sabato 24 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. LO SCRITTORE:"NON HO MAI IMMAGINATO DI ASSOMIGLIARE A MAIGRET"





















  Maigret raccontato da Simenon-Simenon/ Maigret raconté par Simenon-Simenon/ Maigret related by Simenon-Simenon  

LO SCRITTORE:"NON HO MAI IMMAGINATO DI ASSOMIGLIARE A MAIGRET"

L'opinione del romanziere sui punti di contatto tra lui e il commissario
SIMENON SIMENON. L'ECRIVAIN: "JE N'AI JAMAIS IMAGINE RESSEMBLER A MAIGRET"
L'opinion du romancier sur les points de contact entre lui et le commissaire
SIMENON SIMENON. THE WRITER: “I NEVER ENVISIONED THAT I RESEMBLED MAIGRET”
The novelist’s opinion about the connecting dots between him and the Chief Inspector

Domenica 4 settembre 2016 - La questione è lunga e forse anche un po' datata. Ma riscuote sempre un certo interesse, almeno a stare alla quantità e a quello che dicevano commenti e riflessioni che ci avete inviato in vari modi in occasione del post su Camilleri e Montalbano. E lì, tra le altre cose si è rivelato un interesse specifico sull'argomento di quanto dell'autore si ritrovasse in un protagonista di un letteratura seriale.
Già, perché questo della serialità è una componente di un certo rilievo. Mentre ci possono essere delle tipologie di personaggi che, per esempio nei romans-durs di Simenon, in un certo senso, si ripetono e dove certo qualcosa dell'autore si traspone, il protagonista di un serial letterario  (soprattutto di uno come Maigret durato quarant'anni) ha uno status diverso e tra lui e il suo autore si instaurano dei rapporti del tutto particolari.
Ma allora perché in un intervista a Roger Stéphane, alla domanda: 
- Nei romanzi che voi scrivete, normalmente vi identificate con il protagonista?
Si, nei romanzi non polizieschi - risponde Simenon - Nei Maigret non mi identifico con nessuno.
- Salvo che con Maigret stesso - aggiunge l'intervistatore.
No. Questa è un leggenda, io non mi identifico con Maigret. Non ho mai immaginato di somigliare a Maigret.
Queste cose Simenon le affermava in un'intervista televisiva della RTF andata in onda nel 1963 ed erano già trent'anni che lo scrittore continuava la saga dei Maigret.
Stéphane cerca di scavare in questa direzione e insiste:
- Intendevo dire che vi mette nella pelle di...
 Certo le sue reazioni sono le mie e io stesso le sento...Ma quando Maigret esprime un'idea  qualsiasi ... non è necessariamente la mia...
Insomma il nostro non si identifica con Maigret, ma quando scrive finisce per entrare nel personaggio solo ad uso letterario.
Insomma quanto Maigret c'è in Simenon e quanto Simenon c'è in Maigret?
Beh, non è facile dirlo, certo scorrendo la biografia del romanziere e le inchieste del commissario si colgono qua e la dei punti in comune. Ad esempio l'interesse per la medicina (Maigret ha fatto qualche anno d'università a medicina e il suo più caro amico è un medico) e anche un certo modo di procedere, per le investigazioni dell'uno e per la scrittura dell'altro, ricordano il percorso necessario a formulare una diagnosi. 
Poi c'è l'ormai conosciutissimo "comprendere e non giudicare" che fa parte del bagaglio culturale di Simenon, ma che ritroviamo nelle convinzioni del commissario.
Il fatto di provenire entrambe da una famiglia umile, cosa che condiziona fin da bambini la percezione che si ha degli altri e soprattutto delle classi più agiate, anche quando si arriva al proprio apice (fama e successo per Simenon e l'offerta, respinta, a Maigret di diventare vice Direttore della Polizia Giudiziaria). Ed anche in questo caso abbiamo diversi esempi nei romans-durs e nelle inchieste di Maigret.
Insomma non vogliano forzare la mano andando avanti ad elencare analogie più o meno profonde, né assolutamente vogliamo contraddire le affermazioni di Simenon, però...
Però invitiamo tutti a riflettere alle conseguenze di una convivenza con Maigret di quarant'anni, un tipo di presenza rispetto alla quale è difficile rimanere impermeabili per tutto quel tempo. In una direzione o nell'altra qualcosa deve essere passato. E crediamo che una simile convivenza tra autore e personaggio per tanto tempo e per un numero così alto di titoli, sia molto difficile da ritrovare in letteratura, almeno in quella poliziesca.

venerdì 23 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. RIFLESSIONI DI UN POMERIGGIO DOMENICALE

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RIFLESSIONI DI UN POMERIGGIO DOMENICALE

Domenica 20 gennaio 2013 - Pomeriggio. Una domenica di gennaio. Fuori della finestra piove fitto, a mulinelli. Il ticchettìo della pioggia sul tetto si mischia al crepitìo del fuoco nel camino. Il grigio della luce del giorno che svanisce lì, fuori dei vetri, si fonde con la luce calda dell'abat-jour qui, vicino alla poltrona. L'odore della legna che brucia si mischia con l'aspro aroma del latakia, il tabacco bruciato invece nella pipa dal lungo cannello ricurvo che sto fumando tra un un sorso di rum e l'altro. Gli occhi fissi su pagina 64.
"... Maigret but trois verres d'un vin blanc, qui avait des reflet verdâtres, puis les mains dan le poche de son veston, descendit lentement la rue comme s'il était déjà du quartier. Un petit veillard, devant lui, et le salua ainsi qu'à la campagne on salue le gens qu'on ne connaît pas. Peut-étre parce qu'il avait tellement l'air d'étre chez lui? Il rendit le salut en souiriant et quelques minutes plus tard il évoulait dans l'étroit rue Mouffettard, encombreé des petites charrettes qui répandaient un fort odeur des légumes et des fruits...".
"... Maigret bevve tre bicchieri di un vino bianco, che aveva dei riflessi verdastri poi, con le mani nelle tasche del paltò, discese lentamente la strada come fosse  già uno del quartiere. Un vecchio minuto, davanti a lui, lo salutò come in campagna si salutano le persone che non si conoscono. Forse perché aveva così tanto l'aria di essere nel suo ambiente? Rispose al saluto sorridendo e qualche minuto dopo si trovava nella stretta rue Moffettard, ingombra di piccoli carretti da cui si spandeva un forte odore di legumi e di frutta....".
Sto leggendo Maigret en meublé in un'edizione francese pocket di Presses de La Cité del '73. L'inchiesta era stata scritta da Simenon nel 1951 a Rock Shadow Farm (Connecticut - USA). Perchè Maigret è in affitto? Sua moglie era partita ed era solo a casa. Così aveva lasciato Boulevard Richard Lenoir e si era stabilito in un appartamento ammobilito in rue Lhomond per seguire un caso in cui il suo ispettore Janvier era stato gravemente ferito, a Montparnasse...
Ho alzato gli occhi dal libro. Quella descrizione mi aveva fatto pensare alla centrale via di Parigi... forse negli anni cinquanta.
Chissà mi sono chiesto quanti a quest'ora in Italia, e non solo, se ne stanno con un libro di Simenon in mano, seduti in poltrona, sdraiati a letto o al loro tavolino preferito, immersi nel suo mondo? Chi sorseggiando un te, chi sbocconcellando una fetta di torta, chi fumando... Il clima, ci dicono, non è buono in tutta Europa. Chissà quanti al tepore della loro casa aggiungono il calore che trasmette un libro di Simenon.
Forse è il freddo che mi ha suggerito questa idea. I libri di Simenon trasmettono calore. Certo il nostro è un punto di vista un po' di parte (ma siamo d'altronde convinti che anche altri autori siano in grado di trasmettere questo calore). Ma le pagine di Simenon, almeno a me, fanno l'effetto di entrare in un ambiente confortevole, invitante, avvolgente. E non è solo un fatto di storie o di personaggi, ma è più la scrittura del romanziere che ha il potere di farmi entrare in un ambito accogliente, dal quale non mi vorrei più allontanare. E' come se i rumori della casa, il chiacchiericcio della gente, il gracidare della televisione o della radio sparissero. Io sono di là. Mutuando un'espressione di Simenon, potremmo dire che abbiamo "passato la linea" e mentre gli altri sono rimasti di là nel freddo del mondo della realtà, io sono nel confortevole mondo simenoniano dove mi immedesimo in storie realistiche, a volte drammatiche, in personaggi a volte inguaiati e magari in situazioni niente affatto divertenti. Eppure questo piacere di far parte di quel mondo ci riscalda, come dicevamo prima, forse perché ci fa vivere una seconda vita. E voi? A voi che effetto fà leggere Simenon? Aspetto che mandiate a Simenon Simenon le vostre sensazioni, le vostre emozioni quando siete immersi nella lettura di un suo romanzo.

giovedì 22 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. UNE IMPOSSIBLE RETRAITE...




















 Simenon Story 

UNE IMPOSSIBLE RETRAITE…
Pourquoi Simenon n'a jamais arrêté d'écrire des enquêtes de Maigret 

SIMENON SIMENON. UN PENSIONAMENTO IMPOSSIBILE… 
Perché Simenon non ha mai smesso di scrivere le inchieste di Maigret 
SIMENON SIMENON. AN IMPOSSIBLE RETIREMENT... 
Why Simenon never stopped writing Maigret's investigations
 
Sabato 30 dicembre 2017 - Le 19 février 1934, le journal Le Jour faisait paraître un texte de la plume de Simenon, qui expliquait pourquoi il avait accepté d'écrire un dernier roman Maigret, à la demande des lecteurs. Cela faisait déjà quelque temps qu'il songeait à abandonner le commissaire, pour pouvoir "passer à d'autres exercices", c'est-à-dire se consacrer à la rédaction de "romans-romans". En octobre 1933, il avait signé un premier contrat avec Gallimard, et c'était un signe… En avril de la même année, il avait écrit L'écluse no 1, roman dans lequel Maigret se trouvait à quelques jours de la retraite. Simenon était allé voir Fayard et lui avait dit sa volonté d'arrêter d'écrire des Maigret; l'éditeur avait poussé les hauts cris: "Vous êtes comme Conan Doyle, qui voulait se débarrasser de Sherlock Holmes, et écrire autre chose que des romans policiers. Il n'a pas eu de succès, et vous allez vous aussi vous casser la figure…" Mais Simenon ne l'écouta pas, et il se dédia, pendant un temps du moins, uniquement à ses "romans durs". Dans le dernier roman pour la collection Maigret chez Fayard, le romancier faisait enquêter le commissaire alors qu'il était à la retraite, et il était bien décidé à ne plus l'en faire sortir 
Mais il revint sur son serment, acceptant de remettre le commissaire en activité le temps de quelques nouvelles, rédigées durant l'automne 1936, probablement persuadé que cela ne serait qu'un épisode vite oublié… Il n'en fut rien: à peine deux ans plus tard, il remettait ça pour une seconde série de nouvelles, mais cette fois, il pensait donner un signal plus clair à ses lecteurs (et à lui-même ?...) en faisant en sorte que son héros parte de nouveau en retraite dans la cinquième de ces nouvelles, et soit déjà retraité dans la deuxième moitié de celles-ci. Imaginait-il que c'en était bien fini du commissaire, et qu'on ne l'y reprendrait plus ? De nouveaux événements se présentaient pour lui: une installation à Nieul, la venue d'un enfant, mais aussi des menaces de guerre… Plus le temps de songer à Maigret ? …  
Après tout, peut-être qu'au contraire, ces événements lui donnèrent l'envie de renouer avec son hérosLes chercheurs simenoniens ont avancé l'hypothèse que la remise en selle de Maigret était due avant tout à des motifs pécuniaires, Gallimard lui réclamant de nouveaux romans policiers pour augmenter les chiffres de vente. Sans doute y eut-il de cela, mais peut-être pas uniquement… Simenon avait dû, plus ou moins consciemment, se rendre compte qu'il lui était difficile d'abandonner son héros, et on sent très bien, dans ces romans de la période Gallimard, le plaisir du romancier à écrire de nouvelles enquêtes pour son commissaire. La preuve, il l'avait remis en service actif, et il n'était plus question, à ce moment-là, de retraite…  
La donne changea en 1945. Simenon était décidé à quitter l'Europe, et le départ pour le Nouveau Monde devait être synonyme d'abandon de tout un pan de son existence, le passage d'une nouvelle ligne, et il s'agissait aussi d'abandonner cette créature qui, certes, lui avait apporté la gloire, mais qui était devenue un peu encombrante… Le romancier rédigea donc un court texte en forme d'adieu, La pipe de Maigret. Puis, sur l'insistance de Pierre Lazareff, il accepta d'écrire encore un court roman pour un journal, Maigret se fâche. Mais il y mit de nouveau le commissaire à la retraite, et cette fois, c'était juré, il allait le laisser à ses salades et à ses parties de cartes et de pêche à Meung-sur-Loire… 
C'était sans compter sur l'action des souvenirs… En effet, une fois arrivé aux USA, Simenon ne put s'empêcher de transmettre à son héros ses propres émerveillements devant la culture américaine, et il décida de l'emmener avec lui à New York… Mais, prudent, il précisait bien que Maigret est toujours à la retraite, et qu'il n'enquêtait que parce qu'on l'avait sollicitéet qu'il ne pouvait résister… Alors, c'en était bien fini de raconter les enquêtes parisiennes du commissaire ? Le romancier allait-il se consacrer à sa bataille américaine, à la conquête d'un nouveau public, tandis que là-bas, en France, un nouvel éditeur avait pris les choses en main ? N'avait-on vraiment plus besoin de Maigret ?  
Mais les choses se passèrent autrement, et "loin des yeux, près du cœur", la nostalgie de son personnage allait lui faire prendre une nouvelle dimension, et Simenon remit définitivement en activité son héros à la PJ… Car il finit par se rendre compte que ce personnage était nécessaire à son "équilibre rédactionnel". Alterner romans durs et Maigret devint une nécessité, parce qu'un roman du commissaire était une sorte de petite joie que le romancier s'offrait entre deux rédactions difficiles, mais aussi parce qu'il pouvait essayer, dans un Maigret, un thème qu'il développerait dans un roman dur, ou, au contraire, il écrivait un Maigret parce qu'il n'était pas arrivé à traiter le thème dans un autre roman. Mais Maigret était aussi devenu, peu à peu, un personnage à qui il pouvait confier ses propres questionnements sur nombre de sujets qui le hantaient. 
Si Maigret resta bien en activité dans les romans de la période des Presses de la Cité, il vint un moment où il partit tout de même en retraite… mais littéraire uniquement, parce que ce départ coïncida en réalité avec la retraite du romancier lui-même: ce n'est qu'au moment où Simenon cessa d'écrire des romans que Maigret cessa de vivre de nouvelles aventures. Et pourtant, cette "cessation d'activité" n'empêcha pas le romancier de garder le souvenir de son personnage, qu'il allait souvent évoquer dans ses Dictées, se comparant maintes fois à lui, rêvant de lui, l'imaginant dans sa petite maison de Meung, en retraité, comme le romancier lui-même était devenu un "retraité de la littérature"… 

Murielle Wenger 

martedì 20 ottobre 2020

SIMENON SIMENON, INUTILE CONTRAPPOSIZIONE TRA ROMANS-DURS E MAIGRET

 

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INUTILE CONTRAPPOSIZIONE TRA ROMANS-DURS E MAIGRET


24 luglio 2013 - Qualche giorno fa' abbiamo letto una recensione di Faubourg in un quotidiano di Verona. L'articolista fa precedere la trattazione sul libro da una frase d'introduzione "...Non occorre il commissario Maigret a Georges Simenon per indagare sull'ambiguità dell'animo umano, che il grande autore sembra conoscere fin nelle intime fibre. Lo dimostra in Faubourg...".
Nel post dell'altro ieri abbiamo accennato ad alcune idee sbagliate che da tempo inveterato corrono su Simenon, sulla sua opera e sui suoi personaggi. Qui non viene affermato qualcosa di errato, ma viene posto in un contesto che ne modifica il significato.
Sembra, e non solo in questo articolo, che i Maigret e i cosiddetti romans-durs siano due filoni che procedono in due tunnel isolati e senza nessuna comunicazione tra loro. E' vero come si dice nell'articolo che Simenon non ha bisogno di Maigret per indagare sull'animo umano. Ma è vero anche il contrario. Maigret è una tappa fondamentale per arrivare a quei suoi romanzi psicologici che scavano dentro l'uomo.
Già, infatti la tradizionale divisione che si fa dei periodi letterari di Simenon è almeno in parte artificiosa e, come spesso accade, di comodo. E' vero che una prima parte, dal '33/'23 fino al '31, fu un periodo di apprendistato in cui scriveva su commissione, sia per genere che per lunghezza, e consegnava un testo così come gli veniva richiesto e nei tempi stabiliti. Ma questo decennio servì anche a maturare Simenon e non solo da un punto di vista della padronanza della scrittura, ma anche in relazione ad una progressiva presa di coscienza sia delle proprie capacità, che del tipo di letteratura che voleva praticare.
Maigret, analizzato bene, è certo un'evoluzione rispetto al cosiddetto periodo popolare, ma d'altra parte ne è la naturale conseguenza, è "anche" il risultato dell'esperienza fino ad allora maturata. Caratteristiche psicologiche, mentalità, visione della vita, ideali che contraddistinguono Maigret, sono frutto della libera scelta di Simenon e non di rado sono una traslazione più o meno diretta dello scrittore stesso. E per di più alcuni temi che vengono trattati nelle indagini del commissario Maigret, con un altro taglio, e talvolta con maggiori approfondimenti, li ritroviamo nei romans-durs, come se l'autore li avesse saggiati prima per svilupparli poi.
Ma allo stesso modo dobbiamo dire che argomenti o situazioni dei romans-durs li ritroviamo sovente nei Maigret.
E questo è dovuto anche al fatto che dal '31 al '72 Simenon alternò uno all'altro, un romanzo e un Maigret e nel tempo i Maigret, in media, crescevano di qualità (poi anche per loro, ma come pure per i romanzi, ogni tanto capitava il titolo più fiacco, non all'altezza degli altri. Ma con una produzione così corposa, lo definiremmo un fenomeno fisiologico).
E d'altronde, ci è sempre riuscito molto difficile pensare che, quando Simenon si metteva a scrivere un'indagine del commissario di Quai des Orfèvres, tutto il suo bagaglio letterario, il suo particolare stile, la scrittura cui era abituato con i romanzi... tutto venisse chiuso ermeticamente in qualche parte e la stesura dei Maigret era come fosse affidata ad un'altra mano e a un'altro cervello.  
Noi invece, se facciamo qualche passo indietro e guardiamo all'interezza della sua opera, vediamo sì degli alti e dei bassi, dei chiari e degli scuri, ma tutto all'interno di un'omogeneità assolutamente naturale, forse non del tutto conscia da parte dello scrittore?... Ma la lettura (e a volte rilettura) di oltre duecento titoli, ad oltre quarant'anni di quel fatidico 1972 in cui decise di non scrivere più, ci dà più che mai la sensazione di un cursus unicum che si svolge armoniosamente, senza fratture o livelli diversi.
Certo va considerato che Maigret è una letteratura di genere e per di più seriale e questo mette dei paletti che lo scrittore deve necessariamente osservare. Ma se riusciamo ad andare aldilà di questo elemento, non possiamo non accorgerci quanto poca sia la differenza (e a volte ci è difficile trovare una differenza) tra il mondo che nei romanzi ci descrive Simenon dalla Parigi alla provincia francese, un mondo popolato da figure anonime, meschine, da grandi sbruffoni o da padroni delle ferriere, dagli ambienti e dagli individui che Maigret incontra nelle sue indagini. Pensateci.

lunedì 19 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. LE PICCOLE GIOIE DI UN GRANDE COMMISSARIO

  Maigret raccontato da Simenon-Simenon/ Maigret raconté par Simenon-Simenon/ Maigret related by Simenon-Simenon  

LE PICCOLE GIOIE DI UN GRANDE COMMISSARIO
31 marzo 2015 - "... Maigret è il guardiano del piacere che con poca spesa si prova rincasando quando è cattivo tempo, oppure sedendosi al tavolo di un bistrò, una sera umida, per bere una birra o un calvados. La felicità consiste nel sentire il tepore sciogliersi nel sangue, nell'osservare la moglie che si mette i bigodini senza paura d'imbruttirsi, libertà che presume affetti sicuri...."
Sono le parole di Arrigo Benedetti famoso giornalista e scrittore che nel '67 tratteggiava un ritratto di Simenon per il Corriere della Sera intitolato "Il mistero Simenon".
A nostro avviso in queste poche righe Benedetti riesce a cogliere l'essenza del personaggio simenoniano che, se non possiamo definire parco e morigerato (fuma come un turco, mangia a crepapelle e soprattutto beve a più non posso e ogni occasione é buona...), possiamo dire che vive nel mondo delle piccole cose. Un Commissario Capo Divisionale della Polizia Giudiziaria parigina, con le sue conoscenze, le sue entrature anche nella Parigi che conta e la notorietà procuratagli dalla stampa (che spesso e volentieri lo mette in prima pagina) potrebbe tranquillamente essere un personaggio pubblico che fa parte del bel mondo della capitale. Potrebbe permettersi un appartamento più lussuoso e in quartiere più alla moda del suo borghese e senza pretese appartamento in boulevard Richard Lenoir. Lui e la moglie, senza figli, potrebbero concedersi una vita mondana, viaggi, macchine lussuose... e invece. Invece Maigret non ha nemmeno la patente. Va a piedi o prende l'autobus (quando motivi di servizio non lo obbligano a servirsi delle auto nere della polizia o dei taxi), magari i vecchi bus con la piattaforma esterna che gli regalano il piccolo piacere di fumare in viaggio, l'aria in faccia, osservando la città. E sono piccoli ma irrinunciabili piaceri anche le pause nel suo ufficio, magari d'inverno facendo fuori i sandwich e sorseggiando con gusto la birra che arrivano espressi da sotto... dalla Brasseire Dauphine. E quando carica la stufa di ghisa nel suo ufficio riempiendola di carbone? Anche quello è un rituale cui non rinuncerebbe per nulla al mondo e un'operazione che non delegherebbe mai ad un subalterno.
E poi la sera a casa con il giornale sulle gambe, la pipa accesa tra i denti, un bicchierino di prunella a portata di mano diventa il ritratto più che della felicità, di una intensa e palcida serenità che è nient'altro che il combinato di vari piccoli piaceri che il commissario apprezza e assapora lentamente fino in fondo.
Basso profilo?... forse, ma non è esattamente questo il comportamento del commissario é più un modo di essere spontaneo che nasce dal suo carattere, na tenedenza ad attenuare, a minimizzare, a moderare. Non frequenterebbe mai il bel mondo parigino, (come ad esempio Simenon ha sempre evitato la frequentazione dell' ambiente dei letterati). Maigret, patente a parte, non si comprerebbe mai un automobile americana. E infatti quando i coniugi Maigret si motorizzano, lo fanno con un'utilitaria francese, guidata dalla signora. Una moglie tutt'altro che glamour, diremmo invece sotto tono, ma decisa sotto la sua morbida arrendevolezza coniugale.
Cinema di quartiere e film western. Andare al cinema non è un evento mondano, il commissario non si fà invitare alle prime dove ci sono attori, attrici, gente che conta. Andare al cinema è piuttosto un'appendice pomeridiana della passeggiata domenicale con la moglie e il piacere è quello di assopirsi davanti agli inseguimenti degli indiani e i duelli con la pistola negli affollati saloon. Ma il piacere nel piacere è quello di mentire alla moglie, la quale, una volta usciti, gli chiede con sorriso malizioso se il film gli sia piaciuto, senza far cenno alla sua pennichella nel buio della sala. Lui gli risponde, sapendo che lei sa e M.me Maigret sa che il marito sa...è un innocente gioco delle parti che tutti e due recitano consapevolmente, perchè si divertono anche così.
E' un trionfo del buon gusto, della riscoperta delle piccole cose che la vita ci regala tutti i giorni e che rischiamo di perderci? E' la vittoria di quelle gioie che fanno di una vita semplice un vita che merita di essere vissuta?
Anche durante le inchieste il commissario si prende le sue pause, in una piccola brasserie assaggiando un sandwich, seduto sulla panchina fuorimano in un parco a godersi un pipata, a bere un calvados sulla terrasse di un café...
Un grande commissario, una incomparabile figura letteraria, attanta a quelle gioie che non tutti riescono a percepire.
Simenon lo ha costruito così perchè così sarebbe voluto essere lui stesso? Un uomo come gli altri? Un uomo che si confonde nella folla dei suoi simili? Certamente così non fù. Almeno fino al 1975 quando senza più famiglia, non più romanziere (aveva smesso di scrivere nel '72) insieme alla sua compagna Teresa, lasciò la principesca enorme villa d'Epalinges per un anonimo appartamento all'ottavo piano di un palazzone popolare e poi per la piccola casa rosa di rue de Figuiers, lasciandosi dietro auto lussuose, quadri preziosi, mobili pregiati, vestiti da sera, portandosi solo le sue pipe... abbandonando addiritura i suoi libri. Da allora anche lui, inizò la vita dell'uomo qualsiasi, forse ripercorrendo le strade e i comportamenti che per anni aveva immaginato per il suo eroe/alterego?