"...sono stato forse un po' snob, in qualche periodo della mia vita?
Mi sono compiaciuto di gettare fumo negli occhi, di assumere certi
atteggiamenti, di frequentare certi ambienti? Me la sono posta questa
domanda, credo di poter rispondere in tutta sincerità: no..."
E' una frase tratta dalle prime pagine di Mémoires intimes. Già
perché, da un certo momento in poi, Simenon visse indiscutibilmente nel
lusso e, con lui, quelli che gli erano intorno, mogli, figli, femmes de chambre... Insomma se le frequentazioni erano spesso (ma non sempre)
quelle della crema della società, ricchi magnati, artisti famosi,
uomini di potere, individui di successo o famosi proprio come lui, resta
un mistero del perché nei suoi romanzi trattasse di uomini e donne
della condizione sociale più bassa, dei diseredati, di quelli caduti in
disgrazia, dei senza speranza.
Questa era una delle domande ricorrenti che gli ponevano nelle innumerevoli interviste che gli furono fatte durante la sua vita
Simenon non aveva difficoltà ad ammettere il suo status e le sue
frequentazioni, ma... Ma leggiamo quello che scriveva lui stesso "...Guidavo
la mia Chrysler, fatta venire appositamente dagli Stati Uniti, che a
quel tempo era oggetto di attenzioni e di stupore, o anche la Delage
decappottabile con il suo cofano lungo e aerodinamico. Avevo un tavolo
riservato sia da Maxim che da Fouquet e facevo parte di non so quante
associazioni di gastronomi.... nonostante questo, senza sapere né perché
né per come, riuscivo a scrivere un romanzo dopo l'altro.... ma quando
volevo farmi venire idee per un nuovo romanzo, mi facevo un giretto
attraversando il ponte lì nei pressi e mi infilavo nelle vie piene di
folla e di vita come Puteaux o Billiancourt... andavo a bere al banco,
nelle autentiche osterie, insieme agli operai che lavoravano nelle
fabbriche della Renault o in altri stabilimenti e mi trovavo meglio con
loro che con i miei amici..." .
Insomma un vero uomo double-face in grado di pranzare con
banchieri, grandi editori, produttori cinematografici, ma di giocare a
carte e scolarsi una birra con operai e barboni. Tutto vero o solo per
sembrare un homme comme les autres? Negli anni del suo decollo
della sua carriera di scrittore, decollavano anche le sue finanze e una
certa rivalsa rispetto alla vita grama che aveva dovuto fare nei primi
anni, sconosciuto e povero, è anche comprensibile. Poi però questo trend
di vita continuò anche in America, dove magari diradò le frequentazioni
mondane, ma anche abitando in piccole cittadine di provincia, il suo
standard di vita rimase alto. E, se possibile, ancora più alto fu quando
tornò in Europa, e decise di stabilirsi in Svizzera, paese tranquilo
quanto si vuole, con un sistema fiscale e bancario molto congeniale a
chi possedeva ingenti patrimoni, ma non si può dire che fosse una della
nazioni più economiche d'Europa. Poi come prima residenza scelse una
sorta di castello a Echandens, in seguito si fece costruire la famosa
villa di Epalinges. Poi il gran rifiuto. Quando si trovò solo, con i
figli ognuno per la sua strada, le mogli ormai lontane, solo Teresa a
prendersi cura di lui, allora lasciò tutto. La grande villa, i libri, le
auto, i quadri, tutti i simboli della ricchezza e della popolarità. Si
rinchiuse con poche cose essenziali, prima in un appartamentino
all'ottavo piano di un palazzone di Losanna e poi in una casetta ad un
piano con un piccolo giardino. Basta viaggi o incontri mondani, ridotti
all'osso quelli professionali....allora e solo allora iniziò a vivere
una vita come gli altri.
Ma a quel punto aveva settant'anni. Tutta la sua vita era trascorsa in
ben altro modo, anche se Simenon aveva più e più volte affermato di
sentirsi vicino alla piccola gente, proprio quella da cui proveniva lui, una famiglia anche se non povera, ma certamente molto modesta.
E in un Dictée del '76 rivendica di aver ben presto disprezzato la ricca borghesia . "... fin
dall'adolescenza ho odiato la borghesia che non è altro che la
perpetrazione delle abitudini, dei modi di vedere, di pensare di tempi
che considero ormai passati... E' curioso invece che, quando ho avuto
dei figli a mia volta, abbia voluto educarli non necessariamente come
anti-borghesi, cosa che non mi riguardava, ma come degli uomini,
semplicemente indifferenti alle classi sociali. Ora i miei quattro
figli, malgrado le brevi rivolte ispirate dalle mode, sono tutti e
quattro dei bravi borghesi. Non gliene voglio. Non è colpa loro. La
colpa è dovuta al successo inaspettato dei miei primi romanzi che mi
hanno, per così dire, obbligato a condurre per un certo numero di anni
un tipo di vita che non corrispondeva all'educazione che avrei voluto
impartire loro..."
Nonostante una riccchezza meritatamente raggiunta e,forse,in un primo tempo persino ostentata,io credo che simenon sia sempre rimasto un uomo del popolo.analizzando l intero corpus delle sue opere notiamo che piu spesso è la classe sociale piu' umile ad uscirne meglio(almeno moralmente )che quella piu' agiata
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