lunedì 8 agosto 2016

SIMENON SIMENON. THE NOVELIST IN TRAINING

On the young reporter sharpening his pencil for the future 

SIMENON SIMENON. LE ROMANCIER EN FORMATION 
A propos du jeune journaliste qui taille son crayon pour l’avenir
SIMENON SIMENON. IL ROMAZIERE IN FORMAZIONE
A proposito del giovane giornalista che affila la sua matita per il futuro 



Serving as a pisse-copie par excellence,” which translates as a writer producing quantity over quality better than all others, the budding reporter made himself “indispensable.” Georges was always ready to write anything on any topicIn fact, his three years as a reporter gave him vast experience, mostly because his subjects were “everything about everything.” He “appreciated all he saw and so he perceived and understood a host of realities on a daily basis. At the same time, he was able to develop a style on-the-job well beyond what had been that of a schoolboy. 
Within a year of joining the paper, Georges got the chance to write his own regular column. He responded to this promotion, which recognized the quality of his service and way of expressing himself, by churning out 784 installments. Although he was generally careful in their construction, he fell prone to fabrication.” For example, there was the “Scoop.” The eager columnist published a sensational interview with the illustrious Great War figure, Marshall Fochthat never took place. 
Young Georges “did not seem to be familiar with the notion of limits.” While, in general, even the “boldest and most explosive of his choices seemed to follow some logic, one in particular was and still is enigmatic. Entitled The Jewish Peril, his “crusade against Jews appeared as 17 articles over 4 monthsTo be fair, this sustained polemic also included “denunciations” of protestant Anglo-Saxons and Puritans, who apparently were in cahoots with “the Jewish octopus intending to “decimate the planet.” 
One might explain away these articles because the cub reporter was simply doing his job for a “conservative daily affirming its Christian anti-Judaism” or because the undertaking was no more than “a youthful mistake.” But, after asking if Georges was writing as “a convinced anti-Semite or an opportunist seizing his chance, Assouline answers by building a case for the first choice, pointing out how Jewish stereotypes occur all through Simenon’s works. (This observation is interesting because, while I do recall noting references to Jews in the Maigret series, I do not remember noting how anti-Semitic they were.) 
Moreover, by citing a series of anti-Semitic writings and statements, Assouline does not let the mature author off the hook. Nevertheless, Simenon denied all as stated in a 1985 letter: “Those articles in no way reflected my thoughts then or now.” And in another 1985 letter, he wrote: “Thus, I am in no way anti-Semitic.” One might accept some of Simenon’s defenses, which Assouline allows might help “to account” for the novelist, but this “does not excuse or justify” the reporterIn sumGeorges Simenon remains besmirched. 
Putting that uncomfortable issue aside, the reporter at age 18 was getting ready to publish his first novel. As the older Simenon would recall, “I had the need to express myself since childhood and felt malaise when I did not do it.” In other words, as he said in a 1981 interviewOne doesn’t become a writer, one is born a writer.” 

David P Simmons

domenica 7 agosto 2016

SIMENON SIMENON. IL METODO MAIGRET SAREBBE EFFICACE CONTRO IL TERRORISMO ISIS?

“Comprendere e non giudicare” servirebbe a qualcosa con i kamikaze jihadisti?

SIMENON SIMENON.  LA “MÉTHODE MAIGRET ” SERAIT-ELLE EFFICACE CONTRE LE 
TERRORISME ISIS?
Est-ce que "Comprendre et ne pas juger" servirait à quelque chose avec les djihadistes?
SIMENON SIMENON. WOULD “MAIGRET’S METHOD” BE EFFECTIVE AGAINST ISIS 
TERRORISM
Would “to understand and not judge” be of some use with the jihadist kamikazes?  



L'argomento che affrontiamo oggi è decisamente delicato. Perché riguarda una delle più grandi tragedie del nostro tempo, che semina morte e distruzione nell'occidente e nei paesi mediorientali, lasciando famiglie disperate, cristiane o musulmane che siano, e dietro di sè devastazione di città, di monumenti patrimonio dell'umanità, un clima già violento ancor più avvelenato, che già ha messo in moto delle vere e proprie guerre e che ovunque colpisce chiunque indiscriminatamente. Stiamo parlando dell'attività terroristica dell'Isis che ha avuto un'escalation terribile negli ultimi tempi e che non sappiamo quando finirà. Quel giorno, o meglio negli anni che seguiranno, si potrà cercare di stabilire cause, colpe, errori, responsabilità, che non potranno essere addebitati solo ed esclusivamente al sedicente Califfato, ma l'analisi storica dovrà far luce anche sulle responsabilità dell'Occidente. Ma questo è un ragionamento assai complesso e difficile da portare avanti oggi e più che mai in questa sede. Rientriamo quindi nei nostri ambiti e cerchiamo di immaginare, lo ripetiamo con grande rispetto per tutte le vittime di questa immane tragedia, come tecnicamente le modalità d'indagine del commissario Maigret potrebbero o non potrebbero rivelarsi utili in questa caccia ai terroristi. 
Prima di tutto, vorremmo sottolineare come, Simenon lo racconta spesso, il giudice Comeliau sarebbe spesso incline ad un uso massiccio di uomini, a grandi spiegamenti di forze, anche quando si tratta di catturare un omicida. Maigret è contrario a tutto questo chiasso. Soprattutto se si è alla caccia di un uomo solo in mezzo a milioni di parigini. Lui è quasi sempre propenso per prima cosa a studiare la situazione: famiglia, luogo di lavoro, moglie e/o amante, bar, brasserie e bistrot che è solito frequentare, abitudini quotidiane, vizi e debolezze... E, se si tratta di un pluriomicida, a maggior ragione, anche i precendenti e le motivazioni che lo hanno spinto su quella strada. Questa è una situazione abbastanza analoga a quella del terrorista che, organizzato o no, motivato da un fede estremista o solo, depresso e deluso dal mondo che lo circonda, può colpire nella folla, in un luogo qualsiasi, a qualunque ora. Anche un pluriomicida, che solo sospetti di essere braccato, può compiere gesti inconsulti e costituire un grave pericolo per la comunità, soprattutto se ritiene di non avere scampo e se, nella disperazione, non dà più nessun valore alla propria vita.
Informazioni. Ecco quello che Maigret cerca prima di passare all'azione vera e propria. Alcune sono costituite da quelle famose sensazioni che il suo fiuto riesce a  percepire, informazioni impalpabili, potremmo chiamarle, ma che sono quelle che mettono in sintonia il commissario con il ricercato. Altre informazioni gli vengono dai suoi ispettori che conoscono il terreno palmo, palmo, che hanno rapporti confidenziali con bravi cittadini e delinquenti... e non solo informatori. Questo significa avere il controllo del territorio. Gli occhi e le orecchie degli ispettori, e quindi di Maigret, sono quelli di chi lavora in strada, che sa dintinguere un movimento insolito rispetto al consueto tran-tran quotidiano. Anche dai pettegolezzi di una portinaia, se ben utilizzati, si possono dedurre indizi preziosi.
Certo Maigret, a nostra memeoria, non si è trovato mai davanti a stragi come quelle del Bataclan, al 50 di Boulevard Voltaire, con una novantina di vittime.  Quale sarebbe stata la sua reazione? Forse avrebbe dato più peso alle startegie eclatanti del giudice Comelieu, ma non tanto per catturare gli attentatori, ma per una qualche forma di deterrenza e per dare una maggiore (anche se non reale) sicurezza alla popolazione.
Il suo "comprendere e non giudicare" qui avrebbe avuto un'utilità molto ridotta in relazione al fenomeno dell'estremismo terroritico dell'Isis. Per comprendere invece i meccanismi di aggregazione di queste cellule, le modalità di collegamento con il centro organizzatore in Siria, la tecnica di preparazione di un attentato, la sua fame di capire gli sarebbe stata di grande utilità.
I sospetti, soprattutto i fiancheggiatori, andavano catturati, Maigret forse avrebbe voluto togliere l'acqua in cui i terroristi nuotavano. E se fosse riuscito a catturarli, l'interrogatorio sarebbe servito a qualcosa? Certo il famoso metodo "à la chansonnette" aveva piegato i più duri e resistenti, ma qui avrebbe a che fare con gente votata a morire, magari con il miraggio delle vergini che li aspettano nell'aldilà. Maigret avrebbe applicato delle varianti... magari fingendosi interessato alle loro idee e facendosi spiegare la loro fede, il come e il perchè arrivano a compiere quelle stragi. Poi, fingendo di non capire, avrebbe detto, con calma e traquillità, che non aveva compreso bene certi passaggi e avrebbe chiesto se potevano ricominciare da capo. Una, due, tre, quattro volte... poi con una scusa sarebbe uscito e uno dei suoi ispettori avrebbe ricominciato a farsi spiegare la stessa cosa, con una gran flemma e con l'aria di uno che ha tutto il tempo a disposizione. Si poteva andare avanti tutta la notte, il giorno dopo e tutta la notte seguente.... con il commissario e gli ispettori che si davano il cambio, dando la sensazione al sospettato che quel cantilentante e monotono interrogatorio avrebbe potuto non finire mai...
Certo spesso non si trattava di trovare gli autori della strage, che si facevano saltare insieme alle vittime. Ma qualcuno si sottraeva a questa prassi, o qualcosa non funzionava a dovere, e quindi uscivano vivi e fuggiaschi.
Fiancheggiatori e attentatori superstiti erano quindi l'obiettivo.  Alcuni suoi amici direttori di quotidiani si sarebbero prestati a tendere una trappola? Titoloni ad effetto:  "Bloccati due fiancheggiatori... confessioni clamorose" oppure "Dall'estero, un pentito dell'Isis rivela la rete dei terroristi in Francia" o anche "Scoperto il codice criptato di comunicazione, celullule dell'Isis allo scoperto". Certo a questa "trappola" dovevano dare il loro assenso anche la direzione della polizia, il magistrato incaricato, i responsabili dei servizi d'intelligence e su su fino al Ministro dell'Interno e al Presidente del Consiglio. Ma una trappola del genere, richiedeva coordinamento, massima riservatezza, tanto  tempo, una grande pazienza, e occhi e orecchie ben aperti. E in più i risultati non erano assicurati. Maigret avrebbe avuto, forza, la perseveranza e le capacità di trascinare tutti sulle sue posizioni?
Anche se si tratta di una lotta che a volta sembra impari e dove, come una barca che affonda, non si fa a tempo a tappare un buco che se ne apre un'altro. Una storia che sembra non finire mai, che tiene sempre a nervi tesi e impone di essere pronti a scattare in qualsiasi momento.
E se Maigret non  avesse accettato di imbarcarsi in un'indagine tanto più grande di lui?
Potrebbe darsi. Ma non ci sembra plausibile che il commissario si sarebbe sfilato da tutto,  restando lui, commissario capo, un semplice spettatore di fronte ad una simile tragedia. Invece lo vedremmo bene ritagliarsi un proprio ambito nelle indagini, Quelle conoscitive sul territorio, senza scadenze e obiettivi prefissati, alla ricerca di quelle atmosfere, quegli umori, quelle soffiate a mezza bocca che, messi tutti insieme, potevano costruire un puzzle che forniva contorni, profili, modi di agire... insomma alla fine una direzione nella quale l'indagine sia sarebbe potuta muovere.
Maigret lo vediamo bene in giro per la città e per le banlieu, con la pipa e il suo pesante cappotto, a parlare con le famiglie delle vittime, con i parenti degli attentatori, con gli imam delle moschee, con i proprietari di bancarelle e gli accattoni nelle strade degli attentati... colloqui a volte inutili, più spesso motivi di spunti o di intuizioni, qualche volta davvero rivelatori.
Questo suo avvicinarsi alle persone, agli ambienti, questo entrare in certe mentalità, intuire cose che la ragione non gli avrebbe mai rivelato, gli appartiene davvero, e magari nel lungo periodo avrebbe potuto portare dei risultati interessanti. (m.t.)

SIMENON SIMENON DOMENICA - SIMENON SIMENON DIMANCHE - SIMENON SIMENON ON SUNDAY










"Maigret au cinéma dans le roman Cécile est morte"

"Maigret al cinema nel romanzo Cécile è morta"

"Maigret at the movies in the novel Cécile is dead"

sabato 6 agosto 2016

SIMENON-SIMENON. SIMENON FOURNISSEUR DE NOUVELLES POLICIERES

Les nouvelles policières de Simenon publiées par "Police-Film" et "Police-Roman"

SIMENON-SIMENON. SIMENON FORNITORE DI RACONTI POLIZIESCHI 
I racconti polizieschi di Simenon pubblicati da "Police-Film" e "Police-Roman"
SIMENON-SIMENON. SIMENON SUPPLIER OF SHORT DETECTIVE STORIES 
Simenon's short detective stories published by "Police-Film" and "Police-Roman"


On se rappelle qu'en 1934, Simenon avait annoncé qu'il renonçait à écrire les aventures de Maigret, et il avait tenu parole… pendant presque deux ans, puisqu'en 1936, il avait accepté de rédiger une série de nouvelles pour le journal Paris-Soir. Et voilà qu'on le sollicite à nouveau en 1938: les frères Offenstadt, créateurs de la Société parisienne d'édition, et qui éditent surtout des magazines pour la presse enfantine, comme L'Epatant, où paraît la célèbre bande dessinée des Pieds Nickelés, publient un nouveau journal de récits policiers illustrés, intitulé d'abord Police-Film, puis Police-Roman. Pour son lancement, ils font appel à Simenon, dont le succès dû à Maigret ne s'est pas démenti avec les années: il a beau avoir publié depuis 1934 nombre de romans sans le commissaire, et être passé chez Gallimard, il se trouve encore des nostalgiques pour regretter la disparition du policier à la pipe…  
Simenon, de son côté, n'a pas a priori de raison de remettre son héros en activité, fût-ce pour de simples nouvelles dans un journal illustré… Mais, d'une part, il vient d'acheter sa "maison de grand-mère de Nieul", et, pendant ces "mois fiévreux", qu'il passe à "bêcher, à planter, à clouer", comme il l'écrit dans ses Mémoires intimes, il lui est difficile d'écrire des romans, et donc la rédaction de nouvelles lui est plus aisée; et, d'autre part, il voit sans doute plus loin: Gallimard lui a en effet écrit pour lui faire prendre conscience que, malgré leur bienfacture, les "romans durs" ne donnent pas d'aussi gros tirages que les Maigret, et que lui, l'éditeur, verrait d'un bon œil l'entrée de Maigret à la NRF… Simenon a longtemps hésité, mais avec les frais de la maison de Nieul, et les temps difficiles qui s'annoncent (les menaces d'une guerre prochaine commencent à se faire plus précises…), il sent qu'il va avoir besoin d'argent… En septembre 1937, il a signé un contrat avec Gallimard pour un recueil des nouvelles publiées par Paris-Soir. Pourquoi ne pas écrire d'autres textes pour compléter le recueil ? Et puis, les rentrées financières promises par les Offenstadt ne sont pas à négliger…  
Simenon accepte donc la proposition, et on annonce la parution du nouveau magazine: en date du 29 avril 1938, les lecteurs des journaux découvrent l'encart suivant: "Sensationnel ! Police-Film publie un roman complet inédit. 16 pages en héliogravure. En vente partout. 50 c. Dans le 1er numéro, une enquête du commissaire Maigret, Mademoiselle Berthe et son amant, par Georges Simenon." 
Simenon rédige 9 autres nouvelles mettant en scène Maigret, puis il donne aussi au journal les 13 nouvelles du Petit Docteur, les 14 nouvelles des Dossiers de l'Agence O, ainsi que 6 nouvelles éparses. Le petit Docteur et Les dossiers de l'Agence O seront publiés par Gallimard en 1943, les nouvelles avec Maigret rejoindront celles de Paris-Soir pour former Les nouvelles enquêtes de Maigret, édité par Gallimard en 1944, et 5 des six autres nouvelles seront adjointes, sous le titre Nouvelles exotiques, au volume Signé Picpus, publié également en 1944 par Gallimard.  
La Société parisienne d'édition ne lésine pas sur les moyens pour faire de la publicité; on trouve, dans les quotidiens de l'époque, des articles qui imitent la forme des communiqués de presse, et qui annoncent la parution des prochains textes dans Police-Film; par exemple le communiqué qui paraît le 20 mai 1938, titré "La tempête qui tue": "Dieppe. C'est à la faveur d'une effroyable tempête que fut commis, la nuit dernière sur les quais de Dieppe, un crime mystérieux. Il s'agit d'une jeune femme de vingt-six ans, tuée d'une balle dans la tête. «Quel est l'assassin ?» se demande le commissaire Maigret, dans le passionnant roman de Georges Simenon, «Tempête sur La Manche», qui vient de paraître dans Police-Film." 
Une dernière chose est à noter: non seulement le romancier a été le plus important "pourvoyeur" de textes  pour ce magazine, qui connaîtra en tout 159 numéros, dont 43 sont consacrés à des nouvelles écrites par Simenon, mais il faut bien reconnaître que les autres contributeurs n'ont pas atteint la renommée de celui-ci: qui, en effet, hormis les spécialistes de la littérature populaire, connaît encore les noms de Jean Bazal, André Charpentier ou Elly Franck, pour ne citer que quelques-uns de ceux qui signèrent des textes pour Police-Film et Police-Roman ? Qui pourrait dire de quoi il retourne dans Le meurtre du rapide 22, dans Le secret de la danseuse nue ou dans Le fantôme aux émeraudes ? N'ayant lu aucun de ces textes, je ne peux pas argumenter sur le fait qu'ils aient été moins bons ou égaux en qualité à ceux de Simenon, mais une chose est sûre: celui-ci a fait le bon pari en faisant éditer ses nouvelles chez Gallimard, leur assurant ainsi une postérité certaine, et donnant aux textes courts mettant en scène le commissaire une importance qui leur permet de rejoindre les romans de la saga maigretienne… 

Murielle Wenger

venerdì 5 agosto 2016

SIMENON SIMENON. E UN MAIGRET COME "SHERLOCK"?...

Vi piacerebbe una serie “Maigret” come quella televisiva della BBC  sull’investigatore di  Conan Doyle?
SIMENON SIMENON. ET UN MAIGRET COMME "SHERLOCK"? ...
Aimeriez-vous une série "Maigret" comme celle de la télévision BBC sur le heros de Conan Doyle?
SIMENON SIMENON. AND A MAIGRET LIKE SHERLOCK?...
Would you like a Maigret series like BBC Television’s one about Conan Doyle’s hero? 
 
Sacrilegio? Parlare di Sherlock Holmes in un blog dedicato in gran parte al grande Maigret... Jules Maigret. il commissario divisionario, capo della brigata omicidi di Quai des Orfévres, in predicato di diventare Direttore della Polizia Giudiziaria di Parigi? 
No, non ci sembra sacrilego e nemmeno inopportuno. Anzi ne faremo addirittura oggetto di un gioco. 
Lo spunto ce lo danno due notizie che riguardano delle serie televisive. Vengono tutte e due dalla Gran Bretagna: una sulla serie di Maigret interpretata da Rowland Atkinson (Mr.Bean) che, dopo le prime due puntate (diciamo un po' di prova), visto un buon gradimento, la ITV Production ha annunciato la messa in cantiere di altre due puntate. La seconda e che la BBC ha in lavorazione la quarta stagione di "Sherlock", serie che invece gode di un considervole e consolidato successo. Anche grazie al metodo del contagocce che evidentemente i produttori britannici hanno capito essere quello che crea  più aspettative e maggiori ascolti (tre serie di sole tre episodi l'una). Ma, onore al merito, da maigrettiani di ferro quali siamo, dobbiamo riconoscere che la serie televisiva tratta dalle opere di Conan Doyle ha meritato tutto il successo che ha avuto. Nove episodi (debutto nel 2010) più un episodo speciale, circolato anche nelle sale cinematografiche. 
Insomma Maigret ITV contro Sherlock BBC. Il primo ha suscitato non poche perplessità per la scelta del protagonista Rowland Atkinson (più famoso con il nome del suo personaggio di successo, Mr.Bean). E non solo per una certa mancanza di physique du rôle, ma anche per il suo passato di comico interamente contraddistinto da un umorismo un po' demenziale, tutto scatti e basato praticamente sulla mimca facciale e movenze da marionietta (d'altronde proprio questi sono gli ingredienti che hanno fatto di Mr. Bean un così popolare personaggio, tanto amato da un certo pubblico). Il problema per Atkinson è che stavolta doveva rivolgersi ad un pubblico completamente diverso, anche internazionale... E poi c'era il problema dei precedenti. Jean Gabin, Jean Richard e Bruno Crémer per i francesi, Rupert Davies e Michel Gambon per gli inglesi, Gino Cervi per gli italiani, insomma attori amati e seguiti come delle icone dai rispettivi telespettatori. E termini di paragone decisamente scomodi. In Italia il Maigret della ITV non è ancora arrivato, ma in Inghilterra ha realizzato al suo debutto un ascolto non certo disprezzabile, quasi sei milioni di spettatori. Non tutta la critica è stata positiva, ma il pubblico ha risposto. 
Sherlock è più in alto. Il serial della BBC ha sfiorato i dieci milioni di telespettatori, ha
avuto critiche molto positive e ha innescato un fenomeno virale (televisione-cinema- socialmedia-video su YouTube, etc...). E questo nonstante la serie interpretata da Benedict Cumberbatch (Sherlock) e Martin Freeman (Watson) abbia stravolto il canone di Doyle. I due sono più giovani, la vicenda si svolge ai giorni nostri, c'è una vena di autoironia, ma anche una strizzata d'occhio agli sherlockiani doc, alcuni elementi formali e sostanziali sono fedeli allo spirito dell'opera, altri ne stravolgono certe tradizionali caratteristiche.
Allora il gioco che vogliamo intraprendere parte da una domanda. 
E se ci fosse un produttore,uno sceneggiatore e un regista che, sulle orme di quello che si è realizzato con "Sherlock", volessero stravolgere Maigret, tanto da renderlo certo in sintonia, ma molto diverso da come l'ha creato Simenon?  
Crediamo che il grande successo del serial della BBC stia proprio nell'aver attratto con un personaggio così "rinnovato" molti che non erano appassionati di Sherlock Holmes. E che magari adesso sono andati a leggersi le vecchie storie di Conan Doyle.
Lo "strappo" di Atkinson che interpreta un Maigret un po' particolare è nulla di fronte alla rivoluzione messa in scena da Sherlock.
E allora osiamo.
Intanto immaginiamo un Maigret giovane, ma già comissario. Un detective brillante, ma di poche parole, che ha il suo ufficio nella nuova cittadella della polizia francese, a Batignolles. Gira le strade di una Parigi d'oggi e non lo fa a piedi, o sulla piattaforma esterna di un bus, ma su quel microveicolo della Renault, metà auto e metà moto, che è la Twizy elettrica. Non rinuncia alla sua pipa e alle sue birre, ma ad esempio Louise non è proprio sua moglie... è in effetti la sua compagna da un po' di tempo. E' una donna indipendente, appassionata di cucina, ottima cuoca e la sua attività é quella di "chef a domicilio". Viene chiamata per organizzare pranzi e cene di un certo livello e in questa attività è aiutata dalla sorella, che dall'Alsazia si è trasferita a Parigi. E qualche volta le dà una mano anche la sua amica, la signora Pardon.
Mademoiselle Louise in tutta questa attività non trascura il suo Maigret. Anche se quando lui torna a casa lei non c'è, il commissario trova il frigorifero pieno di quelle leccornie che Louise ha preparato per prova, oppure una o più porzioni di quello che Louise ha cucinato per una cena di gala o un pranzo di nozze.
I suoi ispettori, Janvier, Lucas, Torrence, Lapointe sono sempre lì, intorno a lui, fisicamente o virtualmente, grazie alla chat di gruppo su Whatsapp sui loro smartphone che li tiene continuamente in contatto, pronti a scattare per ogni evenienza, ovunque essi siano.
Le cose vanno peggio con il giudice Comeliau che cerca continuamente di mettergli i bastoni tra le ruote. Maigret sospetta addirittura che voglia sostituirlo con un commissario con cui il giudice ha qualche vaga parentela...  Ma dalla sua parte ci sono sempre il capo della scientifica, il dottor Moers, che lavora non in un sottotetto, ma in una serie di modernissimi locali, attrezzati con la tecnologia più avanzata e poi la squadra del medico legale dottor Paul.
Maigret, però abita sempre in Boulevard Richard-Lenoir e frequenta la brasserie Duphine che sembra cristallizzata nel tempo.
E soprattutto il suo metodo non è cambiato. Quando il reato è compiuto, con la sua Twizy arriva per primo sulla scena del crimine e non vuole che nessuno, nemmeno la scientifica, s'intrometta. Lascia perimetrare il luogo, poi inizia a camminare avanti e indietro, osserva il morto, da un'occhiata al suo cellulare, si accende la pipa, guarda pensieroso il cielo, le case, le facce di qualche testimone trattenuto per essere interrogato... e se qualcuno gli chiede "Commissario a cosa sta pensando", lui, come al solito risponde "A niente". E infatti sta lì senza far nulla, ad impregnarsi di quell'ambiente, di quella atmosfera, fiutando l'aria e sbuffando lunghe nuvole bianche dalla sua pipa.
E il nostro nuovo-vecchio Maigret, con un cenno dà il via al solito rumoroso can-can, lui si allontana lentamente, sale sulla sua Twizy e se ne va.
L'indagine è iniziata. (m.t.)