domenica 20 ottobre 2019

SIMENON SIMENON. 28 NUANCES DE MAIGRET - 28 SFUMATURE DI MAIGRET - 28 SHADES OF MAIGRET



14. Maigret mène un autre interrogatoire
« le commissaire commençait par bourrer une pipe, avec un soin minutieux, puis il tisonnait le poêle, taillait un crayon, ouvrait enfin la porte au garçon de café qui apportait le petit déjeuner pour deux. […] Désormais, la bataille était engagée et chacun s’observait, les nerfs tendus […] chose curieuse, une sorte d’intimité s’était établie entre le commissaire et la jeune fille. » (L’Etoile du Nord)


14. Maigret conduce un altro interrogatorio

« il commissario iniziava  riempire una pipa, con un cura minuziosa, poi attizzò la stufa, fece la punta ad una matita, aprì infine la porta  al ragazzo del café che portava la colazione per due. [...] Ormai la battaglia era ingaggiata e ognuno si osservava, nervi in tensione [...] cosa curiosa, una sorta d'intìmità si era instaurata tra il commissario e la giovane". (Assassinio all'’Etoile du Nord)


14. Maigret is leading another interrogation

“the Chief Inspector began by filling a pipe, with meticulous care, then he poked the stove, sharpened a pencil, and finally he opened the door for the waiter who was bringing breakfast for two persons. […] From now on the battle had started and both were watching each other, nerves strained […] curiously a kind of nearness was established between the Chief Inspector and the young girl.” (At the Étoile du Nord)


sabato 19 ottobre 2019

SIMENON SIMENON "REPORT" - MARTIN BUREAU PHOTOGRAPHIE LES FANTÔMES DU MYTHIQUE "36 QUAI DES ORFÈVRES

France Info - 16/10/2019 - Rédaction CultureLe siège pendant un siècle de la police judiciaire en plein coeur de Paris. Désert, comme abandonné. Les lieux, restés dans leur jus depuis deux ans, comme si ses policiers l'avaient quitté du jour au lendemain, évoquent moins un déménagement qu'un cambriolage. Il reste des objets du quotidiens, banals. Et d'autres qui racontent de petits bouts d'histoires. Comme ces traces de ballon de foot au plafond au-dessus du bureau de l'ancien patron de la Crim'. Les étiquettes dans les placards qui répertorient les dossiers de criminels célèbres, comme celui du tueur en série Guy Georges. Des cadavres de bouteilles qui sentent le pot de départ. Quelques indices trahissent le qui-vive d'une époque révolue. Donnant l'impression troublante que tout pourrait reprendre vie, d'une seconde à l'autre. Ces torches encore sur leurs socles de recharge. Ou encore ces silencieux dans l'armurerie...>>>



venerdì 18 ottobre 2019

SIMENON SIMENON. MI SI NOTA PIÚ SE CI SONO O SE NON CI SONO?

Parafrasata, una famosa frase di un film del regista italiano, Nanni Moretti, ben si attaglia all'assenza di Simenon in un convegno di giallisti organizzata e pubblicata dal "Corriere della Sera" 

SIMENON SIMENON. EST-CE QU'ON ME REMARQUE DAVANTAGE SI JE SUIS LÀ OU SI JE N'Y SUIS PAS ?
Cette paraphrase d'une célèbre déclaration du metteur en scène italien Nanni Moretti est bien adaptée pour signaler l'absence de Simenon dans une assemblée d'auteurs de polars organisée et publiée par le "Corriere della Sera"
SIMENON SIMENON. WILL THEY NOTICE ME MORE WHEN I'M HERE OR WHEN I'M NOT? 
This paraphrase of a famous statement by the Italian director Nanni Moretti fits well to point out Simenon's absence in a meting of mystery writers organised and published by the "Corriere della Sera"





La frase del sommario fa riferimento al film "Ecce Bombo" (1978) del regista attore Nanni Moretti in cui lui, da protagonista, si chiedeva se sarebbe stato notato di più essendo presente ad un certo evento o invece risultando assente?
Era una presa in giro di certe contorsioni mentali con cui all’epoca certa gente, soprattutto giovani, magari anche intellettuali, si “torturava” agitandosi tra l’essere e l’apparire, tra il privato e il pubblico, etc…
Qui la parafrasi si riferisce in modo assolutamente retorico e indipentemente dall’oggetto di questo gioco tra assenza/presenza.
Partiamo infatti da un’interessante iniziativa che la settimana scorsa ha preso l’allegato “La Lettura” del quotidiano “Corriere della Sera” organizzando una conferenza tra scrittori di gialli italiani e stranieri sotto l’invitante titolo “L’assassino siamo noi”. Sono intervenuti Carlo Lucarelli, Michael Connelly, Maurizio De Giovanni, Fiona Barton e David Lagercrantz.
L’animatrice, Anna Chiara Sacchi, parte chiedendo intanto qual è lo stato di salute della letterature “crime” dopo aver esplicitato nel sommario che questa letteratura “…è uno strumento straordinario per raccontare (e comprendere) la realtà. Questa realtà. Non più quella degli assassini mostruosi: ma quelli che abitano nelle nostre case, vicino a noi, accanto a noi…”.
Si parla di “comprendere” del fatto che l’assassino è uno come gli altri… il lettore si dice, “vedrai che qui si parla di Maigret…”.
Andiamo avanti. Fiona Barton afferma, a proposito della lettura dei noir: “…sia l’opportunità di esplorare e e capire perché certe persone commettano gesti terribili […] oggi le nostre storie si sviluppano dietro a porte chiuse, magari nella casa di fronte…”. Eccola lì, direbbe il lettore, adesso cita Maigret o Simenon che sono i capostipiti di questa concezione del giallo. E invece la Burton non lo fa e poi passa la parola a De Giovanni che, con altri esempi, e altre parole ribadisce lo stesso concetto “…il colpevole è evidente. E’ Tutto chiaro. Ma io voglio sapere perché l’ha fatto…”.
Fin qui nessun cenno al commissario simenoniano, al suo motto “comprendere e non giudicare”, nessuno si ricorda che quando Simenon propose al proprio editore un poliziotto del genere, quello gli rispose che sarebbe stato un fiasco colossale e invece fu l’inizio del giallo moderno in Europa. Maigret era molto simile ad un impiegato statale, i suoi assassini erano persone normali e non super-criminali. Le sue indagini si svolgevano tra gli odori di una cucina e le finestre aperte della casa di fronte, passando da una portineria ad una brasserie.
Inchieste normali che entrano in case e vite normali…
Ma, spera il lettore, “vedrai che prima o poi qualcuno lo tira fuori…”.
I primi dubbi sorgono però quando un’infografica, che sembra ricreare la genesi del racconto di genere poliziesco, cita correttamente Edgard Allan Poe, passando per Wiki Collins, e poi tra gli altri Conan Doyle, Hammett, Leroux, Menken, Agatha Christie, Ngaio Marsh, Chandler, James Mc Cain, William Mellvanney per arrivare ai contemporanei Dan Browne,Peter Temple, Stieg Larsson, Michael Connelly e James Ellroy…
Ben strane tappe, si direbbe il nostro lettore, giallista un po’ più esperto…vanno bene Poe, Doyle, la Christie, va bene Hammett… ma ne mancano un po’ e soprattutto dopo tutti i discorsi che hanno fatto i convenuti, di Simenon neanche l’ombra…
Ma continuiamo a leggere.
Anna Chiara Sacchi fa un domanda secca. “Chi è l’assassino oggi?” De Giovanni parla senza esitare di “… chi porta alle estreme conseguente lo stesso sentimento che proviamo noi. Invidia, gelosia, ossessione, paura, rabbia, voglia di potere, fame, disperazione….” Insomma é il destino, lo stesso dei protagonisti delle storie di Simenon, soprattutto nei romans durs, che tirano giù duro fino “alle estreme conseguenze…
E di Simenon e Maigret neanche un accenno? De Giovanni inizia a parlare di Andrea Camilleri che notoriamente, per sua stessa ammissione, deve moltissimo a Simenon. Forse lo scrittore napoletano parte dal padre di Montalbano per arrivare a quello di Maigret, ma poi si inerpica nella spiegazione di come Camilleri abbia avuto il merito di aver coniugato il “nero” con la propria terra. Ma nulla.
Al lettore si rizzano le orecchie quando Michael Connelly inizia citare il global e il local, specificando che “… viviamo in un piccolo mondo e le connessioni che si creano nei nostri quartieri sono le stesse che ci mettono in relazione con le altre parti della Terra. E così le buone storie diventano globali…”.
Il nostro lettore non sta in sé. Gli sembra di trovarsi tra le colonne della narrativa simenoniana. Ma nelle domande dell’animatrice e nelle risposte degli scrittori del papà di Maigret continua a non esservi traccia. Poi si passa a discettare ancora del dialetto come legame local, Lagercrantz anche lui dice la sua su global-local e poi si approda ad Agatha Christie. Quindi il dibattito prende tinte un po’ più forti affrontando la triade sesso, sangue, soldi ponendosi l’interrogativo di quali siano le dosi giuste come ingredienti di un romanzo “crime” e poi ognuno passa a omaggiare i propri numi tutelari: Connelly cita Chandler, Lucarelli ricorda Scerbanenco, Lagercrantz ne cita due, Umberto Eco e addirittura Jorge Jules Borges. Fiona Barton ricorda il suo attaccamento a Daphne de Maurier. Chiude de Giovanni con un fiume di nomi: Alxander Dumas padre, Fëdor Dostoevskij, Ed McBain, Andrea Camilleri…
Ma più il nostro lettore si avvicina alla fine del dibattito, più si allontana la speranza di veder almeno citato Simenon che pure è universalmente riconosciuto come uno dei padri del giallo moderno. Non solo ma anche il creatore di un personaggio che, per la prima volta, mette in scena alcuni dei concetti dispensati a piene mani durante il dibattito de “La Lettura”.
Insomma per il nostro lettore, l’ombra di Maigret aleggia lungo tutto l’articolo, ma non si palesa mai, né nelle memorie di questi scrittori, né negli stimoli della moderatrice.
Come mai?
Certo è una domanda che ronza nella testa di chi compila questo blog e in quella dei lettori assidui. Ma probabilmente non tutti hanno la stessa sensibilità e la stessa memoria (e la stessa passione). Però un anello mancante come Simenon non si capisce come possa passare inosservato... ma la letteratura è bella proprio per questo. 
Perché gente come noi farebbe entrare Simenon nell’Olimpo dei Geni dell’umanità e altra che invece lo considera uno come gli altri che, come tutti, può essere dimenticato. Anche se i suoi titoli nelle uscite odierne, dopo quasi cent’anni,non sono dimenticati, visto che entrano ancora nelle classifiche dei più venduti pubblicate dai quotidiani… Può darsi che gli scrittori succitati non leggano queste classifiche…o i quotidiani....(m.t.)    

P.S. Qui di seguito uno spezzone del film "Ecce Bombo" (1978), di e con Nanni Moretti in cui il protagonista pronuncia la famosa frase che dà il "la" al titolo di questo post 

giovedì 17 ottobre 2019

SIMENON SIMENON. A TREMENDOUS RHYTHM

About Simenon’s production under pseudonyms


SIMENON SIMENON. UNO STRAORDINARIO RITMO
Sulla produzione di Simenon sotto pseudonimi
SIMENON SIMENON. UN RYTHME PHENOMENAL
A propos de la production de Simenon sous pseudonymes





In 1928 Simenon wrote in the popular magazine Le Merle Blanc: “For now, this is a quiet month, little busy, in fact I promised only seven novels and twenty-three short stories…” Yes, you read well, seven novels and twenty-three short stories. It was in the most hectic period of the simenonian production, indeed that of the popular novels, and to write them Simenon was also able to keep a work rate of eleven hours a day.
At that time his publishers were Fayard, Ferenczi, Prima, Tallandier, Rouff … At that point it has already been two or three years that the “usine Simenon” had been working at full steam. The word “usine” (factory) is not random, in fact, because it is known that his literary production rhythm was so high that it inspired a cartoon to Ralph Soupault (a famous designer at the time), who portrayed Simenon on board the Ostrogoth, while he was at the typewriter and churning out papers he passed to a deliveryman, who passed them to another one and so on, from hand to hand, until they came to the typography that was depicted in the background. Then from the typography carts there came out full of copies of books, obviously written by Simenon. And the comment under the picture told: “Georges Simenon, le Citroën de la littérature”.
Do you want some statistics? In 1928 Simenon published a good forty of novels, among them sentimental and adventures novels, and also many “gallant” short stories, that is to say little mischievous, subtly erotic texts. In previous years he had certainly not been idle: a good fifteen publications in 1925, 13 in 1926 and 10 in 1927, and still quite an amount of short stories. After 1928 the rhythm began to grow up: almost 40 publications in 1929, not to mention the short stories.
Production in the 30s is still average, but we can already see the consequences of the preparation work that Simenon was doing for the Maigret novels, which would be published in the following years. In 1930 there were 25 publications, in 1931 there were only 14, because from then on what interested Simenon were Chief Inspector Maigret’s investigations, which constituted the leap from that popular literature, which had served him to survive, up to that semi-alimentary literature, which on the contrary was closer to the novel literature that Simenon considered as his goal.
Let’s realize the rhythm Simenon had to keep for warranting such a quantity to his publishers. Three days for writing a 10000 lines novel, that is to say a 20000 novel a week. For a couple of dozen stories he didn't need more than three / four days. Publishers were served and Simenon always respected delivery deadlines.


by Simenon-Simenon

mercoledì 16 ottobre 2019

SIMENON SIMENON. 30 ANS APRÈS… - 30 ANNI DOPO… - 30 YEARS LATER…





Aucun simenonien ne peut dorénavant l’ignorer: cette année, nous commémorons les 30 ans de la disparition du romancier. Notre blog lui rend hommage, à sa façon, en proposant cette rubrique à quinzaine.

Nessun simenoniano potrà d’ora in poi ignorarlo: quest’anno ricordiamo i 30 anni dalla scomparsa del romanziere. Il nostro blog gli renderà omaggio, a modo suo, proponendo questa rubrica ogni quindici giorni.

No Simenonian can ignore it now: this year, we commemorate the 30th anniversary of the disappearance of the novelist. Our blog pays tribute, in its own way, by offering this fortnight column.




6) 30 lieux importants dans la vie et l'œuvre de Simenon

Nous proposons ci-dessous un choix de 30 lieux qui ont compté pour Simenon, que ce soit des lieux qu’il a visités, où il a vécu, ou des lieux où se déroulent l’intrigue de romans.

Liège, Paris, Porquerolles, Lakeville, New York, Echandens, Delfzijl, Fontenay-le-Comte, Marsilly, Morsang, Nieul-sur-Mer. Ouistreham, La Rochelle, Les Sables-d’Olonne, Tucson, Antibes, Cannes, Carmel, Epalinges, Lausanne, Mougins, Tumacacori, Bruxelles, Bergerac, Concarneau, Fécamp, Meung-sur-Loire, Moulins, Papeete, Sancerre

 6) 30 luoghi importanti nella vita e nelle opere di Simenon 

Vi proponiamo qui di seguito una selezione di 30 luoghi che sono stati significativi per Simenon, sia posti che lui ha visitato, o dove ha vissuto oppure dove si svolgono le trame dei suoi romanzi.

Liegi, Parigi, Porquerolles, Lakeville, New York, Echandens, Delfzijl, Fontenay-le-Comte, Marsilly, Morsang, Nieul-sur-Mer. Ouistreham, La Rochelle, Les Sables-d’Olonne, Tucson, Antibes, Cannes, Carmel, Epalinges, Losanna, Mougins, Tumacacori, Bruxelles, Bergerac, Concarneau, Fécamp, Meung-sur-Loire, Moulins, Papeete, Sancerre


6) 30 important places in Simenon’s life and works

We propose here a choice of 30 places that were important for Simenon, whether places he visited, where he lived, or places where the plot of novels takes place.

Liège, Paris, Porquerolles, Lakeville, New York, Echandens, Delfzijl, Fontenay-le-Comte, Marsilly, Morsang, Nieul-sur-Mer. Ouistreham, La Rochelle, Les Sables-d’Olonne, Tucson, Antibes, Cannes, Carmel, Epalinges, Lausanne, Mougins, Tumacacori, Bruxelles, Bergerac, Concarneau, Fécamp, Meung-sur-Loire, Moulins, Papeete, Sancerre



martedì 15 ottobre 2019

SIMENON SIMENON. LA TRAHISON D’HENRIETTE

A propos du remariage de la mère de Simenon et de quelques échos dans ses romans


SIMENON SIMENON. IL TRADIMENTO DI HENRIETTE
A proposito del nuovo matrimonio della madre di Simenon e di alcuni echi nei suoi romanzi
SIMENON SIMENON. HENRIETTE’S BETRAYAL
About the remarriage of Simenon's mother and some echoes in his novels





Octobre 1929. Henriette, veuve depuis huit ans de Désiré Simenon, se remarie avec Joseph André, un employé des chemins de fer belges. Georges ressent ce remariage comme une sorte de trahison, de la part de sa mère, à la mémoire de son père. Il relate cette situation dans sa Lettre à ma mère, et, 45 ans après les faits, la blessure reste vive en lui. « J’ai reçu une lettre, de ton écriture pointue et nerveuse, par laquelle tu m’annonçais que tu te remariais. Je t’avoue que, sur le moment, cela m’a choqué. Je gardais un tel culte pour mon père que je n’imaginais même pas l’éventualité, pour toi, de le remplacer. »
Simenon a des mots très durs pour sa mère, convaincu qu’il est que ce remariage est, pour Henriette, avant tout un calcul d’intérêt. « J’ai compris lorsque j’ai lu les détails. Tu venais d’épouser un chef de train à la retraite […]. Enfin, tu recevrais une pension. Enfin, tes vieux jours étaient assurés, quoi qu’il arrive ! […] Curieusement, si tu avais remplacé mon père par un autre homme, tu avais continué à conserver son nom. […] sur tes lettres et même sur certains papiers officiels […] tu écrivais : Madame André Simenon. Cela m’a fait mal. C’était, à mes yeux, comme un abus de confiance. »
Ce ressenti douloureux, le romancier le retranscrira dans ses romans, en traçant quelques portraits de femmes avides au gain, comme Mme Martin dans L’Ombre chinoise, qui divorce pour épouser un fonctionnaire de l’administration, avec la perspective d’une pension à la clef. On en trouve un autre écho dans Maigret et l’homme du banc, où Mme Thouret, elle aussi, aurait bien voulu que son mari soit autre chose qu’un magasinier, alors que ses sœurs ont épousé des employés au chemin de fer (comme Joseph André…), et qu’une fois veuves, elles toucheront une pension.
Mais c’est surtout dans son roman Le Chat que Simenon va pouvoir exprimer sa rancune face à la trahison de sa mère. Ce roman, qui raconte une histoire de couple qui vit la haine au quotidien, est une transposition de la situation telle que Henriette et son second mari l’ont vécue, du moins comme le raconte Simenon dans sa lettre à sa mère : « Le père André et toi n’avez pas tardé à vous méfier l’un de l’autre. Il t’accusait d’avoir hâte qu’il meure pour toucher seule sa pension. […] vous restiez seuls, face à face, deux étrangers, sinon des ennemis. […] un jour, vous avez décidé de ne plus vous parler mais de vous servir de billets griffonnés […]. Quand je parle de haine, je n’exagère pas. Je n’étais pas là, certes. Mais quand un homme et une femme qui vivent ensemble, unis par le mariage, en viennent à chacun préparer leur cuisine, à avoir leur propre garde-manger fermé à clef, attendre que la cuisine soit vide pour manger à leur tour, comment expliquer ça ? »
On trouvera encore, dans un des derniers romans de la saga maigretienne, un écho lointain et comme affaibli de cette situation. En 1949, Joseph André était mort, et Henriette se retrouvait veuve (mais cette fois avec sa pension…). Toujours dans sa Lettre à ma mère, Simenon écrit : « les dernières fois que je suis allé te voir, je me suis senti dérouté. […]. Il y avait en effet, dans ta maison, le mobilier acheté par mon père et par toi lorsque vous vous êtes mariés […] mais il y avait aussi le mobilier du père André, presque pareil. Et tu te trompais. […] tu commençais à mélanger les idées, à mélanger les dates, y compris les époques, au point qu’il t’est arrivé de parler du père André comme de mon père. » Dans La Folle de Maigret, Léontine est elle aussi veuve par deux fois, et sur les murs de son salon s’alignent des photos de ses deux maris, « qui, aurait-on dit, avaient fini par se confondre dans l’esprit de la vieille dame. » Léontine se fait appeler « Mme Antoine de Caramé », mélangeant les patronymes de ses deux maris, comme Henriette le faisait… Dans sa lettre à sa mère, Simenon raconte combien il a été froissé lorsque sa mère lui a annoncé qu’elle préférerait être enterrée dans le caveau de son second mari plutôt que dans la tombe de Désiré. Cependant, comme une forme d’exorcisme, Simenon écrit, dans La Folle de Maigret, que Léontine avait demandé, elle, à être enterrée dans la même tombe que son premier mari…


Murielle Wenger

lunedì 14 ottobre 2019

SIMENON SIMENON "REPORT" - LA NOCHE DE LOS SIETE MINUTOS

Sulla rivista letteraria di Cuba la pubblicazione di un racconto di Simenon dell'ispettore G7

In the literary magazine of Cuba the publication of a short story by Simenon about inspector G7

Dans le magazine littéraire d'édition cubaine une nouvelle de l'inspecteur G7 par Simenon








Isiliada - 30/09/2019 - Georges Simenon 
- He dormido siete minutos.

Veo a G.7, en su oficina de la Policía Judicial, en el Quai des Orfèvres, recibiendo el expediente de las manos de un empleado.
—¡Algo para usted!…
Y, en la carpeta amarilla, un simple trozo de papel.Sobre ese papel, pegadas con más o menos simetría, palabras recortadas de diarios, que formaban el texto:
Iván Nicolaievich Morotzov será asesinado el 19 de junio en su chalet, en el muelle del Sena, en Asnières.
No había firma, por supuesto. Unos caracteres más grandes que otros. Para los nombres propios habían recortado las letras, una por una.
Al pie de la página una nota en lápiz rojo, del director de la Policia Judicial.
Proceder.
G.7 me ha mostrado millares de cartas de esa naturaleza, cuidadosamente clasificadas en un vasto local polvoriento. Porque, contrariamente a lo que podría suponerse, nada de lo que llega a la Prefectura es tirado al canasto.

Denuncias anónimas, cartas de locos o de celosos, hay allí una colección de todas las clases imaginables de papel.
“Proceder.”...>>>

domenica 13 ottobre 2019

SIMENON SIMENON. 28 NUANCES DE MAIGRET - 28 SFUMATURE DI MAIGRET - 28 SHADES OF MAIGRET





13. Maigret réfléchit
« Je ne crois rien, vieux ! J’ai assez réfléchi à cette affaire depuis le matin pour en avoir mal à la tête. Maintenant, je me contente d’avoir des impressions […] Maigret était toujours là haut, à ressasser le même problème, à chercher la clef qui lui ferait enfin comprendre les événements. […] Je sentais que la solution était là, toute proche, qu’il ne fallait qu’un tout petit rien… » (Stan le tueur)


13. Maigret riflette
« Non credo niente, vecchio mio! Ho abbastanza riflettutto su questo caso da stamattina da averne il mal di testa. Adesso mi accontento di avere delle impressioni […] Maigret era sempre lì sopra, a rivoltare lo stesso problema, a cercare la chiave che gli facesse finalmente capire gli avvenimenti. […] Sentivo che la soluzione era lì, talmente vicina che sarebbe bastato un nonnulla per… » (Stan l’assassino)


13. Maigret is thinking
“I don’t believe anything, old friend! I’ve been thinking enough about this case since morning up to the point of having a headache. Now I’m just getting feelings. […] Maigret was still upstairs, rehashing the same problem, seeking for the key that would at last allow him to understand the events. […] I felt that the solution was there, very close, and that I just needed a tiny little thing…” (Stan the Killer)



sabato 12 ottobre 2019

SIMENON SIMENON "REPORT" - PENGUIN PRESS CELEBRATES 75th MAIGRET NOVEL TRANSLATIONS AND REVEALS COVER

The Bookseller - 11/10/2019 - Katherine Cowdrey
Penguin Press is preparing to conclude a long-term publishing project to re-translate all 75 novels in Belgian-French writer Georges Simenon’s Maigret series after committing to publish a book a month six years ago, and has revealed the cover for the final book. Since 2013, 10 translators have worked on the translations of the classic series of novels about ingenious Paris detective Jules Maigret: David Bellos, the late Anthea Bell, Linda Coverdale, David Coward, Howard Curtis, Will Hobson, Sian Reynolds, Ros Schwartz, David Watson and Shaun Whiteside. While between them ensuring consistency of approach, the series' distinctive look was achieved through Penguin Press's loyalty to a single photographer for its choice of covers: Magnum photographer Harry Gruyaert. Images from the 75-year-old's archive were used for every book jacket in the series and for its close he shot a fresh image mirroring the jacket of the very first book in the collection. Signing off with a flourish, the cover unveiled for the final 75th book, Maigret and Monsieur Charles, due out in January 2020, shows the inspector figure turning away on the Quai Des Orfevres, where Maigret was famously stationed, capturing the end of series...>>>

venerdì 11 ottobre 2019

SIMENON SIMENON. MA GEORGES MUORE NEL 1972 O NEL 1989?

Nel momento in cui chiuse con la scrittura narrativa o quando chiuse gli occhi per sempre?

SIMENON SIMENON. GEORGES EST-IL MORT EN 1972 OU EN 1989 ?
Est-ce au moment où il cessa la rédaction de fiction ou quand il ferma les yeux pour toujours ?
SIMENON SIMENON. DID GEORGES DIE IN 1972 OR IN 1989?
Was it when he stopped writing fiction or when he closed his eyes for ever?




1972 -1989. Diciassette anni di differenza. Si tratta di due anni famosi per chi conosce la biografia di Georges Simenon. Il primo è quello in cui il romanziere decise di smettere di scrivere. Il secondo invece è quello della sua scomparsa.
Nel settembre del 1972, Simenon ebbe per la prima volta in vita sua, almeno a quanto racconta lui stesso, l’impossibilità di entrare in quell’état de roman che per anni gli aveva consentito di scrivere decine e decine dei cosiddetti romans durs. Il romanzo di turno, che doveva intitolarsi Victor, non andò oltre i soliti appunti sulla busta gialla. A fine dell’infruttuosa giornata la decisione era presa. Se l’indomani l’état de roman non si fosse fatto vivo, Simenon avrebbe deciso di smettere di scrivere qualsiasi opera di narrativa, insomma non sarebbe stato più un romanziere.
E così fu.
A questo punto, sorge spontanea una domanda. Ma se erano specificatamente i romanzi che richiedevano quello speciale e faticoso stato di trance creativa, mentre i Maigret erano, sempre a detta di Simenon, una sorta di scrittura in relax, perché quando non poté più godere dell’état de roman, smise di scrivere anche i Maigret?
Probabilmente questo è uno dei tanti elementi che dimostra come le inchieste del commissario non fossero così dissimili dai romanzi. O almeno che tra le due produzioni c’é un legame più profondo di quello che potrebbe apparire.
Ma questo sarà tema di un altro post, perché si tratta di un argomento che richiede un certo approfondimento e una sua adeguata collocazione.
Torniamo al Simenon di quel settembre. Decisione di non scrivere più, dichiarazioni alla stampa, cancellazione della dicitura “romanziere” dai documenti, alla voce professione… insomma un taglio netto, sostanziale e formale.
Sia pure come giornalista in erba, Simenon aveva iniziato a scrivere a sedici/diciassette anni a La Gazette de Liège e poi, emigrato a Parigi, cominciò a pubblicare racconti nel 1923 su Le Matin. E da lì non si fermò più. Prima la letteratura popolare più o meno fino agli anni ’30, poi il debutto di Maigret quindi i romans durs….fino al ’72. In tutto più o meno cinquant’anni di vita dedicati alla scrittura.
Come poteva sentirsi nell’annunciare da un giorno all’altro che non avrebbe scritto più una riga?
Forse dentro si sentì un po’ morire? E’ un fatto che la sua produzione dopo questa data consisté solo nei Dictée, realizzati solo grazie ad un registratore (poi sistemati e messi insieme dagli editor di Presse de La Cité), tra cui un bellissimo e struggente sfogo intimo Lettre à ma mère e infine l’ultima opera scritta, il monumentale Mèmoires intimes, anch’esso di forte impronta biografica.
Ma la narrativa in quei diciassette anni era sparita dal suo orizzonte.
E’ stato detto che il suo modo di scrivere l’aveva svuotato, affaticato… potremmo azzardare che in realtà Simenon poteva anche essersi stancato di scrivere… E questo ci porta a pensare che la decisione potrebbe essere maturata nel tempo e non invece presa da un giorno all’altro. E il fatto di aver smesso di scrivere anche i Maigret, potrebbe avvalorare l’ipotesi di una saturazione nella scrittura che ormai era oltretutto troppo defatigante.
Quel che é certo, è che il "romanziere" era ormai scomparso in quel settembre del 1972 e con Maigret et monsieur Charles aveva concluso un‘epopea letteraria che non trova molti riscontri tra altri scrittori.
Quei diciassette anni che lo separano dalla morte vera e propria, ci mostrano un Simenon diverso, da una parte fiaccato dalla vecchiaia e da varie malattie, dall’altra stressato da tragedie come il suicidio della figlia Marie-Jo nel ’78.
A quel punto l’ex-romanziere aveva 75 anni, tenuto su dalle amorevoli attenzioni di Teresa Sburelin, la sua ultima compagna. Trascorreva una vita fatta di giornate tranquille, scandite da piccole abitudine quotidiane, molto lontane dalla vita frenetica, dal suo temperamento creativo, dalla sua voglia di cambiare, spostarsi, scoprire… Ci vollero diciassette anni perché, tra le braccia della sua Teresa quel sopito Simenon, che non riusciamo tanto ad immaginarci, trovasse pace in un sonno infinito.
Ma questo Simenon, almeno a noi, sembra una ombre del romanziere super prolifico, dell’uomo che viaggiava di continuo, del maschio dall’esuberanza sessuale e dal personaggio di fama mondiale. Dal 1972 questo Simenon era sparito. L’uomo invece gli era sopravvissuto e in quel periodo andò incontro al suo destino, senza più un ruolo da interpretare, senza più una dimensione pubblica da sostenere, spogliatosi di tutto, era soltanto Georges, ormai uno come gli altri, fino all’estremo attimo della sua vita. (m.t)