lunedì 7 marzo 2016

SIMENON SIMENON: MORE ON THE CREAM OF THE CROP

Some speculation by another on his favorite Simenon crime novel.
SIMENON SIMENON: PLUS SUR LA CREME DE LA CREME  
Quelque spéculation par un autre sur son polar préféré de Simenon.
SIMENON SIMENON: ANCORA SUL MEGLIO DEL MEGLIO
Riflessioni di un altro autore su quale fosse la sua inchiesta preferita di Maigret    

Advancing from my dilemma in picking the best Maigret to my personal conclusion that the series is what’s best, I just read about someone else’s similar quandary. This time, it was making the difficult choice of an all-time favorite crime novel. Lo and behold, the first title considered was Dirty Snow.
Here’s the quote:
“Since life is an ongoing project, I find it difficult, if not impossible, to choose an all-time favourite crime novel – there are so many I haven't read yet. Georges Simenon's Dirty Snow is a masterpiece, but there are probably dozens of Simenon's romans durs – "hard" novels, as he called them – that are as good, if not better. Could I choose Dirty Snow as my favourite Simenon over, say, the eerily cheerful The Man Who Watched Trains Go By, or the wonderfully claustrophobic The Strangers in the House?”
No matter what was his ultimate decision, which one can hunt down through the reference below, the above statement represents a supreme tribute to the author we celebrate. Georges Simenon’s name seems to have been the first to come to mind, and dozens of candidates from his corpus quickly followed.
Who is this critic and what are his credentials? It’s none other than Benjamin Black AKA John Banville, a prolific and celebrated author in his own right. Like Simenon, his books fall into different categories. Importantly, the nine works by Black are crime fiction.
21.01.2016
The Independent
The Long Goodbye by Raymond Chandler, book of a lifetime
(The Long Goodbye de Raymond Chandler, livre d’une durée de vie) http://www.independent.co.uk/arts-entertainment/books/reviews/the-long-goodbye-by-raymond-chandler-book-of-a-lifetime-a6825091.html
David P Simmons

domenica 6 marzo 2016

SIMENON SIMENON. PICCOLI CONSIGLI AD UN PICCOLO MAIGRET

SIMENON SIMENON. PETITS CONSEILS POUR UN PETIT MAIGRE 
Quelle sera la performance de l'acteur britannique dans le rôle de l'inspecteur Maigret
SIMENON SIMENON. THE SMALL ADVICES FOR A SMALL MAIGRET
What will be the British actor's performance in the role of Inspector Maigret

Rowan Atkinson. E' lui il nuovo Maigret. Inglese, attor comico di grandissima fama internazionale (anche lui con una sorta di pseudonimo...di alter ego... Mr.Bean, forse più famoso del suo stesso interprete), Dicevamo è il nuovo commissario Jules Maigret scelto da quelli della ITV, produzione televisiva britannica, che a breve, si vocifera nella prossima primavera, apparirà sugli schermi televisivi inglesi. Ma di questo a tempo debito, vi informerà pruntualmente il nostro David P. Simmons.
Noi occupiamoci del protagonista.
Non nascondiamocelo, alla notizia che sarebbe stato lui il prossimo Maigret televisivo, siamo rimasti un po' interdetti. E, onestamente, eravamo in buona compagnia. Forse ora un po' ci siamo abituati all'idea, un po' abbiamo visto qualche immagine di Atkinson nei panni di Maigret, ma ancora non ci immaginiamo quello che potrà venir fuori.
Dite voi che siamo scottati dalla brutta esperienza con il pur ottimo Sergio Castellitto? Sì e no. Sì, perché giudicavamo grave quell'assenza di quel physique du rôle che per interpretare Maigret non è secondario. Ma poi ci furono altri motivi. No, invece, perchè cerchiamo di essere imparziali nel nostro lavoro di cronisti.
Anche Atkinson sarà un piccolo Maigret. Piccolo fisicamente parlando, certo non ha il phisique du role, ma potrebbe e succedere che la recitazione, il casting, la sceneggiatura, le scenografie e la regia compiano il miracolo.
Nel frattempo vogliamo fare un azzardo. Un azzardo non da poco. Ci vorremmo sbilanciare a dare dei consigli ad un attore consumato come Rowan Atkinson per un'ottimale interpretazione di Maigret.
Intanto, visto che le riprese del primo episodio sono già concluse, ci auguriamo che abbia mangiato più del solito e abbia messo qualche chiletto in più sul quel suo fisico asciutto e nervoso. Qualche rotondità, anche sul viso, secondo noi non stonerebbero. Poi qualche sotto-tacco di un paio di centmetri e anche delle imbottiture nelle spalline della giacca e/o del cappotto, così... tanto per aumentare la stazza.
Ma non ci fermiamo all'aspetto esteriore (anche se un pesante cappotto con il collo di velluto e un chapeau melon potrebbero aiutare).
Consigliamo, ad Atkinson, di non ridere troppo... anzi di non ridere per niente. Lo sottolineiamo perchè invece nelle sue performance passate rideva, sotto i baffi, a crepapelle, a singhiozzo, con un ghigno di scherno... sorrideva a ragione e a sproposito. Ma questa era la sua parte, il personaggio che doveva professionalmente interpretare.
Ecco ora è bene che faccia tabula rasa di queste passate esperienze. Maigret non ride e diremmo che neanche sorride. Forse qualche fugace sorriso di compassione gli scappa nei casi più pietosi e ridicoli che gli passano per le mani.
E poi Atkinson deve essere ansioso. L'ansia di qualcosa da fare. Maigret mentre indaga o mangia sandwich, o beve birra, o fuma la pipa, o ingurgita calvados, o riaccende la pipa, oppure ordina un  bianco... E sta zitto. Pensa, osserva, riflette, cerca di mettersi nei panni degli altri e tace, a volte anche a casa, mentre cena con la moglie. Non parla, annusa l'ambiente, percepisce un'atmosfera, si rende conto dell'aria che tira, ma sta zitto e spesso anche fermo. Magari ruota lentamente gli occhi, forse percepisce quello che vede come un effetto rallenty cinematografico.
Atkinson è stato abituato, recitativamente parlando, a saltare, correre, cadere, sbattere di qua o di là, a rimbalzare, ad agitarsi, ad allungarsi e ad appallottolarsi come fosse di gomma. E altrettanto plastiche sono le sue espressioni che arrivano a trasformare i suoi connotati.
Maigret non muove un muscolo. Tranne quelle delle mandibole quando mangia  o quelli del viso che si rilassano quando aspira lunghe boccate dalla sua pipa... a proposito, Atkinson è un fumatore di pipa? Se non lo è, speriamo abbia fatto un corso... di quelli buoni, come fece Gino Cervi pure lui a digiuno, da questo punto di vista, eppure sullo schermo era un fumatore credibile, da cui anzi traspariva il gusto di fumare. Atkinson deve far percepire questo gusto, con pochi gesti, con avarizia di espressioni, ma con tutta la voluttà del caso.
E poi sempre in mano... Sì, una pipa in mano, una in tasca, qualcuna sulla scrivania...
Il fisico snello e di tonico di Atkinson fa pensare  ad un salutista... mangiare poco e leggero. Bere appena o ancor meglio niente. Non fumare. Alcol... vietato! C'è il rischio che i telespettatori si chiedano: ma dove vanno a finire tutto quel cibo e quegli alcolici ingurgitati e che effetto faranno tutte quelle pipate che fin dal mattino il commissario Maigret quotidianamente si fuma...
L'altro rischio è che non lo riconoscano come il commissario simenoniano.
Siamo comunque certi che i titoli di testa degli episodi, gli ispettori che lo chiamano "Maigret", i sospettati che gli danno del "lei, signor commissario", fugheranno ogni dubbio. Sì è vero. Rowald Atkinson sta proprio interpretando Maigret.
(m.t.)

sabato 5 marzo 2016

SIMENON SIMENON. SIMENON ET MAIGRET: "NOUS SOMMES RESTES DES ENFANTS DE COEUR"

Le texte évoque comment Maigret et Simenon conservent la nostalgie de leur enfance, et comment cette nostalgie se communique au lecteur.

SIMENON SIMENON. SIMENON AND MAIGRET "WE HAVE REMAINED CHILDREN AT HEART" 
The text shows how Maigret and Simenon remain nostalgic about their childhood and how this nostalgia is passed on to the reader.

SIMENON SIMENON. SIMENON E MAIGRET: "SIAMO RESTATI ANGIOLETTI NEL NOSTRO CUORE" 
Maigret e Simenon conservano nostalgia della loro infanzia, che si comunica al lettore.


A l'instar de son créateur, Maigret a gardé de son enfance la faculté de s'émerveiller devant des joies simples: odeurs et saveurs suaves, jeux d'ombre et de lumière, échos sonores qui travaillent sa mémoire; des sensations, une façon d'appréhender le monde qui est celle du petit enfant découvrant la vie. Et ce "monde perdu" de l'enfance, le commissaire en garde aussi une certaine nostalgie, qui se manifeste par des gestes que Maigret adulte se permet ou non de faire. Ainsi le découvre-t-on, dans La maison du juge, se rendre dans une épicerie pour y acheter du tabac et des allumettes. Il voit, dans un bocal, "tout coagulés, les bonbons qu'il préférait quand il était enfant, mais il n'osa pas en acheter." Dans Un Noël de Maigret, il aurait bien voulu "tirer la langue pour attraper un de ces glaçons minuscules qui flottaient dans l'air et dont il se rappelait encore le goût fade", tandis que dans Maigret tend un piège, la pluie "était si fraîche et si savoureuse que, de temps en temps, il avançait la langue pour en happer quelques gouttes qui avaient un goût spécial". Quant à Simenon, on le voit faire le même geste: "je retrouve au bout de ma langue, quand la neige tombe et que je m'efforce d'en happer les flocons, le goût si particulier qui est resté pour moi comme le goût de l'enfance." (Dictée Les libertés qui nous restent).
Que de romans, que ce soit dans les Maigret ou les autres, dans lesquels le lecteur entend vibrer le carillon d'une boutique, qui lui rappelle, aussi bien qu'au commissaire, cette "sonnerie grêle" de la boulangerie de son enfance… Et combien de romans où Maigret s'amuse avec la lumière, accueillant un rayon de soleil sur le coin de son bureau, franchissant d'un pas enfantin la frontière du trottoir partagé entre ombre et soleil, ou faisant passer des gerbes d'étincelles colorées derrière ses paupières fermées… Et c'est en cela que nous, lecteurs, nous sentons si proches de ce personnage, parce qu'il nous fait retrouver, par la plume du romancier, tous les souvenirs de notre propre jeunesse, et que nous osons, à notre tour, délicieusement "retourner en enfance"… Se sentir Maigret ? Un jeu d'enfant…
Murielle Wenger

giovedì 3 marzo 2016

SIMENON SIMENON. SEVERAL EXPRESS SOME IDEAS ON THE MAKE-UP OF A BIG NOVEL

Still more on the big novel

SIMENON SIMENON. PLUSIEURS PERSONNES EXPRIMENT DES IDEES SUR LA COMPOSITION D'UN GRAND ROMAN
Encore davantage sur le grand roman
SIMENON SIMENON. DIVERSE IDEE DI COME CREARE UN GRANDE ROMANZO 
Altre opinioni su come si scrive un romanzo
Here are some more interesting takes on Simenon and the big novel as a mosaic:
First is a 1955 quotation from a most informative interview with Simenon by Carvel Collins (Georges Simenon, The Art of Fiction No. 9 http://www.theparisreview.org/interviews/5020/the-art-of-fiction-no-9-georges-simenon). Here is where Simenon’s mosaic explanation seems to have come up originally. At the very end of the interview, more as a statement than an answer, Simenon says: ‘For instance, all the critics for twenty years have said the same thing: “It is time for Simenon to give us a big novel, a novel with twenty or thirty characters.” They do not understand. I will never write a big novel. My big novel is the mosaic of all my small novels. You understand?’
Then, 34 years later, ironically in 1989 the year Georges Simenon died, Charles Champlin revisits the mosaic description in this way: “Now the big novel is complete, and, as we can see, it ended in 1972 with the last Maigret (who is part of the dramatis personae, whether Simenon would have it so or not). And it will remain a quietly incisive and almost perfectly detailed portrait of French life across nearly half a century. It is a social history to set alongside the work of the great French novelists of earlier times. And it is such marvelous reading and re-reading.” (A Gift Extending to the Tips of His Fingers http://articles.latimes.com/1989-09-17/books/bk-462_1_georges-simenon/2).
Fast forward to just a year ago, when referring in February 2015 to the developing Penguin translation series, Elliott Colla opines: “Now that the entire Inspector Maigret series is coming out, we can read Simenon’s small novels as a huge mosaic — and conceivably, in their sum, as one great big novel.” (Maigret’s Jurisdiction https://lareviewofbooks.org/essay/maigrets-jurisdiction.) 
Thus, having only recently run into multiple writers weighing in on the big novel as a mosaic, I can’t help feeling a little smug that I arrived at this concept independently.
David P Simmons

SIMENON SIMENON. UN’INDAGINE INSOLITA PER MAIGRET

Un’indagine insolita per Maigret e un insolito modo di indagare che comunque, alla fine, si rivelerà ugualmente efficace.

SIMENON SIMENON: UNE ENQUETE INSOLITE POUR MAIGRET
Une enquête insolite pour Maigret et une façon insolite d'enquêter, qui, finalement, se révélera quand même efficace 
SIMENON SIMENON: AN UNUSUAL INVESTIGATION FOR  MAIGRET
An unusual investigation for Maigret and an unusual way to investigate, which nevertheless reveals itself to be effective in the end.

Tra i molti romanzi e racconti incentrati sulla figura di Maigret, ce n’è uno in cui il famoso commissario del Quai des Orfèvres sembra, a mio avviso, condurre l’inchiesta in modo del tutto diverso e insolito per lui: cioè non tanto affidandosi alla propria intuizione, all’indagine psicologica dei personaggi, al proprio infallibile fiuto da poliziotto, quanto seguendo piuttosto un metodo rigorosamente logico, meno improvvisato e scientificamente preciso.
Mi riferisco al breve racconto Le lacrime di cera dove, a momenti, si ha quasi l’impressione di un commissario Maigret che agisce, sulla scena del crimine, con tanto di lente d’ingrandimento davanti all’occhio, in cerca di indizi e di prove utili alla soluzione del caso.
Si potrebbe quasi parlare – può darsi che l’accostamento risulti azzardato – di un Maigret-Sherlock Holmes il quale, in un atteggiamento alquanto induttivo, ispeziona ogni segno, qualsiasi traccia – anche quella apparentemente insignificante –, per scoprire tutto quello che abbia una diretta e concreta attinenza con il delitto.
Alla infine, sulla base di vari elementi raccolti e di quelli (documenti, elenco di oggetti, fotografie, verbali di interrogatori) fornitigli prima di partire per Vitry-aux-Loges (località dove appunto è stato commesso l’omicidio: quello dell’anziana Marguerite Potru), ogni cosa è ben chiara nella sua mente: movente e dinamica dell’assassinio, nonché il responsabile di questo.
Il racconto, se avesse avuto per protagonista un altro commissario di polizia (francese o di diversa nazionalità) o un qualunque investigatore privato, sarebbe stato – io penso – ugualmente credibile, come invece non lo sarebbero altri racconti e romanzi di Simenon, nei quali la figura del nostro Maigret campeggia con tutto il peso del suo caratteristico, inimitabile modo di condurre le indagini: unico e peculiarmente efficace.
Paolo Secondini

mercoledì 2 marzo 2016

SIMENON SIMENON. E SE FOSSE STATO SIMENON A LASCIARE FUORI DALLA PORTA PIETR LE LETTON?

Ancora delle ipotesi sulla scelta dei titoli da lanciare al Bal Anthropométrique

SIMENON SIMENON. ET SI C'ETAIT SIMENON LUI-MEME QUI AVAIT DECIDE DE LAISSER PIETR LE LETTON DERRIERE LA PORTE ?
D'autres hypothèses sur la sélection des titres qui seront lancés au Bal anthropométrique
SIMENON SIMENON. AND IF IT HAD BEEN SIMENON HIMSELF WHO HAD DECIDED TO LEAVE PETER THE LETT OUTSIDE THE DOOR ?
Other hypotheses on choice of the titles to be launched at the Anthropometric Bal

Le ipotesi non finiscono mai. Dopo quelle di Murielle, anche io mi sono messo a pensare al motivo dell'esclusione del primo Maigret (Pietr le Letton - scritto nel settembre 1929) dallo spettacolare lancio avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 1931 a La Boule Blanche: l'ormai arcinoto Bal Anthromètrique.
Galeotto fu il post di un bel blog Parigi con Maigret gestito da Fulvio Nolli che si chiede del perchè di questa esclusione.
Solleticato da un tale quesito e incoraggiato dal post di Murielle, ho pensato che per risolvere questo "affaire" quale miglior metodo del "metodo Simenon"?
Cerchiamo quindi di metterci nella sua pelle. Al di là delle diatribe con il suo editore, Fayard, per il romanziere quella era l'occasione della vita. Un vero e proprio passage de la ligne. Iniziare a scrivere dei romanzi come li voleva lui, non su commissione, ed esponendosi per la prima volta con il proprio nome in copertina. Certo il momento, per quanto lui potesse essere elettrizzato e sicuro del proprio personaggio, non doveva essere dei più facili. Passava alla letteratura, sia pure di genere e sia pure seriale, ma comunque non più alimentare.
Doveva giocarsi le proprie carte nel migliore dei modi. Per il 20 di febbraio aveva pronti ben cinque titoli: Pietr le Letton, M. Gallet décédé, Le pendu de Saint-Pholien, Le charretier de La Providence, La tete d'un homme, (tutti scritti, secondo la classificazione di Lacassine, tra il settembre del '29 e l'estate del 1930).
Alla decisione di lanciare in quella serata due titoli, doveva seguire la scelta di quali presentare. Simenon doveva essere ben certo di quello che andava a proporre. Tutto il can can mediatico, avrebbe certo puntato l'attenzione sull'aspetto mondano di quella kermesse, ma avrebbe messo sotto la lente anche i due romanzi, con il debutto di questo poliziotto così diverso dagli altri detective letterari del tempo (da qui la convinzione di Fayard che sarebbe stato un bagno di sangue).
Cosa poteva passare per la mente di Simenon in quelle ore?
Nei suoi panni ci saremmo chiesti quali erano i titoli migliori, quelli che erano venuti meglio. Il primo, vuoi o non vuoi, è sempre un inizio. Serve a scaldarsi sul protagonista, sui personaggi comprimari, sul modo di condurre la storia, ma la prima volta è tutto nuovo... forse ancora qualche incertezza...? Con il secondo dovrebbe essere teoricamente tutto più semplice, più rodato, si può iniziare a limare qua e là, a mettere a fuoco meglio psicologie e ambienti, caratterizzare di più i rapporti tra commissario e gli ispettori, inquadrare bene Quai des Orfèvres, introdurre la moglie... Con il terzo si è in piena corsa. Si comincia a padroneggiare storia, personaggi, si scrive con maggiore sicurezza... diremmo quasi che si inizia a scivere "da dentro", come se l'autore facesse parte della vicenda. La quarta e la quinta indagine rischiano (sicuramente se fossimo stati noi a scrivere) di entrare un po' nella routine, c'è il pericolo di ripetersi. I gesti, le caratteristiche e le manie del protagonista non sono ancora diventate delle icone, ma in qualche modo sono già entrate in scena... avrebbero potuto mostrare qualche momento di stanchezza?
Se Simenon avesse fatto questi ragionamenti allora la scelta diventava facile... i migliori non potevano che essere proprio il secondo e il terzo: M.Gallet décédé e Le pendu de Saint-Pholien...
E così fu.
Ci rendiamo conto che volersi mettere nella testa di Simenon possa sembrare un po' presuntoso, ma ci è parso tutto sommato il metodo migliore. E in fondo é un gioco anche divertente... e poi, come dicevamo all'inizio, le ipotesi non finiscono mai.
(m.t.)

SIMENON SIMENON. POURQUOI PIETR LE LETTON NE FUT PAS INVITE' AU BAL ANTHROPOMETRIQUE?


A propos des difficultés de lancement de la collection Maigret chez Fayard

SIMENON SIMENON: PERCHE' PIETRO IL LETTONE NON FU INVITATO AL BAL ANTHROPOMETRIQUE?  
Le difficoltà di lancio della collezione Maigret per l'editore Fayard
SIMENON SIMENON: WHY PETER THE LETT WAS NOT INVITED TO THE ANTHROPOMETRIC BALL?  
About the difficulties of launching the Maigret collection at Fayard



Fulvio Nolli, dans un de ses derniers billets sur son blog se posait la question de la raison qui a fait que, pour le lancement de Maigret au Bal anthropométrique, le choix s'est porté non sur le roman Pietr le Letton, premier roman que Simenon ait signé de son patronyme, mais sur Le pendu de Saint-Pholien et Monsieur Gallet décédé. Nous proposons quelques hypothèses de réponse.

Lorsque, à la fin mai 1930, Simenon vient présenter le manuscrit de Pietr le Letton à Fayard, éditeur spécialisé dans le roman populaire, celui-ci est pour le moins dubitatif: pas d'histoire d'amour, pas de héros sympathique luttant contre un méchant, et même pas une vraie énigme policière à la Agatha Christie, dans ce genre whodunit qui est en vogue depuis quelques années en France dans la toute jeune collection du Masque… Bref, il n'y croit pas, mais il accepte quand même une publication en feuilleton dans son hebdomadaire Ric et Rac.
Cependant le jeune romancier s'obstine: persuadé de tenir le bon bout, il veut lancer une série policière innovante. Et pour convaincre Fayard, il s'agit d'écrire quelques autres textes de la même veine. Simenon va donc rédiger, pendant l'été, Le charretier de la Providence et Monsieur Gallet, décédé. En septembre, il retourne auprès de Fayard, et lui présente son travail. L'éditeur accepte les manuscrits, un contrat est signé pour une publication, mais cela ne suffit pas à Simenon: il souhaite un lancement à la hauteur de ses ambitions, et propose un événement médiatique pour faire parler de lui et de son nouveau personnage. Fayard finit par se laisser convaincre, mais exige une contrepartie draconienne: pas de lancement avant d'avoir une réserve de romans déjà écrits (pour pouvoir en publier un par mois une fois la collection inaugurée), et, pour couvrir les frais, 30'000 francs que l'auteur lui fournira sous la forme de romans populaires. Certes, Simenon a l'habitude d'écrire vite et beaucoup, mais tout de même, les conditions sont rudes, et le romancier préférerait certainement se consacrer à cette nouvelle étape littéraire plutôt que de continuer dans l'alimentaire. Mais si c'est le prix à payer… Il s'exécute donc, se réfugie dans une villa de Concarneau, écrit 70 à 80 pages à raison de onze heures par jour, maigrit, traverse des moments de doute (insomnies et même idées de suicide), mais quand il revient à Paris au début de 1931, il peut poser sur la table les romans populaires exigés par Fayard, et un nouveau Maigret: Le pendu de Saint-Pholien.
Simenon, dans ses Mémoires intimes, passe comme chat sur braise sur cette période de Concarneau, préférant accréditer la légende d'une éclatante et assez facile réussite, ce qui ne correspondait pas tout à fait à la réalité. S'il a quelque peu occulté ces faits, n'est-ce pas parce qu'ils ont laissé en lui des traces qu'il préfère oublier ? A-t-il été tenté alors de tout laisser tomber, de ne pas mener le combat jusqu'au bout… ?

Tout cela, bien sûr, ne répond pas encore à notre question. Cependant, on peut émettre l'hypothèse que Pietr le Letton, déjà paru en feuilleton, ne semblait pas le bon choix pour inaugurer la nouvelle collection, car il fallait pour celle-ci jouer sur l'effet de surprise, et proposer quelque chose d'inédit. Assouline, dans sa biographie de Simenon, évoque une discussion que le romancier aurait eue au début de février avec un journaliste, à qui il montre un exemplaire de Le pendu de Saint-Pholien et de Monsieur Gallet, décédé. Au journaliste qui lui demande par lequel il faut commencer, Simenon répond "Par "Le pendu de Saint-Pholien", c'est le dernier écrit; c'est donc celui qui se rapproche le plus de mon esthétique en marche." Ceci nous donne peut-être un début de réponse: au moment de lancer le Bal anthropométrique, le choix de Simenon peut s'être porté sur Le pendu de Saint-Pholien parce que, écrit à Concarneau, il représentait vraiment ce défi que le romancier voulait lancer au monde littéraire… Et quoi de plus symbolique, dans ce cas, que cette enquête que son héros menait en grande partie dans la ville natale de Simenon…? Et si c'est Fayard qui a fait le choix, c'est peut-être tout simplement parce que ce roman était le dernier arrivé sur son bureau, celui dont le contrat éditorial était le plus récent, puisque signé le 1er février 1931, soit au moment où commencent les préparatifs du lancement.
Mais maintenant, pourquoi Monsieur Gallet, décédé et pas Le charretier de la Providence ? Peut-être parce qu'on avait misé sur le côté "énigme policière" que contenait le premier titre, avec ce cadavre qu'on exhibait sur la couverture photographique… Ce qu'il faut savoir, c'est que, bien avant le jour du bal, un grand battage médiatique fut mené dans les journaux; nous avons retrouvé, dans le journal Comoedia du 7 janvier déjà, un article autour d'une image de la couverture du roman, qui disait: "Un crime a été commis. On a tracé à la craie le contour du cadavre. Le commissaire avec les vêtements du mort a reconstitué le cadavre et voilà que tout s'anime et qu'apparaît M. Gallet, décédé, le héros d'un roman de George Simenon." Nous avons là peut-être une explication: cet énigmatique cadavre sur la couverture du roman devait frapper davantage les imaginations que ce brave charretier, aux allures de clochard, et son cheval pommelé, qu'on voyait sur la couverture de Le charretier de la Providence
Murielle Wenger

martedì 1 marzo 2016

SIMENON SIMENON: DALLA SCALA DI FERRO ALL'AGENCE 0

Le pubblicazioni recenti, attuali e prossime di Georges Simenon previste in Italia nei prossimi mesi: I dossier dell'Agenzia 0 

SIMENON-SIMENON: DE L'ESCALIER DE FER A L'AGENCE 0
Les publications récentes en Italie des livres de Georges Simenon, celles en cours ou prévues pour les prochains mois: Les Dossiers de L'Agence 0
SIMENON SIMENON.FROM THE IRON STAIRS TO THE  
Recent publications in Italy Georges Simenon books, those underway or planned for the coming months: The 0 Agency files
Al centro, la presentazione della serie tv franco-canadese "Les Dossier de l'Agence 0" realizzata da Marc Simenon, figlio di Georges

Facciamo il punto della situazione sulle uscite di inediti da Adelphi previste (per ora) per il 2016: éuscito da poco “La scala di ferro”(”L'escalier de fer”,  che era già uscito con Mondadori nel 1963. Scritto nel 1953 negli Stati Uniti ed ambientato a Parigi si rivela un romanzo drammatico poiché il protagonista,Etienne Lomel, sospetta che la moglie Louise stia tentando di avvelenarlo per sostituirlo, cosa che aveva già fatto sposandosi con lui dopo un precedente matrimonio...Denis Malleval ne ha tratto un film nel 2013 con Laurent Guerra nel ruolo del protagonista. Ad aprile nella collana che era dedicata ai Maigret, di cui prosegue la ristampa totale delle inchieste, (si è giunti al tomo 11), arriveranno i Dossiers dell'agenzia O con i primi tre racconti(sono 14 in totale), poco inerente l'ammiccante copertina scelta dall' editore. Questa collana aveva visto nel recente passato il passaggio del ispettore G7 (tre racconti anche in questo caso, di cui ci siamo occupati nel post del 16 febbraio) con un'apprezzabile copertina tratta da un'illustrazione di Loustal. Andando a ritroso e tornando al 2015 (riguarda il periodo in cui Simenon-Simenon non veniva aggiornato) ricordiamo l'uscita de Il grande male (Le haut mal) nella collana biblioteca Adelphi. Il titolo in italia era già stato pubblicato nel 1934 nel volume Il super romanzo delle vacanze, edito dalla Mondadori, con il titolo Il delitto della signora Pontreau. A maggio, nella collana economica, ci sarà la ristampa del Piccolo libraio di Archangelsk. A giugno, ancora nella biblioteca Adelphi, ci potremo rinfrescare andando nell'estremo nord con Il passeggero del Polarlys, primo romanzo non Maigret firmato da Simenon col proprio nome, già edito con la Mondadori (nei "Gialli economici" numero 10 del 1934 e nella raccolta "Romanzi polizieschi e di guerra" del 1966). Mancano ancora, tuttavia,18 romanzi firmati da Simenon con il suo vero nome e totalmente inediti in Italia. Con il Corriere della Sera invece sono in uscita con cadenza settimanale 25 romanzi senza il commissario Maigret
http://www.corriere.it/cultura/15_dicembre_29/commedia-gente-raccontata-25-volumi-7e185734-ae0c-11e5-a515-a44ff66ae502.shtml
Si tratta,chiaramente, di ristampe di titoli già usciti con Adelphi. Il secondo semestre (o poco più) del 2015 si era chiuso con 30 Maigret usciti con lo stesso quotidiano, senza rispettare la sequenza cronologica di stesura dei romanzi, come potete verificare dalla lista dei titoli:
1) La Casa del Giudice -  2) Il Crocevia delle Tre Vedove - 3) Maigret e le Persone perbene 4) Maigret e il Caso Saint-Fiacre - 5) La Rivoltella di Maigret - 6) Il Porto delle Nebbie - 7) Maigret si Confida - 8) Il Morto di Maigret - 9) Assassinio all'Étoile du Nord - 10) Pietr il Lettone - 11) Maigret a Vichy - 12) Maigret - 13) Gli Scrupoli di Maigret - 14) Firmato Picpus -15) Maigret ha Paura - 16) Il Cane Giallo - 17) Maigret e l'Uomo della Panchina - 18) All'Insegna dei Terranova - 19) Maigret si difende - 20) La Ballerina del Gai-Moulin - 21) La Balera da Due Soldi - 22) La Pazienza di Maigret - 23) Maigret e il Produttore di Vino 24) Maigret e il ladro indolente - 25)  Rue Pigalle - 26) Maigret e il signor Charles - 27) Maigret e i testimoni recalcitranti - 28) Maigret e il Fantasma - 29) Il Pazzo di Bergerac - 30) L'Amica della signora Maigret. 
Le copertine della suddetta  collana ripropongono le illustrazioni originali realizzate dal grande illustratore Ferenc Pintér (1931-2008) per le passate edizioni Mondadori.
Andrea Franco

lunedì 29 febbraio 2016

SIMENON SIMENON. CE 29 FEVRIER-LA... QUE FAISAIT DONC SIMENON?...

Les préoriginales des romans et Maigret en feuilleton. Le texte évoque quelques événements, dans la bio-bibliographie de Simenon, survenus un 29 février, puis, dans une deuxième partie, rappelle quelques faits sur la publication des romans en feuilleton dans des journaux.

SIMENON SIMENON. WATHS WAS SIMENON DOING ON THAT FEBRUARY 20TH?... 
Simenon's works published serially in newspapers before their official release.
The text talks about some events in Simenon's bio-bibliography that took place on a February 29th and then, in the second part, recalls some facts about the serial publication of the novels in newspapers.

SIMENON SIMENON:COSA FACEVA SIMENON DURANTE QUESTO 29 FEBBRAIO?... 
I romanzi di Simenon pubblicati prima come seriale in giornali. Si tratta di alcuni eventi, nella bio-bibliografia di Simenon, che sono successi un 29 febbraio, poi, nella secunda parte, di alcuni fatti sulla pubblicazione dei romanzi a puntate sui giornali.


Cette année 2016 a ceci de particulier qu'elle est bissextile; autrement dit, elle nous gratifie d'un 29 février… soit un jour supplémentaire pour vous offrir, amis internautes maigretphiles et simenoniens, un post consacré à notre romancier et à notre commissaire…
Les années bissextiles n'intervenant, par définition, que tous les quatre ans, les 29 février qu'a vécus Simenon sont donc relativement peu nombreux (22 en faisant le calcul), et tous ne sont évidemment pas marqués par un événement exceptionnel ou particulier.
Néanmoins, on pourra relever que le 29 février 1956, Simenon était en pleine rédaction de Un échec de Maigret; le 29 février 1972, il avait fini depuis 18 jours ce qui sera, mais il ne le sait pas encore à ce moment-là, son ultime roman (Maigret et monsieur Charles); le 29 février 1976, Simenon dictait (dans A l'abri de notre arbre) un texte sur la nourriture et la guerre économique; le 29 février 1980, il écrivait depuis une douzaine de jours ses Mémoires intimes.
Et sinon ? On pourra encore relever que le 29 février 1932, paraissait le septième épisode, en feuilleton, de Le port des brumes, dans le quotidien Le Matin, et que vous pouvez lire grâce au site des archives en ligne de la Bibliothèque nationale de France: 
http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k5775429/f2.item.
De très nombreux romans de Simenon ont d'abord paru en préoriginale dans des journaux, quotidiens comme l'Oeuvre, le Matin, Paris-Soir, le Journal, le Jour, le Figaro, le Petit Parisien, France-Soir, l'Aurore; hebdomadaires comme Candide, les Annales, Marianne, Match, les Ondes, Nuit et Jour, les Nouvelles littéraires; mensuels comme Constellation, ou encore bimensuels comme la Revue de France, la Revue de Paris, la Revue des Deux Mondes.
On peut dire que dès les années 1930, cela devient une habitude pour le romancier de faire publier ses romans sous patronyme d'abord en feuilleton dans des journaux, avant qu'ils paraissent en livres. Une façon de se préparer une bonne publicité ? Pourquoi pas, quand on sait le don de l'auteur pour gérer le "marketing" (il suffira de rappeler le "coup de génie" du Bal anthropométrique…). Pour mémoire, on rappellera que le tout premier roman de la saga maigretienne est d'abord paru en feuilleton (Pietr le Letton dans l'hebdomadaire Ric et Rac, premier "ballon d'essai"concédé par Fayard à Simenon avant le lancement de la nouvelle collection), et que le dernier roman Maigret paru chez Fayard est au départ une commande pour le quotidien Le Jour, à un moment où le romancier avait décidé de saborder son héros. Sans vouloir dire que la parution en préoriginale fonctionnait comme une "rampe de lancement", cela pouvait peut-être constituer un bon indice sur le succès futur en librairie… Et puis, sans doute, une bonne façon pour les journaux eux-mêmes d'assurer les ventes… Il resterait d'ailleurs à faire une chronique des rapports entre Simenon et les directeurs de journaux, tels Lazareff ou Prouvost, surtout lorsqu'on songe qu'avec ce dernier, le quotidien Le Figaro, au temps où il le dirigeait encore, avait publié un très grand nombre des romans Maigret, dont la presque totalité de ceux parus aux Presses de la Cité…
Murielle Wenger

SIMENON SIMENON: YELLOW OR BROWN SHOES?

On faithful translations

SIMENON SIMENON: SOULIERS JAUNES OU BRUNS? 
Sur des traductions fidèles 
SIMENON SIMENON: SCARPE GIALLE O MARRONI? 
Considerazione sulla fedeltà delle traduzione

My Simenon reading has been primarily in French. One very prominent reason for this is because the English translations I did read struck me as inaccurate. My best example of this observation follows. According to the Internet banter, this is not a new subject and there is still an unanswered question.

In Maigret et l’homme du banc, some yellow shoes on a corpse play an essential role in the plot because the color is very distinct from that of the shoes worn by most men in Paris at the time. As Simenon specifically states in the book, men’s shoes were ordinarily black, yet these particular shoes were the color of goose dung. That meant greenish yellow where the story was taking place in France, just as it does for geese here in New England right now. But guess what? Those all-important yellow shoes become brown in the English translation, Maigret and the Man on the Bench by Eileen Ellenbogen.
What gives? One explanation for this chosen color appears on Steve Trussel’s remarkably exhaustive Maigret website where John Dirckx responds to the question this way: ‘By souliers jaunes Simenon means shoes of light tan or buff leather--not dyed black. Mme Thouret is shocked to see light-colored shoes on the feet of her dead husband because, like most middle-class Frenchmen in the 1950s, he customarily wore only dark or black shoes. In British English, any shoes of russet, yellow, or tan color are called brown. You can verify this in any of a number of language books, such as H. L. Mencken's "The American Language".
http://www.trussel.com/maig/archive1.htm?zoom_highlight=yellow+shoes+Dirckx
But even if ‘British English’ turned yellow into brown, were brown shoes unusually distinctive at the time of interest? Dirckx seems to imply it, but doesn’t state it. I can cite one avid reader who recalls hearing this scornful comment in the past: “Nobody [in England] wears brown shoes.” Another commentator, a native Englishwoman of a certain age, allows that brown shoes may have been distinctive in the eyes of her male relatives, enough to be out of place on the feet of the average Englishman. However, mon ami M. Google suggests wearing brown shoes may, in fact, have been commonplace in England back at that time. It seems the real dilemma is not whether the shoes should have been yellow rather than brown, but whether brown shoes were sufficiently distinctive to justify and sustain Simenon’s plot.
In light of my updated explorations, I feel less severe about the change now, but still remain puzzled about the thinking behind the choice. By the way, M Google also tells me the Italian and German translations faithfully maintain their shoes as yellow! What do you think? What do you know? How interesting will it be to see the shoe color chosen in the forthcoming Penguin Maigret translation? 
David P. Simmons