sabato 30 aprile 2011

SIMENON. "SEMAINE SPECIAL CINEMA" - 2/8 MAGGIO

Semaine spécial
CINEMA SIMENON
2-8 maggio

Da lunedì 2 maggio a domenica 8, dedicheremo una settimana al tema "Simenon e il cinema". Non solo ai film tratti dai suoi romanzi, ma anche il suo rapporto con il mondo del cinema, con gli attori, con i registi, il cinema francese, Hollywood, da Jean Gabin a Jean Renoir, da Chaplin a Fellini, a Simone Signoret a Brigitte Bardot. E ovviamente non potrà mancare Maigret in formato grande schermo

SIMENON. COMPRENDERE E NON GIUDICARE

Il suo personaggio più famoso, il commissario Maigret è stato soprannominato il riparatore di destini. Perché aveva un modo di approcciarsi al colpevole, se volete, più sociologico che poliziesco. Gli indizi, le prove, le testimonianze gli davano un profilo dell'assassino. Ma come quell'uomo era arrivato a un tale punto? Quanto gli eventi, l'ambiente in cui era vissuto, o addirittura il caso, avevano condizionato il suo comportamento, le sue azioni? Maigret è stato concepito così perchè il suo creatore aveva una serie di convinzioni su come andasse gestita la giustizia. Ed era interessato all'uomo più che all'assassino o al delinquente di turno e al perchè aveva fatto quel gesto. Era magari un individuo che aveva passato la linea, ma quando, perché, cosa aveva fatto scattare quel momento? E così il commissario Maigret, entro certi limiti, e quando si accorgeva di non aver a che fare con criminali incalliti, sapeva chiudere un occhio, o non ricordarsi di una testimonianza... Insomma gli capitava di aggiustare le cose, nella consapevolezza, lui un commissario-capo della brigata omicidi, che la legge a volte non aveva nulla a che fare con la giustizia.
E d'altronde Simenon aveva dichiarato a Roger Stéphane: "...sono stato educato con il Vangelo e 'non giudicherai il prossimo tuo' è quello che mi è rimasto dentro... invece non se ne parla mai abbastanza, e quello é per me un comandamento molto importante...". 
D'altronde Simenon l'aveva ripetuto più volte che per lui i tribunali dovrebbero essere presieduti da medici e psicologi che, a suo avviso, sono maggiormente in grado di giudicare gli uomini, almeno più dei magistrati.
E arrivava addirittura ad affermare "... E allora, siccome si fanno degli stage in tutti i mestieri, bisognerebbe che, prima di giudicare gli altri, i magistrati passassero sei mesi in un prigione, come detenuti".

venerdì 29 aprile 2011

SIMENON. MAIGRET E IL SOUFFLE' AL TERRANOVA

Dalla scrittura alla cottura. Già, perché oggi parliamo di cucina, cucina francese, e che, ovviamente ha a che fare con Simenon, o meglio con Maigret. Non credo ci sia nessuno che ignori quanto sensibile fosse il commissario ai piaceri della tavola. Certo niente cibi sofisticati, le sue origini di campagna avevano lasciato un imprintig. Cucina semplice, ma gustosa, quella che cuoceva sui fornelli della povera gente, delle famiglie di provincia, nelle portinerie dei grandi palzzi parigini. E poi anche le brasserie, i bistrot i petits restaurants fanno parte integrante del personaggio e delle sue inchieste. Non a caso nel 1974 uscì in Francia Le cahier de recettes de Madame Maigret firmato da Robert J. Courtine uno dei più prestigiosi cuochi d'allora, e con una rara prefazione dello stesso Simenon. I due si conoscevano e lo scrittore apprezzava lo chef perché nelle sue ricette andava a ricercare le origini tradizionali, i piatti semplici dei contadini o dei pescatori da cui derivavano. Il libro in realtà è invece una raccolta delle ricette per poter realizzare i piatti che Simenon cita nelle varie inchieste di Maigret o quelli che Courtine stesso immagina che Maigret potebbe ordinare.
Oggi quindi si cucina.
Quella che vi proponiamo è una ricetta che è tratta da Au rendez-vous des Terre-Neuvas (1933), una delle prime inchieste del commissario, che in questo caso di reca (insolitamente con la moglie... ma ricordate che M.me Maigret è proprio di quella regione, l'Alsazia) a Fécamp, una cittadina di mare, sullo stretto della Manica, vicino Rouen. Il capitano di un piccolo naviglio è stato ucciso.
Città di mare, porto, osteria del porto che si chiama Convegno dei Terranova e dà il titolo all'inchiesta. Nel primo capitolo vediamo i coniugi Maigret, che alloggiano al l'Hotel de la Plage, avviarsi per la cena proprio all'osteria.
Courtine, anche se Simenon nel romanzo non lo specifica, immagina che abbiano ordinato e gustato dei Soufflé del Terranova.
Vero o no, la ricetta è sfiziosa e ve la proponiamo. Chi si avventurasse a realizzarla, poi ci faccia sapere il suo giudizio.
Courtine consiglia di far ben dissalare un kg. di baccalà per un intero giorno. Poi metterlo a cuocere in una pentola d'acqua che però non deve però mai bollire. Come dice lo chef, "l'acqua deve avere un leggero fremito, ma non deve bollire". Poi, a fuoco bassissimo, lasciarlo così per un decina di minuti.
Poi il pesce va sgocciolato ben bene, e su un piatto (caldo!) va, ben spellato, pulito di tutte le spine e infine sminuzzato. Il pesce così conciato va ora a cuocere ancora, stavolta in una pentola il cui fondo è stato strofinato con dell'aglio. Poi un pizzico di sale, uno di pepe, un'idea di noce moscata e un velo di tartufi finemente tritati.
Due cucchiai di panna liquida serviranno a legare il tutto. Risultato: un impasto denso ed omogeneo. Il tegame con il suo contenuto finiscono a bagno-maria.
Altra pentola per la salsa per soufflè. Stavolta vi serve una casseruola, versatevi due rossi d'uovo, 8 cc. di besciamella, sbattete e fate cuocere a fuoco lento.
Adesso dedicatavi ad una sorta di spuma detta salsa Marinella. Quattro albumi, montati a neve, un po' di besciamella, due tuorli sbattuti con dell'acqua e, alla fine, 20 cc d'olio intiepidito.
A parte dovete aver tenuto pronte quattro focaccine di pasta frolla salata (ma vanno bene anche delle fette di pane adeguatamente tostato). Posate sopra con delicatezza il baccalà (che, ricordate vero?... è ancora a  bagno-maria), due cucchiaiate per ognuna. Ricopritele con la salsa per soufflè e con una fine pioggia di parmigiano grattugiato.
A questo punto, pensate di aver finito? No. Infatti ora il tutto va messo in forno (220°) per una decina di minuti.
Adesso è terminata. O quasi. Mettete i soufflé su dei piatti (caldi ovviamente), poi spargetevi sopra un velo di salsa Mirella... et voila! Siete giunti al traguardo e potete servire. E che i vostri ospiti ve ne siano grati! Perché nel frattempo avete utilizzato ameno sette tra pentole recipienti, avete iniziato a dissalare il baccalà il giorno prima e avete passato circa una mezza giornata in cucina, per quattro soufflé.... Ma saranno davvero squisiti.
Buon weekend e buon appetito!

SIMENON. "SEMAINE SPECIAL CINEMA" - 2/8 MAGGIO

Semaine spécial
CINEMA SIMENON
2-8 maggio

Da lunedì 2 maggio a domenica 8, dedicheremo una settimana al tema "Simenon e il cinema". Non solo ai film tratti dai suoi romanzi, ma anche il suo rapporto con il mondo del cinema, con gli attori, con i registi, il cinema francese, Hollywood, da Jean Gabin a Jean Renoir, da Chaplin a Fellini, a Simone Signoret a Brigitte Bardot. E ovviamente non potrà mancare Maigret in formato grande schermo

giovedì 28 aprile 2011

SIMENON. I ROMANZI DI NOVANT'ANNI FA'

Spesso per semplificare, il periodo belga di Simenon è connotato come quello giornalistico, con la sua breve e fulminea carriera nella Gazette de Liège. Allo scrittore Simenon pensiamo dopo il suo trasferimento a Parigi, quando iniziò la sua scalata al mondo della letteraura.
Invece già adolescente, ancora a Liegi, ma già con lo pseudonimo di Georges Sim, aveva al suo attivo un romanzo umoristico sulla società di Liegi Au Pont des Arches scritto nel 1920, ma uscito con una tiratura di 1500 copie nel gennaio dell'anno successivo e, sempre nell '21, Jehan Pinaguet, romanzo che però rimane inedito.
Il nostro scrittore ha 17/18 anni dà come sottotitolo al primo "piccolo romanzo umoristico sui costumi dei cittadini di Liegi". Ottanta pagine, edito da Bénard (quasi più uno stampatore che un editore vero e proprio), il romanzo si divide in dodici capitoli e si avvale delle illustrazioni di un suo amico. La trama si svolge attorno ad una famiglia il cui marito somiglia un po' al padre di Simenon e un po' al direttore del giornale dove lavora. La moglie invece è tutta sua madre, difetti compresi. Il Pont des Arches del titolo è il nome della rivendita di mangimi e medicine per animali. Nella fmiglia c'é anche uno zio che è convinto di aver trovato la formula di pillole purgative per i piccioni. Ma l'impresa si rivelerà un disastro e solo con un escamotage riuscirà a rimediare e a dare così al romanzo la possibilità di un happy end. Il giudizio del Simenon maturo sarà spietato su quest'opera, nonostante la giovane età e l'inesperienza, tanto che si rifiutò sempre di farlo ripubblicare.
L'altro, Jehan Pinaguet, è la storia di un uomo semplice, come recita il sottotitolo, che lo scrittore segue nelle sue peregrinazioni, nei sui diversi lavori, nei suoi alti e bassi, un classico personaggio da romanzo di apprendistato. Questo invece fu pubblicato, ma settant'anni dopo e postumo, nel 1991.

mercoledì 27 aprile 2011

SIMENON. MA CHE TIPO DI ROMANZO?

Abbiamo sempre parlato, in relazione a Simenon, di romanzo popolare, di quello semi-letterario e poi dei romans romans, o romans durs. In realtà la critica ha fatto delle analisi più approfondite e ha per esempio teorizzato dell'appartenenza di Simenon alla schiera degli scrittori realisti. Etichetta che invece lui rifiutava.
"...dicono che sia un scrittore realista. E' assolutamente falso. perché se io fossi realista, scriverei esattamente le cose così come sono - spiega Simenon in un'intervista dell'82 - Invece occore deformarle per conferire loro una maggior verità...". E così confermava nel suo Les trois Crimes de mes amis (1938): "... Impossibile raccontare delle verità con ordine e con chiarezza: sembrebbero meno verosimili che un romanzo...".
Insomma la convinzione di Simenon era che non si dovesse sottilizzare tra schemi e definizioni come il roman-crise o il roman-chronique, che lui pure aveva utilizzato. Il romanzo era il romanzo, una forma d'espressione congeniale al suo periodo storico come la tragedia lo era stata per altri tempi.
E non bisogna scordare che per il nostro scrivere romanzi non era certo un mestiere (o lo era stato quando ancora sfornava romanzi popolari) e neppure una professione. Il romanzo era qualcosa di ineludibile, che si rivelava come una necessità insopprimibile, un bisogno impellente.
"Non posso vivere senza romanzo. Ciò mi disequilibra. Anche fisicamente, E soprattutto mi lascia una scoraggiante sensazione di vuoto e di inutilità...E la gente che pensa che io scriva per guadagnarmi la vita! - scriveva Simenon a Gide - Ogni volta che ho provato a riposarmi, ho rischiato la nevrastenia. Anche solo un Maigret mi calma..."
E d'altronde questo approccio istintuale al romanzo lo poneva in condizione di non soddisfare le aspettative di chi, la critica soprattutto, da lui attendeva un cosiddetto roman-chronique Ma, anche se Simenon avesse voluto, non avrebbe potuto. Anche perchè considerava il roman-chronique come un romanzo di costume, cosa che non lo interessava affatto.
Era tanto preso dal suo modo istintivo e spontaneo di scrittura (quante volte aveva dichiarato che quando iniziava a scrivere un romanzo non sapeva come sarebbe finito?) che addirittura i Maigret, i quali erano letteratura seriale e quindi con delle regole ben precise, avevano iniziato a somigliare sempre più a romans durs. E di questo ne era perfettamente consapevole."...Negli ultimi venti anni i Maigret  si sono avvicinati sempre più ai miei romans-romans - dichiarava Simenon in un'intervista a Bernard Pivot.
Tra tutte queste forme e tipi di romanzi non poteva mancare quello picaresco, una fantasia insoddisfatta che girò a lungo nella testa di Simenon.
" ...scrivere un romanzo picaresco, un lungo racconto senza testa né coda, con delle pause come fosse una passeggiata, con personaggi che appaiono e spariscono senza motivo, con delle storie in secondo piano che chiamano altre storie. Ma penso che non ne sarei capace..." (Quand j'étais vieux -1960)
"Una cosa è certa: non sono quello che si dice un romanziere moralista, come ce ne sono molti; sono piuttosto un romanziere obettivo" (Dictèes - 1970).
Insomma romanziere obiettivo, ma non realista, a stare alle sue dichiarazioni, l'immagine che aveva di sé stesso era quella del romanziere puro. E poi più d'una volta Simenon tirava in ballo l'assenza dell'intelligenza nel processo creativo.
"Un romaziere non è necessariamente un uomo intelligente ...esiste quello che io chiamo romanziere puro. L'uomo che costruisce i romanzi come altri scolpiscono la pietra o dipingono dei quadri, il romanziere che consciamente, o più spesso inconsciamente, assorbe le esperienze umane, le interiorizza fin quando non è costretto a tirarle fuori perchè diventano emozioni ecessive per un sol uomo.  E allora perché vorreste che quest'uomo fosse intelligente? Spesso penso che lo spirito d'analisi gli faccia difetto, parlo sempre di analisi cosciente e ragionata..."(Le romancier -1945)

martedì 26 aprile 2011

SIMENON. "SEMAINE SPECIAL CINEMA" - 2/8 MAGGIO

Semaine spécial
CINEMA SIMENON
2-8 maggio

Da lunedì 2 maggio a domenica 8, dedicheremo una settimana al tema "Simenon e il cinema". Non solo ai film tratti dai suoi romanzi, ma anche il suo rapporto con il mondo del cinema, con gli attori, con i registi, il cinema francese, Hollywood, da Jean Gabin a Jean Renoir, da Chaplin a Fellini, a Simone Signoret a Brigitte Bardot. E ovviamente non potrà mancare Maigret in formato grande schermo

lunedì 25 aprile 2011

SIMENON QUANDO NON SCRIVEVA E NON AMAVA LE DONNE

Certo non è solo un fatto qualitativo. Che Simenon abbia passato gran parte del tempo della propria vita seduto a scrivere è un dato di fatto. Un'altra bella fetta del suo tempo riguardava le relazioni quotidiane e multiple con le donne che fosse la moglie, (soprattutto la seconda), la Boule, qualche amante occasionale o delle prostitute.
Ma per il resto? D'accordo fumava al pipa. Lo vediamo in tutte le fotografie ufficiali, private e quella che voleva far passare per tali, ma erano costruite a bella posta. Ma il tempo rimanente?
Bene, Simenon aveva un vita e degli interessi come tutti. Certo non impiegava tempo con le funzioni religiose, perché non era né praticante, né credente. Come non ha certo perso tempo nell'impegno politico che gli faceva addirittura orrore, visto che il servire la comunità e il senso dello Stato avevano, a suo avviso, ceduto il passo all'egoismo e all'interesse personale (l'attualità di Simenon anche nelle constatazioni politiche!). Anche il mondo della cultura non gli prendeva molto tempo, visto che non amava frequentare circoli letterari, le compagnie di scrittori, o partecipare alle loro conferenze o cocktail che fossero. Però leggeva. Aveva letto moltissimo da ragazzo e da adolescente. Poi più che leggere studiava quello che scrivevano gli altri (classici greci e latini, Motaigne , Rabelais, Proust, Gide, Shakespeare, Dostoievski, Gogol, Checov, Melville, Stevenson, Conrad Kafka, Faulkner, Caldwell, Hemingway, tanto per citare qualche nome tra i più conosciuti). Frequentava i suoi amici alcuni nell'ambito degli artisti come Vlaminck, Renoir, Pagnol, ma era amico anche di un albergatore a Porquerolles, del giornalista Paul Lazareff e del suo editore del cuore Sven Nielsen di Presses de La Cité.
Simenon dedicava molto tempo ai suoi figli, tanto da scrivere alla propria madre "I miei figli sono tutta la mia vita". Frase un po' banale e nient'affatto originale, direte voi. Ma era comunque molto attento a loro. Cercava di istruirli sulla vita e non educarli in un modo o in un altro... "Noi riviviamo nei nostri figli" aveva scritto nel suo romanzo "Les fils" (1957). Non forzò mai loro la mano e cercò di assecondare e loro inclinazioni. E in questo almeno le testimonianze dei tre figli sopravvissuti erano concordi "Georges era stato un buon padre". Amava ascoltare la musica, adorava Bach e Gershwin, come Schubert o il jazz di New Orleans, ma ascoltarla era un fatto privato ed infatti non andava mai ad un concerto. Passava un certo tempo nella cura della persona, nella scelta dei vestiti che non era mai casuale, ma era lo specchio della situazione, del posto in cui si trovava ma anche della sua immagine, di quella che voleva gli altri e i suoi lettori avessero di lui. Era amante della cucina, gli piaceva molto la bouillabasse, ma non quella servita nei grandi ristoranti, ma quella fatta dai pescatori...era un piatto povero, come la testa di vitello con la "sauce tortue" quela dei suoi ricordi infantili. Poi gli piaceva molto camminare, cosa che fece fino a tarda età, finchè fu in grado. Ma come sport era un appassionato di cavalli e gli piaceva cavalcare e poi praticava il golf che aveva scoperto in Svizzera.
Una parte del suo tempo era dedicato alla siesta pomeridiana. Un'abitudine che lo seguì per tutta la vita. D'altronde per molti e molti anni si era alzato presto per quella che lui chiamava la sessione mattuttina della scrittura, dalle 6.30 alle 9.30 e il riposo post-prandiale era una necessità (che poi gli servisse anche per fare sesso con la Boule, questo è un altro discorso).
Insomma un uomo che nonstante e sue eccezionalità era per certi versi un uomo come gli altri. Concetto che lo stesso Simenon rivendicava spesso.

domenica 24 aprile 2011

SIMENON. VOLETE INTERPRETARE MAIGRET?

Non ci avete mai pensato? Come fareste se doveste (o vorreste) interpretare Miagret. Certo non tutti hanno la stoffa per recitare e nemmeno l'aspirazione di fare l'attore. Ma facciamo questo gioco. E non siamo noi ad averlo inventato. Bensì Roger Sthèphane, giornalista e suo amico, in una delle sue interviste a Simenon, in cui chiese allo scrittore di far finta che lo stesso Roger dovesse l'indomani presentarsi ad un provino per interpretare il ruolo di Maigret. Simenon doveva indicargli come comportarsi.
Il gioco qual'è? Beh, provate a scrivere qualche caratteristica e alcuni comportamenti tipici del personaggio e poi confrontateli con quelli dei consigli che proprio Simenon dette al giornalista.
" Va bene! Sentite è assai difficile rispondervi. L'ho fatto con diversi attori... Innanzitutto ho cercato di trasmettere loro il senso del ritmo - gli spiega Simenon -  Poi far capire che Maigret non ha l'aria intelligente. E' intuitivo. Niente a che fare con chi ha sguardo indagatore e che coglie subito il più piccolo dettaglio. Direi addirittura che, almeno per i primi romanzi, ha quasi un 'espressione bovina... Ma è il tipo di intuitivo che esteriormente non ha non ha nulla di temibile.... Quando avete davanti un individuo che non reagisce, che vi guarda pesantemente, con l'aria di annoiarsi, occupato a fumare la sua pipa e che sembra considerarvi come un insetto, è molto difficile reagire... Uomo comune, intelligenza comune, cultura media, ma che sa capire la gente e le loro intenzioni...".
Ci siete con il vostro profilo? Ancora qualche consiglio?
"...Quando Maigret arriva sulla scena del crimine, cosa fà? Lo vedete girellare da un stanza all'altra, aprire un cassetto, muoversi senza però aver l'aria di dire: 'Ecco un indizio'... Assolutamente. Ha l'aria di pensare a tutt'altro. Anche quando interroga un sospetto non lo fà come un giudice istruttore...Lo guarda. Poi grugnisce:'Eh sì, avete proprio l'aria di una brava persona. Aspettate, volete una sigaretta? Quello prende la sigaretta. 
'Insomma, ne dovevate aver abbastanza di abitare in questa casa con un moglie come la vostra. Non deve essere stato divertente, eh?'. E a poco a poco, pian piano riesce ad ottenere la reazione del buon uomo...".
Adesso avete sufficiente materiale per un confronto.... Beh, che tipo di Maigret sareste?

sabato 23 aprile 2011

SIMENON. SOLDI & AUTOMOBILI

Dall'alto,  Chrysler Ghia - Facel-Vega - Mercedes 300 Sc
Simenon, periodo svizzero, gran villa di Epalinges. E' un periodo di grande ricchezza, Simenon raccoglie tutto quello che ha seminato.. E non solo fama e il riconoscimento della critica internazionale, ma anche tanti soldi. Basti pensare che la gran villa, sia pur di gusto discutibile, sul cancello d'ingresso aveva in rilievo una S. Penserete voi, S come Simenon. Solo che la lettera era attraversata da due barre verticali, che la trasformavano nel simbolo del dollaro... Richezza di solito vuol dire case, ma anche automobili di lusso. E Simenon, da quando se lo era potuto permettere, non aveva mai risparmiato sulle auto. Addirittura quando era un giovanissimo cronista della Gazette de Liège, scorazzava su potenti moto Indian o Harley Davidson, ma quelle di proprietà del giornale. Nel '31, all'epoca del lancio dei Maigret, s'era comprato un modello americano, una Imperial della Chrysler. Poi lo ritroviamo negli Usa nel '48, quando abitava in Florida, al volante di una Packard, poi l'anno dopo di una Buick e poi ancora di una Chrysler New Yorker.
Tornato in Europa nel '57, quando cercava in Svizzera un posto per sistemarsi adeguatamente, scorazzava per le strade elvetiche con una Mercedes 300 S cabriolet. Invece, quando tornava a Parigi, usava per spostarsi in città un 'auto che ritirava dal garage Duchamp, una Dodge station wagon bianca, la stessa con cui era sbarcato a Le Havre con tutta la famiglia, quando nel '55 aveva lasciato gli Usa per far definitivamente ritorno in Europa.
Invece una MG nera, quella personale di Denyse, che lei non la utilizzava quasi mai,  alla fine fu regalata al figlio di Georges, Marc, e alla moglie Francette.
Nel '61 Georges e Denyse fanno "shopping" al Salone dell'Auto di Ginevra. Denyse viene colpita da una Chrysler rossa carrozzata dall'italiano Ghia. Il modello è esclusivo.
Racconta lo scrittore in Memoire intimes: " Il prezzo è sconvolgente, ma non lo è anche la carrozzeria? La compro per D.; firmo un assegno e Ghia mi promette di consegnarci l'auto a Enchadens subito dopo la chiusura del salone. 
D. è raggiante. 
Compriamo un'altra macchina, più piccola e meno lussuosa per accompagnare i bambini a scuola, quando le condizioni atmosferiche non richiedano l'uso della meno comoda Land Rover. Passiamo davanti allo stand della Rolls Royce e D. mi sussurra nell'orecchio:
- Perché non te ne regali una?
Ci ho pensato più di una volta nel corso della via, attratto com'ero da quel motore così duttile e silenzioso, dai sedili morbidi e confortevoli. Ma non ho mai ceduto alla tentazione perché la Rolls è diventato un simbolo, il marchio di uno status e di una classe sociale, e io non appartengo ad alcuna classe, soprattutto non a quella dei proprietari di Rolls Royce.
- Ma no... lascia stare..."(é Denyse che parla)
Nessun uomo le ha mai resistito, lo ha detto, lo ha ripetuto, scritto. La Rolls costa poco più della Chrysler-Ghia e ha il vantaggio di durare dieci o vent'anni, di non passare mai di moda e di conservare intatto il suo valore... Come per caso, il rappresentante della Rolls per la Svizzera mi riconosce, probabilmente per via della televisione o delle fotografie sui giornali.
- Prego signor Simenon...Entri... Si accomodi al volante...
La tentazione si fà sempre più forte e questa volta cedo. Mi consegneranno anche quella alla chiusura del Salone. E dire che all'epoca il concessionario per la Svizzera aveva diritto a sole quattro macchine all'anno, e ci volevano in media sei mesi per ottenerne una.
Quel modello, che guiderò a lungo, che i miei autisti continueranno a guidare per me, che terrò per dieci anni senza un guasto e senza un problema, si chiama Blue Mist, nebbia azzura, per via del suo colore azzurro spento".
Ma torniamo al periodo d'oro di Epalinges. I visitatori raccontano di un garage dove brillavano una Jaguar, una Bentley, una Facel-Vega, una Chrysler e una Mercedes.

venerdì 22 aprile 2011

SIMENON E FELLINI. CARO, CARISSIMO AMICO, CARISSIMO GRANDE AMICO

Simenon, Giulietta Masina e Fellini
Sappiamo dell'amicizia tra Simenon e Fellini, iniziata da loro incontro nel 1960 a Cannes, durante il Festival Internazionale del Cinema, quando il romanziere era presidente della Giuria e il regista era in concorso con il suo film La dolce vita. Si intesero subito e rimasero colpiti vicendevolmente non solo a livello personale, ma anche dalle rispettive opere.
Tutto questo fu l'inizio di un amicizia che ebbe un côté nella fitta corrispondenza  tra i due, tanto da dar poi luogo alla pubblicazione di questo carteggio Fellini-Simenon (per l'Italia Adelphi - 1998).
Quello che troviamo emblematico di queste lettere sono le intestazioni e le chiusure che sono evidente simbolo della stima, dell'affetto e degli stretti legami che si erano stabiliti tra i due.
Per le intestazioni si va dai normali Caro Simenon al Carissimo Fellini,  ad un meno consueto Caro Fellini fratello fino ad un Carissimo Fellini Fratello. Il regista risponde con un Mio grande amico.
Lo scrittore alza il tiro con Caro grande Fellini e Caro ed unico Fellini. Il regista non vuol essere da meno e si lancia in un superlativo Carissimo, leggendario Simenon.
Sembrerebbe essere quasi all'insuperabile, ma il padre di Maigret ribatte con un Caro gigantesco Fellini. E il regista carica ancora: Carissimo, generoso, fedele Simenon con cui si tocca l'apice.
Non meno espansive e originali allocuzione per il saluto prima della firma. Si inizia con un distaccato, quasi professionale suo Federico Fellini, o suo Georges Simenon o anche vostro Federico Fellini. Poi si passa al tu: tuo Federico Fellini oppure a Il suo affezionatissimo Georges Simenon. Anche qui il tono si alza. Ci imbattiamo in un Il suo devoto ammiratore Georges Simenon,  con la variante  Il suo vecchio e devoto amico Georges Simenon. Il regista rispondeva più contenuto Il tuo fraterno amico Federico Fellini. Curiosità: una delle lettere dello scrittore finiva con un The Old Man Georges Simenon.
Ma si può capire un carteggio tra due artisti come Simenon e Fellini solo dalle intestazioni e dalle chiuse? No. Ma sono certamente significative dello stato d'animo in cui venivano scritte e rivelatrici del livello della loro relazione e dell'ammirazione della personalità e delle opere dell'altro.
Tutti indizi che al commissario Maigret certo non sarebbero scappati.

giovedì 21 aprile 2011

SIMENON. ROMANZIERE E NON SCRITTORE

Non se ne sai mai abbastanza su come e perché si scrivono libri. Ispirazione, idee, motivazioni, tecnica, stile, ritmo, regole... Ognuno ha un suo intimo stimolo e approccio alla scrittura. Questo ovviamente vale a maggior ragione per uno come Simenon che, non solo ha prodotto centinaia di romanzi, ma si è cimentato in vari generi.
E poi uno scrittore come vede sé stesso, come si percepisce?
Simenon non ha mai voluto essere definito un "uomo di lettere", cosa che a suo avviso assolutamente non si attagliava la suo profilo.
" Romanziere e uomo di lettere sono due termini totalmente differenti. Ci sono in Francia, come in tutti i Paesi, un certo numero di persone che si sono dedicate alla letteratura, come si dice, Presidenti, vice-presidenti, segretari...etc. della Società degli uomini di lettere, di centinaia di altre società letterarie e accademie, di Pen Club... che ogni tanto scrivano un libro, un saggio... Insomma sono degli spiriti polivalenti - spiega Simenon in un'intervista a Roger Stéphane del 1963 - Ebbene io non sono polivalente; sono un artigiano che fa solamente una cosa , che non sa fare che quella: dei romanzi. Sono incapace di scrivere un articolo, un racconto. Ho potuto farlo un tempo, ma adesso non potrei più farlo..."
Insomma la sua dedizione alla scrittura e in particolare solo ai romanzi e ai Maigret è una specificità che a quell'epoca Simenon rivendica con forza, anche se non può non ammettere che nel suo esordio  scriveva di tutto, articoli, novelle, romanzi brevi di tutti i generi e il tutto su commissione. Ma, lo sappiamo, già allora era conscio di come quello fosse un periodo di apprendistato, di letteratura alimentare, che gli serviva anche per sopravvivere. Ma già aveva in mente il passaggio alla semi-letteratura o letteratura semi-alimentare (con i Maigret) e quindi alla letteratuta tout-court con i romanzi. Ed ora era un romanziere e basta, non uno che scriveva. Ora si dedicava solo ai romanzi, tanto che, come è noto, nel suo passaporto fece specificare alla voce professione "romanziere" e non scrittore.

mercoledì 20 aprile 2011

SIMENON VISTO DA BODARD

La settimana scorsa sul sito francese http:bodard-caricatures.blogspot.com, nella sezione letteratura, è stata pubblicata, tra le altre, la caricatura di Simenon che vi mostriamo qui a sinistra. Christope Bodard (nella fotografia qui sotto), ha 48 anni, è un caricaturista francese, ed è considerato un vero artigiano della caricatura, vincitore di numerosi premi in Francia e che pubblica su diversi giornali non solo francesi (Planète Foot, Vendredi Hebdo, La Galipote, Westdeutsche Allgemeine Zeitung, MSN Sports, L'Est Republicain, L'Eclaireur du Gâtinais, La République du Centre).
Abbiamo voluto segnalare la sua versione "caricaturale" di Georges Simenon perché ci è sembrata particolarmente ben riuscita e fedele alla fisionomia del romanziere e anche perchè quella del ritratto caricaturale, ma senza intenti satirici o addirittura denigratori, è un genere che ci sembra sempre più raro. Cogliere esagerando alcuni tratti le componenti essenziali di una fisionomia non è facile. Insomma la matita di Bodard ci è piaciuta e il suo ritratto di Simenon ci ha dato l'occasione per parlarne.

SIMENON VISTO DA MAIGRET

Abbiamo scritto in un precedente post della lettera che Simenon scrisse nel '79 al suo personaggio più famoso, Maigret, apparsa sul giornale L'illustré de Lausanne, in cui si scusava per aver interrotto la serie delle sue inchieste senza nemmeno salutarlo e ringraziarlo. Allora Simenon, a settantasei anni, avverte un sentimento d'affetto nei confronti di un compagno con cui aveva diviso una considerevole parte della sua vita (dal 1931 al 1972). Questa era stata preceduta non proprio da una lettera, ma da uno vero e proprio libro (Les Mémoires de Maigret -1951) in cui è il commissario a parlare del suo autore. Simenon fa il ventriloquo insomma, dà la sua voce a Maigret che è un personaggio che lui ha creato e lo fa parlare di sè come se fosse un terzo che esprimesse un giudizio sullo scrittore. Insomma un specie di gioco che funziona, perchè in quarant'anni d'inchieste Maigret ha preso la consistenza di un personaggio quasi reale, e non solo nell'immaginario collettivo dei lettori, ma forse anche nella mente di Simenon. Il pretesto è l'incontro dei due a 36, Quai des Orfèvres.
Ecco qualche stralcio di questi ricordi raccontati da Maigret.
"... La giornata era così scura che l'abat-jour verde del commissario Xavier Guichard era accesa. Di fianco a lui, su un poltrona, vidi un giovane uomo che si alzò per tendermi la mano, quando fummo presentati l'un l'altro.
- Il commissario Maigret, M. Georges Sim, giornalista...
- No, non giornalista, romanziere - protestò il giovanotto, sorridendo.
Xavier-Guichard sorrise anche lui.....".
L'incontro era avvenuto.
"...Il commissario (Xavier-Guichard) mi parlava mi parlava molto seriamente, come si trattasse di un affare di una certa importanza o di un personaggio di riguardo.
- M. Sim, per i suoi romanzi, ha bisogno di conoscere il funzionamento della Polizia Giudiziaria. Come ha appena finito di dirmi, una buona parte dei drammi umani si svolgono proprio in questa sede. E mi ha spiegato anche che non sono tanto le tecniche della polizia che desidera apprendere, quanto l'ambiente in cui queste operazioni si svolgono..."
Ed ecco l'interesse più per l'atmosfera e l'aria che si respirava a 36 Quai des Orfèvres, che non ai metodi d'indagine usati dai poliziotti.
"...Io (Maigret) davo delle occhiate di sfuggita a quel giovnotto che non doveva avere più di veniquattr'anni, magro, capelli abbastanza lunghi, e il meno che potessi dire di lui era che pareva non avere dubbi su nulla, e ancor meno su sé stesso...."
E  Sim così inizia a seguire il commissario nelle sue attivita quotidiane, che così racconta.
"- Se volete, potremmo iniziare dal servizio antropometrico.
- A meno che questo non vi disturbi troppo, preferirei iniziare dall'anticamera.
Fu la prima sorpresa. D'altronde me lo chiedeva gentilmente, e per di più con uno sguardo disarmante, spiegandomi.
- Capitemi, vorrei seguire il percorso che i vostri "ospiti" seguono normalmente...."
La visita dura dei giorni e il commissario e il giornalista... cioè il romanziere, iniziano a scambiarsi anche delle informazioni non professionali, andando più sul personale, come se si fosse instaurata tra i due una certa confidenza.
Insomma un gioco di specchi, in cui però è interessante vedere come Simenon si racconta attraverso il filtro di Maigret e con oltre vent'anni di mezzo.

martedì 19 aprile 2011

SIMENON. PEDIGREE E ANDRE' GIDE

Ci pensava da tempo. Da quando aveva scritto Le Testament Donadieu (1937). Lanciato ormai nella letteratura ed entrato in Gallimard, la casa editrice più raffinata di Francia, anelava ad un'opera che lasciasse il segno, un romans, un journal, delle mémories... Non aveva ancora ben chiaro cosa, anche se pian piano si faceva strada l'idea di una grande opera che fosse un ritorno al mondo della sua infanzia. Siamo nel '40 è scoppiata la guerra e Simenon si è ritirato, nel suo castello a Fontanay-le-Comte, quasi isolato al mondo. E' il periodo in cui dopo che un medico avendogli scoperto una grave anomalia al cuore, gli aveva dato un paio d'anni di vita o poco più (diagnosi rivelatasi poi falsa). Lo spettro della morte (vero o creduto) è un'altro fattore importante di quel periodo. In più c'era la sollecitazione di André Gide a concentrarsi su un opera importante.
Autunno del '40. La coincidenza di questi fattori, fà scattare in Simenon quel famoso declic e si butta a corpo morto su quello che sarà poi Pedigree. Sa da dove partirà, ma non sa quell'impresa dove lo porterà e cosa quell'opera sarà alla fine.
L'intenzione dichiarata all'editore è quella di " ...un canzone di gesta della piccola gente, quelli che fanno quello che gli si dice, senza che sappiano dove andranno a finire e che provano lo stesso ad andare da qualche parte, e che si ostinano, arrampicandosi, e cadendo, aggrappandosi, disperandosi e poi sperando nuovamente... Partirò dal 1903 e arriverò... non si fino a quando... La mia  personale esperienza conterà poco, ma tutto sarà tragicamente vero, nomi compresi..."
Una prima stesura ancora non completa viene inviata all'editore senza neanche una rilettura. Forse Simenon è timoroso, ha perso qualcosa dell'entusiasmo iniziale. Ora iniziano ad affiorare i dubbi. Si sente come un debuttante e in qualche senso lo è per il tipo di opera che ha avuto l'ambizione di scrivere. E non è più sicuro di quello che ha creato.
In questi momenti di smarrimento, il non ancora quarantenne scrittore, si rivolge al suo maestro, Gide, che sembra l'unico in grado di capirlo e di dargli sicurezza. In una lettera gli chiede, però, un'analisi spietata:
"...Non è che scrivendo per il mio piacere,  per il gusto di liberarmi infine di ogni regola, ma anche dell'affanno di una pubblicazione immediata, sarò arrivato a scrivere solo per me stesso e vicende che hanno sapore e valore soltanto per me?... Forse dovreste riportarmi alla realtà...So che sarete sincero. Ve lo domando. Vi supplico....". Nel frattempo Gallimard ha girato la bozza a Gide.
Tutti sono in attesa delle sue parole.
"Mi è piaciuto il tono. I personaggi si stagliano immediatamente, la voglia di conoscerli maggiormente, di seguirli si rinnova ad ogni pagina - commenta Gide - Attendo con impazienza il seguito".
Ma a lettura finita il suo giudizio sarà impietoso. "E' toccante, ma confuso. Come non mai, è con le migliori intenzioni che si fa della cattiva letteratura". E ancora "...senza sostanza, senza arte... - e rivolgendosi all'editore - si rischia di andare incontro ad una catastrofe."
La posizione di Gide è molto severa, ma la sua stima per Simenon riamane, anche se si chiede "Ora quello che ci si aspetta da Simenon è di capire com'è diventato quello che è oggi; ma forse lui stesso non sarà capace di farlo".
Insomma parere negativo. Ora si tratta di farlo sapere a Simenon, questo è il problema di Gide e di Gallimard. L'editore decide per la via diretta. Gli fa pervenire la relazione integrale di Gide. Per Simenon è un colpo micidiale, ma è un buon incassatore, ribatte che è una prima stesura, materiale ancora grezzo che ha bisogno di essere rielaborato e integrato. Questa vota non scrive in état de romans, pianifica, organizza, non chiude tutto in dieci giorni... la strada e lunga e non si è dato scadenze. E infatti, in un modo assolutamente inconsueto, lavora per un anno intero al libro. Gide ne fà, a più riprese, una puntigliosa revisione. Il libro verrà faticosamente terminato, Simenon ha dato il meglio di sé stesso, di più non avrebbe potuto.
Gide chiuse la questione dichiarando che " Simenon vale più della sua reputazione". Gallimard alla fine pubblicherà il libro a guerra finita, nel '48.
Aldilà della sua riuscita artistica, Pedigree è sicuramente un libro che ha lasciato un segno, ha influenzato Simenon, positivamente, costringendolo a prendere maggior coscienza di sé e liberandosi anche di certi fantasmi che lo perseguitavano.

lunedì 18 aprile 2011

SIMENON RACCONTA COME NASCE MAIGRET

Georges Simenon intervistato dalla televisione canadese, nella trasmissione Prèmier Plan, parla di come è nato il personaggio di Maigret, dei suoi contrasti con l'editore Fayard e del lancio della serie delle inchieste del commissario di 36 Quai des Orfèvres.

domenica 17 aprile 2011

SIMENON. MAIGRET SBARCA SULLA TV ITALIANA

Era appena passato Natale. E anche Santo Stefano. Domenica 27 dicembre 1964 gli italiani sintonizzati su Rai Uno alle 21 assistettero alla prima puntata dell'adattamento televisivo delle inchieste del commissario Maigret.
Fu un successo. Circa quindici milioni di telespettatori seguirono "Un'ombra su Maigret" tratto dall'opera  di Georges Simenon, Cécile est morte (Gallimard 1942). La trasposizione tv prevedeva una seconda puntata venerdì 1 gennaio 1965 ed una finale la domenica 3. E fu il primo di quattro serie (1964/65 - 1966 - 1968 - 1972), per un totale di sedici sceneggiati e trentacinque puntate.
Insomma una bella produzione Rai che ebbe picchi d'ascolto di 18,5 milioni che contribuì non poco a far conoscere il commissario siemenoniano in Italia, anche se le sue inchieste erano apparse già nel 1932 per il tipi dell'Arnaldo Mondadori Editore (allora a Verona), nella collana I libri neri. Poi c'era stata anche una riduzione  televisiva antecedente che non aveva lasciato il segno, quella di Liberty Bar nel 1960, tratta da un lavoro teatrale andato in scena a Roma al Ridotto dell'Eliseo.
Ma torniamo alla serie che diede popolarità al commissario Maigret.
Gli ingredienti c'erano tutti perchè fosse un successo. Maigret era, come dire, un personaggio telegenico (tanto che oltre che in Francia ci furono sceneggiati prodotti anche in Inghilterra, Belgio, Germania e in altri paesi europei fino alla Russia ed extra-europei come il Giappone).
Telegenia a parte, dietro c'era la scrittura e la struttura narrativa di Simenon, sulla quale inseriva, tra gli sceneggiatore, un drammaturgo come Diego Fabbri,
un regista televisivo e cinematografico come Mario Landi, il tutto supervisionato da un tale Andrea Camilleri, allora delegato di produzione della Rai.
E poi c'era il cast che, oltre ad attori fissi nei ruoli come Andreina Pagnani in M.me Maigret, costituito attori di teatro anche di grosso calibro. Ecco qualche nome che dirà qualcosa agli ultracinquantenni, Mario Maranzana (ispettore Lucas), Franco Volpi (il giudice Comelieau), Giusy Raspani Dandolo, Andrea Checchi, Ugo Pagliai, Gian Maria Volontè, Marina Malfatti, Silvano Tranquilli, Ileana Ghione, Arnoldo Foà, Marisa Merlini, Cesco Baseggio, Vittorio Sanipoli, Angela Luce, Guseppe Pambieri, Oreste Lionello, Loretta Goggi.
Fu un fenomeno che coinvolse tutta l'Italia. Non solo ascolti altissimi, ma consguenze anche su altri fronti. Allora i cinema, pur di non perdere gli spettatori, quando era programmato Maigret, disponevano dei televisori in sala e, finita la puntata, tornavano a proiettare film. E la pipa? Bene, uno dei decani dei venditori di pipe a Roma, ricorda come in quel periodo ci fu un incremento di vendite delle pipe per il gran numero di neofiti evidentemente condizonati dalla moda Maigret. Insomma una serie tv che a distanza di 45 anni ancora attrae, visto che, tornata in edicola con una collezione di dvd, è andata esaurita.

sabato 16 aprile 2011

SIMENON. MAIGRET NON MOLLA IN CLASSIFICA

Maigret non molla la classifica. Parliamo come al solito di quella riportata da Tuttolibri de La Stampa di oggi. L'amico d'infanzia di Maigret  tiene infatti da qualche settimana la classifica tra la terza e la quinta posizione nella sezione della narrativa straniera.
L'inchiesta del commissario fu scritta da Simenon e pubblicata da Presses de la Cité nel 1968 con il titolo originale L'Ami d'enface de Maiget.

SIMENON. COMPLMENTI!

Gide, Faulkner, Symons, LeCarré, Camus, Miller, Fellini, Sepulveda
C'è una lunga lista di corrispondenza con i personaggi di spicco della cultura del suo tempo da Fellini, a Gide, da Chaplin a Henry Miller. in fondo all'epoca era (telefono e telegrafo a parte) l'unico mezzo di comunicare e nelle lettere ci si poteva dilungare, approfondire i concetti, inviare dei saluti o anche esprimere dei complimenti.
E di complimenti Simenon ne riceveva, soprattutto da un certo periodo in poi, non pochi.
Abbiamo detto in qualche post precedente che Dashiell Hammett (anche se non in una lettera) gli aveva fatto un gran complimento affermando che Simenon gli ricordava Edgard Allan Poe. André Thérive, critico letterario e giornalista, scrive su Temps:" Credo proprio di aver appena letto un capolavoro allo stato puro (Le locataire - Gallimard 1934)... Io protesterò sempre quando si accuserà Simenon di scrivere male. Scrive bene, cioè giusto, come necessita. Leggete Les Pitard (1935), un libro straordinario, così complesso e così semplice, e dite se la parola perfezione non è la più esatta per definirlo...".
Nel '32 Robert Brasillach, in un articolo, Pro e contro il romanzo poliziesco, loda la capacità di Simenon, anche nei Maigret, di descrivere un canale, di approfondire uno stato psicologico, e di sapere rendere così bene situazioni come la decadenza e l'avvilimento. Marcel Aymé, scrittore e drammaturgo, lo definisce addirittura "un Balzac senza lungaggini".
Le soddisfazioni arrivano anche dall'estero dove l'inglese Julian Symons, esperto critico in letteratura poliziesca, scrive così dell'opera simenoniana: "... E' più facile ammirare che amare i sui libri, romans durs o Maigret che siano. Il loro creatore é, in un certo senso, il più straordinario fenomeno letterario di questo secolo, ma il suo talento é più quello di un chirurgo letterario piuttosto che quello di un grande creatore...". E poi ci sono le frasi dei grandi.
Ad esempio Albert Camus: "Non avrei scritto Lo straniero se non avessi letto la Vedova Couderec". E André Gide, che l'aveva definito il Balzac del '900 affermò: "E' il più  grande di tutti... il più vero romanziere che abbiamo in letteratura...". E ancora il suo amico americano Henry Miller: "C'è una tenerezza che non trovo frequentemente tra gli scrittori francesi. Sarà il lato belga?...". Invece William Faulkner affermava "Adoro leggere Simenon. Mi fa pensare a Checov". Il regista Fellini, che era legato alla scrittore da una grande amicizia e anche da un idem sentire, sottolineava: "L'amico più grande che ciascuno vorrebbe avere, un compagno sul lavoro e nella vita, un punto di riferimento che non viene mai meno e che ti dà forza". E anche ai giorni nostri romanzieri come John le Carré spiega che Simenon: "E' uno scrittore a suo agio sia con la realtà che con la fantasia, con la passione e con la ragione. E soprattutto ispira quella particolare confidenza che i lettori riservano ai romanzieri che venerano". Anche Luis Sepulveda ha fatto notare che "Nulla vale un'inverno in compagnia di una buona scorta di cognac e dell'opera completa di Simenon". 

SIMENON. TRE EDITORI PER LA VITA

FAYARD
Da quando Simenon si gettò nell'avventura di Maigret, superata la fase della lettura popolare e "alimentare", la sua vita letteraria ebbe tre editori di riferimento che per motivi diversi svolsero un ruolo fondamentale per lo scrittore. Fayard fu quello che gli editerà le prime diciannove inchieste di Maigret. Fu un vero "passaggio della linea" per Simenon. Come diceva lui stesso, intanto era il passaggio alla semi-letteratura, poi costituì il decollo della sua popolarità e l'inizio di guadagni davvero consistenti. Con Gallimard ebbe invece la sua consacrazione nel mondo della letteratura alta e non solo in Francia. Con Nielsen trovò un amico con cui aveva una notevole intesa e il quale investì moltissime delle sue risorse  sullo scrittore Simenon.
Il rapporto tra Arthème Fayard, produttore cinematografico di successo, inventore del settimanale Candide era iniziato ai tempi dei romanzi popolari ed era abbastanza amichevole.
"... Arthème era un bell'uomo, tempie brizzolate... un tipo che aveva del fiuto... era un uomo di successo - ricorda Simenon in uno dei suoi Dictées - molto sicuro di sé stesso, che esprimeva  giudizi anche 'tranchant' su tutto quello che riguardava il giornalismo o la letteratura..."
GALLIMARD
L'altro editore era il mitico Gaston Gallimard. L'uomo che aveva fondato la casa editrice diventata un'icona per la cultura letteraria francese. I due divennero amici, un bel rapporto che durò anche quando Simenon decise di abbandonarlo. La NRF, la Nouvelle Revue Francaise di Gallimard divenne un marchio leggendario, una sorta di miele che attirava i letterati dell'epoca come api. E poi  giocò un ruolo importante nella letteratura "polar" con la rivista Detective e la collana di libri Serie Noire che furono un punto di riferimento per il genere e non solo in Francia.
"In realtà Gaston Gallimard era un timido, ma io pure ero altrettanto timido, ed é il motivo per cui ho potuto trattare con lui in un modo così autoritario - Simenon racconta come firmò il suo contratto con il patron - Il risultato è che un'ora dopo il nostro accordo era firmato... io non sono più tornato, salvo eccezionalmente, negli uffici di rue Sébastien-Bottin. E' lui che ogni anno, allo scadere del nostro contratto, veniva a trovarmi a Nieul-sur-mer. Una solida amicizia si instaurò poco dopo tra noi. Io d'altronde la condivido ancora oggi con suo figlio Claudio, che allora era un adolescente...
NIELSEN
Anche Sven Nielsen, figlio e nipote di librai danesi, che era venutoa Parigi, fatto la gavetta ed era rrivato ad acquistare Les Presses de La Cité, che comprendeva sette case editrici e che poi divenne il suo editore esclusivo finoala morte, fu un suo grande amico.
"Io gli ero molto affezionato, allora viaggiavo ancora e quindi spesso io andavo a Parigi e lui veniva a Losanna e avevamo dei lunghi discorsi che ci prendevano molto - Simenon ricorda nei suoi Dicteés - Ci scrivevamo ogni settimana per un lungo periodo, lettere che mi arrivavano regolarmente il sabato o il lunedì..."

giovedì 14 aprile 2011

SIMENON. ANCHE PER LUI ADELPHI CONTA SUGLI SCONTI

In tempi di crisi "sconto" è un termine che risuona frequentemente quasi come il "compra adesso e pagherai dopo". Mentre quest'ultima formula non è utilizzata in editoria, lo sconto sta invece prendendo piede. Certo, sempre limitamente ad alcune collane e per un periodo di tempo ben preciso. Ad esempio l'Adelphi ha deciso di rinunciare ad un 25% dei suoi incassi sui titoli delle collane tascabili, a favore degli eventuali acquirenti, fino al 16 maggio (operazione iniziata la settimana scorsa). Si tratta di un bel lotto di titoli quasi mille (972 per la precisione). Ma la notizia che qui ci interessa e che ben 85 sono romanzi e Maigret di Simenon.  Troverete i titoli delle opere simenoniane scontate alla fine del post. Un'occasione per fare incetta soprattutto delle inchieste del commissario che, manco a dirlo, fanno la parte del leone. Ma magari per chi si è addentrato da poco nell'universo simenoniano è un occasione per fare un po' di scorta. In fin dei conti anche quella del libro è un'industria come quella dei saponi, certo compri cinque e paghi quattro suona un po' "detersivo", ma oltre alle tasche, alla fine fa bene alla mente e allo spirito. Ecco i titoli:



  1. L'amico d'infanzia di Maigret
  2. Maigret e il produttore di vino
  3. Maigret a Vichy
  4. Maigret è prudente
  5. Maigret e il caso Nahour
  6. L'orologiaio di Everton
  7. Maigret e il fantasma
  8. Il ladro di Maigret
  9. Maigret si difende
  10. Memorie intime
  11. La pazienza di Maigret
  12. Maigret e il barbone
  13. Maigret e le persone per bene
  14. Maigret e i vecchi signori
  15. Maigret perde le staffe
  16. Maigret e il cliente de sabato
  17. Maigret e il ladro indolente
  18. Maigret si confida
  19. Maigret si mette in viaggio
  20. Gli scrupoli di Maigret
  21. Maigret si diverte
  22. Maigret in Corte d'Assise
  23. Maigret e i testimoni recalcitranti
  24. La casa sul canale
  25. Maigret e la giovane morta
  26. Maigret e il ministro
  27. Maigret prende un granchio
  28. Maigret e il corpo senza testa
  29. Maigret si sbaglia
  30. La neve era sporca
  31. La trappola di Maigret
  32. Maigret e l'uomo della panchina
  33. Maigret ha paura
  34. Lettera al mio giudice
  35. Maigret a scuola
  36. Maigret e la stangona
  37. La rivoltella di Maigret
  38. Maigret, Lognon e i gangster
  39. L'amica della signora Maigret
  40. Maigret e l'affittacamere
  41. Pioggia nera
  42. Le finestre di fronte
  43. La furia di Maigret
  44. Le memorie di Maigret
  45. Maigret al Picratt's
  46. La prima inchiesta di Maigret
  47. La verità su Bébé Donge
  48. Maigret va dal coroner
  49. Félicie
  50. Cécile è morta
  51. Il morto di Maigret
  52. Maigret a New York
  53. Maigret e la vecchia signora
  54. I Pitard
  55. L'uomo di Londra
  56. L'ispettore Cadavre
  57. Il mio amico Maigret
  58. Le vacanze di Maigret
  59. Firmato Picpus
  60. Maigret
  61. I sotterranei del Majestic
  62. La chiusa n.1
  63. La casa del giudice
  64. Carissimo Simenon • Mon cher Fellini
  65. Il cavallante della "Providence"
  66. Liberty Bar
  67. Pedigree
  68. L'ombra cinese
  69. All'insegna di Terranova
  70. Il crocevia delle tre vedove
  71. Il caso Saint-Fiacre
  72. La casa dei fiamminghi
  73. Un delitto in Olanda
  74. Il cane giallo
  75. La balera da due soldi
  76. Il Pazzo di Beregrac
  77. Una testa in gioco
  78. Il porto delle nebbie
  79. Il defunto signor Gallet
  80. La ballerina del Gai-Moulin
  81. Pietr il Lettone
  82. L'impiccato di Saint-Pholien
  83. Betty
  84. L'uomo che passava guardare i treni
  85. Lettera a mia madre

mercoledì 13 aprile 2011

SIMENON INTERVISTATO DA BERNARD PIVOT

Intervista storica quella di Bernard Pivot, l'autore e conduttore della celeberrima trasmissione televisiva culturale francese Apostrophe, allo scrittore Georges Simenon di cui qui vi proponiamo un estratto, tratto da Youtube.

SIMENON. TITOLI, PUZZLE, FANTASIA...

"Je me souviens... Les inconnus dans la maison, la maison du canal... des traces de pas... et le suspect!".
Oncle Charles s'est enfermé derrière les volets verts de la chambre bleu. Les inconnues de la maison comme l'ombre chinoise ou la tete d'un homme?... Le frères Rico? Les Pitard?... Ou les fantomes du chapelier? Il etait au bout du rouleau, aprés (les) quatres jours du pauvre homme chez les Flamands quand Cécile est morte. Après le rapport du gendarme et la fuite de monsieur Monde, a quoi bon jurer? Quand vient le froid, la neige était sale et, en cas de malheur, le déménagement est le chemin sans issue.
L'homme qui regardait passer les trains est un homme comme un autre, un nouveau dans la ville qui, comme le clients d'Avrenos, ceux de la soif, voit le fond de la bouteille. Il est le prisonnier de la rue, il est le client le plus obstiné du monde du Liberty Bar mais avec un coupe de vague il arrive, après le haut mal, à un vie comme neuve ou il y encore des noisetiers.

E' un gioco, non sappiamo quanto divertente, ma abbiamo voulto tentare. Scrivere un testo a volte un po' surreale, a volte un po' ermetico, con delle licenze poetico-lessicali costruito però con i titoli dei romanzi di Simenon. Per facilitarvi il compito del riconoscimento abbiamo messo in rosso le parole aggiunte che servono a dare un vago senso compiuto al tutto. Qui di seguito potrete leggere la traduzione in italiano. Bilancio. Su 365 parole di testo, 26 le abbiamo aggiunte noi, poco più del 23%, le altre 339 sono proprio quelle dei titoli dei romanzi e dei Maigret di Simenon.

"Io mi ricordo... gli sconosciuti nella casa, la casa del canale... delle tracce di passi ... e il sospetto!". Zio Charles si era rinchiuso dietro le persiane verdi della camera azzurra. Gli sconosciuti nella casa come l'ombra cinese o la testa di un uomo?... I fratelli Ricò? I Pitard?... O i fantasmi del cappellaio? Era allo stremo, dopo (i) quattro giorni del pover'uomo dai Fiamminghi, quando Cecilia è morta. Dopo il rapporto del gendarme e la fuga del signor Monde, a che serviva giurare? Quando viene il feddo, la neve era sporca e, in caso di disgrazia, la fuga é una strada senza uscita.
L'uomo che passava guardare i treni è un uomo come un'altro, uno nuovo nella città che, come i clienti d'Avrenos, quelli della sete, vede il fondo della bottiglia. E' il prigioniero della strada, é il cliente più ostinato al mondo del Liberty Bar, ma con un colpo di vento arriva, dopo il grande male, ad una vita come nuova dove esistono ancora i nocciòli.

martedì 12 aprile 2011

SIMENON. SODDISFAZIONI MADE IN USA

La permanenza decennale di Simenon negli Stati Uniti, oltre a dargli spunti per continuare a ritmo serrato la sua produzione di romanzi e di Maigret, gli regalò più di una soddisfazione.
Possiamo iniziare dal paragone fatto dal Dashiell Hammett  sul Los Angeles Times a proposito del suo La neige était sale (1948) : "...perché é intelligente (Simenon). Per certi versi mi fa pensare a Edgard Poe...". Ottobre 1949, Little Brown, l'editore dell'Ellery Queen's Magazine, gli assegna il primo premio per il racconto poliziesco. Per Simenon è una graticazione notevole, anche per non era  in lizza, e quindi totalemtne inaspettto, una sorta di riconsocimento alla sua letteratura di genere.
Nel 1952 viene accolto dalla Accademy of arts and Letters e successivamente nominato addirittura Presidente della Mystery Writers of America. Questo conferma quello che scrisse il giornalista Brendam Gill nel ritratto di Simenon sul New Yorker:"...E' amato da quelli che cercano verità estreme, e non da quelli immobili in una normalità destabilizzante. E' preferito dagli intellettuali, ma i lettori dei tascabili nutrono nei suoi confronti la medesima considerazione che hanno per Spillane o Caldwell...".
Interviste e commenti lusinghieri escono anche sul New York Times, sul Saturday Review, su Life e su Look. Insomma l'europeo Siemenon colpisce e conquista l'America colta che con le sue attenzioni lo coccola. E per lo scrittore è importante, molto importante, almeno a stare a quello che aveva scritto in Problèmes du roman nel 1943 "...gli americani, che sono forse i più autentici romanzieri di questo periodo..."

lunedì 11 aprile 2011

SIMENON VA AL CINEMA. SUBITO.

I romanzi di Simenon, si sa, sono risultati assai adeguati al linguaggio cinematografico, oltre che molto telegenici. Ad oggi sono oltre sessanta film in vari paesi i cui soggetti sono tratti dai suoi romanzi e dai Maigret .
L'avventura nel cinema iniziò molto presto e con l'ingresso dalla porta principale, visto che il regista si chiamava Jean Renoir. Era il 1932 il film La nuit de Carrefour tratto dall'omonima inchiesta di Maigret. Quello che stupisce è la velocità di realizzazione tipica delle creazioni che riguardano Simenon. Il libro lo scrisse nell'aprile del 1931. Fayard glielo pubblicò nel luglio dello stesso anno. Il film debuttò nelle sale nell'aprile del 1932. Nemmeno nove mesi dopo l'uscita del libro e appena ad un anno dalla fine della sua scrittura. Insomma sempre lo stesso ritmo infernale della macchina Simenon.
Infatti, stesso anno, il 2 luglio, esce Le chien jaune, stavolta diretto da Jean Tarride, scritto invece nel marzo del '31, pubblicato il mese sucessivo. La catena di montaggio tiene sempre lo stesso ritmo. Per il terzo occorre aspettare ben sette mesi. Febbraio 1933, La tête d'un homme, altro nome di spicco alla regia, Julien Duvivier, uscito però con "calma", quasi tre anni dopo essere stato scritto e quasi due dopo la sua pubblicazione. Ma come avrebbero detto i giovani francesi di qulache decennio fa', ce n'est qu'un debut....
Il cinema lo affascinava, però l'opinione sull'ambiente di Simenon era piuttosto severa. Così il set.
"...Una folla fatta di gente che nella vita fà il rigattiere, lo scroccone, il banchiere o di brava gente che si agita, correndosi incontro, discutendo e affaccendandosi intorno ad un libro, che trasformeranno in soggetto, poi in sceneggiatura e quindi (ma non sempre) in un film... - racconta lo scrittore in un articolo del '32 - E poi un'altro tipo di persone, di cui nessuno conosce il mestiere, che legge, cancella, consiglia, stabilisce dei dialoghi, taglia scene e personaggi...". E infatti dopo questo terzo film occorrerà aspettare dieci anni per veder proiettata un pellicola tratta da un suo romanzo (La maison des sept jeunes filles - Albert Valentin - 1942).
"Io firmo un minimo di cinque contratti a settimana. Cinque produttori, in dieci giorni si battono per avere i diritti de La Chambre blue, un romanzo di cui si è parlato troppo poco - rispondeva Simenon in un'intervista del 1981 - Altri quattro si disputano Le fantome du chapelier che deve essere realizzato da Chabrol con Aznavour...."  E' fin troppo evidente che la storia di Simenone e il cinema è troppa lunga e complessa per ridurla in un post. Ci torneremo sopra, magari con altri post o magari come abbiamo fatto per Maigret, dedicandogli uno speciale per tutta una settimana. Seguiteci.
"

domenica 10 aprile 2011

SIMENON FA IL CASTELLANO

La Richardière
1931. Maigret è lanciato. Simenon è uno scrittore non ancora famosissimo, ma certamente affermato. Ormai alle spalle da un po' di anni la storia con Josephine Baker e il menage coniugale con Tigy, la sua prima moglie, e con Boule la sua femme de chambre e amante si è stabilizzato. Continua scrivere la serie di Maigret, ha finito il suo primo roman dur, Le rèlais d'Alsace (1931) e decide di lasciare Parigi, anche se non vende la casa di Place des Vosges. La sua abitazione sarà La Richardière, una residenza di campagna di nobili, costruita nel XVI secolo su una stradina che va da Marsilly a Nieul, vicino a La Rochelle. Qui Simenon sembra trovare la sua dimensione ideale, scrive, gioca a fare il gentelmen-farmer (anche se dalle testimonianze dei locali è chiaro che si capiva subito che era un cittadino) e si gode l'atmosfera provinciale.
Una costruzione, solida, come piacevano a Simenon, con un torretta, un cortile interno e tanto spazio, anche per il suo studio e per l'atelier di Tigy, che ancora dipingeva.
"Una cosa mi attraeva molto de La Rochelle - racconta Simenon -  come d'altronde ho scritto in molti miei romanzi. Ho trovato nella regione de La Rochelle, soprattutto verso il nord, esattamente la stessa luminosità dell'Olanda, una luminosità del cielo alla Vermeer. Una luminosità eccezionale".
Chateau de Terre-Neuve Simenon e il figlio Marc





Parliamo di La Richardière e della regione de La Rochelle perchè si tratta di una zona importante nella geografia simenoniana. Sia per quanto riguarda la sua vita (ci passò una decina d'anni), ma nche perché la ritroviamo nei suoi scritti, insomma un periodo, quello dell'anteguerra, fondamentale anche per lo scrittore. A La Richiardière compilò undici romanzi tra il '32 e il '33 e due Maigret e poi in quell'anno entrò in Gallimard. Nel '38 si spostò lì vicino, a Nieul-sur-mer, e poi nel '40, all'inizio della guerra, al castello Terre-Neuve di Fontenay-le-Comte. Qui gli inquilini erano aumentati perché nel frattempo (1939) era nato Marc il suo primogenito. E' un vero imponente castello rinascimentale, con statue colonne e, anche se in era affitto, Simenon si sentiva un vero castellano. In questi anni vanno ricordati, tra gli altri, romanzi di primissimo livello come Le bourgomestre de Fournes (1938), Les Inconnus dans la maison (1939), La veuve Couderec (1940), La fenêtre des Rouet (1942), per non parlare degli otto Maigret.

sabato 9 aprile 2011

SIMENON. PIOVONO LE CRITICHE

Non tutto è sempre stato facile per Simenon. Soprattutto all'inizio quando la sua fama nella letteratura popolare  lo condizionava pesantemente sulla produzione dei Maigret, i cui più accaniti critici ritenevano fosse un polar che non rispettava le regole del genere e che sarebbe risultato poco gradito a chi cercava quel tipo di letteratura.Poi quando il successo della serie delle inchieste del commissario fu palpabile ed indiscutibile, e Simenon prese a scrivere quelli che lui chiamava romans durs, gli veniva consigliato più o meno sarcasticamente di tornare alla letteratura poliziesca, perché quella del romanzo non era davvero la sua strada.
Ma ci voleva ben altro per smontare Simenon, che aveva convinto Fayard a pubblicare i Maigret anche se l'editore era convinto che ci avrebbe rimesso un bel po' di soldi.
Robert Brasillach nel '32 su L'Action Francaise commentava: "Più attento , liberato dal suo pubblico, dalle sue strutture che era obbligato a utilizzare, se monsieur Simenon scrivesse meno velocemente, chissà se ci regalerebbe un giorno un romanzo che ci sorprenderebbe?.... Semmai monsieur Simenon acquisisse la cultura letteraria che gli manca, siamo sicuri che non potremmo attenderci qualcosa da lui?..."
Non passano due anni che dal 'piano' Fayard Simenon sale diversi gradini ed entra dalla porta principale alla maison Gallimard, accompagnato nientemeno che da André Gide. Ma le critiche sono anche di ordine... economico. Infatti il patron Arthéme Gallimard gli rimprovera: "...E' certo che l'aver abbandonato da parte vostra il genere poliziesco (Maigret) ha diminuito, come era facile prevedere, la vendita dei vostri libri...".
Anche l'uscita di titoli importanti come "Il testamento Donadieu" (1937) suscita delle critiche. Su Le Figaro André Rousseax scriveva:"...La frittata alla cipolla ha fatto carriera. Il piccolo bistrò diventa così un ristorante alla moda... E' un 'capolavoro' grezzo, una specie di 'capolavoro' sospeso. Così si scopre l'oro in certe sabbie. Occorre soltanto sapere se l'oro potrà essere mai estratto un giorno da queste sabbie..."
Ancora nel '38 altre rampogne economiche, gliele rivolge ancora Gallimard: "...Pensate che se faccio un bilancio del Simenon alla NFR, devo constatare che vi ho versato a tutt'oggi 500.000 franchi di diritti, non ammortizzati dalle vendite, e che i costi industriali rappresentano altri 400.000 franchi e che così arrivo ad un deficit totale di circa un milione...".
E anche nel '45, quando è negli Stati Uniti, arrivano staffilate come quelle  di Andrè Billy su La Bataille:" Su cosa scherza Simenon? Cosa lo autorizza a proferire sciocchezze così gravi? Il romanzo classico dopo di lui, sarebbe il romanzo-crisi, e il romanzo-crisi starebbe al romanzo, come la drammaturgia di Shakespeare sta al teatro?...".
Ma nemmeno questo spaventa Simenon che risponde a tutti: "Io sono un romanziere. E resterò un romanziere. Ho lasciato i reportage e le pubblicazioni delle mie opere sui giornali, perchè tengo prima di tutto alla mia completa indipendenza... Venderò le mie opere quando vorrò, al prezzo che riterrò equo, perché solo io sono responsabile della mia reputazione...".
E, come è noto, alla fine ebbe ragione lui, sui critici e sugli editori.

venerdì 8 aprile 2011

SIMENON. DA POLICE MAGAZINE A DÉTECTIVE

Lo abbiamo già detto, spesso negli anni '30 i romanzi di Simenon uscivano in anteprima in "feuilletton". Cioè a puntate sui giornali, prima che rilegati in un libro. Questo può sembrarci strano oggi, ma non lo era certo per quei tempi, anzi si trattava di una prassi ben consolidata. Dalla letteratura russa a quella francese non c'erano quasi eccezioni. Qui però vogliamo puntare l'attenzione su un tipo di pubblicazioni, che avevano il loro analogo negli Stati Uniti, anche lì negli anni '30, i cosiddetti pulp-magazine, giornali con una veste editorale modesta, una grafica, come si dice, urlata, dove però pubblicavano quelli che poi sarebbero diventati i padri dell'hard-boiled-school, su Black Mask, gente come Dashiell Hammett, Raymond Chandler, Cornwell Woolrich. In Francia Georges Simenon scriveva sui due più famosi corrispondenti francesi di questi pulp-magazine come Police Magazine e Détective. Erano anche qui giornali con copertine ad effetto, con la solita miscela donne-poliziotti-malviventi, riviste con molte foto e su cui si parlava di fatti di cronaca nera, ma dove venivano anche pubblicati in anteprima, e a puntate, i romazi. Qui vediamo un'esempio della copertina di Police Magazine con La folle d'Ittiville.
Détective invece era una pubblicazione di Gallimard, che risentiva dell'autorevolezza della casa editrice, ma che stuzzicava lo stesso la curiosità della gente sugli omicidi e spesso chiamava a scrivere su casi irrisolti anche firme famose come quella di Simenon. Una letteratura popolare, nella quale ovviamente Simenon si muoveva a suo agio, che avvicinava comunque molta gente alla lettura e poi magari alla lettura dei libri della "Série Noir"(sempre di Gallimard). Questo a conferma che, continuando la tradizione dell'800 di Balzac, c'era in Francia anche nel '900 una letteratura non alta, ma che allargava la base dei lettori che poi man mano raffinavano il loro palato e magari pian piano passavano a letture pù impegnative. Al contrario dell'Italia dove la letteratura popolare è quasi sempre stata segnata a dito dagli intellettuali e non mai avuto respiro per esapandersi. Con la conseguenza che la letteratura alta è rimasta tradizionalmente patrimonio per pochi e l'Italia si è ritrovata ad essere uno dei paesi in cui si legge di meno. Ma questa è un'altra storia.

giovedì 7 aprile 2011

SIMENON IN "ETAT DE ROMANS" E MAIGRET "EN TRANSE"?

Sappiamo che Simenon prima di scrivere un romanzo passava un periodo di lieve malessere, che poi si tramitava in état de romans (detto anche "état de grace"), cioé quello stato di vuoto che gli permetteva di far posto al protagonista del suo romanzo e così iniziava la sua convivenza con lui. E quando ha iniziato a scrivere le inchieste di Maigret forse istintivamente ha messo in testa al commissario un siestema di indagare che non era molto dissimile.
"Ci siamo il capo è in trance". Questo è un'affermazione che leggiamo nei Maigret e che viene pronunciata dai suoi ispettori che commentano la fase preliminare allo stato in cui il loro capo inizia a immedesimarsi nei personaggi che gravitano intorno al reato o ai sospettati. Quando sarà in grado di pensare e reagire come loro, saprà in quale direzione avviare l'inchiesta e allora il colpevole non avrà più molto tempo.
Insomma la creazione di un romanzo un po' come la preparzione di un'inchiesta. Metodi analoghi anche perchè sono simili le motivazioni. Simenon cerca il perché i suoi protagonisti si comportino in un quel determinato modo e li portino poi alle estreme conseguenze. E pure Maigret non é solo interessato a chi ha commesso il reato, ma molto di più al perché, a quali sono i motivi che hanno portano quell'individuo a quel gesto.
Qui non si tratta tanto di analogie tra Simenon e Maigret, quanto piuttosto di un modo di concepire la scrittura che non differisce granché quando l'autore si accinge a comporre un roman dur o un Maigret. D'altronde lo confessa anche lo stesso Simenon in un 'intervista a Bernard Pivot : "... alla fine ho un po' confuso,  e sono andato più in là con i miei personaggi, Maigret con gli altri... i romanzi...".
Questo anche se, nelle dichiarzioni ufficiali dell'autore, i seriali continuavano ad essere "semi-letteratura", che lui scriveva per divertirsi, gli altri erano invece "letteratura" che gli costavano sforzi e una gravosa concentrazione.

SIMENON CI METTE LA FACCIA... IN COPERTINA

Un personaggio tanto famoso e così a lungo come Georges Simenon, è normale che abbia avuto dedicate molte copertine, soprattutto quelle dei settimanali e dei magazine che spesso si interessavano allo scrittore, ma sovente puntavano a soddisfare la curiosità dei lettori in merito alla sua movimentata vita privata, alle sue uscite mondane, ai suoi trionfi e alle sue tragedie. Insomma come ogni personaggio pubblico oneri e onori e paparazzate o servizi concordati facevano parte della sia vita e di quelli che gli vivevano accanto.Qui di seguito riportiamo qualche esempio di prime pagine dedicategli