giovedì 3 giugno 2021

SIMENON SIMENON "REPORT" - JOURNÉE SPÉCIALE DÉDIÉ À JEAN RICHARD


La Nouvelle Republique
-  03/0672021 - Rédaction
- L’exposition en hommage à Jean Richard, qui aurait eu 100 ans en avril dernier et dont on commémore cette année le vingtième anniversaire de la mort, se tiendra du mercredi 9 au mercredi 23 juin, dans la salle de l’espace Noisy, à Bessines. Des documents et objets ont été prêtés pour l’occasion par Pierre Fenouillet, un proche de l’acteur et amoureux du cirque, mais également par les Archives départementales et la commune. L’occasion de mieux connaître l’artiste aux multiples facettes né à Bessines, au logis de Pierre-Levée, le 18 avril 1921 [...] 
Un homme généreux, amoureux de la vie, entrepreneur, comédien, propriétaire de cirques et créateur du premier parc d’attraction en France. Enfant, Jean Richard a fait ses premiers pas dans le Marais poitevin et y reviendra des années plus tard à plusieurs reprises, notamment pour y tourner un épisode du commissaire Maigret entre Niort et Coulon.
Dimanche 20 juin, les visiteurs sont attendus pour une journée spéciale avec...>>>

martedì 1 giugno 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - LA DISGRAZIA DI NON "PASSARE LA LINEA"

Sessantacinque anni fa', Simenon, terminato di scrivere En cas de malheur. pubblicò il romanzo da Presses de La Citè che dopo un'altro anno diventa un film diretto da Claude Autant-Lara e interpretato da quel mostro sacro di Jean Gabin e da una abbagliante ventiquattrenne Brigitte Bardot.
E' un Simenon in gran forma, appena tornato dai dieci anni americani, arrivato in Europa dove ha potuto constatare che la sua fama è cresciuta, ma soprattutto che c'è stato un sostanziale cambiamento nel giudizio della critica. Quella Francia da lui ritenuta ostile e "matrigna" e che aveva voluto abbandonare in tutta fretta alla fine della guerra, con un taglio netto immergendosi fin sopra i capelli nel sogno americano, ora invece gli tributa onori. Questa tangibile fama e l'autorevolezza riconosciutagli, sortirono evidentemente un effetto galvanizzante e quindi quello che si siede a scrivere questa storia è davvero un Simenon in gran spolvero.
Ne viene fuori un romanzo che scava nella psicologia e nei comportamenti di Lucien Gobillot, ricco, famoso, rispettato, con una moglie che gli fà fare un'ottima figura in società. Avvocato, rinomato per le sue arringhe, ma soprattutto per la capacità di non perdere mai una causa, rispettato e temuto dentro e fuori il tribunale, frequenta il mondo che conta politicamente e finanziariamente. Insomma sembra un tipo vincente, sicuro di sé, che nulla e nessuno possa fermare.
Dall'altra parte c'è Yvette, giovane e minuta ragazza, prostituta per caso, facile nei costumi, fragile nel corpo e nell'animo. Questo esserino gli provoca un'incrinatura che l'avvocato cerca di spiegarsi... non è sesso, non è amore, non è compassione... Quella, a prima vista, insignificante e scialba giovane, gli entra dentro e lui non riesce a capire il perché. Nemmeno aprendo un dossier su sé stesso, come fà per i suoi clienti, riesce ad annotare elementi significativi. Questa storia sconvolge la sua vita? Fino ad un certo punto. La moglie, per lungimiranza o per calcolo, non fà una tragedia di questa sua sbandata, anzi sembra comportarsi in modo da creargli meno problemi possibili. Il contorno dei colleghi non manifesta reazioni di qualche importanza. L'unico che crea problemi è Mazetti uno dei tanti giovani con cui Yvette ha amoreggiato. Adesso, legata com'è a Gobillot, che le ha preso un casa vicino alla sua, che le ha dato un'esistenza borghese quale mai Yvette aveva pensato, non vuole più vederlo. Il finale è tragico. Yvette, nel frattempo rimasta incinta di Gobillot, viene uccisa dall'amante respinto, L'avvocato sprofonda di nuovo nella sua vita  di sempre. La moglie forse è quella che vince?
Ma Gobillot da cosa è sedotto? Qui Simenon è bravo a farci vivere, facendo raccontare in prima persona da Gobillot l'attrazione misteriosa per Yvette, il progressivo slittamento di una semplice avventura, verso qualcosa di sempre più importante che occupa e modifica gradualmente la sua vita, costringendolo a rivoluzionare non solo le sue abitudini, ma anche la sua scala di valori. 
E' la discreta vita dei comuni mortali che attrae Gobillot?
Una ragazza senza, genitori, senza casa, con una vita precaria, che vive una facile promiscuità con uomini e donne... è il suo esatto contrario. Questo incontro è forse qualcosa che lo mette di fronte alle scelte che ha sempre fatto, ma che forse non erano quelle che avrebbe voluto fare? Ma allora perchè cerca di trasformarla in una borghese? La bella casa, una pelliccia, la governante... vuole davvero che diventi come lui? O vuole darle l'opportunità di godere di quello che la vita le ha sempre negato? Le contraddizioni si sommano e s'incrociano in un groviglio psicologico che Simenon analizza sapientemente.
Gobillot, non passa la famosa linea simenoniana. Ci è molto vicino, perché anche se la storia con Yvette potrebbe distruggere il suo mondo, in realtà non è in grado di farlo per quanto la professione, le pressioni della moglie, gli obblighi mondani-societari sono stringenti... Lui vorrebbe, ma non riesce a sottrarsi a tutto... E' talmente avviluppato in quelle spire da non ce la fà a divincolarsi e quindi a fare il salto che gli farebbe passare la linea. E poi Yvette viene uccisa e Gobillot senza più quell'appiglio, viene risucchiato dal suo mondo, dalla moglie, dal suo tribunale, da un destino che non gli dà nessuna speranza di cambiamento. 
Simenon è bravo a ricreare questo movimento a pendolo che fa oscillare Gobillot, dalla sua vita onorata e rispettabile, a questo annullarsi per una donna qualsiasi. Il rapporto con la moglie e quello con Yvette sono agli antipodi, e Gobillot non fa in tempo a compiere tutto il tragitto da una vita all'altra... Avrebbe davvero lasciato tutto alla sue spalle? Sembra di sì, ma il destino per lui aveva in serbo altro, come ci dimostra Simenon con le sue storie. Il destino piega, spezza, modella, modifica e l'uomo non può opporsi.
Da questo libro, abbiamo detto, fu tratto un film. Una sola notazione. La scelta di Brigitte Bardot per interpretare Yvette ci è parsa un po' azzardata. Yvette come ce la presenta Simenon è una ragazza che potrebbe passare inosservata, magra, minuta, non bella... Tutto questo non si può dire di una Bardot, soprattutto a ventiquattro anni... il cui alone di bellezza e seduzione la precedeva e la seguiva facendo un notevole numero di vittime!

lunedì 31 maggio 2021

SIMENON SIMENON "REPORT" - MAIGRET SE MET À TABLE


Causeur - 30/05/2021 - Emmanuel Tresmontant - Simenon n’était pas seulement un chaud lapin, c’était aussi un gourmand, un amateur de bons petits plats et, à travers les enquêtes de son commissaire Maigret, un ardent défenseur de cette culture française qui passe (passait ?) immanquablement par la case bistrot. Au journaliste gastronomique Robert Courtine, qui avait recensé en 1971 toutes les recettes de Mme Maigret (Simenon et Maigret passent à table, la Table Ronde), Simenon confiait que, pour lui, la cuisine était probablement l’art le plus ancien et le plus primitif, le seul capable de ressusciter le paradis de l’enfance : « Je suis sûr qu’il y a un élément venu du fond de notre enfance, qui nous manque pour la vie : c’est la cuisine familiale. »
Louise Maigret, de ce point de vue, est l’idéal amoureux de Simenon – et le nôtre, par la même occasion ! Cette Alsacienne est un fin cordon bleu qui aime son mari bourru et taiseux, et lui prépare les plats mijotés qu’il préfère : coq au vin parfumé à l’eau-de-vie de prunelle, gratin de macaronis (le mardi), pot-au-feu (le jeudi), bœuf bourguignon, bouillabaisse, choucroute, pintade en croûte de sel...>>>

domenica 30 maggio 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND N.15 - DIECIMILA DONNE, DAVVERO? - DIX MILLE FEMMES VRAIMENT?


 diecimila donne davverO?

FEMMES...FEMMES...FEMMES..

OTTO PUNTI CARDINALI FEMMINILI DI SIMENON

La vamp et la strip-teaseuse


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sabato 29 maggio 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND N. 15 - 10.000 DONNE SI O NO? - 10.000 FEMMES OUI OU NON?


Donne? Diecimila. Di tutta la relazione con l’altro sesso di tutta una vita, rimane questa frase pronunciata da Simenon durante un’intervista concessa al suo amico Fellini. Una battuta? Certamente, ma intanto fece il giro del mondo. Certo non sarà stata la verità, ma che i rapporti con le donne dello scrittore fossero dominati da quella impellenza fisica che lo spingeva a rapporti quotidiani, è fuor di dubbio...


Les femmes ? Dix mille. De toute la relation avec l’autre sexe sa vie durant, il reste cette phrase prononcée par Simenon durant une interview donnée à son ami Fellini. Une boutade ? Certainement, mais elle fit cependant le tour du monde. Certes ce n’était pas la vérité, mais il reste hors de doute que les relations du romancier avec les femmes furent dominées par cette pulsion physique qui le poussait à des rapports quotidiens...

giovedì 27 maggio 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND - DOMANI ON LINE IL NUOVO NUMERO - LE NOUVEAU NUMÉRO EN LIGNE DEMAIN

 

J'ai toujours été obsédé par la femme. Je recherchais le contact humain. Or le contact le plus grand qu'on puisse avoir avec un être, c'est encore de faire l'amour. J'ai cherché la femelle à travers toutes les femmes [...] Quand je dis d'une femme qu'elle est une femelle, c'est un grand compliment. Une femelle c'est  une vraie femme, une femme nature, une amoureuse et une amie intime avec qui on peut vivre vingt-quatre heures sur vingt-quatre. Ce n'est pas la femme fabriquée qui essaie de ressembler à une mannequin, qui prend de jus de pamplemousse pour rester mince, qui passe trois heures chez son coiffeur chaque semaine ou qui va se faire maquiller pour une soirée.  (Georges Simenon - Lausanne 1981)

Sono sempre stato ossessionato dalle donne.  Cercavo il contatto umano. Tuttavia, il più grande contatto che possiamo avere con un essere è ancora fare l'amore. Ho cercato la femmina attraverso tutte le donne [...] Quando dico di una donna che è una femmina, è un grande complimento. Una femmina è una donna vera, una donna naturale, un'amante e un'amica intima con cui possiamo vivere ventiquattr'ore su ventiquattro. Non è la donna costruita che cerca di sembrare una modella, che beve succo di pompelmo per rimanere magra, che passa tre ore dal suo parrucchiere ogni settimana o che va a farsi truccare per una serata elegante. (Georges Simenon - Losanna 1981)

mercoledì 26 maggio 2021

SIMENON SIMENON - POURQUOI M.ME MAIGRET EST BLONDE


Dans ses romans, Simenon ne donne pas de descriptions détaillées du physique de Maigret. On sait qu'il a une face large, des sourcils épais et de gros yeux (qui peuvent se faire « tout petits » quand il se veut ironique). La couleur de ses cheveux n'est donnée que dans un seul roman (Pietr le Letton) : ils sont d'un châtain sombre ; quant à celle de ses yeux, il est noté, dans Liberty Bar, qu'ils sont d'un « gris glauque, après une nuit sans sommeil » ; donc des yeux plutôt clairs : gris, verts ou peut-être même bleus, mais ni marron, ni noirs.
Quant à Mme Maigret, on en sait encore moins : elle est plutôt potelée, mais « elle n'est pas grosse, elle est dodue. […] une petite boulotte », comme l'expliquait Simenon à Roger Stéphane. Sur ses cheveux, le romancier ne dit rien, si ce n'est qu'elle met des bigoudis pour les faire onduler. Quelle est la couleur de sa chevelure ? Je pense qu'elle est blonde. À cet effet, j'avance trois arguments.
Dans Maigret et le voleur paresseux, le commissaire rencontre Éveline Schneider, la modiste amie d'Honoré Cuendet. Elle est « assez petite, aux cheveux blond clair, […] yeux bleus », et elle est alsacienne. Simenon écrit : « Mme Maigret aussi était alsacienne et avait conservé à peu près la même taille, le même embonpoint ». À mon avis, la comparaison s'étend aussi à la couleur des cheveux.
Maigret a un faible pour les blondes, ou, du moins, c'est avec une blonde que son créateur l'a décrit éprouvant le plus grand émoi. En effet, Else Andersen, dans La Nuit du carrefour, est blonde, et il n'y a pas de doute que Maigret s'est senti attiré par elle. On trouve aussi dans les romans un certain nombre de jeunes femmes potelées et aux cheveux blonds qui éveillent la sympathie du commisssaire.
L'argument le plus décisif est celui-ci : Simenon a dit une fois que Mme Maigret était son idéal amoureux. Or, le romancier aimait les femmes blondes et potelées, comme en témoigne son attachement très fort pour Boule, qui avait exactement ce type physique. Et pour terminer ma démonstration, relevons que dans les romans, Maigret n'appelle jamais sa femme autrement que « Mme Maigret ». Il l'appelle « Louise » seulement dans Les Mémoires de Maigret. Or, dans la nouvelle L'Amoureux de Madame Maigret (écrite bien avant les Mémoires), le commissaire appelle sa femme « Henriette ». Certains ont pensé qu'il s'agissait d'un lapsus révélateur, la mère de Simenon se nommant Henriette. Mais le prénom véritable de Boule était… Henriette... (m.w.)

martedì 25 maggio 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" . MAIGRET: PIATTO,FORCHETTA E PIPA... LA TAVOLA E' APPARECCHIATA

Il pranzo è servito. Piatto, pipa e forchetta. Una strana tavola apparecchiata appositamente per Maigret. Una tavola ideale per un pranzo fantastico... ma significativo. Un pranzo che il commissario però si ritrova a consumare tutti i giorni.

Una forchetta per infilzare le ghiottonerie che gusta a casa propria, alla brasserie Dauphine, o in qualsi altro bistrot... Una posata che simboleggia il suo rapporto con il cibo, che non è solo un modo di dimostrarsi un mangione, ma nasconde un modo di essere, una concezione della vita, delle origini di un certo tipo.
Un piatto bianco, semplice, un po' rustico che riassume in sé le preferenze di Maigret per le cose essenziali, senza fronzoli, un po' grossier, ma davvero funzionali al loro utilizzo, una filosofia che vale per i suoi vestiti, le sue pipe, i mobili del suo ufficio (in casa, a boulevard Richard Lenoir, è diverso, lì c'è il tocco di M.me Maigret). E poi la pipa. Un elemento fuori contesto tra piatto, forchetta, ma un'icona del personaggio creato da Simenon. E sarebbe sbrigativo argomentare che il commissario fuma la pipa perché anche il suo autore era un gran fumatore. Invece, la pipa si integra nel personaggio in modo totale. Ma, ad esempio, in modo molto diverso da come succede ad un altro celebre investigatore fumatore di pipa, Sherlock Holmes. Lui fuma solo in certi momenti, magari quando è assorto nelle sue elecubrazioni seguendo le sue oscure vie della mente che lo portano a scoprire cose che altri non troveranno mai... Maigret no. Se ci si passa il termine, è un fumatore seriale, che accende la sua pipa di mattina, dopo pranzo, addirittura alla sera quando va a letto. Fuma la pipa quando interroga i sospettati e quando è in giro per farsi un'idea sul caso in corso. Fuma quando beve un birra fresca per dissetarsi o un vigoroso calvados per scaldarsi.
Dicevamo che é connaturata alla sua persona.  Anche  spenta la tiene tra i denti, in mano, sulla scrivania sotto il suo sguardo, la stringe con il pugno quando ce l'ha in tasca.
La pipa è forse la pistola di Maigret? In certi film d'azione americani l'eroe di turno ha sempre una pistola in mano, o nella fondina sotto l'ascella, con un'altra legata alla caviglia, oppure infilata nella cinta... Maigret ha sempre con sè la sua pipa. La pipa è un catalizzatore, che gli fa scattare un déclic, quando è nel bel mezzo di un caso irrisolvibile, che gli dà la forza di portare avanti interrogatori lunghissimi che sfiniscono il sospettato (che spesso finisce per confessare). La pipa invece lo distende quando passeggia sul lungo Senna inseguendo con la mente i suoi pensieri e con gli occhi le volute del fumo in aria.
Piatto, forchetta e pipa, quasi un quadro... fedele quanto strampalata rappresentazione di Maigret.

lunedì 24 maggio 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR". UNA PERIFERIA DI OTTANT'ANNI FA' CHE PIACE ANCORA


Faubourg. Periferia, traducendolo in italiano. Un'ambiente, ma anche una regione dell'anima. Come i sobborghi sembrano lontani dal centro pulsante di una città, così appaiono il luoghi e le persone che abbiamo allontanato dal cuore della nostra vita.
Sembra. Perché in realtà le persone vanno e vengono dal centro alla periferia, ma anche le situazioni e gli eventi si ripetono e a volte ritornano, più o meno inaspettatamente nelle pieghe della vita.
Stiamo parlando  di un tema caro a Simenon e in particolare di un romanzo, Faubourg, finito di scrivere proprio nell'ottobre di ottanta anni fa'. E' un romanzo di grande attrazione dove la figura principale, De Ritter, un avventuriero di piccolo cabotaggio, non troppo furfante per essere un malvivente, ma troppo furbetto per essere una persona perbene, è il simbolo di certi personaggi simenoniani, borderline, non cattivi, ma predisposti alla cattiva sorte, ingenui e presuntuosi, millantatori e meschini, compagnoni ma in realtà soli.
De Ritter aveva abbandonato quella provincia, percepita come un'asfittica periferia dell'anima ed era approdato ad un esistenza nient'affatto cosmopolita, ma tutt'al più apolide, caratterizzata da truffe, piccoli imbrogli, velleità di facili successi regolarmente abortite, con fughe e spostamenti altrettanto repentini quanto frequenti. L'idea era forse quella di far fortuna e tornare in quella periferia per dimostrare quello di cui era stato capace.
Ma così in effetti non è. Quando De Ritter con la sua compagna Lea, un'ex prostituta, scendono dal treno alla stazione della sua cittadina, lui non è davvero nessuno e la baldanza e le arie che lo circondano non hanno motivo di essere.
Ben deciso a rimanere in disparte e a spiare personaggi, ambienti e farsi un'idea di cosa è diventata la sua cittadina, De Ritter sulle prime rimane quasi nascosto, nell'ombra, ma poi piano piano non resiste all'attrazione di farsi vedere in giro e di farsi riconoscere. Ma perché?
La stessa domanda bisognerebbe porsela in merito ai motivi che l'hanno spinto a ritornare. Evidentemente è una spinta interna cui uno come De Ritter non riesce a resistere. Probabilmente è più forte di lui e delle intenzioni più o meno razionali con cui parte. E, come René, uomo d'affari in attesa di ricevere dei soldi dai propri soci, inizia chiedere soldi a delle vecchie conoscenze, mentre Lea ricomincia ad esercitare la sua antica professione, per guadagnare quello che consente ai due di sopravvivere. Ma la cose non vanno come René-De Ritter vorrebbe. Il credito di cui gode in città si esaurisce ben presto, Lea allaccia una relazione con il proprietario dell'albergo di un cui alloggiano. La moglie dell'albergatore si dice pronta a pagare il nostro protagonista pur di allontanare Lea.
De Ritter prende i soldi e scappa. Anzi scappano insieme, lui e Lea, si  stabiliscono in un altro punto della città e ricominciano i loro traffici. I passi successivi di De Ritter saranno quello di andare dalla madre, portandole costosi regali, per farle credere di esser diventato ricco e poi quello di riallacciare i rapporti con una sua vecchia fiamma, Marthe, che poi, in pieno accordo con Lea sposa solo per interesse. Ma in realtà Lea non prende così bene la cosa o perlomeno si consola in un gratificante rapporto con un giovane redattore.
Quando De Ritter lo scopre, si comporta da quel provinciale, gretto ed egoista che evidentemente è, e non da quell'uomo di mondo, evoluto e cosmopolita che cerca di far credere agli altri. Preda della più vecchia, banale e cieca passione, la gelosia, uccide il giovane amante di Lea e decreta così lo sgretolamento di quel castello di carte che era riuscito fin ad allora a tenere in piedi.
Simenon teneva molto a questo roman-dur, al punto di fare a Gallimard una richiesta per lui insolita: spendere dei soldi in messaggio radiofonici per fare pubblicità a Faubourg. Il vecchio Gaston non lo prese in considerazione, ma comunque l'episodio dimostra quanto Simenon ci contasse.
E non aveva torto perché ancor oggi, ad ottant'anni passati dalla sua stesura, Faubourg riscuote ancora l'interesse degli appassionati e l'attenzione dei critici.