giovedì 18 ottobre 2018

SIMENON SIMENON. NO NEED FOR CHRONOLOGY?

Why Simenon didn't worry about a chronological description of Maigret's biography 

SIMENON SIMENON. NON C'È BISOGNO DI CRONOLOGIA ? 
Perché Simenon non si è preoccupato di descrivere cronologicamente la biografia di Maigret 
SIMENON SIMENON. PAS BESOIN D'UNE CHRONOLOGIE ? 
Pourquoi Simenon ne s'est pas préoccupé de décrire chronologiquement la biographie de Maigret 


Some years ago, there had been on this blog a discussion about this topic: the chronological order for the writing of the Maigret novels doesn't follow the chronological order of Maigret's life and career. At the time, one of the answers had been proposed in French and Italian, and today we propose an English version, which has been slightly modified and adapted.  
One can argue that Maigret isn't the first character for which his creator would first write some events in his life, and afterwards write other novels in which he would tell his infancies or youth, or beginnings in his career, and so on. Maurice Leblanc's Arsène Lupin could be an example for that. But with Simenon, there were other things that came into play.  
"One thing that irritated me sometimes was that he was mingling dates, placing at the beginning of my career investigations that had taken place later on, and vice-versa. […] I even intended […] to establish […] a timeline of the main cases I had been involved in. – Why not? Simenon answered to me. That's an excellent idea. Thus we'll be able to correct my books for the next edition. And he added without irony: - But, my old Maigret, you'll have to be kind enough to do the job by yourself, for I never dared to reread myself." (Maigret's Memoirs) 
This last sentence is a good illustration of what Simenon's writing is: fast, without backtracking, a minimal correction as a kind of "cleaning up", and, once the book had been published, the author didn't reread it. Which, beside, didn't prevent the fact that, although the novelist asserted that he forgot his characters once the book was finished, he had a rather good memory of what he had written: to be convinced of it, you have only to see the multiple examples of reminiscences from a novel to the other that you can find throughout the Maigret saga.  
Thus, if Simenon didn’t reread his books, he had no reason to worry about the internal chronology of them. Moreover, he didn't plan his Maigret novels as a (chrono)logical sequence that had to go over his character's whole life, with a beginning and an ending. He didn't act as Balzac, who wrote his Comédie humaine such in a way that characters would come back from a novel to the other, nor or as Zola, who intended to write the entire story of the Rougon-Macquart family. And we might say that Simenon didn’t really intend to make a saga with the Maigret novels as a whole: it's because there are such many novels that we can speak afterwards of a saga, and it's the long writing period (more that 40 years!) that permitted the character's development.  
When Simenon "entered a novel", he wasn't telling himself that his purpose was to write Maigret's next investigation; rather his writing started from an idea, a sensation, a memory, a situation in which he wanted to immerge a character, and at the beginning he wasn't always sure that he was going to write a Maigret or another novel. It's especially true for the Presses de la Cité novels, where we know some novels for which Simenon had in mind to write a roman dur, and then he couldn't "find the right tone", and so he decided to deal with the subject in a Maigret novel. Simenon wrote instinctively, and he didn't build his works according to an architectural project such as Proust did in his Recherche. Even if, of course, he perfectly knew what kind of literature he intended to write.  
But Simenon essentially wrote because he really felt the need of writing, an almost physical need to write down his questioning about life. And every time he began to write a new novel, it was not the requirements of a pre-established project that he responded to, but rather an almost vital need to express his feelings... 

Murielle Wenger 

mercoledì 17 ottobre 2018

SIMENON SIMENON. 15/10/1945: L'ARRIVO A NEW YORK CAMBIA TUTTO

Una data cruciale. Il cambiamento di continente, di stile di vita, la novità chiamata Denyse.... una seconda vita per Simenon?

SIMENON SIMENON. 15/10/45: L'ARRIVEE A NEW YORK CHANGE TOUT
Une date cruciale. Le changement de continent, de style de vie, la nouveauté appelée Denyse… une deuxième vie pour Simenon?
SIMENON SIMENON. 10/15/1945: THE ARRIVAL IN NEW YORK CHANGES EVERYTHING
A crucial date. The change in continent, in life style, and the novelty called Denyse… A second life for Simenon?






Oggi partiamo proprio da dove è partito il post di ieri di Murielle. L'arrivo di Simenon in America il 3 ottobre del 1945 insieme alla prima moglie Tigy  e al primo figlio  Marc. Lo scrittore ha 42 anni, é pressappoco a metà della sua vita, si gode il sollievo di essere sfuggito ad una brutta fine (per l’accusa di collaborazionismo con i nazisti) e la consapevolezza di iniziare a vivere nel paese che era il simbolo della libertà, dove secondo lui scrivevano i migliori romanzieri del momento e dove sperava di rifarsi una vita.
La realtà per certi versi doveva addirittura sopravanzare le aspettative. La vita di Simenon sarebbe cambiata moltissimo, soprattutto sul piano personale, in quei dieci anni americani, come forse lui non immaginava nemmeno.
La propria situazione sentimentale? Il matrimonio con Tigy era ormai naufragato da tempo e i due avevano deciso di convivere solo per il bene dl loro figlio Marc. Ognuno la propria vita, i propri interessi, le proprie relazioni, in tutta libertà.
Ma questo non poteva far prevedere al romanziere l’arrivo di un ciclone come quello di Denyse che l’avrebbe frastornato con la sua carica sensuale, sentimentale, sessuale. E questo poco dopo il suo arrivo. Questa canadese, conosciuta durante la ricerca di una segretaria-interprete (Simenon non se la cavava ancora troppo bene con l’inglese, soprattutto negli affari). Denyse era l’opposto di Tigy. Questa non aveva un grande interesse per il sesso, mentre la prima ne aveva fatto al prima arma di conquista di Georges.
Tigy quando si erano sposati, aveva fatto promettere al novello marito che non avrebbero avuto figli. Poi venne Marc…. Denyse gliene dette invece tre, nell’ordine John, Marie-Jo e Pierre.
Caratterialmente erano all’opposto. Tigy faceva finta di non sapere dell’intensa vita sessuale di Simenon, anche quando si svolgeva quotidianamente sotto il suo stesso tetto con la loro femme de chambre, Boule. Denyse quasi incoraggiava Simenon nelle sue scorribande sessuali e talvolta non disdegnava di partecipare lei stessa.
Dal lato professionale? Beh, il suo ritmo di scrittura, la sua alternanza tra romans durs e Maigret non subì alterazioni. Quello che cambiò definitivamente fu l’editore. Da un grande e riconosciuto autore dei grandi intellettuali, come Gallimard, ad un piccolo esordiente come Presses de La Cité, di Sven Nielsen, che aveva deciso di fare il grande salto da distributore ad editore. Nielsen chissà quanto avrebbe dovuto faticare per arrivare al successo, senza Simenon, e il romanziere non avrebbe potuto avere con nessun altro editore il controllo totale di tutte le fasi delle sue opere. Il connubio fu di quelli che durarono una vita e aveva tolto Simenon da quell’atmosfera letteraria e accademica che da Gallimard si respirava a pieni polmoni.
Poi il vivere in questa società moderna, quasi senza storia (se paragonata all’Europa) dove i valori erano più concreti, i rapporti più diretti, dove si respirava un’ingenuità e una schiettezza tipica delle nuove civiltà. Almeno questo è quello che aveva percepito in promo momento, e forse anche un po’ sperato. Solo dopo si rese conto  di una certa doppia anima, da un parte bigotta, dall’altra trasgressiva, della riprovazione che provocava la sua famiglia “allargata”, del non avere un dimora stabile… Ma questo, come abbiamo detto venne in seguito. Ma all’inizio la sensazione era quella di vivere non in un ‘altra nazione, ma su un altro pianeta.
L’altra sua speranza era quella di sfondare anche negli Usa come romanziere. Cosa su cui, nel corso del tempo dovette ricredersi.  Anzi, la sua fama e la sua autorevolezza cresceva molto di più nel vecchio continente, nonostante la sua assenza. Ma all’inizio anche il lato letterario di quell’avventura era un sfida che lo affascinava… ma davvero gli avrebbe potuto cambiare il suo modo di essere romanziere?
Insomma Simenon si trovò a varcare una linea, ben diversa da quella che attraversavano i protagonisti dei suo romanzi, ma poteva davvero sembrare l’inizio di una nuova vita.
Ma sappiamo che dopo dieci anni il richiamo della vecchia Europa fu più forte di tutto e tornò alle sue origini. Anche se ormai certe cose l’avevano cambiato e avevano modificato ineluttabilmente la sua esistenza(m.t.)

martedì 16 ottobre 2018

SIMENON SIMENON. NEW YORK, NOUS VOILÀ !

 La découverte de l'Amérique par le romancier, et ses impressions confiées à son héros 

SIMENON SIMENON. NEW YORK, ECCOCI QUI! 
La scoperta dell'America da parte del romanziere, e le sue impressioni affidate al suo eroe 
SIMENON SIMENON. NEW YORK, HERE WE ARE! 
The discovery of America by the novelist, and his impressions entrusted to his hero


Le 3 octobre 1945, Simenon pose le pied sur sol américain. Il vient de faire une traversée d'une quinzainde jours sur un cargo, accompagné par Régine et Marc. Il a quitté la vieille Europe, et il laisse derrière lui des souvenirs que, pour le moment, il préfère oublier. Devant lui s'ouvre une nouvelle vie, une vie comme neuve, pleine d'espérances. Sur le plan personnel, la crise de son couple le laisse ouvert à d'autres perspectives, et il est prêt à affronter l'inconnu. Sur le plan professionnel, il veut s'engager pour une bataille américaine, conquérir un nouveau monde de lecteurs; symptomatiquement, il a déjà pris langue avec un nouvel éditeur, et il a fait plus qu'envisager de quitter l'écurie Gallimard.  
Mais comme ce passage de la ligne représente tout de même un certain dépaysement, et qu'il faut un temps d'adaptation, le premier plan de Simenon est d'aller d'abord au Canada, plus précisément à Montréal, où l'on parle français. A la fin octobre, la famille s'installe à Sainte-Marguerite-du-Lac-Masson, dans la province de Québec. Le romancier, qui a besoin de se mettre au travail pour négocier des contrats avec les éditeurs américains, est à la recherche d'une secrétaire bilingue. C'est ainsi qu'un jour il est amené à rencontrer une jeune Canadienne qu'on lui a recommandée. Elle s'appelle Denyse. Coup de foudre à Manhattan…  
Leurs déambulations dans New York sont marquées au fer rouge de la passion. C'est la première fois, dit Simenon, qu'il éprouve un sentiment aussi ravageur, et c'est la découverte de ce sentiment qu'il va décrire, à chaud, dans son prochain roman, Trois chambres à ManhattanC'est en même temps la découverte de la vie nocturne de la ville, mais, en réalité, celle-ci n'apparaît qu'en arrière-plan dans le roman, où tout est concentré autour du couple François et Kay.  
Ce nouveau continent, il s'agit aussi de l'apprivoiser, de chercher à comprendre cet American way of life, cette mentalité, ces mœurs qui sont inédites pour le romancier. A la fin de l'année 1946, Simenon va sillonner l'Amérique du nord au sud, et ses découvertes seront relatées dans un reportage, L'Amérique en auto, dix-neuf articles dont onze sont publiés dans le journal France-SoirIl s'agit de raconter aux Européens les us et coutumes, les paysages de ce Nouveau Monde, qui contrastent si fort avec la vie quotidienne du Vieux Continent. Simenon leur parle des mythiques routes américaines, des drive-in où on sert des hot-dogs, des maisons et des villes si différentes…  
Parmi ces articles, il en est un qui s'appelle "La ville où chacun se sent chez soi", et qui est consacré à New York, une ville à laquelle Simenon dédie des lignes enthousiastes: "A New York, surtout si vous débarquez d'un bateau, vous vous trouvez immédiatement dans la ville que vous aviez imaginée. Les buildings sont exactement comme vous les avez vus au cinéma. Le mouvement de la rue n'a rien de frénétique et vous vous étonnez, au contraire, de pouvoir flâner tout à votre aise. […] J'aime New York, et m'y sens plus à l'aise que partout ailleurs, hors de chez nous. " 
Cette ville, Simenon s'est empressé de l'apprivoiser pendant les premières semaines qu'il y a passées avant de partir pour Montréal, et qu'il retrouvée à plusieurs reprises pendant cette période. Il se met petit à petit à découvrir le mode de vie, les mentalités, mais, au lieu d'en évoquer les détails dans son premier roman américain, consacré tout entier à sa rencontre avec Denyse, et bien avant de reprendre cette analyse des mœurs américaines dans des romans plus tardifs, il confie ses premières découvertes et ses premiers étonnements à son personnage fétiche, Maigret. 
On aurait très bien pu imaginer que, avec cette nouvelle vie en perspective, son héros commissaire soit lui aussi abandonné définitivement aux souvenirs parisiens d'une autre époque. Quelle place pouvait bien avoir dans ce nouvel environnement ce policier un brin suranné, avec ses goûts culinaires d'un autre temps, sa lenteur qui ne correspondait en rien à la trépidance américaine, ses méthodes à mille lieues de celledes détectives décontractés du hard boiled ?... Et pourtant…  
A peine un mois après Trois chambres à Manhattan, Simenon reprend la plume et écrit Maigret à New York. Alors qu'il aurait très bien pu, dans Trois chambres, raconter l'arrivée de François Combe à New York, c'est Maigret qu'il fait débarquer d'un cargo, découvrir la statue de la Liberté, pénétrer dans la ville à bord d'un taxi jaune, s'engouffrer dans Broadway, s'enfoncer dans le Bronx, et essayer de comprendre le fonctionnement de la ville et de ses habitants.  
Il n'y a pas de doute: le romancier, quoi qu'il en pense, a bien emmené, au-delà de l'Atlantique, ce personnage qu'il aurait pu laisser aux oubliettes. Il ne le sait pas encore, mais son héros va l'accompagner tout au long de sa vie et de son activité littéraire, et prendre une place plus importante qu'il n'aurait jamais pu l'imaginer… 

Murielle Wenger