martedì 28 giugno 2011

SIMENON. TIGY...LA PRIMA MOGLIE

L'aveva conosciuta a diciott'anni a Liegi, durante una festa di capodanno, nel '21 cui era capitato quasi per caso.
" Il giorno dopo mi aspettava in una via vicina, un bouquet di violette in mano". Così Régine Renchon, allora studentessa dell'Accademia reale di Belle Arti, ricorda il loro vero primo incontro da soli. Lei aveva tra anni più di lui e il giovane Georges rimane affascinato più dal suo charme intellettuale che da quello fisico. Insomma non un colpo di fulmine, ma una solida attrazione che li portò a fidanzarsi dopo un mese e a sposarsi due anni dopo, quando lui si era già andato via da Liegi.
Aspirante pittrice lei, scrittore lui: la coppia perfetta per la Parigi anni '20. L'immancabile penuria di soldi, la fame, le piccole stanze sottotetto e in quegli anni Tigy, così l'aveva sprannominata Simenon, arrivava a trascurare la pittura pur di permettere a Georges di dedicarsi completamente alla scrittura.
E' quello che ci voleva per Simenon che, nonostante la necessità di fare sesso anche più volte al giorno con donne diverse, aveva ancor più bisogno, per sua stessa ammissione, di star vicino ad una persona che lo tenesse sui binari, che gli impedisse di fare sciocchezze, che potesse essere davvero sua, che gli consentisse di sentirsi parte di una coppia.
Régine fu la donna che gli si dedicò per i primi anni difficili, rinunciando alla pittura (che pure ogni tanto fruttava più dei racconti di Georges. La loro prima vacanza all'isola di Porquerolles fu pagata proprio con 800 franchi ricavati dalla vendita di un suo quadro), rinuncia per aiutare il marito.
Il loro sodalizio andò avanti anche quando arrivò la Boule, la loro giovane femme de chambre, che si prese in carico tutte le incombenze casalinghe, ma con la quale Simenon per decine d'anni ebbe dei regolari rapporti sessuali, quasi sempre durante la siesta dopo il pranzo.
Regine Rènchon detta Tigy prima moglie di Simenon
Tigy, si comportava come se non lo sapesse. Ma era impossibile che una pratica del genere, consumata quotidianamente per anni sotto lo stesso tetto, non le fosse nota. Come pure la storia tra Georges e Josephine Baker, e quella volta non era solo una questione di letto, il giovane scrittore era davvero innamorato. Insomma la moglie frequentava le stesse persone, spesso erano in giro per locali tutti e tre insieme, lui faceva anche progetti di lavoro con la star... insomma, possibile che una donna sensibile come Tigy non si accorgesse di nulla. E forse era questo uno dei legami che tenevano insieme i due. Simenon non poteva immaginare che lei ignorasse tutto e lei sapeva, ma era conscia che, non dicendo nulla, teneva Georges più legato che mai. Infatti tutte le donne passarono, la Baker, la Boule, anche la seconda moglie, ma alla fine il loro rimase un rapporto di fiducia, di stima e forse anche di un certo affetto familiare. Non bisogna scordare che tutti i viaggi che segnarono Simenon li fece proprio con Tigy, dalla scoperta dell'Africa più nera, al giro intorno al mondo, al tour europeo... E proprio lei lo condusse per mano nei suoi passaggi fondamentali, dalla letteratura popolare, ai Maigret, fino all'ingresso nella prestigiosa Gallimard. (segue)

lunedì 27 giugno 2011

SIMENON, MAIGRET E CECILE

Cécile. Cécile Pardon ventotto anni, non certo bella, pallida, leggermente strabica, malvestita. Viveva una vita grama con la vecchia zia a Bourg-la-Reine, sulla nazionale. Non è proprio la protagonista di questa inchiesta, come si intuisce subito dal titolo, Cécile est morte (1942). Ma questa ragazza insignificante che sulle prime il commissario Maigret nemmeno nota, poi però lo preoccupa un po' e infine la sua presenza finisce per aleggiare durante tutta la vicenda.
La povera Cécile si presentava invariabilmente alle otto nell'acquario, come al 36 Quai des Orfévres chiamavano quella specie di sala d'aspetto tutta vetrata.
Lui a volte la guardava, altre volte tirava dritto e ogni volta che gli ricordavano "Commissario... la signorina Pardon..." lui rispondeva "Sì, sì.. l'ho vista, ma adesso ho da fare... dopo...". Sei mesi prima l'aveva ricevuta e lei aveva raccontato con l'aria seria, senza agitazione, cercando di darle la massima affidabilità, una storia che puzzava di fasullo. Insomma, ci sarebbero state delle intrusioni notturne nella loro casa, qualcuno frugava dappertutto, apriva cassetti e sembrava che svolgesse una qualche attività, addiritura fumava. Lei che faceva le pulizie se n'era accorata da un po' e aveva messo dei piccoli segni, capelli, piccoli pezzi di carta un po' dappetutto. La mattina dopo li aveva ritrovati tutti fuori posto.
Maigret aveva mandato Lucas. L'ispettore era tornato dopo aver interrogato i vicini, risultato: il quadro di una casa da cui la vecchia zia non usciva mai e la nipote le faceva da badante e da donna delle pulizie. Per un mese la casa fu sorvegliata dalla polizia di zona. Non successe nulla e il caso finì lì. Per Maigret, ma non per Cécile che era tornata a frequentare quotidinamente Quai des Orfévres, con il risultato che alla fine Lucas di appostò per otto notti nella scala del palazzo. Nessun risultato.
Eppure Cécile, non rinunciò, era convinta di quanto diceva e ormai era divenuta una sorta di habituée del commissarato e spesso aveva aspettato invano anche un'intera giornata nella speranza di essere ricevuta. E la volta che Maigret si decise a parlarle ancora una volta, l'usciere gli comunicò che se n'era andata.
Aveva lasciato un suo biglietto che il commissario trovò in mezzo ad un mucchio di pratiche "Deve ricevermi  assolutamente. Questa notte è accaduto un dramma terribile - Cécile Pardon". Quando si decise di andare a casa della ragazza, trovò la zia morta strangolata ma nessuna traccia di Cécile. La fece cercare, non era nemmeno al commissariato. La trovarono soltanto nel pomeriggio... Incredibile... in uno sgabuzzino del Palazzo di Giustizia. L'aveva scoperta uno dei portieri. Adesso erano tutti a battersi il petto dal Direttore generale, a Maigret, ai suoi ispettori e a tutti gli altri commissari che avevano fatto gli spiritosi su quella insignificante ragazza, arrivando a dire che andava lì perchè si era innamorata di Maigret...
E il commissario si ritrovava adesso con due cadeveri, un caso da risolvere, la sensazione di non aver fatto il proprio dovere, ma soprattutto aveva davanti a se quegli occhi un po' strabici che tentavano di convincerlo...
Più avanti nell'inchiesta quando Maigret interroga un'altra nipote della vecchia zia (che ne frattempo si era scoperto come non fosse povera e per di più implicata in strani affari) a proposito di un chiarimento su una certa chiave, questa Berthe risponde dicendo determinate cose. Viene da pensare che forse non erano così lontane da quelle che Simenon pensava della polizia?
"...Ci tiene proprio a saperlo perché? Glielo dirò. Peggio per lei! Me l'ha consegnata (la chiave n.d.r.) perché la polizia non fa il suo mestiere! Perchè quando i poveracci si rivolgono a lei non li ascolta nemmeno! Cécile é venuta parecchie volte da lei, spero non oserà negarlo. Le ha confessato che aveva paura, che succedevano nell'appartamento cose che lei non riusciva a capire. Che cosa ha fatto? Si è burlato di lei. Ha mandato due volte un piccolo brigadiere ridicolo che si è limitato a passeggiare davanti alla casa... Quando Cécile é tornata nel suo ufficio con la certezza che qualcuno penetrava di notte nel salotto, ha sentito che alla Polizia Giuidziaria tutti ridevano di lei... A tal punto che gli agenti passavano uno dopo l'altro nella sala d'aspetto per vederla più da vicino...
Maigret aveva chinato la testa..."
E la povera Cécile lo aspettava pure nei suoi sogni e quando il commissario entrava a Quai des Orfévres guardava l'acquario e aveva l'impressione di vederla, lì, composta, paziente, dignitosa a dispetto di tutti gli shignazzi che si facevano intorno e dietro alla sua persona.
Ma come in tutti nelle migliori inchieste poliziesche Cécile non si rivelerà alla fine così succube e fragile come sarebbe sembrato. Le persone non sono mai semplici nella vita, figuariamoci nei romanzi gialli.

SIMENON. HENRIETTE LA MADRE INFLESSIBILE

Henriette Brüll. La vera "direttrice" di casa Simenon a Liegi. Dominante sul marito Desirée troppo debole, secondo lei, per condurre i pur miseri affari di famiglia. Madre di due bambini con una spiccata predilezione per il più piccolo, Christian, mentre l'ainé Georges è spesso obiettivo delle sue lamentele e delle sue ossessioni.
Henriette è un donna dura, con ascendenze olandesi e prussiane, rigida, sempre angosciata per qualcosa, a ragione o a torto, religiosissima, ipersensibile, nevrotica e ossessionata dalla paura della povertà.
In realtà i Simenon sono sempre in bilico tra una vita normale e la miseria. Il padre lavora, ma non è abbastanza ambizioso (in effetti era impiegato in una compagnia d'assicurazioni e scelse scientemente di non passare all'allora nascente "ramo vita" che pur con dei rischi gli avrebbe garantito uno stipendio superiore). Poi il padre si ammala di cuore, smette di lavorare e la madre diventa la locomotiva di famiglia. E' lei che fà di tutto per traslocare in una casa più grande e poter affittare delle camere agli studenti stranieri che andavano all'università di Liegi. Lei teneva i conti per andare avanti, lei comandava, lei diceva dove e cosa poteva fare la famiglia per non dare disturbo agli affittuari.
Il rapporto tra Georges e la madre arriva a punti di crisi e incomprensione notevoli.
" Non ci siamo mai amati, tu lo sai bene. Tutti e due abbiamo sempre fatto finta -  spiega Simenon nell'autobiografico Lettre a ma mère (1974) - 'Perché sei venuto, Georges?' Queste poche parole forse sono la spiegazione di tutta una vita...C'era in te qualcosa di eccessivo che tu non sapevi controllare, ma manifestavi nello stesso tempo una estrema lucidità...Tra noi due non c'é stato che un filo. Questo filo era la tua volontà feroce di sembrare buona, per gli altri, ma forse, soprattutto per te stessa...".
Questo rapporto critico con la genitrice e soprattutto la disapprovazione del piccolo Georges per come la madre trattava il marito (senza per altro che questo reagisse) aveva costruito nella mente del bambino un idolo, il padre, ed un'antagonista, la madre. Questo lo portava ad escudersi dalla vita familiare e, quando era a casa leggeva, leggeva, leggeva. Forse da qui nacque la confidenza con la letteratura? Ha origine in questa situazione l'esigenza di scrivere, con quel cadere in état di roman, che altro non é che una fuga dalla realtà e la voglia di "mettersi nella pelle di qualcun'altro"? Certo l'attegiamento della madre non cambiò nel tempo, nemmeno quando nel '45, a Georges ormai ricco e famoso, quasi ordinò di trovare una via di scampo per il fratello Christian che si era arruolato nell squadre naziste belga che andavano di casa in casa a trucidare ebrei, comunisti e anti-nazisti. Il Comitato di Liberazione del Belgio lo cercava per processarlo e giustiziarlo. Georges riuscì a trovargli la scappatoia della Legione Straniera francese e gli salvò così la vita. Ma quando nel 1950, durante una missione nel golfo del Tonkino, Christian morì in un scontro a fuoco, la rabbia di Henriette si riversò su Georges, affermando "Se Chistian è morto, è colpa tua".
Inoltre la madre guardò sempre con sospetto (o con invidia) la fama e la richezza del figlio, senza mai riconoscergli capacità e meriti.
" Tutti mi ammirano - le disse una volta Simenon -  tutti, meno te".

domenica 26 giugno 2011

SIMENON E LE DONNE, DA DOMANI UNO SPECIALE FINO A DOMENICA


Da domani fino a domenica 3 luglio, Simenon Simenon presenta un speciale dedicato alle donne del romanziere. Le donne della sua vita. Le diecimila donne di cui raccontava a Fellini e le innumerevoli donne dei suoi romanzi, delle inchieste del commissario Maigret. I rapporti, le relazioni e i suoi sentimenti verso l'altro sesso da quando giovane reporter a La Gazette de Liége scorrazzava in moto per la città alla ricerca di notizie e di belle donne, a quando settant'enne si era ormai ritirato conla sua Teresa in una piccola casa rosa. L'arco di una vita che lo porta dalle passionali e focose storie della sua gioventù, come quella con Josephine Baker, alla pace dei sensi dopo una vità di intensa attività sessuale, ma con pochi e specifici rapporti affettivi. Le donne così importanti, nel bene e nel male nella sua vita, ad iniziare dalla madre Henriette, a quelle che erano delle indimenticabili protagoniste dei suoi libri. Un percorso che durerà un'intera settimana e che alla fine c farà conoscre un po'meglio e scrittore e magari apprezzare o almeno capire di più i suoi romanzi.

SIMENON. AIUTATO DAI NEGRI?

Forse non tutti sanno che nel mondo letterario "negro" non è, come potrebbe sembrare un appellativo spregiativo. Sta indicare invece quelli che per conto di un autore famoso, in completo anonimato, scrivono parti conisderevoli o in alcuni casi un'intera opera che poi sarà firmata dallo scrittore.
Nella lingua inglese c'è un 'altro termine che è altrettanto efficace "gosth-writer", cioè fantasma che scrive.
Cosa c'entra Simenon con i negri o i gosth-writer?
La sua enorme produzione tra il 1926 e il 1929 suscitò in più d'uno il dubbio che non fosse tutto farina del suo sacco e si servisse quindi di aiuti occulti. Questa produzione è in effetti impressionante e il sospetto era in qualche modo giustificato.
Vale la pena quindi ricordare alcuni numeri che qua e là abbiamo avuto modo di segnalare, ma che messi tutti insieme fanno un certo effetto.
Nel 1925 Simenon pubblicò 17 titoli, nel '26 furono 18 e nel '27 ne fece uscire "solo" 12.
Nel '28, come al solito sotto vari pseudonimi, Simenon uscì con 44 titoli (22 romanzi sentimentali, 14 romanzi d'avventura e 8 raccolte di racconti galanti).
E nel 1929 i titoli furono 35 (19 romanzi sentimentali, 14 romanzi d'avventure, 2 raccolte di racconti galanti).
Intanto l'impegno a costruire e a lanciare Maigret si fà sentire, e il 1930 lepubblicazioni sono soltanto 25 (16 romanzi popolari e 9 d'avventure).
Insomma stimao parlando di circa 130 titoli tra il '25 e il '30, quasi un ritmo di oltre 20 titoli l'anno. Certo non si trattava di romanzi ponderosi, erano opere che al massimo raggiungevano 80 pagine, ma ugualmente la qualità era molto poco curata.
L'accusa era che "questa produzione industriale non sarebbe stata possibile senza l'aiuto di negri".
Ma su questo Simenon era intransigente e rispondeva letteralmente a questa accusa: "...Mai nessuno ha scritto una sola riga al posto mio e non ho mai firmato un testo che non fosse scritto da me. Credo che se ci fosse qualcuno capace di essere un mio negro, sarebbe capace di essere un altro Simenon...".
Ma qualche rivelazione in proposito  Simenon la fece, ma per svelare che lui aveva fatto da negro a qualcuno.
 "... Nella mia giovinezza ho scritto due romanzi per uno scrittore francese che non citerò, nonostante sia morto da diverso tempo...". Alcuni affermano che si trattava di Henry-Gauthier-Villar romanziere francese morto nel '31, marito di Colette.

sabato 25 giugno 2011

SIMENON. VIAGGI E VACANZE DI MAIGRET. PIACERE O LAVORO?

Proprio vacanze no. Non capita quasi mai che Simenon ci racconti di un Maigret in villeggiatura e, visto che si trova lì, da una mano a risolvere un caso. Maigret non è la signora Fletcher. Quasi mai. Perché talvolta invece succede come nel caso di una delle più emblematiche a questo proposito inchieste del commissario Les vacances de Maigret (1948). Si tratta di un'inchiesta svolta durante le vacanze a Sables d'Olonne, per la verità neanche tanto fortunate, perché rimane bloccato lì per un'operazione di appendicite della moglie e nello stesso ospedale muore una giovane donna ricoverata dopo un incidente stradale, la cui casualità viene subito messo in dubbio. Maigret è fuori giurisdizione e non potrebbe indagare, ma a modo suo, dopo essere inciampato in un altro cadavere, riuscirà a venire a capo del caso.


Poi ci sono i viaggi oltreoceano, Maigret a New York (1947), ma certo non per divertimento. Anzi lui se ne stava tranquillo, ormai in pensione, nella sua casetta a Meung-sur-Loire quando viene raggiunto dal rampollo di una ricchissima famiglia americana. Il giovane teme per la vita del padre, ma una volta arrivati a New York, scompare, lasciando Maigret a risolvere il caso con un suo vecchio conoscente dell'Fbi, indagando nel Bronx.
Maigret voyage (1957) è una vicenda con due assassinati, e i viaggi del commissario tra Parigi, Nizza, Montecarlo e Losanna, nulla hanno di vacanziero. Si muove tra lussuosi alberghi e individui del jet-set internazionale, ma è il tipo di ambiente che Maigret non sopporta. Pure qui niente atmosfera vacanziera.
Anche in Maigret a Vichy (1967) è, come di dice "a passare le acque" e mettersi a dieta insieme alla moglie, e anche qui, lontano dal 36, Quai des Orfèvres, il commissario risolve un caso con il suo spirito d'osservazione, il suo acume psicologico e la sua capacità di mettersi nei panni dei protagonisti. Insomma o sono le indagini a portarlo in luoghi di villeggiatura o nelle rare volte che lo vediamo davvero in vacanza, trova sempre il modo di rimanere invischiato in un caso... che va assolutamente risolto.

venerdì 24 giugno 2011

SIMENON DALLE FESTE COMANDATE ALLE VACANZE A PORQUEROLLES


"...quando ero giovane questo (il giorno di domenica) significava: grandi messe cantate (dove io pure cantavo), poi rosbif con patate fritte e piselli in scatola, escursioni nei dintorni di Liegi o, dopo pranzo, pomeriggio da una delle mie zie...". Questa è il dì di festa del bambino Simenon al seguito degli immutabili riti della famiglia, soprattuto di quella della madre Henriette. Vacanze in senso vero del termine non si facevano, soprattutto dopo che per una malattia il padre dovette smettere di lavorare.
Facciamo un salto di poco più di una dozzina d'anni e ci ritroviamo davanti ad un Simenon che può decidere nel mese di aprile di lasciare Parigi e andare verso sud.
Destinazione Porquerolles, l'isola al largo di Tolone. Mezz'ora di traghetto e lui e Tigy, arrivano all'isola che avevano sempre sognato... "Sbarcammo sulla punta di Gien all'alba... L'acqua e il cielo facevano l'effetto di fuochi d'artificio le cui scintille mi enravano in testa attraverso gli occhi...".
Ma quell'sola assolata, e ancora in buona parte incontaminata, non significava solo vacanza, ma scrivere per lui e dipingere per lei.
Porquerolles segnerà un momento importante per la vita di Simenon, qui si integrerà perfettamente con la gente del posto per i cinque mesi che vi soggiornò, giocando a bocce con loro, invitandoli a mangiare la zuppa di pesce a casa sua, andando a pescare insieme ai marinai del posto...
Ma come racconta Tigy: "...passavamo i nostri pomeriggi alla spiagga d'argento, dove l'acqua era meravigiosamente limpida..." E poi il clima, il tipo di vita di quegli isolani del sud... tutto conquistava i coniugi Simenon e soprattutto lo scrittore che di quel soggiorno fece tesoro per i suoi sccessivi romanzi.
Ma i due tornarono a Porquerolles nel '36, questa volta soggiornando in una piccola casa di pescatori che vicino vedeva sorgere un minareto moresco, avevano sistemato amache nel giardino tutto intorno, grandi pescate anche questa volta e grandi mangiate di bouillabasse... insomma una vita che piaceva molto a tutti e due e tanto che li vide fare base lì fino al '38, quando si stabilirono definitaivamente a Nieul-sur-Mer.

giovedì 23 giugno 2011

SIMENON E LE DONNE: UNO SPECIALE PER LA PROSSIMA SETTIMANA

Da lunedì 27 giugno a domenica 3 luglio, Simenon Simenon presenta un Speciale dedicato alle donne del romanziere. Le donne della sua vita. Le diecimila donne di cui raccontava a Fellini e le innumerevoli donne dei suoi romanzi, delle inchieste del commissario Maigret. I rapporti, le relazioni e i suoi sentimenti verso l'altro sesso da quando giovane reporter a La Gazette de Liége scorrazzava in moto per la città alla ricerca di notizie e di belle donne, a quando settant'enne si era ormai ritirato conla sua Teresa in una piccola casa rosa. L'arco di una vita che lo porta dalle passionali e focose storie della sua gioventù, come quella con Josephine Baker, alla pace dei sensi dopo una vità di intensa attività sessuale, ma con pochi e specifici rapporti affettivi. Le donne così importanti, nel bene e nel male nella sua vita, ad iniziare dalla madre Henriette, a quelle che erano delle indimenticabili protagoniste dei suoi libri. Un percorso che durerà un'intera settimana e che alla fine c farà conoscre un po'meglio e scrittore e magari apprezzare o almeno capire di più i suoi romanzi.

mercoledì 22 giugno 2011

SIMENON E "L'AFFAIRE PENSIONE"

"Al giorno d'oggi il mondo cambia ... Non c'è quasi più niente di sicuro, è tutto uno scombussolamento ... Ma una cosa non cambia, una sola: la pubblica amministrazione!... E alla fine c'è sempre la pensione, vale a dire la certezza che, qualunque cosa succeda, si potrà concludere decentemente la propria esistenza ...".Questa frase non è stata pronunciata oggi, e non è uscita dalla bocca di qualche compiaciuto impiegato statale alla vigilia della sospirata pensione, oppure da qualche politico in vena di promesse per cercare di aumentare il suo bacino di elettori.
L'ha scritta Simenon nella Francia dell'anteguerra, settantatre anni fa', in un suo romanzo "Touriste de bananes" (Gallimard 1938). Ovviamente Simenon in pensione non ci andò mai... l'ingente patrimonio accumulato, sin da quando aveva circa trent'anni, lo teneva...  al riparo da qualsiasi problema, anche se manteneva, almeno fino ad un certo punto, un tenore di vista decisamente molto sostenuto.
La pensione, quella che in francese si dice retraite (che letteralmente significherebbe ritirata) lo scrittore la intendeva proprio come una ritirata dalla vita che aveva condotto fino a settant'anni, quando iniziò a non trovare più l'état de roman che lo mettva in condizione di creare le sue opere, quando iniziò a non sopportare più le lussuose e principesche abitazioni che aveva sempre abitato (l'ultima faraonica ad Epalinges che si era fatta costruire a misura precisa delle sue esigenze), le diverse macchine costose, tutti i quadri di pittori famosi... Da quel momento ebbe bisogno di semplicità, di essenzialità. E in questo l'assecondava la sua compagnia della tarda età, Teresa, che con lui andò a vivere a Losanna in un appartamento di un gran palazzone, con pochi mobili e lo stretto indispensabile.
"Je suis à la retraite", amava rispondere. sì, insomma si era ritirato dal suo mondo ed ora viveva "A l'abrie de notre arbre" (cioè "al riparo del nostro albero" che poi era un titolo di uno dei suoi Dictées), riferendsi al grande cedro del Libano che troneggiava nel piccolo giardino dell'ultima casa della sua vita, una costruzione piccola, dai muri rosa, su un solo piano, non lontana dal lago di Losanna. Lì si era davvero ritirato Simenon e i titoli dei suoi Dicteès sono eblematici di questo suo stato Tant que je serais vivant (1978), La main dans la main (1979), Au delà de ma porte-fenetre (1978).
E altrettanto significativo è un passo di un'intervista rilasciata a Le Monde nell'81: "...Ormai passa tutto per il mio ufficio, qui non conservo nulla. Neanche una copia di un mio libro. Non ne sopporto nemmeno più la vista. Ho regalato i miei vestiti, i miei cappelli, tutta la mia roba ad una troupe teatrale di Losanna. I miei quadri (Cézanne, Picasso, De Vlamink...) sono ormai in un magazzino..."
Simenon era davvero in pensione.

martedì 21 giugno 2011

SIMENON. A SCUOLA DI POLIZIA

Il commissario Xavier-Guichard
- A proposito, mio piccolo Sim, potreste scrivermi una serie di articoli sulla polizia scientifica?
- Sì, ma con quale taglio?
- Ebbene, ascoltate...servirà a spiegare ai lettori del "Ric et Rac" i complessi ingranaggi della macchina giudiziaria...
- Per quando vi servono?
- Vi dò due-tre settimane, che ne dite? Ma attenzione, mi servono una decina di capitoli, e solidamente documentati!
- Perfetto, perfetto... Sono io il vostro uomo!
Questo breve colloquio ebbe luogo per telefono tra place des Vosges, l'abitazione di Simenon, e lo studio dell'editore Fayard nel febbraio del 1929.
L'abbiamo riportato perché questo è un passaggio nodale in quanto, da lì a un paio d'anni, Simenon  i sarebbe ritrovato a strutturare le inchieste del commissario Maigret.
E' vero che nella sua precedente produzione di romanzi popolari aveva scritto anche dei polizieschi, ma senza il rigore e la esatta conoscenza della macchina investigativa della polizia. Addirittura alcuni protagonisti erano degli investigatori privati o addirittura occasionali, per i quali certo non valevano gli schemi e i rituali della gendarmeria di stato.
Intanto non va scordato che nella sua esperienza giornalistica a La Gazette de Liége,  giovane redattore diciottenne, Simenon aveva pubblicato una serie di articoli proprio intitolati "Polizia scientifica" e che aveva anche seguito tutto il ciclo di conferenze del famoso dottor Locard, direttore del celebre laboratorio di Lione.
Tra le sue fonti di documentazione ci furono poi le memorie dell'allora popolare commissario Macé, ma anche le informazioni la sua amica giornalista, Claire Gonon, di cui lo stesso Simenon aveva sottolineato sulla rivista Détective "... la sola donna che scriva quotidianamente di cronaca giudiziaria e per di più in un grande giornale del mattino".
Tuttavia gli mancava ancora la conoscenza diretta. Tanto che, dopo l'uscita dei primi Maigret, l'allora direttore della Polizia Giudiziaria, il famoso Xavier-Guichard consigliò a Simenon, al fine di non scrivere cose inesatte, di fare un "tour de la Police Judiciaire". E in effetti il segretario del direttore gli fece visitare il grande palazzo, spiegandogli come realmente si svolgevano le inchieste, con quali procedure e quali strumenti venivano utilizzati.
Tutto questo finirà in una delle inchieste di Maigret, Le mémoires de Maigret (1951)
"... Vorrei parlare di Xavier-Guichard, dagli occhi maliziosi e dai lunghi capelli bianchi da poeta.
- Entrate Maigret.
La giornata era nuvolosa e buia e l'abat-jour verde sulla sua scrivania era acceso. Accanto a lui, in una poltrona  vidi un uomo che si alzò per stringermi la mano quando fummo presentati l'un l'altro.
- Il commissario Maigret. Monsieur Georges Sim, giornalista...
- No, non giornalista, romanziere, protestò il giovane uomo sorridendo...".
E così Siemenon a 47 anni fà incontrare un sè stesso giovane con il già maturo commissario Maigret. Magie della letteratura.