mercoledì 2 marzo 2011

SIMENON E LE ULTIME PAROLE FAMOSE

"Ho scritto, per Fayard, nei tempi previsti dal mio contratto, diciotto o venti romanzi polizieschi. Questi sono stati tradotti poco a poco in tutte le lingue, compresi lo yiddish, l'esperanto e il giapponese. Diciotto mesi esatti dopo la firma del contratto, annunciavo allo stesso Fayard, che non comprese mai il perché della mia decisione:
- Abbandono il romanzo poliziesco.Ne ho abbastanza del personaggio di Maigret.
Credo che mi ritenne folle o almeno paranoico. Da bravo commerciante non poteva comprendere come si potesse abbandonare così una gallina dalle uova d'oro....Penso che mi capirete. Io mi sentivo, io mi credevo abbastanza forte da trascurare un'altra convenzione, un supporto di cui non avevo più bisogno. Io mi rapportavo ormai all'uomo, all'uomo nudo, all'uomo faccia a faccia con il suo destino, che costituisce, a mio avviso, la risorsa migliore del romanzo" .
A parlare così, anzi a scrivere,  e lo si sarà capito, era proprio Simenon, che ne L'age du roman (1943)  raccontava quello che succedeva una decina d'anni prima (nel 1934 per la precisione) quando la serie delle inchieste del commissario Maigret gli aveva dato un posto di tutto rispetto tra gli scrittori, popolarità internazionale e molti, molti soldi. Ma in quel momento Simenon pensava a diventare un romanziere e non solo uno scrittore. Era il traguardo che si era prefisso da quando aveva preso la decisione di lasciare il Belgio, il suo posto di redattore a la Gazette de Liége, la sua fidanzata Tigy e la sua famiglia.
Ma dovevano restare le "ultime parole famose", perchè sia pure dopo una pausa di otto anni, riprese a scrivere le inchieste del suo commissario quando scriveva per la Gallimard. Ne pubblicò poi un'altra ottantina, tra racconti e romanzi, fino al 1972.
Ma non per questo tralasciò il suo programma. Scrisse circa 150 tra romans-durs e romanzi a carattere autobiografico e tutto il mondo ne riconobbe il valore come romanziere, oltre al merito di aver creato Maigret.

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