fin dove potranno arrivare? 
 
Maigret come forse lo vorrebbe M.me Maigret: più giovane e senza pipa? Maigret come vorrebbe lui stesso: mai senza pipa

"- Ciao, Francine? Allora Louise. Come va? ... Tuo marito ...? Alice e i piccoli? ... Ti ricordi che mi avevi parlato di quell'articolo a proposito del fumo? ... Si, tu poi sei riuscita a far smettere tuo marito, anche se, come mi hai detto, gli capita di fumare di nascosto ... Immagina che io ho voluto provare con Jules ... Come? ... Ma no, non ha funzionato ... devo dire anche per colpaa mia ... Ma adesso ti racconto come è andata. Ecco... "
***************
Tutto iniziò, una settimana prima, la domenica precedente. Maigret si era accomodato nella sua poltrona, un bicchiere di prunella in mano, e la moglie seduta su una sedia al tavolo, leggendo la metà del giornale che le aveva passato il marito. Il commissario sonnecchiava, e la pipa era penzoloni tra le labbra semichiuse e iniziava ad appoggiarsi sul petto. U
n'esclamazione di Madame Maigret lo fece sussultare.
- Hai visto? Le ultime statistiche sulla mortalità? Sembra che il tabacco sia diventato la principale causa di morte ...
Un brorbottìo provenne dalla poltrona. M.me Maigret si voltò e aggiunse:
- Sai, che Francine Pardon mi ha parlato di un articolo sui pericoli del fumo ...
- Lo so, brontolò Maigret, Pardon ne ha parlato anche a me ...
- Ci dovresti pensare seriamente.
Louise attese un po' e poi riprese.
- Potresti cercare di fare uno sforzo. Ad esempio, potresti iniziare a non fumare a letto... In primo luogo, perchè trovo sempre pezzetti di tabacco ovunque, anche sul materasso, e poi perchè prima o poi finirai per dar fuoco alle lenzuola ...
- Ho sempre fatto attenzione ...
- Lo so. Tuttavia, il tuo cuscino ha numerosi piccoli buchi che somiglia ad un tessuto bruciacchiato ...
Poi aveva parlato a lungo parlando della sua salute, del fatto che con il passare dell'età si è più deboli, tanto che alla fine il marito aveva dovuto arrendersi a quelle argomentazioni. Aveva tolto il posacenere dal comodino, si contentava di una sola fumata la mattina, tenendo la pipa a lungo tra i denti, anche una volta che il tabacco era completamente bruciato. Ne accendeva una seconda alle quattordici uscendo dalla Brasserie Dauphine (avrebbe preferito fumare prendendo il caffè, ma dal momento che le leggi ora vietavano di fumare negli edifici pubblici!...). E poi un'altra, a fine giornata una volta uscito dall'ufficio. In serata, si concedava la fumata finale, leggendo il giornale e guardando la tv (inoltre, questo lo rendeva ancora più scontroso, perché trasmettevano la pubblicità delle sigarette, che sembravano ancora più belle sul piccolo schermo, con quel cowboy virile, a cavallo, in grandi spazi aperti, che si accende una sigaretta con gioia, di fronte a un fuoco scoppiettante ...). Quattro fumate al giorno, era davvero poco ... ma probabilmente ancora troppo poco per "i signori di prevenzione"...
Il terzo giorno, i suoi ispettori alla PJ, camminavano in punta di piedi. Quella stessa mattina, il loro capo aveva discusso aspramente con Comeliau che gli aveva fatto una
nervosa telefonata su un certo furto di gioielli, e Maigret aveva attaccato il ricevitore, tirando giù tutti i santi, urlando così forte che lo si era sentito fin giù nel corridoio mentre Moers  stava passando, e il quale aveva chiesto a Joseph che cosa stava accadendo. Questi aveva risposto:
- Shh! Sta cercando di smettere di fumare.
Moers si era quindi avviato verso il suo laboratorio, scuotendo la testa con simpatia.
Venerdì sera, quando Maigret tornò a casa, la moglie vide che aveva uno strano aspetto.

*****************
- Figurati, Francine -  continuava M.me Maigret al telefono - Jules si era ammalato. Una specie di influenza. Fin dall'inizio della settimana, era stato nervoso, irritabile. Durante i pasti, non era in grado di spiccicare una sola parola. Abbiamo anche litigato, cosa che non non ci succedeva da tanto tempo. S
abato sera non siamo neanche andati al cinema. La domenica gli ho proposto di fare una passaggiata a Montmartre, ma lui ha rifiutato, e abbiamo trascorso la giornata io a cucire e lui a leggere sulla sua sedia, un articolo sui criminali in una rivista inglese. A mezzogiorno, avevo preparato un arrosto e patate e ha appena toccato. Non ha neppure assaggiato il crème-caramel ...
La voce di Madame Maigret era rotta e tratteneva le lacrime.
M.me Pardon le chiese:
- E per il fumo?... almeno il tentativo di farlo fumare meno ha avuto successo?
- No, ed è per colpa mia ...
- Cioé?
- Questa mattina, di ritorno dal mercato, ho avuto una strana sensazione ... L'appartamento mi sembrava estraneo, era come se ci fosse qualcosa che non riuscivo a riconoscere. Ho inziato a pensare da che cosa potesse dipendere e finalmente ho capito...
- E che cos'era?
- L'odore! Io non riconoscevo più l'odore del nostro appartamento, e alla fine ho capito che quello che mancava era proprio l'odore di tabacco! Senza quell'aroma del fumo della pipa, era come se non fossimo a casa nostra!
- E allora, che cosa hai fatto?
- Beh ... "

******************
Lunedì sera, quando Maigret tornò a casa, trovò accanto al suo piatto, una bella scatola di legno intagliato. La aprì e scoprì una dozzina di confezioni di "tabac-gris"...

Murielle Wenger

giovedì 5 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MA QUANTO BEVE MAIGRET?... QUANTO SIMENON ?

 Quello dell'alcol è stato un tema sensibile nella vita di Simenon e lo é stato anche per i protagonisti dei suoi romanzi, dove non di rado uno dei segnali più evidenti che un individuo aveva "passato la linea" era quello di diventare dedito all'alcol... o addirittura schiavo. E anche il suo personaggio più famoso ha spesso a che fare con l'alcol. Qualche critico più igienista o più politacally corret, ha avuto a che ridire sulle abitudini, di questo personaggio, per di più commissario di polizia, che beve in gran quantità e ad ogni ora del giorno, birra, vino, calvados, prunella...
"... Maigret è un alcolista. E' alcolista in modo decisamente accettabile, certamente, regge bene l'acol e non è mai ubriaco - dichiara in un'intervista  del 2011, lo scrittore e regista francese Jean-Philippe Toussaint -  D'altronde nel testo non si fa mai notare esplicitamente che è un alcolista (credo che Simenon non ne avesse nemmeno una vera consapevolezza)...".
Già anche Simenon aveva avuto problemi con l'alcol. Soprattutto quando era negli Stati Uniti, dove, a suo stesso dire, i cocktail e le occazioni per buttar giù un bicchiere erano davvero tante nella giornata. E in più c'era la propensione a bere della sua seconda moglie, Denyse. Ma qui il discorso si fà più complicato. Allora né Denyse, né tantomeno Simenon, erano degli alcolisti in senso patologico del termine. Lei però aveva una serie di problemi psichici che in seguito si sarebbero rivelati in tutta la loro gravità. Anche nel periodo americano, l'uso che lei faceva dei liquori era sicuramente legato a questi. Ma ad un certo punto, Simenon, e Denyse cercò di seguirlo, decise di smettere di bere, rendendosi conto che stava per varcare una soglia pericolosa. Lui ci riuscì, lei no. Anzi la sua dipendenza dall'alcol aumentò nel tempo.
Ma come diceva Jean-Philippe Toussaint, invece è il commissario che trangugia alcol di tutti i tipi "... inizia la giornata alle dieci di mattina con una birra, prende un aperitivo prima di pranzare, beve il vino a tavola, prende un liquore digestivo al termine di ogni pasto e finisce la giornata bevendo un armagnac o una prunella... aggiunge lo scrittore-regista - forse si tratta di una sorta di alcolismo leggero, tollerato negli anni '50. E poi, via, può darsi che tutto questo faccia parte del piacere della lettura: il lettore coglie così il lato dolce della vita, un tipo di edonismo che non è percepito come problematico o immorale...".
Forse potremmo definirlo alcolismo letterario. Un elemento che il processo di identificazione con il personaggio, rende  accettabile perchè immanente al personaggio, che per l'appunto è realistico, con le sue ombre e le sue luci, i suoi alti e i suoi bassi, proprio come succede quotidianamente a noi nelle nostre vite.

mercoledì 4 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. HENRY PRENDE LA PENNA E SCRIVE A... L'IMPERATORE GEORGES!

"Vi saluto cordialmente, sperando che ci regaliate ancora almeno un centinaio dei vostri romanzi così seducenti".
Questi sono i saluti finali di una lettera scritta nel '54 da Henry Miller a Georges Simenon. I due si erano conosciuti in occasione di un precedente viaggio in Europa. Miller non si sbagliava più di tanto in questa sua previsione-desiderio. Infatti la produzione Simenon dal 1954 in poi, compresi romanzi, Maigret, autobiografie, raccolte di racconti e dictées, ammonta ad oltre 95 titoli.
Henry Miller era un grandissimo ammiratore del romanziere e ne diverrà nel tempo anche un buon amico.
Le voci lo raccontano come un appassionato che andava a comprare un libro di Simenon appena veniva pubblicato e non poteva far a meno di iniziarlo a leggere mentre tornava a casa in... automobile! E infatti, si dice, che un giorno, a causa di questa abitudine, finisse per tamponare l'auto che lo precedeva. E mentre l'altro automobilista scendeva per accertare i danni, imprecando contro l'imperizia di Miller, questi usciva dalla macchina ancora con il libro in mano e iniziava a dire. "Ma non sapete che è uscito questo nuovo romanzo di Simenon.... è bellissimo...  dovete assolutamente leggerlo..." E via di questo tono.
A testimoniare la passione che nutriva per Simenon c'è anche il famoso appellativo che gli affibbiò: "l'imperatore della notte". Chiamato a darne spiegazione, Miller disse: "Ci sono milioni di persone che la sera vanno a letto e tengono sul loro comodino un libro di Simenon. Una volta sotto le coperte iniziano a leggere e, come per tutti, è una fatica smettere... si andrebbe avanti tutta la notte... e qualcuno lo fa... Ecco, io vedo Simenon come l'imperatore di tutti questi uomini che nel silenzio della notte, alla fioca luce di abat-jour, sono soggiogati dai suoi libri...".
Per tornare alla lettera, Miller si spertica ancora in lodi "...per noi americani che iniziamo a scoprire i vostri libri (grazie alle traduzioni) è come se una nuova stella si levasse all'orizzonte. Voi siete assolutamente unico tra gli autori che riscuotono un grande successo presso il grande pubblico. Con questa vostra essenzialità, non perdete nulla. Tutto è là, nelle vostre opere e soprattutto il senso d'umanità e di conoscenza della vita...".
Miller scrive ad un Simenon che appena un anno dopo lascerà gli Usa e tornerà nella sua Europa, stabilendosi in Svizzera. Ma i due si rivedranno ancora ogni volta che Miller verrà in Europa. E soprattutto si ritrovarono nella giuria del Festival di Cannes del 1960, Henry come giurato e Georges come presidente.

martedì 3 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. IN ITALIA SONO ANCORA TUTTI DA SCOPRIRE


Come abbiamo detto, siamo agli sgoccioli dei Maigret, anzi ne mancherebbe solo uno. Di romans-durs invece ce ne sono ancora diversi. Ma quello che non tutti ricordano è che ci sono ancora degli inediti per l'Italia, di cui non si sa se verranno mai pubblicati (se ad esempio rientrano nei diritti dell'Adelphi) Nell'elenco che segue, ho indicato per ogni titolo la data della stesura (non di rado vennero pubblicati anni dopo) e il luogo di ambientazione. In tutto si tratta di ben diciotto titoli.

La maison des sept jeune filles - 1937 (pubblicato nel '41)
Le cheval blanc - 1938 (Pouilly, Nevers)
Oncle Charles s'est enfermè - 1939 (Rouen Parigi)
Une vie comme neuve - 1951 Parigi  (flashback a Sancerre)
Strip Tease - 1957 - (Cannes)
Dimanche - 1958 - (entroterra nei dintorni di Cannes)
La Vieille  -1959 - (Parigi)
Le Veuf - 1959 - (Parigi)
La Porte -1961 (Parigi)
Les Autres -1961 (città francese non precisata)
Le Train de Venise - 1965 - (percorso del treno Venezia-Losanna-Parigi)
Le Confessional -1965 - (Nizza, Cannes)
La mort d'Auguste - 1966 - (Parigi)
La Main - 1968 - Connecticut (Stati Uniti)
Novembre 1969 - (banlieu parigina)
La disparition d'Odile - 1970 - (Losanna, Parigi)
La Cage de verre -1971-  (Parigi)
Les Innocents - 1972 - (Parigi, con riferimenti  a Caen)
Nel risultato di queste mie ricerche svettano, a mio avviso, alcuni capolavori come Le train de Venise o La cage de verre o anche Une vie comme neuve. 
Insomma ci saranno ancora delle sorprese da Simenon. E per noi appassionati è rassicurante pensare che abbimo ancora dei suoi scritti da scorprire...no?
Andrea Franco

lunedì 2 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. UNO SGUARDO ALLE PROSSIME RI-USCITE.

Un succinto memo per febbraio che sarà un mese ricco per gli appasionati di Simenon. Almeno stando alla programmazione, dovrebbe arrivare in libreria la versione economica di un roman-dur ne "Gli Adelphi": "Gli intrusi" (Les Inconnus dans la maison - 1939 - Gallimard), ma dovrebbe uscire anche la raccolta dei romanzi "I Maigret 8".
Certo si tratta di tutti titoli già usciti per Adelphi, ma come constatiamo quasi quotidianamente non sono pochi quelli che vanno scoprendo il romanziere e queste ristampe, come le
raccolte, possono rivelarsi assai gradite.
Ormai non più una sorpresa. Anche le riedizioni e le antologie sono infatti un'operazione editoriale appetibile.
Brasile, Olanda, Gran Bretagna, Olanda, Russia, Stati Uniti, sono alcuni dei paesi in cui, nel secondo mese dell'anno, ci saranno le uscite o le riedizioni dei romanzi o dei Maigret. Come già è noto non si tratta di un fenomeno italiano.E come ormai abbiamo detto fino alla noia, Simenon continua a piacere nel tempo e sotto tutte le latitudini.