giovedì 11 ottobre 2018

SIMENON SIMENON. DESCRIPTION OF A CRAZY MAN

If not a popular novel, at least the artist paints a striking portrait 

SIMENON SIMENONLA DESCRIPTION D’UN FOU 
Si ce n’est pas un roman très connudu moins l’artiste peint un portrait saisissant
SIMENON SIMENON. LA DECRIZIONE DI UN FOLLE
Anche se non si tratta di un romanzo molto conosciuto. il romanziere traccia un ritratto toccante 

Editions of L’évadé, an early (1936) roman dur, are readily available, including an ultramodern e-book, but copies of its English and Italian translations are few and far between. The question of why they are not worthy of more interest stimulated reading the original work and providing the ‘spoiler’ summary below. The Disintegration of JPG, the title chosen for the English translation by Geoffrey Sainsbury, forewarns of the novel’s content, a Simenonian portrayal of a man’s rapid decline into insanity. 
Georges Vaillant grew up an orphan, but an educated one speaking four languages, who headed to Paris and became a hustler. Hooked up with Mado, a prostitute and his lover, they led a low life but happy existence together until her supporting john decided to leave town. Georges bungled a harebrained scheme to get blackmail money by shooting and killing his mark, her john. Caught and convicted quickly, he was caged in a Venezuelan penal colony, where he suffered for a few years until Mado sent him money to engineer an escape. Once back in France, Mado bought him a false identity—John-Paul Guillaume, hence JPG—but then swiftly rejected him. “How you have changed!” So, he robbed her and fled. Recreated in a coastal city as a high school teacher of German, he led a sedate and regimented life with a wife and two children for 18 years. “His private life was in harmony with his public life. No one ever had to reproach him for the slightest peccadillo.” 
Out of the blue, when now married Mado moves into town to live and work, JPG’s artificial world begins to disintegrate “as if a wax figure had started to melt.” Although she does not recognize him, he figures the jig is up. That first day, terrified and distracted, the usually controlled teacher abuses a student, forcing a disciplinary leave. Right away for the anxious man, excessive drinking becomes “already a habit.” He returns to teach, wearing a grotesque necktie from his past, and smokes in the classroom although “he had not smoked for over 18 years.” Back on leave againhe withdraws from his family, behaving “like an automaton as he reminisces about (and misses) his exciting life with Mado. He recalls the horrible years of “hunger” and “thirst” and “cold’ and “beatings in captivity. He recognizes his second life as dull and emotionless but at least comfortable, agonizing that it will soon be destroyed. “It was all over.” Faced with inevitable exposure, a now “manic” JPG steals his wife’s dowry to make amends and regain Mado. He still covets her and her kindnesses because she had treated him “like a child. However, she promptly rejects his clumsy buy-back attempt. Progressively disturbed, JPG misbehaves increasingly. The police investigate. “Were they thinking he was nuts?” All parties discover he is an imposter. “Gripped by an intense panic,” fearing a return to prison, the paranoid and irrational JPG robs his two children of their savings and flees to Paris fixated on buying a new false identity. As this fails, the madman’s response is to strip naked in a crowded dancehall. This triggers instantaneous commitment to an insane asylum for a life in which he will, at least, not be hungry, thirsty, cold, and beaten ever again. Crazed JPG has achieved “a magnificent solution” in just seven days! 

David P Simmons 

mercoledì 10 ottobre 2018

SIMENON SIMENON. IL COMMISSARIO: LA PIPA E LA STUFA

Due oggetti con i quali Simenon caratterizza il commissario e che hanno qualcosa in comune

SIMENON SIMENON. LE COMMISSAIRE: LA PIPE ET LE POELE
Deux objets avec lesquels Simenon caractérise le commissaire, et qui ont quelque chose en commun
SIMENON SIMENON. THE CHIEF INSPECTOR: THE PIPE AND THE STOVE
Two objects with which Simenon characterizes the Chief Inspector and have something in common



Freddo pungente. Umidità che entra nelle ossa. L'inverno, e non solo, a Parigi è fatto di brine, di spifferi gelati, di pioggia ghiacciata, di nebbie che s'insinuano nei vestiti. Non è casuale infatti che Maigret indossi quasi sempre un pesante cappotto dal collo di velluto e che la moglie, prima che lui esca di casa, gli annodi una pesante sciarpa al collo. Le scarpe sono pesanti, con suole così spesse che rendono più pesante ancora il passo del commissario. 
Nei confronti di questo freddo umido però i vestiti non bastano. Direte voi, ecco perché le frequenti fermate ai bistrot per bere un calvados o un bicchiere di bianco... Ecco perchè nel suo ufficio ogni occasione è buona per far salire su delle birre dalla brasserie Dauphine... L'acool è una difesa contro il freddo? Beh anche... ma non è solo questo, ma qui si aprirebbe un lungo capitolo.
Quello di cui vogliamo parlare oggi è qualcosa di più caldo... vorremmo parlare di fuoco e di brace che con il commissario hanno un rapporto assai stretto.
Nello specifico sono due gli oggetti che si legano a Maigret a doppio filo. Stiamo parlando della pipa (o meglio delle sue innumerevoli pipe) e di quella famosa stufa a carbone che troneggia nel suo ufficio a Quai des Orfèvres.
Da un punto di vista letterario sono due oggetti che distinguono e caratterizzano la figura del commissario. Non possiamo imaginare Maigret senza pipa, mentre cammina pensieroso e infagottato sui nebbiosi lungosenna. Oppure mentre si gode una bella fumata sulla piattaforma aperta di un autobus. E ancora in ufficio sulla scrivania ingombra dove ce ne sono sempre più d'una. Ma anche a casa, dopo cena... addirittura con l'ultima boccata quando è già a letto e posa la pipa, non ancora spenta del tutto, sul comodino.
L'altro oggetto è forse meno caratterizzante, ma molto presente. La stufa a carbone è nel suo ufficio, abbiamo detto, e Maigret riesce ad ottenere il permesso di conservarla lì, anche quando a Quai des Orfèvres adottano un più moderno sistema di riscaldamento centralizzato con i radiatori.
Vediamo non di rado, il commissario che riempie di carbone la stufa fino all'inverosimile, l'accende e la fà andare finché non si arroventa ben bene. Non sappiamo se cogliere analogie tra il caricamento della pipa e quello della stufa, anche perché per la prima ci vuole una perizia e un tecnica che si affina con il tempo, con la seconda bisogna usare soprattutto i muscoli. 
Però l'idea che ispira la loro funzione è un po' la stessa. La pipa se vogliamo è una piccola stufa portatile che, anche se non riesce a scaldare fisicamente Maigret, gli regala un senso di calore sia pur psicologico. La stufa a carbone può essere vista come una grande pipa, una specie di madre di tutte le pipe, Maigret la carica e l'accende all'incirca come fà con le sue pipe, la deve rinfocolare, come deve pressare e riaccendere il tabacco durante la fumata. E poi siamo convinti che intorno alla stufa ci sono una quantità di pezzetti di carbone sparsi qua e la quando la carica. Come sulla scrivania abbondano gli sfrizzoli di tabacco  di quando carica la pipa e la cenere di quando la vuota.
E poi la stufa la immaginiamo panciuta un po' come il fornello di certe pipe, con quel lungo tubo che porta fuori il fumo, che somiglia vagamente al cannello. Forse questa non  impossibile rimando tra i due oggetti ha spinto Maigret a chiedere di conservarla.
Sono parte del calore e del personaggio e degli ambienti che Simenon ha saputo sapientemente creare e che costituiscono uno delle tante "sfiziose" tessere di quel puzzle che compone il personaggio del commissario. (m.t.)       

martedì 9 ottobre 2018

SIMENON SIMENON. SIMENON ET MAIGRET A MEUNG

 A propos de la retraite du commissaire et de sa maison des bords de Loire 

SIMENON SIMENON. SIMENON E MAIGRET A MEUNG 
A proposito del pensionamento del commissario e della sua casa nella valle della Loira 
SIMENON SIMENON. SIMENON AND MAIGRET AT MEUNG 
About the Chief Inspector's retirement and his house in the Loire Valley 


Au printemps 1933, Simenon était prêt à franchir une nouvelle étape en littérature. Fayard avait déjà publié dix-sept de ses romans Maigret, et quatre romans sans le commissaire. Le romancier venait de rentrer de longs voyages, qui l'avaient mené de l'Afrique aux confins de l'Europe. Il lorgnait aussi du côté d'un nouvel éditeur, et il sentait qu'il avait besoin de quitter cette étiquette d'auteur de romans policiers qui lui collait si bien au clavier… Maigret commençait à devenir encombrant, et Simenon songeait à s'en débarrasser… Mais comment ?... 
Une solution aurait été de le faire mourir de sa belle mort; une arrestation qui se terminait dans un bain de sang, ou un accident au cours d'une filature, et le tour était joué: le commissaire Jules Maigret rejoignait le tableau des policiers morts dans l'exercice de leur fonction, et les visiteurs de la salle d'attente de la PJ verraient sa photographie parmi les autres visages de ces héros… 
Oui, mais ce n'était peut-être pas si facile de se séparer de Maigret. D'abord, le romancier était-il si assuré que cela de pouvoir se passer de son meneur de jeu ? Et qu'est-ce qui prouvait que les romans plus "littéraires" qu'il voulait écrire seraient tout autant appréciés des lecteurs ? Et puis, après tout, il l'aimait bien, ce commissaire bourru qui lui avait apporté la gloire… et de solides ressources financières… Alors, une autre solution était de l'envoyer simplement à la retraite. On prenait quelques années d'avance sur le programme, et Maigret allait s'établir sur les bords de la Loire pour taquiner le goujon et cultiver des tomates… 
Au chapitre 5 de L'écluse no 1, on apprend que Maigret, "bien qu'encore loin de la limite d'âge, a demandé et obtenu sa mise à la retraite". C'est donc là qu'apparaît pour la première fois ce thème de la retraite du commissaire, qui a acheté à cette fin une "bicoque [sur les] bords de la Loire", qui se trouve "entre Meung et Tours". Dans le roman suivant, Maigretla maison est située expressément à Meung, et c'est là qu'elle sera définitivement fixée pour la suite de la sagaOn apprendra des détails sur cette maison dans les romans où Maigret est à la retraite, et dans ceux où celle-ci est évoquée comme une perspective plus ou moins proche.  
Pourquoi la Loire comme lieu de retraite ? Ou pourquoi pas, après tout… Le fleuve ligérien remplaçait les méandres de la Seine, et on cultivait dans la région quelques bons crus qui rappelaient les petits vins blancs dégustés sur le zinc… Maigret devrait donc sans doute s'y sentir bien, assez bien pour ne pas trop regretter ses ambiances parisiennes.  
Mais pourquoi précisément Meung-sur-Loire, dont on ne sait d'ailleurs pas avec certitude si Simenon lui-même y était allé. Il connaissait la région, pour y avoir séjourné au temps où il était secrétaire du marquis de Tracy. Le romancier aurait donc tout aussi bien pu fixer la maison de retraite de son commissaire à Sancerre ou dans n'importe quelle autre bourgade environnante… Michel Lemoine, dans son texte Simenon, La Loire et les fictions, paru dans les Cahiers Simenon no 12, note que la ville de Meung est extrêmement peu décrite dans la saga maigretienne: on y voit seulement la maison "campagnarde" de Maigret, le café où l'ex-commissaire va jouer aux cartes, et les rives du fleuve où il va pêcher. Comme Lemoine le remarque avec finesse, "le romancier a singulièrement épuré la ville en dehors de ce qui concerne les occupations du héros et il aurait tout aussi bien pu l'appeler Maigret-sur-Loire" ! 
Un dernier détail reste à mentionner: Meung-sur-Loire, ou du moins la maison de retraite qu'il y a imaginée pour son commissaire, semble avoir été pour Simenon une sorte d'endroit idéal, rêvé, pour sa propre retraite, comme l'a souligné Lemoine dans l'article déjà cité. Dans son texte autobiographique Quand j'étais vieux, le romancier évoque à plusieurs reprises ses propres aspirations à la retraite, se comparant à Maigret, et il se prend à "rêver à sa petite maison de Meung-sur-Loire, à ses fraisiers, à ses pommes en espalier, à ses poules sur le tas de fumier et à la pêche à la ligne." Rappelons aussi le rêve que Simenon décrit dans sa dictée Un homme comme un autre, rêve dans lequel il découvre l'image d'un paisible retraité, "Maigret, dans son jardin de Meung-sur-Loire". Et enfin, notons que si Les mémoires de Maigret étaient fictivement datés de Meung-sur-Loire, la lettre que Simenon écrit à Maigret pour son cinquantième anniversaire (http://www.trussel.com/maig/simletf.htm), en 1979, porte pour adresse "M. et Mme Maigret, Retraités, F - Meung-sur-Loire". Ou quand réalité et fiction se mêlent pour ne former plus qu'une seule légende… 

Murielle Wenger