domenica 13 marzo 2016

SIMENON SIMENON. I QUATTRO GEORGES SIMENON

Il belga, il francese, l'americano e lo svizzero 
SIMENON SIMENON. LES QUATRE GEORGES SIMENON
Le Belge, le français, l'américain et le suisse
SIMENON SIMENON THE FOUR GEORGES  SIMENON
The Belgian, the French, the American and the Swiss
IL BELGA -  Giovane anzi giovanissimo. Ad appena sedici anni, dopo aver fatto il garzone in una pasticceria e il commesso in una libreria, riesce ad entrare in un quotidiano, La Gazette de Liège. Già scrive veloce e sicuro. Frutto di anni ed anni di adolescenza passati divorando romanzi e classici presi in prestito dalla biblioteca? Capacità innata? Sta di fatto che le sue qualità gli fanno fare una veloce carriera. Il direttore Demarteau non nasconde la sua predilezione per questo ragazzino di grande talento, svelto e brillante, tanto da affidargli delle rubriche quotidiane. E' belga, di Liegi, dove è nato nel 1903. Con un padre in fin di vita e in perenne conflitto con una madre che gli preferisce Christian, il fratello minore, il giovanissimo Georges comunque trova non solo la sua strada, il lavoro come giornalista, ma anche la sua compagna, quella Régine Renchon che diventerà poi la sua prima moglie. E qui a Liegi scrive anche il suo primo romanzo Au pont des Arches che però non vedrà altro che un'edizione autoprodotta di sole millecinquencento copie.  Ma ad un certo punto sente che è il momento di mollare tutto, di fare il grande salto. A Parigi, con il traguardo di diventare ronanziere... non scrittore, romanziere. Sarà una strada lunga che richiederà un lungo apprendistato e dall'esito non scontato. Ma il non ancora ventenne Georges si lascia alle spalle una madre, un fratello, una casa, una promessa sposa, un lavoro con i fiocchi per un futuro che potrà essere tanto glorioso quanto incerto.

IL FRANCESE - Dopo circa dieci anni di letterattura alimentare (e di apprendistato) Georges, si avvia ai trent'anni con l'dea di fare il grande salto... L'ingresso nella letteratura con romanzi non commissionati, ma nati dalla propria creatività. Addio a quella ventina di pseuudonimi, questi saranno finalmente romanzi firmati con il suo vero nome. E il suo strumento è un personaggio controcorrente, un investigatore che non rispetta le regole della letteratura poliziesca di successo, e che sconta il parere avverso persino del proprio editore (Fayard). Certo, si dirà, che Georges si era scelto un tipo di letteratura facile, di genere (il poliziesco) e seriale (una solida struttura permanente cui ancorare tutte le inchieste). Sarà così, ma... Ma questo grigio funzionaro statale che risponde al nome di Jules Maigret, commissario della brigata omicidi parigina, con l'ufficio a Quai des Orfèvres, denota ben presto un certo spessore psicologico, una capacità di osservazione e di immedesimazione  da rendere i propri casi molto poco interessanti come indagini, spostando invece l'attenzione sui vari tipi umani, sulle loro vicende, sull'introspezione, sul mettersi nella pelle dei sospettati, dei colpevoli, sugli ambienti, sulle modalità d'interazione, sulla comprensione e non sul giudizio... insomma siamo vicini al quel famoso traguardo... la letteratura. Il successo dei Maigret dà torto all'editore e fama all'autore che dopo nemmeno venti titoli diventa un fenomeno letterario. E qui nasce il romanziere. Terminata quella di Maigret, che lui  allora considerava un parentesi chiusa, si dedicò esclusivamente ai romans... romans durs, come li chiamava lui. Prima con lo stesso Fayard e poi nel sancta sanctorum dell'editoria francese: la casa editrice Gallimard.
Nel frattempo si  era sposato con la sua Régine, che soprannominò Tigy, era diventato se non proprio ricco, di sicuro molto benestante, aveva a Parigi un bell'appartamento nell'elegante Place des Vosges e viaggiava per tutto il mondo.


L'AMERICANO - On the road. I dieci anni americani di Georges e famiglia partono nel '45 dal Canada e lo vedono vagare in lungo e in largo per gli States, arrivando in Messico e fino a Cuba. E' il periodo della maturità letteraria quando accanto ai romans durs ha ormai il suo posto fisso anche Maigret, con il romanziere che si dedica regolarmente tanto ai primi quanto al secondo. Il primo matrimonio scolorisce con l'accendersi della passione per la canadese Denyse Ouimet, destinata a  diventare la seconda M.me Simenon. Figli: il più grande Marc daTigy, avuto in ancora in Francia, E poi quelli americani di Denyse: John e Marie-Jo. La carovana composta dal romanziere, da la ex-moglie, dalla moglie, dai tre figli, da la femme de chambre, Boule, e dall'istitutrice di Marc si sposta lungo le roads americane suscitando una certa riprovazione per quella specide di famiglia allargata (dove i ruoli non apparivano affatto chiari) carovana che certo non corrispondeva al concetto puritano che gli americani degli anni'50 avevano del nucleo familiare. Anche per questo Georges non riesce ad integrarsi con gli americani? Eppure è ormai un romanziere riconosciuto anche nel nuovo continente, oltre che nel vecchio, dove le sue quotazioni salgono sia nella considerazine della critica sia nel gradimento del pubblico. I suoi romans durs lo portano ad un passo dalla nomina per il Nobel, il suo Maigret gli procura popolarità e fama in una cinquantina di paesi in cui viene tradotto. E' un momento magico. Ma anche l'idillio con gli Usa si esaurisce e nel '55 l'dea di tornare in Europa diventa realtà.


LO SVIZZERO - Dopo un paio d'anni passati tra Parigi, la costa Azzurra e qualche viaggio, Georges diventa un abitante della Svizzera. E' il 1957 quando prende casa (in verità si tratta di un castello) ad Echandens, nei pressi di Losanna. E' una data importante perchè questo romanziere giramondo finalmente si ferma. Fino all'anno della sua morte, il 1989 rimarrà in quei pressi. Oltre trent'anni, un periodo così lungo per lui (Il più lungo in una sola nazione) dove successe di tutto. Nel '58 nasce il suo quarto figlio, Pierre. Nel '64 la definitiva fine della convivenza con Denyse che era divenuta da anni, problematica se non impossibile. Nel '66 l'inaugurazione a Delfzijl di una statua dedicata a Maigret. Nel '70 muore la madre Henriette. Inizia in quegli anni la relazione con Teresa Sburelin che da tempo è al servizio della famiglia Simenon. Nel 1972, non riuscendo ad entrare in état de roman per il suo nuovo libro Victor, decide che è il momento di smettere di scrivere. Addio narrativa. Sul suo passaporto farà scrivere, al posto di romanziere, "nessuna professione". Nel '78 il drammatico e devastante suicidio della figlia Marie-Jo. Nell'81 pubblicazione del suo testamento biografico, Memoires intimes. Georges muore nell'89 tra le braccia di Teresa. 
(m.t.)

sabato 12 marzo 2016

SIMENON SIMENON. APRES DIX ANS D'AMERIQUE, SIMENON RETOURNE EN EUROPE

Réflexions sur les raisons qui poussent le romancier à quitter l'Amérique

SIMENON SIMENON. DOPO DIECI ANNI IN AMERICA SIMENON TORNA IN EUROPA
Riflessioni sulle ragioni che spingono il romanziere a lasciare l'America

SIMENON SIMENON. AFTER TEN YEARS IN AMERICA SIMENON RETURNS TO EUROPE 
Thoughts on the reasons which lead the novelist to leave America 




Octobre 1945 – mai 1955. C'est presque dix ans que Simenon a passé dans le Nouveau Monde, des années qui ont bouleversé sa vie privée, mais aussi des années qui sont parmi les plus prolifiques pour son œuvre. C'est en Amérique que le romancier s'était pratiquement "enfui", pour oublier les tracas de la guerre qu'il venait de vivre, pour échapper à la vieille Europe et reconstruire "une vie comme neuve". C'est en Amérique qu'il découvre la passion amoureuse, qu'il bâtit une petite famille avec la naissance de son deuxième fils et de sa fille. C'est en Amérique qu'il découvre le american way of life, les grands espaces des westerns, la liberté individuelle, mais aussi le maccarthysme. C'est en Amérique qu'il va s'installer pendant près de cinq ans à Lakeville, et qu'il va y vivre, selon les mots de son biographe Michel Carly, "une période de bonheur et d'équilibre", probablement un moment unique dans toute sa vie, et qui se reflète dans sa production littéraire, avec quelques-uns de ses romans les plus forts, mais aussi une série de Maigret de la meilleure veine.
Simenon a joué l'acteur de "road movies" sur les routes américaines, il a joué au rancher en Arizona, il a joué le fournisseur de scénarios à Hollywood, il a cherché à atteindre la reconnaissance d'un lectorat plus international, il a failli devenir citoyen américain… Mais il n'a jamais pu s'intégrer complètement, arriver à ce "you have to belong", à être un membre à part entière d'un groupe, d'un clan, d'une société. Il ne peut s'empêcher de poser sur le monde qui l'entoure, avec une certaine distance, son regard de romancier, y chercher plus ou moins inconsciemment la matière pour un prochain livre. Simenon, citoyen du monde, est de partout et de nulle part, et sa vie est une succession de fuites, peut-être une fuite de lui-même…
Pendant ces dix ans d'Amérique, Simenon ne revient qu'à deux reprises en Europe; la première fois lors du "triomphal voyage" de 1952, avec l'accueil à la PJ, et le "retour aux sources" en Belgique; la seconde en octobre-novembre 1954, où le romancier fait un "voyage promotionnel" en Grande-Bretagne. C'est finalement assez peu de temps après le retour de ce voyage que les choses vont basculer. Laissons Simenon raconter lui-même l'histoire, en puisant quelques extraits dans ses Mémoires intimes.
"Noël [1954], aussi joyeux que nos autres Noël dans notre chaude maison de Lakeville […]. Je passe la plupart de mes soirées à regarder la télévision en me balançant dans mon rocking-chair. Tout me passionne, parce que tout me fait pénétrer davantage la vie américaine. […] Hamish Hamilton, mon éditeur anglais, nous rend visite pour quelques jours […]. Un soir que Hamish et moi sommes seuls dans la bibliothèque, mon éditeur me pose une question inattendue: «- Quelle raison avez-vous, George, de rester en Amérique ?». Je cherche. Je parle de ma petite couvée qui pousse si harmonieusement dans ce climat… Sentant que je ne le convaincs pas, je trouve d'autres raisons, les écoles, les amis, le respect de l'individu […] Je trouve dix, vingt raisons que je crois bonnes, sans parvenir à le satisfaire."
Le lendemain, après le départ de Hamilton, Simenon passe une "journée ordinaire", avec ses occupations quotidiennes habituelles, mais probablement avec en arrière-plan, au fond de sa pensée, les propos qu'il a échangés avec son éditeur, propos qu'il doit sérieusement ruminer, puisque, le soir même, il annonce à sa femme qu'il a décidé de repartir en Europe. Il ne sait pas encore si c'est un retour définitif, mais, comme l'écrit encore Simenon: "Cela m'est arrivé plusieurs fois dans ma vie de me sentir tout à coup étranger au décor qui m'entoure." Si le bilan de ces dix ans d'Amérique est globalement positif, Simenon a trop la bougeotte dans le sang pour réussir à s'incruster définitivement quelque part. Il a besoin de changement, de voir de nouveaux horizons, de découvrir de nouvelles ambiances, de recommencer, de façon illusoire peut-être, à chaque fois cette fameuse "vie comme neuve"… Le 19 mars 1955, la famille Simenon embarque sur l'Ile-de-France pour un retour en Europe, dont on ne sait pas encore ce qu'il apportera, et le romancier, sur le paquebot, en voyant la côte américaine s'éloigner, remâche peut-être des pensées analogues à celles qu'il a dans ses Mémoires en se souvenant de ce départ: "Pourquoi partir ? Je n'en sais rien. Pour où ? Je l'ignore. Il faut croire que, par destin, je vais toujours en quête de quelque chose. Mais de quoi ?"… 
Murielle Wenger

venerdì 11 marzo 2016

SIMENON SIMENON. THE LITTLE DOCTOR: THE GIRL IN PALE BLUE

The second story in which the doctor rescues two innocents and prevents his own murder.

SIMENON SIMENON. LE PETIT DOCTEUR: LA DEMOISELLE EN BLEU PALE
La deuxième nouvelle dans laquelle le docteur sauve deux innocents et empêche son propre meurtre.
SIMENON SIMENON. LE PETIT DOCTEUR: LA SIGNORINA IN AZZURRO
Il secondo racconto in cui il dottore salva due innocenti e sfugge alla propria morte. 
The second episode in this collection takes place a month later at a seaside resort where Dollent, still a bachelor at 30, falls in love. According to a lighthearted Simenon, this happens to him “at least once and often several times a month” whereas Chief Inspector Maigret has but one love throughout his long life. The target of affection this time is Lina, a delicate perfect doll, but just a teenager under the tight guard of her overly made-up and overdressed duenna, Miss Esther. Alas, Lina is in love with Bernard, a handsome, rich speedboat racer and an opposite figure to the doctor. When Lina openly steals money off a roulette table, our hero rescues her with a lie. Despite this, she ignores him―except for insulting messages she traces in the sand on the beach with her toes. A mind-your-own-business note shows up in his locked room and, five stories below its open window, a barefooted man lies unconscious on the ground. Additional strange clues of an English newspaper advertisement read by all and a colorful beach ball tossed onto a lap propel our hero deeper into the mystery until, after a fight and a gunshot, he emerges victorious with its resolution.
Beyond the intriguing plot, something else is interesting: Dollent’s compulsion to drink in order to investigate. How can a detective who drinks so much be this observant, rational, and effective? In The Doctor’s Hunch, Dollent puts away two Pernods, four white wines, and uncounted beers all in one day, and now in The Girl in Pale Blue, he follows an afternoon and evening of hoisting whiskies with downing two glasses of port plus some rosé before noon the next day. For a practicing physician, this is not appropriate behavior unless one is off call or on vacation (and he may be). Perhaps the Little Doctor is going to be like the Chief Inspector, that is someone who consumes large amounts of alcohol on a daily basis. To be fair, drinking seems common, if not customary, for detectives on the job in France during Maigret’s time. What is more, drink only impairs Maigret once as I recall, that singular occasion being when he celebrates his promotion to the Special Brigade so frankly described in Maigret’s Memoirs.
Wondering about possible explanations for alcohol’s prominent role in Simenon’s fiction (and reportedly in his personal life as well) stimulates me to read Pierre Assouline’s extensive biography, Simenon. Expecting the 1000+ pages in the French edition to provide valuable insights into topics like this one, I plan to translate and share certain tidbits with you in future pieces.
David P Simmons

giovedì 10 marzo 2016

SIMENON SIMENON. ALBERTO SAVINIO SU GEORGES SIMENON

Grande ammirazione di Savinio, fratello di Giorgio De Chirico, per Simenon, da lui ritenuto, in assoluto, un grande letterato.
 
SIMENON SIMENON. ALBERTO SAVINIO SUR GEORGES SIMENON 
Grande admiration de Savinio, le frère de Giorgio De Chirico, pour Simenon, qu'il considérait, dans l'absolu, comme un grand lettré 
SIMENON SIMENON. ALBERTO SAVINIO ABOUT GEORGES SIMENON
Great admiration Savinio, brother of Giorgio De Chirico, for Simenon, he considered, in absolute terms, as a great scholar
1928 - Alberto Savinio "La cité des promesses"

Pittore, scrittore, nonché musicista, Alberto Savinio (Atene, 25 agosto 1891 – Roma, 5 maggio 1952), al secolo Andrea Francesco Alberto de Chirico, fratello minore del più celebre Giorgio, fu un grande estimatore di Simenon, del quale ebbe modo di leggere, in Francia e in lingua originale (Savinio dimorò a Parigi in due periodi distinti: dal 1911 al 1914; dal 1927 al 1932), diverse opere.
Occorre qui ricordare che la pubblicazione delle inchieste di Maigret ebbe inizio - proprio in Francia e grazie all’editore Fayard – nel 1931, e che solo nel corso di quest’anno apparvero ben undici romanzi (con copertina fotografica e dal costo di sei franchi), almeno quelli imperniati sul famoso commissario di Quai des Orfèvres.
In un breve saggio critico, composto a Parigi il 23 agosto 1932, Savinio riconosce a Georges Simenon il merito di aver scritto romanzi polizieschi d’indubbia qualità letteraria, poiché denotanti uno stile per nulla “asmatico”, né “stenografico”, né “deplorevolmente asintattico”, come di solito è lo stile di quanti (e sono purtroppo numerosi!), frettolosamente o in modo alquanto epidermico, attendono alla composizione di gialli o polizieschi.
Savinio si mostra soprattutto ammirato della velocità di scrittura di Simenon, in grado di terminare in breve tempo – in un mese o poco più, ma a volte anche meno – romanzi decisamente lunghi, che hanno il pregio di non apparire come “libercoli scribacchiati alla svelta… ma pagine tirate a pulimento.”
Per Alberto Savinio, insomma, Georges Simenon è una sorta di “Dostojewski minore”, un autore cioè non affatto improvvisato, mai banale o ripetitivo, ma sempre interessante per quello che scrive, per le trame che inventa e sviluppa con intelligenza e vivace fantasia.
Con il proprio giudizio positivo,Savinio non si discosta affatto da quelli, non meno lusinghieri, di altri famosi letterati, tra cui Jean Cocteau, André Gide, Henry Miller, William Faulkner ecc.
Dietro il meccanismo poliziesco dei suoi libri,” – egli scrive ancora nel breve saggio succitato – “par di sentire”, costantemente, la “voce più intima” di Simenon, “che con insistenza dolce avverte: maiora canamus.”

Paolo Secondini

mercoledì 9 marzo 2016

SIMENON SIMENON. GLI AUGURI NON "TARDIVI" ALLE DONNE DA PARTE DI M.ME MAIGRET


SIMENON SIMENON. "L'ENTERREMENT DE MONSIEUR BOUVET": DE LA LUMIERE DE CARMEL A CELLE DE PARIS

Ce texte évoque le roman «L'enterrement de Monsieur Bouvet» et son contexte d'écriture.
SIMENON SIMENON. "INQUEST ON BOUVET": FROM THE LIGHT OF CARMEL TO THAT OF PARIS
This text talks about the novel "Inquest on Bouvet" and the context of its writing.
SIMENON SIMENON."IL FUNERALE DEL SIGNOR BOUVET" DALLA LUCE DI CARMEL A QUELLA DI PARIGI
Si tratta del romanzo «I funerali del signor Bouvet» e del suo contesto di scrittura.

Fin octobre 1949 - fin juin 1950: à peu près huit mois, c'est le temps que Simenon va passer avec sa famille à Carmel-by-the-Sea, en Californie. Période à double face: d'un côté, Simenon découvre pour la deuxième fois les joies de la paternité, avec la naissance, en septembre 1949, de son fils John, une naissance qui, selon Pierre Assouline (dans sa biographie "Simenon") "agit comme un dopant et un euphorisant". Mais d'un autre côté, Simenon se bat avec divers problèmes (préparation du divorce avec Tigy, et problèmes avec l'épuration en France), et, selon Michel Carly (dans "Sur les routes américaines avec Simenon"), Simenon est en déprime pendant l'hiver 1949-1950, même si, ajoute Carly, "heureusement, il y a John. Il y a la lumière de Carmel."
La production de Simenon pendant cette période reflète bien l'ambiance psychologique dans laquelle vit le romancier; à Carmel, Simenon va écrire quatre romans et deux nouvelles: Maigret et la vieille dame, L'amie de Madame Maigret, Les volets verts, L'enterrement de Monsieur Bouvet, Sept petites croix dans un carnet, Un Noël de Maigret. Une période riche pour la saga maigretienne, et on sera d'accord avec Michel Carly pour penser que si "la production de Carmel est dominée par Maigret [c'est] peut-être parce que c'est le seul personnage qui le rassure et l'équilibre". Deux romans et une nouvelle avec Maigret, donc, et de toute première facture, parmi les meilleurs de la saga.
Si le roman Les volets verts est à situer plutôt du côté "crise" que traverse le romancier, la nouvelle Sept petites croix dans un carnet et le roman L'enterrement de Monsieur Bouvet ont ceci de particulier que, s'ils ne font pas partie de la saga maigretienne, leur décor et leur intrigue auraient très bien pu, moyennant quelques changements, rejoindre les romans et nouvelles Maigret. On trouve dans la nouvelle le décor du Quai des Orfèvres (plus précisément la salle de Police-Secours), l'inspecteur Janvier, et un certain commissaire Saillard qui est presque un sosie de Maigret.
Quant au roman L'enterrement de Monsieur Bouvet, s'il ne se passe que pour une partie au Quai des Orfèvres (où travaille un certain inspecteur Lucas…), il n'en baigne pas moins dans une ambiance typiquement maigretienne, et il "suffirait" que l'inspecteur Beaupère, qui mène l'enquête dans ce roman, soit remplacé par Maigret pour qu'on se croit vivre un nouvel épisode de la saga… Rien n'y manque des décors typiques d'un roman Maigret, et l'ambiance parisienne y est merveilleusement décrite. L'incipit du roman, en particulier, est un véritable hymne à la capitale, et baigne dans une lumière ensoleillée qui ne pourrait que ravir notre commissaire… Et à sa suite, on ne peut que se réjouir du spectacle des quais de la Seine tel qu'ils sont décrits, avec en arrière-plan Notre-Dame et l'île Saint-Louis. Quant à l'intrigue et aux personnages, ils sont en harmonie avec la force des décors: une riche galerie de protagonistes pittoresques et une trame basée sur un des thèmes de prédilection de l'auteur, celui des changements d'identité, ici multipliés presque à l'infini, comme un jeu de miroirs: ce Bouvet qui n'est pas Bouvet, qui est Marsh et qui ne l'est pas, qui est Lamblot et ne l'est plus, qui est-il au fond ...?
Ce roman a été traduit, entre autres, en italien (I funerali del signor Bouvet), en anglais (Inquest on Bouvet), en espagnol (El entierro del señor Bouvet), en allemand (Das Begrabnis des Herrn Bouvet), en néerlandais (De begrafenis van meneer Bouvet).
Murielle Wenger

martedì 8 marzo 2016

SIMENON-SIMENON. QUANDO SIMENON SCRISSE LE MEMORIE DI UN ALTRO

Cerchiamo di scoprire le opere sotto pseudonimo scritte da Simenon e quelle a lui erroneamente attribuite 

SIMENON-SIMENON:QUAND SIMENON ECRIVAIT LES MEMORIES D'UN AUTRE
Cherchons à découvrir les oeuvres de Simenon écrites sous pseudonymes, et celles qui lui sont faussement attribuées.On parle, entre autres ,des livres "Les Mémoires d'un Prostitué par lui-même" et "Nichonnette"
SIMENON SIMENON. WHEN SIMENON WROTE A OTHER PERSON MEMORIES
Seek to discover the works of Simenon written under pseudonyms, and those that are falsely attributed to him. We write, too, on the books "Les Mémoires d'un Prostitué par lui-même" and "Nichonnette"


Simenon, pare abbastanza certo, non si è mai servito di un “negro”(vale a dire di uno scrittore che a suo nome mettesse giù il testo). Però alla fine degli anni venti, nel pieno del periodo della letteratura alimentare sotto pseudonimo fu invece priorio lui a scrivere un libro quasi come un ghostwriter. Per la precisione vediamo meglio di cosa si trattò. Tramite una delle sue collaboratrici, fece conoscenza con un gigolò che voleva raccogliere le sue memorie in un libro, allora  si accordò con questa persona, che volle rimanere anonima, per creare il libro: Les Mémoires d'un Prostitué par lui-même. Le condizioni economiche furono fissate come segue: il 45% dei proventi sarebbero andati all'allora Georges Sim, l'altro 45% al protagonista delle avventure narrate e il 10% all'intermediaria. Diciamo che anche in quel caso il maestro belga seppe far bene i suoi conti e scrisse un libro che fu a lungo avvolto in un alone di mistero.

Per quanto riguarda altri scritti simenoniani (o no?) avvolti nel dubbio, va citato sicuramente Nichonnette, breve romanzo di carattere comico-erotico. Pubblicato nel 1926 dalle edizioni Prima, le quali pubblicheranno poi le sopracitate memorie, il libro è firmato Luc Dorsan, uno pseudonimo utilizzato più volte da Simenon, e appare in una collana in cui sono presenti diversi romanzi dello stesso Simenon sotto pseudonimo. Ma oltre quarant'anni dopo, Simenon rivelò che non si trattava di un romanzo da lui scritto, bensì che la penna, in quel caso, era stata quella di Eric Demeige, altro specialista di racconti e romanzi brevi del genere. Il dubbio circa la paternità dell'opera però rimane perchè, confrontandola con altre scritte all'epoca, non sembra poi cosi distante dallo stile simenoniano (è anche vero che si trattava di una letteratura che poco concedeva all'iniziativa personale, essendo su ordinazione. Ma lo stile di Simenon in realtà, leggendo i romanzi popolari dell'epoca, già si riconosceva lasciando un'impronta piuttosto marcata).
Diversi altri scritti, brevissimi per la maggior parte, rimasero, a quanto pare, nelle scrivanie degli editori, fino alla metà degli anni trenta e saranno pubblicati sotto i vari pseudonimi utilizzati da Simenon durante tutto il decennio, quando il romanziere era già famoso, lasciando il dubbio se fossero stati effettivamente opera sua o elaborazioni di perfetti sconosciuti che utilizzavano uno dei suoi pseudonimi.
Andrea Franco

lunedì 7 marzo 2016

SIMENON SIMENON: MORE ON THE CREAM OF THE CROP

Some speculation by another on his favorite Simenon crime novel.
SIMENON SIMENON: PLUS SUR LA CREME DE LA CREME  
Quelque spéculation par un autre sur son polar préféré de Simenon.
SIMENON SIMENON: ANCORA SUL MEGLIO DEL MEGLIO
Riflessioni di un altro autore su quale fosse la sua inchiesta preferita di Maigret    

Advancing from my dilemma in picking the best Maigret to my personal conclusion that the series is what’s best, I just read about someone else’s similar quandary. This time, it was making the difficult choice of an all-time favorite crime novel. Lo and behold, the first title considered was Dirty Snow.
Here’s the quote:
“Since life is an ongoing project, I find it difficult, if not impossible, to choose an all-time favourite crime novel – there are so many I haven't read yet. Georges Simenon's Dirty Snow is a masterpiece, but there are probably dozens of Simenon's romans durs – "hard" novels, as he called them – that are as good, if not better. Could I choose Dirty Snow as my favourite Simenon over, say, the eerily cheerful The Man Who Watched Trains Go By, or the wonderfully claustrophobic The Strangers in the House?”
No matter what was his ultimate decision, which one can hunt down through the reference below, the above statement represents a supreme tribute to the author we celebrate. Georges Simenon’s name seems to have been the first to come to mind, and dozens of candidates from his corpus quickly followed.
Who is this critic and what are his credentials? It’s none other than Benjamin Black AKA John Banville, a prolific and celebrated author in his own right. Like Simenon, his books fall into different categories. Importantly, the nine works by Black are crime fiction.
21.01.2016
The Independent
The Long Goodbye by Raymond Chandler, book of a lifetime
(The Long Goodbye de Raymond Chandler, livre d’une durée de vie) http://www.independent.co.uk/arts-entertainment/books/reviews/the-long-goodbye-by-raymond-chandler-book-of-a-lifetime-a6825091.html
David P Simmons

domenica 6 marzo 2016

SIMENON SIMENON. PICCOLI CONSIGLI AD UN PICCOLO MAIGRET

SIMENON SIMENON. PETITS CONSEILS POUR UN PETIT MAIGRE 
Quelle sera la performance de l'acteur britannique dans le rôle de l'inspecteur Maigret
SIMENON SIMENON. THE SMALL ADVICES FOR A SMALL MAIGRET
What will be the British actor's performance in the role of Inspector Maigret

Rowan Atkinson. E' lui il nuovo Maigret. Inglese, attor comico di grandissima fama internazionale (anche lui con una sorta di pseudonimo...di alter ego... Mr.Bean, forse più famoso del suo stesso interprete), Dicevamo è il nuovo commissario Jules Maigret scelto da quelli della ITV, produzione televisiva britannica, che a breve, si vocifera nella prossima primavera, apparirà sugli schermi televisivi inglesi. Ma di questo a tempo debito, vi informerà pruntualmente il nostro David P. Simmons.
Noi occupiamoci del protagonista.
Non nascondiamocelo, alla notizia che sarebbe stato lui il prossimo Maigret televisivo, siamo rimasti un po' interdetti. E, onestamente, eravamo in buona compagnia. Forse ora un po' ci siamo abituati all'idea, un po' abbiamo visto qualche immagine di Atkinson nei panni di Maigret, ma ancora non ci immaginiamo quello che potrà venir fuori.
Dite voi che siamo scottati dalla brutta esperienza con il pur ottimo Sergio Castellitto? Sì e no. Sì, perché giudicavamo grave quell'assenza di quel physique du rôle che per interpretare Maigret non è secondario. Ma poi ci furono altri motivi. No, invece, perchè cerchiamo di essere imparziali nel nostro lavoro di cronisti.
Anche Atkinson sarà un piccolo Maigret. Piccolo fisicamente parlando, certo non ha il phisique du role, ma potrebbe e succedere che la recitazione, il casting, la sceneggiatura, le scenografie e la regia compiano il miracolo.
Nel frattempo vogliamo fare un azzardo. Un azzardo non da poco. Ci vorremmo sbilanciare a dare dei consigli ad un attore consumato come Rowan Atkinson per un'ottimale interpretazione di Maigret.
Intanto, visto che le riprese del primo episodio sono già concluse, ci auguriamo che abbia mangiato più del solito e abbia messo qualche chiletto in più sul quel suo fisico asciutto e nervoso. Qualche rotondità, anche sul viso, secondo noi non stonerebbero. Poi qualche sotto-tacco di un paio di centmetri e anche delle imbottiture nelle spalline della giacca e/o del cappotto, così... tanto per aumentare la stazza.
Ma non ci fermiamo all'aspetto esteriore (anche se un pesante cappotto con il collo di velluto e un chapeau melon potrebbero aiutare).
Consigliamo, ad Atkinson, di non ridere troppo... anzi di non ridere per niente. Lo sottolineiamo perchè invece nelle sue performance passate rideva, sotto i baffi, a crepapelle, a singhiozzo, con un ghigno di scherno... sorrideva a ragione e a sproposito. Ma questa era la sua parte, il personaggio che doveva professionalmente interpretare.
Ecco ora è bene che faccia tabula rasa di queste passate esperienze. Maigret non ride e diremmo che neanche sorride. Forse qualche fugace sorriso di compassione gli scappa nei casi più pietosi e ridicoli che gli passano per le mani.
E poi Atkinson deve essere ansioso. L'ansia di qualcosa da fare. Maigret mentre indaga o mangia sandwich, o beve birra, o fuma la pipa, o ingurgita calvados, o riaccende la pipa, oppure ordina un  bianco... E sta zitto. Pensa, osserva, riflette, cerca di mettersi nei panni degli altri e tace, a volte anche a casa, mentre cena con la moglie. Non parla, annusa l'ambiente, percepisce un'atmosfera, si rende conto dell'aria che tira, ma sta zitto e spesso anche fermo. Magari ruota lentamente gli occhi, forse percepisce quello che vede come un effetto rallenty cinematografico.
Atkinson è stato abituato, recitativamente parlando, a saltare, correre, cadere, sbattere di qua o di là, a rimbalzare, ad agitarsi, ad allungarsi e ad appallottolarsi come fosse di gomma. E altrettanto plastiche sono le sue espressioni che arrivano a trasformare i suoi connotati.
Maigret non muove un muscolo. Tranne quelle delle mandibole quando mangia  o quelli del viso che si rilassano quando aspira lunghe boccate dalla sua pipa... a proposito, Atkinson è un fumatore di pipa? Se non lo è, speriamo abbia fatto un corso... di quelli buoni, come fece Gino Cervi pure lui a digiuno, da questo punto di vista, eppure sullo schermo era un fumatore credibile, da cui anzi traspariva il gusto di fumare. Atkinson deve far percepire questo gusto, con pochi gesti, con avarizia di espressioni, ma con tutta la voluttà del caso.
E poi sempre in mano... Sì, una pipa in mano, una in tasca, qualcuna sulla scrivania...
Il fisico snello e di tonico di Atkinson fa pensare  ad un salutista... mangiare poco e leggero. Bere appena o ancor meglio niente. Non fumare. Alcol... vietato! C'è il rischio che i telespettatori si chiedano: ma dove vanno a finire tutto quel cibo e quegli alcolici ingurgitati e che effetto faranno tutte quelle pipate che fin dal mattino il commissario Maigret quotidianamente si fuma...
L'altro rischio è che non lo riconoscano come il commissario simenoniano.
Siamo comunque certi che i titoli di testa degli episodi, gli ispettori che lo chiamano "Maigret", i sospettati che gli danno del "lei, signor commissario", fugheranno ogni dubbio. Sì è vero. Rowald Atkinson sta proprio interpretando Maigret.
(m.t.)

sabato 5 marzo 2016

SIMENON SIMENON. SIMENON ET MAIGRET: "NOUS SOMMES RESTES DES ENFANTS DE COEUR"

Le texte évoque comment Maigret et Simenon conservent la nostalgie de leur enfance, et comment cette nostalgie se communique au lecteur.

SIMENON SIMENON. SIMENON AND MAIGRET "WE HAVE REMAINED CHILDREN AT HEART" 
The text shows how Maigret and Simenon remain nostalgic about their childhood and how this nostalgia is passed on to the reader.

SIMENON SIMENON. SIMENON E MAIGRET: "SIAMO RESTATI ANGIOLETTI NEL NOSTRO CUORE" 
Maigret e Simenon conservano nostalgia della loro infanzia, che si comunica al lettore.


A l'instar de son créateur, Maigret a gardé de son enfance la faculté de s'émerveiller devant des joies simples: odeurs et saveurs suaves, jeux d'ombre et de lumière, échos sonores qui travaillent sa mémoire; des sensations, une façon d'appréhender le monde qui est celle du petit enfant découvrant la vie. Et ce "monde perdu" de l'enfance, le commissaire en garde aussi une certaine nostalgie, qui se manifeste par des gestes que Maigret adulte se permet ou non de faire. Ainsi le découvre-t-on, dans La maison du juge, se rendre dans une épicerie pour y acheter du tabac et des allumettes. Il voit, dans un bocal, "tout coagulés, les bonbons qu'il préférait quand il était enfant, mais il n'osa pas en acheter." Dans Un Noël de Maigret, il aurait bien voulu "tirer la langue pour attraper un de ces glaçons minuscules qui flottaient dans l'air et dont il se rappelait encore le goût fade", tandis que dans Maigret tend un piège, la pluie "était si fraîche et si savoureuse que, de temps en temps, il avançait la langue pour en happer quelques gouttes qui avaient un goût spécial". Quant à Simenon, on le voit faire le même geste: "je retrouve au bout de ma langue, quand la neige tombe et que je m'efforce d'en happer les flocons, le goût si particulier qui est resté pour moi comme le goût de l'enfance." (Dictée Les libertés qui nous restent).
Que de romans, que ce soit dans les Maigret ou les autres, dans lesquels le lecteur entend vibrer le carillon d'une boutique, qui lui rappelle, aussi bien qu'au commissaire, cette "sonnerie grêle" de la boulangerie de son enfance… Et combien de romans où Maigret s'amuse avec la lumière, accueillant un rayon de soleil sur le coin de son bureau, franchissant d'un pas enfantin la frontière du trottoir partagé entre ombre et soleil, ou faisant passer des gerbes d'étincelles colorées derrière ses paupières fermées… Et c'est en cela que nous, lecteurs, nous sentons si proches de ce personnage, parce qu'il nous fait retrouver, par la plume du romancier, tous les souvenirs de notre propre jeunesse, et que nous osons, à notre tour, délicieusement "retourner en enfance"… Se sentir Maigret ? Un jeu d'enfant…
Murielle Wenger

giovedì 3 marzo 2016

SIMENON SIMENON. SEVERAL EXPRESS SOME IDEAS ON THE MAKE-UP OF A BIG NOVEL

Still more on the big novel

SIMENON SIMENON. PLUSIEURS PERSONNES EXPRIMENT DES IDEES SUR LA COMPOSITION D'UN GRAND ROMAN
Encore davantage sur le grand roman
SIMENON SIMENON. DIVERSE IDEE DI COME CREARE UN GRANDE ROMANZO 
Altre opinioni su come si scrive un romanzo
Here are some more interesting takes on Simenon and the big novel as a mosaic:
First is a 1955 quotation from a most informative interview with Simenon by Carvel Collins (Georges Simenon, The Art of Fiction No. 9 http://www.theparisreview.org/interviews/5020/the-art-of-fiction-no-9-georges-simenon). Here is where Simenon’s mosaic explanation seems to have come up originally. At the very end of the interview, more as a statement than an answer, Simenon says: ‘For instance, all the critics for twenty years have said the same thing: “It is time for Simenon to give us a big novel, a novel with twenty or thirty characters.” They do not understand. I will never write a big novel. My big novel is the mosaic of all my small novels. You understand?’
Then, 34 years later, ironically in 1989 the year Georges Simenon died, Charles Champlin revisits the mosaic description in this way: “Now the big novel is complete, and, as we can see, it ended in 1972 with the last Maigret (who is part of the dramatis personae, whether Simenon would have it so or not). And it will remain a quietly incisive and almost perfectly detailed portrait of French life across nearly half a century. It is a social history to set alongside the work of the great French novelists of earlier times. And it is such marvelous reading and re-reading.” (A Gift Extending to the Tips of His Fingers http://articles.latimes.com/1989-09-17/books/bk-462_1_georges-simenon/2).
Fast forward to just a year ago, when referring in February 2015 to the developing Penguin translation series, Elliott Colla opines: “Now that the entire Inspector Maigret series is coming out, we can read Simenon’s small novels as a huge mosaic — and conceivably, in their sum, as one great big novel.” (Maigret’s Jurisdiction https://lareviewofbooks.org/essay/maigrets-jurisdiction.) 
Thus, having only recently run into multiple writers weighing in on the big novel as a mosaic, I can’t help feeling a little smug that I arrived at this concept independently.
David P Simmons

SIMENON SIMENON. UN’INDAGINE INSOLITA PER MAIGRET

Un’indagine insolita per Maigret e un insolito modo di indagare che comunque, alla fine, si rivelerà ugualmente efficace.

SIMENON SIMENON: UNE ENQUETE INSOLITE POUR MAIGRET
Une enquête insolite pour Maigret et une façon insolite d'enquêter, qui, finalement, se révélera quand même efficace 
SIMENON SIMENON: AN UNUSUAL INVESTIGATION FOR  MAIGRET
An unusual investigation for Maigret and an unusual way to investigate, which nevertheless reveals itself to be effective in the end.

Tra i molti romanzi e racconti incentrati sulla figura di Maigret, ce n’è uno in cui il famoso commissario del Quai des Orfèvres sembra, a mio avviso, condurre l’inchiesta in modo del tutto diverso e insolito per lui: cioè non tanto affidandosi alla propria intuizione, all’indagine psicologica dei personaggi, al proprio infallibile fiuto da poliziotto, quanto seguendo piuttosto un metodo rigorosamente logico, meno improvvisato e scientificamente preciso.
Mi riferisco al breve racconto Le lacrime di cera dove, a momenti, si ha quasi l’impressione di un commissario Maigret che agisce, sulla scena del crimine, con tanto di lente d’ingrandimento davanti all’occhio, in cerca di indizi e di prove utili alla soluzione del caso.
Si potrebbe quasi parlare – può darsi che l’accostamento risulti azzardato – di un Maigret-Sherlock Holmes il quale, in un atteggiamento alquanto induttivo, ispeziona ogni segno, qualsiasi traccia – anche quella apparentemente insignificante –, per scoprire tutto quello che abbia una diretta e concreta attinenza con il delitto.
Alla infine, sulla base di vari elementi raccolti e di quelli (documenti, elenco di oggetti, fotografie, verbali di interrogatori) fornitigli prima di partire per Vitry-aux-Loges (località dove appunto è stato commesso l’omicidio: quello dell’anziana Marguerite Potru), ogni cosa è ben chiara nella sua mente: movente e dinamica dell’assassinio, nonché il responsabile di questo.
Il racconto, se avesse avuto per protagonista un altro commissario di polizia (francese o di diversa nazionalità) o un qualunque investigatore privato, sarebbe stato – io penso – ugualmente credibile, come invece non lo sarebbero altri racconti e romanzi di Simenon, nei quali la figura del nostro Maigret campeggia con tutto il peso del suo caratteristico, inimitabile modo di condurre le indagini: unico e peculiarmente efficace.
Paolo Secondini

mercoledì 2 marzo 2016

SIMENON SIMENON. E SE FOSSE STATO SIMENON A LASCIARE FUORI DALLA PORTA PIETR LE LETTON?

Ancora delle ipotesi sulla scelta dei titoli da lanciare al Bal Anthropométrique

SIMENON SIMENON. ET SI C'ETAIT SIMENON LUI-MEME QUI AVAIT DECIDE DE LAISSER PIETR LE LETTON DERRIERE LA PORTE ?
D'autres hypothèses sur la sélection des titres qui seront lancés au Bal anthropométrique
SIMENON SIMENON. AND IF IT HAD BEEN SIMENON HIMSELF WHO HAD DECIDED TO LEAVE PETER THE LETT OUTSIDE THE DOOR ?
Other hypotheses on choice of the titles to be launched at the Anthropometric Bal

Le ipotesi non finiscono mai. Dopo quelle di Murielle, anche io mi sono messo a pensare al motivo dell'esclusione del primo Maigret (Pietr le Letton - scritto nel settembre 1929) dallo spettacolare lancio avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 1931 a La Boule Blanche: l'ormai arcinoto Bal Anthromètrique.
Galeotto fu il post di un bel blog Parigi con Maigret gestito da Fulvio Nolli che si chiede del perchè di questa esclusione.
Solleticato da un tale quesito e incoraggiato dal post di Murielle, ho pensato che per risolvere questo "affaire" quale miglior metodo del "metodo Simenon"?
Cerchiamo quindi di metterci nella sua pelle. Al di là delle diatribe con il suo editore, Fayard, per il romanziere quella era l'occasione della vita. Un vero e proprio passage de la ligne. Iniziare a scrivere dei romanzi come li voleva lui, non su commissione, ed esponendosi per la prima volta con il proprio nome in copertina. Certo il momento, per quanto lui potesse essere elettrizzato e sicuro del proprio personaggio, non doveva essere dei più facili. Passava alla letteratura, sia pure di genere e sia pure seriale, ma comunque non più alimentare.
Doveva giocarsi le proprie carte nel migliore dei modi. Per il 20 di febbraio aveva pronti ben cinque titoli: Pietr le Letton, M. Gallet décédé, Le pendu de Saint-Pholien, Le charretier de La Providence, La tete d'un homme, (tutti scritti, secondo la classificazione di Lacassine, tra il settembre del '29 e l'estate del 1930).
Alla decisione di lanciare in quella serata due titoli, doveva seguire la scelta di quali presentare. Simenon doveva essere ben certo di quello che andava a proporre. Tutto il can can mediatico, avrebbe certo puntato l'attenzione sull'aspetto mondano di quella kermesse, ma avrebbe messo sotto la lente anche i due romanzi, con il debutto di questo poliziotto così diverso dagli altri detective letterari del tempo (da qui la convinzione di Fayard che sarebbe stato un bagno di sangue).
Cosa poteva passare per la mente di Simenon in quelle ore?
Nei suoi panni ci saremmo chiesti quali erano i titoli migliori, quelli che erano venuti meglio. Il primo, vuoi o non vuoi, è sempre un inizio. Serve a scaldarsi sul protagonista, sui personaggi comprimari, sul modo di condurre la storia, ma la prima volta è tutto nuovo... forse ancora qualche incertezza...? Con il secondo dovrebbe essere teoricamente tutto più semplice, più rodato, si può iniziare a limare qua e là, a mettere a fuoco meglio psicologie e ambienti, caratterizzare di più i rapporti tra commissario e gli ispettori, inquadrare bene Quai des Orfèvres, introdurre la moglie... Con il terzo si è in piena corsa. Si comincia a padroneggiare storia, personaggi, si scrive con maggiore sicurezza... diremmo quasi che si inizia a scivere "da dentro", come se l'autore facesse parte della vicenda. La quarta e la quinta indagine rischiano (sicuramente se fossimo stati noi a scrivere) di entrare un po' nella routine, c'è il pericolo di ripetersi. I gesti, le caratteristiche e le manie del protagonista non sono ancora diventate delle icone, ma in qualche modo sono già entrate in scena... avrebbero potuto mostrare qualche momento di stanchezza?
Se Simenon avesse fatto questi ragionamenti allora la scelta diventava facile... i migliori non potevano che essere proprio il secondo e il terzo: M.Gallet décédé e Le pendu de Saint-Pholien...
E così fu.
Ci rendiamo conto che volersi mettere nella testa di Simenon possa sembrare un po' presuntoso, ma ci è parso tutto sommato il metodo migliore. E in fondo é un gioco anche divertente... e poi, come dicevamo all'inizio, le ipotesi non finiscono mai.
(m.t.)

SIMENON SIMENON. POURQUOI PIETR LE LETTON NE FUT PAS INVITE' AU BAL ANTHROPOMETRIQUE?


A propos des difficultés de lancement de la collection Maigret chez Fayard

SIMENON SIMENON: PERCHE' PIETRO IL LETTONE NON FU INVITATO AL BAL ANTHROPOMETRIQUE?  
Le difficoltà di lancio della collezione Maigret per l'editore Fayard
SIMENON SIMENON: WHY PETER THE LETT WAS NOT INVITED TO THE ANTHROPOMETRIC BALL?  
About the difficulties of launching the Maigret collection at Fayard



Fulvio Nolli, dans un de ses derniers billets sur son blog se posait la question de la raison qui a fait que, pour le lancement de Maigret au Bal anthropométrique, le choix s'est porté non sur le roman Pietr le Letton, premier roman que Simenon ait signé de son patronyme, mais sur Le pendu de Saint-Pholien et Monsieur Gallet décédé. Nous proposons quelques hypothèses de réponse.

Lorsque, à la fin mai 1930, Simenon vient présenter le manuscrit de Pietr le Letton à Fayard, éditeur spécialisé dans le roman populaire, celui-ci est pour le moins dubitatif: pas d'histoire d'amour, pas de héros sympathique luttant contre un méchant, et même pas une vraie énigme policière à la Agatha Christie, dans ce genre whodunit qui est en vogue depuis quelques années en France dans la toute jeune collection du Masque… Bref, il n'y croit pas, mais il accepte quand même une publication en feuilleton dans son hebdomadaire Ric et Rac.
Cependant le jeune romancier s'obstine: persuadé de tenir le bon bout, il veut lancer une série policière innovante. Et pour convaincre Fayard, il s'agit d'écrire quelques autres textes de la même veine. Simenon va donc rédiger, pendant l'été, Le charretier de la Providence et Monsieur Gallet, décédé. En septembre, il retourne auprès de Fayard, et lui présente son travail. L'éditeur accepte les manuscrits, un contrat est signé pour une publication, mais cela ne suffit pas à Simenon: il souhaite un lancement à la hauteur de ses ambitions, et propose un événement médiatique pour faire parler de lui et de son nouveau personnage. Fayard finit par se laisser convaincre, mais exige une contrepartie draconienne: pas de lancement avant d'avoir une réserve de romans déjà écrits (pour pouvoir en publier un par mois une fois la collection inaugurée), et, pour couvrir les frais, 30'000 francs que l'auteur lui fournira sous la forme de romans populaires. Certes, Simenon a l'habitude d'écrire vite et beaucoup, mais tout de même, les conditions sont rudes, et le romancier préférerait certainement se consacrer à cette nouvelle étape littéraire plutôt que de continuer dans l'alimentaire. Mais si c'est le prix à payer… Il s'exécute donc, se réfugie dans une villa de Concarneau, écrit 70 à 80 pages à raison de onze heures par jour, maigrit, traverse des moments de doute (insomnies et même idées de suicide), mais quand il revient à Paris au début de 1931, il peut poser sur la table les romans populaires exigés par Fayard, et un nouveau Maigret: Le pendu de Saint-Pholien.
Simenon, dans ses Mémoires intimes, passe comme chat sur braise sur cette période de Concarneau, préférant accréditer la légende d'une éclatante et assez facile réussite, ce qui ne correspondait pas tout à fait à la réalité. S'il a quelque peu occulté ces faits, n'est-ce pas parce qu'ils ont laissé en lui des traces qu'il préfère oublier ? A-t-il été tenté alors de tout laisser tomber, de ne pas mener le combat jusqu'au bout… ?

Tout cela, bien sûr, ne répond pas encore à notre question. Cependant, on peut émettre l'hypothèse que Pietr le Letton, déjà paru en feuilleton, ne semblait pas le bon choix pour inaugurer la nouvelle collection, car il fallait pour celle-ci jouer sur l'effet de surprise, et proposer quelque chose d'inédit. Assouline, dans sa biographie de Simenon, évoque une discussion que le romancier aurait eue au début de février avec un journaliste, à qui il montre un exemplaire de Le pendu de Saint-Pholien et de Monsieur Gallet, décédé. Au journaliste qui lui demande par lequel il faut commencer, Simenon répond "Par "Le pendu de Saint-Pholien", c'est le dernier écrit; c'est donc celui qui se rapproche le plus de mon esthétique en marche." Ceci nous donne peut-être un début de réponse: au moment de lancer le Bal anthropométrique, le choix de Simenon peut s'être porté sur Le pendu de Saint-Pholien parce que, écrit à Concarneau, il représentait vraiment ce défi que le romancier voulait lancer au monde littéraire… Et quoi de plus symbolique, dans ce cas, que cette enquête que son héros menait en grande partie dans la ville natale de Simenon…? Et si c'est Fayard qui a fait le choix, c'est peut-être tout simplement parce que ce roman était le dernier arrivé sur son bureau, celui dont le contrat éditorial était le plus récent, puisque signé le 1er février 1931, soit au moment où commencent les préparatifs du lancement.
Mais maintenant, pourquoi Monsieur Gallet, décédé et pas Le charretier de la Providence ? Peut-être parce qu'on avait misé sur le côté "énigme policière" que contenait le premier titre, avec ce cadavre qu'on exhibait sur la couverture photographique… Ce qu'il faut savoir, c'est que, bien avant le jour du bal, un grand battage médiatique fut mené dans les journaux; nous avons retrouvé, dans le journal Comoedia du 7 janvier déjà, un article autour d'une image de la couverture du roman, qui disait: "Un crime a été commis. On a tracé à la craie le contour du cadavre. Le commissaire avec les vêtements du mort a reconstitué le cadavre et voilà que tout s'anime et qu'apparaît M. Gallet, décédé, le héros d'un roman de George Simenon." Nous avons là peut-être une explication: cet énigmatique cadavre sur la couverture du roman devait frapper davantage les imaginations que ce brave charretier, aux allures de clochard, et son cheval pommelé, qu'on voyait sur la couverture de Le charretier de la Providence
Murielle Wenger

martedì 1 marzo 2016

SIMENON SIMENON: DALLA SCALA DI FERRO ALL'AGENCE 0

Le pubblicazioni recenti, attuali e prossime di Georges Simenon previste in Italia nei prossimi mesi: I dossier dell'Agenzia 0 

SIMENON-SIMENON: DE L'ESCALIER DE FER A L'AGENCE 0
Les publications récentes en Italie des livres de Georges Simenon, celles en cours ou prévues pour les prochains mois: Les Dossiers de L'Agence 0
SIMENON SIMENON.FROM THE IRON STAIRS TO THE  
Recent publications in Italy Georges Simenon books, those underway or planned for the coming months: The 0 Agency files
Al centro, la presentazione della serie tv franco-canadese "Les Dossier de l'Agence 0" realizzata da Marc Simenon, figlio di Georges

Facciamo il punto della situazione sulle uscite di inediti da Adelphi previste (per ora) per il 2016: éuscito da poco “La scala di ferro”(”L'escalier de fer”,  che era già uscito con Mondadori nel 1963. Scritto nel 1953 negli Stati Uniti ed ambientato a Parigi si rivela un romanzo drammatico poiché il protagonista,Etienne Lomel, sospetta che la moglie Louise stia tentando di avvelenarlo per sostituirlo, cosa che aveva già fatto sposandosi con lui dopo un precedente matrimonio...Denis Malleval ne ha tratto un film nel 2013 con Laurent Guerra nel ruolo del protagonista. Ad aprile nella collana che era dedicata ai Maigret, di cui prosegue la ristampa totale delle inchieste, (si è giunti al tomo 11), arriveranno i Dossiers dell'agenzia O con i primi tre racconti(sono 14 in totale), poco inerente l'ammiccante copertina scelta dall' editore. Questa collana aveva visto nel recente passato il passaggio del ispettore G7 (tre racconti anche in questo caso, di cui ci siamo occupati nel post del 16 febbraio) con un'apprezzabile copertina tratta da un'illustrazione di Loustal. Andando a ritroso e tornando al 2015 (riguarda il periodo in cui Simenon-Simenon non veniva aggiornato) ricordiamo l'uscita de Il grande male (Le haut mal) nella collana biblioteca Adelphi. Il titolo in italia era già stato pubblicato nel 1934 nel volume Il super romanzo delle vacanze, edito dalla Mondadori, con il titolo Il delitto della signora Pontreau. A maggio, nella collana economica, ci sarà la ristampa del Piccolo libraio di Archangelsk. A giugno, ancora nella biblioteca Adelphi, ci potremo rinfrescare andando nell'estremo nord con Il passeggero del Polarlys, primo romanzo non Maigret firmato da Simenon col proprio nome, già edito con la Mondadori (nei "Gialli economici" numero 10 del 1934 e nella raccolta "Romanzi polizieschi e di guerra" del 1966). Mancano ancora, tuttavia,18 romanzi firmati da Simenon con il suo vero nome e totalmente inediti in Italia. Con il Corriere della Sera invece sono in uscita con cadenza settimanale 25 romanzi senza il commissario Maigret
http://www.corriere.it/cultura/15_dicembre_29/commedia-gente-raccontata-25-volumi-7e185734-ae0c-11e5-a515-a44ff66ae502.shtml
Si tratta,chiaramente, di ristampe di titoli già usciti con Adelphi. Il secondo semestre (o poco più) del 2015 si era chiuso con 30 Maigret usciti con lo stesso quotidiano, senza rispettare la sequenza cronologica di stesura dei romanzi, come potete verificare dalla lista dei titoli:
1) La Casa del Giudice -  2) Il Crocevia delle Tre Vedove - 3) Maigret e le Persone perbene 4) Maigret e il Caso Saint-Fiacre - 5) La Rivoltella di Maigret - 6) Il Porto delle Nebbie - 7) Maigret si Confida - 8) Il Morto di Maigret - 9) Assassinio all'Étoile du Nord - 10) Pietr il Lettone - 11) Maigret a Vichy - 12) Maigret - 13) Gli Scrupoli di Maigret - 14) Firmato Picpus -15) Maigret ha Paura - 16) Il Cane Giallo - 17) Maigret e l'Uomo della Panchina - 18) All'Insegna dei Terranova - 19) Maigret si difende - 20) La Ballerina del Gai-Moulin - 21) La Balera da Due Soldi - 22) La Pazienza di Maigret - 23) Maigret e il Produttore di Vino 24) Maigret e il ladro indolente - 25)  Rue Pigalle - 26) Maigret e il signor Charles - 27) Maigret e i testimoni recalcitranti - 28) Maigret e il Fantasma - 29) Il Pazzo di Bergerac - 30) L'Amica della signora Maigret. 
Le copertine della suddetta  collana ripropongono le illustrazioni originali realizzate dal grande illustratore Ferenc Pintér (1931-2008) per le passate edizioni Mondadori.
Andrea Franco