giovedì 20 maggio 2021

SIMENON SIMENON - DOMANI ON LINE IL NUOVO "WEEKEND"


Domani il nostro appuntamento settimanale sarà quasi obbligatorio... come un check-up del tutto necessario per tenere sotto controllo la propria alterazione febbrile 
nei confronti di Simenon e di Maigret!
Sarà un'esplorazione di un'altro dei temi più ricorrenti nella narrativa di Simenon, che riveste un notevole interesse e che rivela anche pieghe più nascoste che ci completano la conoscenza del profilo del romanziere. Buona lettura!


Demain, notre rendez-vous hebdomadaire sera presque obligatoire... comme un check-up tout à fait nécessaire pour tenir sous contrôle cette maladie fébrile qui nous tient 
à propos de Simenon et de Maigret !
Il s'agira d'une exploration d'un autre des thèmes les plus récurrents dans l’œuvre de Simenon, qui présente un intérêt considérable et qui révèle aussi des replis plus secrets qui complètent notre connaissance du profil du romancier. Bonne lecture!

SIMENON SIMENON. VA IN SCENA UN AMORE E UN DRAMMA DI NOME MARIE-JO


20 maggio. Era una primavera inoltrata del 1978 quando una notizia che proveniva da Parigi colpì Simenon, che abitava a Losanna, con la potenza di una fucilata. La sua unica figlia, la più amata dei suoi quattro, aveva tentato un'altra volta il suicidio e questa volta purtroppo c'era riuscita. I soccorsi erano stati vani.
Poco tempo prima lo scrittore aveva ricevuto una lettera dalla figlia  in cui, tra l'altro si percepiva il forte disagio per il suo malessere, per la sua insicurezza e per le sue paure. Scriveva "...oh, Dad, se tu potessi essere qui vicino a me, prendermi tra le tue braccia come quando ero piccola e farmi dimenticare tutto..." .
Il rapporto di Georges e Marie-Jo. Padre e figlia uniti da un legame un po' troppo speciale, da sempre. E tutto quell'affetto Simenon l'aveva percepito e ricambiato fin dall'infanzia, lei l'unica femmina e la più piccola per sei anni (fino all'arrivo di Pierre-Nicholas). Lui la viziava e lei lo metteva in una certa difficoltà, come quando Simenon, che voleva farle per regalo un ciondolo da bambini, si sentì chiedere una "fede d'oro" come quella di mamma Denyse, con in più la pretesa che il papà gliela infilasse al dito anulare... con tutto quello che questo poteva significare.
Questo avvenimento era foriero delle gioie e dei dolori che lei stessa subirà dall'evoluzione del rapporto tra Georges e Denyse, dell'influenza non certo benefica dell'instabilità psichica di sua madre, dell'ammirazione sconfinata per il padre, sicuramente oltre il normale affetto che una figlia prova per un papà... E ancora la fragilità di una ragazza che da giovane donna ricercava nei suoi rapporti sentimentali con uomini più grandi, come se volesse trovare un rapporto che sostituisse quello impossibile con il genitore...
Tragedia preannunciata? Beh non era difficile immaginarlo. Certo come accennavamo prima, va valutata anche l'influenza negativa della madre, soprattutto perché Georges non era un padre sempre presente. Ma forse proprio per questo più desiderato?
Marie-Jo in una delle ultimissime missive al suo "Dad", dopo essersi lamentata del suo malessere, delle sue incertezze e delle sue insicurezza, scrive "...oh, Dad, se tu potessi essere qui vicino a me, prendermi tra le tue braccia come quando ero piccola e farmi dimenticare tutto..."
Una sorta di fuga dalla realtà, direbbero gli psicologi, una soluzione che Marie-Jo sa essere impossibile, ma che continua a ricercarla senza sosta, cosa che è uno dei motivi della sua disperazione.
Certamente Simenon conosceva il precario equilibrio mentale della figlia, come non poteva non allarmarsi e forse addirittura prepararsi ad un gesto definitivo (per quanto possa farlo un padre di fronte all'idea di un tale dramma), ad una fine preannunciata? Infatti la ragazza aveva provato a suicidarsi già nel maggio del 1976, trangugiando una dose quasi letale di barbiturici. Come poteva sentirsi Simenon ormai settantacinquenne, lì a Losanna, lontano dalla sua amata figlia cui lo legava qualche telefonata e qualche lettera che gli arrivavano da Parigi? Poteva fare qualcosa? Che cosa che non fece? Magari, avrebbe potuto trattenerla con sé, qualche mese prima della tragedia, quando lei andò a trovarlo per l'ultima volta nella sua piccola casa rosa? Poteva organizzare per lei un'assistenza psichiatrica più efficace di quelle sedute cui ogni tanto Marie-Jo faceva a Parigi. Il fratello grande, Marc, primogenito e figlio di Tigy, impegnato nel cinematografo, abitava anche lui a Parigi, forse avrebbe potuto assisterla di più? Esserle più vicino?
Nelle sue lettere Marie-Jo é sempre esplicita nei riguardi dei sentimenti per suo padre, ma anche sull'impossibilità di realizzarli e sull'impossibilità di evitare una fine drammatica "... Salvami Daddy, sto per morire. Io non sono più nulla. non vedo il mio posto. Sono sperduta tra lo spazio, il silenzio e la morte. Dimentica le mie lacrime, ma ti prego, credi nel mio sorriso di quando ero la tua piccolina, ormai parecchi anni fa'. Sii felice per me. Ricordati del mio Amore anche se è stato folle. E' per questo che io ho vissuto ed è per questo che io adesso muoio..." .
Ad aggravare la situazione ci si mise la conflittualità esplosa tra Georges e Denyse che, anche quando era ormai non abitavano più insieme a Épalinges, il loro scontro continuava,  per così dire, a livello editoriale.
Lei aveva lanciato il primo colpo con Un oiseau pour le chat, un libro che puntava dritto il dito su Simenon indicando le sue innumerevoli colpe e le sue carenze in diversi ambiti, mischiando verità a menzogne. E' inutile dire che l'iniziativa suscitò uno scandalo più che per le accuse di Denyse, per la notorietà e la fama dell'oggetto delle critiche.
Anche un tale evento non poteva essere indifferente per Marie-Jo, che ne era stata talmente ferita da chiedere al padre di non difendersi dalle accuse di quel libro, per lei orribili, libro che comunque aveva voluto leggere fino all'ultima riga.
E poi quell'avvenimento di cui spesso si parla. La vacanza a Villars-sur-Ollon, madre e figlia sole, nel '64, esperienza da cui Marie-Jo uscì pesantemente scioccata. Allora aveva undici anni e si rifiutava di parlarne. Ma in seguito sarà noto che la madre aveva traumatizzato la figlia masturbandosi davanti a lei, tentando una sorta d'incesto e addirittura lanciando degli anatemi "...non sarai mai in grado di essere una vera femmina di fronte ad un uomo, perché ti verrà in mente per sempre questa scena... delle mie dita che cercano il piacere nel mio sesso...".
Quanto ci sia di vero non si saprà mai con certezza, anche perché sia la madre che la figlia soffrivano di un'instabilità mentale. Ma non c'è dubbio che qualunque cosa sia avvenuta a Villars-sur-Ollon fu qualcosa che lasciò un segno indelebile su un soggetto, che già di suo soffriva di problemi psichici
A Simenon rimanevano da vivere poco più di dieci anni, ma certo questo fu un colpo da cui non si riprese. Nonostante le amorevoli attenzioni di Teresa, era come se il suo orizzonte si fosse spento. E a poco gli valse spargere le ceneri della figlia nel suo piccolo giardino della casa rosa, all'ombra del grande cedro del Libano. Ormai Marie-Jo era lontana, più lontana di quanto mai fosse stata durante la vita.
Lo scrittore sapeva che si sarebbero riuniti. Aveva dato direttive affinché anche le sue ceneri, una volta morto, fossero sparse lì dove erano quelle della figlia. E allora, solo allora, si sarebbero davvero riuniti.

mercoledì 19 maggio 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - DOVE ANDARE A CERCARE IL SUO STILE ?


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. Lo stile è il ritmo, il ritmo del personaggio...". E ancora "... lo stile è innanzitutto movimento...". E poi " ... lo stile è l'uomo...".
Le prime due sono affermazioni di Simenon. La prima in un intervista del 1955, la seconda scritta in Quand j'étais vieux, nel '60. La terza invece è di André Gide, ma riportata sempre da Simenon in uno dei suoi Dictées, nel '77 (Au dela de ma porte fenetre).
Sullo stile di Simenon sono state scritte un'infinità di cose tali che, come si dice a Roma, ci si potrebbe far camminare un treno, e anche Simenon-Simenon ne ha parlato spesso (vedi Lo stile, la scrittura, le parole di Simenon del 21 novembre 2010, o anche Simenon. Lo stile che cambia e le mots-matiére del 23 maggio 2011 oppure Simenon romanziere, è solo una tecnica o no? del 3 settembre 2011). Noi però qui non vogliamo far camminare nessun treno, ma ci interessa fare qualche passo in avanti nella comprensione di quanto e in che modo lo stile, che è molto spesso la cifra distintiva di uno scrittore, valesse per Simenon.
Sappiamo che nella sua scrittura lo stile non ha nulla a che fare con l'eleganza e la ricercatezza dei termini o con la bella costruzione della frase. Anzi, sappiamo che la sua prosa, scarna ed essenziale, faceva appositamente uso di quelle mots-matière che come spiegava lo stesso scrittore: "... io utilizzo le stesse mots-matière che hanno lo stesso significato in almeno venticinque città di una decina di nazioni diverse...".
E questo ci fà fare un bel passo avanti. La preoccupazione pricipale di Simenon non era quindi quella di realizzare una bella scrittura, ma di scrivere in linguaggio comprensibile alla maggior parte dei lettori, anche non di lingua francese. Insomma il ricordo del vecchio consiglio di Colette "via tutta questa letteratura" aveva attecchito in un terreno fertile.
Non a caso negli anni '60, andando a rileggere degli articoli che aveva scritto agli inzi degli anni '30, Simenon commentava "... all'inizio ebbi la sorpresa di constatare che il mio stile di allora era pieno di sfaccettature, molto più brillante di quello odierno e questo mi ha fatto piacere perché, durante gli anni, il mio principale sforzo è stato di semplificare, di condensare, di rendere il mio stile più neutro possibile, in modo di aderire più adeguatamente ai pensieri dei miei personaggi..."
E torniamo così alla prima affermazione di Simenon " lo stile è il ritmo del personaggio". E, in effetti, aveva più volte dichiarato che solo uno stile neutro poteva consentirgli di entrare meglio nella mente del proprio personaggio ed esprimersi come lui e pensare come lui pensava.
E l'affermazione di Gide, Simenon la spiegava con la simbiosi che ci doveva essere tra lo stile in cui scriveva il romanziere e l'uomo che era in lui. Simenon aveva asciugato il suo linguaggio, ridotto la sua terminologia, economizzato gli aggettivi, gli avverbi. Eppure questa scrittura, accreditata di non più di duemila vocaboli, riusciva a rendere perfettamente stati d'animo, atmosfere, i pensieri e e le angosce più profondi... Questo, a nostro avviso, è il suo stile.

lunedì 17 maggio 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - LA PRIMA INCHIESTA DI MAIGRET, MA...L'ULTIMA?


Quando Simeon presentò alla Boule Blanche nel febbraio de 1931 la serie dei Maigret, lo fece con due titoli scritti in precedenza, M. Gallet, décédé et Le pendu de Saint-Pholien (entrambe compilati nell'estate del 1930 a Morsang). In realtà il primo ad essere stato scritto era stato Pietr-Le-Letton, la cui stesura era stata completata a Delfzijl nel settembre del '29. Ma qui stiamo paralndo della compilazione letteraria delle inchieste del commissario. Infatti Simenon non rispetta una cronologia biografica precisa. Infatti nella prima inchiesta il nostro Maigret è già commissario ben installato a Quai des Orfèvres e nel pieno delle sue prerogative, titolare delle indagini, lavora con i suoi sottoposti. Non c'è notizia della sua carriera in polizia, fin da quando entrò come gendarme e faceva la ronda in bicicletta.
E quando nel 1933 Simenon pensò di aver chiuso con i primi diciannove romanzi scritti per Fayard, concluse la serie con un semplice Maigret, mandando il suo poliziotto in pensione a Meung-sur-Loire a fare il giardiniere.
La prima inchiesta di Maigret invece è esattamente il titolo di un libro scritto nel '48 che narra appunto un caso in cui Maigret non è ancora commissario, ma solo segretario del commissario del quartiere di Saint-Georges. Però è la prima inchiesta che conduce, e con successo, al punto che una nota di merito ne favorirà il trasferimento dal commissariato di quartiere all'ambìto Quai des Orfèvres. Certo con la cronologia non ci siamo, ma Simenon come altri giallisti (vedi Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes) cercano, dopo un po', di scrollarsi di dosso quel personaggio che riscuote talmente tanto successo da indentificare il proprio autore con l'eroe creato.
In effetti da Holmes, a Maigret, ma anche ad altri (pensiamo per esempio al Nero Wolfe di Rex Stout), invece poi seguono ineluttabilmente il proprio creatore fino alla sua scomparsa. Per Simenon fu decisamente diverso però. I suoi romans-durs riveleranno alla fine le sue capacità letterarie, convincendo anche i più scettici ed equagliando, anche in quantità, i Maigret.
L'ultima inchiesta di Maigret era sembrata quindi quella del '33, quando appunto la serie pareva conclusa. E invece l'ultima inchiesta (da un punto di vista di cronologia letteraria) fu Maigret et monsieur Charles, scritta nel '72, che per ironia della sorte, Simenon non immaginava certo fosse l'ultima ed infatti non è, come era stata la precedente, la conclusione di un ciclo. Simenon non sapeva che il suo état de romans sarebbe sparito da lì a qualche mese impedendogli di scrivere il roman-dur Victor

domenica 16 maggio 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND N.13 - M.ME MAIGRET, LA REGINA - M.ME MAIGRET, LA REINE

Louise, la regina di boulevard Lenoir

Mme Maigret au premier plan

Maigret-Léonard: questo matrimonio non s’ha da fare

Madame Maigret est a l’ecran

Louise la vocazione della 
moglie-mamma

sabato 15 maggio 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND N.13 - I MILLE VOLTI DI M.ME LOUISE - LES MILLE VISAGES DE M.ME LOUISE


Come poteva tratteggiare Simenon un personaggio che sulla vita privata, e non solo, affiancasse il suo commissario?La via più semplice era quella di una moglie, ma rischiava di patire troppo l’ombra che gli poteva fare Maigret. E invece Mme Maigret rimane solo apparentemente nell’angolo...


Comment Simenon pouvait-il dessiner un personnage qui accompagnerait le commissaire dans sa vie privée, et au-delà ? Le moyen le plus simple était de le doter d’une épouse, avec le risque que celle-ci pâtisse de l’ombre que pourrait lui faire Maigret. Ce n’est qu’en apparence que Mme Maigret reste dans un coin obscur...

venerdì 14 maggio 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND N.13 - M.ME LOUISE, L'ALTRA METÁ DEL COMMISSARIO - M.ME LOUISE, L'AUTRE MOITIÉ DU COMMISSAIRE


Un appuntamento speciale, davvero speciale. Prima di tutto perché è dedicato a Mme Maigret, che è il personaggio più importante della serie del commissario. E in secondo luogo perché questa settimana, in via del tutto eccezionale, il nostro SIMENON SIMENON WEEKEND ha dieci pagine invece che otto. Non è un modifica permanente, ma un utile incremento in casi come questo, in cui l'argomento lo merita particolarmente


Un événement spécial, très spécial. Tout d'abord parce qu'il est dédié à Mme Maigret, qui est le personnage le plus important de la saga du commissaire. Et puis parce que cette semaine, lors d'une occasion totalement exceptionnelle, notre SIMENON SIMENON WEEKEND compte dix pages au lieu de huit. Ce n'est pas un changement permanent, mais une augmentation utile dans des cas comme celui-ci, où le sujet le mérite particulièrement

giovedì 13 maggio 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND - IL NUMERO DI DOMANI ALLA SCOPERTA DI UNA METÁ DI MAIGRET


Sicuro, gli ispettori sono un complemento importante per la figura del commissario. Anche il suo antagonista, il giudice Comeliau, serve a far emergere certe insofferenze e idionsincrasie di Maigret.
Il dottor Pardon è un altro personaggio che ci rivela un aspetto non così scontato del carattere del personaggio simenoniano. Ma su tutti c'è uno che lo completa, lo conosce meglio di tutti, lo capisce all'istante e.... E domani sul numero 13 di "Simenon Simenon Weekend", potrete non diciamo scoprirlo (perché avrete già capito benissimo di chi si tratta), ma approfondirne i vari aspetti, apprenderne curiosità e entrarne nelle pieghe meno conosciute. A domani


Certes, les inspecteurs sont un complément important pour la figure du commissaire. De même son antagoniste, le juge Coméliau, sert à faire émerger certaines impatiences et idiosyncrasies de Maigret.
Le Dr Pardon est un autre personnage qui nous révèle un aspect pas si évident du personnage simenonien. Mais par dessus tout il y a un personnage qui le complète, le connaît mieux que tous, le comprend instantanément et... Demain, dans le numéro 13 de Simenon Simenon Weekend, vous pourrez, ne disons pas le découvrir (car vous avez déjà très bien compris de qui il s'agit), mais en approfondir les divers aspects, apprendre quelques curiosités et entrer dans les replis les moins connus du personnage. A demain

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - MA C'E' DAVVERO UN "DOTTOR MAIGRET" ?

Il 5 giugno del 1968 Simenon partecipa ad un incontro divenuto famoso: si sottopone ad una specie di seduta psicoanalitica da parte di cinque medici, tra cui dei psicanalisti, i quali avevano intenzione di sondare le regioni più profonde dell'animo creativo dello scrittore e di analizzare molti sui comportamenti connessi appunto alla sua attività di romanziere. Di questo incontro Simenon-Simenon si è ovviamente già occupato (vedi ad esempio il post
Simenon e Maigret in mano agli psichiatri).
Ma questa volta quello che ci interessa è ciò che in questa inconsueta sede Simenon dice sulla sua creatura.La discussione verteva sul romanzo Anneaux de Bicêtre in cui secondo gli specialisti di Médicine et Hygiène (una rivista medica svizzera che in quei giorni voleva festeggiare con questa "intervista" i suoi 25 anni di uscita), il romanziere descrive splendidamente il rapporto tra medico e paziente e sottolinea l'importanza dell'intesa morale anche per la guarigione da una malattia organica. Nel corso della sua risposta Simenon ricorda cha già da adolescente si chiedeva: ...perché non esiste un dottore che sia allo stesso tempo medico del corpo e medico della mente? Insomma un medico che conosca l'individuo, la sua età, il suo fisico, le sue possibilità e che possa consigliarlo se deve indirizzarsi in un verso piuttosto che in un altro? Insomma già prefiguravo una sorta di medicina psicosomatica... ed è con questo spirito che ho creato il personaggio di Maigret. Perché è quello che fà Maigret, e perciò è stato necessario che Maigret abbia fatto due o tre anni di medicina (all'università). Bisognava che albergasse in lui anche un po' di sensibilità medica. E Maigret per me è un accomodatore di destini. E' l'equivalente di quelli che passano per la strada e aggiustano sedie e suppellettili...".
E poi si arriva alla questione del "comprendere e non giudicare"."...e' per questo che non volevo che avesse una parte di medico e una di confessore. Perché credo che sia il medico stesso a dover essere nel medesimo tempo sia medico che confessore...".