venerdì 28 ottobre 2016

SIMENON SIMENON. GIDE AND GEORGES

On Gide’s important role in Simenon’s life and career 

SIMENON SIMENON. GIDE ET GEORGES 
À propos du rôle important de Gide dans la vie et la carrière de Simenon 
SIMENON SIMENON. GIDE E GEORGES
L'importante ruolo di Gide nella vita e nella carriera di Simenon


The author André Gide had major, direct influence on Georges Simenon from 1935 to 1951According to Pierre Assoulinehe “played a significant role” in Simenon’s “short- and medium-term evolution.” Indeed, in the 12 pages of the Index of Names Cited at the end of the 900-page biography Simenon, Gaston Gallimard is the only person with more listed page numbers than André Gide. 
In 1935, because the 66-year old Gide wanted to meet the 32-year old Simenon, Gallimard arranged their introduction at one of his annual cocktail parties. Although he had read but little Simenon,” Gide then “bombarded him for one hour with questions” of a “very literary” nature demanding the sort of “introspection” into his writing that Simenon specifically hated. 
After this abrupt and aggressive beginning, Gide was not going to stop reading, sampling, and commenting on Simenon.” As a warm and enthusiastic Gide gave feedback on Simenon’s works extensively and, in turn, Simenon “solicited his advice more and more often,” a lasting relationship developed. “From the first meeting” on, Simenon had someone who “helped him embark on his career and find his way because Gide “stayed right beside him, dispensing criticisms and encouragements.” Though they were often apart and had to rely on letter writing, advice, opinion, and direction were what Simenon came to expect of Gide. 
By 1940, Simenon suggested he needed the whip” or the club of “a Gide” to continue publishing. Having the “indispensable friendship of Gide” and “an admirer with the importance of Gide” likely facilitated his boast: Great minds say there are two great writers in this country: Gide and me.” Perhaps as well, this quasi-mutual admiration society explained Gide’s statement that Simenon was a great novelistthe greatest perhaps and the truest novelist that we have in French literature today. Some boost for a novelist only 36 years old at this time! 
During Gide’s final years of life from 1946 to 1951, Simenon addressed him as “Master.” Perhaps, this was because Gide served as “one of the rare ones, if not the only one, to whom he opened up about his conception of love and the nature of his relationships with women” (curious given their differing sexual orientations). Additional topics discussed rarely with others included evocations of his brother Christian (“the cadaver in the closet”); thoughts about criticism and critics; analysis of his personal writing system; and opinions on recent readings. In fact, “the more Simenon isolated himself from the world, the more he needed Gide.” 
In 1960, Simenon observed: I believe that, all his life, Gide dreamed of being a creator rather than a moralist or philosopher. I was exactly his opposite and I believe that’s what interested him [in me].” In 1973, a full 22 years after Gide’s death, Simenon attested: “Gide provided me with something enormous, which was confidence in myself. For I never basically believed in the importance of what I was writing […] Gide helped in giving me the feeling that, despite everything, what I was doing had a certain usefulness.” 

David P Simmons 

giovedì 27 ottobre 2016

SIMENON SIMENON. LO STRANGOLATORE DI MORET

Una nuova raccolta di tre racconti tratti dalla serie dell'Agence O
SIMENON SIMENON. L'ETRANGLEUR DE MORET
Une nouvelle collection de trois histoires de la série "Agence O"
SIMENON SIMENON. THE STRANGLER OF MORET
A new collection of three stories in the series "O Agency"

E' di scena di nuovo l'Agence O. Infatti i tre racconti, raccolti sotto il nome di Lo strangolatore di Moret, ha per protagonista quell'agenzia d'investigazioni a cui capo c'è l'ex ispettore di Maigret, Torrence. Gli altri due sono L'arresto del musicista e Il vecchio con il portamine. In libreria dalla settimana scorsa, fa parte della collana "Gli Adelphi" ed è disponibile anche in versione ebook.
Nelle tre inchieste Torrence, un po' diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere in Quai des Orfèvres, indaga in coppia con l'arguto Emile, una mente fine e a volte geniale.  I due risentono dell'atmosfera maigrettiana anche se il tipo di indagini è un po' diverso. Simenon  scrisse una quindicina di questo racconti nel '38 pubblicati poi con Gallimard. Era il periodo in cui, terminata la prima serie dei Maigret di Fayard, si dedicava ai romans-durs. Maigret sarebbe tornato di li a poco, ma in quel momento Simenon considerava chiusa la parentesi Maigret, come un ponte che l'aveva portato dalla letteratura popolare a quella vera e propria. 

SIMENON SIMENON. SIMENON, IL GENIO POETICO

Sulla tecnica e sull’arte dello scrittore
SIMENON SIMENON. SIMENON, LE GENIE POETIQUE 
Sur la technique et l'art de l'écrivain 
SIMENON SIMENON. SIMENON, THE POETIC GENIUS 
On the writer's technique and art 



Molto si è parlato negli anni di Georges Simenon come scrittore prolifico, cantore della piccola borghesia e delle sue contraddizioni, arguto intrattenitore e creatore del commissario Maigret. Meno invece si è dibattuto sulla tecnica e sull’arte dello scrittore che emerge, simile e diversa, nei suoi romanzi. 
Se nei romanzi ‘gialli’ di Maigret l’intrattenimento è sostanza ma soprattutto pretesto per scavare nelle contraddizioni dell’animo umano – nei ‘romanzi duri’ (come egli stesso definiva i suoi romanzi ‘letterari’) l’approfondimento psicologico di anime tragiche e perdute è la sostanza principale atta a nascondere i meccanismi di suspense che tengono il lettore con il fiato sospeso. 
Per mostrare questi meccanismi, o almeno alludervi distrattamente, indicandoli da lontano come un oggetto sfuggente non identificato – è utile analizzare una delle opere meno acclamate di Simenon, il romanzo I complici.  
Qui la trama, come spesso accade nei ‘romanzi duri’ è abbastanza semplice: un rispettabile uomo sposato, alla guida di una Citroën, amoreggia in macchina con la propria segretaria. Proprio all’apice del flirt la macchina sbanda e provoca un incidente, causando la morte di decine di bambini. Il resto del romanzo è incentrato sui pensieri, sul rimuginare psicologico del protagonista, sullo sviluppo degli eventi costantemente riflessi nei suoi occhi, sulla figura femminile di Edmonde, dipinta come ‘bestia’ e al contempo come ‘automa’, come fuoco primordiale e ghiaccio bollente, e come unico motivo di resistenza alla banalità. 
Ma ciò che ben si può notare nella narrazione, nelle pause, nel ritmo, nelle precise scelte lessicali, è la disciplinata strategia dei crescendo, delle svolte, dei bassi e dei picchi che l’autore adopera scientificamente.  
Nei ‘Maigret’ la narrazione è veloce: basata su dialoghi scattanti ed essenziali, su descrizioni che si esautorano nel giro di tre righe, e su colpi di scena che appaiono in una parola (sempre la parola giusta al momento giusto). E non basta: l’atmosfera viene creata con rapide pennellate, tanto che tre aggettivi ‘giusti’  bastano a imprimere indelebilmente un personaggio nell’immaginario del lettore. Lo stesso per l’atmosfera che cresce a tratti, tra un dialogo e l’altro, con descrizioni saltuarie e sempre fugaci, ma sempre inesorabilmente ‘giuste’. 
Nei ‘romanzi duri’ la strategia rimane sostanzialmente la stessa, ma tutto si dilata: le descrizioni occupano pagine, ma girano sempre nello spazio di frasi ‘esatte’ (lunghe quanto basta) e vengono interrotte da punti che sembrano macigni, a terminare un ragionamento necessario. Anche i colpi di scena seguono lo stesso criterio: non avvengono più nello spazio di una parola, ma nello spazio di alcune righe, perdendo il loro carattere nominale di ‘colpo di scena’ e diventando così ‘atmosfera’, una diversa atmosfera che colpisce come un improvviso cambio di temperatura. 
Ci vorrebbero forse pagine per provare a descrivere le note, le tattiche musicali che Simenon adopera puntualmente nei suoi romanzi.  Ma il fattore essenziale che risulta emergere dalla scrittura simenoniana è proprio questa stretta corrispondenza tra filosofia del contenuto ed esecuzione dello stile. L’idea di artigianato e di narrazione ‘reale’ corrisponde a una esplicazione che, nella scelta giusta delle parole chiave, cerca di aderire alla realtà in maniera più attinente possibile, sia per contenuti che per descrizioni che per ritmi.  
Si sente l’ansimare degli amanti nella punteggiatura di Simenon; si sente il lento logorio della routine nelle descrizioni addormentate e trasognanti; si sente il tragico evolversi degli eventi nelle svolte improvvise e nei cambi di temperatura; si sente il vuoto dell’esistenza nelle atmosfere, nel modo in cui l’autore ci scaraventa in faccia i suoi personaggi e il loro tragico destino. 
Uno scrittore belga che sembra tanto un greco antico nel dipanare la sua anima sul foglio. Un Maestro che ci sbatte in faccia, così come l’abbiamo creata, una realtà distratta che non ci piace per niente.  
E lo fa con quelle parole che ci spezzano le gambe.  
E inseriscono Georges Simenon nel firmamento poetico di quei cantori che ci hanno fatto emozionare...  
E a volte anche morire. 

Fabio Cardetta

mercoledì 26 ottobre 2016

SIMENON SIMENON. SIMENON ET LES INTERVIEWS: ECOEUREMENT OU NECESSITÉ ?

Quelques réflexions sur les raisons pour lesquelles Simenon a donné beaucoup d'interviews 

SIMENON SIMENON. SIMENON E LE INTERVISTE: NAUSEA O NECESSITÀ ? 
Qualche riflessione sul perchè Simenon ha concesso molte interviste 
SIMENON SIMENON. SIMENON AND INTERVIEWS: DISGUST OR NECESSITY? 
Some reflections on the reasons why Simenon gave many interviews


Octobre 1971. Simenon vient de terminer son roman Les innocents (il ne le sait pas encore, mais ce sera son dernier "roman dur"…), et il reçoit la visite du journaliste André Blanchoud, qui vient l'interviewer pour le journal suisse L'Illustré. Une fois de plus, le romancier se plie au jeu des questions-réponses, et détaille sa "méthode" d'écriture: le panneau "do not disturb", les annuaires téléphoniques, l'enveloppe jaune sur laquelle il note les coordonnées de ses personnages et le plan de leur demeure, la recherche d'un titre pour le roman, le romancier qui se met dans la peau de son personnage, la frappe sur la machine à écrire pendant deux heures et demie, au bout desquelles il est en nage… bref, comme le dit un intertitre de l'article, un "mécanisme parfait", qui doit permettre au travail de création de s'accomplir… Ce genre d'interview, Simenon en a donné des dizaines et des dizaines, et pourrait-on dire jusqu'à l'écoeurement ?  
Comme il le notait une dizaine d'années plus tôt dans un cahier de Quand j'étais vieux: "Tous les trois ou quatre mois, nous ouvrons ainsi la porte aux journalistes, en série. Ce sont presque toujours des gens sympathiques, intelligents à première vue, et peut-être le sont-ils réellement. Qu'ils viennent de Finlande, d'Allemagne ou d'Italie, ils ont l'air d'essayer de comprendre. Ils écoutent, prennent des notes, affirment qu'ils feront "différent", qu'ils feront "vrai". […] La légende a été établie, une fois pour toutes, et quoi que je fasse, quoi que je dise à ceux qui m'interviewent, c'est cette légende qu'ils publieront. Peu importe ce que je leur ai raconté […]. Peu importent les documents que je leur ai montrés. Peu importe qu'ils aient juré de faire vrai […]. L'article sera le même, les photos aussi, avec les mêmes erreurs. Car ils estropient […] les titres des romans cités. Et, s'il est question de chiffres, ils les multiplieront par cinq, par dix, quand ce n'est pas par cent. […] Pourquoi les recevons-nous […] ? Pas pour des raisons publicitaires, car ces articles, toujours faux, risquent de fatiguer le lecteur et même, petit à petit, de le hérisser contre un auteur. Par vanité encore moins. Il ne m'est pas désagréable de m'expliquer en présence d'un homme qui cherche à comprendre et dont l'opinion m'importe. Ce n'est pas le cas de quatre-vingt-dix-neuf pour cent des journalistes, surtout des rédacteurs de magazines. S'il s'agit d'un débutant, ou d'un free-lance pour qui cet article peut avoir de l'importance, il est certain que je me souviens de mes débuts et que je m'efforce de lui donner sa chance. Mais pour les autres, pleins de suffisance, qui croient tout savoir […] ? A chaque fois, j'ai pourtant un espoir. Celui de rectifier enfin les légendes, de détruire les mythes exaspérants, d'en finir avec les contre-vérités habituelles. Il n'en est rien. Je réponds aux questions, toujours les mêmes. Et je finis par m'écoeurer. […] Et si, comme les lecteurs de magazine, j'étais victime de la légende ? Si je m'étais mis à y croire à force de la lire, imprimée ?"  
On notera combien ces réflexions valent leur pesant d'ambigu. Comme le disait Pierre Assouline, Simenon est en partie responsable de la légende qui s'est créée autour de lui, et il n'a jamais tenté de lui échapper vraiment. Les innombrables interviews qu'il a données, si elles lui étaient peut-être une corvée, il ne s'y est pas soustrait. Et même, pour cette interview que nous mentionnions au début de ce billet, on peut se poser la question: en 1971, Simenon n'a plus rien à prouver, on sait qu'il est un grand romancier, qu'il a écrit des chefs-d'œuvre, et que la reconnaissance des instances littéraires est en marche… Alors pourquoi continuer à "s'exhiber", à se laisser photographier, à raconter une fois de plus comment il travaille ? Est-ce un besoin de se rassurer ? De se prouver quelque chose à lui-même ? A force d'expliciter le mécanisme de sa création, celui-ci ne va-t-il pas finir par se gripper ? A peine une année après cette interview, Simenon se met à nouveau à sa table de travail, et cette fois, le miracle ne jouera plus: il a beau empoigner ses outils, son enveloppe jaune, rien ne jaillit, impossible de se mettre dans la peau d'un autre… Le Simenon romancier va céder la place au mémorialiste, il ne va pas tarder à empoigner un micro, et, paradoxalement (mais est-ce si paradoxal que cela ?), il va continuer à donner des interviews, pour parler encore de son œuvre, et, encore plus qu'auparavant, de lui-même, comme si se raconter lui était devenu tout aussi indispensable pour exister… 

Murielle Wenger